Si è spenta il 18 novembre scorso, a Strambino, nei pressi di Torino, alla veneranda età di 91 anni, Adriana Zarri, teologa, giornalista e scrittrice, esponente tra le più rappresentative del cattolicesimo riformatore e tra le rari voci critiche, nell’ambito del Consiglio nazionale dell’Associazione dei teologi italiani, del pontificato di Giovanni Paolo II prima (nel 2005 fu tra i firmatari di un appello che chiedeva al Vaticano di non beatificare papa Wojtyla) e di Benedetto XVI poi, la cui elezione accolse con freddezza.
Figura schiva (viveva da molti anni in un volontario eremitaggio) al contempo fu instancabilmente battagliera, schierandosi a favore del divorzio, per la contraccezione, contro il celibato dei preti, per il sacerdozio alle donne, a favore di una legge che regolamentasse l’aborto. Fu sempre a fianco di esponenti ecclesiastici progressisti (don Enzo Mazzi, Giulio Girardi, mons. Bettazzi) e criticò sempre le prebende e i privilegi della Chiesa.
Scrisse per riviste vicine al cattolicesimo di base come Concilium, Il Regno e Adista ma non disdegnava di collaborare con riviste laiche come il settimanale Avvenimenti (la sua rubrica si chiamava Diario inutile) e fino a poche settimane fa con Il Manifesto.
Molti la ricordano anche per la sua partecipazione fissa a Samarcanda di Michele Santoro.
Tra i suoi libri da citare Vita e morte senza miracoli di Celestino VI, pubblicato nel 2008, nel quale immagina dopo Benedetto XVI l’elezione di un nuovo papa, dal nome non casuale, che cambierà profondamente il carattere teocratico ed oscurantista che caratterizza l’inverno della Chiesa Cattolica attuale.
Stefano Marullo
mi mancheranno molto i suoi commenti su Il Manifesto, la sua indignazione etica e civile, la sua intelligenza; grande donna, Adriana Zarri, che merita d’essere ricordata con rimpianto e rispetto.
Leggevo anch’io con interesse e piacere i suoi pezzi nel Manifesto. E leggendo le informazioni su di lei qui sopra sono rimasto sorpreso. In altri tempi sarebbe stata dichiarata eretica e scomunicata. Come mai tanta indulgenza da parte della Chiesa? Sì, certo, oggi la scomunica non usa più, è anzi controproducente, retaggio di una Chiesa odiosa e persecutrice. O forse perché era una donna? Anche verso Uta Ranke-Heinemann Ratzinger non infierisce.
E tuttavia questa simpatica donna credeva anche lei a … Babbo Natale. Apprendo che si occupava ultimamente dello … Spirito Santo. Mah!
Una cristiana con cui anche noi potevamo andare d’accordo su molte, moltissime cose. Ma come si fa a prendere sul serio Babbo Natale o lo Spirito Santo? Gli ammiratori atei della Zarri me lo spiegano?
“Ma come si fa a prendere sul serio Babbo Natale o lo Spirito Santo? Gli ammiratori atei della Zarri me lo spiegano?”
Ho sempre più netta l’impressione che le menti delle persone sono fatte a “cassetti” o “zone”: in alcune zone si è razionali, in altre no, anche se è palese che le due cose non sono teoricamente compatibili (e tra l’altro è per questo che non è facile sconvertire un credente). Per esempio: qual è la percentuale di atei che non fanno rituali scaramantici?
secondo me la scaramanzia è un sintomo ossessivo compulsivo più che la manifestazione di una credenza
nell’inconscio non esistono contraddizioni
@ andrea pessarelli:
Nell’opera “Azioni osessive e pratiche religiose” del 1907, Freud sostiene che, in definitiva, la religione è come una sorta di nevrosi ossessiva dell’umanità.
@ thomas:
Nell’inconscio esistono le ambivalenze: non sono queste, viste dall’esterno, “contraddizioni”?
