Dio non torna: ma è tornato il clericalismo

Raffaele Carcano*

Raffaele Carcano

Con buona pace dei vari Massimo Introvigne, Giancarlo Bosetti e Luigi Santambrogio, Dio non è affatto tornato. Non vi è infatti traccia del suo ritorno nei sondaggi e nelle inchieste sociologiche che studiano la diffusione della credenza in entità sovrannaturali, l’appartenenza confessionale o la pratica religiosa. Ma anche chi non si fida dei sondaggi (nei quali, quasi sempre, è comunque è il dato religioso a essere sovradimensionato) potrebbe e dovrebbe prestare ascolto a voci più autorevoli di quelle del sottoscritto. C’è chi ha detto che in Italia si assiste a un «lento declino dell’appartenenza religiosa forte alla Chiesa cattolica», e chi ha constatato che, nel mondo occidentale, «generalmente si vede che le cosiddette grandi Chiese appaiono morenti». La prima affermazione è di mons. Mariano Crociata, segretario della CEI; la seconda è di Benedetto XVI. E non sono che due esempi tra i tanti.
Le poche eccezioni a questo trend mondiale sono rappresentate da quelle nazioni dove è più forte la coercizione religiosa da parte delle autorità politiche: alcuni stati esteuropei, molti paesi a prevalenza islamica. Non è un caso che proprio da ambienti ortodossi e musulmani giungano spesso appelli all’unità delle fedi contro il secolarismo montante: l’ultimo, quello del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad. Il papa, che dirige la confessione religiosa più diffusa del pianeta, non ha sinora mostrato molto entusiasmo nei confronti di un’alleanza con chi vanta dimensioni minori. Ma ciò non significa che non sia consapevole del problema. Se il suo predecessore, preso dall’euforia del crollo della cortina di ferro, aveva frettolosamente smantellato il Pontificio consiglio per il dialogo per i non credenti, creato a suo tempo da Paolo VI, Benedetto XVI ha mutato nuovamente linea e ha creato due organismi vaticani nuovi di zecca, la fondazione “Cortile dei gentili” e il Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione.
Per usare una metafora calcistica: la prima, affidata a mons. Gianfranco Ravasi, curerà la fase difensiva, e cercherà di convincere alcuni intellettuali non credenti in vena di ossequi che la Chiesa cattolica è un’organizzazione con cui dialogare è trendy, e non è quindi il caso di prestare troppa attenzione agli esclusivi privilegi di cui dispone. La seconda curerà invece la fase offensiva: poiché, come ha detto Benedetto XVI, si è ormai verificata «una preoccupante perdita del senso del sacro, giungendo persino a porre in questione quei fondamenti che apparivano indiscutibili, come la fede in un Dio creatore e provvidente», e occorre pertanto cercare di riportare all’ovile le greggi smarrite.
Dove ha sbagliato la Chiesa? Perché è arrivata a ritenere «indiscutibili» quei fondamenti che, evidentemente, apparivano tali ma non lo erano? Perché ha fatto troppo affidamento sulla forza della coercizione: al momento della conversione prima, e poi nei lunghi secoli in cui, se si osava «porre in questione la fede in un Dio creatore e provvidente», si finiva dritti al rogo. La metà dei fedeli cattolici vive ora in America Latina: ma quanti sarebbero, senza Cortés e Pizarro? E quanti ce ne sarebbero in Europa, senza Costantino, Clodoveo, e i tanti altri misconosciuti sovrani come Etelberto del Kent e Mieszko di Polonia che decisero di convertirsi al cristianesimo e, soprattutto, di far condividere la loro nuova fede anche ai rispettivi sudditi?
Quanto ha funzionato, nel corso della storia, la conversione forzata top-down! Oltretevere devono forse provare un po’ di nostalgia per quei bei tempi: non si spiegherebbe altrimenti la scelta di chiamare alla direzione del nuovo consiglio un uomo come mons. Rino Fisichella, più noto come confidente dei politici italiani e «cappellano di Montecitorio». Vuoi vedere che saranno ancora una volta loro, i politici, le autorità civili, il target privilegiato della nuova evangelizzazione, da riverberare poi a cascata sui cittadini?
Non è del resto un caso che a guidare i nuovi organismi siano stati scelti due italiani. È vero che il nostro paese è, ancora oggi, quello che sforna più sacerdoti, e che la Santa Sede si trova nel bel mezzo della sua capitale. Ma l’Italia è anche lo stato dove il tentativo di tornare all’esercizio del controllo politico sta dando i risultati più eclatanti, con un sostegno bipartisan difficile da riscontrare persino in Irlanda, in Polonia, in Bolivia e nelle Filippine. La Chiesa cattolica ritiene ora che sia venuto il momento di esportare questo modello di successo: e il recente voto sull’obiezione di coscienza all’aborto all’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, deciso proprio dalle scelte dei rappresentanti italiani, mostra come i danni possano essere rilevanti. La partita si gioca ormai a livello continentale e mondiale. La Chiesa è attrezzata, e può vantare un’esperienza più che millenaria di lobbying. I laici?

* Studioso della religione e dell’incredulità, curatore di Le voci della laicità, coautore di Uscire dal gregge, segretario UAAR

NB: le opinioni espresse in questa sezione non riflettono necessariamente le posizioni dell’associazione.
Archiviato in: Generale, Opinioni

69 commenti

iging

Caro Raffaele,
hai ragione su tutto anche sul fatto che noi laici abbiamo poca forza di lobbying, perché non siamo una chiesa.
Forse insieme ad altri laici, magari all’interno dello IHEU dovremmo pensare ad una strategia + aggressiva, raccogliere fondi ed essere presenti sui media in modo persistente, facendo leva sui valori laici della rivoluzione francese e mostrare al mondo che la laicità è chiave per la libertà dell’individuo.

Mario 47

Non sono d’accordo con te: le crociate lasciamole alle religioni ed alle dittature.
Chi non crede in una religione ci è solitamente arrivato attraverso riflessioni e travagli personali, letture, colloqui, non sul richiamo di comizi e di campagne di stampa.

Ritengo che il non nascondere la propria opinione nei rapporti personali, il sottolineare la non coerenza di molti comportamenti dei cosidetti credenti non praticanti etc. sia alla lunga più penetrante di crociate e manifesti sui muri (anche se molti mi dicono che così rischio di isolarmi dal mondo cosidetto civile).

mario

Stefano Grassino

Forse insieme ad altri laici……….errore caro iging. Noi non siamo gregge ma libere menti ed in conseguenza di ciò abbiamo un grandissimo limite: l’impossibilità di essere inquadrati, anche temporaneamente, ed un’esercito senza di ciò non va da nessuna parte. La chiesa, una volta eletto un papa, obbedisce ad esso senza fiatare (a meno che non vada troppo contro al potere che lo ha mandato su) e questo le dà forza. Tanto per fare anche io un’esempio calcistico come Raffaele, noi abbiamo….diciamo quaranta milioni di tifosi della nazionale. Ebbene, abbiamo quaranta milioni di commissari tecnici che dopo ogni partita spiegano al vicino di come lui avrebbe sicuramente vinto la partita appena giocata. Pensi che nel mondo laico la cosa sia tanto differente?

