L’esigenza di demistificare la retorica cattolica

Lorenzo Galoppini*

Lorenzo Galoppini

Come sostengo da tempo, una cosa che sicuramente non si può rimproverare all’UAAR è la mancanza di attivismo: non è certo una di quelle associazioni che esistono solo sulla carta. Lo testimoniano, fra le altre cose, le numerose iniziative ed incontri pubblici promossi di frequente dall’Associazione, come ad esempio quelli su Darwin, sul crocefisso, sulla Sindone o sulle cerimonie laiche, solo per citare gli argomenti più “battuti” negli ultimi tempi.
Ma sostengo anche da tempo, e questo, ci tengo a sottolinearlo, lo dico senza alcun intento polemico, che sarebbero ben altri i temi specifici su cui l’UAAR dovrebbe impegnarsi maggiormente e ai quali dovrebbe dare la priorità, temi a mio avviso un po’ trascurati o non tenuti nella giusta considerazione nelle occasioni pubbliche.
Non che gli argomenti di cui sopra siano certo inutili: si tratta sempre di cultura, è chiaro, ed è certamente tutto utile alle cause della laicità dello Stato, della democrazia, del libero pensiero, della scienza, del progresso civile e morale che perseguiamo come da statuto.
Ci sono però degli aspetti che riguardano strettamente il dibattito (anche se spesso sarebbe meglio dire scontro) laici-cattolici, sia a livello pubblico-istituzionale, sia a livello privato-interpersonale quotidiano (anche e soprattutto qui su internet, che di dibattito è un formidabile strumento). Mi riferisco alla cosiddetta logica – chiamiamola così – dei cattolici, dei preti e dei clericali in genere con cui sostengono le loro idee e le loro posizioni. Ovvero, in pratica, il loro modo di procedere e di “ragionare”, la logica che seguono per sostenere la bontà del loro punto di vista. Una logica che tristemente ben conosciamo, fatta di sistematiche menzogne, di falsificazione e ribaltamento della realtà senza il minimo pudore, di subdole acrobazie dialettiche e retoriche fra le più ipocrite, squallide, disgustose e senza ritegno per sostenere l’insostenibile, difendere l’indifendibile, e rigirarsi ed aggiustarsi la realtà a proprio uso e consumo e piacimento, senza alcun limite. Per dirla in parole molto povere nonché rozze, i discorsi con cui raggirano la gente.
Su questo argomento si potrebbe scrivere un intero trattato di retorica e logica linguistica, e se qualcuno lo facesse sarebbe interessantissimo quanto utile a tutti. Io purtroppo non sono bravo come molti altri dell’UAAR ad analizzare nei dettagli tutti i luoghi comuni del linguaggio e delle “argomentazioni” clericali. Vorrei però fare un paio di esempi.
Uno degli espedienti più comuni, falsi e pretestuosi quanto in malafede cui i preti e i loro adulatori parlamentari fanno ricorso per legittimare le loro ingerenze è quello di dire che quando la Chiesa condanna l’uso degli anticoncezionali, le coppie di fatto, l’aborto, il divorzio, l’eutanasia eccetera, e in generale uno stile di vita non conforme ai dettami della loro morale, ebbene, la Chiesa “propone ma non impone“. La frase corretta sarebbe invece: “propone ovvero impone”, dato che, come sappiamo bene, quella della Chiesa è la pretesa assolutistica che tutto quello che vale per loro deve valere anche per tutti gli altri. Per loro, cioè, proporre ed imporre sono la stessa cosa, proporre vuol dire imporre. In sostanza la loro proposta, se andiamo a vedere, sa molto di stampo mafioso: vi facciamo una proposta che non potete rifiutare; voi siete liberi di fare quello che vogliamo noi. Questa è una verità fondamentale di cui ci si dimentica sempre (volutamente?), sia a destra che a sinistra, quando, nel rispondere alle ingerenze ecclesiastiche, si premette sempre, immancabilmente, che “la Chiesa ha tutto il diritto di esprimere la propria opinione (o il proprio punto di vista, o quello che preferite)…”; ci avrete fatto caso che non esiste praticamente una sola dichiarazione di qualche esponente politico o un solo intervento giornalistico di qualche commentatore sui media che non inizi con queste parole di prammatica, sia che si tratti di dare ragione alla Chiesa (come avviene di regola a destra ma non di rado anche a sinistra), sia che venga espresso un dissenso (sempre molto pacato, timoroso e rispettoso, come avviene di regola a sinistra, qualche volta anche a destra). In quest’ultimo caso la frase proseguirà con un “ma…”. C’è poi la versione ancora più servile, con cui ci si riferisce in genere alle dichiarazioni di singoli prelati, papa in primis, e cioè “ho il massimo rispetto per le parole del Santo Padre (o del cardinale di turno)…”, per la quale vale quanto detto in precedenza.
Sarebbe così come si dice se solo la Chiesa desse alle parole il significato che realmente spetta loro, ovvero se davvero proponesse invece di imporre, come al contrario fa nei fatti. In tal caso avrebbe sì tutto il diritto di esprimere la sua opinione. Ma questo purtroppo non capita così spesso.
In generale, e non solo nel caso che qui ci compete della Chiesa cattolica e dei suoi esponenti, questa sottile traslazione di significato, cioè far passare un’imposizione per una proposta, è tanto subdola quanto pericolosa (nonché odiosa) proprio perché in questo modo si legittima nella testa della gente – è questo d’altronde il suo scopo – ogni pretesa autoritaria di imporre qualcosa agli altri. Se si dovesse sempre prendere alla lettera l’argomento retorico del “propone ma non impone”, allora in questo modo si arriverebbe ad avallare e giustificare ogni forma di dittatura, autoritarismo e assolutismo antidemocratico, di destra o di sinistra che sia. Qualunque dittatore, in teoria, non starebbe affatto schiavizzando i suoi sudditi ma starebbe semplicemente “proponendo” (e non imponendo) loro di fare tutto quello che vuole lui, starebbe cioè cercando di convincerli che fare tutto quello che vuole lui è giusto. Lo stesso discorso si potrebbe applicare a qualsiasi altra situazione della vita di tutti i giorni, ogniqualvolta ci troviamo ad aver a che fare con qualcuno poco democratico e molto prepotente che vuole toglierci le nostre libertà ed impedirci di vivere come meglio crediamo (ma ci sta solo consigliando di obbedirgli ciecamente, mica ci obbliga.…).
