Studio: la pratica religiosa cambia l’attenzione per i dettagli

Uno studio pubblicato sull’ultimo numero di Cognition (God: Do I Have your Attention?)  realizzato da diversi ricercatori che hanno operato su un campione di cittadini olandesi, italiani e israeliani, sostiene che la pratica religiosa cambia l’attenzione delle persone, orientandola o meno verso i dettagli. L’osservanza della religione, in quanto insieme di regole da rispettare, modificherebbe, si sostiene,  la capacità di reagire agli stimoli visivi. Secondo i ricercatori, religioni come l’ebraismo o confessioni come il cattolicesimo spingerebbero, per questo motivo, a una minore attenzione per i dettagli; nel calvinismo, al contrario, il fenomeno si ridurrebbe alquanto, poiché tale confessione è sostanzialmente basata sulla responsabilità individuale. L’effetto sarebbe visibile già durante l’infanzia, tanto da essere riconoscibile anche tra gli atei battezzati (sia nel cattolicesimo che nel calvinismo, quindi in direzioni diverse). L’indagine non sembra invece essere riuscita a identificare un atteggiamento comune tra gli atei provenienti da famiglie di non credenti.

Raffaele Carcano

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17 commenti

Stefano

“… confessioni come il cattolicesimo spingerebbero, per questo motivo, a una minore attenzione per i dettagli”

minore? dettagli?

dettagli tipo vergini che partoriscono, morti che risuscitano, 1+1+1=3=1?

Alfonso

Penso sia normale che in un cervello infarcito di DOGMI sin dalla tenera età, lo spazio per il ragionamento, l’attenzione, l’osservazione siano ridotti a lumicino se non definitivamente spneti, come osserviamo spesso quando interloquiamo con i credenti. Gli studi hanno confermato ciò che anche un profano può notare con grande facilità. Comunque una conferma scientifica è sempre la benvenuta, sia chiaro. Salud

puric

Alfonso, non condivido. Un cervello infarcito da dogmi, ma curioso, presto comincia a porsi domande e a trovare tutte le falle e le incongruenze dei dogmi stessi. Penso che-paradossalmente-sia proprio il dogmatismo religioso a spingere le menti più vive fuori dall’ambito religioso e dedicarsi con la stessa attenzioni ad altri campi.

Federico Tonizzo

Veramente mi pare di aver capito che l’effetto sarebbe solo sulla percezione degli stimoli visivi…

biondino

l’hai detto, federico, ma un cervello pieno di dogmi sin dalla tenere età come quello di alfonso certi particolari non li coglie. chiunque lo può notare con grande facilità.

Io ero Sai

“Secondo i ricercatori, religioni come l’ebraismo o confessioni come il cattolicesimo spingerebbero, per questo motivo, a una minore attenzione per i dettagli”
Beh dai, se facessero attenzione ai dettagli dopo aver letto la bibbia non sarebbere più religiosi.
Stessa cosa si può dire se riuscissero a vedere i dettagli dell’evoluzione, invece di credere “le giraffe avevano il collo corto, dio le vleva col collo lungo e le fece evolvere”.

POPPER

O credere e accettare la superficie-facciata di un insegnamento religioso o essere critici e razionali, attenti ai detttagli nell’approfondimento delle materi di studio letterarie, scientififiche e filosofiche.

Due modi di essere diametralmente opposti tra loro: o dio che per mezzo del clero ti impone l’accettazione acritica di un decalogo e magistero petrino, o lo sviluppo critico, approfondito e professionale della propria etica e dentologia, nel non dare nulla per scontato e dogmatico

Nell’epistemologia Karl Popper spiega che uno dei difetti del metodo induttivo è che si da troppa importanza alla legge generale o asserzione generale più che alle asserzioni particolari nella scoperta e studio dei casi nei molteplici dettagli e fenomeni che li caratterizzano, infatti chi è più attento ai dettagli è anche più relativista nelle proprie asserzioni particolari, conscio che all’asserzione generale ci si arriva in modo più attendibile e dimostrativo se maggiore è l’attenzione a un magigore numero di casi scoperti, e che nessun dettaglio e caso particolare va forzato teologicamente ficcandoci dentro dio percè la legge generale sia di conseguenza una legge scientifica coerente con l’insegnamento creazionista, per esempio.