Batrakos

Stefano Grassino

L’unione non significa per forza sposare una linea in toto, può significare convergenza su singole battaglie; anche perchè se fosse così come tu dici senza sfumature (nel senso che in parte hai ragione, ma mi sembra troppo perentorio) non potrebbe esistere nemmeno l’UAAR.
Sarà un mio limite ma credo che con la diffusione delle sole idee si ottenga poco, bisogna agire in senso politico, e fare lobby significa fare pressione su alcuni punti.
Il problema è che per fare lobby ci vogliono soldi ed internità a strutture politiche ed economiche.

lumen rationis

C’è differenza tra un gregge e una libera associazione di persone responsabili.
A mio parere il fine di un’attività contro le fedi religiose è quello di diffindere il dubbio della ragione attraverso un’adeguata visibilità, il resto viene di conseguenza.
Le crociate sono altra cosa, sono basate sull’irrazionalità e l’ignoranza dei molti e l’interesse politico ed economico di pochi: lasciamole alle religioni.

hexengut

Mario 47. concordo, soprattutto per quanto attiene al rifiuto delle crociate e per un’informazione operata col dialogo; temo però che noi animali solitari, in questa società di greggi e branchi, non si possa avere vita facile.
Grassino. eh sì, anche nella sfera che gravita dentro o attorno all’uaar siamo stracolmi di commissari tecnici, di superrevisori e di dei ex machina che dall’empireo ci ammaniscono i loro illuminati, e quasi sempre inapplicabili, pareri; del resto, “tante anime diverse” aveva detto Raffaele.
Per quanto poi riguarda il pericolo, tangibile, di una nuova evangelizzazione operata mediante l’interessata longa manus politica, oltre a quanto detto da Carcano e Orioli in “Uscire dal gregge”, suggerisco l’emblematica lettura della “conversione” del granduca Vladimir di Kiev riportata nel Povest’vremennych let, la più importante fonte russa (una buona traduzione in: Racconto dei tempi passati. Cronaca russa del secolo XII, cur. I.P.Sbriziolo, Torino, Einaudi, 1971).

Crebs

Concordo con iging e Batrakos.
Sono singole battaglie che vanno portate avanti, non un partito che si deve misurare con una moltitudine di problematiche le cui possibili soluzioni possono essere molteplici e su cui, ovviamente, i laici possono avere idee diverse.
Per questo motivo ho scritto diverse volte che Democrazia atea è del tutto inutile e fuorviante, mentre vedrei bene ad ogni elezione la compilazione di un elenco di politici (di tutte le tendenze, l’UAAR è e deve rimanere apartitica) che provino e/o dichiarino la loro assoluta laicità, intesa secondo la lingua italiana e non secondo la volontà del vaticano (ovvero quella che loro chiamano laicità positiva).
Teniamo presente che solo se si riuscisse a non far finanziare il Vaticano-in tutte le forme attualmente utilizzate- dallo Stato Italiano, le cosiddette leggi finanziarie potrebbero essere già accantonate e divenire un ricordo.
E questo fatto dovrebbe, per esempio, essere propagandato il più possibile, perchè credo che molti non se ne rendano conto.
Lo stato Vaticano sia finanziato dai suoi fedeli, direttamente e apertamente, senza sotterfugi politici.
Questo ovviamente deve valere anche per qualunque altra religione.
Se qualche religione non ammette per principio la separazione netta fra stato laico e credenze religiose deve essere semplicemente considerata illegale e anticostituzionale.

Felipe-bis

Anch’io concordo con iging e Batrakos: stare a discutere se siamo o no un ‘gregge’ piuttosto che ‘liberi pensatori’ è solo uno spreco di tempo, mi pare chiaro -per tutti- che qua se non ci aiutiamo da soli possiamo pure attaccarci al tram.
Una lobby (nel senso positivo del termine) è assolutamente necessaria, e mi fa piacere vedere una volta tanto qualche proposta -anche se mi pare che la compilazione di una lista di politici con la schiena dritta l’uaar già la faccia, ad ogni elezione. Bisogna insistere, e coinvolgere più sogetti e associazioni possibili, oltretutto il momento storico è propizio: crisi economica, che rende oltremodo insopportabili i privilegi al vaticano (il problema è solo che non tutti li conoscono), e scandalo pedofilia. Battere il ferro finché è caldo!

Fiorenzo Nacciariti

@ Crebs di venerdì 15 ottobre 2010 alle 9:25
“Per questo motivo ho scritto diverse volte che Democrazia atea è del tutto inutile e fuorviante, mentre vedrei bene ad ogni elezione la compilazione di un elenco di politici (di tutte le tendenze, l’UAAR è e deve rimanere apartitica)”

Ci sono due modi per essere NON-apartitici: 1) essere a favore di un dato partito, 2) essere contrari a uno o più partiti.

L’UAAR – siccome tratta di tematiche che possono interessare, almeno in parte, persone di qualsiasi orientamento politico – secondo me, dovrebbe essere un’associazione assolutamente apartitica, salvo il diritto di critica a qualsiasi partito e politico in merito a specifici atti e posizioni.

Ritengo che la preclusione verso Democrazia Atea (o altri), qualora adottata ufficialmente dall’UAAR (ma anche qualora sostenuta di fatto), dimostrerebbe la NON-apartiticità dell’UAAR.

Crebs

@Fiorenzo Nacciariti risponde:
venerdì 15 ottobre 2010 alle 22:33

Pensavo di essere stato chiaro, ma evidentemente non è così.
Io penso che Democrazia Atea sia è del tutto inutile e fuorviante e lo ripeto (inoltre la mia non è la posizione ufficiale dell’UAAR, a cui non sono nemmeno iscritto), ma posso benissimo ammettere che altri la pensino diversamente.
Ho scritto che per contare di più in politica bisogna puntare sui candidati di chiara laicità in ogni partito, anche quelli eventuali di Democrazia Atea.
La preclusione verso Democrazia Atea è personale, politica e non ideologica.

hexengut

Batrakos e Lumen rationis. E avete ragione anche voi ma, appunto, ci vogliono soldi, visibilità e possibilmente agganci politici; tutte cose un po’ ardue per un’associazione che si basa esclusivamente sul volontariato, che viene ignorata quando non boicottata dalla maggior parte dei media italiani, e che si dichiara espressamente apartitica.

Batrakos

Hexengut,
guarda sinceramente la mia è solo un’opinione e sono il primo a poterla rivedere anche alla luce delle vostre valutazioni, capendo benissimo che soldi e agganci politici allo stato attuale delle cose sono utopie piuttosto che realtà, ma penso che in qualche modo si dovrebbe pensare anche a risolvere questo problema; il tutto senza che mi permetta di metter bocca -da saccente del pc- a chi seriamente si impegna. Prendetela come uno spunto e fatene ciò che volete.
Direi solo che Icing non mi sembra abbia parlato di crociate o almeno io la visione della crociata non ce la sento…la crociata presuppone assolutismo e violenza per definizione.
Tutto qua. Colgo l’occasione per ringraziare del suggerimento bibliografico.

hexengut

Batrakos. Se non sono stato chiaro me ne scuso: l’appunto sui pareri dei “commissari tecnici” non era assolutamente rivolto a te o ad altri presenti; gli spunti e i suggerimenti quando, come nel vostro caso, non sono queruli, ripetitivi e faziosi, sono sempre i benvenuti.

Rothko61

I laici?
I laici non ci sono o sono silenziosi, talvolta accomodanti.
Lasciamo perdere noi soci UAAR o gli appartenenti ad altri piccoli gruppi, perennemente inascolatati. Oggi prevalgono l’indifferenza o gli interessi settari.
Il laicismo, corrente di pensiero che meriterebbe la gratitudine del genere umano, è presentato costantemente con accezione negativa, soprattutto in Italia, come è ovvio che sia.
Se pensiamo alle spinte ideali che la storia ha registrato dal XVIII secolo ad oggi, non vi è dubbio che stiamo assistendo ad un ritorno “armato” del clericalismo.
Dobbiamo anche ammettere, però, che nonostante il bombardamento mediatico, le disponibilità finanziarie e l’appoggio incondizionato di una classe politica supina, la CCAR fatica a trovare ascolto. Per usare una terminologia televisiva, lo share e l’audience sono bassi, e per lo più composto da fasce protette di ascoltatori (anziani e bambini).
Crisi delle vocazioni, aumento dei matrimoni civili a scapito di quelli religiosi, ecc. ecc.
Ha ragione Carcano: la chiesa ha conquistato la politica, ma mai come oggi la politica è lontana dalla gente.
Sono queste constatazioni che mi consentono di essere ottimista, benché sia consapevole che non riusciremo a vedere un mondo “religion free” ancora per parecchie generazioni.

