I carabinieri di Chivasso, in provincia di Torino, hanno denunciato una donna egiziana di 34 anni perchè indossava il velo integrale.
Alcuni passanti hanno segnalato la donna ai carabinieri, i quali l’hanno fermata il 12 agosto mentre passeggiava con un uomo contestandole la violazione della legge antiterrorismo 152/75. La norma vieta di circolare con il volto coperto, pena l’arresto fino a sei mesi e una multa fino a 100 euro. La Procura deciderà se archiviare il caso o meno.
Chivasso (TO), egiziana con velo integrale denunciata
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Il che dimostra che in Italia non c’e’ bisogno di nuove leggi, basta applicare quelle che ci sono gia’
Appunto, il problema è farle applicare, sembra di chiedere chissà cosa a volte…
Il difficile quando si tratta di religione è applicare la legge dell’intelligenza.
Purtroppo si tratta di entrare con delle leggi basate sulla razionalità all’interno di dogmi basati sulla fede… e l’unico risultato è essere tacciati di razzismo eccetera eccetera eccetera… invece si tratta solo di buon senso, nulla di più.
Il guaio è che le leggi italiane sono come le grida manzoniane.
La mia città, che gioia.
Purtroppo queste leggi non vengono fatte applicare per “laicità” e onestà, ma è un semplice caso di razzismo. Né più né meno.
Effettivamente, è la stessa cosa che ho pensato anch’io.
Certo, ‘sto “razzismo” in qualche modo bisognava pur ficcarlo nel discorso anche se non c’entra nulla, no? Da qualche anno è un po’ come il prezzemolo in cucina… insaporisce la ricetta col suo aroma delicato che ben s’abbina a qualsiasi ingrediente.
@ #Aldo#
A prescindere dal pensiero che uno ha del velo integrale islamico (che anche secondo me è necessario non venga usato nei luoghi pubblici), una persona con un minimo di cervello non può non pensare che Chivasso fa parte del profondo Nord, dove la lega spadroneggia… e tutti sappiamo benissimo che il termine “razzista”, riferito a quei figuri, è eufemistico. Quindi, da lì a fare 1 + 1 non ci vuole granchè.
p.s.= nel dire questo, sottolineo che sono stato uno dei primi a denunciare l’uso inappropriato che spesso si fa del termine “razzista”, anche su questo sito. Ma quando è il caso, non vedo perchè non si dovrebbe usare il termine appropriato.
il fatto che in un paese sia diffuso il razzismo non significa che ogni atto lì compiuto possa essere tacciato di razzismo. in particolare quando tale atto è la semplice esecuzione di una legge. cosa avrebbero dovuto fare secondo te i poliziotti per non essere razzisti, ignorare chiunque violi quella legge? e secondo te per cosa li pagano? già è abbastanza brutto che al sud la legge dalla polizia e carabinieri sia opinabile e vada interpretata (con le conseguenze che tutti conoscono), figuriamoci se ora si dovesse fare lo stesso anche al nord per non essere insultati….
@ Nightshade90
Forse non ci siamo capiti: chiarisco, qualora qualcuno non l’avesse capito, che secondo me i carabinieri hanno fatto bene ad applicare la legge in questo caso, e ci mancherebbe che non fosse così. Anzi, magari i carabinieri fossero sempre così solerti, anche nell’intervenire in circostanze più gravi!
Ciò che io dicevo è che è triste pensare al fatto che una legge venga rispettata non perchè i cittadini hanno un alto senso civico, ma perchè si sta in territori dove il razzismo, la discriminazione, o quantomeno la diffidenza verso tutti i diversi la fa da padrone.
Mario, visto che parliamo di “termine appropriato”, direi che in questo caso la distinzione non è sulla razza ma sul credo religioso. O, tutt’al più, sulla sola provenienza geografica, stante che da un punto di vista tassonomico gli egiziani appartengono allo stesso ceppo razziale degli italiani, del nord o del sud che siano, leghisti e non. Dunque, parlare di “razzismo” è marcatamente improprio.
