Franco Buffoni*
Preferisco laico, in una accezione sempre più ampia, con la sua intrinseca connotazione etimologica “popolare”. Ateo contiene in sé la negazione di una caratteristica. La credenza viene a presupporsi come generale e “naturale” e io dovrei sentirmi definito dalla sua mancanza, menomato nella credenza. Io non sono senza qualcosa: non sono nemmeno “non credente”, come per fortuna non sono “non vedente”.
Ateo e non credente presuppongono etimologicamente che nella norma siano i credenti. E quindi che sia io, magari, a dover dare delle spiegazioni. Laddove – dall’Umanesimo in poi – a dare delle spiegazioni dovrebbero essere i “credenti”. Almeno per quanto attiene la deformazione dei processi di conoscenza che la credenza produce.
Perché è vero che se mi dicono che nel parco dietro casa c’è Nembo Kid che svolazza, io non sono tenuto a dimostrare il contrario. Ma se tutti i miei vicini sostengono che c’è Nembo Kid che svolazza, io comincio a sentirmi a disagio. Se poi le tv generaliste ne parlano in ogni telegiornale, se si forma una casta sacerdotale che proclama in divisa NK c’è, se vengono edificati luoghi di culto in onore di NK, io come posso sentirmi? Vero è che – per buttarla in filosofia – le condizioni ontologiche non sono cambiate, ma a me non rimane che il silenzio, e forse nemmeno quello basta. Per vivere tranquillo dovrei gridare anch’io che NK c’è. Perché, se invece ho il coraggio di continuare ad affermare che nel parco Nembo Kid non svolazza e non ha mai svolazzato, sacerdoti e accoliti cominceranno a pretendere che io ne dia dimostrazione e – se debitamente accalorati – potrebbero anche aggredirmi pur di farmi ammettere che NK c’è.
In altri termini: gli abramitici dovrebbero imparare dai loro laici, dai loro atei, ad affrontare la questione della finitudine senza ricorrere a metafisiche illusorie di sopravvivenza post mortem, con il loro portato storico di fanatismo, intolleranza, coazione a credere, persecuzioni ai non credenti. E spirito di crociata, di herem, di jihad.
In un incontro pubblico con Adonis – il maggior poeta vivente di lingua araba – avvenuto a Roma nella primavera del 2008, convenimmo che l’ostacolo maggiore allo scatto antropologico di cui necessita la Sapiens-sapiens di cultura abramitica è costituito dal monoteismo. Il monoteismo con la sua costrizione a scegliere tra vero o falso. “Non avrai altro Dio all’infuori di me” – l’espressione fondante del monoteismo – infatti, non esclude l’esistenza di altri dèi: esclude semplicemente gli “altri”. Una esclusione posta in essere da Israele nei confronti delle “nazioni”, e in seguito fatta propria anche da cristiani e musulmani: gli altri abramitici. Pronti a scannarsi – in primis – tra loro.
Legenda
E ebrei
C cristiani
M musulmani
Che si tratti di E vs M, o come spesso accade di M vs C o di C vs M o di M vs E (ma l’attacco più ferino venne scatenato 70 anni fa da C o ex C o vs E)**, ciascun “gruppo” – prima di attaccare – fa sempre riferimento al proprio dio unico e indivisibile. E’ il monoteismo in sé che – secondo Adonis e secondo me – dovremmo imparare a leggere come un retaggio mitico, con la sua coda di credenze babbonatalistiche: ordine del creato, diritto naturale, disegno intelligente…
Ebrei, Cristiani e Musulmani condividono lo stesso aeroporto, da dove nell’ordine per E decollò Elia sul carro di fuoco, per C Cristo con propellente autonomo, per M Maometto sul bianco cavallo alato. Potrebbero i loro saggi, grazie alla filologia, cominciare a pensare di avere a che fare con testi epici e non con testi sacri?
Potrebbero essi cominciare a insegnare agli innocenti che poi si massacreranno che non esistono popoli eletti, né vergini che partoriscono né profeti che decollano?
Pensate che meraviglia il cosiddetto dialogo interreligioso quando gli ebrei rinunceranno a proclamarsi il popolo eletto e i cristiani vedranno in Cristo ciò che egli fu, un saggio maestro di vita, non un dio incarnato, né un uomo che nasce da una vergine e risorge dopo la morte. I musulmani, in questa ottica, saranno lieti: non sono il popolo eletto e per loro il dio biblico non si è mai incarnato.
Come scrisse Borges: “Due greci stanno conversando; forse Socrate e Parmenide. Conviene che non si sappiano mai i loro nomi; la storia sarà così più misteriosa e più tranquilla. Il tema del dialogo è astratto. Talvolta alludono a miti nei quali entrambi non credono. Non polemizzano. E non vogliono né persuadere né essere persuasi, non pensano né a vincere né a perdere. Liberi dal mito e dalla metafora, pensano o cercano di pensare. Non sapremo mai i loro nomi. Questa conversazione tra due sconosciuti in un luogo della Grecia è il fatto capitale della Storia. Essi hanno dimenticato la preghiera e la magia”.
** Personalmente propendo per C tout court scatenati contro il popolo deicida. Ancor più motivati dalla nuova divisa.
* Poeta e scrittore. Ultimi suoi libri pubblicati: Zamel, Marcos y Marcos 2009 (narrativa), e Roma, Guanda 2009 (poesia). In ottobre uscirà per Transeuropa il suo nuovo libro: Laico alfabeto in salsa gay piccante, di cui si anticipa qui un passaggio.
“Io sono io e voi non siete un cazzo”: questo è fondamentalmente il pensiero dei monoteismi verso le altre religioni. Non proprio qualcosa che unisce.
Borges e gli stessi pensatori Greci non ci danno regole o dogmi, ma qualcosa di molto più utile e importante: gli strumenti per pensare.
Secondo me bella la prima parte sul concetto di laico.
Quando passa a nembo kid però già vedo il credente scandalizzato, quindi fatica sprecata… se si pensa che i pensieri di uomini come questo possano cambiare le cose dall’oggi al domani. Ma “credo” che invece siano piccoli mattoncini che costruiranno qualcosa di concreto in un futuro prossimo. Questa è la mia fiducia.
Anche se comunque, diciamolo, non ha detto nulla di nuovo: è sotto gli occhi di tutti che le religioni non fanno altro che allontanare i popoli e generare odii e incomprensioni. Basta aprire un qualsiasi libro di storia, anche il più scalcinato e di parte, per rendersene conto.
se dio esiste allora tutto è permesso… l’importante è sostenere che lo si fa in suo nome… comodo, no?
