“La religione è l’oppio dei popoli”? Nessun dubbio. Però…

Bruno Gualerzi*

Bruno Gualerzi

Non è stato molto difficile (magari da parte di ‘atei devoti’) ‘dimostrare’ che, fra i tanti oppiacei, quello rappresentato dalla religione in fondo non era poi così alienante se solo lo si fosse paragonato all’alienazione dovuta a certe ideologie. Per esempio al materialismo storico.
Non è stato difficile perché, oppio per oppio, quello rappresentato dalla religione conserva pur sempre una grande forza di suggestione in quanto reca con sé una promessa di salvezza eterna che nessuna proposta di liberazione ‘materiale’ può ovviamente promettere o surrogare. Non certo comunque a tempi lunghi. E quando si prescinde della trascendenza la cui vera dimensione è l’eternità, cioè qualcosa al di là di ogni possibile esperienza terrena, i tempi storici, quelli dell’esperienza effettiva, sono sempre insopportabilmente lunghi perché si abbia la pazienza di aspettare più di tanto, e comprensibilmente (non è che si viva in eterno), un qualche riscontro, ’andare a vedere’. Basta il succedersi di un paio di generazioni e nessun progetto alternativo al ‘paradiso’ prospettato dalla religione è in grado di reggere come progetto alternativo… e di fronte al fallimento rappresentato dalla mancata realizzazione di un qualche ‘paradiso in terra’, l’esigenza di un oppiaceo ancora più allucinogeno si renderà necessario e se ne reclamerà una dose doppia – di cui ogni religione ha la dispensa ben fornita –  proprio per far fronte, per sopportare, la nuova delusione che si è aggiunta alle altre.
E non importa se in realtà da parte delle menti più lucidamente propositive non si sia mai parlato o promesso alcun ‘paradiso in terra’ (se mai, meno ‘inferno’), perchè l’assuefazione all’oppio dovuta alle religioni non tollera brusche astinenze. E se poi, per esempio, l’ateismo diventa addirittura ‘di stato’ (di fatto anche se non costituzionalmente), cioè imposto dall’alto da un potere pur sempre ‘metafisico’ (lo stato come l’ente da cui tutto dipende)… se alla crisi di astinenza si aggiunge questa ulteriore dipendenza… il ricorso ad una dose sempre maggiore di oppio diventa inevitabile. Anche perché questo preteso ateismo, essendo senza vera storia come pratica collettiva, non può contare su quella lunga tradizione di umanizzazione che ha portato alcune religioni, per adattarsi ai tempi, a rivedere gli aspetti più anacronistici del loro impianto dottrinario. Spesso in modo più formale che sostanziale, solo fumo negli occhi, ma sufficiente per non perdere la presa sulle coscienze.
Tutto ciò è puntualmente accaduto – e può sempre accadere – a quelle masse che, consenzienti o meno che fossero, hanno fatto l’esperienza di questa traumatica sostituzione della religione tradizionale con l’imposizione di un’ideologia che aveva, nonostante le apparenze, ancora pur sempre i caratteri della religione… senza però averne la suggestione. Quella suggestione che aveva comunque costituito il salvagente del quale intere popolazioni si sono servite nell’illusione di rimanere a galla
Il fatto è che la disintossicazione può avvenire solo per progressive prese di coscienza… e fra queste ce n’è una tutta particolare, che magari nell’euforia di una avvenuta liberazione da vincoli secolari, in genere non viene ritenuta necessaria. E’ necessaria invece la consapevolezza  che un qualche filtro tra noi e certi aspetti dell’esistenza è indispensabile. Un filtro da porre tra noi e tutto ciò – che è sempre troppo – che va messo in conto alla fatica di vivere, alla paura di fronte alla precarietà dell’esistenza, è necessario per non rischiare di rimettere in gioco la religione, che su questa ‘fatica’, su questa ‘paura’, ha costruito la propria ‘fortuna’.
E in cosa consiste questa presa di coscienza? Nell’evitare con cura di sostituire un filtro con un altro che non sia la ragione, e che sia invece solo un surrogato del filtro costituito dalla religione! Per usare le parole di Nietzsche: “L’uomo ha ucciso dio e poi si è messo ad adorare un asino’.
Lasciamo perdere adesso cosa intendesse veramente Nietzsche per ‘asino’… in sostanza è tutto ciò che comporta pur sempre una qualche forma di alienazione, di sudditanza, la sostituzione di un culto con un altro culto, il ricorso al quale serve pur sempre per realizzare la propria umanità non per se stessa, ma in ‘altro da sé’. Per alienarsi, appunto. Quale che sia l’oggetto del culto… per esempio un’ideologia vissuta ‘religiosamente’!.
L’esigenza che ha dato origine alle religioni, se viene  rimossa, o se comunque si ritiene di non metterla in conto alla condizione umana, permette alla religione, cacciata  dalla porta, di rientrare dalla finestra. Magari camuffata fa ideologia.
E’ solo un sostituire oppio con oppio. Ancora peggiore, il secondo, se lo si ritiene la definitiva disintossicazione dal primo quando invece lo è solo apparentemente…

* Già insegnante di storia e filosofia nei licei, è ora in pensione. E’ fresco di stampa il suo libro Ateismo o barbarie? (autoanalisi di un’ossessione)

NB: le opinioni espresse in questa sezione non riflettono necessariamente le posizioni dell’associazione.
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54 commenti

libero

La religione è anche la continuazione della politica con altri mezzi, basta ricordare le parole ad esempio del fascismo, per il quale la religione era un utile “freno “, un modo per controllare gli impulsi della gente e disciplinarli con la paura di Dio e non delle leggi isufficenti.
Si dovrebbe però notare che la religione è soprattutto femminile, mi capita di passare davanti ad un convento-convitto cittadino di suore e al piano terra spesso c’è la messa con il finestrone aperto e ci sono quasi esclusivamente donne anziane, ovviamente meno istruite.
In quanto agli uomini, molti di loro non erano credenti, neppure quando andavano in molti a messa, 40-50 anni fa, infatti per tanti non si poteva mandare la moglie da sola e che cosa avrebbe pensato la gente, ricordo mia madre che si lamentava con mio padre che a messa non ci voleva andare e che esprimeva pubblicamente i suoi dubbi sui miracoli, attirandosi critiche dei cattolici un pò fanatici.
La nonna cattolica assidua e il nonno blasfemo, che però si sposava in chiesa buono buono, questa è stata una condizione comune a molti, la società si basava molto su questo binomio.
C’è poi la religione potere, connessa all’aspetto politico, dove gli uomini invece sono in maggioranza, ma più che di religione si può parlare di appartenenza ad un ordine di tipo para-massonico religioso, non importa credere realmente, (molti cardinali sono agnostici), ma fingere e adattarsi e ovviamente trarne benefici, finché sarà utile ovviamente per entrambi.
Che cosa proporre in alternativa oggi che le chiese sono sempre più vuote ?
I paesi scandinavi insegnano che l’Umanesimo Laico è l’ideologia post-religione rituale.
Personalmente ritengo che in questo sito accanto alla scritta UAAR dovrebbe campeggiare “Umanesimo Laico” e l’associazione ci guadagnerebbe.

mulligan

Mi sembra una ottima proposta quella di affiancare la dizione “UMANESIMO LAICO” perchè così si evidenzia una tendenza a muoversi “verso” piuttosto che una tendenza a muoversi per “allontanarsi da”, come suggerisce la “A” di Atei e Agnostici. Già Dawkins ne sentiva il bisogno proponendo la denominazione di “Brights”.