@ #Aldo#
Sì Aldo, hai ragione, infatti se noti il mio commento del 21 agosto 2010 lasciato alle 18:30 ed indirizzato all’utente San Giovese, vedrai che lo lodavo proprio per aver fatto questa puntualizzazione che a me, nella fretta di scrivere, era sfuggita. Comunque sia, non l’avevo specificato anche perchè nell’immaginario comune (soprattutto in quello non troppo aperto dei leghisti), il velo islamico integrale è associato automaticamente ai Paesi arabi ed agli abitanti di quelle splendide terre. Che poi ci siano italiane autocne di religione musulmana indossanti il velo, anche questo corrisponde a verità.
Piuttosto, volevo chiederti delucidazioni riguardo la tua frase: “da un punto di vista tassonomico gli egiziani appartengono allo stesso ceppo razziale degli italiani”. Dato che non conosco il significato del termine “tassonomico” e che non ho informazioni in merito all’appartenenza dello stesso ceppo razziale tra italiani ed egiziani, volevo saperne di più. Del resto, io sono qui anche per imparare cose nuove, oltre che per commentare le notizie, e quando non conosco una cosa so ammettere questa mia mancanza, siccome per mia fortuna non possiedo la terribile ed antipaticissima spocchia (tipica di coloro che credono di sapere già tutto e che non gradiscono di essere messi in discussione) dimostrata dall’utente Galileo Marino.
Mario, sono informazioni reperibili da una miriade di fonti, nessun segreto.
La tassonomia è quel ramo di studi che si occupa della classificazione degli organismi viventi: in ordine sparso, famiglie, generi, razze, specie…
Secondo la tassonomia classica, la specie umana è divisibile in tre razze principali: negroide, caucasica e mongolide. Ovviamente, gli incroci degli ultimi secoli hanno alquanto sfumato le distinzioni “pure”, ma i caratteri somatici tipici d’ogni razza sono riportati in parecchi testi. Per quel che ne so, Italiani ed Egiziani rientrano entrambi nel gruppo razziale caucasico.
Oggigiorno esiste una tendenza (scientificamente immotivata) a negare l’esistenza delle razze nell’ambito della specie umana facendo leva sull’omogeneità genetica che caratterizza l’intera specie, ma tale omogeneità genetica intraspecifica è caratteristica di ogni specie e non ha certo generato una levata di scudi altrettanto forte contro la distinzione in razze d’ogni altra specie animale. La mia motivata opinione è che si tratta di una tendenza di natura esclusivamente ideologica, dovuta ad un accostamento improprio del riconoscimento dell’esistenza delle razze (anche) umane e dell’uso che ne viene talora fatto a fini discriminatori. Insomma, è un po’ come dire che siccome qualcuno usa un martello per spaccare la testa alla gente, allora dobbiamo negare l’esistenza dei martelli… Le razze umane esistono, è questione d’essere abbastanza adulti da non farne un motivo di persecuzione, sfruttamento e quant’altro. La censura non è un comportamento socialmente adulto, e l’ideologia che la genera è parente stretta d’ogni atteggiamento religioso.
Mi pare che in Italia ci siano anche italianissime autoctone musulmane che girano con questi fagotti (poche in realtà, ma ci sono). Taccereste di razzismo anche se la multa l’avesse presa un’italiana? (cosa che nel comasco è successa, e più volte, perchè la signora aveva la recidivia religiosa). Anche perchè, non ha molto senso parlare di “razzismo”: sotto quell’affare non si può capire l’origine etnica della persona, per decidere di discriminarla.
Il termine razzismo è usato spesso il modo in proprio, è vero. Parliamo di intolleranza religiosa. Spero che questo basti a risolvere il problema linguistico, così che ci si potrebbe concentrare sul nocciolo della questione…(quando il dito indica la luna lo stolto guarda il dito).
