Il governo francese per l’illegalità del burqa

Il governo francese presenterà nelle prossime settimane un disegno di legge che prevede l’introduzione del divieto totale di indossare il velo integrale in pubblico. Una proposta del genere era già stata avanzata da parlamentari di centrodestra, ed aveva sollevato dubbi giuridici da parte del Consiglio di Stato. In Francia sono stimate in circa duemila le donne che indossano il burqa o il niqab. Approfondimenti su Le Monde.

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76 commenti

AndreA

Temo che il risultato sarà che queste duemila donne non usciranno più di casa. Il che forse per loro è più o meno la situazione come è adesso, non particolarmente peggiore.

Se il burqa verrà vietato per problemi di “sicurezza”, allora sarebbe una legge per tutti quanti. In tal caso la legge è uguale per tutti, non può esserci un’eccezione per motivi religiosi, ed è giusto vietare che le donne indossino il burqa.

Se invece è una norma per difendere la libertà e i diritti delle donne, ho qualche dubbio. Non credo che si raggiunga molto, visto che si sta agendo sui sintomi e non sulle cause.

Gérard

Visto che la maggiore parte di queste donne
a) Lo fanno per convizione ” religiosa ”
b) Non sono delle persone che vengono dall’immigrazione ma che invece sono europee cresciute in una societa dove vivevano libere …
… avranno tutto il tempo di meditare a casa sulla prigione nella quale si sono rinchiuse dalla loro propria volontà .

andrea pessarelli

saranno anche cresciute in una società libera, ma con ogni probabilità in famigle che hanno loro inflitto la fede senza possibilità di scelta contraria. quindi andrei piano a parlare di libera scelta

maxalber

AndreA scrive:
Se invece è una norma per difendere la libertà e i diritti delle donne, ho qualche dubbio. Non credo che si raggiunga molto, visto che si sta agendo sui sintomi e non sulle cause.
———————
Suggerimenti per un’azione concreta ed efficace sulle cause?

AndreA

Il discorso e lungo… Dal mio punto di vista si deve agire sulla laicità della scuola. Sul divieto di insegnamenti religiosi e catechismi coatti per minorenni, ecc…

Ci sarebbe molto da discutere, ma forse non è il posto adatto.

AndreA

Si ma che centra con il divieto del burqa? Prima di arrivare al burqa, nel sito che hai riportato sono stati infranti altri 1000 diritti fondamentali ben più gravi.

Inoltre credo che vietare di indossare pubblicamente il burqa non sposti di un’epsilon il problema di queste donne. Queste donne già vivono segregate senza mai uscire di casa. Vietare il burqa cosa gli cambia? Visto che ci siamo sarebbe più efficace e più sensato a questo punto obbligarle per legge a divorziare dai propri mariti. Non sto scherzando.

Credo che un’azione per emancipare le donne debba procedere su aspetti più fondamentali. Bisogna fornire alle persone gli strumenti culturali, psicologici e sociali per emanciparsi. Prima citavo ad esempio l’educazione laica ed il divieto assoluto di catechismo per minorenni.

lacrime e sangue

MASCHI, SEMPRE MASCHi CHE PARLANO DI DONNE…

Lo volete capire che le donne – e i niger – che si schiavizzano, sono psicologicamente instabili?

Hanno BISOGNO di un PADRONE che dica loro:
cosa mangiare,
cosa pensare,
cosa dire,
come vestirsi,
quando andare a dormire,
con chi andare a letto,
quanti figli fare,
con chi parlare,
quando parlare,
come muoversi…

E parlate di libertà di scelta?

Nelle società patriarcali di controllo dell’utero poteva avere un – mostruoso – senso.

Non oggi, non in Europa.

Qui non si tratta di banalizzare il femministico “Il corpo è mio e me lo gestisco io”, perchè siamo di fronte a Un “Il corpo NON è mio, lo gestisce il mio PADRONE”

Si abdica alla autonomia corporale.

Ma mettiamo il caso che vada bene, che la legge permetta di cedersi come schiavi sexxuali ad un padrone.

Trattandosi di un SIMBOLO, di uno strumento comunicativo, COLEI CHE NON PORTA IL VELO diventa AUTOMATICAMENTE una PUiiANA, UNA violentabile A PIACIMENTO DEL primo maschio islamico che passa e se la trova di fronte.

Non mi importa niente delle dementi che si imburcano, mi importa delle altre che verrano marchiate come INFERIORI E SGUALD*INE.

Bene ha fatto il governo francese a cogliere l’importanza simbolica del velo integrale e a cercare di sradicarlo prima che si diffonda.

Vuoi il burka?

Trasferisciti in Afganistan e vedi come ti trovi…

Painkiller

Mi posso incorniciare il tuo post?
Credo che tu sia uno dei pochi ad aver focalizzo uno dei nodi centrali della questione.
Sdoganare certi simboli (che sono comunque imposti a forza alle donne) significa sdoganare anche il messaggio che chi non li porta è un essere umano di serie B cui si può fare di tutto.

Paul Manoni

@lacrime e sangue
Concordo su tutta la linea. 😉
Non procedo nemmeno ad un ulteriore commento.

Stefano Grassino

Io invece procederei a far indossare il cilicio a tutti quelli che obbligano le donne ad indossare il burka. In alternativa, causa problemi che potrebbero crearti seri problemi di salute per ferite, quattro ore continuate di sesso con la Binetti.

fiertel91

E poi, parli che il burqa è sinonimo di subalternità al padrone che sceglie per lei. Meglio allora se lo fa lo Stato? Ehmbè!

Alessandro S.

fiertel91 risponde:
giovedì 22 aprile 2010 alle 23:11

E poi, parli che il burqa è sinonimo di subalternità al padrone che sceglie per lei. Meglio allora se lo fa lo Stato? Ehmbè!