Così spieghi l’esistenza di scienziati come Cabibbo.
E io la penso come te.
La mente che può ragionare per compartimenti stagni. E guai a provare a metterli in comunicazione. La mente distruggerebbe progressivamente ogni reliquia religiosa e la persona si sentirebbe mancare la terra sotto i piedi, prima di sentirsi effettivamente libera e padrona di sè. Forse è anche l’autodifesa a impedire a un pensatore di toccare la sua sfera religiosa.
Ecco perchè è così importante la religione nella scuola e il catechismo fin da piccoli.
Beh, se condividiamo gli stessi ideali etici, per quanto mi riguarda potrebbe anche credere a Mazinga Z.
Sono d’accordo sia con Tonizzo che con Seneca, e mi spiego.
Soprattutto nelle persone anziane è fortissimo il peso della tradizione e della forma mentis passata, e davvero in credenti di una certa età si incontra una psiche un po’ a cassetti, razionale su alcuni punti molto meno in altri.
I credenti giovanissimi sono diversi e spesso più fanatici, perchè dove cala la supremazia culturale si rafforzano gli estremismi…si badi bene parlo di credenti convinti (pochissimi) non di chi va alla messa ogni tanto.
Però, come dice Seneca, se la morale a cassetti non porta danni sul pratico non mi interessa fare la radiografia della psiche altrui.
E questi cattolici più ragionevoli, se notate, sono tutti abbastanza anziani e presto moriranno e sarà una perdita per tutti; al loro posto troveremo ciellini o oltranzisti e siccome le minoranze smuovono le maggioranze e il mondo dei cattolici di facciata non si interessa di nulla, rischiamo la radicalizzazione delle posizioni.
E i religiosi quando hanno paura di perdere diventano violenti, la Storia ce lo insegna.
Mazinga Z é una potente forza a favore del bene!
Senza di lui saremmo ancora esposti alle mire del Dr. Heru.
Scherzi a parte mi fa piacere vedere che almeno alcuni utenti dell’UAAR non siano del tutto vittime della sindrome: “Urka, oh, ho ltto il lbro di Hiccéns e sn trpp ateo!!! XDDDD”.
@ Seneca
Quotone. Quello in cui può eventualmente credere una persona come Adriana Zarri, quale ha dimostrato di essere con la sua storia descritta da questa “Ultimissima”, conta poco o nulla.
la scomunica si usa ancora eccome… ce l’ha ogni sbattezzato, tanto per dirne una…
e ogni apostata.
Mi vorrei far stampare un bel certificato di scomunica latae sententiae in carta pergamenata!
Neanch’io capisco chi si dice cattolico, per poi criticarne tutto. Sono persone che godono della mia simpatia, ma anche sinceramente sono masochiste, perché soffrono tutta la vita cercando di cambiare ciò che non si può cambiare.
Conobbi personalmente anni fa Monsignor Helder Camara vescovo del Brasile e teologo della liberazione. La CCAR (particolarmente Woytila) lo mobbizzarono, ma lui rimase fedele alla sua chiesa ed ai suoi principi. È esattamente lo stesso che succedeva ai dissidenti del vecchio PCI che volevano un distacco + netto dall’URSS, ma venivano emarginati.
Certe volte penso che alcune persone hanno paura di uscire da un gruppo e dirsi veri liberi pensatori.
Lo dico chiaramente, se l’UAAR cominciasse a profilarsi prendendo posizioni che non condivido, prefereirei essere un ateo solo e libero, piuttosto che un seguace scontento. Per fortuna l’UAAR non è così!
