Un editoriale di Luca M. Possati, dal titolo Il business della libertà e pubblicato dall’Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede, esprime un parere positivo sulla sentenza del tribunale di Milano che ha condannato tre manager di Google per la pubblicazione online di un video contenente violenze a un disabile. Il video era stato girato da uno degli autori del pestaggio ma era stato rimosso quasi subito dal sito una volta che gli era stato segnalato. Possati sostiene che la sentenza “va nella giusta direzione”, perché “servono regole; i motori di ricerca e i provider hanno responsabilità penali”. Ma il vero problema, conclude, “è che la rete è un affare per molti”, è “il business della libertà”.
L’Osservatore Romano: ok la sentenza su Google
77 commenti
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Temono la libertà di espressione, una volta potevano bruciare sul rogo chi non era daccordo con la chiesa, come Giordano Bruno, oggi non lo possono più fare e cercano di limitare la libertà di espressione, quindi non diamo mai la possibilità di farlo, anche con corretti comportamenti individuali sul web.
equivale un po’ a condannare gutemberg perchè hitler ha fatto del mein kampf un libro…
GuteNberg…
attenzione che qui di errori di tedesco se ne fanno un po’ troppi!
Non vorrai fare la figura di quello che dava degli “ignoranti che non sanno nemmeno l’italiano” ai cristiani citando frasi sgrammaticate in tedesco!
Noi siamo migliori degli altri: cerchiamo di dimostrarlo ad ogni frase che diciamo|
si, già fatto ammenda, anche se era un nome proprio e non una frase 😉
Stupenda.
Del resto, sono convinto che la CCAR preferirebbe punire Gutemberg (la cui invenzione ha permesso la diffusione della Bibbia, il libro dei libri, o meglio: il libro proibito dei libri proibiti) piuttosto che condannare Hitler. In fin dei conti, il poveretto un concordato l’aveva pur stipulato.
Pardon, Gutenberg.
hai ragione, errore mio la m al posto della n 😉
In realtà stavo correggendo me stesso. A te ho detto che hai fatto una battuta stupenda. E un paragone verissimo. Poveri noi! 🙂
Non potevo immaginare una reazione diversa da parte della chiesa cattolica antidemocratica e illiberale; Google ha bisogno di un tempo d’esame ragionevolmente non immediato ma è molto il materiale caricato sul web da rimuovere se è il caso, e solo in casi eccezionali.
Il problema di Google è presente sia in Cina che nei paesi fondamentalisti, compresa l’Italia ormai. Siamo a questo punto.
Prima di buttarsi sui commenti suggerirei a tutti di leggere Paolo Attivissimo. Non condivido tutte le sue posizioni ma stavolta ha 11/10 di ragione:
http://attivissimo.blogspot.com/2010/02/sentenza-google-niente-panico.html
“…se qualcuno vuole introdurre il principio che i dirigenti di un fornitore di servizio sono responsabili di quello che fanno i loro utenti, forse non ha considerato che questo significherebbe arrestare il Papa se un cristiano ruba.”
non fa una piega
si caro Roberto, se si trattasse solo della chiesa cattolica – e ne avresti ben donde sulla sua incoerenza morale – ma purtroppo hai ragione perchè se diventa prassi giudiziaria censoria illiberale allora ci sarebbe un vero problema per l’Italia con gli USA, e a quanto mi risulta il nostro paese è ancora un distaccamento militare americano, per la storia abbiamo perso la guerra ufficilamente con gli USA nella seocnda guerra mondiale.
che idiozia!
la polemica per la polemica, dovrebbe pur lasciarti un qualche neurone funzionante ….
Dietro i tanti tentativi di questo governo (ma anche dell’altro di centrosinistra) di censurare internet c’è sempre la longa manus del Vaticano!
E’ chiaro che i gonnelloni sono felici e contenti per questa assurda sentenza. Ma il web li seppellirà!
