La Chiesa è in crisi? Dossier su “L’Espresso” e “Left”

Il settimanale L’Espresso, nel suo numero in edicola, ha dedicato diversi articoli alla situazione in cui versa la Chiesa cattolica. Si segnala in particolare La Chiesa ha fatto flop, di Pietro Ignazi: a corredo, commenti di Scalfari, Mancuso e Magister. All’argomento è dedicato anche l’ultimo numero di Left, che in copertina parla esplicitamente di “crollo”, di “capolinea” e di “un credo che immobilizza le menti e la società”.

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33 commenti

POPPER

E’ un bell’articolo, l’ho letto tutto e penso che ci siano anche molti riscontri, purtroppo la politica inginocchiata provvede a compensare con i soldi estorti ai cittadini, quel che i fedeli non contribuiscono più e questo mi fa incazzare di brutto.

Tuttavia desiderere flop fosse anche trasformato in più sbattezzi, ma a questo si deve ancora lavorare molto, purtroppo non è così automatico che se molti si allontanano dalla ccar equivalga in proporzione ad un aumento di sbattezzi, ma ci sono vbuoni segnali e il 25 ottobre di quest’anno vedremo se il flop ha prodotto un po’ più di coerenza e conseguenze exit.

libero

Pochi ma ricchi, non i fedeli, chissà se questo fatto farà fare qualche riflessione a quelli che ancora restano.

libero

Diminuzione di fedeli ed aumento delle ricchezze, quindi maggiori possibilità di litigare e qualche segnale lo abbiamo già visto, la Chiesa potrebbe subire i colpi più pericolosi proprio dal suo interno, dal desiderio di alcuni di approppriarsi di parte delle ricchezze accumulate e più calano i fedeli e più è alto il rischio.

fra pallino

appropriarsi delle ricchezza?? mi spiegate come si fa? così lo dico anche ai vescovi che conosco che non sono messi affatto bene…

roberta

toh, non sono messi bene….si,poverini, vivono in piccole mansarde delle case popolari
e comprano le tonache al discount….e vanno in giro con una panda scassata…
ma per favore…

Gérard

Se mi parla di altri paesi, per esempio la Francia, ci sono vescovadi che sono davvero poveri . Ma in Italia, ho visto vescovi di piccole provincie ecclesiastiche girare con macchinoni da fare invidio a certi piccoli industriali .

libero

Verificare i bilanci della chiesa e pubblicarli con trasparenza assoluta.
Scommetto che non sarà possibile.

Otto Permille

Si legge nell’articolo la sacrosanta verità… “La Chiesa è più povera di pastori ma in compenso straordinariamente più ricca in denari.” Il potere è però proprio questo. Ormai si sta trasformando in un grande comitato di affari. Se in una Italia oppressa dal debito pubblico, le uniche entità che possiedono denaro sono la mafia e il vaticano, ci vuole poco a capire che cosa potrà succedere in futuro.

Stefano Grassino

Avete presente quando una società per azioni licenzia il 70% dei dipendenti e tutti a dire “vedi che tra un pò fallisce?” No cari amici, in quel caso avviene solo una trasformazione: si ha una società di servizi che prende i lavori e li appalta a ditte che provvedono alla lavorazione in loco. I guadagni entrano più di prima perchè se le percentuali sono più basse più alto è il numero dei lavori presi sulla carta e girati ad altri con un personale ridotto all’osso e le spese di gestione quasi del tutto scomparse. Questa sarà la CCAR del domani. Potere decisionale sulla nostra pelle con la loro ideologia gestita dai partiti ad essa collegati (testamento biologico, pacs, RU486 etc. etc.) i quali saranno ripagati con denaro e voti di scambio dal momento che gli elettori sapranno che solo attraverso la chiesa, troveranno lavoro o migliori sistemazioni sul piano sociale. E poi diciamocelo: quando esisteva il regno pontificio la cosa era diretta, oggi accadrà lo stesso ma le cose, leggi Il gattopardo………….

enrico69

Quando si parla della CCAR, bisognerebbe sempre tenere a mente la sua natura eminentemente “anfibia”: da un lato è una chiesa, una delle molte chiese cristiane esistenti oggi nel mondo, dall’altro lato è uno dei più rilevanti centri di potere politico di tutto l’Occidente.