Io porporrei di andare tutti, in occasione delle processioni della settimana santa, a Sessa Aurunca, a Polistena, a Molfetta, a Gallipoli, a Enna, a Caltanisetta, a Taranto o a Sorrento e denunciare in massa ai Carabinieri tutti quei tizi che sfilano in processione con quei cappucci a punta stile KKK. Dopo tutto non è un rischio per la sicurezza? cosa succederebbe se uno di loro in realtà fosse un terrorista? magari un uomo bomba andato lì con l’intenzione di farsi saltare in aria in mezzo a tutta quella folla?
Vorrei vedere la faccia dei carabinieri e se si azzarderebbero a fermarli, e vorrei sentire il coro di cattolici e leghisti pronti a difendere la libertà di culto e le radici cattoeccetera.
@ San Giovese
Complimenti, hai colto nel segno. Bravo anche per la puntualizzazione sulla differenza tra “razzismo” propriamente detto e “discriminazione religiosa”, a me purtroppo era sfuggito di fare questa precisazione importante.
Sono stanca dei diritti che chiunque accampa appena mette piede nel nostro Paese delle Banane. Gente che nel loro o in altri Paesi si comporterebbe in tutt’altro modo, che farebbe un passo indietro, chinerebbe il capo e direbbe “sissignore” senza problemi,qui comanda impone e chiede diritti, di tutto, soprattutto di calpestare i nostri di diritti e le nostre, di leggi…qui in Italia si deve andare a viso scoperto perchè la legge dice questo, per sicurezza, o che altro non importa. Nessuno gli ha chiesto nè imposto di venire qui, se non gli piacciono le nostre regole, possono anche accomodarsi altrove, nessuno sentirà la loro mancanza. Non sono razzista: chi viene qui rispettando noi e le nostre leggi per lavorare onestamente e migliorare la propria vita, è mio fratello. Chi viene solo per fare prepotenze, delinquere e peggiorare la nostra, di vita, per me dovrebbe andarsene. Subito.
@ Grazia
“Chi viene solo per fare prepotenze, delinquere e peggiorare la nostra, di vita, per me dovrebbe andarsene. Subito.”
Sono d’accordo col concetto espresso, ma trovo inappropriato metterci tutta questa verve per un caso banale come questo della donna egiziana di Chivasso. In fondo, stiamo parlando di una signora che passeggiava con un velo sul viso, non di uno stupratore. In genere, le donne che indossano il velo, la prepotenza la subiscono, NON la impongono; perciò, non capisco perchè fare inappropriati riferimenti a “chi viene solo per fare prepotenze, delinquere e peggiorare la nostra vita”.
Forse qualche volta bisognerebbe imparare anche il senso della misura, e non sfoderare subito il discorso “io non sono razzista, però eccetera-eccetera-eccetera” e dire cose che, in quel dato contesto, non c’azzeccano un bel nulla.
p.s.= dici anche di lamentarti della “gente che nel loro o in altri Paesi si comporterebbe in tutt’altro modo”, ma in realtà fai un autogol clamoroso: perchè nel proprio Paese, la donna egiziana avrebbe fatto ESATTAMENTE quel che ha fatto a Chivasso, e cioè passeggiare col velo sul viso. Quindi, anche qui hai preso un granchio.
Rifiutarsi di rispettare una legge, la legge a cui siamo tutti ugualmente sottoposti, perchè il tuo Dio è più figo dello Stato, è prepotenza
@ Soqquadro
“Rifiutarsi di rispettare una legge, la legge a cui siamo tutti ugualmente sottoposti, perchè il tuo Dio è più figo dello Stato, è prepotenza.”