E poi, parli che mettere ai ceppi incatenata una persona è sinonimo di sottomissione schiavistica al padrone che sceglie per lue. Meglio allora se lo fa lo Stato proibendo l’incatenamento? Ehmbè!

fiertel91

Il burqa non è una sottomissione. Può diventarne il simbolo. Ma può anche essere una scelta personale. Ecco perché.

lacrime e sangue

P.S.: niger lo utilizzo perchè mi sono collocata nell’ottica del PADRONE.

Lo schiavo si vede direttamente come strame…

antoniadess

spero proprio che passi: il burqa è uno dei segni più osceni del fondamentalismo e dell’islam più violento, è il segno dell’annullamento delle donne (non raccontiamoci le balle sulla “libera scelta” per favore), è il segno dell’arretramento della secolarizzazione e della laicità in occidente

Dalila

Ecco brava.
Sento troppe balle sulla libera scelta.
Non esiste come imposizione nel corano, nè verrebbe mai in mente ad una persona totalmente isolata dal mondo islamico di decidere, un bel giorno, di coprirsi quotidianamente e totalmente in quel modo.
Se scavi, quella scelta si rivela sempre forzata in modo più o meno sottile.
E dietro c’è lo zampone terribile dell’integralismo e della sottomissione.

fiertel91

Balle sulla “libera scelta” per favore?

D’altronde, vietarne l’uso non c’azzecca nulla con la libertà. Eh no.

Dalila

Sarebbe giusto ciò che dici.
La base sarebbe verstirsi in assoluta libertà, cosa che condivido.
Ma in questo caso analizzare le cose ed andare dietro le apparenze porta sempre ad una scoperta agghiacciante.
Le donne non sono libere di vestirsi in quel modo, nonostante ciò che dicono : c’è tutto un mondo dietro a quelle ombre nere, basta solo uscire, documentarsi e conoscerlo.

Alessandro S.

fiertel91 risponde:
giovedì 22 aprile 2010 alle 23:12

Balle sulla “libera scelta” per favore?

Le dirette interessate, come Hissa Hilal, http://www.repubblica.it/persone/2010/04/06/news/hissa_hilal-3145961/ «”Il niqab non mi piace: è un’imposizione, non una scelta. Ma so che se me lo togliessi non avrei l’ascolto e l’appoggio che ho oggi, da donna velata, dimostrando di rispettare le tradizioni. Quindi lo tengo e vado avanti così: farmi ascoltare e più importante che mostrare la mia faccia”. »

D’altronde, vietarne l’uso non c’azzecca nulla con la libertà. Eh no.

Eh, come dire di no! Pensa all’incivile legiferazione contro la libertà di poter incatenare i propri lavoratori ad esempio!

fiertel91

Una persona che s’adegua alla conformità ha fatto la sua scelta. Hissa Hilal lo fa per essere ascoltata, non per evitare il linciaggio.

E l’esempio della catena non vedo come possa valere anche per il burqa. Ripeto, può essere usato come strumento di sottomissione. Ma anche no. Per questo le catene non sono vietate, a meno che tu non ci leghi qualcuno.

Alessandro S.

fiertel91 risponde:
sabato 24 aprile 2010 alle 1:42

Una persona che s’adegua alla conformità ha fatto la sua scelta.

Quindi i neri che negli USA che si sedevano nei sedili degli autobus per i soli neri o che non usavano i servizi sanitari per i soli bianchi erano semplicemente conformisti, gente che aveva fatto la sua scelta. Tu sei uno di quelli cui farebbe bene vivere un po’ di sharia come la subiscono le donne.

E l’esempio della catena non vedo come possa valere anche per il burqa.

Sono entrambe imposizioni, costrizioni che limitano fortemente la libertà individuale. Prova ne è che dove le donne hanno vera libertà di scelta quasi nessuna se lo mette (al più si mettono un velo sui capelli e basta).

Ripeto, può essere usato come strumento di sottomissione.

Lo è di regola.

Ma anche no.

Ma anche le catene! Vedi quanti metallari e punk se le mettono felici!

Per questo le catene non sono vietate, a meno che tu non ci leghi qualcuno.

Ma infatti è vietato costringere qualcuno ad essere incatenato o legato, è proprio questo il punto! Tu sai cosa succede nelle società e nelle famiglie islamiche osservanti alle donne che non si coprono adeguatamente, vero?

c.j.

…pero’ il burqa se indossato da B4x4 non mi darebbe fastidio, aggiungerebbe comicità al ridicolo

Gérard

Lacrime e sangue ha esattamente capito il pericolo del velo integrale : saranno alla fine le altre donne che non lo portono che veranno stimmatizzate e bollate come donne da poco, puttane buone per essere stuprate dal branco ( come già avvienne in certe comune periferiche delle grande citta !!!! ) E la liberta di queste donne che sta in gioco . Il velo è il simbolo delle lotte religiose contro la laicita e la liberta delle donne . Percio il suo divieto va sostenuto .

peppe

riguardo il velo integrale, indubbiamente è necessario un divieto, perchè stare in luoghi pubblici con il volto coperto, per qualsiasi ragione, è una minaccia alla sicurezza pubblica, e questo non significa che il burqa è pericoloso ma significa che sotto il burqa si puo nascondere qualsiasi cosa, una pistola, un coltello, una bomba,ecc. riguardo al velo niqab, ho qualche perplessità: la legge si estende a tutti gli abbigliamenti religiosi o solo a quello islamico? e comunque, è giusto vietare di indossare quello che si vuole, quando questo non porti pericolo? secondo me il divieto di indossare qualsiasi indumento religioso è una forma di clericalismo al contrario, una forma di violazione della laicità.

fiertel91

Pensa quanti coltelli e bombe sotto un piumino. Usate la storia della pubblica sicurezza come spauracchio. E’ realmente per questo? Onestà intellettuale ad ammettere che non è così?

Alessandro S.

peppe scrive:
22 aprile 2010 alle 19:00

questo non significa che il burqa è pericoloso ma significa che sotto il burqa si puo nascondere qualsiasi cosa, una pistola, un coltello, una bomba,ecc.