In quanto chiesa, ovvero in quanto comunità religiosa organizzata gerarchicamente, ma non in quanto centro di potere politico, la CCAR versa in una crisi che definire epocale è persino riduttivo. Basti considerare che anche l’America Latina, il continente che fino a poco tempo fa era considerato il “grande cuore pulsante” del cattolicesimo mondiale, oggi si sta sempre più decattolicizzando, vuoi per l’avanzata della secolarizzazione, vuoi per la concorrenza aggressiva delle sette evangeliche e fondamentaliste, legate soprattutto al neopentecostalismo, che stanno semplicemente facendo vedere i sorci verdi alle gerarchie cattoliche.

La CCAR ha avuto una grande opportunità storica, negli anni ’60, con il Concilio Vaticano II: dopo i secoli di chiusura, di isolamento, di involuzione che avevano caratterizzato l’età squallida della Controriforma, il cattolicesimo voleva finalmente tornare ad aprirsi al mondo e dialogare con l’uomo contemporaneo. Ma di quel concilio oggi rimane in piedi ben poco.

Grande protagonista del Concilio Vaticano II fu certamente Paolo VI. Dovete credermi, se c’è un papa che non so proprio come giudicare, questo è proprio lui. Senza alcuna ombra di dubbio, davanti al tribunale della storia (ed anche davanti a quello di Dio, per i credenti) Paolo VI può esibire la notevole attenuante di aver dovuto esercitare il supremo ministero apostolico di governo della Chiesa in condizioni certamente non facili. Si pensi soltanto all’impegno, in sé gravosissimo, di presiedere e condurre a termine il Concilio, con tutte le tensioni e le inquietudini sorte all’interno del corpo ecclesiale in seguito a questa assise ecumenica, oppure al contesto politico mondiale degli anni ’60 e ’70, con la Guerra del Vietnam, l’esplosione dei conflitti sociali, la contestazione giovanile ed il maggio francese del ‘68, il terrorismo e la connessa strategia della tensione – solo per citare i fenomeni storici rimasti più impressi nella memoria collettiva di quegli anni. Nel pontificato montiniano c’è stato persino qualcosa di tragico e cruento: inizia con l’assassinio a Dallas nel 1963 di Kennedy, primo (e finora unico) presidente cattolico degli Stati Uniti, e si conclude con l’assassinio qui in Italia nel 1978 di Moro, esponente di prestigio del cattolicesimo politico italiano e soprattutto amico personale del papa. Fatta questa doverosa premessa storica, bisogna però riconoscere con tutta franchezza che Montini, nel corso del suo pontificato, ha quasi sempre dato l’impressione di non essere affatto all’altezza dei problemi di governo e dei gravi uffici pastorali, che incombevano su di lui. Prendiamo in considerazione proprio il Concilio Vaticano II a cui ho già accennato: senza dubbio si tratta di un concilio fallito, dato che non è riuscito a porre termine all’età della Controriforma, e liberare finalmente il cattolicesimo dalla palude melmosa, nella quale era sprofondato prima con il Concilio di Trento e poi con il Concilio Vaticano I. Oggi, dei documenti conciliari sopravvivono solo innocue citazioni nei manuali di teologia, tutte filtrate ed interpretate alla luce della più rigorosa ed angusta tradizione tridentina. Ma, chiediamoci una buona volta, chi ha causato veramente questo fallimento? Non c’è dubbio che i responsabili siano stati più di uno, e che vadano cercati sia all’interno della Chiesa (qui mi riferisco soprattutto alle manovre di sabotaggio, portate avanti con zelo e paziente determinazione da alcuni settori della Curia Romana in combutta con i movimenti più retrivi del cattolicesimo contemporaneo) sia all’esterno di essa (e qui mi riferisco all’azione di pressione, silenziosa ma potente, esercitata da alcuni centri di potere, più o meno occulti, legati ai servizi di intelligence occidentali ed ai grandi cartelli del mercato mondiale). Ma resta il dato di fatto, assolutamente oggettivo ed incontrovertibile, che il principale responsabile di questo fallimento sia stato proprio Montini, il quale ha usato tutti gli strumenti di governo a sua disposizione per avviare la reazione anticonciliare, i cui effetti sono oggi sotto gli occhi di tutti. Paolo VI ha avuto la buona sorte di essere seguito, sulla Cattedra di Pietro, da due papi reazionari, che ne hanno fatto sbiadire e dimenticare, in un certo senso, le gravi responsabilità pastorali: prima il polacco e dopo il bavarese. Questo spiega perché la sua figura sia stata non poco idealizzata da parte di una certa sinistra cattolica, evidentemente poco adusa all’analisi storica approfondita dei pontificati e degli eventi ecclesiali. In particolare, di lui è stato detto che ha tentato di aprire la Chiesa al mondo e risolvere finalmente il difficile problema connesso al rapporto del cattolicesimo con la modernità, pur con infinite angosce e lacerazioni interiori. Ma ci si dimentica che l’espressione dolente del volto, che di solito assumeva quando si appoggiava al pastorale, era solo dovuta ad una banale artrosi alle ginocchia…

