Un nuovo sondaggio è stato proposto oggi sulla home page del sito UAAR. La domanda è la seguente: “Come pensi che la legislazione dovrebbe regolamentare l’uso del velo integrale (burqa, niqab)?”
Quattro le opzioni tra cui scegliere la propria risposta:
– Nessun divieto: deve essere possibile indossarlo in ogni circostanza
– Deve essere possibile indossarlo sempre, tranne quando, per motivi di sicurezza, è necessaria una identificazione
– Occorre vietare di indossarlo pubblicamente
– Non so / altro
Si è nel frattempo concluso il precedente sondaggio. Il quesito era il seguente: “Le ultime vicende produrranno un aumento o una diminuzione delle scelte per l’8 x 1000 a favore della Chiesa cattolica?”
Questi i risultati (1693 voti):
36,0% Non cambierà granché: la popolazione non conosce il meccanismo
23,5% Una diminuzione: la fiducia nella Chiesa sta calando rapidamente
21,5% Non cambierà granché: la maggioranza dei contribuenti non è interessata a tali vicende
13,0% Non cambierà granché: le alternative sono uno Stato clericale o altre Chiese
4% Un aumento: gli attacchi contro la Chiesa si riveleranno un boomerang
2% Non so / altro
Non si può declassare il velo integrale a semplice indumento…..
così come non si può ridurre il crocifisso a mero arredo di un muro pubblico…..
Se potessi cancellare d’un tratto il suo contenuto ideologico potrei anche trovare argomentazioni valide per girare ORA nudo per strada, per masturbarmi pubblicamente ed avere per strada rapporti con persone consenzienti…. cioè giustificare per me stesso spazi di libertà per adesso non consentiti.
Tutto è relativo Ma si vive in un contesto di relazioni con gli altri che pone necessariamente dei limiti alle azioni di ciascuno di noi. Si fissa allora INSIEME il paletto e si convive cerando di argomentare per diffondere altro ed ottenere consenso. TU prima lo ottieni (il consenso) e poi copri tua moglie con un burqa e/o velo integrale.
La nudità in pubblico è un atto contrario alla pubblica decenza. Quindi la libertà di indossare un indumento, anche con valore ideologico, non interferisce col divieto di coprire le parti intime del corpo in pubblico.
E cosa sarebbe la “pubblica decenza”? Fino a pochi anni fà la “pubblica decenza” italiana riteneva lecito pestare la moglie, stuprare una donna oppure ammazzare la moglie che non si voleva più (infatti la legge sul delitto d’onore è stata abolita nel 1981).
Una persona che gira nuda non mette a rischio nessuno, sotto un tabarro che impedisce l’identificazione può esserci tranquillamente un brigatista.
Esatto, si coprono le parti intime, in pubblico. Queste donne sono al 100% coperte. Ergo, sono al 100% una parte intima. E dovremmo accettarlo?!!!????
O.T.
dal sito dagospia
LA NOTIZIA DEL VERTICE DI BANCHIERI ED ECONOMISTI CHE SI È SVOLTO IN VATICANO A PORTE RIGOROSAMENTE CHIUSE NON SEMBRA AVER SUSCITATO PARTICOLARE ATTENZIONE SULLA STAMPA ITALIANA. EPPURE È STATA L’OCCASIONE DI INCONTRO ‘POLITICO’ TRA MONTEZEMOLO E DRAGHI. PRESENTE ANDREA RICCARDI, IL LEADER DELLA COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO CHE SPONSORIZZA LA DISCESA IN CAMPO DELLO SMONTEZEMOLATO
Ci voleva un flash dell’agenzia di informazione americana Bloomberg per svelare il summit di banchieri ed economisti che si è svolto nei giorni scorsi in Vaticano a porte rigorosamente chiuse.
La notizia è partita ieri pomeriggio da New York dove la giornalista Flavia Kraus-Jackson in poche righe ha raccontato che il grande tema della crisi nell’economia globale è stato affrontato nella sessione della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali.
La prestigiosa Accademia vaticana è stata istituita nel ’94 da Giovanni Paolo II e ne fanno parte personaggi come l’ex-presidente della Bundesbank, Hans Tietmeyer, i premi Nobel Stiglitz e Kenneth Arrow, e tre italiani, Rocco Buttiglione, Vittorio Possenti e Ombretta Fumagalli Carulli una vecchia protagonista della Dc lombarda.
