Israele, tagliare sussidi a ultra-ortodossi?

In Israele, ci si interroga sempre più sui costi sociali della consistente crescita degli ultra-ortodossi, come rende noto anche una inchiesta del New York Times. Gli haredim – così vengono chiamati gli ultra-ortodossi nella lingua ebraica – infatti sono ormai circa 750mila, un decimo della popolazione totale del Paese. Raramente si integrano col resto della popolazione, applicando rigidamente i dettami biblici; fanno molti figli, in media 7 a famiglia, e sono tra le componenti più povere della società israeliana. Lo mette in luce il rapporto 2009 del Taub Center for Social Policy Studies sulla situazione sociale ed economica in Israele.
Dediti costantemente allo studio della Torah, sono secondo il rapporto per il 65% ormai fuori dal mercato del lavoro: per migliorarne le condizioni economiche, lo stato distribuisce sussidi per circa 250 milioni di euro l’anno. Ma secondo gli esperti, anche uno stato ricco come Israele non può alla lunga reggere una percentuale così alta di popolazione inattiva e al contempo dare così tanti sussidi, considerando la costante crescita degli ultra-ortodossi e il rafforzamento del loro sistema scolastico privato. Per uscire dall’impasse, Dan Ben-David, direttore del Taub Center, ritiene ad esempio che si debba creare un servizio civile alternativo alla leva. Infatti gli ultra-ortodossi possono essere esentati dalla leva obbligatoria per terminare i propri studi religiosi, che di fatto si prolungano così tanto da farli dispensare da prestare servizio militare. Come primo passo, la scorsa settimana il governo ha approvato un decreto che limita a soli cinque anni i sussidi per gli studenti haredim.

Valentino Salvatore

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55 commenti

Paul Manoni

750mila ultra-ortodossi!! 😯

Una sorta di parassiti dello Stato, che campano a sbaffo dei cittadini produttivi, si moltiplicano a dismisura, si limitano a studiare i loro testi sacri applicando alla lettera i dettami contenuti, si fanno esentare dal servizio militare e si fanno pure pagare le loro “faith school” da alienati.

Non sembra così strano che Israele si sia stancato dei loro privilegi…Meglio tardi che mai insomma! Dalla scorsa settimana, ci sono 750mila haredim, intenti a fare qualcosa di decisamente nuovo…Trovarsi un lavoro! 😉

Paul Manoni

Dimenticavo…

BUON ANNO A TUTTI I LETTORI E COMMENTATORI DI ULTIMISSIME, E UN AUGURIO SPECIALE A TUTTI I SOCI UAAR. 😉

bruno gualerzi

Ancora un anno per diventare più saggi. O più vecchi…

COMUNQUE VADA, AUGURI AD AMICI VECCHI E NUOVI!

Volo alto

Un esempio illuminante di come sarebbe la società attuale, senza scienza e conoscenza.
Un mondo di accattoni, seminalfabeti,parassiti, per farla breve, il paradiso sognato da ogni religione.
Sentivamo, a tal proposito, la preannunciata traduzione della torah, un testo che aprirà le nostre menti a percorsi illuminati di fede e saggezza.

Barbara

Mah, non lo so se sia la mia educazione cattolica, o i riflessi del mito comunista, o di quelli della cultura hippy, ma essere considerata solo uno strumento produttivo mi è sempre stato sulle balle, non che poi non lavori, se non altro perché vieni subito inserito nel meccanismo, non che se potessi oziare mi metterei a studiare la Torah, ma questa cosa dei parassiti, del dover essere produttivi prima di tutto, mah!

Diocleziano

L’essere produttivi, ancor prima di essere un obbligo sociale, è una necessità naturale.
Un leone con inclinazioni intellettuali se si limitasse a mangiare le prede degli altri non durerebbe a lungo… 😉

Barbara

Sì è vero, però l’uomo forse è qualcosa di più di un animale. Avremmo la tecnologia per lavorare chessò 3 ore al giorno e stare bene come nei decenni trascorsi… oggi invece dobbiamo affrontare la globalizzazione… perché, perché comunque ogni progresso è sempre messo al servizio del maggior guadagno… e non ho capito, è con un risparmio di 10 minuti di pausa o con 1 giorno in meno di assenteismo perché uno va in manifestazione che Marchionne pensa di competere con la Cina? Cosa ci stanno facendo passare sulla testa? Comunque sì, sono fuori tema e la risposta non ce l’ho e le mie erano considerazioni più generali. Sì, meglio pensare di essere un leopardo che deve guadagnarsi personalmente il pane. Magari aboliamo anche i professori di filosofia, a che servono? La filosofia non è mai stata produttiva e quelli mangiano a sbaffo.

