Raffaele Carcano*
Come hanno mostrato Nick Hornby e l’IFFHS, all’umanità piace redigere e commentare ogni tipo di classifica, anche la più strampalata. Anche gli increduli non si sottraggono a questo passatempo, dedicandosi periodicamente a cercare di stabilire quale sia la religione peggiore. C’è chi ha risolto la questione con un moto di spirito («Le religioni non sono tutte uguali, sono ognuna peggiore dell’altra»), e c’è chi dedica settimane a disputare con i sostenitori dell’opinione opposta. Perché, alla fine, la controversia viene sempre ristretta a due sole fedi: l’islam e il cristianesimo. Con l’aggiunta, talvolta, di un terzo monoteismo, l’ebraismo.
Non c’è, ovviamente, alcun criterio oggettivo per stabilire quali requisiti debba avere la religione «pessima». Si tende, in genere, a far riferimento alla pratica della violenza, interna ed esterna, ma anche in questo caso non è facile fissare graduatorie: l’islam è stato molto più tollerante nei confronti dei non musulmani quando aveva un impero conquistato con le armi di quanto lo sia ora negli stati, anche minuscoli, in cui predomina; il cristianesimo non ha avuto alcuna pietà per il dissenso interno per quasi un millennio e mezzo, ma è indubbio che libertà religiosa e laicità siano concetti nati in paesi a predominanza cristiana. Se anziché alla storia ci si rifà ai testi sacri, la sostanza non cambia: Bibbia e Corano contengono tutto e il contrario di tutto, e infatti sono stati oggetto di infinite interpretazioni sia tolleranti, sia (molto più spesso) intolleranti. La conversione dell’intera umanità è pretesa sia dal Vecchio Testamento (Is 46,20-25), sia dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 10,16), sia dal Corano (8,38-40), ed è stata perseguita con la spada da tutti gli eserciti (giudei, cristiani, musulmani) che si sono in seguito rifatti a quelle parole. Anche la pena di morte per gli apostati, supportata da parole contenute nei libri (ritenuti) sacri, è stata prevista, comminata ed eseguita da rappresentanti di tutti e tre i ‘grandi’ (?) monoteismi. Ma anche il mazdeismo – da cui tutti e tre, direttamente o indirettamente, discendono – supportò campagne espansioniste basate sulla richiesta di Zarathustra di convertire l’umanità. E il simbolo più diffuso della religione sikh, il terzo monoteismo più diffuso del pianeta, è una spada a doppio taglio: i suoi fedeli devono indossare un pugnare rituale, e devotamente lo indossano.
Del resto, è vero che l’islam assicurò tolleranza, ma i non-musulmani dovevano pagare robuste tasse al califfato: quando cominciarono le conversioni interessate di chi non voleva più pagare imposte, le persecuzioni si intensificarono. Come è pure vero che libertà religiosa e laicità non furono certo volute dalla Chiesa: furono piuttosto un effetto collaterale della Riforma, e nemmeno immediato (il XVI secolo fu l’epoca in cui le Inquisizioni, quella cattolica e quelle protestanti, diedero il peggio di sé): la loro diffusione fu dovuta, all’inizio, alla convivenza forzata di confessioni cristiane di equivalenti dimensioni, e poi dalla decisione autocratica di sovrani illuminati, che apprezzarono i vantaggi che assicuravano.
La realtà è che homo sapiens è una specie capace di ‘accendersi’ facilmente, come mostra l’esperienza di molte riunioni condominiali: e l’appartenenza al gruppo enfatizza questa brutta eredità biologica. Accade ai tifosi di una squadra di calcio come ai ‘pacifici’ buddhisti (lo zen costituì un formidabile propellente delle avventure militari giapponesi), e può in teoria accadere ai soci UAAR così come ai membri di una bocciofila. Nessuna comunità è deterministicamente immune da qualche sbocco di violenza: inutile stilare classifiche, serve semmai capire come prevenirli.