Un’ altra detestabile affermazione degli integralisti cattolici, forse ancora peggiore della precedente, particolarmente insopportabile in quanto capovolge letteralmente la realtà dei fatti senza alcun senso di vergogna, è quella ben nota secondo la quale, quando noi laici rispondiamo e ci ribelliamo alle imposizioni autoritarie della chiesa, siamo i “laicisti cattivi” (da sottolineare l’uso del termine “laicista” con intento ostentatamente dispregiativo) che non vogliono far parlare la chiesa, gli intolleranti che non accettano idee diverse dalle loro, siamo noi gli integralisti che vogliono imporre le loro idee agli altri e via dicendo. Uscite che si dovrebbero commentare da sole per qualunque persona con un minimo di intelligenza e che io stesso fatico a commentare, di fronte a tanta spudoratezza e miseria umana davvero senza confini che lascia allibiti. Sarebbe esattamente il contrario di quello che dicono loro, ma non importa, questi sono dettagli irrilevanti da laicisti. Accusano gli altri di fare quello che fanno loro, scaricano addosso agli altri le loro colpe, parlano di loro stessi parlando degli altri e con ogni probabilità lo sanno anche benissimo, proiettano sugli altri quello che sono loro… ma che volete che sia, queste sono solo considerazioni da atei laicisti cattivi e intolleranti e pure comunisti. E’ evidente che fare affermazioni del genere è come dire, che ne so, che nel ’78 Aldo Moro e la sua scorta rapirono ed uccisero un commando di brigatisti o che durante l’ultima guerra gli ebrei sterminarono sei milioni di nazisti. Non mi pare che ci sia nessuna differenza, il livello intellettuale è praticamente lo stesso. E il peggio è che tanta gente ci crede, stante la faccia tosta e l’ipocrisia (ma questi termini non rendono certo l’idea) oltre l’umana immaginazione di chi pronuncia certe atrocità, oltre all’autorevolezza a loro universalmente attribuita. Non è che una delle infinite dimostrazioni che al peggio non c’è mai fine, tutto qui.
Si potrebbe continuare assai a lungo con molti altri esempi di questo tipo, ma quello che voglio dire – e qui arrivo finalmente al succo vero e proprio dell’articolo – è che secondo me l’UAAR dovrebbe incaricarsi, nei limiti delle sue possibilità, di smascherare pubblicamente, di demistificare, di smontare pezzo per pezzo tutta questa retorica fasulla, questa dialettica infida con la quale si può dare ad intendere qualsiasi cosa al popolino ignorante. Dico questo perché, a meno che non sia disinformato in proposito, nel qual caso vi prego di farmelo notare, non mi pare che nelle varie occasioni pubbliche la nostra associazione abbia mai parlato di tutto ciò, perlomeno a quelle non molte cui ho presenziato anch’io, e comunque l’oggetto degli incontri riguardava sempre altro. Premesso che non ho alcuna esperienza nell’organizzazione di campagne pubbliche di nessun genere e più in generale di militanza attiva in un’associazione, e quindi possono esserci tante cose che mi sfuggono e di cui non ho la percezione, credo che sarebbe opportuno indirizzare gli sforzi dell’UAAR anche in questo senso, e, sperando di non apparire presuntuoso o velleitario, vorrei suggerire a chi legge di pensarci seriamente, se lo ritiene giusto. Non mi si fraintenda, non intendo certo dettare la linea dell’UAAR, la mia è solo la modesta proposta di un socio (e non un’imposizione, non siamo mica la Chiesa!). Non so quanto tale proposta sarebbe tecnicamente realizzabile, e non so se sarebbe possibile, ad esempio, incentrare tutto un incontro pubblico con la cittadinanza sulle “trappole dialettiche” della Chiesa: forse, chissà, potrebbe non richiamare così tanta gente, e magari non ci darebbero neppure il permesso di farla. Un conto è organizzare convegni scientifici, un conto è parlar male della Chiesa… Ma forse si potrebbe, all’interno di ogni singola occasione pubblica, trovare degli spazi per discutere anche di certe questioni, e pian piano cominciare a farle conoscere al grande pubblico, dare loro “dignità politica”, per così dire, così come è stato fatto col crocefisso o lo sbattezzo. Iniziare a piccole dosi, insomma, insieme ad altri temi rilevanti già trattati. Sono convinto in ogni caso dell’estrema utilità di campagne educative di questo genere perché servirebbero a mostrare il vero volto di un’istituzione come la Chiesa Cattolica e di parecchi dei suoi tanto rispettati e riveriti rappresentanti, a denunciarne tutta l’impalcatura fondata sulla menzogna, sulla falsità, sulla mistificazione e sul raggiro, e ad aprire gli occhi a un po’ di gente sul livello culturale ed umano medio e sulla dannosità di una categoria di persone (i preti ed il Papa, in larga parte) considerate sempre in modo acritico positive, rispettabili, affidabili ed autorevoli in quanto tali per quello che rappresentano e per l’abito che indossano, a prescindere dalle persone in sé. Potrebbe servire, in ultima analisi, a colpire le idee e le logiche pericolose sulle quali la Chiesa da sempre fonda la propria pretesa di possedere la Verità Assoluta e quindi la pretesa legittimità e rispettabilità delle sue ingerenze e delle sue prepotenze autoritarie ed antidemocratiche nelle nostre vite. Ripeto, io credo che come associazione sarebbe il caso di cominciare a pensarci seriamente.