Veramente il problema riguarda la riconoscibilità della persona, non la possibilità (ridicola) di poter nascondere una bomba tra le guance e il velo.

lacrime e sangue

Perfino alcuni islamici sono contrari al burqa E ANCHE AL VELO niqab:

corriere della sera, 22/04/2010, a pag. 18

Abdel Wahab Meddeb : ” Quel panno uccide la bellezza sui volti delle donne ”

“Semplice usanza e non obbligo, il velo integrale strapazza la libertà, l’uguaglianza e la dignità della donna. Il burqa si moltiplica nello spazio pubblico francese ed europeo. Il volto che sparisce spaventa. Il criterio di un’identità palese scompare. Come rispettare l’integrità del corpo? La conquista secolare dell’habeas corpus non esige forse un volto e un corpo visibili, riconoscibili nella concordanza del nome col viso affinché lo stato civile e il patto democratico funzionino senza equivoci? L’eclissi del viso occulta la luce del volto, dove si riconosce l’epifania divina che ha ispirato lo spirito e il cuore nell’Islam. I sufi vedevano il segno di Dio nel miracolo del volto umano, soprattutto quando esso si adorna di bellezza femminile. L’occultamento del viso con un tessuto nero come quello che avvolge la Ka’ba (il cubo della Mecca, ndr) priva l’umano della zona franca che esigono la politica e l’estetica, l’etica e la metafisica. Il burqa è un crimine che uccide il volto, bloccando l’accesso perpetuo all’altro. E’ un tessuto che trasforma le donne in prigione o in feretri semoventi, esibendo nel cuore delle nostre città fantasmi che ostruiscono l’accesso alle verità invisibili del visibile. Il niqab, che pure lascia scoperti gli occhi, è stato proibito negli spazi scolastici e universitari di Al-Azhar, al Cairo, la più alta istituzione sunnita. Il suo capo, il professor Tantawi, ha ricordato che il niqab non è un obbligo divino, una farid’a, né una disposizione del culto, una ibâda, ma una âda, un’usanza. E il muftì egiziano, Ali Juma, conferma questa asserzione: si tratta di un’usanza araba preislamica che l’Islam è in grado di dissolvere. La prescrizione che impone il velo alle donne emana dalla società in cui è nato l’Islam, quindici secoli fa: una società endogama — che incoraggia il matrimonio fra cugini —, dove prevale l’ossessione della genealogia, dove la sessualità è indissociabile dalla filiazione. Il burqa radicalizza l’ossessione dell’uomo di fronte all’incontrollabile libertà della donna. La struttura antropologica che è alle origini del velo è integralmente superata con l’universalizzazione della contraccezione, rendendo effettiva la distinzione tra sesso e filiazione, tra godimento e procreazione. Con la ricerca del solo godimento, si organizzano ontologicamente la libertà e l’eguaglianza dei sessi, che condividono una stessa dignità. Questa situazione situa la condizione dell’umanità moderna lontano dagli arcaismi che l’Islam continua a intrattenere in maniera polemica. Inoltre, con il burqa, siamo confrontati alla strategia dell’erosione lenta. Al di là dei rari casi di adesione religiosa autentica, non bisogna mai perdere di vista che esistono islamisti e anche devoti salafisti che applicano le raccomandazioni del Consiglio europeo della fatwa. In questa istituzione, i militanti sono esortati ad agire nella legalità al fine di ottenere, in Europa, frammenti di visibilità in favore della legge islamica. È quindi il dispositivo giuridico secolare ad essere preso di mira dal burqa. La difesa del velo integrale riesuma valori di altri tempi oggi asserviti a una tradizione immobile. Che paralizza l’invenzione intellettuale e ostacola l’adattamento all’evoluzione dei costumi. “

Alessandro S.

lacrime e sangue scrive:
22 aprile 2010 alle 20:18

Perfino alcuni islamici sono contrari al burqa E ANCHE AL VELO niqab:

In verità molti.

Marcus Prometheus

Attenzione andrebbero fatte due categorie:
Prigioni ambulanti e veli che almeno non coprano la faccia.

Burqa e niqab sono entrambi veli integrali super esagerati, vere prigioni ambulanti
Il Burqa e’ tutto in tessuto (con una retina o tessuto piu’ rado di fronte agli occhi)
Il Niqab ha una parte di cuoio o di metallo ma copre tutta la faccia quasi quanto il burqa
(o al limite solo un paio di centimetri quadrati in meno, uno per occhio).
Vanno pertanto considerati insieme fra i mascheramenti totali.

Invece nessuno in Europa si e’ mai sognato di proporre divieti degli altri abbigliamenti
pur discriminanti per donne di area islamica:
Il fazzoletto in testa dei Balcani islamici (Bosnia, Kossovo, Sangiaccato ecc) o della Turchia (Basmah)
il velo leggero sui capelli, ma non sul volto, alla egiziana,
il mantello leggero ma lungo, integrale su tutto il corpo e su tutti i capelli, ma che lascia scoperto il volto (cioe’ il Chador persiano)

Barbara

Concordo con il divieto. Di questo passo il pericolo è che ci ritroviamo l’Europa sempre più deilaicizzata. Almeno potrebbe essere un’occasione per quelle donne per provare il brivido di presentarsi in pubblico a volto scoperto. Deve essere una sensazione del tutto nuova per loro. Chissà, forse ci saranno pure quelle talmente abituate ad essere nascoste che si sentiranno imbarazzatissime e saranno loro a chiedere di rinascondersi. Però ce ne saranno anche che si evolveranno anche attraverso questi gesti. Tanto se già non escono di casa la cosa non può peggiorare più di così. E’ ora che l’Europa riaffermi i valori di laicità, per tutti quelli che ci vogliono stare, altrimenti tornino in Afghanistan.

AndreA

Mi sembra che questa storia del burqa sia l’equivalente di vietare per legge di farsi derubare, con lo scopo di diminuire i furti.

Un applauso per le buone intenzioni, ma non credo che con questo approccio si vada molto lontano.

