Pubblichiamo qui di seguito la traduzione dell’intervento di Vera Pegna durante la sessione plenaria su “libertà di pensiero, coscienza, religione e credenza” tenutasi a Varsavia lo scorso 1 ottobre presso l’OSCE, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (cfr. Ultimissima del 4 ottobre).
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Signor presidente, signore e signori,
La mia associazione, l’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti è socia della Federazione umanista europea e segue con attenzione i documenti, le riunioni e le attività dell’OSCE/ODIHR riguardanti la libertà di religione e di convinzione. Infatti, siamo certi che il rigoroso rispetto dello stato di diritto significa più giustizia, più uguaglianza e maggiore armonia e unità per il nostro popolo.
Dieci giorni fa a si è svolta a Roma una celebrazione desolante che riguarda sia lo stato di diritto che la libertà di religione e di convinzione e la cui portata si estende ben oltre le nostre frontiere. 140 anni fa, il 20 settembre 1870, l’esercito italiano conquistava la città di Roma e metteva fine allo stato pontificio e al potere temporale del papa. Per noi italiani questa data segna l’unità d’Italia e per tutta l’Europa significa una nuova era di libertà di pensiero, coscienza e religione e di laicità. Negli ultimi decenni, per evitare di offendere il Vaticano, i sindaci di Roma hanno minimizzato l’importanza di tale commemorazione ma ogni anno le organizzazioni laiche si sono date appuntamento a Porta Pia – vicino alla breccia aperta dall’esercito italiano – e hanno parlato dal podio dopo le autorità.
Invece quest’anno la città di Roma ha celebrato l’evento con pompa e ostentazione. La cerimonia di apertura è stata dedicata a Pio IX, il papa del Sillabo. A Porta Pia l’unico oratore è stato il segretario di stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, il quale ha ringraziato la divina provvidenza per “la nuova concordia di intenti” che oggi prevale al posto dei contrasti passati. Dopo di lui la sola associazione che ha parlato dal podio è stato il Movimento Politico Cattolico Militia Christi, noto per l’uso di espressioni spregiative contro i diritti degli omosessuali e contro l’aborto e il divorzio. (L’anno scorso un tribunale di Roma lo ha condannato a pagare 60.000 euro di danni a delle associazioni democratiche, fra cui l’Associazione per la Libertà della ricerca scientifica Luca Coscioni, e ha disposto che fossero tolte dal suo sito alcune dichiarazioni false o offensive).
Intanto a Porta Pia i membri della mia associazione venivano spinti a 300 metri di distanza dal podio dalla polizia la quale ha chiedeva i loro documenti e li conservava fino alla fine della manifestazione. Inoltre, secondo la polizia, le bandiere recanti il nome dell’associazione rappresentavano “una forma di opposizione” vietata da ordini superiori. Alle altre organizzazioni, quali la Consulta romana per la laicità delle istituzioni che federa 22 associazioni laiche e il cui obiettivo statutario è l’applicazione della costituzione, è stato vietato di parlare.
Le vittime di questa operazione sono stati la separazione fra chiesa e stato, la laicità, la libertà di espressione e il pluralismo..
Dunque la storia è stata capovolta ed è stata inaugurata un’era nuova in cui la Giornata dell’unità d’Italia è diventata la Giornata di riconciliazione con la Chiesa cattolica. Tale messaggio è stato ampiamente diffuso sia dalle televisioni pubbliche che dalla maggior parte di quelle private ma controllate dal governo. Dopo la cerimonia il presidente della Repubblica ha parlato di una integrazione sempre più stretta della storia del Risorgimento, del nostro patriottismo e delle virtù repubblicane con la cultura cattolica e il suo significato laico per il nuovo umanesimo spesso evocato da papa Benedetto XVI.
Le esternazioni spesso richiedono di essere interpretate. Parole come quelle pronunciate da Giorgio Napolitano richiamano alla mente il concetto di democrazia che emerge dalle citazioni seguenti: Papa Giovanni Paolo II: “In continuità con tutta la tradizione della Chiesa è anche la dottrina sulla necessaria conformità della legge civile con la legge morale, come appare, ancora una volta, dall’enciclica citata di Giovanni XXIII: «L’autorità è postulata dall’ordine morale e deriva da Dio. Qualora pertanto le sue leggi o autorizzazioni siano in contrasto con quell’ordine, e quindi in contrasto con la volontà di Dio, esse non hanno forza di obbligare la coscienza…; in tal caso, anzi, chiaramente l’autorità cessa di essere tale e degenera in sopruso” (Evangelium vitae).