Sergio: te lo spiego, almeno per quanto mi riguarda: stimo chiunque sia una persona per bene e, nel rispetto degli altri e della civile convivenza, agisca coerentemente con le proprie idee; il fatto che sia credente o meno per me non costituisce una pregiudiziale; e, fermo restando il mio felicissimo agnosticismo esistenziale, non ritengo di poter essere io ad arrogarmi, in questo campo, la facoltà di dare o togliere patenti d’intelligenza; anche perché ritengo d’essere sufficientemente colto e intelligente per ritenermi grandemente incolto e non geniale. Tonizzo e Seneca: sono d’accordo. Batrakos: giusta la tua osservazione sui credenti anziani che estenderei tranquillamente anche alla sfera politica. iging: per alcuni non è tanto paura di uscire dal gregge quanto volontà d’essere fedeli al proprio credo, che travalica condizionamenti politici e temporali; non sottovalutare il potere di una fede, religiosa o meno che sia; ammirevole quindi se la fedeltà ad essa non sconfina nel fanatismo o nella prevaricazione altrui; e, per inciso, non definerei la Zarri una cattolica ma una cristiana nel senso più alto dell’espressione, anche un po’ eterodossa come eterodossi son stati, nel corso dei secoli, i cristiani più coerenti.
Forse per persone come Camara, Zarri, don Milani, il motivo per rimanere dentro la Ccar invece che uscirne per diventare dei liberi pensatori è semplicemente l’idea di cambiare il mondo. Mi spiego: uscendo dalla Ccar la loro forza diventa pari a zero; rimandendovi forse pensano di poter modificare la struttura del cattolicesimo, riuscirne a far emergere il “lato buono” e sfruttare in questo modo l’enorme forza, autorità e ricchezza della Ccar per migliorare la società.
Comunque mi pare una battaglia persa.
Iging, sono d’accordo con quello che scrivi. Intanto, onore ad Adriana.
Ho avuto anch’io l’occasione di conoscere di persona e di parlare con Helder Camara negli anni sessanta…. Mi colpiscono nel tuo intervento queste parole: “soffrono tutta la vita cercando di cambiare ciò che non si può cambiare”.
E’ la soffrerenza dello scarto evolutivo dell’Indentità personale dagli inevitabili condizionamenti del luogo e della cultura in cui nasciamo. La tragedia nasce proprio dallo scontro delle proprie ragioni con quelle dell’Istituzione che ti ha formato. Darwin è grande maestro nel pennellare questo doloroso argomento che lo ha interessato di persona e nei suoi rappoti con la sua adorata moglie. Ho pianto nel leggere le sue annotazioni su una lettera che la moglie gli aveva scritto in proposito. E’ la tragedia umana e DIO (qualunque dio delle dottrine) è il più grande colpevole, l’unico che, come dice E. Olmi, dovrà rendere conto a ciascun umano delle SOFFERENZE dell’umanità intera! Liberarsi di questo dio è liberare l’uomo dalla grande sofferenza. A cominciare dal non permettere il lavaggio dei cervelli in formazione dei bambini. Talvolta sono doppie vittime: oltre che psicologicamente anche fisicamente come Storia dimostra.
Mi sono piaciuti i commenti e le spiegazioni. Vorrei però insistere su un aspetto: l’indulgenza dell’istituzione o del potere verso esponenti e posizioni chiaramente eversivi (la cosa si osserva naturalmente anche all’interno dei partiti). Forse per la Chiesa una Zarri era una signora nessuno che conveniva ignorare piuttosto che condannare e farle così pubblicità («sopire, sopire»).
C’è poi da dire che i «dissidenti» fino a un certo punto non solo si può tollerarli, ma sono anche utili (si dimostra così l’apertura mentale del gruppo, attirano anche altri per la loro intelligenza e spregiudicatezza). Però appunto: solo fino a un certo punto. Quando la situazione si fa seria si dichiara la ricreazione finita: allora non si scherza, o di qua o di là.