Losna

Forse perché ho avuto le stesse esperienze, concordo perfettamente con l’articolo e il commento di libero

MASSIMO

Anni fa ebbi modo di parlare con un bigotto.

Mi fece il seguente discorso:
“Io sono religioso perchè voglio vivere in eterno. Sto allenando la mia anima a risvegliarsi dopo la morte”.

La mia risposta fu semplicemente quella di ridergli in faccia e darli dell’illuso.

E lui, con fare adirato e offeso allo stesso tempo mi disse:
“anche a Cristo l’hanno trattato così” paragonando lui stesso a Cristo e facendo intendere che come Cristo non era creduto.

Ebbe ne la cosa assurda è che la società tende a dar credito a questi folli sognatori ed a disprezzare gli atei che hanno i piedi per terra.

Stefano Grassino

L’ateismo imposto da uno stato credo sia la cosa peggiore. E’ come se un medico tentasse di farti guarire immediatamente facendoti bere tutto il flacone della medicina in un solo sorso. L’unica cosa che uno stato potrebbe e dovrebbe fare sarebbe quella di togliere i privilegi economici al clero ma mai andare a toccare le idee; quelle son come la febbre: devono avere il loro decorso naturale. Sono convinto di quello che scrivo basandomi su di una osservazione: non è tanto il pastore che va in cerca del gregge, quanto il gregge che va in cerca del pastore. Non è dio che ha creato l’uomo, ma è l’uomo che si è creato dio e quando manca il caffè, si beve l’orzo. Viene a mancare la fede? Bene, è un passo avanti ma se poi innalziamo agli altari il campione sportivo, la fotomodella, colui che è diventato straricco e ci inginocchiamo non più davanti al santo ma al chiromante, pendendo dal resposo delle sue carte……….credo che sia ancora peggio. “L’uomo ha ucciso dio e poi si è messo ad adorare un asino’.” Non ti sembra attualissimo Nietzsche?

MASSIMO

Il potere non impone mai l’ateismo. Casomai impone le religioni perchè ammansiscono i popoli e li rendono più facili da governare e comandare.

Quando al bisogno della fede è tutta una cosa che dipende dal carattere della gente.
C’è tanta gente che diventa religiosa solo perchè ha bisogno credere che esiste una vita dopo la morte e che c’è un dio che la protegge.

vecchio laico

@ Massimo

” Il potere non impone mai l’ateismo.”
Evidentemente non conosci, ad esempio, la situazione dei paesi dell’Est negli anni 50, 60 del secolo scorso. All’Università c’era una materia chiamata Ateismo scientifico. Oggi però vediamo lo stesso Vladimir Putin in vacanza da Berlusconi con catenina e crocifisso al collo.

annina

Prova a fare qualche domanda su questo argomento a un ragazzo albanese di 30-40 anni su che materie studiava a scuola… vedrai cosa ti risponde sul fatto che il potere non impone l’ateismo. E’ un’esperienza interessante.

laverdure

E’ il solito vecchio discorso:i regimi totalitari ideologici,come quelli dell’est,non
imponevano l’ateismo,peri il semplice fatto che qualunque ideologia totalitaria non e’ altro che una religione che fa finta di non essere tale.
Imponendo la loro ideologia non facevano altro che imitare secoli di integralismi
religiosi:come diceva Freud,una religione o e’ intollerante o non e’ affatto (una religione).
Provate a guardare i dettagli:liturgia,culto della personalita,culto delle reliquie,
indottrinamento dei giovani,intolleranza,testi sacri indiscutibili,guerre sante per
diffondere il credo,repressione degli eretici ecc e ditemi cosa manca rispetto alle religioni ufficiali.

Barbara

Un’amica serba 40enne raccontava che non c’era il divieto di culto sotto Tito, alle superiori avevano 2 o 3 anni di filosofia marxista ma il culto era permesso, tant’è che lei è credente.

Blek Macigno

@ laverdure

“qualunque ideologia totalitaria non è altro che una religione…”.
Esattamente come l’ateismo.

laverdure

@Blek macigno

Esattamente come la salute e’ una malattia come le altre.
Anzi per i guaritori e’ senz’altro la peggiore malattia concepibile.
Trovami un solo regime che imponga l’ateismo senza imporre una propria ideologia,
trovamene uno solo al mondo.

vecchio laico

Per me è peggio dell’oppio, è quel condizionamento psicologico che obnubilandoti la mente ti rende stabilmente plagiato (il delitto di plagio non esiste più nel nostro ordinamento) e quindi incapace di analizzare criticamente le assurdità che ti vengono propinate da “Uomini illuminati” e dai loro accoliti di turno.

MASSIMO

A ben vedere la religione risponde in modo “rassicurante” a certe domande che si fa la gente come ad esempio “cosa c’è dopo la morte?”.

Dunque il religioso è una persona che con delle favole ha esorcizzato la paura della morte e si è dato delle certezze. Per certi aspetti è una situazione di comodo e tranquillizzante.

Viceversa l’ateo crede che dopo la morte non c’è niente. E’ una situazione più difficle da accettare, per questo alla gente l’ateismo non piace.

urkukan

concordo appieno con il senso dell’articolo: non si dovrebbe scambiare oppio con altro oppio, specialmente se il secondo non è “buono”
però la necessità di oppio c’è ed è una nostra natura, l’astinenza è una forzatura insopportabile, tanto che via da un culto se ne trova sempre un altro
definire l’ateo non significa non avere nessun culto, quindi la domanda giusta è: in cosa è meglio credere?
io credo nei valori dell’umanesimo, mi dico agnostico ma so che se un dio esiste, questi vorrebbe che noi si fosse… umani
se non esiste, è meglio essere umani
altro è sapere distinguere tra il proprio genuino pensiero, e la manipolazione che il potere ne fa: tutti i culti di per se stessi soddisfano la nostra necessità nella misura in cui ci lasciano veramente liberi di pensare quello che vogliamo
peccato che la maggioranza assoluta e schiacciante dell’umanità è fortemente attratta verso forme di pensiero unico: le religioni
e chiunque se ne fa ministro, se ne approfitta a piacere…

Sandra

Per me la religione (o l’ideologia) è l’oppio dei popoli (o degli individui) immaturi, quelli che rinunciano a qualsiasi tentativo di rendere il mondo di oggi un posto il piu’ possibile vicino al paradiso. E mai come negli anni del dopoguerra nel mondo occidentale si è arrivati a livelli cosi’ alti di benessere, e rendendo la religione un sostegno assai meno necessario.