Non capisco perchè tu abbia sempre e comunque il dente avvelenato con i musulmani. Mi verrebbe quasi voglia di dirti “ok, hai ragione, diamo 20 anni di carcere a questa disgraziata!”, così almeno termineremmo sùbito la discussione…
ma se non lo faccio è perchè trovo infame prendersela così con una persona, tantopiù se è una donna, tantopiù se è una donna egiziana, dato che proprio ieri ho scoperto che il 95% delle donne di quel Paese ha subìto mutilazioni genitali nel corso della propria vita.
A parte il fatto che, ad esser precisi, la prepotenza la opera chi si impone sugli altri con la forza, mentre in una donna che gira con un velo sul viso, pur essendoci tecnicamente una infrazione di legge, non vedo quale sia l’effetto prevaricatorio nei confronti degli altri. E dico questo non perchè io sia a favore del velo integrale nei luoghi pubblici, ma perchè non sopporto che le persone vengano denigrate in base a cose talmente piccole.
Se vado in giro nudo con il casco da motociclista in testa, mi arrestano per atti osceni, per violazione della legge antiterrorismo o in base alla ex legge Basaglia?
Tutte e tre! 😉
aggiungo anche atti osceni in luogo pubico.
Bene!
ora sarebbe anche da capire perchè sta qua gira in pieno agosto col velo integrale..
nullità scrive:
20 agosto 2010 alle 21:28
In Arabia ci girano anche sotto la calura torrida del deserto.
In Arabia ha un senso: quando fuori ci sono 60 gradi, i 40 sotto il velo sembrano frescura (hai mai visto le foto dei berberi? uomini e donne sono tutti intabarrati che giusto gli occhi si distinguono). E’ ovvio che da noi non ha alcun senso
SOTTO RAMADAN PER GIUNTA!! 🙄
mi sembrava che non fosse una prescrizione religiosa.
è stato ribadito anche da molti imam.
Beh, certo, passeggiare a viso coperto procura gravi danni alle persone circostanti…
@ Magar
Magar, tu saresti favorevole nel dare il permesso alle donne islamiche di girare liberamente col velo integrale nei luoghi pubblici?
Dipende dal luogo pubblico. Per la strada, certamente. Non ho problemi con la copertura del volto. Né con la manifestazione (pacifica) di idee illiberali.
@ Magar
Io penso che, a prescindere dalla motivazione (che può essere religiosa, culturale, ideologica, o di qualsiasi altro tipo), nei luoghi pubblici sia inappropriato tenere il volto coperto… e che perlomeno la parte di viso che va dagli occhi alla bocca dovrebbe essere immediatamente riconoscibile in qualsiasi luogo pubblico. Non penso che questa cosa sia impossibile da rispettare per le donne musulmane, sia perchè la religione islamica contempla diversi tipi di velo (compreso quello non integrale), sia perchè sul lato pratico penso che sia anche più comodo per la donna stessa portare un velo non integrale.
p.s.= sottolineo che esprimo le mie opinioni in merito con la massima calma e tranquillità, perchè a differenza di altre persone io di questo argomento non ne faccio una questione di vita o di morte.
E andare “in giro nudo con il casco da motociclista in testa” (vedi Ser Joe poco sopra) li procura, quei danni gravi? No. Dunque, come accettiamo che non si possa fare quello, per quanto oggettivamente innocuo sia, direi che possiamo accettare che non si possa andare in giro con il volto velato.
una legge di uno stato va rispettata e seguita in quanto tale, le religioni non possono avere voce in capitolo in un vero stato laico. Per il principio di laicita e uguaglianza i simboli e le pratiche religiose non devono essere presenti in un luogo pubblico. Cosi come gli immigrati devono rispettare le leggi e la laicita dello stato e del pubblico, cosi anche lo stato non deve imporre nessun simbolo religioso nei luoghi pubblici, come ad esempio un crocifisso in una scuola. Al di la del caso specifico, sono proprio le religioni ad alimentare le differenze e a rendere difficile l’integrazione. Spero che tra qualche millennio l’uomo si evolva cosi tanto da abolire e estinguere le religioni e si possa guardare ai millenni passati come a una lunga e dolorosa tappa che l’umanita è riuscita a superare.