La strada migliore è, probabilmente, pretendere e valorizzare quelle organizzazioni che assicurano già al loro interno democrazia e libertà di espressione, e che non si fanno promotrici di concezioni intolleranti nei confronti di chi non ne fa parte. Chi fa propri certi valori già a casa propria sarà infatti più ‘allenato’ a praticarli anche all’esterno. È una scelta, questa, che spetterebbe alle istituzioni fare, visto che in gioco ci sono principi costituzionalmente affermati, ma che è difficile che possa essere compiuta, in Italia, da partiti che sembrano prediligere la rissa e privilegiare la carriera di chi è più bravo di altri nell’alzare la voce durante i dibattiti in tv.
Le religioni non sono meglio: le posizioni estremiste sembrano essere più premianti. La ‘base’ sembra invece più tranquilla, almeno di default: non esistessero gli incendiari, si avrebbero probabilmente molti meno incendi. La maggior parte dei devoti (non solo cristiani) non prende nemmeno parte al culto settimanale, e questo già prova, di per sé, che l’integralismo è fenomeno di minoranza. La circostanza trova tuttavia riscontro anche nelle ricerche sociologiche: il World Values Survey, condotto tra il 2005 e il 2008 in 57 paesi di tutti e cinque i continenti, mostra che due terzi del campione concorda con l’affermazione che i leader religiosi non dovrebbero influenzare il voto, mentre soltanto il 15,7% si è dichiarato in disaccordo. La medesima domanda, riferita però al governo, ha dato risultati analoghi: il 64,4% d’accordo, il 18,6% in disaccordo. La palma di nazione con la popolazione più laica è andata, in entrambe le inchieste, a Taiwan (87,8% e 84,5% rispettivamente), seguita dalla Norvegia e, a sorpresa, dalla Polonia. La palma di popolazione meno laica è andata agli Stati Uniti (39,6% e 50,7% rispettivamente), seguita da Messico e Perù. Il parere del campione raccolto negli stati a prevalenza musulmana ha evidenziato un disaccordo ‘medio’: per la cronaca il 28,4% e il 25,2% in Marocco, il 17,7% e il 27,7% in Iran, Giordania 18,6% e 17,6%, Indonesia 10,8% e 26,1%, Mali 16,2%, Malaysia 8,8% e 13,7%, Turchia 9,2% e 11%.
Che lezione possiamo trarne? Che le popolazioni non sono più o meno integraliste a seconda della religione che professano. E che il pericolo viene quindi soprattutto da chi dà credito, fiducia e privilegi agli intolleranti. Si potrebbe dunque dire che la religione peggiore è quella i cui integralisti (presenti ovunque) trovano più credito nelle stanze del potere, non solo politico. E che ai non credenti, piuttosto che stilare classifiche, spetta semmai il compito di incalzare chi occupa quelle stanze e di convincerlo a cambiare strategia.
* Studioso della religione e dell’incredulità, curatore di Le voci della laicità, coautore di Uscire dal gregge, segretario UAAR
Dice Carcano:
Che lezione possiamo trarne? Che le popolazioni non sono più o meno integraliste a seconda della religione che professano. E che il pericolo viene quindi soprattutto da chi dà credito, fiducia e privilegi agli intolleranti. Si potrebbe dunque dire che la religione peggiore è quella i cui integralisti (presenti ovunque) trovano più credito nelle stanze del potere, non solo politico. E che ai non credenti, piuttosto che stilare classifiche, spetta semmai il compito di incalzare chi occupa quelle stanze e di convincerlo a cambiare strategia.
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E’ allora casuale che, leggendo queste parole, la prima cosa che mi sia venuta in mente è stata la beluina espressione del ministro La Russa, che riferendosi alla mia famiglia e alla Corte europea di Strasburgo, in relazione alla sentenza sul Crocefisso ruggì, rivolto alle telecamere:
“Possono morire (ripetuto più volte) loro e quelle istituzioni che non contano nulla!”
