Una dipendente della fondazione “Opera Bartolo Longo”, che a Latiano (BR) si occupa della riabilitazione di malati psichici, ne ha denunciato il rappresentante legale don Francesco Galiano per “mobbing”. Il tribunale, dopo aver raccolto numerose testimonianze e svolto perizie, non solo ha stabilito che gli orari di lavoro e le giornate di impego devono essere definiti con chiarezza, ma ha riconosciuto il carattere di “mobbing” nei comportamenti del prete e gli ha intimato di “astenersi dall’adozione di ulteriori condotte vessatore e mobizzanti nei confronti della ricorrente”, condannandolo a risarcire 2000 euro. Secondo le testimonianze, l’atteggiamento del prete verso la ricorrente sarebbe cambiato dopo la diffusione di “insinuazioni ingiuriose tese ad ingenerare dubbi in ordine alla moralità” di quest’ultima.
Brindisi, prete condannato per mobbing
17 commenti
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Esempio di “ama il prossimo” alla maniera della CCAR.
Non sarebbe opportuno creare un Forum Europeo Laico e non restare in ambito solo nazionale ?
Sarebbe un’ottima idea, che appoggio in pieno.
Un prete prepotente è normale, sono loro quelli che credono di avere la verità assoluta in tasca.
va beh,perche’ stupirsi?
io ho sempre sostenuto che i preti sono come tutti gli altri,e quindi commettono
gli stessissimi errori….
e’ solo un luogo comune che l’abito talare li renda migliori
Mi pare quantomeno inesatto. La frequenza dei casi di pedofilia all’interno del clero ad esempio la dice lunga sugli effetti che può avere la rinuncia a vita alla propria sessualità sulla psiche umana, altro che commettere gli stessi errori. Cito a memoria le parole di uno psicologo, “Sotto questo tipo di pressione la libido si trasforma in una mina vagante e può imboccare QUALSIASI direzione”. Ecco perchè personalmente non mi lascio prendere troppo dalle emozioni in presenza di casi del genere, non mi scandalizzo verso i singoli casi ma verso il sistema che li ha prodotti. I preti sono solo l’ultimo anello della catena, le vittime. In questo caso specifico poi sono sfiorato dal sospetto che il buon sacerdote in questione sia stato mosso forse anche dalla frustrazione di non poter “Usufruire” lui stesso dell'”Immoralità” della signora.
Mi sono chiesto più volte: E’ più facile che un prete diventi pedofilo, o che un pedofilo diventi prete?
Penso comunque che il “materiale umano” di partenza non sia normale…
Mi spiace questa è roba folle: individuare un rapporto di causa-effetto è assurdo, tra l’essere preti e l’essere pedofili (in nessuna delle due direzioni). Le ragioni per cui uno diventa qualcosa sono talmente profonde e intricate e radicate nell’infanzia da non rendere verosimile una semplice “conversione”. Al limite (e cedo sia questa la giusta interpretazione da dare alla frase dello psicolo — a proposito chi è? mi citi la fonte?) il desiderio animale di affettività e sessualità si riversa sui soggetti di cui si dispone: i pastori con le pecore, i marinai tra loro, i preti coi bambini. Ma questo non li rende bestialisti, omosessuali o pedofili. Bisogna fare una chiara distinzione fra “comportamenti” ed essenza, altrimenti si fa solo un gran casino. SI rischia di generalizzare e questo è sbagliato sempre, o almeno è sbagliato per chi desidera cercare la verità senza pregiudizi. Dire che i preti sono pedofili è un pregiudizio bello e buono.
Che poi ci possano essere delle ragioni per cui una pesona disturbata, o che si sente di combattere contro un demone che ha dentro (omosessualità, pedofilia, fragilità emotiva, timidezza e chi più ne ha più ne metta) a volte trovi delle soluzioni “di ripiego” come il farsi prete, il diventare ingegnere o scienziato, missionario, politico, buttarsi sull’estremismo religioso, diventare ossesivo-compulsivo… è un discorso che si può analizzare caso per caso, ma DI SICURO da non generalizzare.
La vera lezione che si può trarre da tutti questi orribili casi è secondo me che nessuo può pretendere di avere una posizione morale superiore agli altri per definizione, solo per il ruolo che ricopre. E questo vale dal prete che fa mobbing fino al papa che copre questi comportamenti. Questo sentirsi superiore alle leggi, questo sentirsi in diritto di sfuggire al terreno riconoscimento dei propri errori (come vale anche, caso unico nel mondo civile, per i nostri politici) è la cosa intollerabile. Questo paternalismo da romanzone romantico, questa difesa a oltranza dei privilegi, è la cosa che questi casi mostrano in tutta la sua vergognosa nudità.
Sono d’accordo con Lindoro, anche perchè siamo davvero sicuri che fra i preti cattolici l’incidenza di pedofilia sia piu alta che in altre categorie? Non sto cercando di minimizzare il problema pedofilia, sto solo cercando di dire che quando si fanno delle accuse tanto gravi bisogna essere sicuri al 100% di quello che si sta dicendo.
