Marc Alan Di Martino vive in Italia da sette anni. Qualche settimana fa gli è nata una figlia, all’ospedale di Perugia. Dopo sole sette ore di vita, ha raccontato su The American, si è presentato un frate per cominciare a parlare alla madre (non credente) del battesimo e dell’educazione della neonata. E lamentandosi sia della presenza di atei, sia del fatto che “anche gli atei credono in qualcosa”-
Sette ore di vita, già bersaglio del proselitismo religioso
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“Non sono credente e non voglio essere disturbato; se ne vada, per cortesia”; incomincia a funzionare, salvo tristi casi éclatanti, abbastanza spesso. Certo poi c’è il pericolo d’imbattersi nell’evangelizzatore ostinato: “Non importa; posso farle soltanto compagnia e parlare d’altro?”; o nell’attivista indefesso “Intanto le lascio qualche opusculo; li legga, li legga…”.E, quel che è peggio, nelle forze brute di supporto, tipo l’infermiere scandalizzato: “perché non vuole parlare con don Coso che è tanto una brava persona?”. E infine i fanatici ostinati che vogliono a forza imporre la loro presenza e i loro sacramenti: costoro andrebbero denunciati e basta.
ma la risposta migliore secondo me resta “ma il suo gesù non mi sembra che tentasse di convertire la gente, mi sembra invece che lasciasse agli altri il libero arbitrio? lei si si sente superiore al suo stesso dio per caso?”
“perché non vuole parlare con don Coso che è tanto una brava persona?”
Perché è un figlio di puttana, come te pseudoinfermiere e tutti quelli dela tua genìa.
E’ successo anche ad un amica, al S.Raffaele se non ricordo male, entrata per un’operazione accompagnata dal compagno, arriva il prete a dire se avessero bisogno di lui, gli rispondono si spera proprio di no (dato che doveva essere operata!), e poi passa a propor loro di sposarsi, e visto che i precedenti rispettivi matrimoni erano stati celebrati in comune, per il prete non c’era nessun problema dato che per la chiesa non esistono!
allo IEO dove è stata operata mia sorella invece niente preti, solo una (molto discreta) psicologa che ha chiesto se per caso avesse o avessimo il bisogno di parlare.
certo che dal san raffaele con quel kitschissimo angelo sulla cupola e tutto l’ambaradan che ha intorno (non dimentichiamoci che è nel feudo di berlusconi)… non ci si può aspettare niente di diverso
Sì, ma non penso che anni fa fosse cosi.
“anche gli atei credono in qualcosa”-
Il verbo ‘credere’ come monopolio dei credenti, per cui solo a loro spetta stabilire come e in che cosa si deve credere. Vale a dire, o si crede in qulche forma di trascendenza (reale o metaforica), o si crede in qualcosa di sbagliato. Gli atei – per esempio – dicono di credere nell’uomo? Sbagliato! In realtà gli atei credono nell’ateismo, cioè non possono che credere in qualcosa di astratto… proprio in sostanza ciò che ricavano, non possono che ricavare, dalla loro esperienza di credenti. In altre parole, pretendono che gli atei credano come credono loro: in qualcosa di esistente solo come principio, come ‘idea’.
E non concependo altro modo di credere… e non importa se si tratta di un neonato, cioè di un essere vivente non in grado di intendere e volere: da neonato o da adulto, sempre di un’anima si tratta. Cioè di un’idea’.
Il problema dei credenti -diciamo di gran parte di loro- è che non sono programmati per concepire che possa esistere qualcuno che non crede nel loro dio, o in qualcun altra divinità, la loro forma mentis non glielo consente, per cui per loro è automatico che l’ateo si, magari non crede in dio, ma al posto di dio ci deve per forza mettere qualche altra cosa, che sia Marx, che sia l’astrologia, che sia (quando proprio non sanno più che inventarsi) l’ateismo divinizzato. Andrebbero formattati e riprogrammati…
ho solo una piccola nota da farti: ritengo che questa concezione del “non essere programmati” sia quasi esclusivamente dei monoteismi… nell impero romano andavano tutti d accordo e pure erano tutti di centinaia di religioni diverse (e pure qualche proto-ateo greco)
io sono ateo.
e credo in qualcosa.
credo che i credenti debbano farsi un bel calderone di czzi loro.
quoto
Quoto anch’io
quoto di brutto!!