Dunque…
Premessa: non tutto quello che dice OR, o la Santa Sede, o i preti in genere (ma anche qualunque altro soggetto) è sbagliato a priori. Gli articoli di Ultimissime – in teoria – non dovrebbero provocare reazioni bianche o nere a seconda della fonte riportata, sono lì a riportare un fatto obiettivo e di interesse da commentare altrettanto obiettivamente.
Ciò posto, mi pare che l’editoriale citato sia sufficientemente vago da sottrarsi a processi di qualsiasi tipo. Dire che la sentenza “va nella giusta direzione”, o che “servono regole; i motori di ricerca e i provider hanno responsabilità penali”, o che “la rete è un affare per molti” non implica ancora l’individuazione di un proposito censorio.
Quello che inquieta è la chiosa finale, secondo cui la rete è “il business della libertà”: questo sì, tradisce probabilmente una non piena buona fede. Io avrei chiesto all’illustre editorialista di spiegare meglio cosa intendeva con questa infelice e piuttosto irritante espressione. Giusto per far capire meglio ai lettori.
giusto!
La spiegazione in buona fede potrebbe essere: “vendono come libertà quella che invece è la possibilità di compiere comportamenti scorretti”
alla frase “businnes della libertà” dell’OR io risponderei che il motto dello IOR è
“Businnes della fede cristiano cattolica!”
tale businnes prevede:
primo: che la gete creda in dio mediante la chiesa cattolica
secondo: che la gente creda che la chiesa cattolica sia patrimonio dell’Italia
terzo: che la gente, credendo in dio a condizioni teologiche cattoliche, creda anche a qualsiasi giustifcazione macchievellica della stessa chiesa cattolica e creda alle reliquie che ciucciano soldi alle tasche di tutti i contribuenti italiani, non credenti compresi, e in più guadagnandoci a spese degli stessi italiani.
altri punti nevralgici del Businnes Cattonico della fede potreste aggiungerceli voi.
Non c’e’ bisogno di dire che il video era condannabile, ma lo era perche’ ritraeva un fatto odioso. Secondo me la condanna e’ simbolica del fatto che le leggi non stiano al passo con la tecnologia: con migliaia (o milioni) di video caricati ogni giorno, e’ impossibile pretendere che un operatore li controlli prima della pubblicazione. Il video e’ stato censurato quando segnalato.
E poi l’OssRom non sa di cosa parla, motori di ricerca e provider non c’entrano proprio nulla, sono gli ultimissimi respondabili dei contenuti.
Per la cronaca ogni giorno su YouTube vengono messi nuovi video per una durata complessiva superiore ai 3 anni (sì intendo proprio dire i nuovi video messi ogni giorno, non tutti i filmati su YT).
Ed io penso che l’Osservatore Romano sappia fin troppo bene di cosa parla quando tira in ballo i motori di ricerca ed i provider, perché sono quelli i veri bersagli: costringerli a censurare siti non graditi.
Già succede: i server DNS italiani riportano l’indirizzo sbagliato per thepiratebay.org (quello corretto, riportato dai DNS esteri è 194.71.107.15) ed i router dei provider italiani scartano i pacchetti verso questo indirizzo. È uno dei casi patologici della giustizia italiana che saranno ribaltati dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
E questo è solo l’esempio più famoso: ci sono chi sa quanti altri siti (centinaia? migliaia? di più?) censurati per pedofilia, vera o presunta. Combattere la pedofilia è ovviamente doveroso e sacrosanto (soprattutto se fatto con strumenti efficaci, arrestando i criminali, mentre sospetto che a volte ci si limiti a nascondere la polvere sotto il tappeto), ma visto che la lista dei siti censurati è segreta non possiamo sapere se ci sia scivolato dentro qualche sito legale ma “scomodo”, come si è scoperto in passato ogni volta che sono trapelate liste di siti “pedofili” in altri paesi (Danimarca, Thailandia, Finlandia, Australia).
Perché non si permette a qualche organizzazione di cui tutti si possono fidare, come per esempio l’Unicef, di controllare che tutti i siti censurati contengano effettivamente materiale pedofilo?
