Un nuovo sondaggio è stato pubblicato oggi sulla home page del sito UAAR. La domanda è la seguente: “Secondo te, il principale motivo del conflitto in Medio Oriente è di tipo religioso?”
Cinque le opzioni tra cui scegliere la risposta preferita:
– No
– Sì
– Sì, ma solo per quanto riguarda le motivazioni degli israeliani
– Sì, ma solo per quanto riguarda le motivazioni dei palestinesi
– Non so / altro
Si è nel frattempo concluso il precedente sondaggio. Il quesito era: “Perché, quando i media italiani danno spazio a critiche nei confronti della Chiesa, sono quasi sempre formulate da cattolici?”
Questi i risultati (1700 voti):
32% Perché vogliono far passare l’idea che c’è grande dibattito all’interno della Chiesa cattolica
26% Perché i mass media, in Italia, sono in mano a incompetenti
26% Perché vogliono far passare l’idea che c’è ben poco al di fuori della Chiesa cattolica
7% Perché c’è ben poco, in Italia, al di fuori della Chiesa cattolica
6% Perché sono convinti che in tal modo le critiche saranno recepite più facilmente
3% Non so / altro
Una personalissima opinione, ma penso che la religione sia solo uno strumento, e non il motivo di fondo, che è sempre il solito…
Il motivo del conflitto in medio oriente fu il Panarabismo (nazionalismo arabo), ma siccome l’islam è una regligione politica, il motivo religioso, potente mezzo del nazionalismo, lo ha soppiantato.
Io continuo a chiamarla non religione ma ideologia.
Mettere il link al sondaggio renderebbe tutto molto ma molto più semplice, invece così passa la voglia di votare perché bisogna andare a scartabellare nel sito per trovarlo.
Scartabellare?
Ma il sondaggio è in home page! Si trova in basso a destra della pagina http://www.uaar.it
Rispondo SI’, per questi motivi.
A mio parere tutti i conflitti armati, al di là di quelli che lo sono esplicitamente, sono ‘conflitti di religione’, nel senso che solo una forte carica fideistica – sia che si lotti per imporsi che per difendersi – mette nel conto la perdita della vita. quale che sia il fine cui si intende sacrificarla. Pertanto, il luogo comune secondo cui la religione funge solo da pretesto per ‘legittimare’ interessi materiali, è certamente vero, ma se non ci fosse questa CARICA RELIGIOSA, questa disponibiltà al sacrificio della vita – dovuta a vere e proprie convinzioni religiose, ma anche a ‘valori’ ritenuti irrinunciabili, a ideologie vissute religiosamente – i conflitti tra gli uomini sarebbero più facilmente componibili senza spargimento di sangue.
Per questo considero l’ateismo – vissuto non solo come negazione di qualsiasi forma di trascendenza esperibile, ma anche di qualsiasi ‘valore’ che comunque trascenda la vita (la vita individuale, l’unica di cui ognuno di noi dispone proprio in quanto individuo, non in quanto membro di una colletività, esigenza questa, per quanto ‘naturale’, della specie) – come forse la sola condizione per evitare l’autodistruzione dell’umanità.
PS1. Chiedo scusa agli amici del blog (almeno quelli di più lunga durata) per questo riproporre per l’ennesima volta una tesi che capisco come possa sollevare molte perplessità e obiezioni… chiedo solo lo sforzo, per chi volesse replicare, di lasciar perdere le accuse di pacifismo, buonismo, terzomondismo ecc… non perchè non apprrezzi il pacifismo e privilegi senz’altro il ‘buonismo’ rispetto al ‘cattivismo’, ma perchè è nelle mie intenzioni – che ci riesca o meno – fare solo un discorso che vuol essere prima di tutto razionale. E’ su questo piano – della razionalità o meno di questa posizione – che mi piacerebbe confrontarmi.
PS2 – Rispondo in anticipo all’altra obiezione quasi d’obbligo, cioè che si tratta di un’utopia. Può darsi, ma visto che la conflittualità tra i popoli – dopo secoli, millenni, di condanne sempre più argomantate della guerra – invece che diminuita è aumentata, con in più la prospettiva del ricorso ad armi ‘finali’ – quale può essere l’alternativa praticabile?