Si dirà che è importante perché il burqa è un “simbolo” di oppressione. Simbolo per simbolo, con questo tentativo si crea un precedente “simbolico” incrinando i diritti civili, invece di rafforzarli, rendendone l’interpretazione più lasca, a seconda delle occasioni. In un certo senso è come se l’islam avesse già vinto, perché per combatterlo ha fatto sfumare il concetto di laicità come valore assoluto.

Ciccio

d’accordo con il divieto.
fermiamo sul nascere queste barbarie e questi barbari che vogliono ridurre le donne a oggetti buoni sono per procreare, senza una dignità, senza autonomia di scelte e senza libertà. No a tutto questo.

stefano f.

quoto.
questa generazione di donne mussulmane forse non capirà una legge che le difende da una tradizione barbara e inutile, ma le nuove generazionidi di donne islamiche che non dovranno più vivere ostaggio del proprio corpo, coperte dal naso ai piedi, vedrete che l’apprezzeranno; pieno appoggio a questa legge di civiltà.

Alessandro S.

fiertel91 risponde:
giovedì 22 aprile 2010 alle 23:15

Senza libertà? Ora certamente con una in meno.

Ma non eravate voialtri cattolici ad accusare gli atei di essere filoislamici? Toh, ma guarda un po’, ora le cose si sono rovesciate!

Alessandro S.

fiertel91 risponde:
giovedì 22 aprile 2010 alle 23:15

Senza libertà? Ora certamente con una in meno.

Ah, dimenticavo: la libertà ce l’hanno, ma nel privato di casa loro. Così come io non posso fare del sano nudismo in pubblico, loro si degneranno di non intabarrarsi dentro un burqa in pubblico.

fiertel91

“Voialtri cattolici”?

Ma ti sembro cattolico? O religioso? Solo perché troppo infondata e non necessaria una legge contro l’uso del velo/burqa? Devi un attimo vedere i tuoi criteri di ateismo allora.

Magar, bieco illuminista,

Personalmente dico no ad un divieto generalizzato, anziché limitato a certi luoghi sensibili (come proposto dal Consiglio di Stato transalpino), perché mi pare che un individuo debba essere perfettamente libero, se lo decide, di farsi un giro al parco con il volto coperto (da burqa, passamontagna o maschera di Carnevale, non ha importanza).

Il tema della “sicurezza” è parecchio sopravvalutato dall’opinione pubblica italiana, che tende ad accettare, in suo nome, troppe limitazioni alla libertà individuale. Peraltro si sa dove inizia, e non dove si va a finire: sotto una barba troppo folta potrebbe nascondersi un rapinatore? E sotto un abito da drag queen? Potrebbero essere anche quelli strumenti – meno efficaci, certo – per rendere difficile la propria identificazione?

Inoltre, le leggi che vietano a Tizio di obbligare – con la violenza e le minacce – Caio a fare qualcosa, ad esempio a mettersi il burqa, già ci sono, ovviamente. Purché Caio denunci, e nel caso dei maltrattamenti familiari purtroppo le cose non sono mai semplici: è indispensabile che lo stato supporti concretamente le vittime che hanno il coraggio di denunciare l’aguzzino.
La legge francese dunque colpisce primariamente chi il burqa invece se lo vuole mettere: per quanto possiamo ritenere queste donne vittime di un lavaggio del cervello iniziato in tenera età, sono sempre individui adulti nel pieno possesso delle loro facoltà mentali: lo stato non ha diritto di far loro da balia.

Poi c’è l’argomento del significato simbolico (annullamento della donna, integralismo religioso): il diritto di parola copre anche le parole che non stanno per nulla simpatiche, non è vietato girare con la scritta “abbasso la democrazia, torniamo alla monarchia assoluta e al diritto divino dei sovrani”.

Prevengo infine un ulteriore argomento pro-ban (totale): il volto coperto non è equiparabile alla nudità, a livello di reazioni emotive della gente. A Carnevale giriamo a migliaia con la maschera, e nessuno si scandalizza. Se a Carnevale uno girasse nudo, apriti cielo! Penso che la proposta di un “carnevale nudista” verrebbe cassata con il 101% dei consensi (magari non il mio, ma statisticamente non conto).

Hoc dictu, mi taccio, lascio volentieri l’ultima parola a chi volesse rispondere.

fiertel91

Magar, bieco illuminista, finalmente un commento intellettualmente onesto. Il problema della sicurezza pubblica è utilizzato a sproposito, demagogicamente e strumentalizzato. E’ veramente degradante che gli UAARini abbiano perso l’ultima lettera. La R di Razionalisti.

Sono così istintuali quando sentono burqa, che mi pare abbiano perso il senso del tutto.

peppe

invece io penso che la nudità sia accettabile, il volto coperto no.

Barbara

Concordo sul fatto che il problema della sicurezza è un falso problema, giusto un appiglio legale della Lega. Ma confermo il valore del divieto, W la France!

AndreA

Già me la immagino la scena.

I poliziotti si avvicinano alla donna e gli intimano di togliersi il burqa. Lei si rifiuta. A quel punto i poliziotti che fanno? Gli tolgono il burqa con la forza? La multano? gli dicono di non farsi più vedere pubblicamente e di tornarsene dentro casa sua?

Se fossero poliziotti leghisti gli direbbero direttamente di… vabbe’ lasciamo stare che mi viene da vomitare solo al pensiero.

Più ci penso e più non vedo il senso, né il valore, né il vantaggio, di un divieto simile. Per me l’unico burqa che ha senso togliersi e quello che si toglie volontariamente.

Barbara

Beh, la multano! Vedi che se tocchi il marito sui soldi gli passa pure la voglia di burqa, un po’ come dite per la CCAR!

AndreA

Io vedo che il problema non sia stato toccato ancora.

Dopo essere stata multata, la donna riamane ancora una schiava e proprietà del marito. Non è che il burqa fa diventare schiavo chi lo porta. Ovviamente il burqa è sintomo di una condizione di schiavitù preesistente. Che purtroppo rimane tale e quale.