Felipe-bis

La politica sarà pure lontana dalla gente, ma è trenendamente efficace nel condizionarci e rovinarci la vita! Non va sottovalutata la sua importanza.

gero

Quante volte nella storia del popolo di Dio (e in quello antico lo vediamo con maggior chiarezza ancora) il momento peggiore è stato quello dove poi si è verificata una nuova partenza. Quante volte a motivo dei propri peccati e a motivo del fare affidamento su se stessi e sul proprio potere i credenti sono stati rdotti”ad un resto”. Ma da quel resto è nato il nuovo. Oggi forse siamo in quella situazione. Non per niente il Papa non parla nè di crociate, nè di affermazioni “umane”. Parla di purificazione e penitenza, di nuovo entusiasmo nel donare la bella noizia e di fare affidamento sul Signore. Certo che siamo ridotti ad essere “un resto”, ma come giustamente dice San Paolo: Se moriamo con lui, vivremo anche con lui; se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo; se lo rinneghiamo, anch’egli ci rinnegherà; se noi manchiamo di fede, egli però rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso (2 Tim 2,13). Sulla fedeltà del Signore, e non sulla nostra forza, noi facciamo affidamento!

Mario 47

Qual’é il popolo di dio? Ti sei mai chiesto se questo termine abbia realmente un significato?

“in quello antico lo vediamo con maggior chiarezza”
forse perchè nella storia antica c’è meno documentazione univoca e la possibilità di distorsione e interpretazione a priori è infinitamente maggiore?

Ti rendi conto che tutte le tue esternazioni si basano sulla fiducia cieca che il “Signore”, come tu lo definisci, sia esattamente come lo descrivi tu e faccia quello che tu di fatto vuoi. Chi di voi due (tu e il “Signore”) è di fatto l’umilissimo servitore dell’altro?

mario

Mario 47

Correggo:

la possibilità di distorsione e interpretazione a posteriori

scusa

mario

fab

@ gero

Gli esempi non sono verità di ragione: se stanno pulendo un pozzo, io posso continuare a prelevare campioni d’acqua sporca per un po’, ma niente mi autorizza a sostenere “quante volte ho prelevato acqua e tutte le volte era acqua sporca!”. Dopo un po’, infatti, il pozzo si pulisce.

La possibilità dei monoteismi non è garantita dal numero di volte che i loro rappresentanti hanno preso il potere.
Fra l’altro, un campione temporale di un paio di millenni, a fronte di un’antichità della nostra specie di almeno 150.000 anni, è davvero irrisorio.

FSMosconi

@gero

“Non chi dice: «Signore, Signore», ma chi fa la volontà del Padre mio entrerà nel Regno.”
-Matteo 7,21

“Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole.”
-Matteo 6,6-7

“Siete stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare, sulla quale l’edificio intero, ben collegato insieme, si va innalzando per essere un tempio santo nel Signore”
-Efesini 2,20-22

gero

Esatto, sul fondamento degli apostoli e dei profeti. Quindi la Chiesa che accoglie come capo e unico maestro Gesù, di fatto accetta quelle mediazione che Cristo stesso ha voluto.

FSMosconi

@gero

Mediazione direi proprio di no, dato che indicava sè stesso.
Inoltre ti ricordo che secondo i Vangeli gli apostoli litigavano spesso tra loro e non ci poteva essere un capo dato che erano (o si consideravano) tutti fratelli.
O sbaglio, gero ? 😉

luca t.

Ammiro sempre la lucidità dell’analisi e l’efficacia dell’esposizione.

Ma condividendo pienamente l’analisi, mi chiedo se in una situazione simile l’azione dell’UAAR a difesa del principio di laicità dello Stato non dovrebbe essere un pò più aggressiva.

Per esempio, se un preside avvia un procedimento disciplinare contro un professore che rimuove un crocifisso, non sarebbe il caso di presentare un espostino per abuso d’ufficio contro quel preside, o di appoggiare un’eventuale querela per violenza privata?

Non per cattiveria, ma per amplificare adeguatamente la cosa e contrastare il dilagare di simili comportamenti.

Oppure, per fare un altro esempio, se un’amministrazione pubblica usa soldi pubblici per comprare crocifissi, o per convenzioni di assistenza spirituale ai degenti, non sarebbe analogamente il caso di un espostino alla Corte dei Conti?

Ovviamente sono solo esempi…

Roberto Grendene

compatibilmente con i fondi a disposizione, l’uaar si impegna particolarmente per le iniziative legali

anche a fianco di insegnanti che rimuovono il crocifisso
anche a fianco di genitori a cui viene negata l’attività didattica formativa alternativa all’ora di religione cattolica, ottenendo dal tribunale la condanna del dirigente scolastico inadempiente
http://www.uaar.it/news/2010/08/04/tribunale-padova-attivare-ora-alternativa-obbligo/

senza parlare del sostegno per la causa alla Corte di Strasburgo

insomma, ci stiamo dando dentro!

Bruno Gualerzi

“Dopo che Buddha fu morto, si continuò per secoli ad additare la sua ombra in una caverna – un’immensa orribile ombra. Dio è morto: ma stando alla natura degli uomini, ci saranno forse ancora per millenni caverne nelle quali si additerà la sua ombra. – E noi – noi dobbiamo vincere anche la sua ombra!”
(F. Nietzsche – La gaia scienza – Libro III, par.108)

Mi auguro naturalmente che non occorrano millenni per “vincere l’mbra di Buddha”, ma temo che si dia troppo facilmnete per scontato che dio è morto. E’ certamente morto (o, per parafrasare Woody Allen, non sta troppo bene) il dio cristiano ‘tramandato’ dalla chiesa la quale – come illustra Carcano – cerca affannosamente di recuperarlo recuperando un passato dove lo si imponeva con la ‘forza della coercizione’… naturalmente con altri metodi, ma con gli stessi intenti. Da qui il ‘ritorno’ del clericalismo ammesso che se ne sia mai veramente andato.
Però se questo dio è uscito in gran parte dalla storia, la sua ‘ombra lunga’ – per dirlo con Nietzsche – ne oscura ancora tanta parte… e proprio anche là dove la secolarizzazione sembra averlo definitivamente messo in un angolo. In realtà spesso ha solo cambiato faccia, e ‘ritorna’ seguendo altre strade.
Quali? Ho già tediato anche troppo con questo tormentone gli amici del blog, e qui accenno solo ad un dato recente: proprio nei paesi dove la secolarizzazione sembrava aver maggiormente attecchito, assistiamo ad un rigurgito di ‘paganesimo’ (che personalmente considero non un’alternativa alle religioni del libro, ma la loro vera radice) che troppo facilmente si liquida come folklore. E’ l’ancestrale paura dell’ignoto che riaffiora di fronte ad un’umanità che vive come forse non mai una condizione di precarietà nonostante i tanti progressi in vari campi. Ed è qui che le religioni – adeguandosi ai tempi, cioè cambiando faccia – possono ancira prosperare.
L’antidoto? Intanto prenderne coscienza soprattutto da parte di chi sta lottando contro tutti i fideismi e tutte le superstizioni per non cacciarle dalla porta e lascierle rientrare dalla finestra.

