“Oratorio centro di accoglienza”: è una frase ripetuta spesso, specialmente quando si chiedono finanziamenti alle amministrazioni pubbliche. Non sembra pensarla esattamente allo stesso modo il parroco di Pontoglio (BS) don Angelo Mosca che, scrive Quotidiano Net, ha deciso che dentro il suo oratorio sarà vietato parlare in lingue diverse dall’italiano. La sua, sostiene il sacerdote, vuole essere soltanto una spinta all’integrazione e all’accoglienza, perché “a non volere integrarsi sono solo alcune “sacche” di stranieri adulti”.
Pontoglio (BS): oratorio vietato a chi non parla italiano
57 commenti
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ma chi ci va piu’ in oratorio?
con tutti i casi di pedofilia ,io, mio figlio non lo manderei affatto!
i rappresentanti di questa chiesa sempre piu’ SQUALLIDI!
certo!
a scuola o nelle società sportive, certi episodi non capitano assolutamente
Nella scuola e nelle società sportive i pedofili a cui ti riferisci non vengono scelti da un personaggio onnipotente innisciente ed infinitamente buono il quale viene ripetutamente pregeato, ringraziato, e preso ad esempio.
I pedofili nella chiesa (che sono tantissimi, molti più di quelli di cui se ne è a conoscenza, i quali sono sono la punta dell’iceberg), verrebbero scelti da un dio onniscente, onnipotente, infinitamente buono, che dalla notte dei tempi saprebbe quello che un giorno questi poi avrebbero fatto.
Se il dio dei cattolici esistesse, sarebbe da prendere e mettere dietro le sbarre fino alla morte.
Ciao a tutti
ma soprattutto a scuola e nelle società sportine non c’è un’organizzazzione (pure influente, sia socialmente che politicamente) che copre in modo sistematico i pedofili che ne fanno parte.
inoltre la scuola e le società sportive nonhanno mai pretso di essere le detentrici e portavoci in terra della “moralità assoluta perfetta e divina”
A scuola e nelle società sportive queste cose accadono. E quando vengono a galla succedono sue cose: le scuole e le società sportive chiedono pubbliche scuse, il tipo che ha approfittato di qualche giovane viene sbattuto in gabbia e, nel caso esca prima della vecchiaia, non gli sarà mai più permesso avvicinarsi a un minore.
Negli oratori queste cose accadono, in misura nettamente maggiore, dato che i preti non si masturbano e quindi non riescono a sfogare. Quando vengono a galla succedono tre cose: la vittima viene convinta che è colpa sua, il fatto insabbiato, e chi ha abusato viene trasferito in un’altra regione dove nessuno lo conosce e può abusare senza problemi di altre vittime.
Se proprio dovessi dare un giudizio, avrei chiaro DOVE un mio eventuale figlio corra maggiori rischi.
Dalle mie parti l’oratorio va alla grande. Pare sia rimasto l’unico posto dove poter mandare i figli senza avere la certezza che incontrino spacciatori, pornodipendenti e depravati vari.
Una mosca bianca il tuo oratorio.
Sarebbe da dargli un premio.
Ciao a tutti
Tra i commenti alla notizia di Quotidiano Net un certo Daniele riferisce che “i suddetti stranieri non si aggregano in gruppi solamente per giocare a briscola o chiacchierare allegramente. E’ capitato spesso che si appartassero per spacciare in oratorio.”
A parte il fatto che si puo’ spacciare anche in italiano, il problema spaccio in oratorio è datato, infatti:
2 novembre 2007:
Pontoglio – I carabinieri lo hanno sorpreso con pasticche di ecstasy e hashish. E’ stato arrestato
Ha suscitato clamore l’arresto di un giovane spacciatore all’oratorio San Giovanni Bosco…
I delinquenti vanno denunciati e fatti arrestare (si spera) dalle forze dell’ordine, indipententemente da dove siano nati, dal colore della loro pelle, dalla loro religione.
Proibire l’accesso all’oratorio a chi non parla italiano è solo il solito razzismo.
