In Gran Bretagna è stata istituita una commissione per l’assistenza a morire, i cui costi sono sostenuti da due privati. Ne sono membri fra gli altri l’ex Lord Chancellor (segretario di stato alla giustizia) e l’ex capo della polizia metropolitana. Fra i primi testimoni sono stati convocati i coniugi Nicklinson, un ingegnere civile di 56 anni e un’infermiera di 55, sposi da 26 anni con due figlie. Il marito, seguendo una carriera che lo portava in giro per il mondo con la famiglia, sei anni fa ebbe ad Atene un colpo apoplettico che lo lasciò paralizzato dalla testa in giù, incapace di qualsiasi movimento e dipendente in tutto dall’assistenza della moglie. La famiglia passò da una condizione di larga agiatezza alla dipendenza dai sussidi statali. In queste condizioni l’uomo non chiede altro che di morire e la moglie vorrebbe obbedirgli uccidendolo con una dose di veleno, se non ne fosse impedita dalla legge. Perciò l’uomo ha citato l’attuale segretario di stato alla giustizia, sostenendo che la proibizione dell’omicidio del consenziente viola il suo diritto di decidere su se stesso secondo la carta dei diritti dell’uomo. Nell’intervista con il giornale The Independent l’uomo, comunicando con la tavoletta alfabetica, scrive: “I giorni non hanno più senso.” ; la moglie conferma: “È una vita d’incredibile solitudine.”
Ermanno Morgari
“È una vita d’incredibile solitudine.”
Lui si deve sobbarcare la propria sofferenza, e dipendere dai sussidi, mentre i prelati se ne stanno belli agiati a farsi i c zzi loro al caldo.
Nulla di nuovo, solo un uomo che non può morire.
Più che farsi i c zzi loro, pare si facciano i bambini ….
lol
io aspetto i soliti troll, con loro vedrai che rideremo di più
E’ inutile, fino a che si equiparerà eutanasia ad omicidio, questi casi si ripeteranno sempre. Fino a che questo tabù non verrà rimosso, in queste situazioni – come sosteneva anche Veronesi – meglio non chiedere permessi o solidarietà al di fuori della ristretta cerchia dei famigliari, altrimenti si delega la decisione ad un’autorità che non può che intervenire nell’unico modo.
In altre parole, ora come ora, pietà e buon senso si possono trovare, come dire, solo nel privato.
Caro Gualerzi,
per molta parte hai ragione e ti anticipio che se mi capita di prendere posizioni diverse dalle tue è segno di stima e interesse, non di polemica spicciola.
Credo tuttavia che sollevare all’opinione pubblica questioni del genere sia sempre cosa coraggiosa: se nessuno evidenziasse queste situazioni tragiche, anche, e qui sottolineo coraggiosamente, a costo di continuare a trascinare una vita che non sente più degna di essere continuata, sarebbe impossibile anche per le generazioni future prenderne coscienza e, magari, risolverle con una degna legge che, come dici bene, divida l’eutanasia dall’omicidio.
Magari invece atti come questi non serviranno a nulla, ma se non ci si prova si perde in partenza.
Che ne pensi?
Certamente, e la vicenda Englaro insegna. Però, puntare a rimuovere il tabù dell’eutanasia ‘sfruttando’ (scusa il termine certamente fuori luogo, ma non me ne viene un altro) il caso concreto, dove in ballo c’è una persona concreta col suo dramma che a mio parere trascende ogni petizione di principio… la battaglia dovrebbe essere condotta solo sul piano, appunto, dei principi.
Se poi – come, ripeto, nel caso Englaro – per una ragione qualsiasi il dramma esce dalla cerchia famigliare… magari anche per scelta del famigliare stesso o, a maggior ragione, per volontà espressa dal malato… non c’è che da mettersi al loro fianco, dare loro tutta la solidarietà possibile e sostenerli nella loro battaglia.
Così la penso.
