L’ultimo numero di Adista, rivista vicina ai movimenti di base cattolici, dà ampio spazio alla scomparsa del card. Michele Giordano, ex arcivescovo di Napoli, che si è spento all’età di 80 anni il 2 dicembre scorso. Il ritratto di Giordano è impietoso. Dagli scontri con il prete antimafia don Luigi Merola, accusato da Giordano di fare il ‘poliziotto’ e al quale fu vietato finanche di fare omelie, alle inchieste sugli abusi edilizi e sul cambio di destinazione di alcuni immobili da parte della Curia di Napoli, alle recenti accuse di usura. Viene anche ripercorsa la fulminante carriera di Giordano, all’ombra dell’amicizia con l’esponente democristiano Emilio Colombo, lucano come lui, e il burrascoso rapporto del cardinale con la stampa, contrassegnato da numerose querele per diffamazione intraprese dall’alto prelato nei confronti de La voce della Campania e L’Espresso per le loro inchieste relative ad affari poco trasparenti delle diocesi campane e segnatamente alla partecipazione dell’arcidiocesi di Napoli all’Interporto di Nola nel periodo del Giubileo del 2000. Oltre che il card. Giordano, uscito sempre assolto dalle numerose inchieste che lo riguardavano, Adista ricorda come anche molti suoi familiari, tra cui il fratello e il nipote, e collaboratori siano finiti sotto le maglie della giustizia. Come se non bastasse, il suo successore card. Sepe è stato iscritto nel registro degli indagati per le vicende relative a Propaganda Fide e gli scandali della ‘cricca’ romana; stavolta, però, l’arcidiocesi di Napoli non c’entra.
Stefano Marullo