Batrakos

Bruno Gualerzi,
molto interessanti le sue riflessioni, ma non le sembra che togliersi di mezzo il dio abramitico in tutte e tre le salse e la sua casta di rappresentanti -cosa da cui siamo ben lungi a mio avviso- sia già un buon progresso sociale?
Alla fine le altre forme di religione e/o superstizione come dir si voglia non hanno, almeno credo, l’impatto teocratico politico ed economico nel DNA delle tre bibliche?
(nel cristianesimo faccio un distinguo per i valdesi perchè mi sembrano più disposti al dialogo e all’apertura laica, anche la loro storia ce lo testimonia, pur non condividendo il loro credo)

Batrakos

mi scuso per il secondo punto interrogativo che non c’entra niente, poichè il secondo capoverso voleva essere un’affermazione.

Bruno Gualerzi

@ Batrakos
Naturalmente ‘togliere di mezzo il dio abramitico (evento per altro – concordo con te – tutt’altro che immanente) sarebbe un gran risultato… ma il ‘dna religioso’ credo sia precedente alle cosiddette ‘religioni del libro’, le quali, se mai, ne sono un prodotto come tante altre.
Per cui, per non incorrere in un’ennesima delusione, credo si debba spingere lo sguardo ancora più indietro. Per andare un pò più avanti.

RobertoV

E’ vero che esistono dei meccanismi psicologici e culturali che possono predisporre a credere, ma non dobbiamo dimenticare che se le religioni si fossero mosse basandosi solo sulla parola e la testimonianza avrebbero raggiunto risultati molto lontani da quelli realmente ottenuti ed avrebbero faticato a mantenerli.
Vediamo dalle elezioni democratiche proporzionali come sia estremamente difficile ottenere una maggioranza assoluta, soprattutto per un unico partito e come si abbia una pluralità di visioni legate alla naturale varietà dei modi di pensare umani. E nel caso delle religioni l’impegno richiesto ed il coinvolgimento personale è superiore rispetto a quello di votare per un partito e, quindi, ritengo che i risultati ottenibili sarebbero stati ancora più scadenti e, soprattutto, frantumati in una miriade di diverse visioni del mondo e variabili attraverso le epoche (per esempio i protestanti per aver tolto un potente controllo centrale si sono frantumati in oltre 20000 chiese e confessioni e la stessa chiesa cattolica ha dovuto e deve tuttora duramente combattere contro le eresie).
Ma le religioni sono riuscite adottando ogni mezzo a raggiungere maggioranze bulgare nelle varie nazioni e ad espandersi nel mondo e hanno strutturato le società per perpetuarsi e per creare il bisogno di loro, anche perché per le società di allora era conveniente: come combatte meglio un soldato che crede in un aldilà in cui sarà premiato o come ubbidirà meglio se è stato educato a rispettare il principio di autorità o come il popolo, soprattutto povero, sarà più docile ed accetterà la sua condizione se gli viene promesso il regno dei cieli. Nel mondo occidentale gli esperti indicano come sia tipico il concetto di senso di colpa e peccato, estraneo ad altre culture perché le religioni lo hanno inculcato e promosso. Cioè hanno creato il bisogno e poi si sono posti come soluzione. Così come sul bisogno del sacro. Non per nulla le religioni (come le dittature) ci tengono a mantenere l’indottrinamento dei giovani (e non) perché sanno che se uno sin da piccolo vede solo determinate realtà e sente parlare della spiritualità, del sacro, di dio, come se fossero una cosa normale farà fatica da adulto a liberarsi di questa sovrastruttura culturale. Per esempio vediamo come gli italiani tendano a ragionare basandosi molto sul principio di autorità anziché sull’analisi critica e questa è una caratteristica acquisita. Purtroppo non è possibile fare la “tabula rasa” di Bacone della nostra mente e, quindi, ci portiamo dietro un retaggio della cultura appresa e siamo condizionati dalla società in cui viviamo.
Per questo anche chi faticosamente riesce a liberarsi di una religione sovente resta attratto da qualcosa di religioso perché ha acquisito determinati schemi mentali. Quindi sicuramente c’è una parte della popolazione che è attratta dalle religioni per caratteristiche innate, ma c’è un’altra parte che le ha acquisite perché condizionata dalla società e sul lungo periodo progressivamente le perderà se si riescono ad aprire progressivamente degli spazi nella società. E’ ovvio che questo è un processo lungo e faticoso, ma non dobbiamo dimenticare che anche la chiesa cattolica per evangelizzare completamente l’Italia, nonostante tutti i mezzi che ha utilizzato, ha impiegato 1000 anni ed ha dovuto inglobare parecchi elementi del paganesimo greco-romano (e in altre nazioni quello celtico, nordico e l’animismo fuori dall’Europa). Per questo le religioni stanno cercando in tutti i modi utilizzando tutto il potere di cui dispongono e dei privilegi che si sono costruiti nei secoli per cercare di contrastare l’apertura di questi spazi perché sanno che sul lungo periodo si ridimensionerebbero pesantemente. Io non credo ad un’umanità disorientata, ma più ad un’umanità in tarsformazione che fatica a scrollarsi di dosso le strutture mentali acquisite.

Batrakos

Bruno Gualerzi,
certo che il DNA religioso precede le religioni abramitiche, io ho detto solo che esse sono quelle che hanno, credo più di ogni altra, iscritte nel loro DNA (tenendo la metafora) teocrazia e assolutismo (maggiormente cristianesimo ed islam, l’ebraismo forse tende meno al proselitismo); questo intendevo, non che i monoteismi biblici siano il DNA religioso.

Bruno Gualerzi

Il richiamo al – chiamiamolo pure così – ‘dna religioso’ era in funzione del mio assunto di fondo, ovviamente condivisibile o meno. Che è questo: l’ipotetica fine delle religioni abramitiche, non significa automaticamente il superamento della cultura magico-religiosa… e non solo – su questo concordo con te – per il loro ruolo sugli eventi e sulle coscienze sicuramente senza eguali, ma perchè, nel caso, sono lì pronte a riemergere pratiche religiose ancora più antiche, sia pure sotto nuova veste. E a mio modo di vedere non si tratta di considerazioni accademiche, oziose, perchè di questo ‘ritorno’ e delle sue conseguenze si possono già intravvdere i primi segnali, come ho provato a indicare in vari interventi e sviluppato nel mio sito.

Bruno Gualerzi

@ Roberto V
“Io non credo ad un’umanità disorientata, ma più ad un’umanità in tarsformazione che fatica a scrollarsi di dosso le strutture mentali acquisite.”