@Gualerzi
Io pensavo che la causa scatenante fosse soprattutto economica.
In che categoria rientrano i conflitti fra gli stati in cui si professa lo stesso credo?
@ enrico
Ottima domanda. Come ho cercato di spiegare, i conflitti possono essere di qualsiasi natura… e nel caso da te proposto evidentemente il motivo non è il credo religioso come tale, (il primo che mi viene in mente: IGM, Italia, cattolica vs. impero austro-ungarico, pure cattolico) ma qualche altra causa (per es. i ‘sacri confini della patria’, il nazionalismo) che comunque richiede che ‘si creda’ – magari perchè si impone di credere (sempre nel I conflitto mondiale, soldati mandati al macello senza che nemmeno sapessero dove si trovavano questi confini) – in qualcosa per la quale si mette in conto il sacrificio della vita. Cito sempre in proposito il film di Monicelli ‘La Grande Guerra’ dove i ‘cialtroni’ Sordi e Gassman alla fine muoiono pur sempre ‘da eroi’.
In sostanza la mia tesi si basa soprattutto su un concetto di religione (io parlo di ‘cultura magico-religiosa’, ovviamente da ateo) che include tanto altro rispetto alle religioni storiche vere e proprie.
caro bruno,
mi pare che confondi i motivi con i pretesti. Se posso essere d’accordo sulle idee (religiose o politiche) inculcate ai combattenti, la vera motivazione di chi dichiara e manovra le guerre è sempre e solo economica. A meno che tu non voglia identificare l’accumulo di denaro come un credo simil-religioso (cosa che in questo caso potrei anche condividere)
Come dice Sandra subito sotto, il motivo dei conflitti è il potere.
In alcuni casi espresso attraverso (prevalentemente) il potere religioso.
In altri prevalentemente economico o territoriale.
Poi ci sono i mix.
Ma tutto questo enrico lo sapeva molto bene.
E’ che deve fare il suo mestiere di troll…
caro max,
denaro è potere e potere è denaro.
@ puric
Non è che confonda i motivi con i pretesti, solo che, perchè il conflitto scoppi concretamente e considerando che così si mette nel conto il sacrificio della vita (il mio discorso si basa soprattutto su questo), molto dipende da quel tanto di mentalità religiosa su cui può contare chi persegue solo i propri interessi, quale ne sia la natura. Economica o di potere. Ecco allora che da questo punto di vista considero prioritaria, perche un conflitto armato abbia luogo, la carica religiosa, che da pretesto (o comunque lo si voglia chiamare) diventa così il vero substrato su cui ha poggiato e continua a poggiare ogni guerra.
Oppure, detto in altro modo, se proprio si vogliono mettere in primo piano gli interessi materiali quale interesse materiale può essere considerato il più ‘materiale’ di tutti se non la vita?
Che per un ateo è una sola.
@ maxalber
Credo di poter girare anche a te la mia replica a puric
@ Bruno:
secondo me usi impropriamente il termine “mentalità religiosa” o “carica religiosa” quando lo applichi a “martiri” che si fanno uccidere o uccidono per una causa nazionalistica, patriottica o ideologica considerata un credo superiore più importante della vita stessa. A mio avviso sarebbe più appropriato parlare di “mentalità fanatica”.
@ puric
Non vorrei monoplizzare il post che propone un sondaggo, ma si sarà capito che il tema della guerra mi appassiona. Comunque.
Tu distingui – per certi aspetti propriamente – tra cultura religiosa e fanatismo religioso, ma – ribadito ancora una volta che non solo alle religioni positive, storiche, faccio riferimento ma più estensivmente, appunto, alla mentalità, o cultura, religiosa – è nell’occasione decisiva del doversi confrontare con la morte, non più ‘teorica’ ma concreta, che quel tanto di ‘fanatico’ che ogni fideismo – di qualsiasi natura sia – reca con sè viene ripescato. E proprio, ecco il drammatico, sconcertante, circolo vizioso, per rendere più ‘accettabile’ la morte. Per rendere più ‘vivibile’ la guerra.
caro Bruno,
mi sembra che adesso tu abbia trovato il termine più calzante: parlerei di “mentalità fideistica”.