Beh alla fine arrivi ad una conclusione?
Io scusa ma non ci ho capito molto.
I credenti “credono” a qualcosa che viene affermato senza prove gli atei negato tutto questo senza bisogno di prove.
I credenti credono gli atei dubitano.
@ ale
Se ti riferisci a me, la ‘conclusione’ mi sembra evidente. Per i credenti, gi atei non credono tanto nell’uomo – come affermano – ma in realtà credono nell’ateismo, che di fatto è un principio, ‘un’atrazione, un”idea’. In altre parole imputano agli atei di credere in ciò in cui sono abituati a credere, cioè ad un’astrazione, ad un’idea’. Non concepiscono che si possa credere in qualcosa che non sia un’astrazione.
Comunque, se non ti è chiaro, ti rimando a quanto scrive più sopra Felipe-bis, che ha sviluppato il concetto meglio di me.
In ogni caso, certamente gli atei ‘credono’ in qualcosa… ma credono nell’uomo. Ma non nell’uomo la cui vera essenza sarebbe ‘aldilà’ della sua condizione, bensì nell’uomo storico, nell’uomo in carne e do ossa, nell’uomo concreto, che intende affrontare e risolvere i problemi concreti propri della condizione umana senza ricorrere ad altro che non siano i propri mezzi. Gli unici cui può ricorrere.
@Bruno:
In effetti credere nell’uomo è la cosa più difficile, visto come si comportano certi personaggi. Ma alla fine è l’unica cosa concreta da fare, tutto il resto sono chiacchiere (soprattutto quelle religiose).
un bambino e un prelato nella stessa stanza? PERICOLOOOO
in effetti… ma viste altre storie, direi che anche un prete in terapia intensiva è un pericolo (vedi il prete che ha confessato in punto di morte di aver stuprato donne in coma)
La presenza dei preti negli ospedali è caratterizzata da grande arroganza e inciviltà. I preti non si limitano ad avvicinare le “pecorelle”, ma battono a tappeto camere e letti. In recenti ricoveri in vari ospedali nessuno mi ha chiesto, all’accoglienza, se gradivo “l’assistenza religiosa”, ma il prete si presentava puntualmente al mio letto, in qualche caso prima ancora del medico. Al prete non interessa niente della patologia del paziente e spesso cerca di inziare una conversazione del tutto banale, che diventa sostanziale quando c’è la resistenza del ricoverato. Costringere un neo-operato a resistere all’invadenza non gradita di un prete è segno di grande inciviltà. Negli ospedali i preti dovrebbero andare soltanto dai pazienti che hanno richiesto la loro presenza.
piacere di risentirti, Silvio
ci sarebbe addirittura da chiedersi se tali visite possano provocare un danno ad un paziente disarmato, immobilizzato, in difficoltà fisica e psicologica
un prete dovrebbe essere trattato come qualsiasi altro visitatore esterno, che conoscendo il paziente ed essendo certo della sua accoglienza, lo va a visitare
Mio marito ed io siamo buddisti.Cinque anni fa mio marito ha avuto una sincope, appena ricoverato in ospedale non cosciente ho saputo che lesto si è presentato un prete pronto ad impartirgli l’estrema unzione.Neanche il tempo di raggiungere l’ospedale dal mio ufficio(seguito telefonata di mio cognato).Questo lo trovo estremammente irrispettoso della persona.Non è detto che cittadino italiano=CATTOLICO.!!!!!!!!!!!
E’ un classico che fanno i preti cattolici,per la verità anche gli evangelici,in un caso specifico capitato a me basta dire chiaramente all’accettazione di non voler avvalersi dei colloqui con questi personaggi.Ciao a tutti
ti e’ capitato davvero che l’ospedale registrasse la tua volontà di non essere disturbato da preti o altri proselitisti?
e se tu non lo dicevi, era automatico che arrivasse qualcuno a evangelizzarti?
Direi che è un caso di irriverenza tutto italiano.
Bisogna chiedersi chi abbia permesso tutto questo.
Ho fatto delle analisi al S.Luc di Bruxelles e gironzolando in attesa dei risultati ho constatato che esiste un servizio di supporto spirituale (con tanto di spazi, contatti ed orari) nelle diverse religioni ed anche un approccio umanistico, ateo-razionalista.
Questa è laicità in una struttura pubblica dal nome cristiano.
