New York, gay bar vicino moschea di Ground Zero?

Il comico Greg Gutfeld ha intenzione di aprire un bar gay anche per islamici proprio accanto al luogo dove dovrebbe sorgere la criticata moschea di Ground Zero, che recentemente ha ottenuto il nulla osta di una commissione comunale (Ultimissima del 3 agosto). “Come americano” ha detto “credo che abbiano tutto il diritto di costruire la moschea”. Quindi ha rilanciato il suo progetto, che avrebbe il sostegno di alcuni investitori. “La fede musulmana non guarda con benevolenza l’omosessualità” ha spiegato Gutfeld mentre era ospite allo show tv di Glenn Beck, “è per questo che sto costruendo questo bar”, proprio per “abbattere le barriere e ridurre l’omofobia nel mondo islamico”. Un piano intero di questa struttura nelle intenzioni di Gutfeld sarà riservato agli islamici, quindi senza bevande alcooliche.

Archiviato in: Generale, Notizie

51 commenti

peppe

E se gli islamici fanno saltare in aria anche questo avremo l’ennesima dimostrazione che non sono uomini… ma bestie. Staremo a vedere.

Soqquadro

Mah, fare il piano “islamicamente corretto” mi sembra una fesseria. Cioè, sono strani questi religiosi: se non possono bere alcool non basta che non ne ordinino? Devono avere un piano in cui dette bevande non sono proprio disponibili per rispettare il precetto? (precetto che hanno anche scelto liberamente di seguire)

Ulv

Mah, a me sembra solo un tentativo di ridurre l’aspetto “incendiario” della proposta e di renderla meno provocatoria. Forse anche più allettante, più orientata all’integrazione.
Se proprio dobbiamo stupirci di qualcosa, è di questo: gli islamici osservanti che non vogliono toccare l’alcol non dovrebbero nemmeno “toccare” persone del proprio sesso…

Soqquadro

Veramente non dovrebbe toccare proprio nessuno con cui non siano già legalmente sposati…. Cmq, va beh, poi, ognuno rispetta la sua religione a modo suo, meglio se onorano il loro dio con l’analcoolico che non con il tritolo

Clair de Lune

La carne è debole, caro Soqquadro, e l’occasione rende (quasi sempre) l’uomo ladro.
Ecco spiegata la separazione degli ambienti.
Insomma, come nei club privé: alcune stanze dedicate ai cattolici, in cui è possibile la copula senza profilattico.

Alessandra

questa è assolutamente fantastica! 🙂 Allah al bar ehehehehehhe

Alessandra

(Scusami Alessandra, con questo nome ci sarei già io… Mi fa un effetto strano “rileggermi”!)

Sandra

Bellissima! 🙂

Una domanda: c’è un motivo economico per il quale l’alcol sia stato bandito dalla religione islamica (e non cristiana per esempio)? Quanto alcol bevevano gli arabi prima dell’inizio dell’islam, e perché è stato ritenuto importante vietarne, e non solo limitarne, il consumo?

HCE

la vulgata vuole che ci fosse un motivo igienico (bere alcol nel deserto non è proprio una buona idea)

Diocleziano

Credo che la ragione nasca dal proibire i cibi fermentati, da qui il pane azimo, gli alcolici si ottengono per fermentazione… ecc. La fermentazione è assimilata alla putrefazione e per i popoli del deserto era un pericolo. Credo che anche la circoncisione abbia la stessa origine.

Sandra

Grazie, quindi non ci sarebbero motivi economici tipo di dipendenza dall’acquisto di vino o simili. Perché mi domandavo quanto vino venisse prodotto localmente e quanto fosse importato da nazioni non-islamiche, nel momento in cui si passa da una cultura pre-islamica non contraria all’alcool, e che anzi lo cantava nelle poesie, a quella successiva, che lo proibisce.

