Un’etica condivisa senza legge naturale

Alla tavola rotonda del 30 gennaio, organizzata da Liberamentenoi, la Tenda, Cipax, Confronti, Adista, Noi siamo chiesa, Koinonia, Gruppo di informazione ecclesiale, CdB di S.Paolo sul tema “Quale fondamento per un’etica condivisa senza legge naturale?”, è intervenuta anche Vera Pegna, umanista. Qui di seguito il suo riassunto del suo intervento, già pubblicato su Adista.

Rappresento la Federazione umanista europea presso l’OSCE, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa e sono una socia attiva dell’UAAR, l’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti. Per noi umanisti esiste una sola vita cui noi stessi diamo senso e scopo, ad esclusione di ogni riferimento trascendentale. La vita va vissuta in modo pieno, responsabile e gratificante, tanto più quanto contribuiamo alla felicità degli altri. I valori dell’umanesimo corrispondono ai principi dello stato di diritto. Ritengo che un’etica condivisa già esista e sia espressa nei principi sanciti dalla nostra bella costituzione nonché dalla Carta europea dei diritti fondamentali. Non condividiamo la legge naturale sbandierata dalle gerarchie vaticane per imporci i valori della loro dottrina morale. Affinché il dialogo non sia una finzione, deve svolgersi fra uguali e deve includere i non credenti (nel mondo un miliardo, in Italia oltre 10 milioni), la cui moralità non è inferiore ad altre e i quali, rispetto alla media, sono più giovani, più istruiti e più rispettosi degli stranieri, degli omosessuali e di chi troppo spesso viene dipinto come diverso.

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13 commenti

POPPER

Io interpreterei preferibilmente la legge naturale dal punto di vista scientifico più che da quello filosofico, e l’etica dal punto di vista agnostico che dal punto di vista morale o solamente giuridico, poichè le leggi a volte fanno a pungi tra loro in Italia q

POPPER

errata corrige e completamento, dovuto ad un errore di battitura.

Interpreterei preferibilmente la legge naturale dal punto di vista scientifico più che da quello filosofico, e l’etica dal punto di vista agnostico più che dal punto di vista morale o solamente giuridico, poichè le leggi a volte fanno a pungi tra loro in Italia quando si parla di diritti inalienabili, cioè non soggetti a politiche di maggioranza, se no, non saremmo qui a parlare di battaglia per la laicità dello stato, al contrario avremmo già uno stato laico, più o meno come dire, in uno stato laico normale l’UAAR non dovrebbe avere alcuna difficoltà ad avere gli spazi sui giornali, in Tv, e in altri espressioni costituzionalmente valide e garantite.

L’etica, a differenza della morale cattolica, non ha due pesi e due misure, quindi, rifacendosi alla battaglia per la laicità dello stato, l’etica deve essere neutra ed imparziale senza ispirarsi a dio o ai santi che sono tutto l’assurdo della fede meno che etici e meno che mai laici.

La legge naturale non esiste, la natura viene dalla sua stessa evoluzione per caso ed in seguito di necessità virtù, e non certo in senso morale agli albori della formazione della Terra e della vita, quindi non deve essere soggetta ad alcuna interpretazione religiosa che ne distorca il significato prima di tutto scientifico. Non esiste nessuna rigidità naturale nella natura, vi vivono specie diverse e con caratteristiche sessuali, sessuate e asessuate che non corrispondono al progetto creazionista così imbastito dalla visione della chiesa cattolica, altrimenti lei stessa dovrebbe ammettere rapporti sessuali tra sessi identici (nel caso dell’umanità c’è l’omosessualità, la transessualità, le lesbiche).

Poi è la morte che ci definisce mortali, abbiamo solo questa vita da vivere, non ve ne sono altre immaginarie o andata e ritorno, ma la morte con la teconologia può essere rimandata alcune volte in mod anche etico, a patto che si rispetti la volontà della persona, invece che accanirsi contro di essa, magari ispirati da valori cattolici prostituitisi al tecnologismo sadico e disumano.

Non è etica tutte quelle leggi, religioni e ideologie che violino la libertà Costituzionalmente garantita alla Volontà di decidere per se stessi come vivere e come morire, quindi, che violi l’autodeterminazione della volontà umana di vivere liberamente la propria visione della sessualità e di morire dignitosamente.