* Nato a Livorno nel 1970, ci vive e lavora come impiegato pubblico in ospedale. Iscritto all’UAAR dal giugno 2009 e sbattezzato da ottobre dello stesso anno.

NB: le opinioni espresse in questa sezione non riflettono necessariamente le posizioni dell’associazione.

32 commenti

Tino

Io resto convinto che il problema siano i politici che votano le leggi in parlamento, la chiesa non ottiene sempre quello che vuole da questi, prendete il caso delle leggi sull’immigrazione, mi sembra che l’unica soluzione sia un partito laico che faccia per un determinato periodo solo gli interessi dei laici. Finché la gente darà importanza ad altre priorità non ci si potrà stupire della mancanza di una lobbying laica in perlamento.

Tommaso W.

Giusto, ma un altro fronte, ancora non aperto, è quello dottrinale.

Ma ci si è finalmente resi conto che la storia del Peccato Originale, può stare in piedi solo
a patto di PRENDERE ALLA LETTERA la favola di Adamo ed Eva ?
Favola smentita dall’archeologia, dall’ antropologia, dalla biologia ecc. ?

E a chi opponesse che il peccato originale riguarda la metafisica e la filosofia bisognerebbe rammentare quanto segue :

Catechismo: Paragrafo 390

“”Il racconto della caduta utilizza un linguaggio di immagini, ma espone un
avvenimento primordiale, un fatto che è accaduto all’ inizio della storia
dell’ uomo.
La Rivelazione ci da la certezza di fede che tutta la storia umana è segnata
dalla colpa originale, liberamente commessa dai nostri progenitori””

Qui si parla chiaramente di storia, non di elucubrazioni filosofiche !
Si parla di “fatti” realmente e storicamente accaduti !!!!!!!

nightshade90

il catechismo non basta, può essere cambiato in ogni istante, è generico, semplifica le cose…….
mettiamo qualcosa di inconfutabile:

“Concilio di Trento (1545-1547)
SESSIONE I (13 dicembre 1545)
(Decreto di inizio del concilio).
[..]

“3. Chi afferma che il peccato di Adamo, uno per la sua origine, trasmesso con la generazione e non per imitazione, che aderisce a tutti, ed è proprio di ciascuno, possa esser tolto con le forze della natura umana, o con altro mezzo, al di fuori dei meriti dell’unico mediatore, il signore nostro Gesù Cristo, che ci ha riconciliati con Dio per mezzo del suo sangue (23), diventato per noi giustizia, santificazione e redenzione (24); o nega che lo stesso merito di Gesù Cristo venga applicato sia agli adulti che ai bambini col sacramento del battesimo, rettamente conferito secondo il modo proprio della chiesa: sia anatema.”

da ricordare che la formula “sia anatema” indica il fatto che quanto appena espresso dal concilio di trento è un DOGMA. quindi o si ammette che il dogma è una caz ata colossale (e quindi cade l’infallibilità del magistero cattlolico e un bel po’ di pretese di conoscenza della Verità e del volere di dio e della morale assoluta crollano……), o si ritorna a negare le CERTEZZE ULTRADIMOSTRATE di biologia, antropologia e archeologia (oltre che naturalmente dell’evoluzione..)

Tommaso W.

E proprio questo e il punto,

dato che le certezze scientifiche non si possono negare, cosa si aspetta a
prendere finalmente di petto le fesserie dogmatiche?

Di cosa si ha paura ?

Roberto Grendene

in diversi incontri pubblici l’UAAR smaschera “trappole dialettiche”, a cominciare dal laicismo presunto disvalore, al mostrare quanto il nostro paese non segua la morale (le imposizioni?) della gerarchia della Chiesa (es: i matrimoni civili a Bologna superano il 70% del totale, per non parlare di divorzio e aborto)

Ma, caro Lorenzo, lo dici tu stesso: a trasformare la proposta (ecclesiastica) in imposizione non e’ piu’ per fortuna) la Chiesa, ma sono i politici e le leggi. Per questo l’UAAR vede come suoi interlocutori e avversari i rappresentanti istituzionali clericali, le istituzioni clericali, le leggi clericali.