Ho ripreso la frase finale del tuo articolato e lucido intervento perchè – al di là di tanti passaggi tutti da condividere – segna la chiave di volta del mio come del tuo commento, essendo il presupposto che separa le nostre considerazioni.
E’ vero che – dal momento che si potrebbe leggere la storia umana come un susseguirsi continuo (tempi impiegati a parte) di’trasformazioni’ – anche quella cui stiamo assistendo è una trasformazione: con tutti i ‘traumi’ che i cambiamenti comportano, con lo spaesamento che coglie chi (cioè, in misura diversa, tuttiì) in qualche modo è assestato su ‘culture’ ritenute immutabili… ma è indubbio che le traformazioni attuali avvengono in tempi molto rapidi (il ‘900 come ‘secolo breve’) e con modalità molto complesse. Conseguenza questa di tecnologie non molto tempo fa nemmeno ipotizzate (basti pensare alla ‘rivoluzione’ nel campo dell’informazione) e alla loro rapida diffusione, causa ed effetto insieme della globalizzazione. Così come è vero che questi cambiamenti radicali suscitano sempre paure da ‘anno mille’ puntualmente smentite, anche se i traumi ci sono sempre stati e il prezzo da pagare – a mio parere – è sempre stato troppo alto.
Ma non è nemmeno questo il punto. Il punto è che l’Apocalisse sempre evocata in queste occasioni e che le religioni hanno sempre sfruttato enfatizzandole ad arte (V. la recente esternazion di B.16 riportata in un post precedente), ormai non è più solo uno spauracchio senza alcuna base concreta, ma una possibilità tutt’altro che teorica.
La globalizzazione, se da un lato ha contribuito a diffondere anche in aree molto arretrate la disponibilità di queste tecnologie (a loro volta, come dicevo, incentivando e consolidando la globalizzazione stessa), dall’altro ha esteso a livello planetario anche le contraddizioni di un sistema capitalistico… vincente nel cosiddetto ‘primo mondo’… ma le cui crisi ricorrenti sono sempre meno ammortizzate dalla funzionale depredazione di gran parte del resto del pianeta come avveniva un tempo (colonialismo e possibilità di ‘esportare’ le crisi ricorrenti sono sempre meno praticaboili).
Ora, questa miscela di disponibilità tecnologica e comparsa di sempre nuove, grandi o piccole, potenze decise a ricoprire un ruolo da protagoniste, può diventare (in gran parte già lo è) esplisiva. La disponibilità ormai sempre più diffusa – e diffusa in paesi per tanti aspetti ancora arretrati – di armi di distruzione di massa in condizioni di grande instabilità politica sempre meno controllabile in aree sempre più vaste, rende l”Apocalisse’ un evento molto concreto. In ogni caso non più solo minaccia più o meno metafisica come è sempre stata fino ad ora. Anche perchè – ecco l’aspetto particolarmente inquietante – in genere rimossa. E la psicanalisi insegna che il rimosso agisce tanto più distruttivamente quanto più è ‘rimosso’, cioè fuori controllo.
Due considerazioni per concludere (si fa per dire). In questo quadro, da un lato le istituzioni religiose vigenti… soprattutto quelle ‘camaleontiche’ come la ccar… possono recuperare il terreno perso con la secolarizzazione (è il tentativo di questo papa), e dall’altro possono riemergere paure ancestrali che si traducono in un vero e proprio ‘cupio dissolvi’, in un trionfo dell’irrazionale.
E’ tenendo conto di tutto ciò che si può veramente strappare alle religioni la gestione di questa ‘paura’ aiutando a guardarlo in faccia, non autoconvincendosi di esserne esenti.

Stefano Grassino

@ Batrakos

Cerchiamo di capirci: io non sono per il gregge ma se un gregge devi battere a certe logiche da gregge ti devi piegare. Se come UAAR decidiamo una manifestazione, una volta stabilito ciò, la facciamo. Le altre forze laiche invece di aiutarci cominciano a metterci il bastone tra le ruote (non sempre è così ma spesso) perchè ognuno vuol salire sulla passerella, come le soubrettes del teatro, passando sotto i riflettori della ribalta. Siamo in un paese estremamente vigliacco ed opportunista: vai avanti tu, fai la rivoluzione che poi passo io a raccogliere la gloria. Fare lobby come dici tu sarebbe bene ma per le ragioni sopra elencate, la vedo dura. Che ne pensi? Sono stato più chiaro?

Stefano Grassino

Aggiungo: sono per la politica del fare all’80% e del dire al 20% ma purtroppo quella del fare ha dei costi che le nostre casse non ci permettono. Il vaticano ha le ricchezze che ha, la DC ha ricevuto i dollari USA, il PCI i rubli da Mosca e noi che speravamo nei marziani, sembra dalle ultime notizie che non ci siano abitanti su quel pianeta…………….

Batrakos

Stefano Grassino,
ci siamo capiti sì; pensa che io sono per il dire e il fare al 50 e 50, perchè senza le idee comunque non si può far nulla o si agisce confusamente, quindi non intendevo dire che la diffusione delle idee sia inutile, mi rifacevo solo al discorso sviluppatosi.
Se poi tra forze laiche non si trova sintonia perchè anzichè pensare al bene comune molti pensano all’interesse di bottega, è un problema che non sapevo ci fosse; però, sempre parlando da ignorante in merito, mi pare che per esempio Luca abbia dato una buona idea propositiva nemmeno molto dispendiosa.
E, lo ripeto, la mia non era una critica a te nè a nessuna persona, soltanto mi sentivo di dir la mia.

Bruno Gualerzi

Stefano, Batrakos, secondo me niente percentuali da attribuire al dire e al fare.
Il ‘dire’ – a mio parere – dovrebbe significare, non tanto elaborazione teorica fine a se stessa, ma risposte il più possibile razionali (e, aggiungo, ‘atee’) ai vari quesiti posti dal ‘fare’, se non si vuole che il fare – pura illusione – si giustifichi solo per se stesso. Solo perchè ‘si fa’ e basta. Con i bei risultati che sta ottenendo, ad esempio, la berlusconiana ‘politica del fare’.
Risposte razionali che possono riguardare tanto i grandi quesiti esistenziali (da non lasciare al monopolio religioso), quanto le scelte contingenti senza mai separare gli uni dalla altre. Il tutto usufruendo il più possibile – sia come conoscenza che come ricaduta tecnologica – degli apporti della ricerca scientifica.
Lo so che, detto così, può sembrare a sua volta un discorso teorico e basta, ma la sua appliazione è possibile e comunque è una bella sfida che può qualificare, in modo non confondibile con altre, tutte le iniziative UAAR.
In concreto, per esempio, questa applicazione è stato possibile vederla – perchè è diventata operante – nelle iniziative del crocifisso e dello sbattezzo. E – a suo modo – anche per l’8×1000.

moreno03

C’è solo da sperare che il resto d’Europa abbia maturato buoni anticopri contro il lobbing cattolico, così da tirarci fuori in futuro anche noi.

Leonardo

Potremmo sostituire i crocefissi nelle scuole e nei locali pubblici con un cartello ” TORNO SUBITO” ?

Roberto Grendene

1) occorre dire “nei locali istituzionali”, perche’ altrimenti c’e’ chi dice “vogliono togliere i crocifissi sulle chiese

2) una scritta del tipo “scusate, ero proprio fuori luogo” sarebbe piu’ indicata

Stefano Grassino

@ Batrakos

“E, lo ripeto, la mia non era una critica a te nè a nessuna persona, soltanto mi sentivo di dir la mia.”

1) A casa mia la critica quando è educata ed esposta in maniera intelligente non solo è legittima ma anche importante per chi la riceve.
2) La nostra associazione si fonda sul libero pensiero ed in conseguenza di ciò non comprendo perchè ti senti in imbarazzo nel “dire la tua”.
3) Luca, sul piano teorico ha ragioni da vendere ma esiste un grande problema che per noi come associazione è per il momento insormontabile: i costi di tale operazione. Il tempo perso per fare le dovute denuncie presso le forze dell’ordine preposte a riceverle, seguirle presso i tribunali, fare i conti con una burocrazia farraginosa come quella italiana etc. etc. Sai quanti avvocati occorrerebbero? Sai quanto costano? Certo, se potessimo fare quello che dice Luca, nel giro di un paio di anni, assieme a tutte le iniziative culturali, conferenze e banchetti informativi che potremo mettere sù, diventeremo l’associazione più conosciuta del paese e probabilmente potremo raggiungere un numero elevato di iscritti tale da essere presi in considerazione da molti che oggi ci guardano dall’alto in basso. Per ora, purtroppo accontentiamoci che poi, così tanto male, pur con i nostri piccoli mezzi, non siamo messi. Un abbraccio Stefano.