Trovo giusto. Certamente però, le religioni sono state propagandate perchè (purtroppo) fanno soldi, potere e terrore. E molti ci cascano, altri sono obbligati a seguire.
Assolutamente d’accordo con l’articolo. Vorrei spendere due parole in più, visto il continuo manifestarsi di incomprensioni in merito alle religioni non monoteiste, come se potessero essere sullo stesso piano di quelle monoteiste.
Zeus, Shiva e Amaterasu-ōmikami non sono equivalenti esotici al dio abramitico (di E, C e M) perché non condividono quelli che sono i suoi tratti caratteristici: indipendenza, immutabilità e infinità: gli dei nel politeismo al contrario nascono, si modificano e muoiono; non sono causa di sé stessi. Non sono onniscienti. Non sono il sommo bene. Non detengono la massima giustizia. Non sono onnipotenti.
Ovvero non hanno quelle peculiarità che fanno di “dio” un “dio” agli occhi dei monoteisti abramitici. Quindi che rimane?
Rimane il loro essere rappresentativi di altro, o di concetti, o di forze, o di pulsioni.
E al dio abramitico che rimane? Rimane la sua totale irrazionalità logica (un dio onnipotente e sommo bene che crea e impone il dolore e il male) e la sua pericolosità sociale. Rimane una costruzione teorica assolutista (non a caso nata nell’Egitto faraonico) che può esistere solo in forma totalizzante che nega l’altro da sé (e quindi la realtà sensibile).
Quando ci diciamo atei ci diciamo atei di questo dio fuori dal logos e dalla ragione, atei del dio monoteista. Implicitamente, volenti o nolenti, ci concentriamo nel negare solo l’aspetto che il termine “dio” ha assunto nel monoteismo.
Ma davvero ciò significa non credere nel principio della compassione, o della natura selvaggia, o nello spirito della sfrenatezza del vino?
Questa mia provocazione vuole solo stimolarvi a vedere le religioni non abramitiche senza i paraocchi imposti dalla propaganda monoteista, come curiose perversioni di “popoli infantili”, ma come sistemi di pensiero degni di nota.
Personalmente sono ateo – assolutamente – in rapporto al dio abramitico, mentre mi ritengo agnostico in merito agli dei politiesiti (in ragione del non-salto ontologico degli stessi e della regola del cigno nero)
Spero di non avervi tediato, ma queste considerazioni mi sono state stimolate dal bell’articolo qui sopra 🙂
quanto dici è diretta conseguenza del “copyright” sulle idee che le religioni monoteistiche cercano di rivendicare come appartenente alla propria divinità e quindi riscuoterne i “diritti di successione” (che tra l’altro commercialmente decadono dopo tot anni dalla morte dell’inventore… ma tanto le divinità sono eterne 😀 ).
Se Dio=amore allora non puoi parlare di amore senza prima comprare un crocifisso…
e non azzardatevi a dire di aver mai baciato qualcuno se non siete sostenitori della Perugina…
Bell’articolo, sostanzialente condivisibile.
@Tonii Non vorrei però che passasse il concetto che le religioni politeiste rappresentino il meno peggio o che i professanti questi credi siano persone migliori di E,C,M. Sappiamo infatti che, ad esempio, vi sono gruppi di fondamentalisti indù che in quanto a violenza e proclami vaneggianti non hanno nulla da invidiare a certi E,C,M.
Anche le loro tradizioni religiose sono folli. Un solo esempio: la mattanza di bufali a Bayapur in Nepal. Un sacrificio rituale per “ingraziarsi” la sanguinaria Gadhimai, dea della potenza. E’ una manifestazione che dura un paio di giorni, le vittime animali sono migliaia…..Migliori degli abramitici?
Piccola osservazione: il dio abramitico non è sempre stato uno, se si dovesse tradurre letteralmente il primo passo della prima creazione (Gen. 1, 1) spunterebbe fuori “Gli Eloha (déi/creatori/essenti) crearono il cielo e la terra”, cosa poi confermata dal fatto che spesso nelle sue belle storielle – copiate quasi pari pari da quelle sumere e babilonesi – parla a plurale.
L’idea del dio unico è nata sotto gli YHWisti che dicevno che tal El era maggiore/migliore di tutti gli altri (ma guarda un po’, come Zeus o più verosimilmente come Enki), successivamente “vinse” questa fazione, anche se rimasero tracce di paganesimo, difatti nella bibbia Dio riconosce gli altri déi (Deuteronomio 10,17; Salmo 82,1; Salmo 95,3 ecc. ecc.).
Poi non ne parliamo della trinità, modo per conciliare le parole di Gesù “Io e il Padre siamo una cosa sola”, il “Santo Spirito” (benedizione divina?) e il Dio uno che poi non è sempre stato uno.
@Gigetto:
ho fatto un discorso sui termini, non sui fedeli o sulle pratiche. Da un punto di vista ontologico “gli dei” non sono il “dio”. E negare che vi sia un ente supremo, infinito, onniscente e onnipotente, sommo bene e di infinita giustizia accomuna tanto gli atei (nelle società monoteiste) che i politeisti. Tutto qui. Volevo solo condividere questa idea che spesso viene poco sottolineata.
Se invece vuoi una mia considerazione nello specifico nepalese: quello che avviene per quella festa è ovviamente nemmeno rapportabile a quello che accade in ogni mezza giornata in un qualisiasi macello occidentale. Con la differenza che da loro, come in tutto il subcontinente, è impensabile uccidere un bovino per cibarsene – se non, appunto, in un solo luogo e una sola volta l’anno. Capisco che, se sei vegetariano come immagino, la cosa ti dia ugualmente raccapriccio. Però facciamo le debite proporzioni. (ammetto che sono di parte: ho difficoltà a immaginare di far parte di una qualsiasi “civiltà superiore”)
@tonii :
OK, ricevuto e d’accordo. Ciao!
Fin da ragazzo (i miei erano appassionati enigmisti) mi ha colpito una definizione usuale nelle parole crociate della Settimana Enigmistica:
Miscredente = ATEO
Ritenevo – e lo ritengo tuttora adesso – che più dettagli contiene una definizione, tanto maggiore è la probabilità che questa sia non corretta.
Pertanto l’ateo NON crede (o non nutre alcun interesse) nell’esistenza di un dio qualsivoglia.