I miei nonni materni erano un po’ come quelli di libero, il nonno non andava mai a messa, diceva che era la scusa per il ritrovo delle pettegole del paese. Mia nonna invece era una cattolica tipica, andava sempre a messa ma la sua frase su dio e paradiso era: “E’ meglio credere e poi non c’è che non credere e poi c’è”. Cioè non ci credeva per niente.

Gli italiani rispondono perfettamente al profilo di un popolo insicuro, al gregge che ha bisogno di un pastore da seguire ovunque, che sia prelato o padre o dittatore, l’importante è non dover scegliere, non dover pensare. E la dipendenza è cosi’ forte che nemmeno quando la guida si rivela chiaramente incapace a rivestire il suo ruolo (che sia pastorale o politico), quando si macchia dei peggiori crimini, la rassegnazione è l’alibi alla pigrizia. E cosi’ in Italia coltiviamo il rispetto per chi rispetto non merita, che si chiami craxi o ratzinger non importa: in germania il figlio di kohl si guarderebbe bene dal difendere con le lacrime agli occhi la statura morale del padre, e la vescovessa luterana Jepsen si è appena dimessa dalla carica perché la sua credibilità era stata scalfita per la leggerezza con cui aveva sottovalutato il caso di un pastore pedofilo.

Con cosa sostituire questo oppio? Con il rispetto di sè. Con la pretesa di ottenere per sè e per i propri figli quello che è giusto. Con la fine dell’autoritarismo, con la possibilità di scegliere, anche tra piu’ “oppii”, l’importante è aver la possibilità di esercitare il diritto di scegliere e decidere per la propria vita, in modo consapevole.

Stefano Grassino

Noi italiani, rallevati per 1800 anni dal clero, viviamo di speranza, fede, sopportazione, amore per chi ti offende etc. etc. Tutti hanno fatto una rivoluzione tranne noi. Come disse bene il Guicciardini, “O Franza o Spagna basta che se magna”. Come ribadì Charles De Gaulle: “l’italia non è un paese povero, l’italia è un povero paese”.

ruggero romani

l vari totalitarismi che hanno imposto una credenza al popolo hanno necessariamente fallito perchè una credenza politica,anche se religiosizzata, è sottoposta a un controllo empirico di cui la religione manca. p.es. in urss si poteva ben parlare di socialismo realizzato e di transizione al comunismo,la realtà dei fatti smentiva tali asserzioni.purtroppo chi può empiricamente falsificare l’esistenza di un paradiso ultramondano?

Stefano Grassino

Quello che dici tu è ciò che disse il prete in seconda superiore quando parlò della futilità del socialismo reale. Incosciamente o furbescamente (non l’ho mai capito) ammise la furbata della religione.

MASSIMO

In definitiva esiste una differente propensione psicologica tra credente ed ateo.
Le caratteristiche sono le seguenti:

Il CREDENTE:
– Vuole avere delle idee rassicuranti su certe cose (es. esistenza di una vita dopo la morte)
– Ama le certezze preconfezionate e precotte. E’ mentalmente pigro.
– Non gli va di ragionare su certi argomenti ed anzi si autocensura se certe cose vengono messe in dubbio.
– Accetta di buon grado il potere e si fa comandare facilmente. Per questo è ben visto da chi comanda.
– Ha tendenze reazionarie.

l’ATEO
– E’ in genere un animo più ribelle ed è un libero pensatore che rifiuta qualsiasi plagio.
– Mette la razionalità avanti a tutto. Ha una intelligenza superiore alla media.
– Mette in discussione tutto, soprattutto il potere. Per questo è odiato da chi comanda che tende ad ostacolarlo.
– Ha spesso tendenze anarchiche. Per questo fa paura al potere.
– Ha tendenze rivoluzionarie.

Detto questo è ovvio che il potere precostituito ami i credenti ed odi gli atei.

Ma è anche ovvio che se ci comportassimo tutti da pecore saremmo ancora al Medioevo. I progressi della tecnologia e della scienza che oggi ci fanno vivere bene sono dovuti a persone che hanno messo in discussione tutte le vecchie certezze ed hanno usato il proprio cervello. Dunquè il Genio che crea nuove cose è sempre ateo perchè per rinnovare deve sempre mettere in dubbio le vecchie certezze.

faidate

A parte la metafora oppiacea, un punto negativo della religione, qui e oggi, è che essa ha molte ricadute concrete (cioè vantaggi economici) per i suoi gestori, per i quali non si tratta di discettare sull’immortalità dell’anima, ma di plagiare (è una missione!) quante più menti possibile, perché gliene viene un ampio tornaconto (€). Se la religione fosse solo un risultato consolatorio raggiunto personalmente dall’individuo, buon per lui: ciascuno gode come meglio gli pare. Quando invece qualcuno cerca di fare il mio bene, e si organizza in solide strutture economiche per raggiungere questo scopo, divento molto sospettoso.
A margine, non vedo perché presentare sempre religione e ateismo come alternative, se non come tra fantasia e realtà. Per l’ateo è puerile occuparsi di qualcosa che è solo un prodotto della nostra mente, una fantasia, e derivare da essa comportamenti concreti.

gieffeemme

Non ho alcuna simpatia per il tipo di regime a cui sono arrivati alcuni paesi cosidetti a “socialismo reale”, nonostante questo mi sento di sostenere che sia nell’articolo di Bruno Gualerzi e soprattutto in alcuni commenti vi sono degli eccessi di generalizzazione.
Intanto preciso che in alcuna seria riflessione del marxismo-lenismo (in primis gli studi di Marx e Lenin) si é mai teorizzato l’ateismo di Stato (anzi) e non é neppure vero che in tutta la sua storia l’urss imponesse l’ateismo, al contrario collaborò lungamente con la chiesa ortodossa. E’ vero soltanto che intorno agli anni ’60 lo Stato russo promosse una campagna ateista nelle scuole e nella cultura, ma senza imporre alcunchè (vero solo che la chiesa cattolica era perseguitata ma non in quanto religione, ma in quanto organizzazione ostile e schierata con altri poteri ed altri stati).
Dell’Albania so poco, o meglio so quello che alcuni albanesi mi hanno raccontato, mi sembra d’aver capito che nei fatti lo stato si dichiarava ateo ma non c’era persecuzione dei credenti i quali si sono comunque distribuiti tra ortodossi, cattolici e mussulmani. A Tirana vi era un museo dell’ateismo ma spero che nessuno per questo intenda sostenere che l’ateismo fosse imposto. Ora quel museo non c’é più, peccato.