Crebs

Forse i costi degli avvocati potrebbero essere lo scoglio minore.
Quanti sono gli avvocati simpatizzanti, al limite in pensione, disponibili a fare queste cose gratuitamente, sotto le direttive del responsabile legale UAAR?
Se è questo lo scoglio, si facciano avanti.
In maniera analoga, se servono ai fini istituzionali professionalità specifiche, si chiedano.
Potrebbe essere una strada per essere più presenti.
Se un sindaco, un preside, un assessore sapranno che SICURAMENTE parte la denuncia, forse le cose potrebbero migliorare.

Batrakos

Stefano,
semplicemente sono andato coi guanti di velluto, perchè sì, la critica è legittima ed utile lo condivido in pieno, però a criticare troppo il lavoro altrui si rischia di passar da disfattisti e questo ci tenevo ad evitarlo.
Detto ciò, perfettamente d’accordo sui costi, sono stato facilone, anche se magari starebbe a chi subisce la vessazione seguire e contribuire per la maggior parte e l’UAAR potrebbe -contattando l’interessato privatamente e accertatane la disponibilità- dare supporto più che accollarsi del tutto l’operazione, detta adesso come idea buttata là.
Altrimenti anche l’idea di Crebs forse potrebbe essere interessante, prima mi era sfuggita.
Un abbraccio anche a te e a risentirci.

bismarck

Ho alcuni appunti che mi viene da ribadire qui e che mi rende tutto sommato ottimista (rispetto all’ultima parte di analisi di Carcano).
1. La scienza e la tecnologia stanno rivoluzionando i pricipi base su cui si fondava la nostra società e continueranno a farlo.
2. La chiesa non avrà voce in capitolo sullo sviluppo della scienza per una semplice ragione, ci sono le nuove potenze India e Cina che si stanno muovendo in maniera sempre più determinante nei settori della ricerca (di qualunque tipo) e non sono di certo nazioni dove le religioni abramitiche abbiano una seria voce su queste cose.
3. L’Occidente dovrà stare al passo per rispondere colpo su colpo a questa nuova sfida e questo significa che il nemico mortale (lo sviluppo tecnologico e il conseguente benessere) della ccar non ha seri limiti sulla sua strada. Il treno l’hanno inventato nel Regno Unito ma mi pare che sia arrivato anche in Italia.
Concludendo la ccar potrà arroccarsi sulle sue posizioni (ma abbiamo visto che alla lunga questa strategia è perdente) ma non potrà fare l’unica cosa che le permetterebbe di avere quache chances in più: fermare il progresso tecnologico. Può incidere qualcosa su paesi come l’Italia che pagheranno caro questa frenata, ma nazioni come la Germania, che ha fondato la sua crescita sulla forza della sua industria che può andare avanti solo investendo nella ricerca, potrà accettare di invertire la rotta? Gli Stati Uniti vivono sul primato tecnologico, fermarsi significa crollare il giorno dopo (basti pensare all’affaire delle cellule staminali embrionali, dove non è arrivato lo stato per scontri politici è arrivato il privato – vedi Geron) e potrei continuare.
A mio avviso i cambiamenti che ancora ci investiranno nei prossimi decenni non faranno che ribadire il cambiamento radicale del modo di vivere dell’uomo rispetto al passato.
Il treno è partito, Ratzinger è rimasto sotto la pensilina e questa è stata l’ultima fermata, non c’è ne saranno altre.
Nel 2012 saranno tre secoli dall’inizio della rivoluzione industriale, una data da ricordare.
Grazie signor Newcomen.

fra pallino

tanto per ampliare la riflessione…la parola di un ateo: Preve…

“Preferisco un’etica religiosa a nessuna etica, come è il caso oggi. […] Le sintesi sociali precapitalistiche, ed in particolare quella feudale europea (ma anche quella cesaropapistica prima bizantina e poi russa), si riproducevano attraverso la mediazione obbligata della religione, ed in particolare della frequenza religiosa organizzata e di massa. Oggi non è più così. E non è più così non certo a causa del cosiddetto «ateismo», che è anzi un’avversario ideale per tutte le teologie religiose. I teologi intelligenti sono ghiotti di ateismo così come gli orsi sono ghiotti di miele,
perché in generale l’ateismo è il punto di partenza per problematizzare il nichilismo, e l’esperienza del nichilismo porta generalmente a Dio (o meglio, vi ci riporta). La scristianizzazione realmente pericolosa è proprio quella non certo delle patetiche sezioni comuniste, ma quella degli hard discount e dei mall, vere e proprie nuove torri di Babele della gratificazione psicologica consumistica integrale individualizzata.”

“L’ateismo vorrebbe negare la religione, vista come ostacolo all’emancipazione umana dall’ignoranza e dalla superstizione. Ma qual è oggi l’unica superstizione idolatrica? È quella dell’eternità, dell’inesorabilità e dell’immodificabilità del Capitalismo, variamente denominato dalle varie cucine filosofiche (Modernità, Nichilismo, Tecnica, Fine della Storia, Disincanto verso le Grandi Narrazioni, eccetera). Questa è l’unica religione oggi esistente, con i suoi tre dogmi principali (centralità robinsoniana dell’Individualismo occidentale, teologia interventistica dei Diritti Umani, espiazione eterna della religione Olocaustica). Ogni “ateismo” verso questi tre dogmi idolatrici è benvenuto.”

fab

Petizioni di principio, basate sull’assenza di sufficienti conoscenze.

Quanto ai teologi intelligenti, trattasi di specie non sintetizzabile da alcun DNA.

Felipe-bis

Se me lo permettete, citerò immodestamente me stesso, prendendo stralci di un articolo che ho scritto per Cronache Laiche sulla mancanza di rappresentanza in politica (è un tentativo di analisi, ancora non proposta concreta), spero possano tornare utili alla discussione.

“… (noi laici) non siamo pochi: c’é un vasto bacino di cittadini non rappresentati, cittadini che vorrebbero vedere rispettata la laicità delle istituzioni e la Costituzione, stanchi di veder calpestati i propri diritti e la propria libertà in nome di un clericalismo ottuso e fuori tempo massimo, stufi di vedere i propri “dipendenti” svendere il Paese di noi tutti a una lobby gigantesca, sempre meno spirituale e mistica e sempre più politica e ideologica come la Chiesa Cattolica. Se noi fossimo un “settore di mercato” come quello dei singles o – che so – “gli appassionati di taglio e cucito”, le aziende più avvedute e furbe ci si butterebbero a capofitto per accalappiarci; in politica a volte funziona così, a volte no. In questo caso decisamente no. Quindi questo vasto bacino di cittadini interessati alla laicità, e che di fatto non sono rappresentati nelle istituzioni, resta inespresso e “senza bandiera”.

(tuttavia) basta guardare i risultati delle ultime elezioni regionali del Lazio: ha vinto la candidata ultra cattolica di destra Renata Polverini ma di un soffio appena, ma a Roma è stata invece battuta (e non di poco) da Emma Bonino, candidata radicale per il centrosinistra, conosciuta inequivocabilmente per le sue battaglie per la laicità e fiera avversaria del clericalismo, persona percepita dall’elettorato – anche di sinistra – come onesta e rigorosa. Dunque ci sarebbe da smitizzare l’importanza dell’elettorato cattolico (spesso confuso con quello clericale e bigotto: sono due cose diverse), anche perché se è vero che in Italia non siamo tutti credenti, è vero pure che i credenti non sono tutti per la “propaganda” vaticana.