Vedremo sempre più spesso sui media polvere sollevata su episodi come questo o anche solo dei troll su Facebook, per spaventare la gente e rendere più facile l’introduzione di leggi che violino la libertà di espressione. E mentre in Italia siamo tutti occupati ad ammirare i nostri ombelichi, nel resto del mondo sta avvenendo lo scontro sul trattato ACTA…
Perché dovremmo fidarci dell’Unicef? La sua dirigenza è costituita da marziani?
il fatto in se è sicuramente condannabile, google doveva rimuovere quell’infame video il giorno dopo la sua pubblicazione e su questo siamo d’accordo.
per il resto non ci vuole granchè a capire che l’attacco contro google è pretestuoso; quello che questa gente non vuole è la libertà di espressione ed internet è proprio questo, libertà senza cappi e legacci di qualsiasi specie.
Invece chi ha pestato, chi ha assistito senza intervenire, i professori i bidelli ed il preside, che sono i veri responsabili di tutto questo, nulla è successo!
Stefano, Google non era a conoscenza neanche dell’esistenza di quel video. Come faceva a rimuoverlo?
Ogni giorno su YouTube vengono messi nuovi video per una durata complessiva superiore ai 3 anni (sì intendo proprio dire i nuovi video messi ogni giorno, non tutti i filmati su YT), nessuno può controllarli tutti.
Google ha rimosso il filmato poche ore dopo avere ricevuto l’avviso dalla polizia italiana e poi ha fornito le informazioni tecniche indispensabili per individuare i responsabili.
Tutto il resto sono le balle raccontate in abbondanza dai media italiani.
Appunto: “della libertà” e a noi interessa molto.
Metterei Geddhafi e l’osservatore sullo stesso piano.
no. Gheddafi è più umano.
il video ha mostrato quanto i cosiddetti “valori cristiani” siano tenuti di conto in questo paese
cattomafioso.
probabilmente (ma si potrebbe dire sicuramente, visto ke la c.c. rivendica oltre il 90% di cattolici) gli spregevoli bulletti avranno genitori più o meno praticanti; avranno ricevuto i sacramenti di competenza, dopo aver frequentato il catekismo; ed a scuola, l’ora di religione ke governi premurosi
della salvaguardia delle loro virtù, si sono premurati di fornir loro.
detto ciò; mi domando con angoscia; cosa mai saranno capaci di fare i figli dei miscredenti senzadio
nonké bieki illuministi!?
magari saran capaci di condannare i bulletti da oratorio… chissà.
La libertà per loro è una gran brutta bestia.
Riporto dal blog di Beppe Grillo:
“Senza il video il bambino sarebbe ancora vittima dei suoi seviziatori, lo scandalo è scoppiato solo grazie alla visibilità data da YouTube. I colpevoli sono nell’ordine: gli insegnanti e il preside che non hanno vigilato, i compagni che lo picchiavano abitualmente, i compagni che assistevano senza muovere un dito, coloro che sapevano e non hanno sporto denuncia.
YouTube ha reso pubblico un reato. Qualcuno è stato punito per quel reato? Si è punito chi ha rivelato uno spaccato delle scuole italiane e del bullismo da quattro soldi con genitori assenti o complici del comportamento dei loro figli. I dirigenti di Google non solo sono innocenti, ma dovrebbero ricevere una medaglia. La sentenza è un monito: i disabili nelle scuole italiane si possono pestare, ma in incognito. E’, come chiunque può capire, un problema di privacy.”
PRIVACY COME PER I PRETI PEDOFILI!
Di norma non apprezzo troppo Grillo, ma questo intervento è condivisibile al 100%.
Quando scoppiò il caso quello che mi lasciò di sasso fù che i media (e per l’italiano medio) lo scandalo era la pubblicazione del video, non il pestaggio.
Questi casi di bullismo si generano grazia alla connivenza del corpo docenti che giustifica e protegge i bulli (il famoso è solo una ragazzata).