Ciao a tutti
@ andrea (il primo)
meglio che i figli frequentino pornodipendenti che omofobi e ateofobi. almeno i primi non fanno male a nessuno. i secondi sì, e pure gratuitamente.
da ricordare poi il caso del prete CHE VIETA L’ACCESSO DELL’ORATORIO AL RAGAZZO ATEO SBATTEZZATO.ma l’oratorio non era un servizio per tutta la comuniutà e non solo per i cattolici? o almeno è quanto spacciano quando c’è da chiedere soldi al comune……ora si capisce perchè lo spaccio “spaccio” è così diffuso negli oratori: i preti per primi danno il cattivo esempio….
avrei detto il contrario, andrea.
Finquando non si scoprirà qualche porcheria e il responsabile non verrà spostato in tutta fretta senza spiegazioni ad altra sede.
Come da noi il Rettore del Seminario: desaparecido da un giorno all’altro perchè – bzz bzz – faceva troppo gli occhi dolci ai pochissimi seminaristi.
Ma che ci vanno a fare all’oratorio?
rosalba, dove lo stato latita, chiesa e mafia prosperano.
anni fa sapevo che esistevano i Centri Aggregazione Giovani, fondamentalmetne dei posti laici dove ritrovarsi, tipo oratorio.
ora non ne sento più parlare.
immagino gli interessi che ci stan dietro…
se vivi in un buco di paese e non hai intorno nulla, nessuna alternativa, vai all’oratorio.
oppure, nei centri commerciali che di tanto in tanto fioriscono.
un modo come un altro per conoscer gente, la religione è il loro ultimo problema.
un po’ come quando le ragazze nubili andavano a messa per trovar marito, per intenderci
Per cui ipotizziamo che in quest’oratorio pieno di amore e accoglienza capiti per caso un ragazzo irlandese (quindi cattolico) che non conosce l’italiano. Il parroco che fa, non gli rivolge la parola??
No perchè parla solo padano o italiano, mica sa l’inglese lingua del mondo.
I fantoccetti della parrocchietta gniente sacciono e gniente voggghiono sape’…
una volta tanto, sono d’accordo con il parroco.
I ragazzi devono imparare a comunicare nella stessa lingua.
A Zurigo (con circa il 30% di residenti stranieri) questa iniziativa è stata promossa in parecchie scuole, dove si cerca di far parlare tutti i ragazzi in tedesco.
Pare che anche il rendimento scolastico dei ragazzi stranieri sia migliorato.
si ma non è escludendo e ghettizzando gli stranieri che gli insegnerai a parlare nella stessa lingua degli altri.
Escludendo ? Ghettizzando ?
Da quanto riporta il Quotidiano,
il parroco ha semplicemente imposto di parlare italiano a tutti dentro l’oratorio.
Come hanno imposto nelle scuole a Zurigo
se uno non sa parlare italiano, è automaticamente escluso.
o può andar lì e star muto?
è ovvio che sarebbe meglio che tutti parlassero la lingua del paese dove si trovano, ma se uno non è in grado, anzichè escluderlo si dovrebbe aiutarlo.
poi oh, razzi loro. del prete e dei cattolici, dico.
E’ lapalissiano che all’oratorio vanno i ragazzini i quali hanno l’obbligo scolastico dove devono imparare l’Italiano. Suppongo che il prete non voglia che succeda quel che succede in molti luoghi di “aggregazione” che i Turchi giocano a palla con i Turchi, gli Albanesi con gli Albanesi, i Latinos con i Latinos e gli Italiani con gli Italiani. “Obbligando” a parlare solo Italiano lo scopo è far giocare tutti insieme, che parlino bene o male l’Italiano….
da quel che ricordo, all’oratorio ti obbligano a giocare comunque -.-”’
per lo meno, questo succedeva quando ai tempi ci sono andata.
Noi si parla di globale, loro parlano del loro orticello…
A me questa sembra solo una mossa di buonsenso. In Italia si parla italiano, anche se pure molti Italiani parlano degli idiomi che con l’italiano hanno solo una vaga parentela.