@Dalila:
va detto che gli ospedali italiani sono diversi fra loro, la gestione del Asl e’ regionale.
Io vivo in Trentino, sono stato operato due volte negli anni recenti e non sono mai stato disturbato da religiosi. E’ passato un frate sulla porta che ha guardato per vedere se noi (2) ricoverati inviavamo un qualche cenno di interesse. In mancaza di questo ha continuato il suo giro. Devo dire che non siamo stati disturbati minimamente.
@ffrank
Ottima cosa il fatto che non vi abbiano disturbati.
Io volevo sottolineare solo la presenza del supporto morale per chi ha le opinioni o anche le credenze più disparate con l’idea non di esser disturbati ma di richiedere, come pazienti un supporto, sempre se gradito.
negli ultimi anni mia moglie è stata ricoverata diverse volte in ginecologia/ostetricia per eventi lieti (la nascita della nostra bambina) o meno, tra cui una gravidanza purtroppo finita male e che è terminata con un doloroso aborto. La mattina successiva al raschiamento, io purtroppo non ero presente, entra il prete ospedaliero nella stanza dove oltre mia moglie avevano abortito altre due donne, una delle quali, una ragazza gracilina di 26 anni, era al quarto aborto spontaneo, a tre mesi di gestazione, a causa di problemi di conformazione del suo utero, e si trovava in uno stato fisico ma sopratutto psicologico davvero precario.
Ed il prete entra dicendo “So che questa è la stanza degli aborti, ma oggi non vi rimprovererò, pregherò per voi”.
Solo il racconto di quanti insulti lo abbia coperto mia moglie da parte degli ospiti della camera di fronte mi ha fatto desistere dall’andarlo a cercare per rompergli il naso. Se fossi stato presente, con tutta la rabbia e la tristezza di quei giorni, di certo sarebbe passato dritto da ginecologia a ortopedia.
Già le sensibilità dei religiosi è proprio inesistenti. Un frasetta del genere se l’è sentita dire la mia molto cattolica suocera… era ricoverata per aborto spontaneo, il secondo per onor di cronaca.
Fortuna che non c’era mio suocero in quel momento….
Aborto spontaneo? Dio è onnisciente, onnipresente e onnipotente. Quell’aborto era la Sua volontà. Provate a ricordarlo al prossimo… ehm… indelicato che solo casualmente è anche prete, ma tenete presente che le due qualifiche non necessariamente coincidono. Sul serio, ho conosciuto preti davvero degni — non generalizziamo oltre misura.
Anch’io ne conosco, per questo posso dire che un “prete degno” non romperebbe i co… in quel modo in un frangente così delicato.
dio non è omniscente dio non è omnipresente, quell’aborto non è stata sua volontà.
se così fosse bisogna ammettere che sia un criminale.
il semplice fatto è che nessun dio esiste.
Il fatto che tu sia un bieco illuso e fanatico credente non è colpa sua ma solamente tua che ti speri un giorno di essere assolto per i tuoi fallimenti.
Svegliati cresci e affronta le tue responsabilità.
Quando cerchi un aiuto l’unica mano che trovi è quella in fondo al tuo braccio.
…amen
@ale
…. penso proprio che #Aldo# fosse sarcastico… rileggi bene il suo post, vedrai che e’ piuttosto chiaro
Ale, con la storia dell’onnipotenza ecc. stavo solo evidenziando una delle (tante) incongruenze della dottrina religiosa, dunque ero effettivamente sarcastico. Invece, nell’affermare che i preti sono persone come le altre e che quindi ne esistono di degni e di indegni ero serio. Aggiungo, per buona misura, che se riesco senza problemi a riconoscere che esistono preti “a posto” non sono altrettanto disposto a riconoscere che esistono gerarchi di più alto livello anche solo minimamente degni: quando sali le gerarchie, in qualsiasi ambito (anche laico), trovi solo delle persone improponibili. Selezionate al peggio per ogni gradino che sali.
Mi sfugge una cosa: cosa ci sarebbe mai da rimproverare ad una donna che ha avuto la sfortuna di perdere il proprio bambino con aborto spontaneo?
@ Lukino: tua moglie ha fatto bene. Ma dimmi tu se si deve essere costretti a questo, in un Paese civile. E specie negli ospedali, dove si è più indifesi.
