La Camera belga ha votato ieri, all’unanimità, un progetto di legge che vieta di indossare pubblicamente burqa o niqab. Il provvedimento non fa in realtà esplicita menzione dei veli integrali islamici, ma estende il divieto a tutti coloro che, in uno spazio pubblico, indossano copricapi che li rendono non identificabili: unica eccezione ammessa, l’uso di maschere durante il periodo di carnevale. Il testo passa ora all’esame del Senato.
Belgio, Camera dice ‘no’ a velo integrale
36 commenti
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«Il vostro si sia si, il vostro no sia no».
Qui se ne parla più diffusamente:
http://www.repubblica.it/esteri/2010/04/29/news/belgio_vieta_velo-3714034/
Ben venga questo provvedimento se si accompagna ad una seria politica di tutela delle donne che faccia si che questa legge non si traduca in un “divieto di fatto” di frequentare spazi pubblici per le donne purtroppo spose o figlie di integralisti. E soprattutto provvedimenti di questo tipo devono necessariamente essere accompagnati da una campagna educativa e culturale che impedisca in futuro di dover ricorrere a simili soluzioni dal mio punto di vista assurde ma purtroppo necessarie!!!
quoto!
faber, ciò è già previsto dalla legge belga, che prevede una multa di 150 euro per la donna che indossa il burqa in pubblico, mentre per l’uomo che la costringe prevede una multa fino a 45mila euro e carcere fino ad un massimo di 10 anni. Una severità giusta e legittima, direi…
Bene. Così ha molto più senso (confr. le ultimissime sul burka di qualche giorno fa…). Anche se toglierei a questo punto i 150 euro che mi sembrano irrisori.
A meno che il divieto di coprisi integralmente valga in generale, a presciendere dalla religione.
Bene! Ma in Francia la legge è poi passata?
Non ancora
E prevista per verso meta maggio se non mi sbaglio . Anche in Francia è previsto una multa altissima e un anno di prigione per chi costringe una donna ( marito, fratello etc ) ad indossare il velo integrale .
Comunque in Belgio non sono tanto duri : durante carnevale potranno esibirsi di nuovo con la burqa !
… l’uso di maschere durante il periodo di carnevale
qui in Italia praticamente tutti i giorni!
Dovrebbero votarla il mese prossimo, in Francia.
Notare
I paesi che dicono “no al velo integrale in pubblico”, sono gli stessi che dicono “no al crocifisso nei luoghi pubblici”.
Anche se sono due cose un po’ diverse…
A parte l’Arabia Saudita, il Sudan ed altri paesi arabi ed islamici o la Corea del Nord, nessun paese normale vieta i crocifissi NEI luoghi pubblici, e cioe’ si chiese e campanili o comunque su proprieta’ della Chiesa cattolica o di privati credenti.
Quando si parla di vietare i crocifissi ci si riferisce alla esposizione dei medesimi negli SPAZI STATALI al posto d’onore dove stanno i simboli dello stato e cioe’ bandiera, stemma foto del sovrano o del presidente.
Se lo stato e’ e deve essere di tutti il crocifisso che e’ simbolo del cattolicesimo non rappresenta tutti e dunque non sta bene nelle aule scolastiche o dei tribunali, o laddove si vota o nelle sale consiliari delle istituzioni municipali, provinciali, regionali, Camera Senato ed altre sale consiliari, ministeri eccetera.
http://www.guardian.co.uk/commentisfree/belief/2010/apr/24/belgium-niqab-islam-women
(Judith Sunderland è una Senior Researcher di Human Rights Watch)
Anche Marc Garlasco era un Senior Military Expert di Human Rights Watch ….
Solo perché collezionava qualche cimelio della Wehrmacht non significa che fosse un criptonazista, come è stato fatto – strumentalmente – intendere.
In ogni caso, “X sbaglia, Y era collega di X, dunque anche Y sbaglia” è un argomento fallace.
Mentre le argomentazioni di Judith Sunderland restano estremamente valide.
Le sue argomentazioni non sono condivisibili, ma l’appunto su Marc Garlasco non era riferito a questo. Bensì alla critica del “curriculum” presentato. Ossia: il fatto che sia una Senior Researcher di HRW non la rende “al di sopra di ogni sospetto” , come dimostra l’esempio di Marc Garlasco che era si, un criptonazista, e non se ne sono accorti per anni.
(Se poi ci aggiungiamo la ricerca di finanziamenti in Arabia Saudita, che di certo non segue in alcun modo i diritti umani e quindi non dà certi finanziamenti per “buon cuore e amore dell’umanità” il curriculum non solo rimane inutile, ma rischia di diventare sospetto)
Mi piace che la legge sia per tutti, senza sembrare una discriminazione religiosa. Comunque queste cose restano lettera morta se non si lavora sull’educazione dei figli degli immigrati.