E papa Benedetto: “ L’umanesimo che esclude Dio è un umanesimo disumano” (Caritas in veritate); durante la sua visita nel Regno Unito Ratzinger diffamò gli atei a varie riprese e parlò della “laicità aggressiva che costituisce una minaccia alla stessa democrazia e non solo alla libertà religiosa”. Per il papa “aggressivo” è chi osa argomentare da una posizione diversa dalla sua.
Le citazioni sopra riportate sono in linea con la visione trascendentale della Chiesa cattolica circa l’organizzazione della società umana; tuttavia, poiché in democrazia tutti i punti di vista sono legittimi ma solamente quelli risultanti da un processo democratico hanno valore normativo, tale visione è in palese contrasto con i principi della democrazia rappresentativa e con quelli dello stato di diritto. Inoltre, tale visione cessa di essere legittima quando le gerarchie vaticane cercano di imporla alla società intera esercitando pressioni di ogni tipo sui parlamentari affinché le leggi dello stato siano conformi alla dottrina cattolica. E ancora, tale visione diventava sovversiva e viola il diritto alla salute delle donne quando il papa esige – come ripetutamente ha fatto – che i farmacisti o i medici contravvengano alla legge perché glielo chiede la loro coscienza cattolica.
Sono venuta qui a raccontarvi la commemorazione del 20 settembre a Roma perché questa assemblea è dedicata alla libertà di religione e di convinzione ma anche perché lo stato diritto e la prevenzione dei conflitti sono due pilastri della missione dell’OSCE. Noi notiamo con seria preoccupazione che la Chiesa cattolica nelle sue diverse apparizioni come Santa Sede o Vaticano guadagna terreno a livello istituzionale anche in altri paesi nonché alle Nazioni Unite e all’Unione europea dove ha chiesto e ottenuto ciò che papa Benedetto chiama “diritti istituzionali”. In questo quadro, dunque, l’episodio di Porta Pia non è un episodio isolato ma è anzi emblematico di una politica che attualmente è più facile da perseguire in Italia per ragioni sia storiche che contingenti.
Quando nella storia di un paese la classe dirigente non ha un progetto di società da offrire né obiettivi programmatici da proporre, si opacizza il generale senso di partecipazione a un avvenire comune. Questi sono momenti favorevoli per coloro che si fanno eleggere non per servire il proprio paese ma per curare i propri interessi privati. E sono momenti favorevoli anche al riemergere dell’irrazionale. Ė questo il periodo problematico che sta attraversando l’Italia la cui classe dirigente è sempre pronta a inchinarsi davanti alle gerarchie vaticane invece di difendere i principi costituzionali e la legalità. Un esempio recente è il ricorso presentato dal governo italiano contro la sentenza della corte di Strasburgo la quale stabilisce che l’esposizione dei crocefissi nelle scuole pubbliche viola la libertà dei genitori di educare i propri figli nella religione o convinzione di loro scelta. Invece il governo italiano afferma senza tema del ridicolo che il crocefisso è:” un simbolo nazionale di cultura, storia, identità, tolleranza e… laicità!” E il Vaticano interpreta ogni perdita di privilegio come una discriminazione o come un atto di cristianofobia.
Legalità. Ė questo il concetto chiave che va tenuto presente anche con riferimento alla libertà di religione e di convinzione poiché il diritto di professare la propria religione o convinzione, in privato e in pubblico, è un diritto fondamentale della persona e appartiene esclusivamente agli individui, non certo alle istituzioni religiose o alle chiese. Vivendo io in Italia e conoscendo bene l’invasività della Chiesa cattolica, ritengo che sia urgente definire una volta per tutte il concetto giuridico di “libertà di religione o di convinzione”. Ritengo altresì opportuno esaminare se non sia il caso di prevedere un limite – di preferenza auto-imposto – alla libertà sfrenata dei capi religiosi che confondono ad arte dio e democrazia e usano la loro posizione privilegiata – insieme a minacce di castighi in questo mondo o nell’altro – per esercitare un’indebita influenza su questioni di rilevanza pubblica e istituzionale. Dovremmo invece concordare che il sacro e il profano vanno tenuti distinti. Non esiste libertà di religione se non siamo anche liberi dalla religione se e quando lo vogliamo. E per potere godere di tale libertà è necessario che le manifestazioni del credo religioso siano subordinate ai diritti umani e allo stato di diritto.
Legalità, osservanza della legge – questo principio ha un valore così assoluto negli stati dove vige lo stato di diritto che ogni eccezione, qualsiasi ne sia la ragione, dovrebbe essere considerata come un’allarmante perdita di credibilità. Eppure è stata scelta la Giornata dell’unità d’Italia per celebrare un rapporto più stretto con la Chiesa cattolica, quella stessa Chiesa il cui prestigio è stato gravemente scosso per avere coperto delitti commessi sotto la sua autorità, per avere volutamente evitato di applicare la legge civile e la cui banca, lo IOR, è sotto inchiesta per riciclaggio di denaro sporco. “Ma lo IOR non è una banca come le altre…gestisce gli averi delle istituzioni cattoliche a livello internazionale e il fatto che abbia sede nello Stato della Città del Vaticano fa sì che non è soggetta alle medesime leggi che disciplinano altre banche”. (ANSA, Osservatore Romano, 22.09.2010).