Il parroco farebbe meglio a istituire un corso d’italiano per gli immigrati adulti che magari hanno difficoltà ad apprendere la nostra lingua,invece di discriminare in base alla provenienza e alla lingua parlata:altro caso in cui la Costituzione viene messa sotto i piedi
Il parroco??? E perchè non l’Uaar o l’Arci o un’altra assciazione laica? Sempre ai preti dobbiamo dare l’incombenza (e la scusa…) di contattare i “diseredati”? E poi ci lagnamo che i ragazzini (e non solo a ‘sto punto) vanno all’oratorio??
su questo sono d’accordo
L’UAAR non lo so, ma ci sono un sacco di associazioni laiche (ARCI compresa) che organizza gratuitamente corsi di italiano per stranieri. La differenza e’ che i circoli ARCI di solito non vietano l’ingresso a chi non parla italiano (e non si spacciano per gli unici paladini dell’accoglienza e della tolleranza…)
Avete ragione tutti quanti. Sia davide isidoro pitasi, che gli altri che gli anno risposto.
Se da un lato e’ vero che la funzione degli oratori, potrebbe essere soppiantata da altri luoghi di aggregazione laici, anche in considerazione che gli oratori, volente o nolente, li finanziamo tutti quanti noi, da quell’altro penso che Davide, volesse a buona reagione puntare il dito contro il parroco, che ha mostrato un atteggiamento di chiusura, piuttosto che l’atteggiamnento di apertura, che “dovrebbe” caratterizzarlo o caratterizzare il suo ruolo.
Ricordatevi comunque dove e’ successa questa vicenda…
Mi risulta che da quelle parti, i cittadini si autotassino per finanziare “scuola padane”, che sono sostanzialmente scuole di partito…Un partito non nuovo a razzismo, xenofobia, islamofobia, omofobia, ecc, ecc.
Pertanto ho la sensazione che la decisione di questo parroco, sia stata comunque ben accolta dai cittadini.
Dall’articolo: “Ma non possiamo più tollerare i gruppetti di stranieri che parlano ognuno il proprio idioma, incomprensibile per gli italiani e per le altre etnie”.
Prima di esprimere un’opinione in merto preferisco prima ipotizzare di provare sulla mia pelle quanto in tema di discussione:
a prescindere dal luogo di incontro (oratorio, scuola, stazione o qualsivoglia altro loco ), se in un paese straniero il cui idioma conosco a spanne (ma che non mi preclude la possibilità di comunicare con gli “autoctoni” ) avessi l’opportunità di conversare con dei miei connazionali troverei logico e sensato utilizzare la madrelingua.
Ovvio che, se il discorso coinvolgesse persone della nazione ospitante interagirei con la loro di lingua, ma impedirmi di usare la mia in un luogo di ritrovo lo trovo lesivo nei confronti della mia libertà di espressione.
Daglator, dai. Pensi che certa gente arrivi a capire un ragionamento così fine?
Se l’oratorio è un club privato, che regolino l’accesso a chi pare e piace a loro. Ma a due condizioni:
1) non ricevere neanche un euro di fondi pubblici. Un’associazione che discrimia i suoi appartenenti su base etnica o in base alla lingua parlata non dovrebbe ricevere alcun soldo dalla collettività.
2) che non mi vengano poi questi pretisti a far la morale e dirmi che sono “belli, bravi, buoni e accoglienti verso il prossimo” quando si comportano in maniera razzista e discriminatoria.
tu sogni…
Sottoscrivo le parole di Ciccio.
E poi vincere anche al superenalotto!!!
Vogliono ridurre il numero di chi frequenta l’oratorio? Ottimo, sono d’accordo.
Che patetico, questo prete. Scommetto che se domani si trovasse in germania per es., o in qualunque paese di cui non conosca la lingua, tempo un’ora sarebbe già alla missione cattolica italiana locale a lamentarsi del cibo e del caffè, ovviamente in italiano: cosa le hanno fatte a fare altrimenti tutte le missioni cattoliche, se non per stare tra di loro e continuare a parlare italiano e a non integrarsi? I tedeschi si sono forse lamentati degli italiani che parlavano italiano nelle pizzerie o gelaterie?