Mi sembra che vietare il burqa sia una soluzione un po’ ipocrita del tipo “occhio non vede cuore non duole”.

Marcus Prometheus

IPOCRITA e’ invece il TUO pretendere che questa legge risolva da sola tutto.
Questa legge risolve la pretesa degli estremisti di imporre il medioevo in Europa.
E come e’ gia’ stato splendidamente scritto DIFENDE le donne che NON portano veli ESTREMI
dall’accusa di puttanaggine e dal mettersi a maggior rischio di stupri “punitivi”

AndreA

Boh, io ancora non vedo il vantaggio.

Quella donna, dopo essere stata multata, rimane schiava del marito-padrone come prima. Non è che il burqa faccia diventare schiavo chi lo porta. Ovviamente la schiavitù è una condizione preesistente, che in questo modo però non è stata per niente toccata. Anzi mi sembra che si sia spostato il problema su una questione estetica secondaria.

Un po’ mi sembra anche una soluzione del tipo “occhio non vede cuore non duole”.

AndreA

Boh, a me sembra ancora che non ci sia nessun vantaggio sostanziale.

Dopo essere multata la donna rimane una schiava del suo marito-padrone. Non è che il burqa faccia diventare schiavi chi lo porta. La condizione di schiavitù ovviamente è preesistente, e rimane sostanzialmente intoccata. Anzi mi sembra che si sia deviata l’attenzione su un problema estetico. Della serie “occhio non vede, cuore non duole”.

E’ come se durante il periodo della schiavitù in america, quando gli schiavi portavano un fazzoletto al braccio per potergli riconoscere, si fosse combattuta la schiavitù multando chi portava fazzoletti al braccio.

sabre03

A volte mi chiedo se si sia consapevoli della uguaglianza fra uomo e donna…… nel senso che la parità costituisce in una società “occidentale”un punto di arrivo, il riconoscimento di una dato di fatto e non un valore da rinegoziare. Che poi essa debba ancora tradursi in fatti concreti in molti ambiti è un altro discorso.
Per l’islamico NON è così ed egli lo ha posto nero su bianco nella sua carta dei diritti. L’uomo ha una dignità diffenziata per sessi….ed il burqa ne è la conseguenza….

Fatyk

Dirò qualcosa di scomodo che nessuno ha il coraggio di dire.

Se da una parte è vero che il divieto del burqa è anche una questione di sicurezza, questa è solo un pretesto perchè esso è un simbolo religioso esasperato.

Infatti a molti non frega molto del fattore sicurezza della faccenda, me compreso.
Con onestà dico che il burqa non mi piace per l’idea di imposizione religiosa che ne deriva. e aggiungerei pure culturale.

Ho sembre combattuto e litigato violentemente contro il razzismo, ma sono anche sempre stato contro il multiculturalismo.

Oggi sono in vena di sincerità. La mia idea sull’immigrazione è di tolleranza totale verso tutte le razze a patto di una completa assimilazione, per non dire integrazione forzata.

Non sopporto le comunità (e non parlo dei singoli individui che invece spesso si distinguono) di immigrati che si ghettizzano culturalmente perchè non accettano la nostra visione “troppo” aperta (secondo loro).

Cavoli loro se non la accettano, la porta è quella là. Al contrario se c’è il rispetto e la volontà di adeguarsi ai nostri usi e costumi (come io farei recandomi altrove) sono i benvenuti! possono pure venire a flotte.

Questo sentimento è di molti e in pochi lo ammettono.
Nessuno vuole vedere ridursi la propria supremazia “culturale” per così dire nel proprio paese. La questione dei minareti può essere pure sminuita ma cos’è se non l’inizio di un imposizione religioso-culturale???

E abbiate il coraggio di mandare al diavolo chi alza sempre lo spauracchio della libertà religiosa, che per un ateo come me non è altro che libertà di superstizione.

Dov’è il confine fra libertà religiosa e imposizione religiosa??? pensarci non fa male.

della serie: non morirò coi sandali, la tunica e la barbetta.

Alessandro S.

Fatyk scrive:
23 aprile 2010 alle 9:37

Oggi sono in vena di sincerità. La mia idea sull’immigrazione è di tolleranza totale verso tutte le razze a patto di una completa assimilazione, per non dire integrazione forzata.

L'”assimilazione” è l’antitesi della tolleranza.

Al contrario se c’è il rispetto e la volontà di adeguarsi ai nostri usi e costumi (come io farei recandomi altrove) sono i benvenuti! possono pure venire a flotte.

pretendere che della gente (che siano stranieri o minoranze, come ad es. gli atei) si adegui agli usi e costumi della maggioranza è il più grave marchio di totalitarismo culturale e di oppressione civile ideologica. Tutti, stranieri o nativi, devono rispettare le leggi dello stato, non la cultura o le usanze o le tradizioni. Pretendere diversamente vuol dire costringere all’omologazione ideologica ad un modello civile imposto con la forza dall’alto, vuol dire negare le specificità degli individui. Che è proprio quanto di più odioso e criminale fanno le religioni. In proposito cito volentieri Massimo Fini, che ha scritto:
http://www.massimofini.it/1840list.las?-database=iOrgDBmassimofini&-response=1850det.las&-table=Txt&-sortField=AcquireDate&-sortOrder=descending&-op=bw&Status=3&-op=eq&Web=massimofini&-op=bw&Klass=1&-op=bw&Type=Visitatori&-op=lte&InDate=2010-04-23

Questione diversa è se l’immigrato in Italia possa conservare i propri usi e costumi, là dove non violano le nostre leggi, o debbano in qualche modo integrarsi, come qualcuno pretende. A me pare fuori discussione che l’immigrato abbia diritto di mantenere, se lo desidera, i propri usi e costumi, i legami con le proprie radici e di non integrarsi. Del resto ci sono italiani che vivono negli Stati Uniti da generazioni senza spiccicare una parola d’inglese, così come, in genere, gli ebrei sparsi per il mondo conservano fortissimi legami con la propria tradizione e in alcuni casi, come in Italia, si fanno per loro leggi speciali per permettergli di mantenere le proprie usanze.