Quindi lo IOR è un’eccezione, ma lo è anche la Santa Sede. Ė un’eccezione fra gli stati rappresentati presso le organizzazioni internazionali poiché non rappresenta uno stato – lo Stato della Città del Vaticano – ma il papa in persona. Spiega Monsignor Pietro Parolin, sottosegretario alle relazioni con gli stati: “ La Santa Sede… non si può identificare con la Chiesa cattolica come comunità di credenti, né con lo Stato della Città del Vaticano. La Santa Sede…è lo stesso Santo Padre in quanto autorità spirituale universale indipendente, insieme agli organismi della Curia Romana che collaborano alla sua missione. E’ questa natura che richiede l’esistenza di un vero status internazionale di tipo pubblico come soggetto sui iuris, che si dà l’organizzazione giuridica e non la riceve dall’esterno, e come tale entra in relazione con gli altri Stati” (dal sito Zenit). E l’arcivescovo J.L. Tauran: “ Il Canone 113 1 precisa che “ La Chiesa Cattolica e la Sede Apostolica hanno la natura di persona morale per il diritto divino” (dal sito del Vaticano).
Dunque il sacro e il profano sono seduti fianco a fianco anche qui in questa eminente assemblea. Ma il cosiddetto sacro è auto-nominato e esige di estendere la propria giurisdizione a tutti noi e a tutti i nostri governi, nonostante la sua politica che spesso mina i diritti umani e l’essenza stessa della democrazia e dello stato di diritto. La mia associazione fa appello all’OSCE/ODIHR e ai suoi stati membri affinché correggano tale anomalia.
Ovviamente concordo “in toto”.
Vorrei però capire: dopo questo (ottimo) discorso, cosa potrebbe o dovrebbe avvenire?
Ovvero, il discorso è fine a se stesso o ci si deve/può aspettare una qualche pronuncia da parte dell’OSCE?
Ci sono state altre “delibere” da parte dell’OSCE su argomenti correlati o anche altri argomenti?
Che effetti hanno avuto?
In ogni caso mi sembra giusto far sentire la nostra voce dovunque sia possibile.
L’OSCE ha un gruppo di esperti che produce delle Guidelines, delle linee guida che vengono prese in considerazione dai paesi che legiferano in materia di libertà di religione e di convinzione (religion or belief). A proposito dei non credenti, le Guidelines attuali constatano che di solito non vengono neanche menzionati nelle legislazioni nazionali. Attualmente è in preparazione una nuova versione rivista e corretta delle Guidelines e la EHF e l’UAAR chiedono che questo deficit legislativo venga colmato. Abbiamo anche chiesto che le parole “libertà di religione” siano seguite da “e libertà DALLA religione”, ma questo è stato escluso perché gli esperti devono attenersi alla Convenzione europea per i diritti dell’uomo che non prevede tale libertà. Mi fermo qui anche se le cose da dire sarebbero tante.
Grazie.
Grazie Vera Pegna. Che Dio ti benedica
Discorso ottimo, soprattutto sotto il profilo giuridico. Il che, in un’Italia governata da ignoranti aserbìviti al Vaticano, non è poco
OT
….Complimenti per la sua lettera al Presidente. 😉
mi associo…
è sempre un piacere per me leggerla, giudice
Complimenti anche da parte mia. Ho provato a farglieli direttamente sul suo blog ma non ci sono riuscita… ne approfitto ora
@ POPPER
Trattandosi dello stesso argomento rispondo qui alle tue domande di martedì 5 ottobre 2010 alle 23:18 nei commenti all’ultimissima “I fatti di Porta Pia denunciati all’OSCE”:
Quali sono i diritti che non si possono esercitare in maniera esecutiva?
Quali sono in questo caso i diritti che non esistono?
Premesso, a scanso di equivoci, che io sono un’elettricista,
in generale, con “diritti che non si possono esercitare in maniera esecutiva” intendo i diritti che prevedono una procedura per -denunciare-, come dice il titolo dell’ultimissima, ma che poi, dopo la denuncia, anche in caso di sentenza, ordinanza, parere, risoluzione, ecc., non prevedono una specifica procedura per l’esecuzione di quanto stabilito dalle stesse o rimettono la “riparazione” alla volontà del “condannato”.