Dal mio punto di vista invece è proprio la mancata comprensione del messaggio religioso a creare divisioni guerre e quant’altro.
Faccio un esempio con una mia personale interpretazione.
In tutti i vangeli canonici viene riportato l’episodio del taglio dell’orecchio da parte di uno dei tre apostoli presenti nel Getseemani alla guardia del tempio di nome Marco.
Nel vangelo di Giovanni a tale apostolo viene data un’ identità ovvero Pietro e per un cattolico Pietro è precisamente l’apostolo su cui viene fondata la Chiesa ed è il primo Papa.
Gesù ammonisce Pietro e sana l’orecchio di Marco.
A mia personale interpretazione si tratta di un ammonimento a non difendere la fede con la violenza.
Invito purtroppo disatteso.
Non si tratta forse di una delle accuse che più frequentemente viene mossa alla Chiesa e alla religione in generale?
( perdonami l’esempio evangelico e spero che non ti infastidirà)
Posso aspettarmi l’obiezione che nell’antico testamento si leggano molti episodi di punizioni e uccisioni nel nome di Dio.
Qui il discorso è complesso e andrebbe svolto lungamente.
Come spunto storico questa discrepanza fra i messaggi venne attribuita da alcune correnti cristiane (gli gnostici) ad una diversa identità fra il Dio veterotestamentario, Demiurgo, e quello del neotestamento, l’Uno, l’Altissimo.
@ enrico
Mi fa piacere che tu per primo parli – riferendoti ad un episodio del vangelo – di un invito a non difendere la fede con la violenza… ‘purtroppo disatteso’. Da ateo e, ripeto, parlando di fideismo non solo con riferimento alle religioni storiche come il cristianesimo, l”invito’ NON POTEVA che essere ‘disatteso’. Come la storia di tutte le epoche e di tutte le latitudini e, diciamo pure, di tutte la cosiddette civiltà, testimonia.
Ma se la cosa è connaturata alla specie homo sapiens purtroppo non se ne esce.
Del resto Dawkins è colui che ha parlato di ” gene egoista”.
Non credo che sia solo un problema di religione.
questa ovviamente è la mia personale interpretazione.
la religione alimenta il conflitto come l’ossigeno fa con il fuoco.
ma il combustibile è l’economia (il potere, chiamatelo come volete).
@ enrico
Nella specie umana (che poi diventa la condizione umana) è implicita, se così si può dire, una contraddizione. Da un lato, per la sopravvivenza della specie, occorre che gli individui si riproducano e che ogni morte individuale venga rimpiazzata da un altro individuo, ma poi, io dico l’evoluzione, ha corredato l’uomo di questo ‘gene egoista’… che però può operare in due direzioni (e sempre – questo è l’apparente paradosso – per la sopravvivenza della specie): o si traduce nell’espediente che è prorio di ogni essere vivente (‘mors tua vita mea’), o si traduce in quella razionalità (istinto pur sempre della specie umana) che gli permette di ‘capire’ che il ‘mors tua vita mea’ in un certo senso ‘ è contro la funzione dell’egoismo stesso: che è quella di preservare l’individuo, elemento costitutivo di ogni specie.
Così, per dirla col filosofo: è vero che l’egoismo proprio dell’uomo prevede il ‘bellum omnium erga omnes, l”homo homini lupus’, ma gli consente anche di capire che si tratta… di un gran brutto vivere!
E di fronte a questo scenario va da sè che l’elemento dirimente non può che essere la ragione. E niente altro.
@ nullità
Giusto, ma vedi che tu stesso parli della religione ‘che alimenta il conflitto come l’ossigeno fa con il fuoco’? Togli l’ossigeno e il fuoco, quale che sia il combustibile che l’ha appiccato e alimentato, finisce per spegnersi.