E perciò:
“la religione peggiore è quella i cui integralisti (presenti ovunque) trovano più credito nelle stanze del potere…”
Dalle nostre parti è quindi piuttosto facile fare una graduatoria.
Per adesso.
Ma il futuro è vicino.
Caro Maxalber, come uarrino sono vicino alla tua causa (a quella della tua famiglia) che è anche la stessa dell’UAAR; come utente della RAI, direi che hai hai ragione, solo certi La Russa possono sbraitare e insultare i loro concittadini in quelle sedi televisdive a gestione fortemente condizionata da Berlusconi.
la violenza è la stessa politica dell’attuale maggioranza, che sia poi una religione politicizzata lo sappiamo da molto tempo, che sia cattolica lo davamo per scontato.
una sola precisazione: il vero monoteismo non c’è per i cattolici, per i quali si parla piuttosto di enoteismo… che non significa divinizzazione del vino (per quanto…) ma semplicemente riconoscere un dio e altre divinità secondarie, come appunto è.
Riconoscere al cattolicesimo la qualifica di religione monoteista è come dare ai cacciatori la patente di animalista (anche loro – ogni tanto – sostengono di fare il bene delle specie cacciate).
mario
“La realtà è che homo sapiens è una specie capace di ‘accendersi’ facilmente, come mostra l’esperienza di molte riunioni condominiali: e L’APPARTENENZA AL GRUPPO ENFATIZZA QUESTE BRUTTA EREDITA’ BIOLOGICA (sottolineatura mia)”
E quale tra tutte le aggregazioni umane rende vincolante al massimo questa appartenenza? Quella basata sulla comune fede religiosa… ‘fede religiosa’ che può essere tale anche quando non fa riferimento necessariamente ad una religione in senso propro, ma a qualsiasi appartenenza fortemente vincolante.
In ogni caso è dal gruppo in generale che derivano le forme più disumane, o comunque più assurde, più irrazionali, e anche più stupide (caso particolarmente stupido riportato dalla cronaca di queste ore, il ‘gruppo’ di tifosi, acccomunati nella ‘fede’ per la propria squadra, che assalta chi ritiene gli abbia fatto un torto) di violenza.
Per quale ragione? Perchè la responsabilità, che è sempre individuale, nel gruppo la si fa ricadere sul gruppo stesso… e un individuo de-responsabilizzato non conosce più remore nel dare sfogo a tutta la violenza che può avere in corpo. Quando la propria condotta morale la si fa dipendere da qualcosa di ‘altro’ che non se stesso come individuo (morale eteronoma invece che autonoma) tutte le atrocità commesse in nome di questo ‘altro’ vengono legittimate. Giustificate. E l”altro da sè’ più vincolante di tutti, che obbliga tutti a comportarsi allo stesso modo (a seguire il gregge… costituito da ‘pecore’, che però impiegano poco a trasformarsi in ‘lupi’), è l”altro’ costituito dal dogma religioso.
L’antidoto? Discorso complesso, che qui indico soltanto: l’esercizio della ragione.
Per quanto mi riguarda… e proprio soprattutto in relazione a quanto sopra… anche una certa forma di anarchismo. Ovviamente non-violento.
Ricordo un aforisma che dice, a spanne: «Un individuo può anche essere ottuso, ma per la vera stupidità non c’è niente di meglio del lavoro di squadra». Purtroppo non so indicare il nome dell’autore.
Legge di Coblitz: “Un comitato riesce a prendere decisioni più stupide di ognuno dei suoi membri.” È citata talvolta per dissimulare tramite l’ironia una scarsa propensione democratica.
Cinque anni fa, in India ho assistito ad una violenta baruffa tra due che, davanti alle loro misere case, avevano allestito una specie di presepe con immagini divine e bordature di tagete.