Con Gualerzi concordo sul fatto che l’ideologia (sia essa atea, scientista, illuminista o individualista), per chi ha bisogno di fede, può essere un surrogato temporaneo della religione (che prima o poi torna, vedi storia di Servire il Popolo)…ma ideologia é appunto il contrario di scienza e per quella che é la mia opinione gia alla fine degli anni ’20 i sistemi a capitalismo statale dovettero accontentarsi della solaideologia iconica, essendo ormai chiaro che il comunismo era ANCHE la loro antitesi.

Non é affatto dimostrato che il crollo dei paesi dell’est abbia rivelato l’inconsistenza teorica del materialismo storico (o il suo fallimento come metodo di indagine della realtà) o resi inconsistenti i fattori che dinamicamente possono condurre (se accompagnati dalla volontà politica) ad una società superiore, che non c’entra un cazzo col paradiso…nè tantomento con i paesi dell’est o la Cina.
SE questo vi sembra ideologia allora tutto può essere definito ideologia, pure l’amore per gli animali o la difesa delle diversità Bruno.

GFM

Bruno Gualerzi

Volevo aspettare per intervenire di consultare un certo umero di commenti… ma mi dai l’ccasione per precisare subito un paio di questioni.
A proposito del materialismo storico e della chiamata in causa di Marx e Lenin (Lenin un pò meno). Non è certo un mistero che, quanto meno in periodo staliniano, del materialismo storico era rimasto poco più che l’impalcatura con dentro il vuoto, quindi il ‘fallimento’ delle esperienze dei paesi dell’Est, e di altri di ispirazione marxista nel resto del mondo, non consiste tanto nell’ideologia come tale, ma nell’averla ‘utilizzata’ – di fatto, forse, almeno nelle realtà russa, di necessità, vista l’estrema arretratezza della popolzione – come veniva utilizzata la religione. Così comunque l’ha vissuta la popolazione (tra l’altro situazioni analoghe, almeno come meccanismo psicologico, sia pure in contesto ben diverso – lo dico per eseprienza personale – all’epoca si sono registrate pure da noi). Che non si debba generalizzare è sempre un criterio assolutamente da rispettare, ma ciò che è avvenuto nell’Unione Sovietica da questo punto di vista lo si può leggere correttamente come evento totalizzante, che non lascia spazio a troppi distinguo. E in ogni caso, non si è trattato tanto di ‘aver imposto l’ateismo’ là dove eventualmente lo si è fatto, quanto di aver prospettato un’uscita da una condizione tale di miseria culturale e sociale da indurre ad aspettarsi una vera e propria liberazione… così come per secoli avevano predicato le religioni. Finalmente, col nuovo ordine, si poteva intravvedere una vera palingenesi, cosa ovviamente che non poteva realisticamente verificarsi. Da qui, doppia delusione. Il tutto, almeno per quanto mi riguarda, senza scaricare ogni rsponsabilità su questo o quel protagonista.
Ecco allora che il ‘paradiso in terra’… naturalmente non è stato promesso da nessuno… ma se si considera la vita d”inferno’ che intere popolazioni stavano, e stanno, soffrendo, uscire da questa situazione è vedersi aprire, non solo metaforicamente, ‘le porte del paradiso’: quello che le religioni, quali che fossero, li aveva costretti a proiettare sempre in un ‘dopo’.
Da qui, e da altro, ho tratto la conclusione (ovviamente condivisibile o meno) che, quando si verifica un cambiamento traumatico senza il necessario adeguamento culturale, poi bisogna aspettarsene le conseguenze. Questo significa non intervenire anche drasticamene in situazioni che non consentono alternaitva? No certamente, ma bisogna aspettarsi realisticamente – soprattutto quando si ha a che fare con secoli di dominio del pensiero magico-religioso – gli inevitabili contraccolpi.
Ciò che (la sottovalutazione dei contraccolpi) ha spesso vanificato gli innegabili progressi resi possibili da tanti eventi ‘rivoluzionari’.

Ma qui si devrebbe aprire ad altre considerazioni…

Stefano Grassino

Russel considerava il comunismo una religione. In larga parte credo lo sia stata, non tanto nel senso ideologico quanto nel modo in cui molti dei capi comunisti l’hanno applicato sul piano reale. A me sembra che ogni sistema politico/economico abbia alla sua base la religione, religione che si misura con l’ottimismo. Negli usa esiste il detto: un’occasione nella vita, capita a tutti prima o poi ed i loro cortometraggi e films finiscono quasi sempre a tarallucci e vino. Non conosco ideologia che non abbia promesso benessere all’essere umano, se non addirittura vita eterna. Solo il libero pensiero ha avuto il coraggio della verità, tutta la verità, nient’altro che la verità. Quella verità che, vista in prospettiva della morte come soluzione finale, non può essere mai accettata con il sorriso sulle labbra. Come disse il grande genio del Leopardi: “E’ funesto a chi nasce il dì natale.”

laverdure

Dire che il fallimento del Comunismo reale non dipenda dagli ideali marxisti ma dal
modo in cui sono stati messi in opera mi sembra una scusa piuttosto labile.
La stessa cosa si potrebbe dire delle varie religioni:gli ideali di Cristo,sulla carta,
sono difficili da criticare.
I risultati disastrosi delle religioni,quanto del comunismo,dipendono semplicemente
dalla pretesa di costruire una societa di persone reali senza tener conto delle
caratteristiche fondamentali della natura umana:pretendere che gli individui possano
agire per una vita intera trascurando i propri interessi personali,disprezzando la
proprieta privata ecc e’ altrettanto utopistico che pretendere che possano rinunciare a
bisogni fondamentali come il sesso e ogni altro piacere.
Non parliamo poi della pretesa che una classe dirigente al di sopra di ogni controllo e di ogni critica possa evitare non solo di abusare del proprio potere ma anche
di commettere errori gravissimi che potranno anche distruggerla,ma solo dopo
aver prodotto danni enormi alla comunita intera.
La storia,anche recente,non manca certo di esempi evidenti,ma evidentemente la memoria delle masse e’ molto corta.

Magar, bieco illuminista,

Più che altro dal miscuglio di autoritarismo e teorie economiche sballate.