Si la questa legge vieta a TUTTI di girare rendendosi irriconoscibile, quindi parlare di discriminazione religiosa sarebbe assurdo.
Il problema dell’educazione dei figli degli immigrati e che spesso il sistema educativo tende alla ghettizzazione, finendo per spingere questi giovani a cercar rifugio nel comunitarismo.
Pensa all’Italia dove ci sono asili comunali che accettano solo cattolici, crocifissi imposti nei luoghi pubblici, regalie e favoritismi a chi fà la comunione, chi non fà IRC trattato come un bestia ecc. Non è una buona base di partenza far sentire questi ragazzi come esclusi e trattati da inferiori.
Di sicuro le discriminazioni non fanno venire voglia di integrarsi.
La legge dovrebbe essere veramente uguale per tutti…. e per farlo deve essere laica.
Tutto vero. Concordo.
l’educazione dei figli degli immigrati??? orrore!! ma non siete voi quelli che vi scagliate contro l’educazione religiosa dei pargoli??? perchè non aspettate che i figli degli immigrati diventino maggiorenni per decidere liberamente se vivere secondo le leggi dello stato oppure no?
Perché le leggi dello stato sono laiche e non sono facoltative.
l’ articolo 8 della costituzione italiana dice: “tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano.”
il passaggio “… in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano…” è essenziale ma viene spesso dimenticato. Significa che la legge dello stato VIENE PRIMA della libertà di culto.
Quindi non angosciamoci se vengono varati provvedimenti ‘discriminatori’ verso l’ islam. è un dovere dello stato vararli quando l’ islam collide con le leggi dello stato.
Burka, veli integrali, infibulazioni, riduzione in schiavitù, matrimoni imposti, matrimoni poligami, omicidi per apostasia, sono tutti aspetti dell’ islam (anche quello cosiddetto ‘moderato’) incompatibili con la vita in Italia. L’ islamico residente in Italia che voglia vivere secondo quelle regole, deve andare a vivere in un paese islamico. Qui non può stare.
Adesso ,i hai messo la curiosità di leggere il testo integrale. Detta così sembra che la legge dello stato venga prima solo per le confessioni religiose diverse da quella cattolica, mentre non è detto niente di esplicito per quest’ultima.
Nella sentenza Fiordelli c’è un passaggio che dice proprio questo.
Mi sembra che questa nuova legge approvata in Belgio vada nella direzione giusta
Vanno tutelate solo le indicazioni religiose, le tradizioni, gli usi e i costumi che siano frutto di libera scelta individuale e non siano in contrasto con esigenze, regole e leggi che hanno un valore superiore, irrinunciabile per un Paese civile. Tra l’altro, non è scritto nel Corano, nè nella Bibbia, che le donne debbano uscire coperte da capo a piedi, compreso il volto. Ma anche se fosse scritto, sarebbe comunque un’imposizione arcaica, ingiusta e ingiustificata, che umilia e rende prigioniera la donna, ne favorisce l’isolamento, ne impedisce l’integrazione e la piena espressione e realizzazione di se stessa. Se purtroppo nessuno ha il coraggio e la forza di vietare questo abuso e questa mortificazione della donna nei paesi teocratici, bisogna pur che questa forza ce l’abbiano i paesi democratici e laici, che devono dare il buon esempio.
brava cassandra, concordo in pieno. Sono stata a dubai ed è stata un’esperienza forte: sei in un mega mall con negozi meravigliosi e vedi una folla di persone. potresti credere di essere a New York se non fosse per questi gruppi di fagotti neri che ti passano accanto come fantasmi ( premetto che in aereo ne ho viste alcune togliersi il burka e sotto erano vestite di tutto punto: ipocriti?). Il primo punto di vista con cui ho osservato la cosa è stato il mio ovviamente: da occidentale libera del xxi secolo: l’ho vissuto come un soppruso, come dici tu: un’imposizione maschilista e arcaica, perchè non c’è nessun libro sacro che dice di coprirsi tutti e sopratutto non c’è nessuna “necessità” nel xxi secolo ( perchè anche loro vivono nell’era moderna!) di perpetrare un’usanza del genere. Se anche in passato ci possono essere state delle giustificazioni, come x il matrimonio poligamo, hanno avuto tutto il tempo di “arricchire” non solo il loro portafoglio, ma anche la loro mente, x quanto riguarda i diritti umani.