Kaworu

comunque mi sembra “un filino” incoerente rispetto alla loro religione…

che poi ci siano musulmani che sbevazzano, mangiano wurstel (in senso metaforico e non) e via dicendo, è un dato di fatto.

son tutti bravi solo quando si tratta di far rispettare assurdi precetti agli altri, ma son sempre molto indulgenti con sé stessi. tipico comportamento dei credenti.

Marco

Come accade per tutte le religioni purtroppo, ti obbligano a subire i loro precetti ma non sai mai veramente se loro li seguono o meno.

fab

Omar Khayyam ha scritto la maggioranza delle sue quartine inneggiando al vino.

Diocleziano

Gli islamici non possono consumare alcolici ma possono ‘consumare’ con i cristiani?… boh

PacoVero

Genisle…davvero!

A me sembra una grande presa per il culo ai musulmani. Costruire una moschea nel Ground Zero non mi pare in effetti una grande idea, nel rispetto dei morti è di quello che è accaduto. Ma siccome New York (anche con tutti i suoi difetti) non è Teheran, penso che abbiano fatto bene a non vietare la costruzione.

Però giochiamo nel loro stesso campo, e trovo davvero notevole l’idea di aprire questo gay-bar con lo scopo (credo) anche di irritare i musulmani.Perlomeno per far capire che se vogliono avere diritti in questa terra, bisogna cedere il posto anche ad altre persone che sono sicuramente contrarie ai principi dell’ilam.

Ci riusciranno a mantenere la calma, o scoppierà qualche polemica più accesa?

Barbara

Io ancora non capisco come abbiano fatto a consentire la costruzione di un centro islamico in quel luogo, mamma che presa per i fond.elli che ci vedo. Mi immagino tutti i talebani che se la ridono a crepapelle. Penso che ci siano sotto di quegli interessi di pochi di cui non sapremo mai, altro che tentativo di integrazione. Vedo l’apertura del bar gay invece come risposta alla provocazione, quel luogo diventerà un bell’esperimento di scontro… starò a vedere, mi auguro di sbagliare.

Soqquadro

I saggisti musulmani Raheel Raza e Tarek Fatah, entrambi siedono nel Muslim Canadian Congress, hanno lanciato un appello contro la moschea. “Non è sensibile costruire un luogo di preghiera islamica esclusiva nel luogo in cui dei musulmani hanno ucciso migliaia di newyorkesi. E’ come consentire una chiesa serbo- ortodossa a Srebrenica, dove furono uccisi ottomila uomini e ragazzi musulmani”. I due autori sostengono che i promotori della moschea “avrebbero potuto proporre a un memoriale dell’11 settembre la denuncia del jihad, ma non lo hanno fatto”.

Ulv

Interessi di pochi un fico secco, cara Barbara. Esistono “cose” a cui noi atei razionalisti dovremmo sempre guardare, e che dovrebbero orientare il nostro operato: i diritti. Ecco le parole di Bloomberg, sindaco di New York:

The simple fact is, this building is private property, and the owners have a right to use the building as a house of worship, and the government has no right whatsoever to deny that right. And if it were tried, the courts would almost certainly strike it down as a violation of the U.S. Constitution.
Whatever you may think of the proposed mosque and community center, lost in the heat of the debate has been a basic question: Should government attempt to deny private citizens the right to build a house of worship on private property based on their particular religion? That may happen in other countries, but we should never allow it to happen here.

Qui sta la superiorità della civiltà occidentale. Siamo noi che dovremmo ridere, mica i talebani (che questi ragionamenti non li capiscono).