Leggendo gli interventi di Pollock e Pegna, condizionato anche dal tenore del titolo dell’ultimissima in questione, mi sono molto entusiasmato per la fierezza e l’acume di quanto veniva rappresentato, tuttavia, arrivato alle formule conclusive “Noi speriamo sinceramente che l’OSCE non deluderà le nostre aspettative.” di Pollock e “La mia associazione fa appello all’OSCE/ODIHR e ai suoi stati membri affinché correggano tale anomalia.” di Pegna, mi sono reso conto che si tratta di “denunce” e non di denunce.
In tale contesto il diritto che non esiste è il diritto di denuncia senza virgolette.
In particolare la conclusione di Pollock mi ha ricordato la parola “supplica” che mi pare fosse un diritto dei sudditi verso il sovrano.
Per cui mi pare ottima la conclusione di Vera Pegna che, in conclusione al commentario, il 5 ottobre 2010 alle 23:07, ha scritto:
“Abbiamo, come si dice, “sdoganato” i non credenti nel senso che abbiamo ottenuto che appaiano ufficialmente e che se ne discuta per migliorare le nostre democrazie.”
In quanto poi a interventi dell’OSCE per richiamare la Santa Sede al rispetto delle norme internazionali che regolano il corretto comportamento della diplomazia o per correggere le anomalie “denunciate” da Vera Pegna, dipende tutto dal fatto che le “suppliche” abbiano toccato o meno il cuore del “sovrano”.
Per tanto dicevo che non bisogna demoralizzarsi, perché “abbiamo ottenuto che [i non credenti] appaiano ufficialmente e che se ne discuta per migliorare le nostre democrazie”, ma non bisogna illudersi, perché il diritto di supplica non è il diritto di denuncia.
Grazie Fiorenzo, cosa importante è che oltre a sdoganare i non credenti sia importante che i media cattolici prendano atto di questa ufficialità e la smettano di paragonarci ai nazisti.
Comunque, è più semplice per noi essere e apparire trasparenti e inequivocabili che convincere certe sante ottusità d’ltre Tevere.
A volte ho l’impressione che si combatta contro i mulini a vento, tuttavia se siamo noi poi a provocare nuove correnti aeree, allora i mulini macineranno per noi, ma già da adesso, ogni guerra santa contro di noi è una serie di autogol da parte del vaticano.
Chissà se Giovanni XXIII, nel redigere l’enciclica Evangelium Vitae citata da Vera Pegna, si sarà reso conto di stare lanciando una terribile accusa. Infatti se ogni autorità deriva da Dio, e se essa autorità “…cessa di essere tale e degenera in sopruso” quando entra in contrasto con la volontà divina, non restano che due ipotesi a proposito della Shoah: o le leggi naziste e fasciste non erano in contrasto col volere di Dio, oppure chi le appoggiò o tacque su di esse (che negli efetti pratici è poi la stessa cosa), come fece il beatificando Pio XII, è un malfattore.
Svarione di un’anima semplice, o imbecillità/insensibilità dei soliti cattivi consiglieri, che – approfittando del comprensibile marasma senile di questi poveri vecchi che si fidano di loro – arrivano a scrivere per i loro datori di lavoro parole di condanna verso i preservativi, persino quando li mandano in Africa?
la convenzione europea dei diritti dell’uomo non prevede la libertà di non credere? Ma la parola belief(convinzione)non potrebbe includere anche la convinzione che dio non esiste e perciò si potrebbe lavorare su questo termine? Come si può negare all’uomo il diritto di non credere e perciò di non avere nessuna religione? Siamo davvero messi male.
Ogni libertà contiene anche lalibertà del suo opposto. Quindi la libertà di religione comprende anche la libertà di non averne alcuna. Ma noi italiani sappiamo la differenza che corre fra essere implicitamente sottintesi ed essere esplicitamente riconosciuti. C’è una bellissima relazione di Asma Jahangir, (Nazioni Unite) sull’eliminazione di ogni intolleranza religiosa, che riguarda anche l’ateismo e le convinzioni non religiose (non-religiopus beliefs) http://daccess-dds-ny.un.org/doc/UNDOC/GEN/N07/484/90/PDF/N0748490.pdf?OpenElement.
Se sappiamo sfruttare le prese di posizione ufficiali in nostro favore, in realtà non siamo messi tanto male.
Cara Vera Pegna,
purtroppo il link da te indicato non è da me sfruttabile, perché il sito ODS – Sédoc mi chiede, stranamente, di abbassare il mio livello di privacy e di sicurezza, il che non mi sembra igienico ed è del tutto inusuale.
Grazie delle notizie sopra riportate, cercherò di rimediare con google.
Cordiali saluti e buon lavoro.