Appoggio commentatore. La maggior parte delle religioni si basa su tutte le possibili forme di separazione tra “adepti” ed infedeli. Questa cosa della copertura integrale, poi, è un muro di apartheid messo tra la donna e il resto dell’umanità circostante.
Cioè, io, privato cittadino, non posso girare per strada indossando (sul mio corpo e a mio nome) simboli religiosi? La cosa vale solo per le ideologie religiose (e perché mai?) o anche, ad esempio, per quelle politiche?
Portare una maglietta con il ritratto del Che deve essere consentito?
Le suore possono girare con il loro abito?
La frase “i simboli e le pratiche religiose non devono essere presenti in un luogo pubblico” spalanca le porte a ben più che il divieto di portare il burqa. Ad essere neutrale deve essere lo stato, non il cittadino.
hai ragione.
ma cosa penseresti se invece di un crocifisso appeso al collo, si parlasse per assurdo, di un cilicio obbligatorio per le donne?
poniamo il caso per assurdo che una religione creativa (ma neanche tanto) e molto diffusa obblighi le donne a portare il cilicio sotto una veste e che questa veste non possa essere tolta ad altri uomini o donne perchè il cilicio non dev’essere visto per qualche motivo… ad esempio perchè la sofferenza e il castigo, è un fatto personale.
Metti anche che questo cilicio obbligatorio, inizi a creare problemi coi metal detector, soprattutto nell’ingresso di edifici istituzionali o aeroporti, ma che l’obbligo religioso di non poterlo mostrare impedisce alle forze dell’ordine di distinguere il cilicio da un’eventuale arma, poichè impossibilitate a perquisire la persona.
In questo problema ci sono:
* le donne, che religiosamente accettano l’obbligo, passivamente o attivamente.
* il sessismo dell’obbligo (perchè solo la donna?) agli occhi dei non religiosi.
* l’assurdità dell’obbligo agli occhi dei non religiosi.
* i problemi relativi alla sicurezza pubblica
cosa faresti? vorresti uno stato che mantiene una posizione neutrale su un problema del genere?
probabilmente vorresti intervenire, e il primo motivo su tutti, per un razionalista, sarebbe quello che la pratica è studiata appositamente per far soffrire le donne. cosa fai?
a. provi a convincere tutte le donne che è una cosa sbagliata, sentendoti poi rispondere magari che tu infedele, non ti devi immischiare
b. la vieti e risolvi il problema alla radice.
Il burqa è un simbolo culturale, la religione va a traino, della prepotenza maschile. Già questo lo rende odioso. Non è una scelta individuale, ma una divisa di un club che discrimina appartenenti e non in due categorie ben distinte: le pure e le non. Per molti musulmani l’abbigliamento occidentale è provocante in modo offensivo. E questo pone un problema anche relativamente al “passeggiare a viso coperto procura gravi danni alle persone circostanti”: l’abbigliamento femminile viene letto come disponibilità al rapporto nei casi di stupro. In Italia sopravvive la mentalità di “minigonna…. se l’è cercata”, e percio’ non è nemmeno vero che le donne siano libere di vestirsi come vogliono se poi ne devono pagare le conseguenze sociali. Se io fossi uno stupratore, mai andrei a importunare una donna con il burqa, perché se scoperto non avrei attenuanti da “chissà come era vestita”, e avrei tutto un clan maschile alle costole a vendicare l’onore.
Anch’io propongo una religione di fantasia, come ha fatto nullità, in cui sono gli uomini con il burqa a distinguersi come puri, e tutti gli altri come infedeli “disponibili”. Saresti ancora dello stesso avviso sul fatto che un uomo che ti passa vicino coperto da un burqa e che ti considera “un poco di buono” non possa procurarti gravi danni?