Massimo

Vabbè, dai… preso alla larga, se uno dice che a New York si sta in generale meglio che a Teheran o in qualche villaggio sperduto del Karakorum, non credo ci siano grossi dubbi. Se però si vedono sventolare stelle e strisce mentre si levano le note dell’Inno Nazionale della Democrazia Realizzata e del Coronamento in Terra del Progresso dell’Uomo e dell’Individuo, è altrettanto ovvio che venga fatto di chiedere qualche precisazione su Gunatanamo, l’uso “civile” della tortura, lo schippo a portata – spianato dalla finestra di casa in attesa di un ladro forse travestito da lattaio -, il nobile istituto della pena di morte ecc… Ci mancherebbe, l’esercizio commerciale “specializzato” è più che legittimo – per gay, per gay di scientology, per gay di scientology vegeratiani, per gay di scientology vegetariani appassionati di tiro a segno, per gay di scientology vegetariani appassionati di tiro a segno di origine afghana ecc. ecc., in base alla specializzazione merceologica del caso e alla “fetta di mercato” ritagliata volta per volta -… ma da qui a farne una questione da Accordi di Ginevra (poco rispetatti in altre circostanza), a mio modesto parere, ce ne corre…
Il punto è che non bisogna confondere i piani. Tutto si può vendere: compresa l’idea che, nell’atto di vendere, siano comprese /sottintese questioni ideali… “non negoziabili” (contradictio in terminis)…

Massimo

Breve postilla: il motivo per cui accosto l’edificazione della moschea in sé (presentata questione ideale) e l’apertura del bar maometto-gaio (presentata come questione ideale dal gestore) è che le due strutture sono in rapporto (hanno “fondamenti di principio”) simili a prescindere dal comune denominatore confessionale. Il sacro principio è quello di consentire ai “consumers”/”owners” islamici di avere la loro moschea (dove vogliono, come vogliono, con le caratteristiche architettoniche che vogliono, con intorno quello che vogliono) come bene di consumo (a prescindere da tutto e da tutti: solo perché è roba loro) e ai gestori del locale gay islamico (cfr il sito dei preti cattolici omosessuali) di avere il loro bar come servizio per una parte degli stessi consumatori. Insomma – sembra di capire, come recitava una canzone del Trenceto – “Non si truova amico fuor di borsa”.
In base a questo criterio, ci sarebbe da augurarsi che rivedano presto ogni norma urbanistica: “se mi voglio fre l’attico a forma di carciofo di ottanta metri, me lo volete impedire? Il terreno è MIO!”

Ulv

Caro Massimo, quando lo stato – talebano, ateo, cattolico – busserà alla tua porta per importi quale culto (non) celebrare, correrai a scovare l’atto di proprietà dell’immobile per sventolarlo in faccia all’autorità. Un atto che hai pagato. In quel momento, chi ti ha venduto l’edificio – “l’amico in la borsa” – ti sembrerà ancor più amico.

Massimo

Sono solo un po’ meno entusiasta tutte le volte che mi avvolgono i diritti umani in una banconota (che, per definizione, “non olet” – quindi, se non puzza – per sua stessa ammissione, ché l’olfatto non è il suo “target”… mica è Chanel: è un negozio per clienti monoteistici… – nemmeno profuma). Tutto qua 😉

Ulv

Eh! Dovrai fartene una ragione! I diritti umani si sono sviluppati – guarda caso – nel ricco mondo occidentale, e si sono diffusi in misura direttamente proporzionale all’espansione della ricchezza. Sto un po’ semplificando, va bene, ma lo schema è questo. Ti pare una coincidenza?