Quando un dio e tutto il suo contorno sono definiti in tutti i dettagli la probabilità di MIScredere è alta; quando poi le definizioni da persone o gruppi di persone diverse sono differenti e contrastanti, si possono dare due ipotesi:
Una categoria è credente, tutti gli altri sono MIScredenti
Tutti i credenti sono MIScredenti.
Comunque è un problema loro, non nostro.
mario
Pensa che da bambino pensavo che i MIScredenti fossero i fedelissimi di Almirante… 😉
Acc…..allora devo rivedere il mio nickname……. 0_0
L’importante è che non facciano un concorso Miss Credente 😛
Miss Cre (dal greco kree=bisogna) Dente… 😀
NB: le opinioni espresse in questa sezione non riflettono necessariamente le posizioni dell’associazione.
D’accordo, ogni opinione è il prodotto della mente che lo elabora, ma il presente caso vuole essere la presentazione del libro il cui autore propende per “Cristiani scatenati conto il popolo deicida”?
Deicidi (ebrei) di cosa? Di un Figlio di Dio, figura creata dalla mente umana.
Giuro che non capisco, spiegatemelo.
forse è da intendere nel senso di: “Cristiani scatenati conto il popolo che i cristiani definivano deicida (del proprio dio)”?
Si riferisce al doppio asterisco nel testo, più sopra. Sostiene che l’Olocausto, a livello popolare, è ancora leggibile come cristiani contro ebrei (percepiti dai primi come deicidi) nonostante le loro croci si fossero recentemente ornate di uncini.
La questione ateo/non credente/laico e’ piuttosto trita e le motivazione pro e contro sono secondo me circa equivalenti. Similmente a me piace definirmi ateo proprio per ribadire che nego le divinita’ che purtroppo permeano ogni aspetto della cultura.
Tanto piu’ “laico” non dice nulla della tua concezione del mondo, se non che rispetti la separazione tra cosa pubblica e convinzioni personali, no?
concordo: trovo la questione piuttosto trita. Mi piace definirmi ateo perche’ trovo che la parola sia immediatamente comprensibile e non abbia bisogno di ulteriori chiarimenti.
Ovvio che da un punto di vista filosofico/formale si possano fare dei distinguo, ed in ambito scientifico e’ formalmente corretto definirsi agnostici rispetto a questioni metafisiche per il semplice fatto che tali questioni sono malposte (il giorno che il teista di turno definira’ propriamente il suo dio si potra’ discutere seriamente). Tuttavia nella vita di tutti i giorni definirsi ateo rispetto a storie evidentemente ridicole e’ del tutto legittimo ed autoesplicatorio.
La religione viene inculcata per un unico e solo motivo:
creare dei sudditi che portino potere e denaro al Vaticano. Più credenti ci sono e meglio è.
Ma oggi la situazione di quello che è il mondo clericale è lampante. Pedofilia, corruzione e chi più ne ha più ne metta.
Se poi uno continua ad ossequiare il clero è solo perchè il suo cervello va automaticamente in autocensura quando si parla di certe cose che mettono in dubbio la sua fede.
Questo è certamente un problema molto serio; non è questione di credere o non credere. Il credere o non credere sono processi dell’ignoranza, mentre la comprensione della qualità vincolante del tempo nel pensiero porta a quella libertà soltanto nella quale la scoperta è possibile. Ma la maggior parte di noi vuole credere solo perché è più comodo; ci dà un senso di sicurezza, un senso di appartenenza a un gruppo. Indubbiamente questa convinzione ci separa; voi credete in una cosa e io in un’altra. Così le credenze agiscono da barriera; è un processo di disintegrazione.
Quello che è quindi importante non è credere o non credere, ma comprendere il processo della mente. E la mente, è il pensiero che crea il tempo. Il pensiero è tempo, e qualsiasi cosa progettata dal pensiero deve appartenere al tempo; per tale ragione il pensiero non ha alcuna possibilità di andare oltre se stesso. Per scoprire quello che è al di là del tempo il pensiero deve giungere alla fine, e questa è una cosa estremamente difficile perché la fine del pensiero non giunge attraverso una disciplina, né attraverso il controllo, o il diniego, o la repressione. Il pensiero finisce solo quando comprendiamo l’intero processo del pensare, e per comprenderlo è necessaria la conoscenza di sé. Il pensiero è il sé, è la parola che identifica se stesso come il ‘me`, e qualunque sia il livello, basso o alto, in cui è posto il sé, si troverà sempre nell’ambito del pensiero.
Per trovare Dio, ciò che è oltre il tempo, dobbiamo comprendere il meccanismo del pensiero – vale a dire, il processo di se stessi. Il sé e molto complesso; non si trova a un livello qualunque, ma è costituito da molti pensieri, molte entità, ognuna in contraddizione con le altre. E necessaria una costante consapevolezza di tutto, una consapevolezza senza scelta, né condanna o paragoni; ciò significa che vi deve essere la capacità di vedere le cose così come sono, senza distorcerle o interpretarle. Nel momento in cui giudichiamo o traduciamo ciò che abbiamo visto, lo distorciamo in base alla nostre esperienze precedenti. Per scoprire la realtà o Dio non dobbiamo avere credenze, perché l’accettazione o il diniego sono barriere che poniamo alla scoperta. Noi tutti vogliamo essere sicuri sia esteriormente sia interiormente, ma la mente deve capire che la ricerca della sicurezza è un’illusione. E soltanto la mente insicura, la mente completamente libera da ogni forma di possesso, quella che può scoprire – e questo è un arduo compito. Non significa che bisogna ritirarsi nei boschi o in un monastero, o isolarsi in qualche credo particolare; al contrario, nell’isolamento non può esistere nulla. Esistere è porsi in relazione; è soltanto nelle relazioni che possiamo spontaneamente scoprire noi stessi così come siamo. È proprio questa scoperta di noi stessi come veramente siamo, senza alcun senso di condanna o giustificazione, che porta a una fondamentale trasformazione in ciò che siamo. Questo è l’inizio della saggezza.
Niente di nuovo. Niente! Quando si blatera di dio si equivoca sulla immagine e somiglianza dell’uomo. Sull’attribuzione di intenzionalità. Sul simbolo. Su una produzione del cervello: il pensiero. Insomma si equivoca e si tautologizza su sè stessi. Forse un solo uomo ha mirato giusto: NATURA SIVE DEUS. Non siamo nè atei, nè “tei”. Siamo uomini, polvere di stelle. Siamo e non possiamo non essere stati. Hoc est quod unum est pro laboribus tantis!