Bruno Gualerzi

@ laverdure

“Dire che il fallimento del Comunismo reale non dipenda dagli ideali marxisti ma dal
modo in cui sono stati messi in opera mi sembra una scusa piuttosto labile.
La stessa cosa si potrebbe dire delle varie religioni:gli ideali di Cristo,sulla carta,
sono difficili da criticare.”

E invece, a mio parere, sta proprio qui il punto. Quale ideologia o dottrina religiosa non propone un miglioramento della condizione umana? Adesso ne sparo una grossa: anche la più aberrante e tragica delle ideologie, la dottrina nazista, prevedeva un futuro per l’umanità fatto di tanti individui sani, biondi con gli occhi azzurri ecc. ecc.?
Il problema nasce quando si ritiene possibile ‘concretizzare’ queste utopie. Non perchè le utopie non servano, anzi, ma perchè bisogna ‘viverle’ per quel che sono: espressione del desiderio di trascendere una condizione umana caratterizzata dal bisogno e dalla precarietà. Il ‘dar corpo’ a questo desiderio significa in un certo senso tradirlo, eliminarlo per quello che è nell’illusione di poterlo soddisfare.
Ora, le religioni – trascenentraliste o immenentiste che siano – proiettano il soddisfacimento di questo desiderio in una dimensione ‘altra’ rispetto a quella oggettiva, reale… e questo in un certo senso è la loro forza, in quanto la ‘verifica’ è rimandata ad un ‘dopo’ mai esperibile, quindi sempre possibile;
le ideologie in senso proprio (le dottrine politiche, economiche, sociali, ecc.) sono sorte anch’esse come risposta a questa esigenza di ‘creare un mondo migliore’ (quale che sia il modo di rappresentarselo)… solo che, a differenza delle religioni, il ‘mondo migliore’ lo si intende realizzare concretamente, nel tempo reale, nel tempo storico… e se non si tiene sempre ben presente lo scarto inevitabile tra utopia, per quanto necessaria come progetto, e realtà, nella quale il progetto dovrebbe trovare realizzazione, la ‘realizzazione’, sia pure ispirata alla più sapiente, lungimirante, perfino ‘realistica’, delle ideologie, porterà al fallimento.
E, a differenza delle religioni, subito verificabile.
Questo succede quando so vive ‘religiosamente’ l’ideologia.

Bruno Gualerzi

Devo aggiungere. In questo quadro, approfittando dello ‘scarto’ di cui dicevo, è aperta la strada perchè vi si possano introdurre tutti gli ‘sfruttamenti’ possibili. Da quelli operati dalle istituzioni religiose a quelli propri degli apparati politici.

laverdure

@Bruno Gualerzi

Mi sembra che il tuo discorso coincida col mio.
Un vecchio detto dice “la politica e’ l’arte del possibile”,ed e’ la pura verita’,se per
politica intendiamo l’arte di mandare avanti la baracca nella maniera piu’ decente possibile.
E l’unico modo di fare questo e’ accettare una eterna serie di compromessi con la
realta,scegliendo l’opzione che offre con ragionevole sicurezza il miglior rapporto
vantaggi/svantaggi.
I politici di qualunque colore preferiscono invece di solito pararsi demagogicamente dietro ideali altisonanti che pochi osano criticare,imitando il vecchio trucco da
avanspettacolo di suonare gli inni nazionali per zittire i fischi del pubblico scontento.
Per le religioni e’ ancora piu’ semplice:per loro,come giustamente dici,basta
rimandare all’aldila la soluzione di ogni problema,di ogni ingiustizia,e chi puo’
smentirle?

gieffeemme

In una visione dialettica non possiamo sapere quanto sia la struttura (economia ndr) a modificare la cultura o viceversa e quanto la cultura sia capace di autogenerarsi, anche se nella lunga prospettiva é la struttura economica la maggiore determinante. Certo é che l’economia russa non avendo cancellato il dato fondamentale dell’economia capitalista, la produzione e l’accumulo di plusvalore, non poteva produrre alcun significativo cambiamento culturale, alcun cambiamento di lunga durata.
La campagna di Stato ateista nell’URSS parte proprio nel momento in cui l’ideologia si radicalizza….lo stato di allora insomma forse la pensava un poco come te Bruno, pensò che il problema fosse culturale e si cimentò su questo terreno, perdendo esattamnente per le ragioni che tu hai ben evidenziato.
In conclusione se qualcuno volesse sostenere che la religiosità si é imposta a causa del fallimento del materialismo storico ritengo sia in errore.

GFM

Per quanto riguarda Lenin

gieffeemme

Russel infatti, stimabilissimo per molti aspetti, era anticomunista.

CMQ nel merito della discussione ciò che voglio sostenere é che non é il caso di attribuire alla sconfitta del progetto rivoluzionario (oggettiva) anche la responsabilità del riemergere della religione…che é sempre stata lì. Altrimenti anche a molti rappresentanti del “libero pensiero” (sarebbe carino confrontarsi sui nomi) andrebbe attribuita la stessa responsabilità…alla fine anche le istanze illuministe sono state sconfitte, anzi si sono mutate in religiosità opportunista.

libero

I totalitarismi religiosi o ideologici sono le facce della stessa medaglia.
Altrimenti non si spiega come la paura della morte sia la stessa per tutti.
L’Umanesimo Laico richiede cultura e civiltà e si sta sviluppando nelle Scandinavia.

enrico69

@ Stefano Grassino

Perché hai una visione così amara della verità sull’uomo ed il suo destino di mortale? Considera solo questi due principi:

1) La morte non riguarda i vivi perché sono vivi e non riguarda i morti perché sono morti. Si tratta solo di una non-realtà. Ha senso temere una non-realtà?

2) La vita è bella, ma solo perché è destinata a finire. Io spero di vivere a lungo, proprio in quanto ho la “serena” consapevolezza che prima o poi dovrò andarmene da questo mondo. Una vita che si prolungasse all’infinito sarebbe la più atroce delle condanne. Che senso ha sognare l’immortalità?

Condivido peraltro con te la convinzione che l’ottimismo sia la base naturale di ogni ideologia, poco importa se religiosa o politica. Ciò nondimeno c’è un fatto di cui né tu né gli altri in questo blog mostrate di avere piena consapevolezza: la nostra civiltà sta morendo e non ha più un futuro davanti a sé. Evito di enumerare, in questo contesto, tutti i problemi politici ed economici che sono alla base di questa agonia. Ma quello che ho appena scritto è innegabile. Quando una civiltà muore, o sta per morire, è inevitabile che non subentri un profondo senso di sfiducia nell’Uomo e nelle sue capacità creatrici di nuove forme di organizzazione politica e di produzione economica. Ed è proprio questo senso di sfiducia nell’Uomo che si associa ad un rinato forte interesse per le ideologie religiose. Il crollo della potenza imperiale di Roma dette origine al Medioevo e, soprattutto, fu la vera causa dell’affermazione del Cristianesimo, non sei d’accordo su questo?