Son quei momenti in cui mi metto a spiegare al temerario che la sua ideologia fa acqua da tutte le parti e che dovrebbe cambiare completamente modo di pensare. Coi testimoni di Geova funziona all’istante: non li vedi nemmeno allontanarsi e son già volatilizzati.
Fab, in questo caso il problema è doverlo fare quando non stai affatto bene. Un conto è affrontare una discussione del genere in un momento di positività complessiva, un altro doverla affrontare quando per un motivo o per l’altro sei a pezzi.
Verissimo, Aldo.
E’ la logica dell’avvoltoio…
Vero, avete ragione. E’ davvero qualcosa di ignobile.
un paio di calci nelle terga risolvono tutto, nel caso che il fratacchione non capisca quanto inopportuna sia la sua presenza per chi non tollera le religioni…
Certo che ‘sto relato non c’ha un minimo di tatto…
se avessi voluto convertire qualcuno al PSVismo credo che avrei aspettato prima lo sviluppo dei denti per potergli permettere di assaporare la mia comunione PSVista (un bel piatto di spaghetti fumanti), oltre aspettare lo sviluppo intellettivo minimo per capire che sono i pirati…
RAmen
Rcordo un episodio di quando ero ragazzino: reparto ortopedia ricoverato per incidente in vespa, nell’altro letto un ragazzino come me (13/14 anni), aveva un orecchino all’epoca iniziavano a diffondersi, insomma per intenderci era il periodo di “guarda quello, ha l’orecchino”, soprattutto a quell’età, ed era una cosa da grandi per noi piccoli e una brutta cosa per i genitori (quelli della classe che nei ’70 tiravano pure la polvere sotto i mobili salvo riscoprirsi tutti d’un pezzo dai ’90 in poi), come di li a poco il tatuaggio… insomma per farla breve entra un gay non dichiarato di quelli che si rifugiano nella tonaca pero’ il tipo che esagera movenze e toni e mette in atto il classico atteggiamento stereotipato da checca e dice ad alta voce rivolto al ragazzino “togliti l’orecchino o diventi orecchione!”
E’ un episodio insulso, quasi trash e lo ricordo ancora.
Negli Ospedali, come nei Cimiteri , nella Scuola e in tutti i Posti Pubblici a frequentazione “obbligata o obbligatoria”, preti, fattucchiere, iettatori, psicologi ed equivalenti NON devono esserci. Il rispetto della persona lo esige.
Ma tant’è, si sa come vanno le cose.
toglierei gli psicologi dal nero elenco…
si, pure io (oltretutto, il 99% della gente comune non ha minimamente idea di cosa faccia uno “psicologo”. che tra l’altro detto così è come dire tutto e niente)
Qualche settimana fa’, e’ nata mia figlia.
Se un prete si fosse avvicinato a lei o alla madre, ancora in ospedale, non avrei reagito come il Di Martino di questa storia.
E’ piu’ probabile che il prete se la sarebbe data a gambe levate, tenuto conto che in sala travaglio, mi sono anche permesso di togliere le varie statuine della Madonna e crocefissi vari..!
Se nessuno li ha poi rimessi al loro posto, ipotizzo che siano ancora chiusi nell’armadio della sala travaglio… 😆
Si son messi a fare i testimoni di geova? Prima li contestavano per il modo con cui venivano a casa nostra a disturbarci, o meglio dire, ad insidiare le loro pecorelle, adesso vengono loro direttamente in una lotta preventiva contro eventuali tentazioni atee.
Io risponderei: caro don..fra….le comunico una una cattiva notizia, dio non esiste, quella buona è che non ne ho bisogno.
@ Bruno Gualerzi
Non si può credere nell’Uomo con la U maiuscola, ma solo in ALCUNI uomini. In altri no. Credere nell’Uomo come categoria filosofica-astratta, benchè si tratti di quello concreto in carne ed ossa, porta, come minimo, a delle sbandate clamorose, come quella di credere in TUTTI gli uomini, in tutta l’umanità. Questo almeno se si intende ‘credere’ nel senso di ‘aver fiducia’.
“Anche gli atei credono in qualcosa”
Verissimo: credono – anzi, sanno con triste certezza – che in giro è tutto un pullulare di preti, monaci, santoni, maghi, suore, astrologi, imbinitori, venditori di fumo (tagliato male), tonaconi, vescovi, papi, guru e imam disumani, impiccioni, spietati, invadenti, folli, presuntuosi, supponenti, ficcanaso, ipocriti, antidemocratici, castranti, frustrati, imbroglioni, intriganti, affaristi e, soprattutto, immeritatamente rispettati.