Sergio: personalmente anch’io mi chiedo come si possa credere a babbo natale; ma noi non credenti quanto innalziamo i nostri idoli virtuali alla scienza e alla ragione non tendiamo forse a deificare più del logicamente consentito le nostre idee? e i più intransigenti tra noi non professano forse il credo dell’incredulità e della derisione delle altrui fedi? proprio con la sua dea e le cerimonie dedicatele Robespierre il grande ha incominciato a diventare piccolo
Sergio: poi, naturalmente, se è necessario: di qua
Sergio: scrivo in fretta, scusa; intendevo darti ragione; quanto alla tolleranza ecclesiastica per la Zarri (che, se non ricordo male, aveva anche ottenuto il permesso di autocomunicarsi) le ragioni potrebbero essere molte; non escluderei nemmeno la secolare misoginia che forse faceva considerare una donna, in quanto tale, una polemista da non temere e da non prendere sul serio più di quel tanto
La scomparsa di uno spirito critico è sempre una grande perdita per tutti, credenti e non credenti. D’altra parte il fatto personale di credere rientra nella mentis libertas seu beatitudo di cui parlava Spinoza. La cosa più importante è non aderire ad un culto confessionale proprio di religioni strutturate gerarchicamente in cui il pensiero sia appannaggio di pochi che lo impongono ai molti sotto forma di dogma: e mi pare che non fosse il caso di Adriana Zarri. Da convinto non credente esprimo tutto il mio umano dolore per la perdita di questa figura così importante di intellettuale, ma al tempo stesso la certezza che le sue idee sono e resteranno patrimonio di tutti anche nella sacrosanta battaglia per la laicità dello Stato e dalla liberazione dall’abbraccio mortifero con il Vaticano.
Col Concilio Vaticano II molti cattolici hanno creduto che la chiesa si fosse aperta ed infatti abbiamo visto posizioni molto differenti (teologia della liberazione, progressismo tedesco, preti operai, ecc.), poi è arrivata la restaurazione di GPII, con esecutore l’attuale pontefice e questi sono stati ridotti al silenzio, riducendoli allo stato laicale o mettendoli in condizioni di non nuocere (vedi il teologo Kung) e possono sopravvivere all’interno della chiesa solo in posizioni marginali (vedi don Gallo o il cardinal Martini che è stato allontanato da Roma emarginandolo a Gerusalemme). La teologa Zarri (ma c’è anche una teologa tedesca che ha studiato con Ratzinger) essendo una donna non poteva mai aspirare a ricoprire ruoli di prestigio all’interno della gerarchia ecclesiastica e, quindi, non poteva creare problemi. E sono esempi utili per sostenere la “tolleranza” della chiesa.
Riguardo al fatto che nonostante tutto continuasse a rimanere nella chiesa, come molti altri critici, ritengo che la fede abbia molte somiglianze con l’innamoramento, anche in quel caso una persona può subire tutte le angherie possibili ed essere messo di fronte a tanti fatti negativi eppure non riesce a trarne le dovute conclusioni e trova giustificazioni per ogni cosa. Solo quando riescono finalmente a liberarsene i fuoriusciti da chiese/sette spesso diventano i più feroci critici ed in grado di rendere pubblico il funzionamento reale di tali chiese/sette e forse alle chiese non conviene tirare troppo la corda per portarli ad una rottura, soprattutto quando hanno a che fare con personaggi carismatici ed intelligenti.
Non va dimenticato anche l’effetto dell’indottrinamento subito sin dall’infanzia che rende difficile liberarsi di queste strutture culturali e sociali (per esempio quasi nessuno dei cattolici critici qui in Italia passa ai Valdesi o ai Luterani) e la nostra mente ha la capacità di lavorare a comparti stagni: essere razionali su certe cose ed essere irrazionali in altre, cioè trovare dei compromessi.
Penso che la naturale variabilità del pensiero umano porti ad avere posizioni ed esigenze differenti e ci sono indubbiamente persone che senza una fede non riescono a vivere (anche se secondo me queste esigenze spesso non sono innate, ma sono frutto dell’indottrinamento e del condizionamento culturale della società plasmata dalle religioni e sappiamo quanto pochi siano i veri “spiriti ribelli” in una società). Per questo non mi crea problemi che uno sia credente (al massimo può farmi sorridere che possa credere a certe cose nel 2010), ma per me quello che conta è ciò che fa, come si comporta nel mondo reale. Il problema nasce quando la fede rende impossibile il dialogo ed esce dall’ambito di credenza individuale e si organizza e struttura in potere per imporre agli altri il proprio credo e le proprie scelte.