Io credo che Dio è stato creato dagli uomini e penso che questa frase dica tutto. Ma ciò che viene detto in questo articolo è importante,importantissimo ed è una cosa per cui lotto tantissimo:il fatto è che noi atei veniamo visti come privi di una qualcosa, come se vivessimo di questa mancanza. A mio parere non mi manca nulla anzi piuttost dovremo lottare per dimostrare che abbiamo qualcosa in più:la ragione,che chi crede cecamente in dio non ha. La ragione è il fondamento del nostro vivere perchè noi ricerchiamo la verità e quando questa verità non ha radici, non prove. non ha testimonianze la scartiamo perchè non veritiera. Noi vogliamo la verità,ci serve ciò che è riconosciuto universalmente per poterci credere, che ha prove.
Perchè dobbiamo credere in un qualcosa che è stato creato dalgi uomini per prendere potere su altri uomini?Ed è evidente tutto ciò.
Per quanto riguarda l’elempio che riporta di Nembo Kid per me è un esempio straordinario. Perchè chi ha affermato tale esistenza vuole sicuramente delle sicurezza che non ha, ha paura di certe ‘cose’ inspiegabil e affema che ci sia questo essere per dare questa “spiegazioni inspiegabili”.Dopodichè qualcuno su queste paure creerà un impero per tenere a bada certe menti e per avere soldi,fama e potere sulla gente.
Non concordo, nella maniera più assoluta, con le prime due righe di quanto scrive Buffoni.
Laico ha un significato totalmente diverso da ateo e anche da agnostico; qualunque vocabolario della lingua italiana spiega il significato e la concordanza è notevole.
Io in genere faccio riferimento al vocabolario della lingua italiana per antonomasia, quello della Treccani (mi sembra volume secondo pag 1041).
Buffoni, cert, può dare ad una parola il significato che vuole, ma allora diventa un discorso fra sordi.
Mi sembra la stessa cosa che fa la chiesa quando parla di laicità positiva diversa dal laicismo (quando ad una parola viene aggiunto un aggettivo per modificarne il significato diffidate sempre, ricordate che le case si misurano in metri quadri ma si vendono a metri quadri commerciali).
Se a qualcuno non piace la parola ateo per la sua connotazione negativa della a privativa, trovi un’altra parola che non sia però una modifica del significato normale.
Secondo il dizionario dei sinonimi e contrari della Zanichelli i sinonimi di ateo sono: miscredente, scettico, incredulo, irreligioso; quindi solo scettico non ha la parte privativa.
Se non piace ateo scelga fra queste; laico ha un significato diverso, ad esempio i valdesi sono credenti e laici e laicisti.
Per me problema dell’appellativo “ateo” è una polemica un poco sterile, che assomiglia tanto alle battaglie delle femministe in merito al linguaggio (sia chiaro, solo in merito al linguaggio). E’ inutile cercare di imporre un cambiamento di linguaggio dall’alto, ciò che conta è il senso che si dà alle proprie parole. Se un cambiamento avverrà, sarà solo per l’affermarsi di parole sostitutive che nascono dal sentito di chi le usa. E’ in pratica una pura questione di forma, che muterà tanto più facilmente quanto muterà la sostanza che ne è alla base.
Ateo e non credente presuppongono etimologicamente che nella norma siano i credenti.
Non è così….
Esiste una situazione che può dirsi normale? Essere o meno credenti è la risposta che noi diamo alle domande dell’adolescenza. Se c’è una situazione che può dirsi normale è proprio quell’interrogarsi dell’uomo sulla sua condizione ed è in funzione di quella che ci si schiera dall’una o dall’altra parte.
Quell’ A privativo (di Ateo) è in fin dei conti giusta. Ciò che non va è che i credenti non riescano a concepire l’altro e collaborare con lui ossia a darsi quei riferimenti culturali necessari per gestire la complessità di una necessaria convivenza. Si preferisce annullare gli spazi dell’altro ed arrivare fin anche alla sua soppressione fisica pur di semplificare l’insieme delle variabili e renderlo gestibile da quell’unico neurone che alberga nelle loro teste di credenti.
Ritengo siano soltanto argomentazioni, quelle dello scrittore, de lana caprina. Ancora una volta a disquisire sulla semantica del lemma “ateo”. Giorni or sono abbiamo discusso di un giornalista che si definiva “quasi ateo” e credente non praticante. Oggi il sig. Buffoni, a cui non e’ gradito il termine ateo perche’ sottintende una negazione, intende ampliare l’accezione di laico nella quale poter far confluire una moltitudine di posizioni.
A mio avviso una gran confusione!…
Voglio ringraziare con tutto il cuore Buffoni per aver scritto questo articolo, giacché esprime esattamente ed esaurientemente le opinioni che da anni ormai frullano nella mia testa, ma che mai avevo visto espresse da altri con una tale precisione e completezza.
In effetti frequentando spesso il sito dell’UAAR più volte è sorto in me il timore che atei ed agnostici se la prendessero con la Religione o con la Spiritualità in sé stesse, laddove io son ben consapevole di come il problema stia quasi esclusivamente nelle tre sorelle monoteiste, le quali purtroppo essendo divenute nel corso dei secoli maggioritarie hanno contribuito alla diffusione generalizzata dell’irritante equivoco per cui Religione o Spiritualità vengono identificate tout court col cristianesimo o con l’islam o con l’ebraismo. NON E’ COSI’! E chi conosca il Paganesimo antico lo sa. Per questa ragione io mi sento Neo-Pagano e credo che il Mondo necessiti per la propria salute di una rinascita del Paganesimo (ovviamente non così com’era, ma filtrato attraverso la sensibilità moderna).
Date un’occhiata al portale “Neopaganesimo” su Wikipedia…potrebbe interessarvi…
sabre03
“Esiste una situazione che può dirsi normale?”
Per me è un concetto statistico, norma o moda è l’entità che in un campione si manifesta con la frequenza massima. Per cui se in una situazione la maggior parte delle persona pensa in un certo modo, questo è normale, ma non è detto che sia vero (o giusto).
infatti come è vero che tutti (!?) si interrogano prima o poi sul senso della vita e scelgono di essere atei o meno non è giusto che un potere politico e religioso insieme, condizionino la maggioranza delle persone al punto tale da non ritenere opportuna l’esistenza addirittura fisica di altri per la causa della loro Verità
Concordo in pieno e aggiungo: preferisco umanista, preferisco razionalista.