La notizia del vertice non sembra aver suscitato particolare attenzione sulla stampa italiana. Eppure non è priva di significato perché è stata l’occasione di incontro tra Luchino di Montezemolo e Mario Draghi. Seduti fianco a fianco come ai tempi in cui frequentavano insieme il liceo Massimo di Roma, i due personaggi si sono ritrovati nella Casina di Pio IV, un edificio di gusto manierista che si trova all’interno della città del Vaticano ed è la sede dell’Accademia.
E qui, nell’unico edificio bucolico dentro le mura, c’era anche quel sito disgraziato di Dagospia che può ricostruire con più dettagli rispetto a quelli pubblicati oggi dal “Messaggero” l’andamento dei lavori. Dopo l’udienza papale e il saluto introduttivo del cardinal Bertone, si è tenuto un lunch dove Montezemolo e Draghi hanno salutato il ministro delle finanze cinese, il vicepresidente della BCE e gli economisti delle università di Harvard, Cambridge, Praga e Stanford.
L’organizzazione era perfetta e quando sono iniziati i lavori Luchino si è ritrovato sul tavolo la cartella del programma con la sua biografia in inglese estremamente precisa (“è stato vicepresidente del Bologna Football Club”) dove comparivano addirittura l’indirizzo e il numero di telefono dei suoi recapiti romani.
Lunedì alle 15 Mario Draghi ha fatto il suo intervento nella giornata aperta da Tietmeyer, e ha parlato insieme al presidente dello Ior Gotti Tedeschi e al ministro delle Finanze cinese. L’indomani alle ore 9 è stata la volta del “ragazzo dei Parioli” che ha espresso la sua opinione al fianco del sociologo argentino Mariano Grondona, di importanti manager tedeschi, e di Andrea Riccardi, il leader della Comunità di Sant’Egidio che sponsorizza la discesa in campo nella politica di Montezemolo.
Il presidente della Pontificia Accademia, Mary Ann Glendon, docente di Harvard, è rimasta colpita dalle parole del presidente della Ferrari che, secondo quanto riporta il “Messaggero” “ha illustrato lo spostamento da un’economia basata sulla produzione dei beni a un’economia dominata dalla speculazione e dall’avidità”. Come è noto l’avidità non è mai stata una tentazione di Luchino che verso i soldi e le poltrone prova un senso di disgusto infinito.
Quello che è avvenuto tra le mura d’Oltretevere non è soltanto un gesto di particolare riguardo e di attenzione del Vaticano verso Draghi e l’uomo della Ferrari. Oltre al bagno di cultura, le guardie svizzere sostengono che tra una pausa e l’altra dei lavori Luchino e Draghi abbiano parlato di politica all’ombra del Cupolone.
Qualcuno a Palazzo Chigi dovrebbe rizzare le orecchie.
per segnalare le notizie che si ritengono meritevoli di pubblicazione sul sito uaar
ultimissime@uaar.it
Il velo servirà a Berlusconi per non farsi riconoscere quando fuggirà ad Hammamet !!!!!!!
Stefano Grassino scrive:
6 maggio 2010 alle 13:10
Ecco perché, lega o non lega, il governo non lo proibirà!
Penso sia giusto vietare il velo integrale sia per i già citati motivi di sicurezza, sia per evitare che passi l’idea che in nome della religione si possa giustificare qualsiasi comportamento.
Per me il velo integrale è uno dei più evidenti simboli di sottomissione (che poi sia o meno una libera e volontaria scelta credo sia ben poco rilevante) e lo trovo in contrasto con i valori di libertà ugualianza centralità e rispetto dell’individuo che sono alla base della nostra società (almeno a parole… forse sarebbe più giusto parlare in una prospettiva piuttosto lunga, anche se a confronto con una crudele dittatura religiosa mi pare che qui ce la passiamo ancora benino).
Sono certo che vietarlo non serva a cambiare la testa a chi lo vorrebbe vedere indossato (bisogna fare un lungo percorso culturale), però probabilmente sarà un freno alla diffusione, costringendo certi comportamenti a rimanere delle semplici fantasie per fanatici… Anche perché quando una fantasia diventa realtà, poi viene naturale trovarne un’altra per sostituirla. :-/
Finché il velo integrale è limitato a pochi casi sparuti è relativamente facile porvi dei freni efficaci; se invece i casi dovessero aumentare, il rischio è che venga percepito come qualcosa “normale” e che altre persone siano portate ad indossarlo o a tollerarlo, il che vorrebbe dire aver spostato il paletto che limita certe pretese della religione, con un netto aumento della difficoltà di arginare il fenomeno.