Motivo del contendere era il fatto che ognuno di loro sosteneva che il suo dio era più forte di quello dell’altro. Li avevano separati tumefatti, ma io non ho mai saputo chi sia stato il dio più forte.
c’era qualcuno che diceva: abbiamo fatto l’Italia, adesso facciamo gli italiani, peccato però che alcuni tra gli Italiani li si debba chiamare vaticaliani di bassa lega, cioè, propensi al ritorno del fascismo e del razzismo religoso e ideologico, faziosi come al tempo della guerra civile di Cesare e Pompeo o integralisti come al tempo di Cirillo di Alessandria o infervorati come al tempo delle Crociate.
A parte “è quella i cui gli integralisti” che dovrebbe essere “è quella i cui integralisti” concordo con l’articolo
Caro Raffaele, tutto giusto ma ritengo significativo (come evidenziano in molti, anche Grollet se non ricordo male) che i valori laici fondanti della cultura europea siano nati proprio dalle reazione ai totalitarismi, ai dispotismi, ai settarismi, alle discriminazioni, alle persecuzioni, alle guerre e alle condanne di matrice religiosa e politica; e i frutti di queste reazioni dovrebbero essere, non solo le nostre vere radici, ma, anche oggi, il mezzo per combattere integralismi e dittature. Se non che, soprattutto nel nostro paese, il processo, indotto da tempo, di revisionismo acritico, di oblio delle memorie, d’intorpidimento delle coscienze, di programmata, volgare accentuazione dell’intolleranza e dei razzismi, rende davvero difficile il compito di sollecitare, anche presso le istituzioni (e, perché no, anche presso i credenti “di buona volontà”), una consapevole azione etica che possa portare ad un cambio di strategie socio-politiche, ad una più dignitosa e autonoma politica di rapporti e a una bonifica delle stanze del potere, ormai tutte troppo intimamente connesse e compromesse . Certo, è ciò che, tra l’altro, si propone l’uaar ed è ciò che, nonostante la strada sia sempre maledettamente in salita, porta avanti con dignitoso e perseverante coraggio. Spero di non essere, come sempre, troppo pessimista.
Non credo tu sia pessimista ma, come sempre, realista. Non dici impossibile ma maledettamente in salita e non c’è nulla di più vero in questo momento. Ho una speranza: in questo paese quando qualcosa si è mosso è stato grazie a sparute ma agguerrite minoranze appoggiate dall’esterno (vedasi Risorgimento e guerra di Liberazione con pochi Garibaldini e Partigiani) onde per cui non ci resta che batterci per la difesa della cultura, della verità storica e dell’intelligenza, tutte cose che il governo vuol cancellare e con un’opposizione che stà bellamente a guardare.
Lo stesso fenomeno che descrive così bene Carcano riguarda anche specie insospettabili come, a titolo d’esempio, le vespe. Senza andare a cercare tanti libroni, provate a osservare il comportamento degli individui di quella specie quando si trovano in una minuscola colonia (due, tre esemplari) o in una grande colonia (una cinquantina di esemplari o più). Nel secondo caso, però, attenti alle punture!
Cosa ne ricaviamo? Che oltre a essere inopportuno stilare graduatorie per stabilire quale sia la religione migliore o peggiore, è inopportuno stilare graduatorie per stabilire quale sia la specie migliore o peggiore. Tipo quelle che si insegnano convintamente nelle famiglie e nelle scuole (e che entrano di conseguenza a far parte del “sentire comune”) secondo le quali l’evoluzione raggiungerebbe il suo “massimo” con la specie umana, quasi che sia finalizzata proprio ad essa! Semplicemente ridicolo, ma su questo equivoco (intenzionale? ingenuo?) sono basate le tabelle tassonomiche di un sacco di libri di testo per la scuola di base.
Almeno le vespe hanno il buon gusto di morire, dopo le punture.
Luigi, quelle sono le api! 🙂
Ma anche certi tossicodipendenti… 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂
La colpa è la tua, che fai gli esempi con le vespe. Comunque smbra che le vespe si suicidino dopo aver punto
a me non risulta. sò che le api hanno il pungilione collegato all’intestino, e che quando pungoni si incastra e si stacca, sventrandole, ma del suicidio delle vespe non mi risulta. anzi, ho varie volte avuto esperienza con delle vespe, e quelle che mi hanno punto non hanno avuto la decenza di ammazzarsi da sole, ho dovuto inseguirle e ammazzarle io di persona.
ho anche controllato su wikipedia: le api muoiono dopo la puntura, ma di una morte delle vespe a seguito di una puntura non si parla.