Ateo pensante ma non sempre e disattento quando propone qualche link.
@Simone,Firestarter,FS Mosconi etc etc
“”Ahahah ancora con sto benedetto straccio, sei una cosa allucinante enrico!
Ogni tanto enrico salta fuori con una nuova trovata sulla sindone in topic in cui non c’entra niente, Stefano la smonta pezzo a pezzo e gli rifila quattro BATOSTE, enrico allora devia il discorso sulla teologia ed il catechismo della CCAR e poi PUFF scompare. Per poi ripresentarsi, dopo qualche tempo, puntale con una nuova trovata, ed il ciclo si ripete.”
No semplicemente o molte cose più stimolanti o importanti da fare che commentare i vostri interventi specie quando è evidente la mancanza di logica negli stessi.
The Shroud of Turin: The Great Gothic Art Fraud — Because If It’s Real the Brain of Jesus Was the Size of a Protohuman’s! –(Gregory S. Paul)
Io ritengo anzi spero che voi non abbiate letto l’articolo indicato dal buon Stefano.
Buona lettura…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….
Sempre disponibile,tempo permettendo, per delucidazioni.
te lo dico sinceramente: non ho nessun rispetto per te dal momento che hai definito FATTO la storia di un cadavere che cammina. Non ritengo che tu possa sostenere una qualunque conversazione con la necessaria onesta’ intellettuale, per cui l’unica interazione possibile consiste in una saltuaria derisione per mettere in evidenza la cialtroneria di chi non si degna di applicare alle fiabe in cui crede il “sano scettiscismo” di cui si riempie inutilmente la bocca.
Ma se hai molte cose più stimolanti o importanti da fare, perchè perdi tempo qui a sparare sciocchezze????
Con riferimento alla prima parte dell’articolo..
Personalmente preferisco il termine ‘ateo’, sopratutto per UAAR. Per due motivi.
1 -‘Ateo’ è inseparabile dalla sua storia. Umanista, laico, anche agnostico, naturalmente sono termini con un loro significato preciso… ma non rimandano a ciò che, per la sua storia di persecuzioni, di condanna senza appello, di disprezzo, è entrato a far parte del senso comune. Per un’associazione come UAAR, per i suoi obiettivi – mi si perdoni la retorica – ‘ateo’ costituisce una bandiera. O comunque una orgogliosa rivendicazione.
2 – Il termine ‘ateo’… ma qui riconosco che si tratta di una mia interpretazione, che però mi piacerebbe che UAAR facesse propria… può essere esteso, pur restando tale, a tutto quanto ‘teo’ può significare: cioè ad ogni situazione che comporta una forma di alienazione, di proiezione di sè in una dimensione altra che impedisce l’esercizio del libero pensiero, che comporta una sudditanza psicologica e intellettuale. ‘Teo’, dio, in questo senso rappresenterebbe la sintesi più significativa di queste situazioni.
As well as researching issues including the evolution of brain size, I am an artist who produces 2-D representational works (as opposed to 3-D or abstract pieces), and as such I understand that aspiringly realistic flat art is always a visual illusion based on a set of visual tricks. For example, some artists sculpt the animals they wish to portray in 3-D, and then light them in a manner intended to accurately determine the pattern of shadows in the hope of making the final color image yet more realistic. I never follow this process because, aside from not wishing to expend the extra time and effort, in the end it does not matter that much inasmuch as the human visual system is very sloppy and happily accommodates visual errors in artwork. So I guesstimate the shadow patterns, and no one has complained. The human visual complex is just not set up to carefully assess these matters because they are not important in the struggle to survive.
In fact, the visual system is so accommodating that the viewer will recognize even a badly executed still life as a representation of some fruit and flowers in a vase. The same is true of a human figure even if the artist makes no attempt to be realistic. For example, no human actually looks like Charlie Brown, but because the mind is so flexible viewers of art are remarkably accepting of even deliberate artistic distortions of the human figure to the degree that the some alterations become common conventions that no one thinks about. Some of these distortions are subtle. Illustrations of attractive women in fashion ads regularly hyper-elongate the neck well beyond the degree present in any actual female, and I will guess that you have viewed countless such fashion ad figures without giving it a thought. Likewise, thoroughbred horses are sometimes given longer than actual necks in painted portraits.
Si definisce esperto nella rappresentazione bidimensionale ma non nella tridimensionale in quanto la giudica inutile visto la facilità con cui l’occhio viene ingannato..esilarante l’esempio di Charlie Brown……..
There is no explicit description of the appearance of Jesus in the Bible, but if the references that exist (Hebrews 2:17, Isaiah 53:2-3)
Isaia………………………………………………………………………………………………………..
The shroud is 4.4 m (14 ft) long (at least before the 2002 restoration). The total height of the shroud figure cannot be directly measured from the front view because the feet are indistinct and their posture uncertain, but it is not possible for the figure to be significantly under 1830 mm (6 ft) because the lower legs would then be overly short relative to the upper legs and to the body as a whole. The rear view shows both the top of the head and the heels, and provides a height a little over 1860 mm (6 ft 1 in)
Ha già spiegato che non si serve di rappresentazioni tridimensionali sorge dunque il sospetto che si serva di una comune asta metrica, sospetto che si rafforza per l’assoluta mancanza di incertezze di misura ( che comunque sarebbero dovute comparire).
Ad cogni buon conto nell’ articolo non sono verificabili tali misure rimandando lo stesso ad una procedura descrittiva.
A meno che non si debba tener conto delle tre figure riportate con la dicitura FIGURE……
“Deleting some hair atop the head and trimming off the end of the short beard, the height of the head is about 225 mm (8.85 in). The width is only some 130 mm (5.1 in)”
Anche qui dobbiamo assolutamente fidarci delle sue rilevazioni………………..
In the shroud figure the top of the cranium is about one forth overall head height, around 60 mm (2.5 in). Having done some work in the evolution of brain size, some calculations were warranted. In modern adult male humans the volume of the brain averages 1250 cc with a minimum of 1050 cc (Allen J et al., 2002 Amer. J. Phys. Anthropol 118:341-358). This is why adult male heads are genetically forced to be so large, especially above the face; they have to be in order to accommodate such big brains. Ergo, the volume of the shroud head is too small to contain a large brain, which would have been only 900 cc or so even if the low forehead were not taken into account, and in the area of 800 cc if it were. In either case the volume is below that of male H. sapiens.