La visibilità data dai nuovi media in realtà ha portato alla cessazione di una situazione di violenza.
Ma il vero problema è che la Chiesa è un affare per molti, è “il business dell’imposizione”.
seguendo la stessa linea… per ogni reato commesso da un battezzato dovrebbero mettere in galera il parroco di riferimento, visto che ne è la guida spirituale e di coscienza…
perchè allora non pubblichiamo, debitamente censurati onde evitare risvolti penali, i filmini e le foto dei pedofili (magari anche preti) che sorprendiamo -letteralmente a volte- con le braghe calate? a me sembra un’idiozia. questa non è nemmeno una notizia, mi stupisco dell’Uaar.
Se vai sul sito web dello FBI trovi il “registry of sexual offenders” con foto, nomi e cognomi di stupratori e pedofili. Visto che sono criminali seriali con il 100% di recidiva trovo che sia un’idea intelligente, almeno puoi controllare se certi mostri bazzicano vicino ai tuoi figli.
L’Italia è l’unico posto (e gli italiani l’unico popolo) dove giustificare un criminale e porteggerlo sono più importanti della sicurezza delle vittime.
“noi” pubblichiamo i filmini degli pedofili che sorprendiamo con braghe calate???
ma che accidenti vai a dire, la tua è una idiozia, ma dove li sorprendi te questi pedofili con braghe calate, e li filmi pure??????????
se io sorprendessi un pedofilo con braghe calate, prete e on o, li darei una legnata non lo filmo e per questo ci andrei in galere pure fiero di me.
non sarebbe meglio una sforbiciata?
Standing ovation…
PS: vorrei capire questo juri che gente frequenta, per ritrovarsi così facilmente in presenza di pedofili a brache calate… sarà mica un papaboy? Mah…
La cosa buffa è che i fruitori degli abusi sono stati individuati e puniti poprio grazie alla lunga pubblicazione del video
Prevedo che in appello la sentenza sarà ribaltata.
E allora… apriti cielo!!!
E’ un fatto gravissimo. Sicuramente dettato da ignoranza in materia (è evidente che chi ha emesso la sentenza non ha la pallida idea di cosa sta parlando), tipica ignoranza all’italiana oserei dire. Ma c’è anche ben preciso intento censorio, per colpire l’unico mezzo che permette ancora la libera circolazione di idee senza filtri, in particolare per la concorrenza agli imperi mediatici del potere italiano. Incluso il potere mediatico del vaticano, che in italia è piùttosto radicato.
Non a caso le uniche critiche alla chiesa possono essere trovate solo su internet. Interviste, documentari, anche spettacoli satirici (censurati in tv), che parlano di ateismo laicità ed in generale sono critici contro la chiesa, possono solo essere trovati solo su youtube e simili. Non c’è speranza di venire a conoscenza di questa realtà tramite i canali televisivi tradizionali.
Personalmente ritengo google, la cultura hacker ed in generale il pensiero dietro progetti legati alla condivisione dei contenuti, come ad esempio wikipedia, una rivoluzione moderna, probabilmente l’unica (e forse l’ultima) di stampo illuministico. Non è un caso che il potere oscurantista ed illiberale si schieri contro di essa. Secondo me, se non c’è ancora stato ancora un attacco diretto è stato solo perché non hanno ancora capito di che rivoluzione si tratta. Ma piano piano sembrano alla fine accorgersene.
Ancora è difficile considerare tutte le implicazioni di questa sentenza. La si potrebbe liquidare come un’altra ridicola barzelletta all’italiana, ma molti analisti internazionali guardano con apprensione cosa sta succedendo in Italia, perché potrebbe essere un precedente significativo, che altri paesi altrettanto poco democratici potrebbero seguire. E ciò significherebbe la fine della libertà di espressione su internet.
E’ come se i produttori di carta e di inchiostro smettessero di produrne, per non rischiare di essere condannati nel caso qualcuno usi i loro prodotti per pubblicare foto di pedofilia. E quindi niente più libri.