Tutto giusto è bello quello che dici (oggi leggo solo commenti interessanti). A proposito di quella donna a cui tu accenni (“ma c’è anche una teologa tedesca che ha studiato con Ratzinger”) posso dirti, se non lo sai, che lei il «gran passo» l’ha fatto. Uta Ranke-Heinemann oggi non crede più a niente (per lei non esiste né inferno né paradiso, per dirne una). Ho letto vari suoi libri che hanno avuto molto successo, anche in Italia (uno era “Eunuchi per il regno dei cieli” – già il titolo dice tutto ..). La Ranke però afferma anche che per lei Dio è un’evidenza (non deve crederci, Dio è indubitabilmente): su questo ovviamente dissento. A me sembra che però lei abbia una gran nostalgia di suo marito che spera di rivedere (è vedova) più che di trovarsi faccia a faccia con Dio.
Poi c’è anche Eugen Drewermann che alla fine è uscito dalla Chiesa (Küng invece no). Tra Ranke e Drewermann e Ratzinger non ci può essere partita: i due stravincono per cappotto, sono troppo bravi e preparati, e non solo in teologia.
È dunque possibile fare il salto. Certo questi sono due esempi soltanto, i più – anche persone molto intelligenti – restano fedeli alla Chiesa, pur con tanti distinguo, per i motivi che avete detto.
È poi vero che possiamo benissimo sorvolare su certe vedute dei teologi alla Zarri se poi nelle cose pratiche con loro ci intendiamo benissimo. Certo è che i non credenti o atei da personaggi come la Ranke, Drewermann e Zarri non hanno nulla da temere.
concordo: se i cattolici credenti fossero tutti persone come Ranke, Zarri o Kung l’ateismo verrebbe considerato semplicemente come un pensiero differente, con il quale confrontarsi senza atteggiamenti violenti o “redentisti”. In realtà già il rapporto di altre chiese (valdesi in primis) con gli atei è imperniato a questo reciproco rispetto, seppure con visioni diametralmente opposte sulla questione del soprannaturale
Chissà come gioiranno quei sadici di Pontifess 🙁
Nel mio percorso da cristiano cattolico osservante ad apofatico (alla Lombardi Vallauri) ho incontrato, nella mia lontana giovinezza, anche Adriana Zarri, quando scriveva su Com e, se non sbaglio, sul settimanale Sette giorni. La ringrazio, perché ha concorso a staccarmi dalla chiesa istituzione (CCAR), ad avvicinarmi allo studio storico-critico dei testi fondativi della fede cristiana, ad aprirmi alle istanze di altri credenti e dei non credenti.
La discussione di oggi é particolarmente interessante, sul serio. Perchè si sta parlando di una forma di religiosità positiva con la quale si può tranquillamente convivere da atei o agnostici, ma che purtroppo non é la regola. E mi piace molto vedere come qui nell’Uaar (perlomeno qui fra di noi) non siamo atei “estremisti” ed ultraintransigenti, ostili anche a persone più illluminate come la Zarri solo perchè credono in qualcosa in cui noi non crediamo, come se questo avesse una qualche importanza sul piano pratico. Simili posizioni, é evidente, non sarebbero granchè razionali. Possiamo anche discuterne, ma in maniera molto tranquilla, pacata e distaccata come si é fatto finora, senza pregiudizi o polemiche pretestuose e inutili di nessun genere. 🙂
Ho l’onore e il piacere di essere un socio UAAR piuttosto recente ed è la prima volta che mi accosto a questo forum che trovo straordinariamente interessante e ad un livello culturale notevole.