Matters are actually worse than this, however. In general, the bigger a person is (excluding excess body fat) the bigger their brain following scaling rules measured and compared by the Encephalization Quotient (EQ). In nonpathological H. sapiens the EQ is in the area of 4.5 to 5.0, thus the shroud figure’s brain should have been 1350 to 1500 cc (towards the high end of the human range). Using the method for calculating EQ in Ruff, E. et al. (Nature 387: 173-176) the EQ for the shroud figure is 2.6; assuming the brain were 800 cc, it is still a pathetic 3; at 900 cc, it rises to only 3.3 even if we optimistically boost brain volume to 1000 cc; and it is still just 3.5 if body weight is also dropped to 70 kg. Achieving a value anywhere close to that of modern man is not possible given the dimensions of the figure on the cloth.
Anche qui dobbiamo fidarci del suo lavoro, avrebbe potuto perlomeno indicare i termini di tali misurazioni…………..
Va inoltre ricordato che il prof Judica-Cordiglia aveva indicato un indice cefalico di 79.9 ovvero un cranio mesocefalo…….
condivido quanto scritto da crebs, se non si vuole fare un discorso tra sordi l’italiano deve avere la precedenza.
Quando discuto con dei cattolici faccio sempre presente che gli atei in generale non accettano la distinzione laico-laicista.
Ateo ha dei sinonimi tra cui scegliere, laicista nel senso che gli diamo noi cattolici è forse un po’ più difficile da sostituire.
Se uno è a-teo non significa che sia peggiore di uno che crede, il fatto è che quando è nata la lingua italiana i credenti erano la stragrande maggioranza (ora non è più stragrande ma è ancora maggioranza) e quindi era chi non credeva a differenziarsi dagli altri.
Siccome la maggioranza delle persone va al mare in costume, sono le spiagge per nudisti ad avere quella specifica indicazione e non il contrario. Idem per i ristoranti per chi non mangia carne o per celiaci: sono loro a specificare la loro particolarità.
“The indications of wounds in the wrist are not necessarily compatible with a crucified body because nailing the wrist risked killing the victim quickly by cutting a major artery—wrist cutting being a common means of suicide. Instead the palms were probably nailed to the T cross, with the wrists bound to the bar by rope in order to prevent the hands from pulling out of the nails.”
Qui ogni commento è superfluo
[PDF] Computerized anthropometric analysis of the Man of the Turin Shroud – [ Traduci questa pagina ]
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di G Fanti – 1999 – Articoli correlati
For the development of the anthropometric analysis of the Man of the Shroud through vision systems an anthropometric research integrated with experimental …
http://www.shroud.com/pdfs/marineli.pdf – Simili
Emh, emh….
“Adesso valuteremo “un particolare” della Sacra Sindone che la Chiesa ha sempre considerato coerente con l’atto della Risurrezione, prescindendo dall’autenticità della stessa.
[Vedi anche l’aspetto del viso]
Nel lenzuolo sindonico sono presenti «rivoli di sangue vivo dai travasi
post-mortali; emorragie di sangue arterioso, venoso, misto e
di sangue ipostatico».
Se le spoglie del Messia sono risorte, allora, tutto il sangue – sia quello rimasto nella salma che quello fuoriuscito – doveva svanire.
Le molecole di sangue erano anch’esse parte integrante del corpo di Cristo, alla pari di tutte le altre molecole che formano il corpo umano.
Ma il sangue e il siero di Cristo, imbrigliatosi nel filamento del lino, lì erano
e lì sono rimasti, mentre in un’autentica risurrezione tutto doveva svanire. La prova del miracolo doveva essere nel lenzuolo che ritornava immacolato
com’era prima. Ecco, allora, il domandarci.
Qual è la differenza tra una Risurrezione divina e una risurrezione simulata?
In una Risurrezione soprannaturale “tutto svanisce”, mentre in una risurrezione simulata le molecole condensate nella stoffa restano imbrigliate nel tessuto.
Questa particolarità che “tutto svanisce” doveva costituire l’atto più prodigioso da realizzarsi, il segno vero e ineluttabile del soprannaturale.
E invece, anche su questo punto riscontriamo un’altra circostanza incongruente.”
C’è anche, se vogliamo la questione del viso:
“I capelli di Cristo
Da un passo di san Paolo, Prima lettera ai Corinzi 11, 14
“Non è forse la natura stessa a insegnarci che è indecoroso per l’uomo lasciarsi crescere i capelli, mentre è una gloria per la donna lasciarseli crescere?”
Secondo Ezechiele 44, 20
“Non si raderanno il capo, né si lasceranno crescere la chioma, ma avranno i capelli normalmente tagliati.”
Se Cristo avesse avuto realmente una lunga chioma
san Paolo non avrebbe potuto fare quella affermazione.
Il termine “indecoroso” – ossia «indegno» – è un’accusa morale che non ammette deroghe. Né per gli uomini né per il figlio di Dio.
L’iconografia di Cristo è stata costruita sull’effetto ascetico
e non sulla figura reale
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Come Adamo ed Eva
Se Cristo avesse avuto realmente una lunga chioma
san Paolo non avrebbe potuto fare quella affermazione.
Il termine “indecoroso” – ossia «indegno» – è un’accusa morale che non ammette deroghe. Né per gli uomini né per il figlio di Dio.
Nella Biblioteca Apostolica Vaticana “GLI INIZI” del volto di Cristo: l’immagine da cui si evincono i corti capelli di Cristo.
Perché, nei secoli successivi, i lunghi capelli sono divenuti meritevoli?
L’arte della pittura ha dimostrato che una “lunga chioma” rende la figura più raffinata del “corto capello”. La chioma fluente emana singolarità e fascino. E così, per ottenere questo effetto-immagine, Cristo è stato trasformato in “capellone”.
L’immagine del VI secolo è in contrasto anche con l’immagine della Sindone.
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Il volto e la barba di Cristo
Le prime rappresentazioni del Salvatore le troviamo sotto forma di un giovane imberbe, di un soave adolescente.
Così nella scena del battesimo in Lucina, nella cripta della passione in Pretestato e nella cappella dei sacramenti in Callisto.
Dal III secolo in poi sorge la variante della barba* così che il giovane 33enne apparirà più adulto. Da quel momento, tranne qualche eccezione nel VI secolo nei mosaici di Apollinare in Ravenna, si crea il tipo classico di Gesù che rimarrà, nei secoli a venire, immutato nelle sue linee fondamentali.