Google e le tecnologie informatiche che permettono la condivisione dei contenuti sono un fenomeno globale. Ma forse ha fatto il posso più lungo della gamba, assumendo un livello minimo di libertà e diritti civili, che evidentemente non possono essere dati per scontati in tutti i paesi, inclusa l’Italia.
Non è un bel periodo per essere italiani.
L’intervento della chiesa è la ciliegina sulla torta di questo letamaio.
Youtube e’ giustizialista e politicizzato, e deve essere fermato.
E magari anche comunista.
TERZO MONDO SEMPRE PIU GIU EVVIVA IL BERLUSCA
Evidentemente c’è un filtro automatico da calibrare. Ho due commenti bloccati da un po’ senza motivo.
Quando si tratta di restringere le libertà altrui loro sono sempre d’accordo.
Il problema rileva il quotidiano della Santa Sede, è come preservare quella creatività e quella libertà di azione che caratterizzano la rete, rendendola tanto affascinante e densa di opportunità d’ogni tipo, e assicurare al contempo un controllo sui contenuti. «Il problema alla radice – spiega l’Osservatore – è che la rete è un affare per molti. Youtube dà a tutti la possibilità di guadagnare grazie alla pubblicità: i video più visti – come quello della sentenza di Milano, come altri, magari pornografici, razzisti o violenti – offrono grandi opportunità di introiti da dividere tra gli autori e il provider. È un algoritmo a decidere i filmati che possono essere monetizzati». «Tuttavia – prosegue il testo – il sospetto è lecito, con ogni probabilità sarà ancora una volta il colosso californiano a guadagnare di più da questa operazione, a sfruttare il richiamo alla libertà di espressione per far lievitare gli introiti». Anche perché «costruire un sistema di controllo è costoso: pagando gli addetti alle revisioni anche solo cinque dollari l’ora, il costo annuo del controllo preventivo dei filmati supererebbe gli ottanta milioni di dollari. Troppo, per i vertici di Mountain View. Troppo, anche se Google guadagna dai dieci ai venti miliardi di dollari l’anno e Youtube vende pubblicità a 178.000 dollari al giorno, quasi cinque milioni e mezzo di dollari al mese. MySpace – dicono le stesse fonti – guadagnerà fino a 900 milioni di dollari l’anno dopo aver firmato un accordo con Google. Cifre da capogiro. È il business della libertà. Che tuttavia non può essere senza freni».
Il controllo preventivo sui contenuti non ci dovrebbe proprio essere. A prescindere dai costi. Che comunque non sono per niente trascurabili. Anche perché non sono solamente ore di lavoro da contare, ma anche infrastrutture e banda ausiliaria per compiere tutto questo monitoraggio parallelo. In pratica il raddoppio delle infrastrutture. Per non parlare del servizio. Se io metto un video su you tube è magari per condividerlo il giorno stesso e non una settimana dopo, in attesa che venga visionato.
Inolte la responsabilità di chi pubblica qualcosa è della persona che pubblica. E basta. Se valesse l’opposto, con il rischio di essere denunciati per ogni svista, chi che si sognerebbe di fare quello che fa google e youtube? Solo i masochisti. Basta introdurre una serie di filmati anonimi e poi denunciarli. Solo i masochisti farebbero un lavoro del genere, per finire poi sotto ricatti di ogni tipo. E per questo che il resto del mondo civile ci sta guardando come se fossimo paesi illiberali del terzo mondo.
google, youtube e ca221 vari non sono certo i miei paladini della libertà. sono multinazionali che fanno affari come tutti gli altri.
ma questo non giustifica per nulla la condanna. anzi introduce un argomento capzioso e fuorviante.
il fatto è che si tratta di aziende che forniscono spazi di contenuto più o meno pulviscolare (loro creano contenitori, non contenuti, il business non è il contenuto) il cui controllo non è immediato. plaudire ad una condanna per mancato controllo apre molto le porte ai subdoli grimaldelli della censura (cosa assai amata dalle sacre sottane).
poi ci si può chiedere quanto sia opportuno affidare la propria libertà espressiva a queste multinazionali (che volendo potrebbero censurare quel che vogliono quando vogliono e come vogliono). ma questo è tutto un altro discorso.
trovo questa sentenza ingiusta. Youtube è un servizio molto utile, ma la responsabilità dei contenuti caricati è degli utenti, non dei gestori! non capisco il senso di punire chi gestisce Youtube, visto che appena hanno ricevuto dalla polizia la richiesta di rimuovere quel video, l’hanno rimosso!!