Si arriva al 1978. Sia le istituzioni della Repubblica Italiana sia la stessa Curia Romana sono ampiamente infiltrate dalla Loggia P2. Sarebbe opportuno ricordare che, eccettuato Licio Gelli, il quale era poco più che un addetto alle public relations, il gruppo dirigente di questa loggia massonica deviata era in toto legato alla Curia Romana con vincoli strettissimi – e questo vorrà pur dire qualcosa. Bene, nell’ottobre del 1978 viene eletto Vescovo di Roma un polacco con una modestissima levatura intellettuale (all’interno delle Mura Leonine era l’unico a credere veramente ai miracoletti del frate di Pietrelcina ed alle apparizioni della madonna a Medjugorje) ma con un incoercibile amore fraterno per tutti i regimi fascisti di questo mondo (provate un po’ a ricordare quello che di lui hanno scritto le Madres de Plaza de Mayo). A partire dal 1978, nella Chiesa di Roma inizia una spaventosa involuzione reazionaria, la quale è curiosamente simmetrica e speculare all’involuzione antidemocratica ed antipopolare, che proprio a partire da quell’anno ha colpito la società e le istituzioni italiane: secondo voi, c’entra mica qualcosa la Loggia P2 in questo strano parallelismo? Ma ora il sonno mi impedisce di continuare. Domattina devo anche alzarmi presto. Per cui finisco qui e vi mando un caro saluto a tutti quanti.

Sergio

La Chiesa per sopravvivere deve inserirsi in tutti i gangli dello Stato e apparire insostituibile. Ormai interviene in ogni faccenda di qualche rilievo (ultima l’opzione nucleare: anche qui grazie all’aiuto dello Spirito Santo probabilmente). In Germania la Chiesa è uno dei massimi datori di lavoro! Il datore di lavoro non lo puoi spernacchiare ovviamente. La Chiesa, messa da parte la fede, diventerà un’agenzia di collocamento anche in Italia e i puvarielli gliene saranno naturalmente grati.