In questo senso hai usato anche tu una “trappola dialettica”: a “dibattito laici-cattolici” e’ da sostituire “dibattito laici-clericali”. Perche’ lo vedrai anche tu, spesso ci sono politici cattolici piu’ laicisti dei politici non credenti. E ci sono atei devoti piu’ papisti del papa.

Per cui, proprio perche’ laicisti, difendiamo il diritto di vescovi, ulema, pastori, scientologisti, pastafariani ecc. di dire la loro. Ci battiamo pero’ perche le istituzioni, i mezzi di informazione, le leggi ci permettano di dire la nostra e di non subire le discriminazioni a cui siamo soggetti. E quando e’ il caso ricorriamo alla magistratura (vedi tribunale di Padova sull’ora alternativa, vedi ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per i simboli religiosi imposti nei luoghi istituzionali)

Roberto Grendene
resp. campagne uaar

Lorenzo Galoppini

“Per cui, proprio perche’ laicisti, difendiamo il diritto di vescovi, ulema, pastori, scientologisti, pastafariani ecc. di dire la loro.”

Infatti; ma, come dicevo, di “dire” la loro, non di “imporre” la loro, come fanno troppo spesso (più che altro i primi della lista, almeno qui in Italia). Di fare questo non hanno alcun diritto, nè loro nè nessun altro al mondo, in nessun caso. Neppure noi ce l’abbiamo, e infatti non rientra certo nel nostro costume.
Quanto ai politici e alle leggi, trasformano la proposta in imposizione perchè in realtà sono i preti a farlo per primi, astutamente, subdolamente, a livello retorico-dialettico. I politici non fanno altro che andar loro dietro e assecondare i loro voleri. E’ proprio perchè esiste questa convinzione generale errata che quelli della chiesa siano solo suggerimenti e non pretese assolutistiche che i politici fanno leggi clericali, dichiarando di “prendere in considerazione e seguire le legittime proposte della chiesa” (occhio alle parole, le parole sono importanti! 🙂 ), quando invece non fanno altro che tradurre in legge per tutti i suoi diktat: ovvero, siccome quelle della chiesa sono solo “legittime proposte” e non “imposizioni”, noi politici scegliamo liberamente di seguirle, e di fare le leggi di conseguenza. E chi lo prende nel….d i d i e t r o siamo sempre noi.

Roberto Grendene

i nostri politici non sono minus habens che si fanno incantare da discorsi retorico-didattici

fanno scelte clericali perche’ pensano che gli convenga (elettoralmente, prima di tutto), e probabilmente ci saranno anche accordi sottobanco

saranno i primi a dirsi laicisti quando vedranno che converrà loro farlo

non mi convince il fatto che se c’e’ un comune che da’ 1.025.000 euro l’anno alle scuole private cattoliche (il Comune di Bologna), questa sia colpa del vescovo e non dei politici che firmano le carte. Noi dobbiamo denunciare quei politici e quegli amminstratori che fanno cose del genere. E portarli in tribunale, quando e’ necessario.

Cio’ non toglie che dobbiamo mostare e contrastare le affermazioni delle gerarchie ecclesiastiche, soprattutto quando sono volte a far pressione sul parlamento, o quando non vengono sottoposte a contradditorio (praricamente sempre).
Se leggi questo blog avrai notato come ci da’ dentro su questo punto (anzi, c’e’ stato chi ha protestato perche’ lo facciamo troppo spesso)

Bruno Gualerzi

Sottoscrivo parola per parola l’opinione’ di Galoppini.
Per quanto mi riguarda, sottolinerei questo aspetto. UAAR può veramente distinguersi da altri movimenti laici, non naturalmente per entrare in concorrenza o addirittura contrapporvisi, ma per dare al problema della laicità un contributo ben preciso, in chiave dichiaratamente atea-razionalista per prendere di petto, per demistificare – come qui si dice – la retorica cattolica sul piano, diciamo pure, culturale. Dando al termine cultura non il significato di elaborazione teorica per addetti ai lavori, ma di tutto un modo di pensare che caratterizza un’intera categoria di persone. ‘Colte’ o meno che siano.
Sulla base di questa considerazione.
Spesso l’ateismo, come dire, ‘organizzato’, inteso a rivendicare esplicitamte un pensiero, una cultura, atea, viene snobbato, magari anche da tanti atei, perchè – si dice – sostiene posizioni scontate, porta argomenti risaputi, speculari agli argomenti dei credenti… finendo poi inevitabilmente, questi denigratori, per riprendere lo streotipo dell’ “l’ateismo come altra forma di religione”, aggiungendo puntualmente: “tanto è vero che vi si parla sempre di dio, di teologia, di dogmi e altre cose appartenenti alla religione”. Credo che smentire questo, nella situazione culturale attuale, sia un obiettivo culturale che non ha niente di astratto, di teorico, ma che se perseguito con coerenza e continuità può davvero far breccia in tante coscienze passivamente adagiate su posizioni della cui assurdità non si sono mai interessate, fidandosi della tradizione e del credito che viene ad essa dato da uomini di cultura unanimemente rispettati.
E non si tratta di ricorrere a complicate elucubrazioni filosofiche, basta avere ben chiare quelle contraddizioni che è sufficiente il buon senso e la semplice ragionevolezza per dimostrare tali. Non c’è, in altre parole, da avere timori reverenziali per il fatto che certi temi sono stati trattati da grandi (o piccoli) pensatori del passato o del presenti: dogmi (che tali sono) come – per citarne alcuni già qui richiamati -‘peccato originale’, ‘libero arbitrio’, ‘teodicea (perchè il male?)’ e altri, nion hanno bisogno di sofisticati strumenti dialettico per essere confutati… e proprio perchè sono dogmi, cioè ‘verità’ che si possono ritenere tali solo per fede, non con ragionamenti logici. L’importante, in un confronto, è non mollare la presa proprio su questo punto, perchè è qui che poggia poi tutto il castello dottrinario della chiesa, che sta in piedi per una convinzione che ognuno è libero di avere e di manifestare, ma che mai potrà pretendere di far accettare attraverso un qualche ragionamento.
A ciò naturalmente, e proprio perchè tutto non si riduca a sterile disputa dottrinaria, devono far seguito iniziative come la questione del crocifisso, dello sbattezzo, oltre che alla promozione, come richiama Galoppini, di incontri, dibattiti pubblici ecc. soprattutto per far vedere come certi comportamenti apparentemente poco importanti, poco impegnativi, del tutto marginali, sono invece quelli su cui prospera la chiesa… alla quale non importa niente se queste pratiche sono accettate per autentica fede religiosa o meno… anzi, più sono accettate passivamente, senza pensarci troppo, e per lei meglio è… ma attraverso le quali essa tiene unito il gregge.
Per quanto riguarda tante altre iniziative autenticamente laiche, esplicitamente finalizzate ad attaccare la chiesa sul piano politico, economico (il famigerato 8×1000, le sovvenzioni a scuole ed enti privati in mano ai cattolici, ecc.),coerentemente anticlericali, a mio parere UAAR dovrebbe aderire con ogni mezzo, o anche promuovere, ma – come dicevo – cercando di proporsi soprattutto come movimento ‘culturale’ (per quanto sostenuto sopra, non dovrei mettere le virgolette… ma l’equivoco su questo termine è sempre presente).