STALIN: 50 milioni di connazionali uccisi;
HITLER: 6 milioni di ebrei uccisi.
Piccoli esempi di violenza atea.
L’articolo è molto bello, ma la religione peggiore resta comunque il cristianesimo!
Chiunque abbia vissuto qualche secolo fa, ti darebbe ragione. Chiunque viva ADESSO, in Iran, Arabia Saudita o Pakistan ti darebbe torto.
Io non parlo di adesso, parlo in generale, il cristianesimo è la religione che più si è adoperata per rovinare il mondo.
Se non erro Federico II di Svevia disse: “L’umanità è stata ingannata dai tre grandi impostori: Abramo, Gesù e Maometto. Quando mai finira questo imbroglio?”
Condivido quanto sopra anche se sono cosciente che un parere personale resta e deve restare “solamente” un parere personale.
Concordo con le conclusioni dell’articolo del sign. Càrcano.
Comunque, volendo cercare -per una questione di pura curiosità- la religione “peggiore” a livello di crudeltà dei dogmi, penso che l’ebraismo vinca la contesa, essendo quella che ha una maggiore carica di “integralismo intrinseco”; mentre invece, sempre riguardo le religioni abramitiche, il cristianesimo si piazza secondo in quanto rappresenta una versione “addolcita” dell’ebraismo, e l’islamismo continua sulla stessa strada risultando la versione “soft” del cristianesimo.
Qualcuno potrà non essere d’accordo con questa mia considerazione, pensando che in realtà al giorno d’oggi le religioni più violente siano, nell’ordine, islamismo, cristianesimo, e poi ebraismo (cioè in ordine inverso rispetto a quello che ho riportato io), ma nella mia valutazione ciò deriva dal fatto che l’ebraismo, pur essendo la religione coi dogmi più crudeli, coi suoi 5770 anni di storia (infatti, nel calendario ebraico, quest’anno è il 5770) ha avuto più tempo per secolarizzarsi, e quindi per fare in modo che i suoi dogmi non venissero più applicati alla lettera; mentre invece, a confronto, cristianesimo ed islamismo sono religioni relativamente giovani, essendo comparse rispettivamente da 2010 e 1432 anni, i quali sono ben poca cosa rispetto ai quasi sei millenni dell’ebraismo. Quindi, alla fine, secondo la mia analisi, le religioni che in un dato momento storico appaiono come quelle maggiormente portatrici di violenza, sono quelle nate da meno tempo, soprattutto se seguite da un vasto numero di fedeli (e anche qui, si può notare come oggi cristianesimo e islamismo siano confessioni religiose entrambe seguite da oltre un miliardo di persone, mentre l’ebraismo è seguito da pochi milioni di persone.)
C’è anche un’altra cosa da considerare: l’ebraismo non prevede l'”evangelizzazione”, (ossia non ha il dogma di convertire più gente possibile con ogni mezzo). Questo lo ridimensiona parecchio rispetto ai due “fratelli-cugini minori”, ciò non toglie che gli ultra-ortodossi arrivano ad essere estremamente violente come gli omologhi tra i “fratelli-cugini minori”, ma consola che siano una sparuta minoranza in tutte le comunità, osteggiata da tutti gli altri, quindi i cui atti vengono penalmente perseguiti.