Dal loro punto di vista mi si potrebbe dire che sono libere di scegliere, che accanto a loro ci sono le musulmane in minigonna, che si sentono al sicuro, protette(da cosa? x’ non si sentono sicure a mostrarsi in pubblico?)… e sto parlando di Dubai, un paese ultra moderato.
per quanto riguarda le leggi in Belgio e in Francia il problema si sposta su un altro fronte. come dici tu le leggi di uno stato laico e democratico devono garantire la sicurezza ai propri cittadini e l’ordine pubblico, se no vivremmo in un’anarchia dove ognuno fa come gli pare ( e questa non è libertà, è il caos):così come io non posso andare in giro col casco integrale o non posso andare in giro completamente nudo ( ci sono dei posti apposta x nudisti, no? ) o fare sesso in piazza di spagna, per una questione di ordine pubblico allo stesso modo non posso andare in giro in burka . se parlano di limitazione della libertà “religiosa”, allora un nudista può parlare di limitazione della libertà di espressione, e un innamorato di libertà di amare! o no?
è una buona notizia, spero sia confermata; quella che non capisco è la posizione di Amnesty international che l’ha bollata come “contro la libertà religiosa”, assurdo! quando sappiamo bene che chi rivendica il velo integrale è quel fondamentalismo religioso che niente ha a che fare con i diritti umani, che anzi li viola regolarmente 🙁
La posizione di Amnesty International pecca, secondo me, di eccessiva correttezza politica; in teoria può anche essere condivisibile ma bisogna tenere in considerazione l’attuale situazione sociale europea che vede i valori dello stato Laico sotto attacco da parte degli integralismi religiosi.
Chi condivide questi valori ed è favorevole all’emancipazione delle musulmane non può non salutare con favore questa notizia.
La questione è che bisognerebbe vietare la “costrizione” a portare il velo e non la “scelta” di portare il velo. La posizione di Amnesty è rigorosa e razionale, secondo quello che è scritto nella carta dei diritti dell’Uomo.
Se il velo, non ‘costretto’ ma ‘scelto’ impedisce l’ identificazione della persona, allora la donna che lo indossa, in Italia, non ha questa libertà. Non esiste in Italia il principio secondo il quale, in virtù di una libera scelta, un comportamento desiderato diventa un diritto. (posso andare in moto senza casco se lo desidero?).
Il punto è di una semplicità assoluta: il burka in Italia, imposto o scelto, non è permesso perchè esiste una legge che lo vieta e, come ho esposto in un precedente intervento, la legge è al di sopra della libertà religiosa.
“PASSATA ALL’UNANIMITA'”
…che belle parole. 😉
@Anacleto; in Italia non esiste nessuna legge che vieta il burqa, perché – contrariamente a quanto si crede – la legge che vieta di andare in giro a volto coperto riguarda solo le manifestazioni in luoghi pubblici od aperti al pubblico. Francamente la penso come Amnesty International; se dobbiamo liberare le donne dal pregiudizio religioso (iniziativa lodevole, peraltro) perché non iniziamo a liberare le suore, partendo da quelle in clausura ?
Ma le suore NON portano veli integrali che ne impediscono la identificazione.
I veli non integrali sono legali e continuano ad esserlo dappertutto, anche in Belgio.
Sono i veli integrali che sono da considerarsi sia un pericolo per l’anonimato completo che garantiscono, sia un mancato rispetto della dignita’ femminile in quanto prigioni ambulanti.
Mentre tutti accettano i veli normali non integrali di tutti (o tutte), sia mussulmane che suore solo gli islamisti ed i comunisti che leccano loro il culo (nonche’ qualche folle del politically correct piu’ estremistico) pretendono la stessa *liberta’* per le prigioni ambulanti (burqa). E’ come pretendere *liberta’* di schiavitu’, siamo seri.
Iniziativa lodevole, che dubito si possa portare avanti al 100%. Le suore hanno il volto scoperto e non il velo integrale, e nessuna legge vieta di vivere in aggregazioni sociali (che siano discutibili o no), fatta salva la possibilità di cambiare idea e di tornare a vivere “nel mondo”. Certo, per quanto mi riguarda, si può anche percorrere questa strada, l’urgenza nella questione del burqa sta solo in un’altra questione: la gente a volto coperto (mica detto ci sia una donna musulmana sotto il burqa, può esserci chiunque) lo è in luoghi pubblici o aperti al pubblico. E’ impossibile riconoscere me da te in qualunque situazione.. banalmente: due amiche si danno appuntamento per bere un caffè in corso Buenos Aires, se ci sono 100 persone in burqa, come si riconoscono, anche solo fra loro? Ops, mi vien fatto notare che le donne in burqa non possono andarsene a spasso “da sole” a prendersi un caffè in corso Buenos Aires.