“Ma il vero problema, conclude, “è che la rete è un affare per molti”, è “il business della libertà”.”
eh già! libertà di espressione, un vero problema……..
Non so se hai visto che ho riportato parte dell’articolo. La posizione del giornale è molto più propositiva di quanto sinteticamente riportato nella news: il problema è preservare creatività e libertà, dicono. Non ne parlano copme se fosse una brutta cosa.
Per chi guadagna centinaia di milioni di dollari non rappresenterebbe una gran spesa il controllo preventivo dei video inseriti.
Certo che il video l’hanno rimosso, ma l’avevano già scaricato in qualche migliaio e a quel punto non era più controllabile.
Con Youtube tu sei puoi mettere i tuoi video in rete. Per te è una grande libertà e per loro un grosso guadagno: business della libertà a me pare una bella sintesi.
“Per chi guadagna centinaia di milioni di dollari non rappresenterebbe una gran spesa il controllo preventivo dei video inseriti.”
Ne sei proprio sicuro? Prova a farti due conti, o a leggere l’intervento di Paolo Attivissimo sul suo blog (il link è più sopra), così forse capisci che hai detto una stupidaggine.
Guarda che tutto il mondo posta video su youtube in continuazione ventiquattro ore su ventiquattro…
Guarda, io non sono un economista, ma credo che basti fare due più due.
Cito dalla tua citazione:
“Youtube vende pubblicità a 178.000 dollari al giorno”
che in un anno sono quasi sessantacinque milioni di dollari.
Cito ancora:
“il costo annuo del controllo preventivo dei filmati supererebbe gli ottanta milioni di dollari”
che sono più di sessantacinque milioni. Cioè, Youtube andrebbe in perdita anche se non dovesse sostenere nessun altro costo!
Non ho menzionato il fatto che “Google guadagna dai dieci ai venti miliardi di dollari l’anno” non perché me ne sia dimenticato, ma perché è irrilevante e mi stupisco che l’autore dell’articolo senta la necessità di citarlo. A meno che non si voglia sostenere che Google, siccome guadagna così tanto, dovrebbe dimenticarsi di essere una società commerciale che opera a scopo di lucro, e rimetterci di tasca sua per offrirci il servizio YouTube, spinta da un ideale di libertà, o da carità cristiana, o quello che vuoi.
Il problema qui non è se Google offre il suo servizio per guadagnarci. Anche il panettiere fa il pane per guadagnarci. Ma se qualcuno comincia a vessarlo e gli fa venir voglia di chiudere bottega e andar via, io perdo le staffe, perché il pane lo voglio!
ti ho risposto ma il commento deve essere approvato. Non ho capito quale sia la parola che ha provocato il blocco
Anch’io ti ho risposto, ma anche il mio commento è bloccato… Forse stanno già applicando i filtri ed il controllo consigliato dalla santa sede?
riguardo a guttenberg, si vuole il ritorno all’imprimatur che fu tolto dal grande Leopoldo di toscana nel 700
private privacy quando ti menano !?
il link non è preciso ma nemmeno inesistente: se si clicca su Ragione e Fede, sulla destra della pagina che appare c’è il link per l’articolo in questione.
Antony
A me le idee di Singer fanno schifo ma credo siano condivise da diversi qua.
E quelli che non le condividono non lo diranno perchè l’articolo l’ha postato un troll (qua troll sono i non atei).