Quindi, dopo che si è usato una lente di ingrandimento epistemologica e scientifica, è escluso che la sopranaturalità possa impedirci di vedere molto più approfonditamente, anzi, in ultima analisi dio o le entità divine e angeliche non avevano proprio nulla a che vedere con l’uso della ragione, le scoperte e lo studio dell’universo, come anche l’astrofisico Hawking aveva fatto capire a proposito della teorie del Big Bang.

bruno gualerzi

Induzione e deduzione, o chiarezza e distinzione, per dirla con Cartesio: quale atteggiamento è in grado di mettere meglio a fuoco una realtà complessa?
A mio parere – ovviamente se praticate correttamente – hanno una stessa potenzialità, anche se si manifesta in modo diverso, per tanti aspetti opposto: l’induzione permette di mettere a fuoco i dettagli che alla deduzione si presentano in modo indistinto. mentre la deduzione garantisce una visione d’insieme che all’induzione sfugge. Va da sè che si tratta di uno schema molto teorico… nella pratica i due ‘sguardi’ sulla realtà possono benissimo essere proficuamente complementari, essendo l’uno il correttivo dei limiti dell’altro. Ai miei studenti ponevo questa domanda: coglie mrglio la ‘realtà’ di una citta che la esperimenta vivendoci all’interno, a contatto diretto cone gli elementi che la compongono, o chi si pone su un’altura in modo da coglierla nella sua totalità, come ‘dettaglio’ rispetto a ciò che la circoda, al panorama nel quale è inserita?. La risposta dei più attenti era ovviamente sempre la stessa: la si coglie in due modi, entrambi veri ma parziali… l’ideale sarebbe disporre sempre di entrambi.
La pratica religiosa? Nelle religioni monoteiste – come riscontra la ricerca – se la pratica fosse improntata alla coerenza con la visione del mondo delle religioni, la deduzione (la deduzione dai principi che determinano la realtà nella sua totalità) dovrebbe essere dominante, il dettaglio sarebbe colto senza la distinzione che lo caratterizza proprio come dettaglio. Viceversa una mentalità scientifica per cui la conoscenza si forma attraverso l’induzione, è evidente che il dettaglio è colto nella sua specificità, utilizzabile per essere collocato in una ‘legge’ che a sua volta diventa un dettaglio, e così via.
Al di là della religione… o meglio in contrapposizione alla religione, credo pur sempre che induzione e deduzione siano necessariamente complementari per avere un quadro della realtà il più possibile affidabile: basta sostituire alla religione, alla teologia, la filosofia, che dovrebbe garantire una visione d’insieme utile alla conoscenza del dettaglio in quanto sapere non assoluto, ma caratterizzato dallo sforze di soddisfarne l’esigenza senza illudersi di poterlo fare veramente… mentre la scienza dovrebbe riconoscere che il procedimento induttivo è tanto più produttivo in termini di conoscenza quanto più è consapevole che la deduzione definisce pur sempre l’orizzonte all’interno del quale si articola. Insomma esistono due esigenze che la religione e il cosiddetto scientismo ritengono di poter soddisfare separatamente e integralmente. La distinzione tra scienza e filosofia c”è, naturalmente, ed è strutturale per quel che riguarda i procedimenti, ma gli uni sono complementari agli altri.

POPPER

Bravo Bruno, sono d’accordo con te, è importante la visione di insieme purchè se ne conoscano anche i dettagli, o ne se ne voglia conoscere; mi ritrovo anche nella tua frase:

“La distinzione tra scienza e filosofia c”è, naturalmente, ed è strutturale per quel che riguarda i procedimenti, ma gli uni sono complementari agli altri.”

e anche in

“basta sostituire alla religione, alla teologia, la filosofia, che dovrebbe garantire una visione d’insieme utile alla conoscenza del dettaglio in quanto sapere non assoluto,…….”