Ciò che mi sta a cuore sottoporre all’attenzione di quanti amano scrivere e leggere qui, è qualcosa che chiamerei “Le trappole del proselitismo”. Durante il ventennio (’22-’43) c’era la tendenza a considerare alla stregua di traditori e nemici della Patria (naturalmente con lettera maiuscola) tutti coloro che dissentivano. La chiesa cattolica fa la stessa cosa quando chiama fedeli gli adepti o seguaci.
Ora proprio nel precedente contributo piuttosto colto di Sergio delle ore 15:00 è scritto “… – anche persone molto intelligenti – restano fedeli alla Chiesa, …”. Quello che mi sembra discutibile è il termine ‘fedeli’. Credo che usare questo termine significhi cadere nella trappola, perché il contrario di fedele, che ha evidentemente una connotazione positiva, è (leggo dal dizionario dei sinonimi) infedele, miscredente, empio – infido, sleale – falso, inesatto, impreciso… tutti termini pesantemente negativi. Come se la nostra cara chiesa ci dicesse: o meglio dicesse ai suoi adepti: “Se vuoi essere buono devi restare con noi altrimenti guarda un po’ quanti aggettivi possiamo appiopparti!”
Ma questo è solo un esempio. Poi c’è la bellezza della coreografia dello sposarsi in chiesa, ci sono gli auguri nelle ricorrenze degli onomastici (i compleanni, per fortuna, non sono un fatto religioso),
e per finire, dulcis in fundo, c’è un bel funerale, magari con la chiesa riccamente addobbata. Ma, vuoi mettere, il piacere di morire quando qualcuno poco dopo ti promette che risorgerai e che in fondo sei stato fortunato perché adesso sei al cospetto di Dio e, praticamente, hai fatto un affare! Quanti sono capaci di rinunciare ad una simile consolazione? Tutte trappole del proselitismo.
Ed ecco quindi una delle possibili spiegazioni del perché tanta gente ha difficoltà, come la povera Adriana Zarri, a ‘gettare la tonaca alle ortiche’ (leggi l’abito mentale) anche quando non può fare a meno di criticare pesantemente e perfino di dissentire da tante posizioni discutibili della chiesa cattolica. Pochi purtroppo hanno il coraggio di sfidare il biasimo pubblico e la pubblica condanna, a partire dall’ambito familiare, specialmente nella nostra società che ha subìto condizionamenti terribili e secolari.
mah, non credo che le motivazioni di una persona profonda come la Zarri possano essere quelle della bellezza coreografica dei matrimoni o funerali cattolici. Piuttosto la consolazione di una vita dopo la morte. Ma in ogni caso questo non spiega la difficoltà ad uscire dalla Ccar da parte di menti sicuramente illuminate quali Zarri, Kung, ecc. Credo sia piuttosto la speranza di poter rendere la struttura chiesa più aderente al messaggio evangelico (messaggio evangelico inteso come valori positivi espressi nel vangelo, non come uso che ne fa il Vaticano).
Un piccolo inciso (per quelli come Lorenzo Galloppini che si stupiscono della pacatezza e profondità dei commenti di questo tag): credo che i troll che solitamente riescono a far perdere le staffe anche al più tranquillo ateo od agnostico tirandogli fuori l’anticlericalismo più spinto, non sappiano nemmeno chi era Adriana Zarri
Concordo con Puric.
Molti rimangono dentro sperando di cambiare le cose e, ripeto, per quanta riguarda gente famosa è anche un ragionamento che può avere la sua validità, visto che personaggi come Gallo o Zanotelli o simili se uscissero non sarebbero più nessuno.
E’ tatticamente giusto o sbagliato? Non saprei, nè mi interessa rispondere anche perchè su questo argomento ci siamo ampiamente confrontati e torneremmo a dire le stesse cose.