maxalber

Lorenzo Galoppini sostiene:
Ma sostengo anche da tempo, e questo, ci tengo a sottolinearlo, lo dico senza alcun intento polemico, che sarebbero ben altri i temi specifici su cui l’UAAR dovrebbe impegnarsi maggiormente e ai quali dovrebbe dare la priorità…
< < < <
Ammetto di affrontare tendenzialmente con sospetto il benaltrismo.
Ma la lettura del pezzo mi ha confermato il pregiudizio.
Non sulla correttezza delle affermazioni.
Ma sulla necessità (o opportunità) di renderle prioritarie.

dinuzzo 56

anch’io rifuggirei dal benaltrismo di veltroniana memoria (brrrrrr!), ma credo non sia peregrina la necessità di stigmatizzare con appropriata analisi la narcotizzante retorica cattolica in particolare e delle religioni in generale. Se si conosce il meccanismo delle affermazioni pseudosillogiche con cui la chiesa spaccia verità mistificatorie, per le masse sarà più facile resistere al “canto delle sirene”. La chiesa, non vendendo altro che fumo, ha sviluppato un vantaggio di 2000 anni sul popolino esercitandosi con diligenza con la retorica dell’imbonitore. con un po’ di impegno e un po’ di fortuna con molto meno si potrebbe smontare questo”lego della chiacchiera”. Si vada a cominciare…….

Lorenzo Galoppini

Il benaltrismo é un espediente strumentale (e retorico…) per non affrontare e distogliere l’attenzione da problemi importanti che invece andrebbero affrontati, facendoli passare per irrilevanti.
Qui non si tratta di questo, ma di fare una scala di priorità fra questioni che, pur rilevanti e meritevoli tutte di attenzione e di impegno, sono comunque diverse per importanza: ci sono quelle più urgenti e quelle meno urgenti. Ad esempio, garantire il diritto alla pillola abortiva e combattere l’obiezione di coscienza dei medici sarà certamente più importante che mostrare alla gente la falsità della Sindone o togliere i crocifissi dai luoghi pubblici: nel primo caso, se non si affronta la questione, le conseguenze saranno ben peggiori per tanta gente (soprattutto donne), é chiaro.
Ciò non toglie, ripeto, che anche altri temi abbiano la loro indubbia rilevanza, come riconoscevo nella parte iniziale dell’articolo.

Bruno Gualerzi

@ Lorenzo Galoppini

Questa tua precisazione mi spiazza, nel senso che adesso mi sorge il dubbio di non aver inteso bene il tuo discorso.
Se non ti pesa e se hai letto la mia lunga tirata, mi farebbe piacere una tua conferma o smentita in merito.
Ti ringrazio.

Gio

Sul sito anticatechismo.it c’è già qualcosa di interessante sui trucchi retorici della Chiesa e dei suoi affiliati…

POPPER

Caro Lorenzo Galoppini, è invece riuscito benissimo a farsi capire, persino ci catto-troll riuscirebbero a capire, perchè fan parte o usano loro stessi quei ragionamenti contorti di cui lei parla; tutto parte dalle sue valutazioni:

“Ovvero, in pratica, il loro modo di procedere e di “ragionare”, la logica che seguono per sostenere la bontà del loro punto di vista. Una logica che tristemente ben conosciamo, fatta di sistematiche menzogne, di falsificazione e ribaltamento della realtà senza il minimo pudore, di subdole acrobazie dialettiche e retoriche fra le più ipocrite, squallide, disgustose e senza ritegno per sostenere l’insostenibile, difendere l’indifendibile, e rigirarsi ed aggiustarsi la realtà a proprio uso e consumo e piacimento, senza alcun limite. Per dirla in parole molto povere nonché rozze, i discorsi con cui raggirano la gente.”