Massimo

Non è senz’altro una coincidenza. Fra l’altro, è anche il motivo per il quale l’Unione europea (concetto che mi è sempre piaciuto molto) ha dato più garanzie di durata (più garanzie del fatto, insomma, che il Belgio non invada il Lussemburgo e il Portogallo non dichiari guerra alla Finlandia) concentrandosi sul tema delle quote latte, della vera essenza del fagiolo cannellino o sull’acquisto in Spagna di uova danesi per fare frittate da esportare in Grecia e Irlanda che non attuando un piano di politica culturale che aiutasse gli europei a sentirsi tali (per esempio favorendo un’adeguata politica linguistica). Sono cose che sappiamo (è un po’ triste e ci facciamo mille ragioni, non una – la tristezza un po’ rimane, c’è poco da fare, ma non è questo il punto). Proprio perché le sappiamo (e proprio perché i discorsi commerciali travestiti da qualcos’altro ti ricordano l’arancia sull’etichetta della Fanta, i poveri sorridenti nella reclame dell’otto per mille, i banchieri amichevoli degli spot in circolazione – ti ricordano, insomma, la “pubblicità ingannevole” e/o l’ipocrisia più smaccata); proprio perché c’è (forse) sproporzione tra il barboncino che un’anziana zitella di Beverly Hills porta dallo psicologo perché è “giù di morale” e il senso morale di tenere a Guantanamo qualche (siamo in tema) islamico “sospetto” (cfr diritto OCCIDENTALE sulle garanzie “fino a giudizio definitivo” bla bla bla); proprio perché sappiamo che all’inventore della “nuova nicchia di mercato gay-non-mangiatore-di-maiale in un posto-fighetto –che-dà-sulla-nuova-moschea-che-fa-tanto-fusion in pieno centro (e poi “riprende anche il colore”) dei diritti umani POTREBBE (dico “potrebbe”) interessargli il giusto; proprio per questo, voglio dire, il proverbio più azzeccato in questo contesto è quello lombardo “ofelè, fa el to mestè” (“pasticcere fa il tuo mestiere”). Ovvero: vuoi fare i soldi coi gay islamici, con i gatti parlanti, con le zie vedove, con i vegani a quattro teste (nuove “nicchie di mercato”)? Fallo pure! Chi te lo vieta? Ma, magari, lascia stare frasi come “La fede musulmana non guarda con benevolenza l’omosessualità” – o, meglio ancora: “è per questo che sto costruendo questo bar”, per “abbattere le barriere e ridurre l’omofobia nel mondo islamico”. Ma a chi la racconti?
Era a questo che pensavano gli illuministi francesi o che c’è scritto nella Carta Fondamentale dei Diritti del… Lounge Fighetto di Ginevra?

“Ofelè, fa el to mestè”, va’!… (lo dico a lui, non a te)

Magar, bieco illuminista,

@Ulv
Oddio, forse purtroppo sì, in Cina il progresso economico non sembra andare allo stesso passo del progresso dei diritti umani e civili… 🙁

Tra l’altro, certamente è utile la prospettiva storica, ma mi pare fuorviante calcare troppo la connotazione “occidentale” dei diritti. Che si sostengono bene da soli, in virtù della bontà dei principi che li fondano, non in quanto nati, nella loro forma moderna, ad una certa latitudine e longitudine. Altrimenti si rischia una “crisi di rigetto” pari a quella che consentiva ai sanfedisti di suscitare l’ira popolare contro gli invasori francesi giacobin-napoleonici (“So’ venute li Francise/ aute tasse n’ci hanno mise/ Liberté… Egalité…/ tu arruobbe a me/ io arruobbo a te.“).

Ulv

@ Massimo

Innanzitutto ti ringrazio per aver risposto sempre in maniera così estesa. Purtroppo io non ho molto tempo, e dovrai accontentarti di repliche ben più succinte. Dal momento che la discussione che abbiamo intavolato richiederebbe di essere portata avanti a ben altre profondità, direi che questo è un problema!
In realtà, non posso far altro che rilevare la distanza dei punti di vista. Tu ti lamenti della (reale o presunta) pellicola “economica” che avvolge tutto in questo nostro mondo. Io, al contrario, benedico che ciò sia successo, perché è grazie a questa umanissima propensione che noi siamo diventati una società opulenta capace di porre al centro dell’attenzione tutto quello che società diverse non possono permettersi di tenere in adeguata considerazione (da notare la formulazione della frase, del tutto avversa a ogni razzismo): i diritti. Semplifico, ancora una volta: se oggi possiamo permetterci di misurare la lunghezza del cannellino o la curvatura della banana (che tra l’altro, detta in questo modo sembra una cosa oscena 🙂 ), è perché fortunatamente – e sottolineo fortunartamente – abbiamo saputo concentrarci sul commercio, sul contante, piuttosto che sugli ideali. Troppo spesso i grandi ideali hanno portato grandi sventure. Parlare di diritti è un lusso, e il lusso, lo si sa, lo si raggiunge solo se si è ricchi.
Un ultimo punto. La tua voglia di leggere tutto come una macchinazione del capitale, mi sembra (scusa se mi permetto di presumere), non ti fa rilevare quelli che, invece, possono essere a buon diritto considerati come autentici slanci dello spirito. Diciamoci la verità: se il potenziale gestore del gay bar avesse voluto far dei soldi, avrebbe probabilmente trovato idee migliori, più sicure, meno pericolose per la sua vita (gay bar per islamici? Allah akbar!!), più remunerative. Se ha optato per quella scelta, una certa misura di ideali ci dovrà ben essere. Se poi la tua critica è mossa dal fatto che anche gli ideali possono muovere soldi, be’, spero che tu non intenda immolarti scagliandoti a kamikaze contro la sede di Amnesty International… 😀

Ulv

@ Magar

Non era mia intenzione rimarcare la connotazione occidentale dei diritti. Se lo fatto, questo era il senso: tutti i diritti sono meglio garantiti nelle società ricche, e alcuni diritti possono concettualmente nascere solo nelle società ricche. Come ho scritto più sopra, non mi trovano d’accordo le tesi razziste di chi pensa che “i diritti li abbiamo inventati tutti noi e ora ve li pigliate pure voi, foss’anche a calci nel sedere”. Davvero non condivido la tesi sull’esportazione della democrazia né, quella contraria, sull’inesportabilità della democrazia per soli motivi culturali. Credo, al contrario, che i motivi siano prettamente economici, e che questi possano cambiare lo scenario culturale. La Cina tra poco lo dimostrerà. Diamole tempo. In fin dei conti, fino a trent’anni fa era un paese di contadini e bovari. Perché pretendere tutto e subito?
Scusa se mi sono spiegato male…

Massimo

@ Ulv

venerdì 13 agosto 2010 alle 8:56

…….

Grazie per la risposta, Ulv – congruamente estesa nonostante la tua modestia 😉

Stavolta mi sbrigo davvero – perché concordo sul fatto che ci vorrebbero molto più tempo e più spazio per andare oltre.
Mi limito a questo: il detto “a Cesare quel che è di Cesare” ecc. può essere riadattato a vari contesti. Le iniziative commerciali, pure. L’eventualità che il gestore del nuovo locale avesse più conoscenze, possibilità di azione – “giro”, insomma – per gestire un posto del genere piuttosto che una pompa di benzina nell’Idaho, un orfanotrofio nel Wisconsin o una pellicceria in Alaska potrebbe (ancora “potrebbe”) averlo indirizzato nel senso che ha scelto di seguire. Legittimamente – l’ho già detto e ribadito.
Ma, anche, un po’, obbligatoriamente: il “self made man”, “business man” e “qualsiasi altra cosa …man” è bravo, dinamico e destro, ma non onnipotente. Gigioneggiare dove e come si può è umano. Basta ammetterlo senza scomodare altro. Nulla di male, in fondo. Quanto al capitalismo DEL XXI SECOLO (va detto anche questo), mettiamola così: per me è meglio dei talebani, ma, forse, non “il migliore dei mondi possibili” – oltre tutto, se guardi bene, non credo nemmeno pretenda di esserlo. Ma, soprattutto, è un fatto estetico: mettere insieme cose serie e cocktail parties (lounge e torture; cravatte e clochard)… non so spiegarti: non mi piace… lo trovo peloso e ipocrita. Meglio dire che questo è “il meno peggio dei mondi presenti”. Così va meglio.

Massimo

1. @ Ulv
venerdì 13 agosto 2010 alle 8:56
…….
Non so il perché della lunga quarantena in cui sono rimasto, ma provo ad ovviare
…….