Poi sicuramente ci sono i motivi di sicurezza pubblica, su cui sono pienamente d’accordo, però per me la motivazione principale per cui vietare il velo integrale è evitare che possa, magari nel lungo periodo, diventare un elemento che erode i diritti di cui attualmente godiamo nella nostra società; non mi pare saggio lasciare alle religioni la possibilità di lanciarsi alla deriva (e non parlo solo dell’islam)… Se poi dovesse passare una legge che lo vieta solo in base al “prestesto” (comunque valido) della sicurezza, non avrei neanche di che lamentarmi… mi basterebbe che non venisse motivato perché anticristiano…. 🙁
il velo integrale va vietato per motivi di sicurezza.
se entro in un ufficio postale con il casco mi fanno un sedere come una zampogna, non vedo perchè entrare a volto coperto debba essere permesso ad altre persone.
il velo integrale è un qualcosa non idoneo alla pubblica sicurezza.
se le donne che lo indossano, lo fanno volontariamente (ma chi ci crede alla storia del volontariamente?) perchè non vogliono essere viste, se ne stiano a casa loro, o in un ambiente che tollera questi abomini.
notizia di oggi, giusto per non andare lontano:
un simpatico magrebino immigrato in italia, stimato padre di famiglia picchiava figlia e figlio, poichè volevano vivere all’occidentale, mentre la madre era chiusa in una stanza per paura.
la polizia allertata ha trovato il papà che prendeva a calci la figlia mentre la teneva per i capelli, e il figlio fuggito di casa per evitare le botte.
è questo il clima in cui nasce l’idea del velo integrale.
non si può vietare l’ideologia malsana, ma si può intervenire sulla sicurezza.
e il velo integrale viola questa norma.
“se entro in un ufficio postale con il casco mi fanno un sedere come una zampogna, non vedo perchè entrare a volto coperto debba essere permesso ad altre persone.”
Sei proprio sicuro che sia vero?
http://www.unita.it/news/italia/98286/io_coperta_come_una_donna_col_burqa_e_sorpresa_nessuno_mi_multa
Senza offesa ma la ragazza con la sciarpa resta riconoscibile facilmente e NULLA a che vedete il…
BURQA http://media.nowpublic.net/images//b2/3/b2315328fa08a1a97661b282b448ea31.jpg
NIQAB http://sassywire.files.wordpress.com/2010/02/niqab-003.jpg
Se vogliamo fare i terzomondisti a tutti i costi accusando di razzismo gli altri almeno facciamo finta di usare qualcosa che sia anche solo vagamente simile all’oggetto del contendere.
La giornalista dice di aver stazionato 45 minuti DAVANTI l’ufficio postale. E poi la ragazza è riconoscibile, non si puo’ fare il paragone con un burqa!
Il burqa lo vorranno indossare i leghisti per non essere riconosciuti quando arriverà una nuova guerra civile.
La guerra civile non ci sarà, ma la tensione potrebbe salire se il Sud non amministra meglio, senza gli sprechi enormi che ci sono a danno del Nord e del Centro, che poi debbono ripianare la cattiva amministrazione del Meridione.
Si alla solidarietà, no alla mala-amministrazione, ovunque sia, purtroppo è in gran parte al Sud, in particolare nel Sud-Ovest.
E’ chi sarebbe questo “Sud”? La colpa è sempre delle persone e mai delle “categorie”.
Se ci sono amministratori messi solo per guadagnare poltrone e potere, cioè soldi, la colpa non è della zona geografica ma di quei farabutti.
Le persone oneste fanno il bene collettivo ovunque si trovino, e se l’amministrazione del Sud è “politicamente inavvicinabile” perché completamente in mano alla mala la colpa non è certo delle persone che ci vivono e che per prime ne subiscono la dannosa ingerenza.
Ti ricordo poi che la situazione economica e sociale del Mezzogiorno nasce dalle leggi protezioniste dell’era giolittiana (dove i latifondisti del Nord avevano controllo sui terreni del Sud che già pagavano lo scotto delle tasse sul grano e sul pane) che favorì la proliferazione delle associazioni che oggi definiamo giustamente mafiose.