E se penso che quando mia mamma era bambina la messa era ancora in latino, ed erano loro che parlavano in modo da non farsi capire…
A parte l’assurdità dell’affermazione… don Mosca crede davvero che l’integrazione passi per la lingua utilizzata in oratorio? Perché invece non cominciare a rispettare gli immigrati? Integrare non significa uniformare alla cultura del luogo, e cercare di annullare la diversità è equivalente a discriminare. Pretendere che “diventino italiani” perché si trovano qui è assurdo e razzista, secondo me. L’integrazione va ben oltre le barriere linguistiche… e poi, se fossero così determinanti, perché non fare un passo anche “noi” e trovare un contatto con la loro cultura?
Tu pensi che se un giorno emigrerai in Turchia o in Albania o in Burkina Faso troverai tanta gente disposta a parlare in Italiano per farti sentire integrato? O ti darai da fare TU per imparare la lingua del posto dove hai scelto (magari per forza) di andare a vivere?
A casa loro, nei loro club o ritrovi gli immigrati parlino la loro lingua ma nei luoghi pubblici (come anche un oratorio è) devono sforzarsi di parlare l’Italiano!
beh se ci sei per forza, non hai scelto nulla 😉
precisazione non da poco 😀
SI. Io in Turchia ed in Albania ci sono stato. Ho trovato tanta gente che parlava inglese, alcuni anche italiani e comunque TUTTI facevano del loro meglio per farsi capire.
Fra l’altro sono paesi con qui ho il piacere e l’onore di lavorare tutti i giorni… lì è NORMALE parlare più di una lingua.
La mia corrispondente Albanese all’inizio parlava solo inglese adesso sta studiando italiano per poter…. parlare meglio con me!!!! Per la verità sto cercando di imparare anch’io un po’ di albanese… ma il mio talento linguistico ahimè non è all’altezza del suo.
Se i cattolici sono degli ipocriti xenofobi vedi di non proiettare i tuoi difetti sugli altri.
@Kaworu
Mai visti tanti pregiudizi in così poche righe… io dico solo che se riuscissi a convincere la mia metà a mollare l’Italia mi fionderei a vivere ad Istanbul (ho anche chi ci darebbe un Signor lavoro). Città bellissima, gente gentile e ospitale, cibo fantastico….
@painkiller
pregiudizi miei?
io pure ho viaggiato abbastanza, e in tutti i paesi che ho visto, ho riscontrato quel che hai visto tu in turchia.
ma contrariamente a te, mi trasferirei più a nord 😉 preferisco il freddo
ho vissuto in inghilterra.
libero di parlare italiano, emiliano e anche siculo. tanto non mi ca.ga.va nessuno!
solo se sapevi almeno farti capire in inglese avevi qualche possibilità. e non all’oratorio: ciedi la strada a un vigile, e vedi un pò come risponde poliglotta.
@ annina: trovare un punto di contatto culturale non vuol dire necessariamente imparare la lingua intera, prima di tutto. E’ comunque una possibilità per chi lo vuole, immigrato o emigrante. Di certo non è un obbligo, quindi il “devono sforzarsi di parlare in italiano nei luoghi pubblici” non ha senso. A te cosa importa se non lo fanno, forse ti dà fastidio? La lingua è una barriera se tu decidi che lo sia. Per avvicinare le persone basterebbe impararare un saluto, per esempio, che non costa niente. Ripeto, l’integrazione è molto altro che il “superamento” di una barriera linguistica. Riguardo quello che secondo te fanno in altri paesi (tutto da vedere), beh non mi interessa. Se fossero intolleranti, perché imitarli? Dobbiamo per forza fare quello che fanno gli altri?
@biondino
beh forse perchè in europa la lingua franca è proprio l’inglese…
in belgio/germania da quel che ho potuto vedere, praticamente chiunque parlava ALMENO inglese oltre alla sua lingua madre (in belgio di solito le lingue parlate salgono a tre, dato che è un paese bilingue e poi ha l’inglese). e se non lo parlavano, lo capivano.
in francia stessa cosa, solo che i francesi sono tendenzialmente “francocentrici” e quindi si irritano/pigliano male se non gli parli in francese e diventano scortesi.
in italia chiedi qualcosa in inglese a un vigile e probabilmente questo ti guarderà smarrito e fuggirà. o articolerà frasi in un dialetto italico.