Grazie per la risposta, Ulv – congruamente estesa nonostante la tua modestia
Stavolta mi sbrigo davvero – perché concordo che ci vorrebbe più tempo per approfondire. Mi autolimito: il detto “a Cesare quel che è di Cesare” ecc. può essere riadattato a vari contesti. Il commercio, pure. L’eventualità che il gestore del nuovo locale avesse più conoscenze e opportunità – “giro”, insomma – per gestire un posto del genere piuttosto che una pompa di benzina nell’Idaho, un orfanotrofio nel Wisconsin o una pellicceria in Alaska potrebbe (ancora “potrebbe”) averlo indirizzato nel senso che ha scelto. Legittimamente – come ho già ribadito.
Ma, anche, un po’, obbligatoriamente: il “self made man” e il “qualsiasi altra cosa-man” è bravo, dinamico e destro… ma non onnipotente. Che si arrabatti dove e come può è umano. Basta che lo ammetta senza scomodare altro. Nulla di male, in fondo. Quanto al “capitalismo” (whatever) ultima versione, mettiamola così: per me è meglio dei talebani, ma, forse, non “il migliore dei mondi possibili” – oltre tutto, se guardi bene, nemmeno pretende di esserlo. Ma, soprattutto, è un fatto estetico: mettere insieme cose serie e cocktail parties (lounge e torture; cravatte e clochard)… non so spiegarti: non mi piace… lo trovo peloso e ipocrita. Meglio dire che questo è “il meno peggio dei mondi presenti”. Così va meglio.

Ulv

Massimo: Meglio dire che questo è “il meno peggio dei mondi presenti”.

Detto altrimenti: il peggiore dei mondi possibili se si escludono tutti gli altri.

Dunque, se il nostro punto di incontro è Winston Churchill, mi sa che hai fatto più strada tu verso di me di quella che ho fatto io verso di te… 😛

Massimo

Di per sé, una notizia del genere può, a mio giudizio, essere inserita in una rubrica dal titolo “Minima commercialia” – o “Business is business”, se si preferisce.
È piuttosto la frase “La fede musulmana non guarda con benevolenza l’omosessualità” a meritare due parole. A onore del vero, se si dà un’occhiata a una mappa degli U.S.A.

http://it.wikipedia.org/wiki/File:Samesex_marriage_in_USA.svg

e la si confronta con gli States della così detta “Bible Belt” – i più creazionisti, razzisti, omofobi, guerrafondai, avallatori della pena di morte e della tortura, fondamentalisti cristiani DOGC, con tanto di WASP, Ku Klux Klan, associazioni “un bazooka per tutti”, predicatori invasati, mostruosità tipo ‘Jesus Camp’ per il lavaggio del cervello di poveri bambini indifesi… gli ex Stati del Sud schiavisti, insomma, con l’aggiunta del desolato Mid West ed altro ancora) – viene fuori un quadretto rivelatorio:

http://it.wikipedia.org/wiki/Bible_Belt

Insomma: “al netto” dell’islam, quante sono le confessioni che RISPETTANO (non “tollerano”) l’omosessualità?
Ce lo spiega Bill Maher, il mattatore di “Religiolous”:

http://www.youtube.com/watch?v=TPM3roFQrXE

Magar, bieco illuminista,

Siamo noi che dovremmo ridere, mica i talebani (che questi ragionamenti non li capiscono).
Sottoscrivo pienamente. Il modo migliore per combattere culturalmente e simbolicamente Al-Qaeda è affermare la cultura dello stato di diritto e la democrazia liberale.