Già con queste parole ha aperto il tema girando il coltello nella piaga della sacra lingua del clero, cioè, il capovolgimento della realtà, ed è da questa abitudine controrta del linguaggio clericale che dobbiamo partire per fare un po’ di epistemologia, cioè, quel che è falsificabile e quel che non lo può essere, come direbbe anche Karl Popper in “le fonti della conoscenza e dell’ignoranza, pag. 85:

“In che modo possiamo sperare di scoprire l’errore e di eliminarlo?” è, a mio avviso, la seguente: “criticando le teorie o i tentativi congetturali fatti dagli altri, e, se possiamo educarci a farlo, criticando le nostre stesse teorie e i nostri tentativi congetturali” (razionalismo critico di cui siamo debitori dei greci).

mia opinione. Ora, anche io ho fatto come Karl Popper, ho falsificato e criticato le mie stesse opinioni perchè non divenissero abitudini stagnanti e frasi fatte, non divenisssero opinioni indiscutibili e dogmatiche, a questo impegno personale ho speso studio ed enegie nella mia vita, il coragigo di mettermi indiscussione perchè potessi dialogare con gli altri senza porre delle condizioni indiscutibili; questo è molto difficile al giorno d’oggi, la mente umana sembra che non voglia rinunciare a delle certezze assolute e, alcune, scientificamente e tecnicamente parlando, sono anche certe e fondate con prove inconfutabili, sono conoscenze da insegnare e comprovate, come la teoria dell’evoluzione, per esempio, ma l eopinioni personali sono pressochè da analizzare e da discutere in tutta serenità, ma se queste opinioni sono dogma di fede, allora non sono falsificabili, non sono discutibili perchè entra il fattore “rispetto per la fede altrui”, da qui a convincerli che la loro fede è fatta solo di frasi bibliche e di sermoni sentiti fino alla noia, invece che dimostrabile, ne passa di acqua sotto i ponti, e ci si arena davanti al “no comment” di chi crede nel papa, nei preti, nei vescovi, nei predicatori, nella Bibbia, nel Corano, ecc…ecc…..

Se devo cercare degli errori nell’impianto sillogistico della retorica cattolica, faccio prima a dar per scontato che ste prediche e contorte frittate girate e rigirate sono il furtto della rinuncia a ragionare razionalmente, e questo potrebbe apparire un mio pregiudizio e appaio prevenuto nei confronti di questi predicatori del mondo capovolto, ciò non vuol dire che non son capace di mettermi in discussione, al contrario, sono invece propenso a dire a colui che crede in dio con frasi fatte di fare altrettanto se riesce, se riesce a capire le ragioni dell’epistemologia.

Non sono argomenti facili e me ne rendo conto, ma se si conosce se stessi un po’ meglio si riesce ad essere sinceri e onesti con se stessi e con gli altri, non si cadrà in frasi fatte reotoricamente per nascondere una propria incapacità di ragionare approfonditamente, anzi, si amerà l’approfondimento, lo si ricercherà, ci si impegnerà a realizzare una propria originalità nel ragionamento razionale, ateo e agnostico.

Lorenzo Galoppini

@ Bruno Gualerzi 18:43

No, da quello che scrivi nella tua “tirata” mi sembra che tu abbia ben inteso il senso del mio discorso. Come mai la mia precisazione ti spiazza? Forse l’esempio che ho fatto della pillola abortiva e dell’obiezione di coscienza era inappropriato?
Nell’articolo invitavo a considerare la priorità di smontare la falsa retorica clericale su altre questioni come la Sindone o il crocefisso, quindi un obiettivo più “culturale” della pillola di cui sopra, ma in generale lo stesso discorso della priorità si può fare per qualsiasi altro argomento o esigenza, culturali o “pratici” che siano (come appunto i diritti civili), di cui si avverta la maggiore importanza rispetto ad altro. Ho solo scelto un esempio a caso, tutto qui. 😉

POPPER

che ne dice del mio post? Può starci una riflessione più personale nel rispondere delle ragioni della propria appartenenza all’UAAR a coloro che lei indica come il clerico-ribaltoni della realtà?

Ognuno di noi può in modo maturo rispondere alle provocazioni e invettive catto-talebane, ma alla fine si deve essere anche capaci di smontare logicamente tutto il loro impianto dialettico.

Mi degni per favore di una risposta anche complessa dal punto di vista filosofico, io studio Karl Popper e so come comnprendere questi argomenti. Grazie.