@ bruno
non necessariamente. basterà trovare un sostituto del comburente.
tolta la religione, dovranno solo spendere un po’ di energie nel trovare un altro pretesto che animi le masse, ma solo con l’eliminazione della ragione del conflitto poni fine al processo.
” (…) basterà trovare un sostituto del comburente.”
Ma il ‘sostituto’, quale che sia (riconducibile comunque ad una stessa ‘causa prima’: l’imbonimento), dovrà svolgere lo stesso ruolo della carica religiosa.
In quanto alla ragione, ti rimando alla replica ad enrico delle 17.52
Vorrei concludere – almeno per quanto mi riguarda e per rispettare l’argomento del post – questo dibattito con una considerazione che ne ho ricavato.
Io intandevo mettermi soprattutto nei panni di chi ‘va in guerra’, che cosa lo spinge a partecipare attivamente ad una guerra… proponendo una mia tesi che poi non poteva che riflettersi su cosa si regge soprattutto ogni guerra, cosa la rende possibile, cioè – a mio parere – una carica religiosa dovuta ad un mentalità fideisitica (come, almeno per i termini usati, conviene anche puric) che si può manifestare in tanti modi.
La maggior parte dei commenti ha fatto invece riferimento alle cause oggettive – storihe, politiche, sociali, naturalmente economiche – delle guerre più che al come poi vengono combattute… ovviamente non dal punto di vista dell”arte militare’, delle strategie dei vari ‘condottieri’ (che per altro ha sempre affascinato, e continua ad affascinare, molti… causa non ultima, anche questa, del loro perdurare), ma con riferimento ai moventi che spingono ‘i combattenti a combattere’.
Non è detto che le due prospettive non si possano integrare. Per me lo possono.
@Gualerzi
“In sostanza la mia tesi si basa soprattutto su un concetto di religione (io parlo di ‘cultura magico-religiosa’, ovviamente da ateo) che include tanto altro rispetto alle religioni storiche vere e proprie.”
Questo concetto mi piacerebbe se me lo spiegassi meglio.
C’è da mettere in conto anche l’ideologia come possibile comburente, cosa differenzia l’ateismo da una ideologia?
Che cosa intendi con la ragione?
@ enrico
“C’è da mettere in conto anche l’ideologia come possibile comburente, cosa differenzia l’ateismo da una ideologia?
Che cosa intendi con la ragione?
Per il tuo primo quesito la mia risposta la puoi trovare praticamente in tutti i miei interventi. Certo che c’è da porre l’deologia ‘come possibile comburente’! E’ l’deologia quando è vissuta ‘religiosamente’, fideisticamente. E di ciò la storia, soprattutto recente, non è certo povera di esempi. Da ciò deriva anche la risposta alla domanda se l’ateismo è o non è a sua volta un’ideologia. Lo può essere, in questo senso negativo, sicuramente (personalmente – senza pretendere certo di esserne immune – quando ritengo di identificarla in certi interventi degli amici atei, lo segnalo)… ma basta considerare dio come simbolo-sintesi di tutto ciò che esige sudditanza psicologica e intellettuale e da ciò che ne deriva nei comportamenti per rendersi conto di come l’ateismo (a-teo) sia esattamente l’opposto di ogni ideologia ‘negativa’. Perchè l’ideologia, sia ben chiaro, fa sempre parte di un nostro vissuto, che ne è inscindibile… ma che si può rendere stimolo e proposta purchè non vissuta, come dicevo e nel senso che dicevo, religiosamente.
Naturalmente capisco come per un credente questo discorso non sia accettabile, considerando la propria fede certamente non come espressione di sudditanza psicologica a intellettuale… perchè altrimenti sarebbe ateo!