Quel mezzo punto soltanto di distacco della Bonino dalla Polverini e il dato eclatante ottenuto a Roma dovrebbero far riflettere Pierluigi Bersani e soci a sinistra (ma non solo) se … volessero davvero fare una cosa giusta: le ideologie sono morte e sepolte, per fortuna, la smettessero di chiamare “compagne e compagni” i loro elettori e accettassero il fatto che si può vincere opponendosi lealmente ma risolutamente e in maniera compatta, mostrando che tra il proprio partito e quello avversario delle differenze ci sono, combattendo la corruzione senza pensare che appartenga solo agli avversari, avendo un progetto politico chiaro, fondato sui bisogni reali della gente, ma si vince anche parlando di laicità e di diritti civili senza paura e senza ipocrisia.

Se siamo privi di rappresentanza nelle istituzioni (assodato ormai che persino il Presidente della Repubblica è entrato in un loop piuttosto triste, con la sua paura di prendere posizione e con la smania di non urtare e offendere nessuno) è anche e soprattutto per la cronica incapacità dei laici e degli atei italiani di unirsi e costituirsi come gruppo di pressione, autentica lobby in grado di influenzare partiti e singoli politici; siamo un mondo frammentato e disunito, spesso nemmeno consapevole della gravità del momento storico, fatto di piccole associazioni a volte persino in lotta tra loro per un briciolo di visibilità in più o per chissà quale altro motivo. C’é da fare un bel mea culpa e poi cominciare a lavorare seriamente all’unità dei movimenti, questa ‘lobby laica’ deve necessariamente nascere”.

http://www.cronachelaiche.it/2010/09/laici-in-cerca-di-rappresentanza/

Idee?

Fiorenzo Nacciariti

@ Felipe-bis scrive del 15 ottobre 2010 alle 14:25
“Quel mezzo punto soltanto di distacco della Bonino dalla Polverini e il dato eclatante ottenuto a Roma dovrebbero far riflettere Pierluigi Bersani”

Il “PD” di Bonino (Radicale eletta nel PD) non è il PD di Bersani, quest’ultimo, oltre alla sua nota posizione sui crocifissi negli uffici pubblici, nell’ultima Direzione del PD, trasmessa da R.R., ha detto che lui è per il campanile e per tutto quello che gli sta attorno!

antoniadess

“Vuoi vedere che saranno ancora una volta loro, i politici, le autorità civili, il target privilegiato della nuova evangelizzazione, da riverberare poi a cascata sui cittadini?”

è proprio così! è il “ruolo pubblico” non della religione in generale, ma della ccar in particolare, del cattolicesimo, di fatto religione di Stato; le leggi targate CEI si fanno in parlamento, ma si decidono in “alt(r)o loco”, dove a genuflettersi vanno, a turno, politici trasversalmente orientati. Non sarà mica un caso, solo per stare all’attualità ultima, che per recuperare risorse all’erario statale, non si parli mai, nemmeno in questo frangente di drammatica crisi e penuria, di ritoccare un qualche privilegio economico-fiscale di quel loco? leggi 8 per mille, leggi ICI, leggi assunzione preti negli ospedali (che così paghiamo due volte)…

Maurizio_ds

Ottimo articolo di Raffaele, lucido e puntuale come sempre.

Batrakos

Bruno Gualerzi,
mi scusi ma dopo un po’ non si aprono più le risposte e rispondo qua.
Guardi io non ho detto che la mentalità religiosa scomparirà facilmente e che siamo su questa linea di marcia; semplicemente ho detto che forse conviene guardare il bicchiere mezzo pieno.
Ovvero rimarrà ancora la superstizione, rimarranno la mentalità magico/religiosa, rimarrà l’irrazionale (che è una nostra caratteristica comunque biologica), ma se se si estinguessero storicamente cristianesimo ed islam -ipotesi tra l’altro molto astratta e di là da venire- che, credo che qui concordiamo, hanno intrinsecamente assolutismo politico, violenza delle coscienze, proselitismo, sarebbe già un passo avanti.
Non le imputo oziosità accademiche o robe simili, al limite mi sembra che ci sia un certo massimalismo ideologico, che, appunto, indugiando sul fatto che la mentalità magico/religiosa è ben lungi dallo scomparire, rischia di far vedere solo il bicchiere mezzo vuoto e spinge ad un pessimismo che forse paralizza un po’; infatti se l’antidoto è prendere atto, quello va bene…ma poi?

Bruno Gualerzi

“(…) rischia di far vedere solo il bicchiere mezzo vuoto e spinge ad un pessimismo che forse paralizza un po’; infatti se l’antidoto è prendere atto, quello va bene…ma poi?”

Poi ciò che si farà per combattere fideismo e superstizione (che in fondo sono la stessa cosa), cioè per vivere meglio, sarà possibile con maggiori probabilità di successo.
In quanto all’irrazionalità come caratteristica biologica ineliminabile, vedo le cose in modo un pò diverso. Ineliminabile è l’esigenza propria della condizione umana (non della natura umana) di superare i limiti che le sono propri (il bisogno, e il limte dei limiti: la morte) e dei quali l’evoluzione ha reso l’uomo consapevole… e ciò che ha dato origine alle religioni nell’llusione di superare questi limiti andando oltre la condizione umana. L’esigenza, ripeto, è ineliminabile, ma la risposta all’esigenza data dalle religioni e dai loro surrogati (causa prima di tanti mali dell’umanità) porta all’alienazione, cioè di fatto alla rinuncia della propria umanità ritenendo di poterla realizzare pienamente ‘altrove’. Aldilà. In altre parole, l’esigenza e ineliminabile, ma per non alienarsi, deve rimanere – per doloroso che sia – sempre tale, mai soddisfatta. Quindi non scomparirà, ma è possibile combattere la distruttiva illusione di poterla soddisfare.
Questo significa vedere solo il bicchiere mezzo vuoto? Non credo, in quanto è – naturalmente a mio parare – la condizione per non vuotarlo del tutto. Tradotto con una frase fatta, significa “pessimismo della ragione e ottimismo della volontà”. Niente di paralizzante, la vita si può vivere pienamente sfruttando a proprio vantaggio e a vantaggio dei propri simili ciò che l’esistenza di ognuno rende possibile entro i limiti che le sono propri, ciò che a sua volta è possibile privilegiando quell’istinto di cui l’evoluzione ha dotato – assime agli altri istinti – la specie umana: la razionalità.

PS. Mi accorgo – come spesso mi capita – di essere stato un pò ripetitivo, ma spero che il mio ‘messaggio’ passi comunque.
Inooltre, non farmi sentire più vecchio di quanto per altro già sono dandomi del ‘lei’. (^_^)

Batrakos

Bruno Gualerzi,
approfitto innanzitutto per risponderti sul tuo commento precedente ma ti dico da subito che ci siamo capiti, cominciando dal ‘tu’.
Con quel 50 e 50 sul pensare ed il fare intendevo dire quello che hai detto molto meglio tu nella successiva replica.
Per il resto, intendevo dire semplicemente che una tendenza all’irrazionale fa parte, credo, del cervello umano stesso; poi certamente -come dici tu- l’uomo razionale trova un equlibrio e riconosce la ragione come ragione e altrettanto dovrebbe fare con la fantasia. dunque concordo.
Io poi ne facevo una questione puramente pragmatica, dato che mi citi Gramsci -un pragmatico per antonomasia- sull’ottimismo della volontà, cioè una questione non legata all’esistenza umana ma più banalmente alle iniziative dell’UAAR, nel senso che se stiamo a pensare che la superstizione in tutte le sue forme è ben lungi dallo scomparire, viene voglia di lasciar perdere tanto ci si sconforta; se riconosciamo le priorità, che in Italia sono in prima istanza il cattolicesimo con un occhio all’ islam -e qui, sia chiaro, intendo la religione/ideologia e i suoi gerarchi non le singole persone che si dicono cattoliche o islamiche le quali talvolta spesso sono migliori della dottrina che dicono di seguire- si possono elaborare meglio nuove idee sul da farsi. almeno io, anche se mi occupo più del sociale che di questioni filosofiche strette, sono abituato a fare così, anche se un contributo di riflessione è sempre utile.
D’altronde nella risposta che mi hai dato sul fare e pensare chiarisci anche la tua posizione in merito, che -ora ho capito- non si pone contro le iniziative, ma magari guarda con l’occhio un po’ più lungo la condizione umana, quindi questa mia risposta credo serva a precisare i due piani un po’ differenti su cui l’abbiamo posta e risolvere qua il discorso.
Un saluto, buona serata.