Stefano Grassino

“La nostra civiltà sta morendo e non ha più un futuro davanti a sé.”

Non sono all’altezza di suffragare ne di smentire questa tua ipotesi e dunque, su questo argomento taccio.
Ho una visione amara, Leopardiana della vita per un motivo semplice: una volta vidi un documentario dove uno scienziato spiegava per sommi capi come più o meno sarebbe stata approssimativamente la vita tra mille anni, ammesso che l’umanità vi fosse arrivata. Alla fine disse: è un peccato sapere di non esserci, di non poter vedere quale sarà la realtà per la quale oggi lavoriamo. Vedi Enrico, io non vivo per gli agi smisurati, la ricchezza smodata ed i lussi. Amo la sete di sapere, la scoperta, la ricerca e non condivido chi chiamò la morte “sorella”. Siamo fatti per la vita e non per il nulla. Fino a che un cervello funziona (al di là degli altri aspetti fisici) è piacevole conoscere e vivere gli sviluppi che avvengono intorno a noi. Il mondo si evolve in continuazione ed io non vivrei una vita all’infinito come una delle più atroci condanne. Se tu dici che non avendo scelta non possiamo accettare l’illusione della vita eterna come i credenti, sfondi una porta aperta sia chiaro; non sono la persona che disperatamente si attacca agli specchi. Credo di avere coraggio e lucidità di prendere la vita per quello che è ma certamente se potessi evitare la morte, non mi tirerei indietro.

enrico69

Di letteratura sono ignorantissimo, ma dal liceo ricordo che Leopardi era solo un conte marchigiano, il quale si illuse di essere diventato materialista e sensista (nel senso settecentesco di questi termini) dopo che da ragazzino aveva letto e tradotto Lucrezio in un modo un po’ troppo sbrigativo, anche perché dubito che il padre Monaldo avesse fatto pressione su di lui affinché ne approfondisse la conoscenza oltre un certo livello. Pare che succeda. Ad ogni modo, se proprio devo essere sincero, il suo pessimismo cosmico non mi ha mai convinto più di tanto, soprattutto quello della Ginestra: mi è sempre parso il piagnucolio di un adolescente “cattolico” malato di nervi, molto diverso dalla saggezza lucida e serena che riverbera su tutti gli esametri del De Rerum Natura a cominciare dall’inno a Venere. Sarà che in queste cose ho la stessa competenza di un camionista, ma io ho sempre preferito la lettura di Melville e del suo grandioso e “metafisico” Moby Dick a quella delle Operette Morali.

Desideri l’immortalità? Bene! Permetti allora una domandina: hai mai considerato che nessuno di noi è “psicologicamente fatto” per esistere in eterno? ed hai mai riflettuto sulla cosiddetta “stanchezza dell’esserci” che inevitabilmente compare quando un uomo è rimasto in questo mondo un po’ troppo a lungo? Ma è meglio che interrompa qui la predica. Mi sembra di essere diventato un prete. Vedi, caro Stefano, certe verità esistenziali è necessario che uno arrivi a comprenderle da solo. Gli altri non te le possono spiegare. Mi piacerebbe però vederti più sereno.

POPPER

Caro enrico69, la tua esposizione è senz’altro piena di evidenze antropologiche e storiche difficilmente contestabili, ma vedo che tratti la morte con molta disilvoltura, davanti alla morte cosa direbbe la tua esperienza di vita? La paura davanti alla morte è sempre una possibile reazione emotiva, come il rimpianto e la nostalgia.

La morte è la cessazione scientificamente dimostrata di ogni relazione psico-somatica, umori-emozioni-sensazioni fisiche, dolore-angoscia-ansia, tutto cessa di “essere” quel che mi son sentito consciamente e inconsciamente nella mia esperienza, cessa la stessa idea che mi ero fatto di me stesso, cadono le maschere, i miei “avatar” come si dice oggi

Questa per me è la morte, il disincanto finale, lo shock finale come direbbe Battiato, la trasformazione della vita umana in una deconposizione chimico-fisica in cui gli idrogeni non decadono per loro stessa natura, ma lungi dal pensare che siano passati nell’aldilà.

enrico69

ERRATA CORRIGE

“è inevitabile che non subentri” ———-> “è inevitabile che subentri”

Andrea

Da brivido: questo è l’articolo più lucido e più vero che ho letto sul sito UAAR.

Vi riporto il concetto espresso dal mio direttore spirituale, che è esattamente identico:

– l’essere umano comunque di fronte a qualcosa/ qualcuno si inginocchia (tradotto: comunque le scelte di vita sono legate a qualche ordine di priorità/ sistema di credenze);

– è solo libero di scegliere di fronte a chi/ che cosa inginocchiarsi.

Non siamo liberi di vivere senza dei; siamo però liberi di scegliere a quale dio votarci.

L’Umaneismo Laico è una metafisica come le altre, ed ha quindi carattere religioso.

nullità

in realtà c’è un modo per liberarsi da questo circolo di progressive sostituzioni.

ogni sostituzione infatti si basa su una definizione:
cristianesimo
induismo
materialismo
umanesimo laico
individualismo
nichilismo

ognuna di queste definizioni racchiude in sè un pacchetto di caratteristiche definite, a volte bene e a volte arbitrariamente.
così, leggendosi una definizione, ti puoi riconoscere dentro la medesima e puoi riconoscere le altre persone nella stessa o in altre categorie.

Per fare un esempio, è difficile che un ateo rimanga ateo quando dalla bibbia passa improvvisamente a Nietzche, leggendo che dio è morto e diventando cultore del nichilismo appena conosce il filosofo. Questo ha appena sostituito un modo di interpretare le cose con un altro, considerato magari più valido, ma senza una profonda riflessione alla base.

Il modo per evitare di adorare gli asini è quello di coltivare un cammino personale di ricerca critica sui valori, sull’individuo, sulla società.
Conosci te stesso, recitava una scritta sull’oracolo di Delfi.
Conoscere sè stessi è la cosa più difficile e impegnativa che una persona possa fare, perchè la persona non è un ente statico, ma si evolve, e si arricchisce di pensieri ed esperienze.
Non si giungerà mai a un punto statico, perchè il conoscere sè stessi è un cammino in corso d’opera (quando lo si vuole intraprendere), ma ogni giorno si sarà sempre più avanti del giorno prima.
Non riuscirai mai a catalogare una persona che prova a conoscere sè stessa perchè semplicemente non si sta inginocchiando davanti a qualcosa d’altro ma sta costruendo sé stesso.
Ovviamente passerà attraverso una scala di priorità e di valori, ma non potrai mai ridurlo a “credente di qualcosa” perchè sarà sempre in grado di motivarti le proprie scelte, e qualora lo mettessi in crisi con un argomento più valido, questa persona lo farà proprio e lo troveresti un passo più avanti di quando l’hai conosciuto.
Il vero ateo non si sente mai arrivato.
Però può ritenersi soddisfatto di fare un gran lavoro su sè stesso. E non lo vedrai mai inginocchiato.