Il tuo appunto sulla mancata presenza dell’evangelizzazione tra i precetti dell’ebraismo è degno di nota; ma penso che questo più che altro derivi dal fatto che l’ebraismo è una religione “ad populum”, cioè costruita integralmente sulla storia e sul senso di appartenenza etnica degli ebrei… ed in quest’ottica, non ha senso evangelizzare gli altri popoli quando si è il “popolo eletto di Dio” su scala mondiale (che è ciò che la religione ebraica dice degli ebrei medesimi); in quest’ottica, sono gli altri popoli che devono sottomettersi a quello ebreo e riconoscerne le qualità, ed infatti, quando ciò non succede, gli ebraici in genere la prendono abbastanza a male.
Precisiamo una cosa.
C’è chi sostiene che l’integralismo cattolico sia uno scudo
contro quello islamico.
Il secondo minaccia bombe perché deve impadronirsi di
noi. Il primo non ne ha bisogno: ci possiede dal 313,
tolta forse la parentesi da Cavour a Giolitti.
Quanto a violenza, voglio fare un’ipotesi.
Metti che riusciamo ad ottenere la laicità della scuola, il
testamento biologico, nozze civili gay equiparate alle
etero, l’uso libero di embrioni umani.
A questo punto, siamo certi che i cattolici si limitano a
protestare, e nessuno alza le mani?
Ho sentito dell’esistenza di “Legionari di Cristo”, nome
non molto pacifico, chiaramente d’ispirazione militare.
Gli islamici, nel Medioevo, erano più tolleranti di noi.
Certi fermenti di libertà, penetrati qui, sono fioriti con
Illuminismo, moti liberali, lotte operaie, mentre gli altri
sono rimasti fermi. Quando si sono accorti di come era-
vamo qui, si sono terrorizzati, e chiusi in un integralismo
qui superato da tre secoli, ma rimasto pur sempre nei so-
gni di Santa Romana Chiesa..
Raffaele Santo subito!
Se i cattolici pretendono di fare santo un disinvolto cliente del boia come Pio IX che, tra l’alto, pretese dagli italiani un tributo di sangue per rimpossessarsi di Roma, che apparteneva a Pio IX per incontestabile falsa donazione di Costantino, chi più di Raffaele Carcano, che nel suo massimo raptus di violenza arriva a invitare gli ateacci a essere tolleranti e a non stilare classifiche di cattive religioni, chi più di lui merita il titolo di uomo Buono e Giusto?
Ho cambiato Santo in Buono e Giusto perché Santo, visti certi precedenti storici, potrebbe essere considerato offensivo.
Qualora anche Buono e Giusto venga considerato non consono, propongo: “Vigile del Fuoco” ad Honorem.
Quando in un territorio la maggioranza delle persone propende (o viene portata a propendere) per non rispettare più il Diritto, fatto civile dal sacrificio di milioni di morti, contrapponendogli la volontà della maggioranza e quando questa propensione arriva a coinvolgere anche la maggioranza di chi occupa le stanze del potere, non solo politico, gli uomini buoni e giusti hanno poche probabilità di cambiare le cose. Comunque, buon lavoro agli uomini buoni e giusti. E speriamo che poi non tocchi sempre agli altri fare il lavoro pesante: garibaldini, bersaglieri, partigiani, …, per poi venire sistematicamente insultati dai soliti ribaltasti (e non revisionisti) storici.
@ Fiorenzo Nacciariti
Sono d’accordo col senso del tuo messaggio, che approvo soprattutto nella parte finale.
Inoltre, sfrutto l’occasione per complimentarmi con te riguardo i tuoi interventi, dato che ultimamente stai esprimendo, un po’ in tutti i commenti ai vari articoli, posizioni che approvo pienamente.