Gérard

Ieri una signora francese indossando il Nihab è stata multata perchè il suo vestito è stato giudicato pericoloso .Essendo alla guida di una macchina, la sua visibilita era ovviamente molto ridotta !!! Ha rifiutato di pagare la multa di Euro 33 e ha fatto ricorso …

Marcus Prometheus

C’e’ di piu’ e di peggio, proprio in relazione al caso che citi: tu

A Nantes una donna in possesso della nazionalità francese è stata multata per aver guidato in niqab, applicando il codice della strada. Fino a qui nulla di strano a parte il solito vittimismo sulla discriminazione, ma cosa si scopre poi? Che il marito, nato ad Algeri ed avendo ottenuto la nazionalità francese per matrimonio (nonostante la poligamia sia un’espressa causa di rifiuto) viveva con quattro donne e dodici figli e in più truffava con sutterfugi le generose allocazioni dello Stato francese (che vanno sia ai nazionali che agli immigrati), burqa o non burqa, niqab o non niqab qui siamo davanti a fenomeni che destabilizzano lo Stato laico e lo stato sociale. Perché pagare tasse altissime per solidarietà ok, ma pagare tasse per finanziare la poligamia illegale no. Se la sinistra vuole aprire un viale alle destre che riducono lo stato sociale, continui pure a gridare all'”islamofobia”.
http://actu.orange.fr/a-la-une/niqab-au-volant-hortefeux-envisage-que-le-conjoint-soit-dechu-de-sa-nationalite_535568.html

Sandra

Io non sono del tutto convinta, mi sembra che il rimedio sia peggio del male (e personalmente già mi dà fastidio vedere le donne con il velo). Già il velo rende possibile questa separazione tra donne “pure” e no, come diceva lacrime e sangue, che a me fa proprio paura. In fondo le donne con in niqab in Francia secondo nouvelobs sono 1900, mentre i francesi di religione musulmana sono piu’ di 3 milioni e mezzo. Quanto fa, una musulmana o due su 1000? Mah, mi sembra una campagna sproporzionata al problema, e con una soluzione sbilanciata.
Se fossi un ragazzo con madre con niqab, il divieto a uscire, di per sè, potrebbe non implicare molto. Potrebbe pero’ sfociare in un senso di frustrazione, se al divieto non si associasse alcuna politica di integrazione. Vivere in una brutta periferia, con scuole scadenti, con poche prospettive per il futuro, con un senso di discriminazione che si percepisce, non porterà niente di buono. Con tutto che, ripeto, non mi piace nemmeno il velo, e quello che ovviamente rappresenta.
Io ricordo le donne vestite di nero, venute al nord, non uscivano di casa se non con il marito, non imparavano a guidare, non parlavano nemmeno un italiano comprensibile. Erano sottomesse, ma facevano parte di una cultura che le rendeva complici della loro sottomissione, non vittime. Tanto che alcune cercavano di imporla alle figlie. Se penso a queste donne, non credo davvero che proibire loro di vestirsi cosi’ le avrebbe aiutate. Quello che ha fatto la differenza sulla generazione successiva è stato l’obbligo allo studio, e la prospettiva, che allora c’era, di migliorare la propria situazione sociale.

Vietare il niqab puo’ andare bene, se fatto come misura di sicurezza, ma non avrà alcun esito sulla qualità di vita delle donne. Se dovranno uscire (a meno che i maritini non si abbassino a occupazioni muliebri come spingere il carrello della spesa), metteranno un velo e un paio di occhiali scuri, per esempio. Sarà cambiato qualcosa nella loro vita e in quella dei figli? Avremo davvero messo in chiaro cosa per noi è irrinunciabile, concentrandoci sul burqa?

lacrime e sangue

Sandra,

1) scolarizzazione forzata di OGNI DONNA IMMIGRATA.

2) identificazione assoluta e non per sentito dire dal marito/padre di chi sia la tizia in questione

3) obbligo di giuramento di fedeltà ai dettami costituzionali dei Paesi di arrivo.

Ai liberisti duri e puri: SE MI FA ORRORE L’AMERICA, NON CI VADO A VIVERE PRETENDENDO CHE GLI AMERICANI CAMBINO PER AMOR MIO LA LEGGE.
Lo stesso per gli islamo-fascisti che pretendono di disgregare la democrazia e le costituzioni occidentali.

P.S.: più la sinistra sarà filo-islamica e anti-europea, più la popolazione europea voterà destra.

Si tratta di difendere l’uguaglianza di fronte alla legge, e il mio diritto di sapere chi è il fagotto di stracci che ho di fronte.
Quindi, niente maschere di carnevale, niente drag queen che non capisco chi c’è sotto il quintale di trucco, niente burqa o burqini.

Sandra

1) d’accordo
2) d’accordo, per motivi di sicurezza
3) si puo’ sempre giurare il falso. Invece punterei i piedi su quello che si insegna a scuola, senza fare sconti su quelle che per noi sono verità (come l’evoluzione o l’olocausto) in omaggio a una presunta sensibilità. Non farei sconti sulla satira. Non farei sconti su quello che per noi è vita normale. Come stato, mi obbligherei a trattare i musulmani alla stregua dei francesi, offrendo e chiedendo le stesse cose. Quindi niente orari speciali in piscina, niente menu’ speciali, niente medici speciali.

Le motivazioni antiburqa vanno bene se poste per tutelare la NOSTRA sicurezza, come le hai poste tu. Dire invece che si vuole togliere il burqa per insegnare la parità uomo-donna secondo me non va bene. La legge sulla parità c’è, ma non si puo’ interferire nella vita privata delle persone sulla base di un pregiudizio fino a che non ci sia una aperta violazione della legge. Il burqa da solo non implica niente. Anche senza burqa, molte italiane le hanno prese dai mariti per secoli: era l’anello al dito il problema? Bisogna potenziare i servizi sociali, obbligare le persone a presentarsi dal medico a intervalli regolari, spiegare i loro diritti.
E poi il fatto che ci siano donne in burqa, in niqab, col velo, senza indica a noi e soprattutto a loro che sono divisi sul modo in cui interpretano la religione. Vengono da paesi diversi, e da correnti diverse dell’islam, e magari per la prima volta a contatto tra loro. Il confronto interno puo’ essere uno spunto critico non trascurabile.

