Don Aniello Manganiello, il prete di Scampia impegnato da sedici anni contro la camorra, ha salutato ieri la sua parrocchia. celebrando la sua ultima messa nel quartiere di Napoli reso famoso da Gomorra. Il sacerdote è stato infatti trasferito a Roma con l’incarico di vicario parrocchiale in una chiesa del quartiere Trionfale. Nell’omelia ha sostenuto di sentirsi “violentato psicologicamente per un trasferimento che mi impedisce di proseguire un percorso. Come ho già detto obbedisco con la ragione, ma non con il cuore”. I vertici ecclesiastici hanno definito il trasferimento di don Aniello, più volte minacciato di morte, come un “normale avvicendamento”.
Via da Scampia il parroco anti-camorra
20 commenti
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Ma non dovrebbero essere le forze dell’ordine ad occuparsi di criminalità??
Questo prete ha sbagliato mestiere. Butti alle ortiche l’abito talare ed entri in qualche corpo di polizia, se davvero ha questa grande “passione”!
prova a indovinare come mai ti trasferiscono, pretino…
e se ci tieni davvero a combattere mafia & camorra, esci dalla chiesa e fallo sul serio.
Vabbè, non siam troppo duri: con i dovuti distinguo e considerando che ha gli stabilimento Rovagnati sulle cornee, almeno è uno che si espone piuttosto che starsene in ciabatte tutta la settimana aspettando di dire quelle due messe per mandare avanti il business, sbattendosene di tutto come fanno tanti suoi colleghi (ma non don zauker!)…
nessuno nega la bontà di tale prete, il problema è che il fatto stesso di appartenere alla chiesa (notoriame nte collusa con le varie mafie nelle alte gerarchie o comunque nel migliore dei casi desiderosa di non inimicarsele) gli taglia le gambe in ogni sua possibile azione davvero efficace, come in questo caso dove “casualmente” viene trasferito per “normali avvicendamenti” anche se tale trasferimento significa bloccare tutto il suo lavoro.
l’unica possibilità che ha per esercitare davvero fino in fondo il suo impegno contro la camorra senza che il suo lavoro venga bloccato ogni volta che si fà efficace è proprio uscire dalla chiesa. altrimenti è come un carabiniere che tenta di bloccare il traffico di droga quando tutti i suoi superiori prendono tangenti dagli spacciatori…..
Povero diavolo. Lotta contro la mafia e la sua istituzione ci è collusa fino al collo, è già “miracoloso” che non abbia ricevuto in regalo un bel “caffè corretto”.
Se esce dalla chiesa e combatte la mafia è già morto.
solo perchè se esce dalla chiesa la mafia non ha più le gerarchie vaticane a bloccare ogni iniziativa del prete al suo posto, ed in tal caso agisce direttamente lei con i suoi metodi….
Bè a onor del vero Pino Puglisi era rimasto dentro la Chiesa e la mafia l’ha ammazzato lo stesso.
Io ho massima stima per i preti antimafia, ma loro azione pur meritevole è la riprova della non presenza dello Stato su questi temi sopratutto su questi temi. Insomma ben vengano parroci come Manganiello, ma che siano solo i preti a fare la cultura dell’antimafia..ecco non mi convince.
Pardon, volevo scrivere “sopratutto sul piano culturale”
Io ho conosciuto personalmente Pino Puglisi ad una conferenza (non amo anteporre il don…). Ad una domanda precisa sulla presenza della mafia nelle gerarchie vaticane, disse, dopo aver sorriso amaramente, che non solo esisteva collusione, ma che, a suo parere, era molto difficile estirpare queste collusioni. A me parve sereno ma solo, molto solo. Pochi mesi dopo fu ammazzato.
Non si può chiedere ad Aniello Manganiello di farsi ammazzare; forse è stato trasferito anche per questo (almeno lo spero…). Comunque, anche a Roma può continuare a lottare, almeno contro queste collusioni interne.
@ marcigno
Il problema sta in questa frase: “non solo esisteva collusione, ma che, a suo parere, era molto difficile estirpare queste collusioni.”
Devono cominciare a trarne le conseguenze ed allontanarsi dalla ccar, altrimenti, anche col dovuto rispetto per i morti, sono solo una foglia di fico per una istituzione che loro stessi vedono irrecuperabile.
So di essere duro in questi casi e me ne dolgo, ma ad un certo punto è inutile continuare a lagnarsi (vivi o morti).
pino puglisi è stato ucciso perchè riusciva a creare problemi alla mafia NONOSTANTE l’essere all’interno della chiesa.
Pino Puglisi (nel suo caso uso le maiuscole), così come Romero (idem) credevano in quello che facevano. Erano uomini, molto più che preti, che volevano davvero combattere sistemi criminali e oppressivi.
Il dramma è questo: lasciati soli a se stessi, scientemente, dalle gerarchie vaticane, mandati incontro alla morte, perchè poi i monsignori (collusi con la mafia e con i narcos) potessero farsi belli e dire: -Vedete come NOI preti siamo coraggiosi?-.