Roberto Grendene

c’e’ una inesattezza nell’articolo

Quelle di Ratzinger e Crociata non sono voci piu’ autorevoli dell’autore, diciamo che sono voci considerate piu’ autorevoli.

Diciamocelo, la voce del “fine teologo” soprattutto ultimamente comunica banalità o concetti illogici

Paul Manoni

Se quello e’ un “fine teologo” o un “grande comunicatore”, io sono un giornalista che si cambia l’abito in una cabina del telefono, e spicca il volo per salvare il modno. 😉

Bruno Gualerzi

I ‘fini teologi’ sono tanto più ‘fini’ quanto più si arrampicano sugli specchi… operazione per la quale occorrono i più agguerriti artigli dialettici. Che poi sono quelli che stridono di più, che più fanno rabbrividire.

Paul Manoni

@Bruno
Concordo, ma anche gli interlocutori di questi “fini teologi” sostanzialmente passivi e privi di spirito critico, direi che giocano davvero un ruolo fondamentale, in tutto questo. Se si da per scontato che il tizio che si sta ascoltando, dice solo ed esclusivamente verità indiscusse, come il piu’ classico degli ori colati, va da se’ che anche mia nonna Abelarda rimbambita dall’ Arteriosclerosi, potrebbe rivestire con una certa autorevolezza, il ruolo di “grande comunicatrice”. 😉
Se poi si parte dal presupposto che l’abracadabra, sia vero, reale e addirittura razionale, beh…La faccenda sicomplica di brutto. ❗

Paul Manoni

Certo che se la nuova evangelizzazione, e’ rivolta piu’ che altro alla classe politica, direi che siamo abbastanza nel guano. 🙁
Ammettendo che si “evangelizzano” anche solo 3 politici su 10, saranno sicuramente coloro che piu’ si sbatteranno per uno stato o delle leggi eticamente cristiane e conseguentemente, si porteranno dietro altre giovani generazioni di politicanti teocon.
La speranza che ci resta in questa prospettiva, e’ che i nuovi politici evangelizzati, continuino a comportarsi come quelli vecchi…Bestemmie, barzellette sessiste, xenofobia, razzismo, collusioni con la criminalità organizzata e scandali vari.
La scelta per il cittadino italiano quindi continuerà ad essere tra il politico ipocritamente credente che ignora il principio di laicità, come quelli che abbiamo ora, ed il politico “evangelizzato”, che del principio di laicità non ne vuol sapere nulla, e legifera sulla base delle proprie ed intime convinzioni personali religiose.
Panem et circensis…Tarallucci&vino…Pizza e fichi…e nulla di nuovo sotto i ponti della terra dei cachi, sul pianeta papalla… 🙁

Federico Tonizzo

“Vuoi vedere che saranno ancora una volta loro, i politici, le autorità civili, il target privilegiato della nuova evangelizzazione, da riverberare poi a cascata sui cittadini?”
Probabilmente la CCAR dirigerà il suo attacco contemporaneamente su DUE fronti (come peraltro sta già facendo): un fronte è quello appena citato dall’articolo di Raffaele Carcano, cioè i politici e le autorità civili, l’altro è il popolo “semplice” (espressione di Ratzinger): nell’Ultimissima di pochi giorni fa http://www.uaar.it/news/2010/10/11/papa-apocalittico-le-ideologie-cadranno-i-poteri-diverranno-sudditi-gesu-cristo/ si citava il discorso di Ratzinger http://press.catholica.va/news_services/bulletin/news/26187.php?index=26187&po_date=11.10.2010&lang=it ,
in cui si legge, alla fine: “(…) Io penso che il fiume sia facilmente interpretabile: sono queste correnti che dominano tutti e che vogliono far scomparire la fede della Chiesa, la quale non sembra più avere posto davanti alla forza di queste correnti che si impongono come l’unica razionalità, come l’unico modo di vivere. E la terra che assorbe queste correnti è la fede dei SEMPLICI, che non si lascia travolgere da questi fiumi e salva la Madre e salva il Figlio. Perciò il Salmo dice – il primo salmo dell’Ora Media – la fede dei SEMPLICI è la vera saggezza (cfr Sal 118,130). Questa saggezza vera della fede SEMPLICE, che non si lascia divorare dalle acque, è la forza della Chiesa. (…)”.
In altre parole, la CCAR attacca contemporaneamente sui due fronti sui quali sa di poter vincere abbastanza facilmente: sul fronte dei politici perchè questi sono corruttibili, e sul fronte dei “semplici” perchè questi sono influenzabili.
Molto calcolatrice, la CCAR.

POPPER

“C’è chi ha detto che in Italia si assiste a un «lento declino dell’appartenenza religiosa forte alla Chiesa cattolica», e chi ha constatato che, nel mondo occidentale, «generalmente si vede che le cosiddette grandi Chiese appaiono morenti». La prima affermazione è di mons. Mariano Crociata, segretario della CEI; la seconda è di Benedetto XVI. E non sono che due esempi tra i tanti.”

Beh, se l’han detto loro vuol dire che è dogma di fede! ahahahahahahaha che sagomacci quei due vaticanacci.

Abbiamo allora Ravasi con il cortile dei gentili, Fisichella con le abestemnmie contestualizzate, comprese quelle tra La Russa e Cicchito, Ruini che pare ritornare dalla pensione, riciclato non so per quale motivo, ma c’è sempre una spiegazione irrazionale per questi recuperi al 89° minuto, abbiamo Bagnasco con il suo sogno di avere politici DOC al parlamento e la governo.

La preoccupazione a proposito dell’obiezione di coscienza è giustificata ma ogni stato si regolerà ugualmente a modo proprio; si dovrebbe chiedere alla CEDU se la pensa alla stessa maniera se in futuro le perverrà qualcche ricorso di donne che chiedono giustizia perchè l’obiezione di coscienza di alcuni medici ha impedito un servizio costituzionalmente erogabile secondo la legge 194, parlo dell’Italia ovviamente.

I monaci di Cirillo d’Alessandria? Oggi sono di Militia Christi ovviamente! Ipazia oggi può essere rappresentata da chi fa ricerca scientifica ed è mortificato e da chi insegna l’evoluzionismo e viene attaccato dai creazionisti, oltre che difendere il libero pensiero dai neoevangelizzatori, tipo il monaco che nel film Ipazia colpì il prefetto Oreste, il quale condannò il monaco Taumasio cattolico che il vescovo Cirillo ha fatto santo.

Tutti i militanti cattolici che si comportano in modo fanatico e violento cadono poi in quella contraddizione di s. Taumasio, ex monaco cattolico che meritava di essere condannato dalla legge, come lo meritano quelli di Militia Christi (ovviamente noi non abbiamo la pena di morte), che dovrebbe essere sciolta per istigazione all’odio e causa di disordini violenti contro le istituzioni dello stato italiano.

Bravo Carcano, un ottimo articolo!

Commenti chiusi.