Lorenzo Galoppini

Beh, io non credo di essere alla sua altezza da questo punto di vista, comunque grazie della fiducia, posso certamente provare a commentare quanto da lei scritto. 🙂
Il suo post, in estrema sintesi, sosteneva la necessità, sacrosanta, di non essere dogmatici bensì sempre pronti a rimettere in discussione qualsiasi cosa, qualora se ne presenti la necessità. E questa può sicuramente essere, per l’appunto, una delle ragioni della nostra appartenenza all’UAAR, così come possiamo rivendicarla in una eventuale discussione con i suddetti clerico-ribaltoni (anche se con certa gente sappiamo bene che non c’é molto da discutere..): ovvero il ragionare con la propria testa, il libero pensiero, che la nostra associazione, fra le altre cose, si incarica di promuovere come da statuto. Ma, come dicevo, dubito assai che certi figuri possano comprendere le ragioni di questa nostra scelta.
Comunque il discorso del dogmatismo mi dà lo spunto per ricordare un’altro di quegli artifizi retorici dei clericali che rientra nella categoria della falsificazione dichiarata e del rovesciamento della realtà, ovvero l’accusare noi atei ed agnostici di essere dogmatici, come richiamato anche da Bruno Gualerzi nel suo post in cui citava lo stereotipo secondo il quale “anche l’ateismo diventa una religione”. Si sa che gli integralisti, o quelli in odore di integralismo, non hanno limiti. Ed é anche da quest’accusa, perciò, che dobbiamo imparare a difenderci, come giustamente lei ricordava, smontando tutta la loro dialettica fondata sul nulla, non tanto per convincere loro, cosa impossibile, quanto per fare capire a chiunque segua questi dibattiti e magari non abbia ancora un’idea precisa, chi fra i due è il vero dogmatico.
Saluti e grazie.

Bruno Gualerzi

@ Lorenzo Galoppini.
Mi fa piacere e ti ringrazio.
In effetti non avevo ben inteso il tuo esempio.

mauro

un bravo per lorenzo.
E’ vero non non dobbiamo mancare nemmeno un’occasione che non sia una, per smascherare questi parassiti.
Sono stufo di rivendicare la laicita’, quella la rivendica persino bersani, occorre coltivare un sano e rinnovato anticlericalismo

Batrakos

Bravo Lorenzo Galoppini, in ispecial modo sulla retorica dialettica pretesca che confonde volontariamente ‘scelta’ con ‘imposizione’!

POPPER

Volevo specificare qualcosa che mi sta a cuore da tempo e che anche Galoppini condividerà: “conosci te stesso e non sarai mai dogmatico”

Le premesse di questa mia affermazione affondano le loro origini nella mia adolescenza, quando ho inizato a leggere saggi sull’anticonformismo laicista, ma ciò necessitava di una mia crescita e maturità, a quell’eta (14 anni) distinguere tale anticonformismo in erba dal complesso di Edipo era un lavoro intropsettivo non facile, poichè tale mio atteggiamento ribelle era ache verso l’educazione catotlica della mia famiglia, e le cui ricadute sulle scelte in futuro sono state la maggiore chiarezza e lucidità nel considerarmi fallibile, falsificabile, con molti rischi di sbandare da un opposto estremo all’altro.

Ma ciò non mi ha fermato nell’indagine psicologica e sociologica nel misticismo e nei luoghi del sacro dove ho consociuto il clima e la mentalità di cui parla anche Galoppini, ed io, come ospite di Monaci Benedettini, Francescani, Sacra Famiglia, Fatebenefratelli e Camaldolesi.

Conoscere me stesso per me è stato come esplorare un terreno ignoto, attingere dai metodi psicologici più moderni alcuni accorgimenti per conoscere la mia mente ed è stato rivelatorio, ho iniziato a conoscere come funzionavo a livello di abutudini sia fisiologiche che mentali, ho intuito che ero ancora prigioniero di percezioni e reazioni dovute anche all’eredità genetica, infatti i miei comportamenti naturali non sono dissimili per certi aspetti, anche se oggi molto razionalizzati, da quelli di mio padre e di mia madre, quindi, anche nonostante una mia buona dose di autodeterminazione e anticonfromismo, non posso negare che la genetica ha caratterizzato alcuni miei spontanei atteggiamenti.

Etermino qui dicendo che come me ve ne sono tanti che si sono staccati emotivamente dall’educazione cristiana ricevuta, e che si sono come me sbattezzati in età adulta, quindi, a freddo possiamo dire che la nostra non è stata ribellione alla chiesa cattolica con odio, ma un sussulto di dignità laica individuale che si è finalmente presa in man le redini della carrozza e si è impegnata a consocere chi vi è seduto all’interno della stessa perchè è importante essere al contempo cocchiere e padrone della carrozza.

Federico Tonizzo

Concordo in pieno.
Il linguaggio della chiesa sembra simile a quello della lingua comune, ma in realtà ne differisce, spesso completamente, per il significato delle parole: “verità”, “giusto”, “diritto” e tante altre non hanno lo stesso significato se dette da un chierico o se dette da un magistrato. Il linguaggio della chiesa somiglia ad una “neolingua” orwelliana.
Urge farlo notare urbi et orbi, prima che altri diventino “orbi”.

ATEONONTROPPO

“denunciarne tutta l’impalcatura fondata sulla menzogna, sulla falsità, sulla mistificazione e sul raggiro, e ad aprire gli occhi a un po’ di gente sul livello culturale ed umano medio e sulla dannosità di una categoria di persone (i preti ed il Papa, in larga parte) considerate sempre in modo acritico positive, rispettabili, affidabili ed autorevoli in quanto tali per quello che rappresentano e per l’abito che indossano, a prescindere dalle persone in sé”

Cioè quello che faceva la ccar a suo tempo contro gli eretici.

Evviva la modesta proposta (non impositiva ca va sans dire) di socio uaar.

Saluti

Lorenzo Galoppini

E questo cosa sarebbe, un altro tentativo di rovesciare la realtà come fanno loro? Mi sa tanto che il tuo nick doveva doveva essere non “Ateonontroppo” ma “Ateoperniente”.