@Nullità
Come razionalista, scelgo senza ombra di dubbio la soluzione a). Se quelle donne mi dicono che non mi devo immischiare, le lascio cuocere nel loro brodo, affari loro. Buon pro gli faccia il cilicio.
Non mi piace risolvere i problemi “alla radice” calpestando le volontà altrui.
P.S. Aeroporto e passeggiata per strada sono cose diverse. E comunque chiunque dovrebbe accettare di farsi identificare dalle forze dell’ordine, su loro richiesta.
@Sandra
Sorry, ma allora l’abbigliamento femminile viene letto come disponibilità al rapporto nei casi di stupro indipendentemente dal fatto che il burqa sia vietato o meno. Non è che il tuo divieto convinca i potenziali stupratori a trattenersi.
E poi, scusa, ma tu vieteresti le gonne lunghe o i pantaloni femminili, per combattere il pregiudizio “minigonna = se l’è cercata”? (Considera che peraltro quel pregiudizio persiste pure in qualche donna.)
Quanto alle religioni di fantasia, non vedo perché vietare a questi tuoi “incappucciati” di girare come pare loro. Se vogliono procurarmi danni, lo fanno tanto con la maschera da Batman addosso, quanto con la testa rasata…
>Sorry, ma allora l’abbigliamento femminile viene letto come disponibilità al rapporto nei >casi di stupro indipendentemente dal fatto che il burqa sia vietato o meno.
Appunto, già abbiamo strascichi di mentalità retrograda nostrana, perché importarne di nuova? Nella ben piu’ avanzata Danimarca succedeva questo:
“Alarmed at last week’s police statistics, which revealed that in 68% of all rapes committed this year the perpetrator was from an ethnic minority, leading Muslim organisations have now formed an alliance to fight the ever-growing problem of young second and third-generation immigrants involved in rape cases against young Danish girls.” CopenhagenPost, 1999
“An Islamic mufti in Copenhagen has sparked a political outcry after publicly declaring that women who refuse to wear headscarves are “asking for rape.”
An Islamic mufti in Copenhagen, Shahid Mehdi, has sparked political outcry from the left-wing Unity List and right-wing Danish People’s Party, after stating in a televised interview that women who do not wear headscarves are “asking for rape.” Unity List equality spokesman Pernille Rosenkrantz-Theil has threatened to file suit for defamation against the mufti on behalf of herself and all the women of Denmark. The Danish People’s Party has urged Justice Minister Lene Espersen and Integration Minister Bertel Haarder to stop the mufti’s religious activities in Copenhagen.” Copenhagen Post, 2004
Ricorda un po’ quello di Pontifex, che diceva che la violenza è brutta, ma gay e donne provocano… Nel caso in questione abbiamo donne con il marchio “noi siamo pure e modeste”, un gruppo di esagitati con abbondanza di ormoni (che c’è sempre), noi che siamo “libere” di vestirci come vogliamo… e un libro sacro che opportunamente interpretato dà il benestare alla violenza sulle donne che coscientemente provocano e quindi se la cercano, ed è sacro, non è piu’ un crimine individuale, è una specie di rito! E’ l’invito legittimo di stupro alla soldataglia! E tutto questo perché magari dieci spostate hanno liberamente scelto il burqa? Anche solo una violenza di questo tipo è un prezzo troppo alto, io non mi prendo la responsabilità di far correre un rischio del genere a una sola ragazzina.
E’ pericoloso lasciare che l’ignoranza venga innalzata a identità culturale: te lo immagini se il matrimonio riparatore fosse stato difeso come emblema culturale? Eppure ci sarà stata anche qualcuna che era d’accordo! Era un’usanza da rigettare, perché facente parte di una cultura in contrasto con uno stato di diritto. Sarebbe bello che le culture convivessero, ma non è cosi’, ci sono dei limiti entro i quali c’è un rigetto. Le culture religiose non possono convivere con nessuna altra cultura perchè hanno la perniciosa tendenza a soffocarle.