Certo: ‘strumentalizzare’ (anche se, come ‘sfruttare’, è termine fuorviante ma al momento non me ne viene uno migliore) vicende del genere non lo si deve mai fare; ma se c’è la volontà da parte del diretto interessato, e qui mi pare che ci sia, è bene farlo, e gli esempi portati sotto da Rothko, sono importantissimi.
Sai, purtroppo la gente afferra più le situazioni concrete delle petizioni di principio, almeno a parer mio.
In questa vicenda, peraltro, oltre al dramma umano, viene evidenziato anche il dramma sociale per cui una situazione del genere ti riduce ingiustamente nell’indigenza, e anche qua sottolinearlo, per quanto qui ancor più ‘vox clamans in deserto’, è, sempre a mio parere per quel che vale, importante.
Io invece dividerei l’eutanasia dal suicidio assistito. Non vedo ragioni per non fornire all’aspirante suicida il necessario per compiere una pratica pulita e priva di pena. In questo caso, credo che chi riesce a gestire una “tavoletta grafica”, se munito di appositi supporti, potrebbe provvedere ad uccidersi da sé, dunque non si tratterebbe di eutanasia ma di suicidio assistito.
@#Aldo#
In un ‘suicidio assistito’ sarebbe l”assistenza’ a configurare l’eutanasia. C’è poi sempre il caso dell’impedimento totale o della morte cerebrale (v. Eluana) a rendere impossibile il suicidio.
Son pienamente d’accordo!
Le storie di Ramon Sampedro, la cui vicenda è narrata nel bellissimo film “Mare dentro”, quella di Piergiorgio Welby e molte altre insegnano come muoversi in questi casi terribili.
La lotta di questi giganti, a cui si aggiunge oggi quella di Mr. Nicklinson, porterà le future generazioni a disporre di un quadro normativo migliore. Spero.
anche se non tratto da storia vera, aggiungerei “E Johnny prese il fucile” tra il materiale da visionare per riflettere sul tema.
@ Bruno Gualerzi
Quello che non comprendo in chi crea le leggi (e penso che queste si basino su logiche filosofiche) è perchè un’individuo non possa disporre della propria vita mentre molti stati e gran parte dei loro abitanti, contrari all’eutanasia, siano a favore della pena di morte. Trovo tutto ciò assurdo.
Il piacere di decidere della vita degli altri, ai cottilici piace da matti.
Caro Stefano, credo che la filosofia, comunque intesa, orienti ben poco nelle sue scelte il potere legislativo, mentre prevalgono nettamente criteri ideologici o confessionali.
In quanto all’eutanasia – filosofia o non filosofia e a parte i tabù religiosi – un argomento che anche tanti laici fanno proprio è che, se la si legalizzasse, potrebbe legittimare veri e propri omicidi… magari evocando la difesa della razza o addirittura gli esperimenti umani praticati nei lager nazisti. Ma una legislazione ispirata alla democrazia ha senso proprio se tutela il diritto all’autodeterminazione, non se si sovrappone alla volontà dei singoli, come è proprio dello stato etico (quello che si arroga il diritto di decidere per tutti ciò che è bene e ciò che è male). La legge dovrebbe intevenire solo se ha la prova provata che non viene rispettata la volontà dei singoli, il che naturalmente sarebbe un reato da punire… ma per far questo occorre ovviamente che prima non si consideri l’autanasia, come principio, un omocidio.
Ma siamo ben lontani da questa concezione.
Questa notizia mi fa ricordare la lettera scritta da Marina Garaventa a bagnasco e ferrara.
http://scheggedivetro.blogosfere.it/2008/07/marina-garaventa-scrive-sul-caso-di-eluana-englaro-cari-bagnasco-ferrara-e-celentano-se-non-provate.html
Scusate, ma ho l’impressione che non si capisca che il potere pretende di disporre delle nostre vite e dei nostri corpi: noi non siamo nostri o di Dio, ma del potere (attualmente impersonato da due loschi individui – debbo nominarli? – che pretendono di parlare in nome di un fantomatico Dio di cui nessuno sa niente).