E’ Etica rispettare ogni vita scelta per volontà dei due coniugi, anche se ancora non nata, ma che avrà un futuro e al momento non costituisce un pericolo mortale per la donna; nel caso invece che costituisca pericolo mortale per la donna, etica è salvaguardare la salute della madre prima di tutto, piuttosto che giudicare religiosamente chi deve vivere e chi morire.

Etica è rispettare l’orientamento sessuale e garantirne il diritto alla privacy, ai servisi sociali, ai finanziamenti per alloggi o alla propria ditta, diritto ai posti di lavoro pubblici e politici.

Etica è prevenire e combattere coercizioni, ricatti, pressioni, intimidazioni contro gli stessi cittadini italiani qualsiasi sia la loro convinzione privata o pubblica.

L’etica non deve vivere sempre aggredita e messa in discussione dalla cosidetta maggioranza di governo, essa è Costituzionale nell’interpretazione delle stesse leggi che devono garantire i diritti della persona, ecco perchè il Colle non firmò il decreto di Berlusconi al tempo in cui Eluana venne liberata dai lacci confessionalisti che si accanivano contro di lei e la sua volontà inalienabile e che è al di sopa della maggioranza di governo.

Un etica laica o laicista, è anche Costituzionale e rende giustizia ai diritti dei cittadini usurpati dal governo Berlusconi a cui molti di quei cittadini han dato il voto ma che adesso ci ripenserebbero su due volte prima di farlo, dato che l’informazione corretta, legale e rispettosa della legge da parte dell’UAAR e di Peppino Englaro sta aprendo gli occhi a molti elettori cattolici o più o meno giù di lì.

Più informazione sui diritti fondamentali che non devono essere soggetti a maggiornza di governo ma al di sopra d’esso, e possono contestare la pretesa del governo attuale di avere una nazione con un etichetta confessionalista che non corrisponde ai valori della Costituzione.

La Costituzionbe invita i cittadini stessi a rivedere la propria visione morale e di adesione a movimenti illiberali e antidemocratici, poiché se chiedono diritto di culto alla propria Costituzione devono ritenere che essa debba garantire altrettanto ad altri la stessa libertà di espressione e di associazione; invece vediamo da parte dei cattolici che non basta alla loro fede avere il diritto di culto, ma vogliono che tutti si convincano che il loro diritto è sacrosanto e rispecchia il diritto dello Stato ad essere espressione della maggioranza cattolica, e cià è imaccettabile ma non lo dico in senso intollerante, perchè magari devo stare attento a come parlo visto che i cattolici interpretano tutto come attacco alla loro fede e alla fine sono io dlel’UAAR ad apparire intollerante.

Cassandra testarda

Apprezzo e condivido le argomentazioni di Popper e il suo sforzo di spiegare come può essere un’etica condivisa da tutti gli uomini. C’è poco da aggiungere. Anch’io ritengo che le espressioni “legge naturale” e “legge divina”, siano vaghe e opinabili definizioni da evitare, La legge divina nessuno può sapere quale sia, perchè è una legge che gli uomini stessi hanno ritenuto di poter attribuire a un dio attraverso “rivelazioni” che sono misteriose e diverse da un popolo all’altro, da una religione all’altra. La presunta “legge naturale” poi , se presa alla lettera , può portare ad un’etica spietata, perchè la natura è spietata (nel senso di senza pietà), è il frutto di una millenaria selezione (appunto naturale) per cui il più debole soccombe e muore e il più forte sopravvive e domina, tra i vegetali come tra gli animali (uomini compresi). Legge che si può riassumere banalmente nel detto “il pesce più grosso mangia il pesce più piccolo”. Le civiltà umane si sono sviluppate ed evolute ed hanno migliorato la propria convivenza solo modificando e superando la detta “legge naturale”, accogliendo tra i propri valori etici, principi come la solidarietà, l’uguaglianza, la giustizia, la fratellanza, i diritti e i doveri, l’aiuto ai più deboli. Valori via via conquistati e non previsti nella originaria e selvaggia natura. Oggi i punti di riferimento di questa evoluzione etica, che ha superato le regole della natura e delle religioni, sono rappresentati dalla nostra Costituzione e dalla Dichiarazione universale dei diritti umani. Per il futuro, chissà, si spera si possa fare anche qualcosa di meglio, e soprattutto si riesca ad ottenerne il rispetto.

francesc on

non confondere ‘legge naturale’ e ‘leggi di natura’