Probabilmente i suo operato indispettiva i fedeli camorristi e la Chiesa così attente alle necessità di tutto il suo gregge, comprese le pecorelle smarrite, ha ben visto di andargli in contro… 🙂
Ma la chiesa cattolica ha mai scomunicato i mafiosi, camorristi, ecc., come aveva fatto dal ’46 fino all’83 con i comunisti?
Vedi, per es.: http://www.lyn.it/scomunica/avvisodiscomunica.pdf
mi viene in mente una cosa, quando B16 era in visita in Campania non ha parlato di camorra.
Quando e’ sceso in Sicilia, invece ha parlato di mafia.
Come mai? La camorra gli paga piu’ tangenti?
Giorno 21 settembre C.A., i TG italiani diramano notizia del sequestro preventivo di 23 milioni di euro (spiccioletti, in confronto al “mare magnum”…) a carico del famigerato IOR di marcinkusiana memoria, con connesso mandato d’indagine per il suo attuale presidente, Ettore Gotti Tedeschi; la presunzione di reato sarebbe una contravvenzione alle norme anti-riciclaggio. Notabile è la “sorpresa” e il “turbamento” espressi in merito dal Vaticano: e dire che di riciclaggio il Vaticano se ne intende, essendo stato listato tra i primi dieci paesi al mondo in cui si ricicla danaro di “dubbia provenienza”! Anzi, i “vaticani” hanno talmente a cuore codesta nobile pratica, da essersi inventati addirittura che chi non ricicla andà all’inferno (un novissimo peccato ratificato proprio in questi giorni, che va ad aggiungersi a quello di “evasione fiscale” sancito da qualche geniale vescovo al tempo di Wojtyla): beninteso, chi non ricicla ordinaria immondizia, mica “sterco di Satana”!
Come che stiano le cose nel caso specifico in questo tragico “paese delle messinscene”, la notizia va comunque a braccetto con quella della “spedizione dei Mille (preti…)” di Ratzinger in Sicilia, costata alla disastrata amministrazione regionale ben 1,5 milioni di euro. Non male, direi: si vocifera che la “visita” in Scozia del settembre precedente sia costata almeno il doppio, con l’aggravante che il furbo pastore (tedesco) ha ben pensato addirittura di far pagare persino ai preti locali un biglietto per la sua messa-show (“obolo” da cui sono stati esentati alcuni “vip”…), dove ha avuto pure la faccia tosta di denunciare “elegantemente” i “màrtiri dell’anglicanesimo” e l’incipiente disoccupazione che attanaglia Scozia, Galles ed Irlanda (guarda caso, le regioni tradizionalmente più cattoliche del Regno Unito; un motivo ci sarà…).
Inutile dire che la Chiesa non abbia prelevato tutti questi soldi dal “modico” gruzzoletto (di “soli” 4-5 miliardi d’euro…) che il munifico Stato Italiano le versa annualmente: e per cosa è servita tale “modica spesa”? Risposta: per predicare ai giovani (cioè, ai semplici…) la banale ovvietà di rifuggire dalla mafia e dalla criminalità! Cioè, dalla stessa mafia e criminalità i cui esponenti sono conclamatamente “religiosissimi cristiani”: crocione d’oro al collo, case straripanti di quadri e statue di personaggi “sacri” (Padre Pio in testa), Bibbie nei covi, pizzini con citazioni “sacre”… Del resto, da dove potrebbero mai prendere esempio i criminali?
La domanda sorge dunque spontanea: dato che in Sicilia si svolgono mediamente sulle 10-15 manifestazione l’anno contro la mafia ed in commemorazione delle sue vittime (di contrasto, al Sud in genere si hanno pochissime dmostrazioni nei confronti dei tagli alla scuola e delle ingerenze ecclesiastiche…), cos’è venuto a fare in Sicilia il “buon Benedetto”? Mi assale il “piccolo dubbio” che si tratti della solita meschina “manovra da consensi”: riuscirà dunque il nostro eroe, a far dimenticare che certi parroci hanno celebrato messe e matrimoni per efferatissimi criminali, dai quali hanno ricevuto laute “sovvenzioni” o addirittura ne hanno sepolti alcuni con gran riguardo nelle loro basiliche? Data la lobotomia costante cui è sottoposto l’italiano dai suoi estatici “mezzi stampa”, temo proprio di si.
http://www.alexamenos.com/index.php?itemid=267
La messa è finita, andate in pace. Amen.
Uscire dalla ccar per protesta, no? Allora non si lamenti per favore.
Avanti il prossimo che ci viene da ridere.
I preti antimafia sono un po’ come i gay cattolici
Ma se uscissero dalla CCAR nessuno darebbe loro ascolto, nel senso che avrebbero una cassa di risonanza ben minore di quella che hanno da preti, quindi il loro essere ‘antimafia’ avrebbe lo stesso peso del mio.