So solo che io non sono nessuno per giudicare le scelte altrui fin quando non mi vengono contro e se nella CCAR fossero tutti come Zarri o gli altri nominati, essa non sarebbe più un nemico ma un interlocutore con cui su temi concreti (sottolineo il termine concreti giacchè c’è poco da ragionare su Trinità, incarnazioni, transustanziazioni, vergini perpetue) ci si potrebbe confrontare e addirittura collaborare.
Secondo me, se Don Gallo si presentasse da spretato alle primarie, batterebbe anche Vendola. 😉
@ Batrakos
“…un interlocutore con cui su temi concreti (sottolineo il termine concreti giacchè c’è poco da ragionare su Trinità, incarnazioni, transustanziazioni, vergini perpetue) ci si potrebbe confrontare e addirittura collaborare.”
Come infatti già accade con le comunità cristiane di base e i valdesi, con i quali l’Uaar ha costituito la Rete Laica a Bologna.
Paul,
mah…se si presentasse all’indomani di essersi spretato forse di voti ne prenderebbe; basterebbe però un annetto e nessuno si ricorderebbe più di Gallo tranne -forse- le compagne e i compagni con cui ha condiviso e condivide tante battaglie.
Purtroppo è una concezione della politica, questa di puntare sul nome, che è molto di moda ma che con la politica vera non ha nulla a che fare: non credo proprio che Gallo abbia le qualità machiavelliche e ciniche che la politica necessita.
Ciò detto la lotta adatta a Gallo è quella sociale e culturale e, se fosse un normale cittadino, di nuovo in pochissimo tempo perderebbe d’appeal.
Almeno io la vedo così.
Batrakos,
io penso che l’Italia, in questo momento, abbia un bisogno infinito di liberarsi da tutti i politici che svolgono il loro lavoro in modo macchiavellico e cinico. 😉
Paul
Che dire? Per me cinismo e machiavellismo sono qualità imprescindibili per fare politica, che è cosa sporca per essenza e senza queste qualità si perde con la coscienza pulita, ma si perde a vantaggio dell’avversario.
Bisogna vedere -questo fa la differenza- lo scopo che si vuol raggiungere e i nostri politici vogliono solo le poltrone e i soldi.
Il fine giustifiKa i mezzi? Entro un certo limite (ovvero se i mezzi non neutralizzano il fine tanto sono spropositati) io dico di sì.
Paul
ti ho risposto ma sono in moderazione, comunque non è cosa poi molto importante, approfondivo solo i concetti di machiavellismo e cinismo nel senso in cui li intendevo. Fa niente.
@ puric
Non mi sono affatto “stupito” della pacatezza e profondità dei commenti di questo tag, leggi meglio: ho scritto che “mi piace” leggere certi commenti, che al contrario non mi sorprendo affatto di trovare fra iscritti all’Uaar.
Cito soltanto alcune vostre affermazioni tratte da una delle discussioni piu’ recenti, ra l’altro originata da un argomento assolutamente “innocuo”, le possibili dimissioni del Papa e del Dalai Lama.
Il magistero di quei due “due ridicoli individui, capi di organizzazioni politiche camuffate di “religiosità” viene definito “riflessioni adeguate alla stanza da bagno”, il Cattolicesimo un insieme di “favolette assurde e scopiazzate qua e la dai resti di altre religioni” per comprendere le quali “meno neuroni si hanno e meglio e’”.
Povera Adriana: attestazioni di rispetto su un sito dove si scrivono queste cose equivale a un insulto alla memoria!
Saluti.
Cesareb,
attenzione: le dichiarazioni dei commentatori (in realtà nemmeno quelle degli articoli su cui si commenta) non riflettono la posizione dell’UAAR.
Saluti a te.
@Cesare b
Prova a leggerti i commenti del Sig. Zaccheo/CIRENEO…Lui si che sprizza amore e rispetto da tutti i pori!!….E per fortuna che appartiene alla religione dell’ammmmore!!
Cesare non fare confusione.