Magar, bieco illuminista,

Come ho detto, non replico, mi limito a sottolineare un passaggio interessante:
niente drag queen che non capisco chi c’è sotto il quintale di trucco
Quod erat demonstrandum.

lacrime e sangue

Certo Magar.

Proprio così.

Il PATTO SOCIALE E’ DIVERSO DALLA LEGGE DELLA GIUNGA I DAL VIVERE ISOLATI CON MIGLIAIA DI KILOMETRI DI DISTANZA.

IL PATTO SOCIALE E’ SOCIALE: io accetto delle limitazioni ai miei gusti personali, in cambio dell’appartenenza ad un gruppo sociale.

Tu preferisci vivere come se NESSUN altro essere umano avesse il diritto di riconoscerti.

Io preferisco rinunciare al diritto di travestirmi come Paperina o Amelia con tanto di becco d’anatra perchè GLI ALTRI MEMBRI DEL PATTO SOCIALE hanno diritto di riconoscermi.

Le drag Queen stanno nei cabaret a far spettacolo, oppure riducono le quintalate di trucco e le parrucche: il patto sociale ESIGE la riconoscibilità, in funzione SOCIALE.

Tu sei un asociale, nel senso che non riconosci vaolre al patto sociale, ma purtroppo per te o te ne vai su un’isola, o accetti le limitazioni che rendono possibile la coesistenza.

Quello che tu proponi è un autocontrollo utopico: posso fare quello che voglio perchè non faccio del male agli altri.
Peccato che là fuori, sia pieno di gente che non vede l’ora di azzannarti.

lacrime e sangue

Dimenticavo:

l’obiettivo della legge non è cambiare la vita delle burqate e dei loro figli.

La legge tutela il principio costituzionale dell’uguaglianza interfemminile e maschile/femminile.

Della singola donna si occupino i servizi sociali.
Ci sono. li paghiamo con le tasse e loro compito è controllare le famiglie a rischio.

AndreA

Appunto. Il burqa è la conseguenza. Se si elimina il burqa non si elimina la causa. La condizione di schiavitù della donna rimane tale e quale. Non si è risolto nulla.

E’ come se nell’800, negli stati uniti, si fossero multati gli schiavi che indossavano il fazzoletto di riconoscimento, con cui si identificavano appunto gli schiavi, con lo scopo di risolvere il problema della schiavitù.

Mi sembra più una soluzione del tipo “occhio non vede, cuore on duole”.

lacrime e sangue

Sbagliato.

Si insegna PUBBLICAMENTE che la schiavitù è illegale.

Vuoi capirlo? Resti in Francia.

Non vuoi capirlo?

Vai in Afganistan e metti alla catena in casa il tuo utero da figli.

E si apre la strada alla denuncia: una mia vicina è burqata? Vai col valzer della polizia…

sabre03

La Dichiarazione islamica dei diritti dell’uomo, proclamata il 19 settembre 1981 presso l’UNESCO a Parigi, è la versione islamica della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Si è resa necessaria per il fatto che la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo non è compatibile con la concezione della persona e della comunità che ha l’Islam.
In effetti, la dichiarazione del 1981 scaturisce da varie critiche dirette da paesi prevalentemente islamici, come Sudan, Pakistan, Iran ed Arabia Saudita, verso la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo per la mancanza di considerazione per le “esigenze religiose e culturali” dei paesi islamici.
Essa è stata preceduta da un intervento presso le Nazioni Unite da parte del rappresentante iraniano Saˁid Rajaie Khorasani, secondo il quale Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo rappresentava “una interpretazione laica della tradizione giudaico-cristiana” che non avrebbe potuto essere attuata dai musulmani senza violare la legge del’Islam.

ecc ecc
http://it.wikipedia.org/wiki/Dichiarazione_islamica_dei_diritti_dell%27uomo

In sostanza si dice:
io ho una mia cultura e non voglio integrarmi….

Ossia non solo non riconosco ciò che è il frutto di qualche migliaio di anni di discussioni ma non voglio neanche rinegoziare ex novo un accordo fra noi perchè andrebbe contro l’islam da intendersi in toto come NON NEGOZIABILE

sti c,zzi….

MicheleB.

In Italia il divieto di fatto esiste già e va bene così. Non si devono fare “concessioni” che ci farebbero tornare indietro di 3 secoli. Gia ci sono i clerico-fascisti al governo che ci provano.
Certi valori sono il risultato di lotte e sacrifici di molte generazioni e non si negoziano per il “quieto vivere”, per una sparuta minoranza di invasati maniaci fondamentalisti che non sono minimamente rappresentativi della massa di immigrati musulmani presenti in Europa.
O l’Europa difende la propria parvenza di laicità con le unghie e con i denti, o verra spartita tra le varie religioni presenti.