Però lo stesso la fede è davvero in crisi: chi ci può più credere a quelle idiozie? Certo si può organizzare la messa o la funzione come happening, occasione di ritrovo, momento identitario ecc. a suon di Mozart e Bruckner, ma la fede vera – credere per es. che (censura!) o che (censura!) o quest’altro (censura!) – be’ quella penso sia davvero finita.

libero

Si è vero, la chiesa cerca di istituzionalizzarsi e insinuarsi in tutto finché la presente situazione dura, ma finirà e a quel punto sarà una associazione ricca e con tante possibilità, ma i fedeli e il potere di condizionamento diretto diminuirà sempre più e questo sarà un grosso problema anche per la tenuta unitaria della stessa chiesa, occorre valutare questo ultimo punto è fondamentale.
Da Chiesa di massa a Chiesa elitaria, ricca ma con i giovani che non ascoltano più, mi fa venire in mente l’URSS degli anni 70-80.

rik

Sono 40 anni che la chiesa cattolica è in crisi di vocazioni e di fedeli. Sempre meno preti, suore, fedeli, sempre più vecchi.

E’ un fenomeno progressivo, lento, ma inarrestabile. Oggi abbiamo il 10%in meno dei preti di 10 anni fa e il 15% in meno di suore. Il clero è sempre più vecchio e straniero (più del 6%). La pratica religiosa è ai minimi storici. I sacramenti amministrati ai minimi storici. Il matrimonio cattolico concordatario in crisi profonda.

Però è una crisi che viene da lontano, dalla fine degli anni ’60, quando con la contestazione si vide la profondità del distacco tra gli stili di vita degli taliani e le paranoie del clero. E’ in quel periodo che fiorirono gli abbandoni di migliaia di preti e suore, che i seminari si svuotarono per non riempirsi più.

Dopo una leggera ripresa tra la metà degli ani ’80 e la fine degli anni ’90 la crisi si è accentuata negli ultimissimi anni, cuasa anche lo scandalo dei preti pedofili, che non accenna a placarsi.

Tra qualche anno la chiesa cattolica dovrà affrontare gi effetti di questi scandali, in termini di perdita di vocazioni e soprattutto di pratica religiosa

E l’Italia è il paese del mondo occidentale in cui la chiesa cattolica resiste meglio. Ovunque, nel mondo occidentale, i preti stanno messi peggio che in Italia. Anche in Polonia la crisi di secolarizzazione è sempre più dilagante.

Third Eye

Avrei detto che resiste meglio in Irlanda, intendo come credulità popolare; se poi mi parli di foraggiamento e potere riconosciutile (come suona male :S), allora no contest <_<…

Federico Tonizzo

Vi cito un commento ad un commento apparso su “L’Espersso” all’articolo “La Chiesa ha fatto flop”: “(…) dove è stato Bertone l’altra sera è un fatto; se vuoi sapere che baita ha vieni dalle mie parti e vedrai che paradiso terrestre dal costo di c/a 2 Mln di euro!!!Ufficialmente non figura di sua proprietà, si apre solo quando viene con polizia di guardia al seguito!!!!! Pace e bene!!! I poveri: avranno il regno dei cieli…………..se esiste; nel frattempo godiamoci questo terreno!!!!!! Il Vaticano, i politici corrotti e le mafie, sono la cancrena della nostra bella Terra!!!! (…)”

crebs

I dati saranno pure veri, le analisi saranno pure giuste.
Però, parafrasando il paradosso di Fermi, pongo una domanda seria: perchè allora (in Italia) tutti i politici corrono dietro ai preti e al Vaticano?

moreno03

Perché appunto ha meno fedeli ma più potere economico, ed è coi soldi che si comanda, altrimenti tutte le logge formate da una manciata di uomini non avrebbero potere se guardiamo il mero aspetto del computo dei numeri, però è formata da persone ricche e potenti perché hanno amicizie influenti e per questo comandano più di altri.

libero

Quando si rimane in pochi con tanti soldi e pochi fedeli si possono verificare certe tentazioni.

Andrea

…..I dati saranno pure veri, le analisi saranno pure giuste.
Però, parafrasando il paradosso di Fermi, pongo una domanda seria: perchè allora (in Italia) tutti i politici corrono dietro ai preti e al Vaticano? …….