Andrea

“Però può ritenersi soddisfatto di fare un gran lavoro su sè stesso. E non lo vedrai mai inginocchiato.”

Vale a dire, adora sè stesso. Come volevasi dimostrare.

Andrea

Per non cadere nella polemica sterile: credo che un non credente possa essere una persona in ricerca, laicamente, così come un credente.

La persona in ricerca, credente o meno, è quella che concede il beneficio del dubbio.

Molti (troppi) dei commenti che leggo su questo sito non sono di persone in ricerca, ma di persone che sono convinte di essere arrivate, e di avere la verità in tasca.

Per questo risultano così indigeribili.

Il suo è un commento ragionevole.

Con la postilla sotto: se uno non si inginocchia mai davanti a niente, vuol dire che ha messo sè stesso al primo posto, e si torna al caso precedente.

nullità

la differenza in fondo risiede proprio nell’inginocchiarsi e adorare.

se una persona adora sè stesso, si sente arrivato perchè sta adorando ciò che è riuscito a giungere in quel momento.

ma se una persona si sta costruendo, non può adorarsi.
come obiezione, potresti dirmi che questa persona adora lo sforzo che impiega nel conoscersi.
ma in realtà una persona che si costruisce, nell’istante in cui raggiunge la consapevolezza di essere “cresciuto” un po’, già pensa (più o meno consapevolmente) al dopo, e lo fa accostandosi come una persona diversa dall’istante precedente.

Sarebbe come se dicessi che degustare un vino è adorarlo. Potrai farlo quando avrai degustato tutti i vini e avrai scelto il vino più pregiato e migliore tra quelli che hai mai assaggiato. Mentre degusti un vino però stai solo vivendo un’esperienza aggiuntiva.
Il bello della vita è che è tanto impossibile conoscersi in modo completo quanto lo è assaggiare tutti i vini mai prodotti dall’uomo da quando ha imparato a far fermentare il mosto a oggi.
Ma puoi fare in modo di progredire il più possibile.
e infine, mettere sè stessi al primo posto, quando si tratta di lavorare su sé stessi, non significa necessariamente adorarsi. perchè se una persona non si trattasse in modo critico, finirebbe per porsi realmente su un piedistallo e adorarsi, senza però imparare più nulla.
Non c’è proprio tempo per adorare qualcosa se sei “in movimento”.

Per quanto riguarda altre cose…
sul beneficio del dubbio, sono del parere che il beneficio del dubbio lo si debba lasciare a cose che meritano il suddetto.
forse ho capito dove vuoi arrivare: il dubbio sull’esistenza di dio, come fanno gli agnostici.
penso che tu stesso non conceda il beneficio del dubbio all’esistenza degli unicorni.
ma penso anche che tu stesso non conceda il beneficio del dubbio all’esistenza di visnù o di kalì o di horus.
l’ateo, a questi dei, aggiunge anche dio perchè ritiene che non si possa concedere neanche a lui il beneficio del dubbio circa la sua esistenza.
come vedi, se la posizione dell’ateo verso dio è ritenuta illegittima, anche quella verso gli altri dei potrebbe esserla.
le religioni hanno risolto in un modo abbastanza semplice. ogni religione ritiene di essere la migliore. nel cattolicesimo, questo si chiama “religione rivelata”.

per quanto riguarda il commento di altre persone, ho letto anch’io di alcuni che manifestano un ateismo di tipo idealistico (sono quelli che si sentono arrivati, che hanno sostituito la religione con un altro oppio), ma ho letto anche molti atei razionalisti, che sono quelli che hanno lavorato sulla propria persona e hanno messo in discussione criticamente questo aspetto della loro vita.

è una caratteristica dei blog e di questo blog, l’eterogeneità.
ma quest’ultima mi ha permesso di venire in contatto con una quantità di esperienze, opinioni, personalità e persino ottime dosi di ironia, davvero pregevole.

la mente è un po’ come un ombrellone da spiaggia senza il fermo in alto.
se lo vuoi tenere aperto, devi sforzarti costantemente. e appena molli, quello si richiude.
ma che ricchezza inestimabile, una mente aperta.

enrico69

@ Andrea

Anch’io vengo dal mondo cattolico e conosco benissimo quello che dicono i confessori ed i direttori spirituali in merito ai cosiddetti “assoluti sostitutivi”. L’Umanesimo Laico è una metafisica? Non mi pare proprio: stare sempre e soltanto dalla parte dell’Uomo implica una visione storica e storicista della scienza, della filosofia, della politica, dell’economia e della morale, dal momento che l’Uomo non è affatto Homo Sapiens ma è Homo Historicus. Probabilmente il tuo direttore spirituale ancora non lo sa, ed in questo caso ti prego cortesemente di informarlo da parte mia: quando c’è di mezzo la Storia, la Metafisica va sempre… a farsi benedire. In ogni senso.

Stefano Grassino

Sempre la stessa solfa stì preti. Quando tu gli dici che sei ateo e se fai del bene non aspettandoti una ricompensa come fanno loro “il paradiso” sei più meritevole, ti rispondono: “ma è dio che ti illumina, comunque e sempre”. Non ho capito ma che per caso se sò comprati il brevetto?

POPPER

I sentimenti, gli affetti, le emozioni, gli entusiasmi, lo stupore, gli umori diversi per ogni persona, per quanto possono apparire irrazionali agli occhi dei più rigorosi tra i razionalisti, sono parte della nostra neurologia naturale, non provengono dalla magia della religione e meno che mai da fantomatici dei o fate turchine.

La religione semmai ha approfittato di questi bisogni neurologici e psico-fisici, li ha moralizzati, repressi, reindirizzati ad uso e consumo del sistema organizzativo della religione, li ha resi schiavi di bisogni trascendentali, bisogni inutili e dispersivi, perchè non fan parte della natura umana, quindi sono diventati oppio, droga, persino giustificati come parte del progetto divino.