Flavio

Bravi!
Comunque non per dire un’ovvieta’, ma la moschea (o centro islamico) non e’ proprio sul sito delle torri gemelle. E’ in zona, ma non esattamente dove sorgevano le torri… quindi il tutto mi sembra un po’ esagerato.

pincopallino

Ho capito bene?? Islamici gay quindi niente bevande alcooliche??
Se io fossi religioso dovendo compiere peccato lo farei alla grande…. Non è un po’ contraddittorio? Come se un puttaniere mangiasse di magro perchè è venerdì…..oppure facesse una legge sulla procreazione assistita medioevale o volesse la comunione anche se è divorziato…mah…

Massimo

In effetti, si aprono varie possibilità:

1) aprire un ristorante gay cattolico (per esempio “La Parolaccia di Sodoma”, con tanto di foto del papa che imbocca Pippo Franco sull’ingresso) nel quale è rigorosamente vietata la carne il venerdì – anche ai chierichetti/odalisca di sette anni, che fanno lo strip tease a giorni alterni – quando lo consente il ciclo mestruale tabuizzato dell’ostessa;
2) aprire un locale kosher ebraico in cui è permesso il consumo di mazzancolle (con un blasfemo strappo alla regola prescritta nel Levitico), ma non l’incesto all’ora di cena (non certo per mancanza di rispetto nei confronti di Lot e figliolanza – così: tanto per variare);
3) aprire una trattatoria islamica gestita da una donna senza chador (ORRORE! – quasi come un prete coattolico dotato di vagina) la quale non si azzarda a servire antipasti misti con prosciutto e salam-alekum, ma ha le pareti arredate con scene di musicisti lapidati (perché, lo dice la parola, “fanno musica” – sdèngh! sdòngh!)

Voialtri abramiti siete così simpaticamente e riccamente pieni di divieti alimentari, sessuali, stilistici, formali, apparenti, stagionali, festivi, feriali, legati alla temperatura, all’umidità, alle c.ac.cole dei piedi, al tono dell’umore, che c’è l’imabarazzo della scelta su cosa vietare e cosa no. Aspetto con fiducia accattivanti combinazioni commerciali da tutti e tre i grandi monoteismi anacronistici dei nostri giorni. Secondo me, avete grandi possibilità d’intrattenimento. Perché non vi consorziate? O, in alternativa, perché non prendete esempio dai papi, che hanno sempre fatto tutto quel che è parso loro, riservando il rispetto dei più fantasiosi ed insensati tabù agli altri e a se stessi il lusso di mozzare orecchie, lingue e pendagli a piacimento, gozzovigliando con cortigiane, uomini, donne e e cani?… Ach… i tempi non lo permettono più. Be’, mi dispiace… Magari, chissà in un’altra vita (ma questo è da induisti, per Giove!)

Soqquadro

Veramente il locale non sarà gay-islamico, ma gay con un piano “halal”, senz’alcool (e credo senza panini con la porchetta, ma non mi risulta che a NY siano così diffusi) per la clientela islamica.

Flavio

Mi ero perso questo punto. Non capisco bene che problema avrebbero i musulmani a condividere tutto lo spazio col resto degli avventori. Basta ordinare bevande analcoliche.
Adesso costruiamo una zona ghetto all’interno di un locale gay? Mi sembra ridondante.

Soqquadro

Era quello che dicevo all’inizio. Ma penso sia una provocazione. 😉

Xeno

AHAHAH LI VOGLIO PROPRIO VEDERE AD USCIRE DALLA MOSCHEA E INFILARSI NEL BAR GAY

(scusate il grassetto)

Massimo

Il punto è un altro: farnno più “proseliti” quando si presentano nel locale gay freschi freschi di orazione prona e intabarrati all’islamica… o quando vanno in moschea col filo interchiappale e la tuta di latex, in uscita dalla… “Mecca Assassina”? – 😉 – l’ultima è una battuta “volutamente stereotipizzata” suggerita dal contesto: non… lapidatemi! |:-)

ser joe

A proposito di quando vanno alla mecca, visto che devono vestire solo la sottana e avere le mani libere per pregare, la cartamoneta possono trattenerla tra le chiappe, ma le monetine dove le infilano?

Commenti chiusi.