Libertà nell’ambito delle leggi, quindi no a visi irriconoscibili, volendo si potrebbe portare sul viso un velo semitrasparente, in Italia si portavano fino agli anni 50.
la n° 3.
non si fanno sconti, a nessuno 😉
Riguardo il nuovo sondaggio sul burqa: – Occorre vietare di indossarlo pubblicamente
– Occorre vietare di indossarlo pubblicamente
Il punto è che quando si ragiona “per ideali” la mia libertà religiosa è pari alla tua ed il burqa è sdoganato quale che sia il suo significato.
Ma nel mondo reale la parola religione di per sé NON vuol dire nulla: non si ragione per categorie ma sono i contenuti della religione che si professa che rilevano per la pacifica convivenza sociale. Se si vuole convivere io esplicito i miei contenuti etici e tu i tuoi e si ragiona insieme se, quando, come, in quale misura si può formare una società.
E’ una conquista recente per l’occidente (si chiama democrazia): fino ad ieri, infatti, il cristiano ci ha legittimamente perseguitato perchè era la SUA società in cui noi “eretici” venivamo ghettizzati se non uccisi.
E’ solo nel 1948 che con la dichiarazione dei diritti e le costituzioni che a quella si richiamano le cose cambiano ufficialmente : NOI diventiamo una società democratica (sia chiaro non che oggi siano rose e fiori, ma c’è NERO SU BIANCO e possiamo appellarci alle corti europee per inadempienza della controparte cattolica)
Ora, questo dialogo sui contenuti l’islam lo rifiuta in toto e questo è inaccettabile e rende quella religione INDEGNA. Non lo si dice per convenienza,o anche per un senso di rispetto delle altrui culture ma la sostanza resta: se si vuole convivere qui ed ora, le regole del gioco sono diverse: sono quelle della democrazia e non del totalitarismo, del confronto sui contenuti etici e non dell’indisponibilità degli stessi perchè è DIO che lo vuole. Sotto questa luce il Dio nell’occidente NON E’ PARTE ed è una conquista della radice culturale dei NON CREDENTI
La maggior parte dei votanti vuole un divieto completo del burqa in pubblico. A queste persone vorrei chiedere come si può vietare il burqa senza vietare anche, per esempio, un cappuccio in testa ed una sciarpa davanti al volto (lasciando così esposti solo gli occhi, che magari a loro volta sono nascosti da occhiali scuri), oppure un casco integrale da motociclista?
Sono favorevole al divieto in vigore adesso di nascondere il volto durante manifestazioni e sono contrario all’uso del burqa, ma cosa deve esserci scritto *esattamente* in una legge che lo vieti? Sarei contrario ad inserirci qualunque riferimento implicito o esplicito ad una religione: una legge deve essere quanto più possibile generica.
Per questo ho votato la seconda scelta (divieto solo per motivi di sicurezza), il burqa a mio modesto parere va combattuto con l’educazione di bambini/e, emancipazione delle donne e, a breve termine, perseguendo i reati (violenza, ecc.) che sono spesso nascosti dietro di esso.
Temo che vietarlo tout-court possa semplicemente nascondere la polvere sotto il tappeto, perché le donne che lo portano finirebbero per essere tenute prigioniere in casa dai mariti.
P.S.: altri esempi di usi che io considero legittimi (e che potrebbero essere vittime collaterali di leggi contro il burqa) di abbigliamento che nasconde completamenti il volto: le maschere di carnevale, le maschere usate in alcune proteste di Anonymous contro Scientology.
Deve essere possibile indossarlo sempre, tranne quando, per motivi di sicurezza, è necessaria una identificazione.
Un individuo può andare in giro pubblicamente per le strade come vuole, anche con cappuccio, berretto, occhiali da sole e sciarpa sulla faccia.
Ovviamente, per ragioni di sicurezza pubblica, deve però poter essere riconoscibile e identificabile in situazioni particolari.
Deve essere vietato perchè simbolo di discriminazione della donna. Non vedo perchè il Re di Arabia Saudita debba combattere il burqa ed il velo integrale nel nome del vero islam per migliorare la condizione delle donne e noi, dopo aver condotto per anni come atei la stessa battaglia (ed averla vinta) dovremmo cedere per “rispetto” all’idiozia altrui.