Stanno esagerando e così perderanno anche quei pochi che ci vanno all’oratorio. C’è una tendenza esagerata e ossessiva per l’integrazione in modo cattolico o leghista, quindi, al momento in Italia non esistre una cultura cattolica che aiuti ad integrare rispettosamente gli extracomunitari, meno che mai una cultura leghista. La genste così non si sente accettata per quella che è prima di tutto e poi si sente pregiudicata a priori dalle stesse autorità che governano Vaticalia, per modo di dire.
“Sarà vietato parlare in lingue diverse dall’italiano”
Prima ripristinano il latino – la Ratio Studiorum gesuitica prescriveva il divieto di parlare, a scuola, in lingue diverse da questa… ricreazione compresa; intanto, i loro amici in verde-rana, pompano per il “padano” (bresciano? basso-bresciano? patavino anteriore? medio-cuneese? proto-bergamasco?)… ora, poi, vengono fuori con questa… italianata. Valli a capire! – Quello che si capisce, comunque, è che il vero problema sono le “sacche di adulti”… gli adulti, si sa, stanno loro “sulle sacche” da sempre; con i puttini, è più semplice: acqua in testa o in bocca, aspersorio… invece no… e la questione è risolta!
Falso e squallido come tutto il clero ” CATTO-FASCISTA”
per annina,kaworu e fri:non volrvo dire che il corso lo deve PER FORZA organizzare il parroco,ma che invece di discriminare le persone potrebbe accoglierle insegnando loro la lingua italiana…il commento è riferito al caso concreto non in generale:è chiaro che un corso d’italiano per immigrati lo possono fare tutti non solo il parroco
lo immaginavo, io infatti stavo rispondendo ad annina
Da noi all’oratorio di Calusco parlano italiano solo quando devono chiedere in prestito il campetto per giocare, ma poi organizzano i tornei tra di loro.
Come integrazione direi che non ci siamo…
In ogni caso, nessuno gli ha impedito di entrare perché (tra loro) parlano altre lingue.
Un minimo (non tanto: basta un minimo) di obiettività, please! Gli italiani e/o “suddici” e/o “padani”, quando sono all’estero e INSIEME… hanno una fortissima tendenza a parlare in “altre lingue” (o, tutt’al più in “altra lingua”) quando si lasciano alle spalle il Canton Ticino. Questo, per pura onestà “oggettiva” – non per difendere questo o quello a prescindere e sempre e comunque: Calusco, Corrusco, Roma, New York o Rocca Cannuccia che siano in gioco…
BEH ORATORI .??FREQUENTARLI E’ PERICOLOSO ,MEGLIO PARLARE ESCHIMESE E STARNE ALLA LARGA.
vietato anche l’aramaico. Gesù cacciato fuori a pedate
😀
@Kaworu
Una mia cara amica che ci vive mi disse “se vieni ad Istanbul ti innamorerai alla folli”…. aveva ragione.
Comunque il clima è fantastico la latitudine è la stessa di Napoli me è più fresca perchè è molto più ventilata.
Scherzi a parte trovo divertente che le sassate (fisiche non metaforiche) le ho prese in Italia (in un ridente paese in provincia di Milano dichiararsi atei e bisessuali significava, fra le altre cose, sassi e oggetti vari tirati dietro)…. mentre in 2 paesi a maggioranza mussulmana (Turchia e Albania) nessuno si è scomposto e invece ho trovata molta curiosità e apertura sulle mie ragioni.
Ma escluderà anche quelli che parlano solo lombardo?
Con tutto il rispetto che ho per i dialetti-lingue, ma mi pare, nella migliore delle ipotesi, ipocrita fare una proposta del genere in una terra dove si ama molto il dialetto.
Che amo anch’io, intendiamoci, solo che lo amo per cultura e non per razzismo’ e soprattutto non vieterei di parlare una data lingua, se mi trovassi a gestire un centro culturale.
Il capannello di gente che parla la propria lingua di certo non si supera con imposizioni razziste.