Bruno Rapallo, apostata e ateo

…con la “piccola e trascurabile” differenza che la CCAR non si limitava ad attaccare gli eretici sul piano ideologico, ma si divertiva a torturarli, massacrarli, impalarli, arrostirli vivi, squartarli, e via elencando con altre “amenità” varie (o spesso, più subdolamente e ipocritamente, s’adoperava con infaticabile solerzia per far eseguire questi “divertenti compiti” dal “braccio secolare”, complice e prono ai voleri del Papa di turno)

Batrakos

A parte che qua Galoppini non parla di agire violenza cosa che la Chiesa faceva sugli eretici come ben si sa.
In secundis quando c’è un contrasto bisogna vedere chi ha ragione e chi deve difendersi: dal momento che la Chiesa è assolutista, contro la ‘dittatura del relativismo’ (contraddizione in termini tra l’altro) e usa un linguaggio mistifiKante, come abbiamo visto nell’esempio testè portato -oltre che in quelli del post- per giustifiKare e garantire il suo controllo religioso e, cosa inscindibile, i suoi patrimoni e poteri…cosa dovremmo fare noi laici stare zitti e nemmeno fare un debunking ideologico?

Galoppini non te la prendere, l’articolo è quantomai chiaro su questi punti, almeno a mio parere.

Lorenzo Galoppini

No, figurati, ho solo risposto a tono, almeno credo. Grazie. 😉

Massimo

Tutto è lingua. Tutto si esprime a parole.
La Chiesa – ovviamente – lo sa bene e, insieme ai suoi sodali politici, anziché “comprarsi una vocale” come a Scarabeo, si arraffa tutto il dizionario.
Gli esempi sarebbero infiniti. Mi limito ad un caso eclatante, che mi sembra valere per tutti. Al di là della sua mancata applicazione, l'”ORA ALTERNATIVA”… è “alternativa” a cosa, in uno Stato laico?! Perché non parlare di “Ora di catechismo cattolico, ‘alternativa’ all’ora di etica laica” da un lato e di “ora di etica laica, ‘alternativa’ all’ora di catechismo cattolico” dall’altro?
Dirò di più: vedrei bene una precisazione ancora più stringente: “ora di catechismo cattolico, conforme alle direttive del Concilio di Trento bla bla bla” – almeno, i vari preti che invadono la scuola pubblica, sarebbero costretti ad attenersi ad un “programma ministeriale pontificio” ben definito, senza possibilità di vagare per l’universo mondo parlando di violenza negli stadi, “era meglio quand’era peggio”, tossicodipendenza, decadenza dei costumi, disagio adolescenziale, morte della solidarietà e varie, sbriciolandoci dentro morale cattolica a pezzettoni e a piacere… Un bel programma ministeriale obbligatorio e asfissiante anche per loro e “pari opportunità lessicali”, poffarbacco!

POPPER

Il Grande maestro Gorgia di Lentini era molto più bravo in retorica rispetto a quella cattolica, praticamente l’ha inventata lui la retorica, nulla da togliere all’illustre Cicerone, scrissi un tema su di lui alle magistrali, non ero il primo della classe in latino ma in letteratura latina me la cavavo bene, ho ancora nella mia bilbioteca tutti i libri di latino, come un ricordo di una lingua che amavo ma sui cui non soffrivo più di tanto.angg

Oggi però non si tratta più di retrorica nl caso della chies acattolica, ma di capovolgimento della realtà, teoricamente parlando è una specie di anti-epistemologia e di anti filologia, è unaa lingua quella della chiesa oggi che è triforcuta, cioè, mi spiego, Siti come Pontifex e giornali come Avveniure, libero, il Giornale, per fare un esempio, la punta dela lingua è la politica cattolica antilaica, questa va dritta al bersaglio perchè ha il potere di governare un paese con leggi catto-talebane più di 60 milioni di persone circa e di discrimionarne una parte consistente che a mio avviso potrebbe essere oggi la magigoranza degli italiani.

Massimo

@POPPER

Per quanto mi riguarda – se posso buttarla un istante sul personale – ho una solida formazione classica (sebbene, a un passo dalla tesi, mi sia poi laureto in filologia germanica e nordica con conseguente dottorato, non già in greco come prevedevo).
Tornando in tema, a proposito di retorica antica vs retorica cristiana (con relative armi di persuasione)… l’ironia della sorte ha voluto che dessi lezioni private di latino e greco… a un prete!
Tra un brano di Erodoto e un passo di Apuleio, mi è capitato ultimamente di affrontare un luogo di Giobbe tradotto da Girolamo in latino dalla Bibbia dei Settanta in greco. La resa di questo stralcio dell’antico testamento è interpretata dal “grande traduttore” (parole recenti di Ratzinger, fra l’altro) in modo – a dir poco – smaccatamente fazioso, in termini che s’ingegnano – tra forzature indicibili e aggiunte inventate di sana pianta – a stravolgere il testo in chiave messianica cristiana e neotestamentaria.
Mi voglio divertire a usare un po’ di quella “retorica classica” di cui parli – se per “classica” s’intende “non cristiana”, all’europea – per stuzzicare un po’ il prete – il quale, peraltro, è assai più aperto di tutti i suoi capi messi insieme… sennò col c a vo.lo che lo sopportavo! 😉

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