Mario, una questione etnica è una visione abbastanza parziale: un gentile convertito all’ebraismo (la conversione non è incentivata come per le altre religioni, ma accettata, come avviene in ogni gruppo) non ha alcuna base etnica su cui appoggiarsi. E’ vero che nella Torah storica vi erano differenze di trattamento previste tra l’ebreo “etnico” e il convertito (che però si annullavano automaticamente alla seconda generazione), ma sono state abolite da parecchio. Riguardo alla autoreferenziale superiorità ebraica rispetto ad altri popoli, per note vicende storiche, non ne abbiamo più notizia da un paio di millenni per quanto riguarda le comunità diasporiche (dopotutto anche questo è un precetto religioso “la legge della città in cui arrivi è La Legge, e se la stessa non è condivisibile, migra in altra città”), abbiamo qualche caso numerico in quelle ri-autoctone (ma che usano dispotismo religioso nei confronti di tutti gli “eretici” etnici o meno), che però viene perseguito penalmente, e culturalmente osteggiato dalle altre branche correligionari. Insomma, a livello di calcolo delle probabilità, è meno problematico. Ciò non toglie che se mi limitasse o aggredisse un ebreo-ortodosso la reazione sarebbe la medesima che lo facesse un membro di qualunque altra confessione. La statistica non è una scienza esatta, e non fa più testo quando il caso improbabile sei tu (per eventuali dubbi chiedere agli statisticamente improbabilissimi bagnanti aggrediti da uno squalo, o all’improbabilissimo fortunato vincitore del Super Enalotto)
Un conto è la religione ed un conto è lo sfruttamento della religione a fini politici.
Se a questo mondo si facesse soltanto religione e basta non ci sarebbero problemi.
Ma purtroppo accade sempre che la religione viene sfruttata per far far politica e pilotare le coscienze delle masse.
Ad esempio il Cattolicesimo è una religione derivata dal Cristianesimo con lo scopo di far sottomettere la gente al potere del clero. Il clero alla gente inculca il seguente concetto “io rappresento dio e Cristo, quindi tu ti devi sottomettere a noi”.
Questa è una forma di plagio molto vile, che viene fatta sui bambini piccoli.
Io sono ateo, e il mio cervello non lo lascio plagiare da nessuno.
Bell’articolo, complimenti.
“il pericolo viene quindi soprattutto da chi dà credito, fiducia e privilegi agli intolleranti. Si potrebbe dunque dire che la religione peggiore è quella i cui integralisti (presenti ovunque) trovano più credito nelle stanze del potere, non solo politico.”
Questo sembra avvalorare una mia vecchia tesi, e cioé che il vero problema al mondo non sono gli imbecilli, ma quelli che li seguono e gli danno ragione. Se gli imbecilli fossero sempre isolati le cose andrebbero molto meglio.
“E che ai non credenti, piuttosto che stilare classifiche, spetta semmai il compito di incalzare chi occupa quelle stanze e di convincerlo a cambiare strategia.”
Questo mi torna meno. Non si tratta di “convincere” chi sta nelle stanze del potere a cambiare strategia, impresa pressochè impensabile, quanto fare in modo che in quelle stanze ci vada la gente giusta.
Consideriamo il “cristianesimo”, tanto per delimitare un campo; ecco quattro esempi – tra i tanti – di violenza o di follia su cui riflettere:
http://www.holywar.org/
http://www.ordenesdinasticas.com/OrdinediBanaria.StatutiCorrettiItaly.pdf
http://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_Cattolica_Palmariana
http://www.youtube.com/watch?v=lk8vpuajKGc
In teoria (o forse piuttosto in realtà?) questi quattro gruppi intendono ricondursi, o direttamente o per vie completamente traverse, al “cristianesimo”… Si tratta talvolta gruppi di persone non numerosi, ma tutti permettono di veder dove arrivano i deliri umani di violenza e di predominio e le loro eventuali conseguenze pratiche. D’altra parte, anche Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona erano in due, però per le immense stragi che commisero (e che cambiarono radicalmente la storia successiva della Spagna e di conseguenza anche quella dell’Europa) furono insigniti del titolo di “Rejes Catolicos”.
Anche i “cristiani” di quasi due millenni fa erano pochissimi e sconosciuti alla quasi totalità del mondo di allora, ma i loro fiumi di successori (diversificatisi nel tempo quasi come “speciazioni” darwiniane mediante “mutazioni” mental-religiose) hanno detto, scritto e fatto “di tutto e di più”.