In quanto a cosa intendo per ragione non è che si possa ridurre la risposta a qualche battuta… Ti posso dire solo questo, come premessa ovviamente tutta da argomentare e sviluppare: ritengo la ragione l’istinto di sopravvivenza che l’evoluzione ha ‘riservato’, per così dire, all’uomo (tipico, per quanto se ne sa, della specie uomo) che lo mette in condizione di rendersi conto del proprio destino individuale (la morte) al quale si studia – come espressione dell’istinto di sopravvivenza – di far fronte con tutte le facoltà che la sua configurzione biologica gli mette a disposizione. Ciò non comporta alcuna superiorità della specie uomo rispetto alle altre specie animali… soltanto lo diversifica. In bene o in male? Dipende da come usa lo strumento che più lo caratterizza, la ragione appunto.
Ma di questo credo di avertene già accennato in un altro intervento.
sono completamente d’accordo con Bruno. I motivi veri e propri sono ormai economici e territoriali ma nessun singolo o gruppo, sia esso politico, religioso od economico, potrebbe mai muovere guerra senza la stupidità di chi lotta per il l’ideologia, la religione o per il nazionalismo. Da ateo sarei il primo a levare i tacchi dal suolo conteso; la vita è una sola e vale la pena proteggerla se pur girando le spalle ad un aggressore. Solo ed esclusivamente l’impossibilità a muovermi dal territorio mi vedrebbe costretto, sotto minaccia, a togliere la vita a qualcun’altro. Ma in guerra si sa, nulla è poi così chiaro, neanche per noi atei.
Il pretesto è religioso, il motivo è la gestione del potere.
la religione ha offuscato molto spesso la mente delle persone
Una componente religiosa c’e’ in tutte le guerre. Sia quelle piu’ famose, che quelle meno.
Si pensi all’Hulster, alla Bosnia, al Darfur, al Kashmir, e via discorrendo….
La mia risposta al sondaggio e’ indubiamente SI.
Se pure la guerra viene portata avanti per motivi economici, territoriali e quant’altro…La base per “Odiarsi” e’ sempre e solo quella.
La Terza Guerra Mondiale dovrà essere fomentata approfittando delle divergenze suscitate dagli agenti degli Illuminati fra sionismo politico e dirigenti del mondo islamico. La guerra dovrà essere orientata in modo che Islam (mondo arabo e quello musulmano) e sionismo politico (incluso lo Stato d’Israele) si distruggano a vicenda, mentre nello stesso tempo le nazioni rimanenti, una volta di più divise e contrapposte fra loro, saranno in tal frangente forzate a combattersi fra loro fino al completo esaurimento fisico, mentale, spirituale ed economico.
[…] Il 15 agosto 1871 Pike disse a Mazzini che alla fine della Terza Guerra Mondiale coloro che aspirano al Governo Mondiale provocheranno il più grande cataclisma sociale mai visto. Si citano qui le parole scritte dallo stesso Pike nella lettera che si dice catalogata presso la biblioteca del British Museum di Londra:
“Noi scateneremo i nichilisti e gli atei e provocheremo un cataclisma sociale formidabile che mostrerà chiaramente, in tutto il suo orrore, alle nazioni, l’effetto dell’ateismo assoluto, origine della barbarie e della sovversione sanguinaria. Allora ovunque i cittadini, obbligati a difendersi contro una minoranza mondiale di rivoluzionari, questi distruttori della civiltà, e la moltitudine disingannata dal cristianesimo, i cui adoratori saranno da quel momento privi di orientamento alla ricerca di un ideale, senza più sapere ove dirigere l’adorazione, riceveranno la vera luce attraverso la manifestazione universale della pura dottrina di Lucifero rivelata finalmente alla vista del pubblico, manifestazione alla quale seguirà la distruzione della Cristianità e dell’ateismo conquistati e schiacciati allo stesso tempo!”
che pippa!
la terza guerra mondiale sarà scatenata dal capitalismo (come la seconda, la prima, la guerra anglo-boera, la guerra francoprussiana, le guerre d’indipendenza italiane, la guerra austroprussiana, le guerre napoleoniche, ecc.)