Grande :))
La nostra vita si basa sulla fiducia, a volte ben riposta e a volte mal riposta ma non si possono ammettere generalizzazioni, perchè dipende dalla nostra esperienza e di quanto ancora poco conosciamo dell’umanità, quindi, generalizzare sulla fiducia data a chi conosciamo e diffidenza a chi non conosciamo, denota la nostra paura di ampliare eventuali esperienze anche a rischio di rimanere delusi; per esempio una donna, come un uomo, delusi da esperienze amorose, non possono alla fine dedurre che tutti gli uomini sono così deludenti o altrettanto le donne per l’uomo deluso o uscito da un’esperienza amorosa fallimentare.
Allo stesso modo nella religione e in molti altri ambiti della vita è quanto meno sconsigliabile generalizzare; per esempio, ho acquistato un prodotto difettoso e cibo avariato nel negozio della catena tal dei tali, ma non tutta la catena ha mostrato o venduto lo stesso prodotto in quelle cattive condizioni.
Oggi si parla di dialogo tra credenti e non credenti, per fare un esempio,
ma di credenti ve ne sono di tutti i colori, e di non credenti altrettanto.
Allora si entra nelle categorie corporative e settarie delle religioni,
come altrettanti ve ne sono negli ambiti laici, laicisti, comunisti, atei, atei-devoti, agnostici, razionalisti, scientisti positivisti, filosofi, ecc….ecc…..
Il dialogo si fa più complesso nel caso di laici, siano essi credenti e non,
o peggio a compartimenti stagni, tipo il cortile dei gentili
Di chi chi si fida nel dialogo?
Prima premessa: io dico al non credente: la laicità dello stato è garanzia per entrambi
seconda premessa: lui dice che la laicità dello stato deve assimilare i valori morali religiosi
Deduco che entrambi siamo garantiti dalla laicità dello stato ma la sua religione tende ad imporsi e genera una pericolosa deriva confessionalista dello stato che io non accetto e che combatterò, e questo mio combatterla vuol dire battersi perchè tutti i diritti di culto siano garantiti, non solo il mio o il suo, quindi, lo aiuto a dedurre che il suo voler lo stato laico moralmente religioso è in contraddizione con il principio di laità dello stato e non rappresenta una garanzia per entrambi, quindi, lui non deve arroccarsi nella sua paura che gli si impedsca di esprimere la sua fede o gli si impedisca di costruire templi, deve accettare il principio della laicità dello stato e comprenderne la complessità e la giusta esigenza di legalità uguale per tutti.
Se non si fida di me, del mio modo di rispondergli per le rime, visto che lui vuole a tutti i costi uno stato moralmente consono alla sua religione, allora dovrò cercare un credente che ami parlare della laicità dello stato ed eviterò di parlargi dell’inesistenza di dio se non è opportuno, in quel momento sarà la laicità dello stato il comune presupposto di riferimento e impareremo a fidarsi a vicenda, il dialogo è non solo possibile ma continuativo e costruttivo.
Mi si scusi l’uso che ho fatto del sillogismo “a modo mio”, ma non accetto regole rigide quando penso che lo stesso metodo aristotelico si è prestato per 2000 anni alle elucubrazioni teologiche cattoliche che sapete cosa hanno prodotto.
Fidarsi è anche una condizione inevitabile e impresciendibile, io mi sto fodando delle leggi della fisica e della chimica che mi dicono: la resistenza della soletta su cui ti appoggi è dovuta alla composizione di alcuni alementi chimici in condizioni fisiche ottimali e poggiandosi a condizioni geologiche sismicamente stabili, quindi, la mia fiducia è dovuta ai normali parametri con cui le leggi della fisica e della chimica funzionano, ma anche perchè a tali leggi della fisica e della chimica hanno lavorato esperti di tutti i settori, cementificio, architettura, ingegneristica, elettronica, idraulica, ecc…..ecc….
Adesso ho un motivo in più per aver fiducia nelle leggi della fisica, Hawking mi ha assicurato che il suo big bang non ha nulla a che vedere con dio.
Io non sarò tanto educata, o forse ho solo finito la pazienza, ma l’avrei spinto fisicamente, con gentilezza, fuori dalla porta dicendogli “Non compriamo nulla, grazie”: