Il circolo UAAR di Torino presenta il servizio di Assistenza Morale Non Confessionale presso l’Ospedale Molinette di Torino e i volontari che lo assicurano nel corso di un incontro che avrà luogo il 26 ottobre 2010 alle ore 14.00 presso l’Aula Magna Dogliotti delle Molinette di Torino. L’incontro è rivolto in particolar modo al personale sanitario del nosocomio, ma è aperto a chiunque sia interessato a questo tema. Nel corso della presentazione interverrà la Dott.sa Marina Sozzi, Direttore Scientifico della Fondazione Fabretti di Torino.
Assistenza morale non confessionale a Torino
42 commenti
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buona cosa, ma continuo a restare dell’idea che dovrebbero esserci degli psicologi a occuparsi dell’assistenza appunto psicologica a medici, infermieri e pazienti e basta.
anche perchè la pacca sulla spalla te la dà chiunque, mentre gente che ha studiato determinate cose magari risulta un pelino più utile. in oncologia e reparti “difficili” comunque di solito ci sono sempre.
buona cosa, ma continuo a restare dell’idea che dovrebbero esserci degli psicologi a occuparsi dell’assistenza appunto psicologica a medici, infermieri e pazienti, e basta.
Per me la cosa importante è che psicologi o assistenti morali siano solo su richiesta. Mi è capitato di passare più di un mese in ospedale per un infezione e continuava ad arrivarmi gente in camera per darmi un conforto morale che non avevo chiesto e non mio serviva, la cosa era alquanto fastidiosa.
beh quello è ovvio. di solito uno psicologo a un “no” se ne va tranquillamente, non deve impartirti alcunchè e non ha sponsor 😉
nella società ideale potrebbe essere una buona soluzione
oggi, e temo per molti anni ancora, abbiamo in giro per le corsie degli ospedali e per i letti dei pazienti degli “assistenti” religiosi cattolici pagati dallo stato, assunti a tempo indeterminato con contratto di infermieri, con anche locali a loro disposizione.
i nostri volontari saranno contattati solo su richiesta del paziente: una visita su richiesta, soprattutto per ascoltare, da parte di persone formate, non interventi psicologici
il fatto roberto (non prenderlo come una critica) è che gli psicologi sono formati per ascoltare, è la loro qualifica se stanno in un reparto (che non sia neurologia ovviamente, lì ci stanno altri psicologi per altre cose).
sul fatto che debba esser tutto “a richiesta” sono completamente d’accordo, è ovvio 😉
@ Kaworu
lo sapevo, non a caso dicevo che in un mondo migliore sarebbe la cosa preferibile avere psicologi ad ascoltare i pazienti a tutte le ore, mentre parenti, amici, ministri di culto, volontari di associazioni se voluti/accettati dal paziente solo nell’orario visite
purtroppo siamo in un altro paese, un paese che ad esempio non garantisce a coppie omosessuali di darsi a pieno l’assistenza in ospedale, riservata alla famiglia “ufficiale”
Condivido il tuo intervento, tuttavia dato che lo stato spesso latita, proporsi per dare un conforto alternativo agli oli santi e ai rosari non mi sembra una cattiva idea.
“…dovrebbero esserci degli psicologi a occuparsi dell’assistenza appunto psicologica a medici, infermieri e pazienti, e basta.”
Concordo senz’altro! Sfortunatamente siamo in un paese dove le risorse alla sanità pubblica sono sempre più tagliate anzichè aumentate e migliorate, quindi trovo lodevole l’iniziativa del gruppo di “servizio di Assistenza Morale Non Confessionale”.
lo so ragazzi, piutost che gnent, l’è megl piutost, come si dice 😉
@Kaworu
Non sono molto d’accordo, nel senso che non stiamo parlando di malati psichiatrici o che necessariamente abbiano bisogno di uno specialista, ma di malati, persone che soffrono e possono dover morire. Queste per quanto tristi e angoscianti sono esperienze umane normali, che si presentano nella vita di tutti, per cui dei volontari formati e normalmente umani ed empatici dovrebbero essere in grado di fornire un supporto adeguato, salvo appunto l’insorgenza di problemi piu` gravi di tipo psicologico o psichiatrico.
In linea di massima sono contrario a specializzare certi ruoli, come questo, nell’ambito delle societa` moderne. Cosi` facendo mi sembra che si disumanizzino. C’e` lo specialista, non devi piu` sentirti, essere, e comportarti da essere umano. Vuol dire spogliare le persone di aspetti importanti della loro personalita`, disumanizzarle, a vantaggio di una presunta miglior organizzazione. Per dirla tutta tollero male tutte le istituzioni totali che tendono a questi risultati (chiese, eserciti, ospedali, scuole). Non che siano inutili (alcune si`), anzi in certi casi sono assolutamente necessarie ed opportune, ma molto pericoloso e secondo me sbagliato delegare ad esse tutto cio` che riguarda il loro campo.
Finalmente una bella iniziativa in campo ospedaliero. Concordo che debba essere effettuata solo su richiesta in modo da non essere percepita come “intrusioine”. W la libertà: chi vuole la tonaca abbia la tonaca, chi vuole l’ agnostico abbia l’ agnostico. C’è spazio per tutti, e sopratutto per un servizio completo anzichè una “guerra” ideologica. N.B.: è anche un occasione di dimostrare il valore di un azione atea-agnostica, e il tempo mostrerà ciò che prima non era visibile.
“C’è spazio per tutti … il tempo mostrerà ciò che prima non era visibile.”
OTTIMO 🙂
Basta che non facciano a cazzotti coi preti in ospedale :P…
L’iniziativa è più che lodevole. Sono anche io contrario al fatto che l’assistenza “spirituale” negli ospedali statali sia monopolio del clero, troppo pagata e troppo spesso imposta. Ma oltre a criticare bisogna anche saper proporre alternative e questa mi sembra un’alternativa più che valida.
Riguardo ai volontari, mi sembra giusto che si richeda loro una preparazione adeguata, professionale(laurea in psicologia, come detto da molti) o conseguita con un corso specifico.
Iniziativa da condividere ovviamente, così come tutti più che validi i commenti, con relativa discussione, comparsi post.
Ciò che a me prsonalmente ha urtato un pò è questo manifesto con una ragazza sorridente (e questo va bene) che però assomigla troppo alla pubblicità di un qualche prodotto. Comunque, quisquilie.
Dipende dagli psicologi, spesso sono personaggi simili a Meluzzi: penso si chiami così quell’individuo con la croce puntata sulla giacca che imperversa nelle televisioni italiane e che considera necessaria una terapia contro gli omosessuali.
Io preferirei uno psicologo dell’uaar, ma se questo è chiedere troppo, rinuncio allo psicologo.
meluzzi non è uno psicologo eh, è uno psichiatra.
non confondiamo le cose 😆
ad ogni modo uno psicologo serio va da sé che non deve farsi influenzare dalle sue convinzioni. quindi uno psicologo “uaar” per me equivale a uno cattolico… una distinzione che non ha senso perchè certe cose dovrebbero essere irrilevanti nel suo mestiere e rapporto coi pazienti.
non so se riesco a spiegarmi…
comunque ovvio che se uno vede che tira aria da meluzzi può tranquillamente dire che non ne ha bisogno.
anche se è mia segreta speranza che individui del genere si dedichino che so, alla proctologia piuttosto che alla psicologia.
“ad ogni modo uno psicologo serio va da sé che non deve farsi influenzare dalle sue convinzioni. quindi uno psicologo “uaar” per me equivale a uno cattolico… una distinzione che non ha senso perchè certe cose dovrebbero essere irrilevanti nel suo mestiere e rapporto coi pazienti.”
A me sinceramente non sembra così irrilevante……
Se un credente vive la sua religiosità in maniera completa e piena, influenza inevitabilmente tutti gli aspetti della sua vita, anche quelli che della sua professione.
Vedi medici obiettori.
se si decide di fare un certo mestiere si deve essere in grado di non farsi condizionare e soprattutto non condizionare in base alle proprie credenze.
se uno non è in grado, sarebbe meglio che facesse altro. qualsiasi altra cosa, pure una specializzazione diversa di psicologia. che so, neuropsicologia.
(penso che siamo d’accordo, forse non ci capiamo però)
“anche se è mia segreta speranza che individui del genere si dedichino che so, alla proctologia piuttosto che alla psicologia.”
Le persone che hanno puntato alle giacca un crocifisso, già si dedicano al colon-retto altrui, spesso insieme ai politici nostrani.
Nella mia esperienza di paziente ospedaliero a Padova (in totale 4 settimane di degenza in 10 anni e 24 giorni di day hospital per chemioterapia in 6 mesi) posso dire che l’assistenza non strettamente medica e infermieristica (volontari AVO, preti ospedalieri) si è dimostrata poco intrusiva, molto dilettantesca e relativamente poco utile (praticamente poco più di servizio bar e chiacchiere durante le numerose ore di assorbimento di sostanze chemioterapiche).
Tale insomma da non dare fastidio ma assolutamente da non meritare sostegno finanziario da parte dell’azienda ospedaliera.
All’inizio della chemioterapia mi è stata prospettata dall’ospedale la possibilità di sostegno psicologico (ritengo professionalmente qualificato) a me ed alla mia famiglia, di cui abbiamo preferito non usufruire.
Ritengo che l’organizzazione debba dare nell’ordine:
– qualificata assistenza terapica
– decorosa assistenza logistica
– rapporti rispettosi e quanto più possibile sereni nei confronti di pazienti e familiari.
Esigenze personali di carattere religioso non vanno ovviamente ostacolate, ma vanno concesse su richiesta e con il controllo contro lo spargimento selvaggio (mi riferisco anche al prete padovano che mesi fa pretendeva di benedire un morto non credente a dispetto della dignità sua e dei suoi congiunti).
mario
Basta che poi non facciano a pugni ci preti in corsia 😛
Piu’ che ottima cosa direi! 😉
Speriamo che l’iniziativa venga apprezzata da tutti, proprio per sottolineare la presenza superflua e pagata dallo Stato, dei preti di corsia. Insomma, se prende corpo l’iniziativa di un’assistenza morale laica, aperta quindi a chiunque e magari pure volontaria, non avra’ piu’ senso la presenza di gente che offre sostegno confessionale, quindi esclusiva di pochi e per giunta pure a pagamento.
Ottimo davvero UAAR. 😉
Non ho capito a chi è rivolto questo servizio.
Ma magari a chi non si vuole il prete/suora all’ospedale? 😉
Pardòn: “a chi non vuole” 😉
Cari tutti , sono tra i “responsabili” di questa iniziativa ,che ho iniziato a coordinare a Torino dai suoi inizi, quindi vi posso dare informazioni precise.
Un gruppo di persone (del quale faccio anche parte), armate di pochissimi mezzi ma di gran buona volonta’, ha deciso di operare in questo settore ispirandosi ad iniziative gia’ presenti da tempo in Paesi come Belgio ed Olanda. Peccato che in questi Paesi, i gruppi di volontariato abbiamo una formazione spesso ad opera di sponsor o addirittura statali.
Noi tutto questo ce lo siamo potuto solo sognare e siamo partiti organizzando una serie di incontri di preparazione all’ascolto a cura di professionisti seri ed abilitati, uno psicologo ed una bioeticista, che hanno fornito gratuitamente la propria consulenza , poi la sottoscritta ha iniziato a “sbattersi” per riuscire ad avere un po’ di visibilita’ e finalmente a realizzare la presentazione del 26ottobre. Sono sicura che degli psicologi potrebbero avere competenze maggiori rispetto a persone dotate magari di molta empatia e determinazione, ma sicuramente dilettanti, ma per prima cosa cio’ che noi ci prefiggiamo e’ offrire una alternativa aconfessionale in un panorama veramente privo di questo aspetto, e in secondo luogo, come esiste un volontariato “religioso” non ad opera di sacerdoti o simili, deve essere possibili anche a non religiosi offrire la propria disponibilita’, anche se non professionisti.
in ultima istanza , si e’ dovuto fare di necessita’ virtu’, e con molto impiego di tempo e mezzi a livello personale, questo e’ quanto si e’ potuto raggiungere, e direi che in considerazione delle risorse umane impiegate questo e’, senza falsa modestia, un buon risultato, ma sarei lieta di raccogliere i suggerimenti PRATICI di chi sostiene la necessita’ di impiegare dei professionisti, perche’ questi, generalmente, costano.
cara Flaviana, grazie a te e a chi con te presta volontariamente e gratuitamente la propria opera, come tutti coloro che per l’uaar lavorano e non perdono tempo a criticare o suggerire l’impossibile; e in questo senso, per quanto certo della vostra intelligenza e sensibilità, ben venga, se s’offrirà volontario, anche qualche uarrino psicologo (anche se avrei parecchio da ridire su alcuni pessimi interventi dei vessilliferi di una disciplina che, a differenza della psichiatria, medica non è) ma ciò che mi sembra davvero importante è la volontà generosa e la disponibilità umana ad offrire il proprio aiuto a chi ne ha bisogno e la possibilità di fornire un conforto laico nella congerie d’invadenza religiosa, clericale e non, che purtroppo caratterizza gli ospedali italiani. Grazie ancora.
Auguri per la vostra iniziatiiva, fra l’altro alle Molinette fino a qualche tempo c’era un mio commilitone che lavorava li, era passato anche lu dal seminario e poi se ne è uscito per lavorare come infermiere.
Sono stato in diversi istituti statali e religiosi ad assistere le persone allettate e anziani al termine della loro vita, alcuni li ho visti anche morire e ho pianto, anche se non erano miei amici o parenti. Sono socio UAAR e credo di avere un cuore che batte, ma non per le ragioni che spingono certi credenti ad amare dio nell’uomo ma poi pregando per lui se essi lo ritenevano non degno del paradiso, sai cosa intendo.
Grazie per la vostra iniziativa. Io purtroppo vivo in Lombardia (prov BG) e sono invalido al 10% altrimenti vi avrei aiutati molto volentieri.
correzione: invalido al 100%.
Ma non ho capito, l’aiuto morale è per i degenti?
Si.
Si ma ne è previsto pure uno per i preti depressi dopo essersi sentiti finalmente sostituiti come unici interpreti della sofferenza altrui! 😉
Certo, ma si riprendono subito pensando all’8%1000.
Fin che non gli verranno a mancare le banconote strillano ma rimangono tranquilli quei farabu…
sorry:
8×1000
ma porc…. a Milano niente? 🙁
Milano è monopolio di CL…
Ah, ah, ah!…Con Formigoni a piede libero, fanno prima ad essere approvati i TB i Vaticano! 😆
Sono queste alcune delle conquiste laiche più vicine al cuore della gente, momenti di amicizia e di dialogo senza pregiudizi religiosi e senza spauracchi dettati dalla dottrina cristiana e cattolica in particolare.
Persone che si sentono rispettate per come sono e non per prepararle al giudizio di dio.
Io mi riconro quando ero accanto ad un uomo che mi è morto praticamente fra le mani in una camera di ospedale del mio paese, aveva fatto il suo dovere; mi raccontava che invece del seminario ha preferito lavorare per tutta la vita ed io, finchè era possibile l’ho ascoltato molto volentieri.
@ Popper grazie per aver condiviso la tua esperienza. Spero che qualcuno ,piu’ vicino a noi geograficamente , decida di partecipare in prima persona a questa iniziativa, realizzare qualchecosa di buono non ‘ difficile come sembra.:)
Ho piacere che cominciate questa opera di volontariato. Sporcarsi le mani con la sofferenza vera della gente è molto istruttivo. Attenti che qualche vecchina non vi converta! 🙂