POPPER

ultimamente sto rivisitando tutti i video di Richard D. li trovo davvero nutritivi.

libero

La religione e le grandi ideologie estreme risolvono molto il problema della scelta e non è un problema da poco.
Il papa, Hitler o Stalin mi dicono che una cosa è giusta e quindi deve essere giusta per forza e io non ho problemi di coscienza e vivo meglio, non tutti ma tanti si.
La politica sfrutta molto questo principio per i popoli arretrati, i popoli avanzati invece fanno altre scelte e accettano il dubbio e la scelta di coscienza individuale, quello che io chiamo l’Umanesimo Laico, ovviamente su base social-democratica.

POPPER

certo, caro Libero, finché c’è gente che delega alla teologia e alla superstizione l’interpretazione dei fatti e dei fenomeni spiegabili dalla scienza o ancora da spiegare, ma non per questo inspiegabili.

gente che non è stata mai educata a ragionare ma solo a credere alle assurdità,

il video che ho inserito prima è la parte finale della versione completa, ma se la vedi tutta, ti rendi conto di come chiunque ragioni davvero in modo critico arrivi a delle valutazioni del mondo dei credenti molto preoccupante.

POPPER

B. Gualerzi scrive:

L’esigenza che ha dato origine alle religioni, se viene rimossa, o se comunque si ritiene di non metterla in conto alla condizione umana, permette alla religione, cacciata dalla porta, di rientrare dalla finestra. Magari camuffata fa ideologia.
E’ solo un sostituire oppio con oppio. Ancora peggiore, il secondo, se lo si ritiene la definitiva disintossicazione dal primo quando invece lo è solo apparentemente…

Sono d’accordo, caro Bruno, ma allora, anche se appaio noioso, ribadisco: “conoscere se stessi” deve essere il programma educativo che porta le nuove generazioni all’autodeterminazione e all’autorealizzazione, quindi, con priorità educative che definiscano quali sono i veri bisogni a seconda delle età nello sviluppo e maturazione, e aiutino a ragionare sull’inutilità della religione come bisogno trascendentale artificioso e pericoloso per la salute mentale, oltre che aiutarli a gestire le emozioni, i sentimenti e le relazioni sessuali non come oppio, ma come una relazione matura e reciprocamente rispettosa tra due persone anche dello stesso sesso.

La religione non è un bisogno reale, intrinseco o ontologico, antropologico e sociologico, anzi, è la radice di tutte le odiose discriminazioni e ottusi pregiudizi, ma essi fomentano in modo ossessivo e morboso, spesso fanatico e violento, quei bisogni naturali lasciati spesso nell’ignoranza di se stessi, quindi, di conseguenza lasciati in balia di incantatori religiosi e promesse paradisiache, bisogni naturali che artificiosamente da parte della religione vengono soddisfatti ma non educati, anzi a volte repressi e castigati.

Al contrario l’ateismo non può certo dirsi per sua natura morboso, ossesso, violento, è sempre la persona che non conosce se stessa ad assumere l’oppio in varie forme filosofiche o materialistiche, quindi non essendo stata educata o non essendosi preoccupata di approfondire la conoscenza della propria natura umana, gestisce male le proprie emozioni, alla fine saranno loro a gestire a sua vita e la religione riesce in molti casi a soddisfare queste emozioni prendendola, per cosi dire “per la gola”.

Bruno Gualerzi

“La religione non è un bisogno reale, intrinseco o ontologico, antropologico e sociologico, anzi, è la radice di tutte le odiose discriminazioni e ottusi pregiudizi…”

Caro Popper, la religione ha innegabilmente i caratteri che le attribuisci… ma – a mio parare chissà ormai quante volte qui espresso – è pur sempre sorta sulla base di un bisogno reale dovuto alla condizione umana, alla consapevolezza prima o poi inevitabile della fatica e della precarietà dell’esistenza. Di fronte alla quale – schematizzando al massimo – si possono assumere due atteggiamenti:
quello religioso, disastroso nella misura in cui credendo di esorcizzare la paura, di fatto si esorcizza (non la si vuol accettare) la condizione umana, cioè si nega l’umanità dell’uomo… dicendo così di esaltarla al massimo. Coi bei risultati che giustamente richiami;
poi c’è – sempre schematizzando – la risposta a-tea… che a mio parere non comporta tanto – come spesso si afferma – ‘negare’ dio, quanto ricorrere alla negazione di tutto ciò che dio rappresenta sintetizzato: la negazione della condizione umana. Sì insomma – scusa il richiamo scolastico – ‘due negazioni affermano’. La condizione umana è accettata per quello che è. E’ affrontata per quello che è… il solo modo per salvare l’uomo dall’autodistruzione.
Ma – ed è ciò che più di ogni altra cosa cerco di ribadire su questo blog – negare l’esigenza che ha dato origine alle religioni significa negare la vera natura dell’ateismo, la sua necessità vera (e per questo spesso trovo il consenso dei credenti perchè in effetti parto dallo stesso presupposto… salvo poi ovviamente prendere la strada opposta a quella presa da loro.)

POPPER

grazie, Bruno G, mi ha aiutato molto anche la visione dei documenti video di Richard Dawkins; ho passato il pomeriggio prima a ripassare la Relatività di Eintesin, poi a seguire le interviste di Richard D.

Io non vorrei ripetermi, ma quello che da tempo già opero in me stesso, ancor prima di conoscere l’UAAR, con mia piacevole sorpresa lo vedo anche qui nel Sito da parte tua e di altri nostri amici, e molto anche nei pensieri e interviste e documenti scritti di Richard Dawkins.

Prima di approdare al sito UAAR mi son letto libri di Telmo Pievani, di Michele Martelli, di Roberto Vacca, le interviste di Augias, quelle di Rodotà.

Non sono sempre elegante nello scrivere ma tendo a capire le cose con buona volontà, ecco perchè il mio programma di vita fin da adolescente era di conoscere me stesso e i talenti naturali per poter vievere una vita piena, relativamente aperta di mentalità ma non dogmatica di certo.

Sono nato con molti problemi ma la mia volontà ha vinto, la mia mente ben razionalmente disciplinata ha vinto, la religone ha fallito il suo intento di convincermi.

Vivo l’ateismo in modo molto aperto alle altre idee ma allo stesso tempo non sento l’esigenza e il bisogno di trascendenza; perchè non lo sento? Non ho il gene della religione? No! semplicemente perchè ho una disciplina mentale razionale, mi sono abituato ad autoosservarmi, conoscere me stesso attraverso la consocenza della mente e del corpo, dei loro linguaggi naturali ed ereditati dai genitori, non lascio nulla al trascendentale, non delego altri a ragionare al mio posto, amo avere in mano le redini della mia carrozza, ma allo stesso tempo essere cocchiere e padrone della mia vita.

E’ per questo che io consiglio ai credenti: tirar fuori le palle del proprio carattere, consocere se stessi e prendere ste redini in mano e uscire dal gregge.

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