Comunque Singer è libero di pensare quello che vuole, non è un reato.
http://beta.vita.it/news/view/100924
Qua c’è una sintesi di quanto pubblicato sull’argomento dai giornali italiani.
E’ molto più interessante vedere cosa dicono le testate internazionali su quello che sta succedendo in Italia…
Può darsi, ma ci sono interessanti argomenti di riflessione anche in quelli italiani. Spesosullo stesso giornale hanno pubblicato due punti di vista diversi.
Non vorrei che anche tu fossi tra quelli che all’estero è tutto migliore. Sicuramente sul concetto di libertà c’è differenza tra l’America e l’Europa. E’ dalla prima infatti che sono venute le maggiori critiche.
@brendan
Non so se all’estero tutto è migliore. Sicuramente la stampa è più oggettiva.
Ribadisco che non è un caso che dopo anni di funzionamento di youtube senza problemi sostanziali, il primo ed unico caso al mondo di denuncia sia arrivato dall’Italia.
Son cose diverse ma anche i blog devono stare attenti ha ciò che viene scritto dai partecipanti, la responsabilità non è solo di chi scrive. Qua, per sicurezza, c’è anche un filtro automatico.
Questo un atteggiamento paternalistico malsano tipico dell’Italia, in particolare della sua classe politica, nei confronti dei cittadini. Quello di trattarli e guidarli come se fossero bambini incapaci di agire in maniera consapevole ed indipendente.
Un atteggiamento in sintonia al 100% con quello che ha la chiesa.
Youtube, i blog, internet in generale, non sono come la tv, in cui si è solo spettatori passivi da tutelare. E’ esattamente l’opposto. Internet è fatta direttamente dalle persone autonome e responsabili. Valgono perciò regole diverse.
La sentenza è cretina e lo dimostra una semplice osservazione: se l’atto di bullismo è stato condannato è proprio perché è finito sul web, da lì si è risalito ai farabutti che sono stati puniti.
Se il filmato non ci fosse stato quelli sarebbero tranquillamente in giro a compiere altri atti di bullismo.
L’atto di bullismo poteva essere inviato come denuncia alle autorità competenti e sul web potevano mettere una versione con volti oscurati.
Se Luca M. Possati & C usano un reato del singolo per giustificare la censura del Web
Siamo alla frutta, ad un passo dall dittatura Teo-berlusconiana
Ma infatti, tra il dito e la luna hanno visto il dito…
Quei magistrati sarebbero da destituire dal servizio.
Questa sentenza rappresenta ancora la millenaria volontà della chiesa di rallentare al massimo ogni evoluzione dell’uomo bloccandone l’intelligenza e cultura ed il libero interscambio di Idee.
Come al solito sarà sufficiente che i propri interessi politico economici siano incentivati da Google e arriverà la benedizione pontificia.
Che tristezza che dopo 2010 siano ancora fermi!
Ma se l’hanno rimosso quasi subito quel video ?
Cosa dovevano fare in più, utilizzare la sfera magica e prevedere in anticipo la pubblicazione del video sul sito ?
Un pò come dire, se un’auto FIAT investe il papa, allora arrestiamo Marchionne. Senz’altro l’Osservatore Romano sarebbe d’accordo.
Una tempesta in un bicchier d’acqua, che si sgonfierà in secondo grado.
Riguardo a Peter Singer, è un folle e il fatto che sia ateo non lo rende meno folle.
Riguardo alle affermazioni del sito in questione (raggiungibile togliendo l’ultima parentesi dal link) è così pieno di affermazioni false e autocelebrative sul cristianesimo – smontate decine di volte proprio qui – che fanno pensare quanto le menzogne ripetute 7 volte diventino verità.
Specie sul nazismo è proprio divertente notare l’assenza di qualsiasi riferimento alle congratulazioni della gerarchia cattolica tedesca ad Hitler per aver vinto le elezioni, e il compiaciuto silenzio quando iniziò a “mettere in pratica” quanto propugnato dalla Chiesa sugli ebrei per 2000 anni.