Cassandra testarda

Grazie del consjglio. Però mi piacerebbe conoscere cosa si intende per ” legge naturale” e per “legge di natura”, dove sta la differenza, e chi le ha stabilite.

francesc on

Da: Commissione teologica internazionale
“Alla ricerca di un’etica universale: nuovo sguardo sulla legge naturale” (n° 10)
(dicembre 2008)

“È vero che l’espressione «legge naturale» è fonte di molti malintesi nel contesto attuale. A volte richiama semplicemente una sottomissione rassegnata e del tutto passiva alle leggi fisiche della natura, mentre l’essere umano, giustamente, cerca piuttosto di dominare e orientare questi determinismi per il suo bene. A volte, presentata come un dato oggettivo che si imporrebbe dall’esterno alla coscienza personale, indipendentemente dal lavoro della ragione e della soggettività, è sospettata di introdurre una forma di eteronomia insopportabile alla dignità della persona umana libera. Altre volte, nel corso della sua storia, la teologia cristiana ha giustificato troppo facilmente con la legge naturale posizioni antropologiche che, in seguito, sono apparse condizionate dal contesto storico e culturale. Ma una comprensione più profonda dei rapporti tra il soggetto morale, la natura e Dio come pure una migliore considerazione della storicità che riguarda le applicazioni concrete della legge naturale consentono di dissipare tali malintesi. Oggi è importante anche proporre la dottrina tradizionale della legge naturale in termini che manifestino meglio la dimensione personale ed esistenziale della vita morale…”

(confesso che no l’ho ancora letto tutto)

Cassandra testarda

Ecco, bravo, grazie della risposta; e, se ci riesce, lo legga tutto il testo; poi se ha tempo e voglia me lo spiega in parole povere, perchè io onestamente confesso di non aver capito cos’è la legge naturale per per la commissione teologica universale.

francesc on

è solo internazionale, non universale.

in parole povere, pensavo te l’avesse detto la tua amica Antigone:

Creonte:
E così, tu hai osato violare le mie leggi?
Antigone:
Sì, perché non le ha proclamate Zeus
Né la Giustizia che abita con gli dèi di quaggiù;
Né l’uno né l’altra le hanno stabilite tra gli uomini.
Io non ritengo che i tuoi decreti siano tanto forti
Che tu, mortale, possa passare oltre

Alle leggi non scritte e immutabili degli dèi.

Esse esistono non da oggi né da ieri, ma da sempre:
Nessuno sa quando sono apparse.
Per il timore delle volontà di un uomo
Non dovevo rischiare che gli dèi mi punissero

(citata al n° 18)

francesc on

Ho copiaeincollato la conclusione del documento nel thread
Le origini della religione e la moralità di credenti e non credenti
alle 17.23.

Magari puoi leggere tutto il documento, tanto è on line.

Cassandra testarda

A francesc on che ci fa ripassare la vicenda di Antigone , narrata da Sofocle , se non erro, almeno 400 anni a.C., preciso che pur avendo scelto come pseudonimo il nome di Cassandra, e pur avendo grande considerazione della tragedia, e della filosofia greca classica, non posso certo sposare le tesi espresse in quelle opere, anche se toccano temi profondi e sempre attuali. L’infelice Antigone riteneva giusto ubbidire alle “leggi non scritte e immutabili degli dei”, che , a suo dire, “esistevano da sempre e non erano state scritte dagli uomini”. Posizione rispettabile ma discutibile, che è tuttora la stessa che tutti i fedeli di una religione più fondamentalisti, sostengono. Par di sentire soprattutto i seguaci dell’Islam. Aggiungo anche che, proprio ripensando ad Antigone, mi sembra che si possa dire che forse più che dalla obbedienza ai suoi déi fosse animata dall’amore per il fratello ucciso, unito anche al timore di punizioni divine, altro timore che da sempre domina nell’animo dei credenti in una religione. Amore e timore così forti da indurla alla disobbedienza civile verso le leggi del suo re. Atteggiamenti come questo possono anche oggi portare alle obiezioni di coscienza , alle insubordinazioni e opposizioni dei credenti in un religione contro le leggi di uno stato laico.
E quindi torniamo all’antico dilemma se si debba ubbidire alle leggi di una religione o alle leggi di uno Stato.
E restiamo sempre al punto di partenza, ribadendo quanto sia oscura la definizione di una legge naturale che possa essere accettabile per l’uomo moderno in uno stato democratico..

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