Tieni presente che la coalizione che vince le elezioni lo fa in genere di stretta misura, avere comunque la possibilità di accedere ai voti dei cattolici (pensa solo a quanti preti e suore ci sono in Italia, ma anche decine di migliaia di fedeli) può fare pendere l’ago della bilancia da una parte piuttosto che dall’altra.
Inoltre poi, i politici ragalano alla chiesa decine di milardi di euro degli italiani all’anno, ricevendo in genere non solo i voti, ma anche grossi favori personali.

Sebbene la mia sia una estrema semplificazione, dà già un’idea del meccanismo.

Ciao a tutti

enrico

Espresso….?
Eugenio Scalfari…….?
Vito Mancuso…..?

ci manca Hans Kung..
Qualcosa di Hans Kung…una sua esternazione ..niente?

firestarter

hanno chiesto a padre george ma era occupato ad infilare le babbucce al santo padre

enrico

Anche stavolta hai perso una bella occasione per stare zitto…guarda comunque che si scrive Georg e non George..dato che non è mica un inglese……!

La Chiesa sarà anche in crisi, ma se penso a certo laicismo arrogante e spocchioso non mi sembra che quest’ultimo goda di salute migliore………..o no?

fiertel91

Certo che contestare la correttezza ortografica altrui per poi (anzi prima) dimenticarsi la dieresi sul cognome di Hans… Sai, non è mica inglese!

firestarter

certo laicismo arrogante e spocchioso AHAHAHAHAH

come sta il fratellino da stanford? lo hai menzionato completamente OT con spirito umile?

(bambini alla lettura: quello che segue è certo laicismo arrogante e spocchioso)
e comunque non è colpa mia se georgE lava i piedi al santo pontefice prima di recitargli la ninna nanna.

Maurizio_ds

La struttura attuale della chiesa riflette né più nè meno la struttura della società italiana come si è evoluta negli ultimi dieci anni. La forbice tra chi ha di più e chi ha di meno si è allargata, e secondo gli ultimi dati l’80 (o forse più) percento della ricchezza nazionale è in mano a meno del 20 percento delle famiglie.
Nella chiesa è lo stesso.
L’equilibrio dura finché quei pochi che hanno tanto si alleano per mantenere lontani chi ha poco; ecco spiegato il motivo per cui classe politica (e dirigente in generale) si allea con i vertici ecclesiastici.
Il problema è che per quanto si faccia, un equilibrio simile non può durare a lungo perché alla fine l’economia di un paese non è fatta dal quel 20 percento, ma dalla stragrande maggioranza della popolazione. La vecchia tesi liberista, secondo cui bisogna tagliare le tasse ai ricchi perché sono loro che trainano l’economia, è appunto una tesi vecchia e clamorosamente falsa. I fatti dimostrano che i ricchi non investono le loro ricchezze nell’economia ma in speculazioni finanziarie o immobiliari, oppure portando i soldi all’estero.
L’impressione è che continuando con questo squlibrio si rischia di arrivare al punto di rottura definitivo. E, al momento del crollo, la chiesa crollerà come il sistema di potere che l’ha sostenuta.
Insomma, sono sempre più contento di essere ateo, e non coinvolto con questi personaggi beceri.

libero

Perché tu pensi che quelli siano “credenti” ?
A volte l’UAAR è ingenua nel brandire il proprio ateismo doc, come se fosse l’unica, quasi da non credere.

Federico Tonizzo

Più o meno sono d’accordo, ma mi rimane un preoccupante dubbio riguardo alla “necessità” del punto di crollo: George Orwell, “1984”.

Marco T.

Purtroppo hanno dalla loro il fatto che tanto l’individuo che la società abbiano comunque bisogno di forme di spiritualità e di ritualità e per queste ricorrono alla cosa più vicina e famigliare che trovano: il “padre nostro” e la chiesa (intesa come luogo di spiritualità).

Se si potesse educare ad un’etica e ad una spiritualità alternative a quelle di tipo religioso e più adatti all’uomo contemporaneo il declino del cristianesimo sarebbe ancor più veloce.

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