“Sono d’accordo con Lindoro, anche perchè siamo davvero sicuri che fra i preti cattolici l’incidenza di pedofilia sia piu alta che in altre categorie?”
Dobbiamo necessariamente limitarci alle informazioni dei mass media che non
sono necessariamente verita rivelata,ma se teniamo conto della percentuale di
preti cattolici tra la popolazione ,e della percentuale di preti tra i casi di pedofilia
accertati,e accettiamo il fatto che la seconda supera nettamente la prima,non occorre la laurea in scienze statistiche per arrivare a quella conclusione.
Invece occorre, laverdure. Se non la laurea, il metodo.
Per prima cosa ci vogliono le cifre. E anche nel caso in cui ci fossero le cifre, potremmo al limite identificare una correlazione, non certo una causazione. Mi chiedo quanti uomini non sono pedofili solo perché non ne hanno la facile occasione, perché non hanno vittime riverenti. Quanti casi esistono nelle nostre beatificate “famiglie tradizionali” che non diventano noti? Oltre il 90% degli stupri avviene nelle famiglie. Ma se conti solo quelli che avvengono per strada magari scopri che gli immigrati sono i perpetratori più frequenti. Questo, statistiche alla mano, deve farti concludere che (tutti) gli immigrati sono stupratori?
Intendiamoci: sono un agguerrito contrastatore della Chiesa, ma la guerra va fatta con l’apporto determinante della razionalità e del pensiero lucido, il più possibile scevro da pregiudizi e approssimazioni. Altrimenti diventa una questione di tifo calcistico.
caro Claudio, ti domandi:
Mi sono chiesto più volte: E’ più facile che un prete diventi pedofilo, o che un pedofilo diventi prete?
ti rispondo che la proprietà invariantiva della matematica ti può aiutare a fare dei modelli previsionali, comunque in entrambi i casi la facilità di essere entrambi consacrati è relativamente probabile.
Popper, la mia domanda, che poteva sembrare solo una provocazione, è nata dal fatto che da una piccola ricerca su internet non è scaturita nessuna credibile cifra sul fenomeno ‘pedofilia. D’aldronde me lo aspettavo, sia per l’impossibilità di indagare a fondo nell’ambito familiare, sia per la scarsità di denunce che coinvolgano preti. Nelle famiglie, a parte i casi gravi, a volte può succedere che non sia chiaro ciò che è illecito. Quando sono coinvolti preti, secondo me, si presentano due problemi: i casi che vengono insabbiati per l’inerzia delle vittime e il fatto che, come spesso denunciato dalla stampa, lo stesso individuo è attivo da anni e le sue vittime spesso sono decine. Perciò non è sufficiente una semplice statistica in percentuale sulle categorie ‘civili’ e ‘ecclesiastici.
L’abito fa il monaco e lo rende simile ad un avvoltoio!
Infatti è per questo che i rarissimi onesti e coraggiosi sacerdoti e missionari di frontiera, accanto alle ONG aconfessionali, sia nel deserto-giungla metropolitana che nei veri deserti e nelle vere giungle di sete e di fame, smettono scientemente il sozzo abito di tessuto insieme all’idiota habitus mentale degli evangelizzatori, per rimboccarsi le maniche a curare e sanare corpi malati (altro che salvare anime!), ad insegnare come rendersi indipendenti, a non piegarsi ai ricatti e alle frodi delle multinazionali, a progredire tecnicamente e civilmente nel massimo rispetto possibile dell’etnia d’origine!
avete letto l’articolo?
il comportamento del prete che si legge dalle testimonianze riportate è quello tipico del pretendente escluso!
Se ne sentono assai spesso di questioni disdicevoli o antipatiche in ambienti lavorativi gestiti dal clero. In provincia di Livorno non ce ne sono nemmeno tantissimi di impieghi a fianco di religiosi, ma quasi tutti hanno conosciuto qualche fatto increscioso. Che pensare?
Il mobbing nell’ambiente di lavoro, e’ abbastanza comune ovunque e in qualunque settore…
Che lo faccia un prete non mi stupisce piu’ di tanto.
Non pensereta mica che siano buoni, fraterni e solidali come dicono!?!? 😉
@ Lindoro
D’accordo naturalmente sul non generalizzare (non bisogna mai farlo, in nessun caso, é chiaro), ma, riprendendo quello che diceva lo psicologo citato da Rasputin (a proposito, anche a me piacerebbe sapere chi é) la correlazione fra repressione sessuale fondamento della chiesa e della religione cattolica e la pedofila piuttosto diffusa nel clero non mi pare così assurda, tutt’altro.
Questo naturalmente non significa che TUTTI i preti siano pedofili, ma, come sappiamo bene tutti qui dentro, la percentuale é abbastanza alta – anche se non saprei quantificarla -, basta guardare le Ultimissime. E, ripeto, da un punto di vista logico e razionale non mi pare così azzardato o campato in aria vederci una correlazione con quanto sopra.