Red Passion

C’è una cosa che non capisco. Negli anni ’70 le femministe erano molto attive e si liberavano pubblicamente di uno dei simboli che a loro dire rappresentava la sudditanza femminile nei confronti del maschio e cioè il reggiseno. Dove è finita oggi tutta quella lotta ai simboli di prevaricazione del maschile vs il femminile? Ma che cosa c’entra la libertà di religione con l’utilizzo del burqa? Allora, riepiloghiamo. C’è una versione super-integralista della religione islamica che costringe le donne a trasformarsi da esseri umani a schiave deambulanti e il burqa ne rappresenta l’emblema. Può una società libera accettarlo? Io credo di no, io credo che sia importante che uno stato dica a chicchessia che è libero di fare ciò che vuole tranne che sottomettere fisicamente e psicologicamente un altro essere umano.
La cosa che mi dà più fastidio è che ad affrontare questo tema siano i partiti di destra, che, lungi dall’idea dell’emancipazione della donna, lo usano come pretesto per proseguire su un altro piano lo scontro fra “religioni”. Purtroppo ecco l’ennesima occasione sprecata della sinistra, che confonde le politiche di accoglienza con quelle di accondiscendenza. Le donne che vengono nei nostri paesi si devono sentire tutelate dallo Stato e non in schiavitù in terra straniera.
Aridatece le femministe, ma quelle vere, però!

agnese l'apostata

caro, non sei l’unico a domandartelo… ti seguo a ruota
magari la principale rappresentante delle nuove femministe è luisa muraro, che in base a non so più quali menate… pardon, profonde uscite, contenute in una delle fatwa di razzinga zeta se ne uscì dicendo: e ma questo papa rivaluta il femminile (si vabbè luisa basta coi funghetti)

Tino

@ Magar
Nel frattempo è stata multata in Francia una donna che giudava in Niqab, cosa si scopre? Che il marito pur essendo poligamo (e la poligamia vieta l’accesso alla nazionalità francese) , con quattro donne e dodici figli truffava con sutterfugi le generose allocazioni dello Stato francese, burqa o non burqa qui siamo davanti a fenomeni che destabilizzano lo Stato laico è ora di smetterla con questi discorsi da benpensanti, che la gente che si svegli solo per difendere il burqa si occupi pure di questi problemi.

Tino

@ Magar
Nel frattempo è stata multata in Francia una donna che giudava in Niqab, cosa si scopre? Che il marito pur essendo poligamo (e la poligamia vieta l’accesso alla nazionalità francese) ,

Tino

con quattro donne e dodici figli truffava con sutterfugi le generose allocazioni dello Stato francese, burqa o non burqa qui siamo davanti a fenomeni che destabilizzano lo Stato laico è ora di smetterla con questi discorsi da benpensanti, che la gente che si svegli solo per difendere il burqa si occupi pure di questi problemi.

Marcus Prometheus

CONCORSO EUROPEO: LA BELLEZZA DEI MINARETI

Gli autocrati delle istituzioni europee ci indottrinano all’islam, volenti o nolenti, tanto nessuno li ha eletti e nessuno li rimuove

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Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

L’illuminismo e le fotografie dei minareti

Cari amici,

chi dice che l’Europa ha rinunciato ai valori dell’Illuminismo? La fede fondamentale dell’epoca dei lumi non era che l’umanità fosse buona o che ogni cosa fosse razionale, ma che la gente fosse educabile, che si potesse portarla pian piano verso il progresso, magari con un sapere trasmesso dagli iniziati al popolo in maniera indiretta, attraverso le arti. Be’, la stessa cosa continua oggi. Che laici forniti di poca fede come noi non se ne accorgano, fa parte del gioco.

Prendete la faccenda del referendum svizzero sui minareti. A grande maggioranza gli elettori elvetici hanno deciso qualche mese fa che non volevano che il loro spazio pubblico fosse colonizzato dai simboli dell’Islam. I sondaggi hanno mostrato che questo sentimento era condiviso da maggioranze altrettanto grandi in Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna. Un po’ dappertutto il popolo bue di Eurabia mostrava di non capire la bellezza del multiculturalismo, anzi l’inevitabile prevalenza dei civilissimi immigranti islamici. I giornali naturalmente condannarono, gli opinionisti si indignarono e fra essi naturalmente anche i preti e i rabbini più illuminati. E sembrò che tutto finisse qui.

Ma non era così. Eurabia, nelle sue istituzioni più rappresentative, aveva capito che era solo una questione di educazione. E, piano piano, ha iniziato a reagire, con la sottigliezza dei veri iniziati. Per esempio, zitto zitto, il Consiglio d’Europa, che diciamo è la parte più spirituale e sottile di Eurabia, ha lanciato un’iniziativa apparentemente secondaria, un concorso fotografico dedicato, badate bene, “all´estetica e l´arte musulmana europea nello spazio pubblico”, cioè in sostanza all’architettura delle moschee e dei minareti in Europa. Non è straordinario? Senza polemiche aperte, senza rifiutare i lauti stipendi con cui gli elettori europei li pagano, anzi usando i loro soldi, i consiglieri di Eurabia hanno deciso di educare il nostro gusto alla bellezza fallica, maschia ed ardita dei simboli del potere islamico. Come riporta il sito del “Giornale” (http://www.ilgiornale.it/interni/beffa_ue_premi_moschee_piu_belle/21-04-2010/articolo-id=439251-page=0-comments=1) “gli organizzatori sono orgogliosi di questa idea. Sostengono che la bellezza dell´architettura islamica «può essere un´occasione per ribadire il valore dei simboli sacri e promuovere l´educazione al rispetto interculturale».” Non siete commossi? Questa sì che è un’occasione. Quando nella vostra città ammirerete la mostra e sentirete la mancanza di un’autentica bellezza islamica vicino a voi, sarete magari indotti a informarvi, ad amare questa religione superiore, velerete vostra moglie e vi farete crescere un barbone talebano (o viceversa). E nel frattempo i grandi fotografi formati nelle madrasse avranno l’occasione di esibire il loro fervore, la loro arte e la loro fede. Grazie illuminatissima Eurabia, grazie Consiglio che consigli per il meglio usando mio malgrado le mie tasse per farmi crescere. Grazia Eurabia, sempre in movimento.
Ugo Volli
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… quando il cittadino accetta che chiunque gli capiti in casa, da qualunque parte venga, possa acquisirvi gli stessi diritti di chi l’ha costruita e c’è nato; quando i capi tollerano tutto questo per guadagnare voti e consensi in nome di una libertà che divora e corrompe ogni regola ed ordine. Così muore la democrazia: per abuso di se stessa e, prima che nel sangue, nel ridicolo
parafrasi da Platone
(Citato da Alberto su altro sito a proposito dell’articolo di cui sopra di Ugo Volli)

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