e via dicendo

POPPER

Osservo spesso che sia un’ossessione emotiva la forzatura di molti credenti a conciliare ad ogni costo fede e ragione, poichè loro non vogliono passare per irrazionali e campati per aria, credendo in dio o in divinità in genere, quindi, pur ammettendo che dio non può essere discusso ma creduto, vogliono a tutti i costi che questo dio consenta loro di ragionare su di lui in ambito scientifico e filosofico, pur sapendo che dio è solo e fondamentalmente teologico e che non lo si può ficcare dentro prima, durante e poi una teoria scientifica senza che lo stesso dio subisca l’inesorabile ma scientifica smentita da parte di teorie migliori e più attendibili, altrimenti si finerebbe per contestualizzare dio e le divinità ad ogni teoria che più si avvicini alle ideee dell’Intelligent design, ma questo è un cattivo uso del metodo induttivo, poiché già a priori e a posteriori si era ficcato dio e le divinità come presenze cosmogoniche a cui far seguire una giustificazione scientifica, proprio per far apparire a tutti che fede e e scienza sono compatibili tra loro.

FSMosconi

Ateo: Eih! Ma quel dipinto di Iside sul trono con Horus non ti ricorda niente?
Cattolico: Mmmmm… no, perchè?

😆

Diocleziano

Certamente concetti come la provvidenza che dovrebbe sopperire ai mali della vita, o la confessione, che qualsiasi cosa tu faccia poi ci mette una pezza, non aiutano certo a perseguire un comportamento di coerente attenzione.

biondino

molte reazioni a questa notizia dimostrano che l’ateismo e l’agnosticismo inducono un disturbo dell’attenzione nella lettura, perchè l’impellenza di commentare impedisce loro di notare che l’articolo citato riguarda il modo di percepire gli stimoli visivi, ossia le immagini. 🙁

per bruno: che ne deduci o induci? 😉

bruno gualerzi

Che hai ragione, e che il tuo commento è di ottima qualità.
Però ciò che ho scritto mi piace ugualmente (^_^)

Diocleziano

Io avevo inteso in senso lato il discorso sui dettagli.
Comunque in fatto di percezione delle immagini sono certamente messi peggio i credenti, dal momento che non ho mai sentito dire che un ateo abbia visto la madonna. 🙂

lucia

In molte occasioni mi torna alla mente il “Verum ipsum factum” di Giambattista Vico (1669-1744). Un Autore-aumentatore mai nominato perché troppo difficile da leggere e capire, ma così famigliare nella sostanza del suo pensiero complesso. La Storia, poiché siamo noi uomini che la creiamo con il nostro agire, é la Scienza Nuova che meglio possiamo capire. Se ci impegniamo però. Capire ( alla larga dal voler giudicare prima di capire! Se n’é lagnato addirittura Galileo..) comporta un voler cogliere il maggior numero possibile di dettagli, molti dei quali talmente sottili ed opinabili da permettere le più lontane dalla realtà, interpretazioni e descrizioni ideologiche o teologiche (le due, più o meno equivalenti…)La storia dei miei genitori e nonni é più reale ed importante della storia di Napoleone e della Rivoluzione Francese o Russa alle quali tuttavia come in genere alla Grande Storia, ogni storia individuale e/o quotidiana può essere per mille vie ricondotta. Una attenzione non adulterata (poco adulterata) alla propria storia personale, ovvero alla propria esperienza, potrebbe dare risultati etici meno grami di quelli riconducibili al timore di un castigo ultraterreno più prospettato che paventato ( a partire da una concezione del peccato originale, di una colpa a prescindere, che risulterà inevitabilmente soccombere nel rapporto di forza con il tornaconto personale: gli uomini non amano il male, amano solo se stessi).
Vado avanti a scrivere, ma nella consapevolezza che l’argomentare su faccende così astratte, quando le associazioni di idee si accavallano col rischio dell’incoerenza, destabilizza chi scrive.
Constato però, leggendo i vari interventi, che da idea nasce idea: tanto più utilmente quando si è indotti a dissentire. Dunque, procedendo così a zig-zag, ricordo che la antica mitologia greco-romana (come quelle precedenti da cui deriva), quanto a dettagli ne prendeva in considerazione una quantità impressionante e che solo l’Impero Romano che venne dopo poteva permettere a pieno titolo il trionfo del monoteismo, così consono alla stessa lotta politica e dunque anche alla mentalità popolare (e propaganda) di allora. Può essere interessante anche far notare che dove il potere pubblico arrivava meno a condizionare il pensiero e la vita privata, il politeismo con tutte le sue interpretazioni e figurazioni e credenze e superstizioni ha continuato a sopravvivere fino ad oggi. Chiudo.

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