Gli avvocati di 144 persone che hanno affermato di aver subito abusi sessuali da sacerdoti cattolici hanno reso pubbliche ieri circa 10.000 pagine di documenti interni alla Chiesa, riguardanti numerosi casi di molestie e coperture che vedono come protagonisti 48 sacerdoti. Lo ha deciso un guidice cui la Corte Suprema aveva affidato l’incarico. La Chiesa si era opposta e la questione è stata oggetto di una battaglia legale di tre anni. Chiesti ben 200 milioni di dollari come risarcimento complessivo dai querelanti.
Tra le carte, scrive l’Huffington Post, emerge come la diocesi conoscesse i casi di abusi da molti anni prima che scattassero le denunce e come coprisse i colpevoli, ad esempio trasferendoli in altri luoghi. Viene alla luce inoltre almeno il caso non noto di Luis Eugene de Francisco, prete indagato cui fu permesso di lasciare gli USA per tornare in Colombia dopo l’intervento della stessa diocesi.
Un altro sacerdote, Robert Nikliborc, negli anni Cinquanta venne sottoposto a trattamento psichiatrico dopo che alla diocesi arrivarono segnalazioni sul suo comportamento. Ma poi gli fu affidata la direzione della comunità di recupero per ragazzi Boystown of the Desert a Banning, in California. Alcuni giovani della comunità si sono poi uniti alla causa contro la diocesi di San Diego. Anche Anthony Rodrigue, parroco di Heber, venne sottoposto a trattamento psichiatrico dopo le segnalazioni di alcuni parenti di ragazzi che frequentavano la chiesa, ma poi venne rimesso al suo posto. Lo stesso Rodrigue ammise diverse molestie, tanto da essere “probabilmente uno dei più prolifici abusatori nella diocesi”, ha affermato l’avvocato Irwin Zalkin. Almeno uno dei sacerdoti coinvolti dalle accuse, Gustavo Benson, opera ancora nella diocesi di Ensenada, in Messico.
L’avvocato Anthony De Marco invita “tutti i cattolici” a leggere i documenti in questione, che “dimostrano anni e anni, decenni di azioni concertate che hanno consentito ai bambini di questa comunità di diventare vittime”.
Secondo Terry McKiernan, che gestisce il sito Bishop Accountability specializzato nella raccolta di questi documenti resi pubblici, si tratta della massa di archivi della Chiesa sugli abusi più consistente è emersa fino ad oggi.
San Diego, resi pubblici documenti su abusi: “la diocesi copriva”
10 commenti
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Voglio pro prio vedere quì come i troll rivolteranno la frittata… 😉
in linea di massima non intervengono.
oppure usano argomentazioni forti e pertinenti come “si ma i comunisti mangiano i bambini”.
Non li mangiano più perchè puzzano di sacrestia.
Semplice FSMosconi, quando le parole del dizionario che abbiamo tutti in casa, misteriosamente per loro assumono un’altro significato, diventa semplicissimo per questi praticare il loro sport preferito, anchedetto mirror climbing! 😉
Oppure
bisogna distinguere gli uomini dall’istituzione od ancora, la percentuale di pedofili è inferiore al dato nazionale medio o all’indice europeo o altre buffonate simili.
A me la cosa che fa più schifo è che non hanno mai mai speso una parola per le vittime.
Sottoscrivo. E’ la cosa che più mi fa venire il voltastomaco. Pensano allo scandalo che ne può derivare ma un atto civile e concreto di sincero pentimento non lo hanno mai fatto.
@Luca
Ti sbagli.
Qualche parola Ratzi in persona si e’ degnato di spenderla,secondo ovviamente la
piu’ pura virtu’ della necessita.
Quello che non hanno mai speso in Italia,a differenza degli USA e d altri paesi,sono
semplicemente i SOLDI !
A parte ovviamente le necessarie mazzette a magistrati,giornalisti e politici vari per gli
opportuni insabbiamenti,anche qui sotto la spinta della necessita.
Anche in varie altre nazioni (per esempio Austria e Germania) varie associazioni di vittime ed i loro avvocati stanno insistentemente chiedendo alla chiesa di aprire i propri archivi, ma la chiesa si oppone con tutte le sue forze ed insiste a voler essere lei a gestire le segnalazioni delle vittime.
E quando riescono ad accedere ai documenti, come in questo caso, si capisce perchè, e quanto siano false ed opportunistiche le loro dichiarazioni di condanna del fenomeno. Perchè diventa evidente quanto, ma soprattutto come è stato nascosto dalla chiesa: infatti il vero problema dello scandalo pedofilia non è il numero (purtroppo elevato) di preti pedofili, ma l’atteggiamento di copertura e complicità tenuto dai responsabili che si sono occupati di conservare il “buon nome“ della chiesa ed hanno favorito col loro atteggiamento anche la diffusione e reiterazione del reato e quanto scarsa sia la loro voglia di cercare di limitare il fenomeno. Non per nulla quasi nessuno dei vescovi o dei vertici si è dimesso (in Germania ed Austria nessuno per ora).
Oggi la Sueddeutsche Zeitung riportava un aggiornamento per la sola Baviera: nonostante diverse diocesi non siano collaborative, almeno 380 casi di pedofilia riconosciuti (156 nella sola diocesi di Monaco) imputabili ad almeno 280 preti nella sola Baviera. Poche settimane fa in Austria la commissione “indipendente“ della Klasnic era arrivata a riconoscere circa 550 casi segnalati (ma ci sono circa 250 vittime che si sono rivolte ad associazioni private).
Gia da un bel po’ di tempo a questa parte è proprio la CCAR a dover essere citata, a suffragio unversale, per crimini contro l’umanità, quindi, fiato alle trombe della stampa libera estera, fate sapere che a San Diego per questi abusi la stessa Chiesa Cattolica Apostolica Romana è interamente e gravemente responsabile, anche se le sedi in USA appaiono indipendenti da Roma, ma hanno applicato alla lettera le norme canoniche.
Ma i fedeli che affidano ancora i loro figli alla ccar no si vergongnano?
200 milioni di $dollari$, sono noccioline per il Vaticano, se si pensa al fatto che solitamente, grazie allo IOR e con la complicità dell’ITALIA (8×1000, ICI, Ires, ecc, ecc), e’ abituato a sminestrare MILIARDI di Euro a tutto spiano.
Gli fara’ sicuramente piu’ danno, il sito “Bishop Accountability”. 😉
Dovrebbero aprire siti simili in tutti i paesi contaggiati dalla loro religione di pervertiti!