Da notare, comunque, l’evoluzione dalla barbetta alla barba.
Gli occhi di Gesù
dovevano essere briosi e quasi magnetici. Solo così si spiega la frequenza con cui gli evangelisti mettono in rilievo il suo sguardo.
Questo particolare non sempre è stato evidenziato nei dipinti e nelle sculture d’ogni tempo.
Forse si è trattato di una “carenza voluta” per privilegiare il senso del dolore legato al simbolismo della croce [manipolazione capovolta]”
Fonti:
http://www.utopia.it/
Sezione “Risurrezione incompiuta”
Le molecole di sangue erano anch’esse parte integrante del corpo di Cristo, alla pari di tutte le altre molecole che formano il corpo umano.
Ma il sangue e il siero di Cristo, imbrigliatosi nel filamento del lino, lì erano
e lì sono rimasti, mentre in un’autentica risurrezione tutto doveva svanire. La prova del miracolo doveva essere nel lenzuolo che ritornava immacolato
com’era prima. Ecco, allora, il domandarci.
Qual è la differenza tra una Risurrezione divina e una risurrezione simulata?
In una Risurrezione soprannaturale “tutto svanisce”, mentre in una risurrezione simulata le molecole condensate nella stoffa restano imbrigliate nel tessuto.
Questa particolarità che “tutto svanisce” doveva costituire l’atto più prodigioso da realizzarsi, il segno vero e ineluttabile del soprannaturale.
E invece, anche su questo punto riscontriamo un’altra circostanza incongruente.”
FS Mosconi….trattato scientifico su cosa sia la resurrezione…certo dopo il fallimento scientifico di Garlaschelli si passa alla filosofia.
Immagino dunque che per Lei anche il sangue versato da ferite nel corso della vita di un uomo\donna debba essere reitegrato nel corpo risorto ( sto seguendo il suo ragionamento ben inteso).
Inoltre è la stessa Bibbia ad indicarci la possibile realtà dei capelli lunghi di Gesù.
Il nazireato era un voto speciale di consacrazione al Signore i cui membri portavano obbligatoriamente i capelli lunghi ( Sansone e secondo alcuni lo stesso S. Paolo Atti 18,18). La loro regola imponeva il divieto di tagliarli in quanto erano simbolo di regalità sacra e voto divino.
Già in “Numeri 6.1” il Signore si rivolge a Mosé affermando “Quando un uomo o una donna farà un voto ‘speciale’, il voto di Nazireato per consacrarsi al Signore (…)” In Giudici 13.3” la nascita di Sansone è annunciata ad una donna “sterile” della tribù di Dan, proprio come avvenne tempo dopo per Gesù. Poco dopo si legge “Mai il rasosio toccherà la sua testa perché il bambino sarà un Nazireo consacrato a Dio.
L’obbiezione che Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi al passo 11.14 affermi: “Non è forse la natura stessa a insegnarci che è indecoroso per l’uomo lasciarsi crescere i capelli, mentre è una gloria per la donna lasciarseli crescere?”.
Qui S. Paolo chiaramente parla al popolo, e offre una serie di regole di buona condotta che servono al popolo.
Infatti il voto di Nazireato era riservato agli “uomini consacrati” e di conseguenza non poteva essere allargato .
Dunque il passo citato non smentisce la possibilità che Gesù portasse i capelli lunghi.
Al di là dell’importanza relativa dell’argomento (ovvero autenticità o meno e riproducibilità o meno del telo) i dati sono.
1 l’articolo postato è vistosamente mal ideato e manca totalmente di riferimenti che permettano di ripetere i calcoli
2 il tentativo eseguito da Garlaschelli non ha riprodotto nè le caratteristiche macro nè le caratteristiche micro sindoniche dunque non prova un beato nulla.
E negare tali dati dimostra l’assoluta impossibilà di un confronto perfino su dati oggettivi ( ad esempio io non contesto il dato del C14, caso mai la sua attendibilità, o in caso contrario, tenendolo per valido, lo stesso lascia aperto il problema della realizzazione che è tuttora irrisolto)
Figuriamoci dunque se sia possibile argomentare qui su convinzioni personali più profonde.
P.S…..non sono io che ho sovvenzionato la realizzazione del telo prodotto dal cicap…………………………………dunque pare che a “qualcuno” l’argomento interessi……………………………….
@enrico
“FS Mosconi….trattato scientifico su cosa sia la resurrezione…certo dopo il fallimento scientifico di Garlaschelli si passa alla filosofia.
Immagino dunque che per Lei anche il sangue versato da ferite nel corso della vita di un uomo\donna debba essere reitegrato nel corpo risorto ( sto seguendo il suo ragionamento ben inteso).”
Ti consiglio di leggerti tutto l’articolo, grazie.
“Inoltre è la stessa Bibbia ad indicarci la possibile realtà dei capelli lunghi di Gesù.
Il nazireato era un voto speciale di consacrazione al Signore i cui membri portavano obbligatoriamente i capelli lunghi ( Sansone e secondo alcuni lo stesso S. Paolo Atti 18,18). La loro regola imponeva il divieto di tagliarli in quanto erano simbolo di regalità sacra e voto divino.
Già in “Numeri 6.1” il Signore si rivolge a Mosé affermando “Quando un uomo o una donna farà un voto ‘speciale’, il voto di Nazireato per consacrarsi al Signore (…)” In Giudici 13.3” la nascita di Sansone è annunciata ad una donna “sterile” della tribù di Dan, proprio come avvenne tempo dopo per Gesù. Poco dopo si legge “Mai il rasosio toccherà la sua testa perché il bambino sarà un Nazireo consacrato a Dio. ”
Piccolo errore: la storia di Sansone era un eroe (leggasi: guerriero) e come tale DOVEVA avere i capelli lunghi, come prescrive la stessa Bibbia…. guarda caso è il passo che hai citato! 😀
“L’obbiezione che Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi al passo 11.14 affermi: “Non è forse la natura stessa a insegnarci che è indecoroso per l’uomo lasciarsi crescere i capelli, mentre è una gloria per la donna lasciarseli crescere?”.
Qui S. Paolo chiaramente parla al popolo, e offre una serie di regole di buona condotta che servono al popolo.
Infatti il voto di Nazireato era riservato agli “uomini consacrati” e di conseguenza non poteva essere allargato .
Dunque il passo citato non smentisce la possibilità che Gesù portasse i capelli lunghi.”