Considerando che in teoria ciascuna delle numerose “eresie” del “cristianesimo” note nella storia sono tutte, in fondo, “cristianesimi”, e considerando che nella storia avrebbero potuto prevalere altre eresie anzichè quelle che sono prevalse e che hanno portato ai “cristianesimi” attuali, non posso non concludere che le più o meno accentuate tendenze alla “violenza” sono più una caratteristica “umana generale” che “di una qualche religione”, e quindi che QUALUNQUE “religione” può essere un facile pretesto per sfogare le “umane tendenze” (!!!) di talune persone alla violenza. Per questo, suppongo, non c’è molta correlazione fra “tipo di religione” e “tendenza alla violenza”.
In altre parole: quando, in qualsiasi posto del mondo, uno vuole uccidere altri, riesce spesso a prendere a prestito come pretesto-arma la prima religione che trova (oppure a farsene una lui su misura) e a dire “Dio lo vuole!”.
Complimenti a Raffaele! 😉
STALIN: 50 milioni di connazionali uccisi;
HITLER: 6 milioni di ebrei uccisi.
(modesti esempi di violenza atea)
Ha ragione Carcano e complimenti per lo stimolante articolo. Davvero, le religioni si sono dimostrate peggiori quando sono state nelle stanze dei bottoni o hanno avuto stretti contatti con chi vi era. Violenza, corruzione, oscurantismo hanno interessato quindi, in tempi diversi o contemporaneamente, sia l’islam, sia l’ebraismo, sia il cristianesimo. A questo proposito, nel Trattato di ateologia di Onfray si mette proprio in rilievo la carica di fanatismo e di intolleranza che le religioni monoteiste hanno in confronto a quelle politeiste che hanno soppiantato.
“si mette proprio in rilievo la carica di fanatismo e di intolleranza che le religioni monoteiste hanno in confronto a quelle politeiste che hanno soppiantato”
Qualcosa di simile afferma Serena D’Arbela nella sua bella recensione “Agorà: la sfida del pensiero contro l’oscurantismo”, pubblicato sul numero 42 di Patria indipendente del 18 luglio 2010 (rivista dell’ANPI) (scaricabile gratuitamente qui: http://www.anpi.it/wp-content/uploads/2010/08/patria_1007.pdf)
Serena D’Arbela sottolinea anche il comportamento dei religiosi nella fase di “presa del poter”: “Ci addentriamo col film nei fatti tumultuosi di Alessandria dove i nuovi esponenti del cristianesimo (passata la fase delle persecuzioni) mossi da fanatismo e ambizioni politiche scelgono la via della forza.”
Non saprei dire se i religiosi odierni, delle varie religioni, che cercano di nascondersi dietro prestanome “laici” siano, per i loro effetti, migliori o peggiori di quelli; prendiamo per esempio i rapporti del Vaticano con i vari stati fascisti e con la Germania nazista o quello che accade in Iran.
Come si poteva fare e come si può fare a incalzare chi occupa le stanze del potere, non solo politico, e a convincerli a cambiare strategia?
Come fare, soprattutto in Italia, dove i prestanome “laici” vengono nominati dai partiti e non scelti con preferenza dagli elettori.
Che garanzia c’è sul fatto che uno dei requisiti per essere nominati non sia proprio quello di essere un prestanome affidabile per le gerarchie vaticane?
Chiedo scusa, affinché il link sopra riportato funzioni, bisogna togliere la parentesi chiusa finale.
L’unico modo sarebbe quello di votare solo per qualcuno che non è mai stato eletto, qualcuno di quei partitini piccolissimi che si vedono solo in tempo di elezioni e che si dicono espressamente laici; tutti gli altri sono – chi più, chi meno – o già complici del Vaticano o suoi corteggiatori o a rischio di diventarlo.
Ma al riguardo temo che valga il detto “L’occasione fa l’uomo ladro”, nel senso che, poi, è il potere, acquisito tramite le elezioni, che dà alle persone l’occasione per farsi corrompere, per esempio dal Vaticano…