Un conto è ciò che si pensa di una credenza, dell’essere convinti dell’esistenza di un qualche dio o di babbo natale, che può essere causa di comprensibili scatti di ilarità e talvolta di derisione da parte di chi credente non è (e devo ammettere che capita anche a me! :-D)
In questa discussione stiamo però parlando di altro, cioè di come sia possibile trovare “punti di incontro” con credenti che non si chiudono ottusamente su ciò che ha detto il loro capo, ma pensano con la propria testa e spesso arrivano a conclusioni ben differenti delle posizioni ultraconservatrici e bigotte della ccar e di molti suoi adepti.
Con queste persono riusciamo benissimo a conversare e giungere talvolta a prese di posizione etiche condivise, pur rimanendo intimamente convinti dell’esistenza di un dio oppure no.
@ lorenzo:
sì, è vero: forse ho attribuito a te una mia percezione. Anche a me piace una discussione pacata, e mi sembra anche abbastanza logico che ciò avvenga parlando di Adriana Zarri che era una persona tollerante e aperta agli altri.
E qui rispondo @ CesareB: tanto pacata può essere la discussione rispetto a (e nel rispetto di) Adriana Zarri, quanto animata e feroce quella nei confronti di Benedetto XVI che è persona che parla ex catedra, irrispettoso e intollerante nei confronti dei non credenti, capo di un’organizzazione che a mio avviso è semplicemente un business system che aproffitta della buona fede delle persone semplici
Cesare B
Se va sul blog di Le Scienze troverà anche li di tanto in tanto delle espressioni forti, non parliamo poi se va su quelli dei vari giornali sia italiani e stranieri, anche di quelli più seri. Un blog è aperto a tutti, anch’io ho scritto qua per anni senza esserne socio fino a pochi mesi fa. In un blog bisogna fare selezione tra gli interventi e riconoscere quelli utili. E contrariamente alla chiesa cattolica che cerca di uniformare il modo di pensare, soprattutto con gli ultimi due papi, tra i non credenti non esistono dei riferimenti unici e dei modi di pensare unificati. Contrariamente a quello che la sua chiesa vuole far credere non esiste un ateismo unico, nè un agnosticismo o non credenza unica. Quindi ognuno parla per se e differenti sono le filosofie di vita e le sensibilità. Alcuni (suppongo parecchi giovani) preferiscono scaricare la loro insofferenza verso un mondo mieloso, falso e ipocrita che si è cercato di imporre a loro e anch’io a vent’anni avrei usato delle espressioni più forti e colorite per manifestare la mia insofferrenza verso lo strapotere in Italia di questa chiesa cattolica e soprattutto della sua gerarchia dominante. E sono due cose distinte il credo religioso, quello politico e le visioni della società e dell’individuo. Io che conosco i luterani tedeschi apprezzo alcune loro posizioni sociali, non certo quelle teologiche e constato le differenze notevoli con la religione cattolica. In alcuni miei interventi ho avuto apprezzamenti per i discorsi del vescovo luterano Margot Kaessmann.
Comunque noto che lei nei suoi interventi non ha proprio nessuna intenzione costruttiva, ma solo di provocare.
una donna coraggiosa, che si leggeva volentieri su Avvenimenti…
mai capito come una così potesse restare cattolica; grazie a Stefano
per averne fatta memoria.
Ho apprezzatola la levatura di diversi commenti, molto adatti a ricordare la Zarri, studiosa per l’appunto apprezzabile e di alto profilo.
Trovo però che la considerazione espressa da taluni circa la difficoltà d’imbattersi in credenti dello stesso livello, con i quali noi ben potremmo dialogare in merito a tolleranza, razionalità e reciproco rispetto , faccia il paio – a parti invertite – con il “cortile dei gentili” dei cattolici. Insomma nel ” salotto degli atei costumati”, o come chiamarlo, non vogliamo si accomodino credenti che riteniamo fanatici e ottusi. Proprio come i credenti non accolgono nel loro cortile gli atei “folkloristici”.
Ma se davvero ci si vuol confrontare, non è possibile selezionare a modo proprio gli interlocutori…