Ti stai dando la zappa sui piedi: Gesù faceva parte del popolo, ergo….
“Al di là dell’importanza relativa dell’argomento (ovvero autenticità o meno e riproducibilità o meno del telo) i dati sono.
1 l’articolo postato è vistosamente mal ideato e manca totalmente di riferimenti che permettano di ripetere i calcoli
2 il tentativo eseguito da Garlaschelli non ha riprodotto nè le caratteristiche macro nè le caratteristiche micro sindoniche dunque non prova un beato nulla.
E negare tali dati dimostra l’assoluta impossibilà di un confronto perfino su dati oggettivi ( ad esempio io non contesto il dato del C14, caso mai la sua attendibilità, o in caso contrario, tenendolo per valido, lo stesso lascia aperto il problema della realizzazione che è tuttora irrisolto)”
Riguardo all’articolo: è un’epistola, e se vedi bene DA dei collegamenti al sito del Vaticano (ironia della sorte), occhio, eh!
Per la questione del C14: tradotto: “I dati non mi danno ragione, non è possibile! Sono falsi, devono esserlo gnè gnè”
Se non ne sei sicuro chiedi di rifar fare gli stessi controlli in più sedi, poi magari vediamo se tutti i misuratori sono rotti… 😀
“Figuriamoci dunque se sia possibile argomentare qui su convinzioni personali più profonde.”
Quali: l’esistenza o meno di uno zombye?
“P.S…..non sono io che ho sovvenzionato la realizzazione del telo prodotto dal cicap…………………………………dunque pare che a “qualcuno” l’argomento interessi……………………………….”
Dimmi perchè non dovrebbe interessarci…
Pardòn: mi sono mangiato una parola: “NELLA storia Sansone era un eroe”
@enrico
Ultima cosa: Gesù era nazareno, cioè abitante diNazareth, non nazireno, colui che ha fatto voto di nazireato…
@FS Mosconi
Sei più divertente di Stefano…..il nazireato è una consacrazione a Dio…”eroe (leggasi: guerriero)”..e certo…… come S Paolo secondo alcuni riferendosi (At 18,18) o Giovanni Battista Lc (1,15).
Per la questione del C14: tradotto: “I dati non mi danno ragione, non è possibile! Sono falsi, devono esserlo gnè gnè”..
tradotto secondo te Mosconi..io ho detto ben altro…ovvero che esistono esempi di icongrueze nella datazione al C14 nella letteratura scientifica e che tale dato comunque lascia per ora aperto il problema della realizzazione del “manufatto” se ti piace lo chiamo così…..ragazzo…
Io vedo due rimandi finali a Wikipedia..e nessun dato esemplificato su una qualsivoglia riproduzione dell’originale che permetta di ripetere calcoli, misurazioni e conclusioni.
P.S…..non sono io che ho sovvenzionato la realizzazione del telo prodotto dal cicap…………………………………dunque pare che a “qualcuno” l’argomento interessi……………………………….”
Dimmi perchè non dovrebbe interessarci…
Era ironico..ragazzo…..
“Ultima cosa: Gesù era nazareno, cioè abitante diNazareth, non nazireno, colui che ha fatto voto di nazireato…”
Mai detto che il termine nazareno indicasse il nazireato…..semplicemente era possibile che una consacrazione a Dio avesse come segno i capelli lunghi…in termini strettamente veterotestamentali dunque non avrebbe destato nè scandalo nè meraviglia….
@Enrico
Fortuna che esistono persone ironiche, sennò sai che noia….
Comunque ti ricordo che l’unica consacrazione che fece Gesù fu l’essere battezzato da Giovanni il Battista… una sola volta!*
*N.B.: I mandei, che seguonivano una dottrina gnostica fondata da Giovanni stesso si bagnavano con l’acqua per consacrarsi molto spesso, come fosse una purificazione.
http://it.wikipedia.org/wiki/Mandeismo
L’articolo è buono. Per quanto riguarda l’uso dei termini, mi sembra che siano gran parte qustioni di lana caprina. Se ateo significa senza dio, ovvero persona che non ha bisogno di alcuna divinità (comprese quelle politeiste, a proposito delle fesserie sul neopaganesimo) per vivere, è la definizione giusta e sta bene così. Possiamo scatenare un dibattito linguistico e chiedere alla UAAR che dia ufficialmente una definizione? Ma mi sembra che nello statuto dell’associazione sia già presente una definizione più che corretta.
Domanda: ma è possibile che gente come “enrico” invada i thread con valanghe di messaggi ot? Qualcuno ogni tanto vabbé, ma troppi diventano solo stucchevoli.
Certo che se c’e’ continuamente chi gli risponde…..
Chiedo venia, non dovevo dargli corda….
Hai chiesto venia e poi ci sei cascato di nuovo! tzè, non ci si può proprio fidare di questi ateacci! 🙂
@Fri
D’oh!
enrico me pare matto
Se gli atei sono senza dio i credenti allora sono ALOGICI cioè senza ragione.
Alogico è anche brutto da sentire, è una cacofonia, come le storie strampalate che raccontano.
Meglio ateo che alogico! Questo è il mio motto.
una lampadina di un centro di ricerca a un’altra di una chiesa: “Meglio ateo che alogeno!” 😀
Grazie, mi è piaciuto!
Io dubito anche della cosidetta saggezza dell’aspirante messia chiamato cristo,i vari giochi di parola,gli ultimi saranno i primi, quello che ti rivelo al buio raccontalo alla luce,etc etc.Visto che nessuno di quelli che anno scritto i vangeli hanno conosciuto di persona il messia,e quello che anno scritto è tutto per sentito dire ,o inventato di sana pianta,poi col tempo i vangeli hanno subito aggiunte varie.Quindi di come pensava,o di cosa faceva l’aspirante messia,ripeto aspirante perchè ai quei tempi gli aspiranti erano innumerevoli,non ne sappiamo assolutamente nulla.
Franco Buffoni, un nome, un programma. L’articolo lo dimostra.
E che dovremmo dirti con quel nickname: “pinco pallino qualsiasi”… e dove sono finiti Tizio, Caio e Sempronio? E Quello lì e Coso?
Perché invece tu chi saresti? Non sei un pinco pallino qualsiasi pure tu?
Certo, ma evito di sbandierarlo ai quattro venti come fosse una cosa di cui andare fieri (francamente: siamo tutti dei pinchi pallini qualsiasi)