E’ chiaro che la causa prima e’ quella, agisce sempre con lo stesso strumento (i soldi), ma e’ sempre attento a creare le giuste contingenze (Lusitania, Olocausto, Israele/Palestina). Non capire come si sviluppano queste, significa non aver capito niente della storia e della realta’ in cui si vive.
che differenza passa fra capitalismo e religioni in generale? quelle monoteiste sono l’altra faccia della stessa medaglia, da una parte il simbolo del dollaro (o dell’euro) dall’altra quello della religione dominante.
I motivi sono economici, non religiosi. La religione giustifica i motivi economici.
Come le crociate nel Medioevo: motivi economici.
esatto.
Il principale ostacolo per la pace è il destino di Gerusalemme. Entrambi i popoli la vogliono come loro esclusiva capitale, e questo per motivi religiosi.
Gli ebrei stessi scelsero la Palestina come sede del loro stato per motivi religiosi.
Quindi l’inizio e la mancata fine sono responsabilità delle religioni.
no, macché religioso.
PE-TRO-LIO.
TUTTO Lì.
petrolio in palestina?
Se fosse per colpa del petrolio, il conflitto israelo-palestinese, avrebbe durato a malapena una decina di anni…E invece! 🙁
Refuso…
Errata corrige “SAREBBE durato” 😉
Sorry
Purtroppo le religioni, fanno sempre parte dei conflitti.
@Bruno Gualerzi, che sostiene una tesi apparentemente logicissima: tutti i conflitti armati, sono ‘conflitti di religione’, perche’ solo una forte carica fideistica puo’ indurre un uomo a mettere nel conto la perdita della vita. Tuttavia cio’ contrasta con l’esperienza storica. E’ difficile attribuire “cariche fideistiche” di qualsiasi genere a tribu’ primitive, orde barbariche, eserciti mercenari, bande brigantesche, equipaggi di pirateria. E’ probabile che tutti costoro siano spinti dalla speranza di conseguire vantaggi dall’ attivita’ armata, senza rimetterci la pelle: esiste anche questo tipo di gente.
Saluti.
“E’ probabile che tutti costoro siano spinti dalla speranza di conseguire vantaggi dall’ attivita’ armata, senza rimetterci la pelle: esiste anche questo tipo di gente.”
Nessuno va in guerra col desiderio di rimetterci la pelle (a parte alcuni casi limite, tipo kamikaze, dove ovviamente la carica religiosa, e religiosa in senso proprio, è fuori discussione). In ogni caso tutti, sperando ovviamente di salvare la pelle, contano su qualche vantaggio; perfino chi è costretto con la forza a partecipare ad un conflitto armato, pena una morte, per così dire, anticipata e sicura (se ricordo bene, alcuni eserciti persiani erano formati da soldati costretti a combattere addirittura in catene)…
Ecco, ma non è questo il punto (il mio ovviamente). Anche in questi casi limite che sembrano i più lontani da qualsiasi riferimento alla carica fideistica, la forza per affrontare il nemico da cui si sa che può derivare la propria morte, proprio per evitarla non avendola certo desiderata, la si ricerca in qualcosa che comunque deve sorreggere e sospingere nel momento cruciale del faccia a faccia col nemico, cioè con la morte… fosse pure la necessità. La necessità, intanto di salvare la pelle, poi di conquistare un bottino, (pirati, bande brigantesche), in ogni caso di ricavarne un compenso (eserciti mercenari, del passato e del presente). Mancando questa forza in qualsiasi modo evocata il destino di questi combattenti sarebbe segnato prima ancora di essersi messi alla prova. Cioè nessun esercito o banda armata, quali che ne siano gli obiettivi, potrebbero essere costituiti.
In quanto poi ad altri casi da te citati – tribù primitive, orde barbariche – direi che qui la carica religiosa, e anche in senso proprio, è ben rintracciabile: per quanto se ne sa, lo spirito guerriero era tanto più forte quanto più lo si ‘chiedeva’ a qualche divinità… che doveva certo proteggere dalla morte, ma che comunque la rendeva accettabile. A rendere poi più efficenti certi eserciti, soprattuto del passato, un altro elemento che aiutava ad affrontare la morte era che in ogni caso questa morte avrebbe procurato gloria: gloria, in caso di morte, ovviamente postuma ma nella quale si crede. Nella quale SI HA FEDE.