La questione del potere è da tutti sottovalutata. Il potere è tale se dispone delle nostre vite (vai a combattere per la patria) ed dei nostri corpi (adesso ci espiantano anche a cuore battente e sangue circolante – per salvare altre vite, dicono). Noi siamo completamente del potere, anche le unghie e i capelli. Noi siamo di Ratzinger, di Sacconi, Berlusconi, della Binetti, persino di La Russa: sono loro che comandano. Personaggi osceni tutti, ma che vogliono disporre di noi “dal concepimento alla morte naturale”.
Il potere (Ratzinger + Berlusconi + La Russa) parlano di “valori non negoziabili”. Qui alcuni ingenui si oppongono appellandosi ai diritti umani, ai diritti della persona che nessuna maggioranza può conculcare. Ma chi decide quali siano questi diritti umani ovvero i valori non negoziabili? Il potere (ovvero La Russa e Ratzinger).
Fortini scrisse tanti anni fa un libro dal titolo: Verifica dei poteri. Forse sarebbe il caso di ricominciare da qui, dal potere: che cos’è, chi lo lo ha.
Come dice il vecchio detto, “meglio comannà che f ottere” Giusto?
Parole sante, o Sergio.
se i cattolici possono decidere per gli altri, allora gli altri possono decidere per loro.
I cattolici decidono che anche i non credenti debbano seguire la moralità cattolica, dunque devono rimanere in vita anche se non vogliono
Per par condicio
I non credenti decidono che i cattolici debbano seguire la moralità di tutti gli altri, dunque devono morire anche se vogliono rimanere vivi!
Beh ottimo.
La gente comune non può disporre della propria vita perchè occupa il posto delle formiche operaie di un formicaio: sono funzionali ed indispensabili al sistema.
Se queste iniziano a pensare con la propria testa sfuggono al controllo della ‘corte reale’ che se la spassa, e non basteranno le ‘formiche soldato’ a sottometterle di nuovo.
La nostra società è fondalmentalmente una piramide, col vertice (ristretto) che comanda e se la gode, e la base (larga) che sgobba e paga i loro lussi.
Chi disegnò e costruì la piramide di Cheope? Il faraone con le sue manine? I gran sacerdoti? Furono le ‘formiche operaie’ che la costruirono, col sudore e col sangue. ‘Formiche’ di cui oggi non è rimasto neanche il nome, a differenza del faraone ricordato nei secoli grazie alle fatiche altrui.
Ergo, una base di persone consapevoli e libere non conviene ai burattinai politici e religiosi. Non è controllabile, e addio piramide.
condivido
Come quelle di Sergio, altre parole sante, o Southsun.
Se al Sig. Nicklinson gli riuscirà di avere ragione e di ottenere una sentenza, sulla base della Carta dei Diritti dell’Uomo, e’ probabile che la cosa potrebbe modificare di parecchio le situazioni simili, in tutti i paesi che hanno sottoscritto quella carta…O sbaglio!?
E’ uno strazio, vedere le persone soffrire in quel modo, quando chiedono solo di andarsene per sempre. Le logiche confessionali in materia di eutanasia e suicidio assistito sono dittatura pura!…Vergonga!
Non intervengo sull’argomento perchè coinvolto in modo personale osceno, solo una cosa, l’unica volontà che conta è quella della persona che soffre.
Per me il resto non ha molta importanza, se devo marcare un differenza e un fossato tra loro e me, pagandone le conseguenze estreme, bene, avrò dato un senso alla mia vita!
Loro, come ben dite, sono il potere!
Mi colpisce sempre la mistificazione continua che l’ideologia cristiana della vita a tutti i costi compie sistematicamente nei casi di richiesta di eutanasia. Questi malati terminali, che a sentire i preti sarebbero dei poveracci abbandonati per i quali basterebbe solo un sorriso e una carezza per farli recedere dal loro proposito, sono in realtà quasi sempre persone dotate di grande dignità e coraggio e quasi sempre circondate dall’affetto profondo e solidale dei propri cari che condividono la loro scelta. Ma tant’è. I preti diranno sempre che lo fanno per liberarsi di un problema o per l’eredità. Ma in realtà l’eredità la vorrebbero loro.