E perchè metto l’accento su tutto ciò? Perchè, togliendo di mezzo questo ricorso ad una carica fideistica comunque evocata (e per questo l’ateismo può svolgere un ruolo decisivo), l’energia che si spende-spreca nelle guerre, cioè nella situazione dove la morte è una possibilità più che concreta che richiede comunque una ‘fede’, può essere indirizzata verso ben altri obiettivi.
In ogni caso per sapere DA QUALE PUNTO DI VISTA considero la possibilità o meno di un conflitto armato, ti rimando a ciò che scrivevo alle 21.41 di ieri.
Questo commento è ovviamente una risposta a Cesare b.
Concludo davvero… almeno per ora (^_^).
Questa che ho definito carica religiosa, fideistica, che in qualche modo deve sorreggere quanti, accingendosi a partecipare ad un conflitto armato, si trovano a dover mettere in discussione la propria vita, può essere vista anche da un’altra angolazione, apparentemente antitetica. Come rilevava Freud esiste nell’uomo, come altra faccia dell”eros’ (istinto di vita), ‘thanathos’ (istinto di morte), provocato quest’ultmo – sempre sulla base della consapevolezza della morte – da una sorta di sfida alla morte stessa per dimostrare a se stessi di non temerla. L’istinto vitale si trasforma così in vitalismo, quel vitalismo che è componente essenziale dell’eroismo; il ‘gesto eroico’, sinonimo di coraggio estremo, in un certo senso è anche disprezzo della vita che non si teme di sacrificare per uno scopo…
Ovviamento considerato nobile, altamente morale, per il quale, appunto, la vita merita di essere sacrificata, vissuta in questo modo nel senso più pieno, cioè ‘usata’ in tutta la sua consistenza come vita, al di là della quale c’è soltanto la morte… una morte però che, conseguita in questo modo, rende possibile una nuova vita: l’obiettivo di tutte le religioni, trascendentaliste o immanentiste che siano.
E qui il cerchio (il cerchio del mio discorso) si chiude: carica religiosa, istinto di morte, gesto eroico, sono sinonimi e diventano il propellente indispensabile perchè un conflitto armato con l’inevitabile prospettiva della morte abbia luogo. Da questo punto di vista le guerre, tutte le guerre – quale che ne sia il motivo scatenante – sono (sia pure detto impropriamente, da cui i possibili equivoci) ‘guerre di religione’.
L’alternativa? Usare la carica vitale, diciamo pure il coraggio… e mettiamo pure nel conto anche il coraggio di sacrificare la propria vita… non al servizio di un obiettivo che ha come condizione necessaria – prioritaria, non rimandabile o delegabile – per essere conseguito, il ‘mors tua vita mea’, ma per rendere più vivibile la vita propria e dei propri simili.
Come? Non vedo altro modo: usando la ragione!
Ho risposto “Sì, ma solo per quanto riguarda le motivazioni degli israeliani”; in realtà non riguarda solo gli Israeliani, ma soprattutto loro.
La storia del popolo eletto e della terra promessa va avanti da millenni; a questa poi si sono aggiunte motivazioni economiche e razziste, queste ultime derivate sia dalla stessa religione, sia dalla trasformazione da vittime a carnefici (cosa non rara nella Storia, ha riguardao molte minoranze perseguitate).
I Palestinesi (e parlo solo di loro, non di altri popoli arabi o musulmani) invocano la giustizia di Allah e giustificano la guerra santa, ma è più una conseguenza data da motivazioni molto più logiche: vedersi espropriati i propri territori e ammazzati i propri familiari da un Governo razzista e terrorista come quello di Israele, che si dice vittima pur avendo l’appoggio di pressoché tutto il mondo.
– Sì, ma solo per quanto riguarda le motivazioni dei palestinesi.
Islam, e ho detto tutto.