Stefano Grassino

Il maschio del leone però si comporta da prete. E’ la femmina (Barbara) che caccia e lui magna magna magna e se riposa………
Dai Barbara non te la prendere, noi scherziamo 🙂 🙂 🙂

Barbara

Massì Grassino, figurati! E buttiamola in caciara, che tanto nessuno sa che fare! 🙂
Attento, Roma Ladrona, che quelli son venuti a mangiare con voi, ma magari nel prossimo decennio ne arriva uno che ce l’ha più duro! 🙂

Diocleziano

Barbara,
il discorso sarebbe lungo (e io odio i post chilometrici) ma sappi che tifo per i leoni intellettuali… (purché non parassiti)

Marchionne non è peggio di qualsiasi altro imprenditore, è che sta facendo per primo quello che poi dovranno fare tutti: se un operaio cinese guadagna 100 euro al mese e un operaio occidentale ne guadagna 1000, il futuro è quello di incontrarsi a metà strada. E io penso che gli operai italiani si riterranno fortunati se in futuro potranno contrattare diminuzioni di salario in cambio del posto di lavoro. Il guaio è che per i cinesi il futuro è in ascesa, per noi è in discesa.

moreno03

Barbare il problema è che non si può chiedere soldi agli altri per il proprio sostentamento e pretendere contemporaneamente di non far nulla o di non far abbastanza per giungere al proprio autostotetamento.
Questi sono parassiti perché prendono e probabilmente pretendono dalla società più di quanto essi non sarebbero mai disposti a dare agli altri, con la scusa che loro devono studiare la Torah.
Fra l’altro anch’io tiferei per il leoni intellettuali, ma per quelli che studiando mi aiuterebbero a faricare meno nella caccia alla gazzella, non a quelli che studiono il sesso delle formiche.

Barbara

Diocleziano, è proprio quello che terrorizza, contrattazione individuale dove dovrai accettare le due briciole, ma se le famiglie non avranno i soldi per comprare come saremo ridotti anche a livello imprenditoriale? C’è qualche economista che può rispondere? Hanno sempre detto di focalizzarsi sui know-how, l’unico settore dove l’Europa avrebbe ancora senso rispetto all’Asia, e invece che facciamo? Ci mettiamo a combattere sul costo del lavoro? A parte il prezzo pesantissimo che pagherà la gente comune, riusciremo anche a livello economico dell’intero paese a stare a galla anche se fossero le 500 euro al mese e non le 100 dell’Asia? Dove sono le politiche industriali del paese? Adesso chiuso che siamo completamente fuori tema.

Batrakos

Barbara, bella riflessione a parer mio.
Anche io credo che il solo pensare a produrre riduca (citando gente più autorevole di me) ‘l’uomo ad una dimensione’ soltanto.
Però qua siamo fuori binario: gente che fa 7 figli a famiglia e al sabato non vuol lavorare per la torah manca delle minime basi di collaborazione per il bene comune, perchè la sua non è una critica sociale ma un mettere la legge religiosa prima del normale patto di convivenza civile e il sussidio è un modo per farli continuare a fare così, con conseguenze pesanti visto che il loro numero, stando all’articolo, è in grave aumento.
Facendo una scala e contando che l’equilibrio giusto sia il numero 0 sarebbe come dire che l’iperproduttivismo a tutti i costi è 10, ma loro però sono a -10.
In Italia quelli che stanno a -10 sono i preti, ma qua da noi altro che taglio di sussidi…

bruno gualerzi

“Mah, non lo so se sia la mia educazione cattolica, o i riflessi del mito comunista, o di quelli della cultura hippy, ma essere considerata solo uno strumento produttivo mi è sempre stato sulle balle”

Anche a me… però, sempre di più proprio dopo che credo di aver messo quelle ‘influenze’ (più o meno, ci sono passato anch’io), sia pur relativamente, dietro le spalle.
Certamente – come dice Diocleziano – per sopravvivere bisogna darsi da fare… ma o il progresso serve non solo per sopravvivere, ma per vivere, oppure non vedo il guadagno.

Stefano Grassino

Barbara, scusa ma Marx disse “lavoratori di tutto il mondo unitevi” e non disse “lavativi di tutto il mondo”. Se io venissi a casa tua e pretendessi di essere mantenuto lo accetteresti? Non credo; se poi non è così mandami il tuo indirizzo 🙂 che arrivo subito.

Barbara

Ed aboliamo anche tutti gli aiuti al Sud, che son più di 70 anni che mangiano a sbaffo con il mio vivere con l’orologio al polso e farmi venir l’infarto.

Batrakos

Però al Sud ci sono moltissime banche del Nord, almeno io ho visto sempre così.
Evidentemente questo Sud a qualcuno fa guadagnare…le banche non aprono filiali per fare assistenzialismo.
Quindi questi aiuti a qualcheduno rendono e ciò che rende al capitale finanziario non si taglia, è un principio economico che anche la Lega sa benissimo nella sua demagogia.

A proposito di parassitismo…il Sud in Italia non ci sarebbe voluto stare, è stato annesso forzatamente e con i dazi è stata limitata la fiorentissima industria tessile del Regno delle Due Sicilie per favorire quella piemontese.
Anche questo credo che i leghisti più acculturati lo sappiano.

Barbara

Si dai, Batrakos, lo sappiamo che è sempre colpa di quei beceri del Nord.

Batrakos

Non dico questo Barbara, assolutamente, semmai ce l’ho con la politica della Lega non con la gente del Nord.
Dico semplicemente che la questione meridionale è problema grossissimo e complesso (e che si deve risolvere questo è certo). Però se al sud ci sono le banche del nord vuol dire che c’è chi un giro di soldi, spesso di provenienza anche illecita c’è e anche al nord c’è chi ci guadagna e (e pure qui non è questione di cattiveria, è solo che funziona così l’intero sistema, che forse è il difetto vero dello sviluppo italiano, cioè un capitalismo spesso fraudolento e poco legale) per cui l’autonomia fiscale è una parola d’ordine demagogica (ma capisco il lavoratore del nord che è stanco) quanto infattibile (ma con grande successo politico perchè gioca su un reale disagio, come ogni demagogia).
A questo aggiungo che è evidente che al sud talvolta c’è pochissimo senso delle istituzioni (anche se abbiamo una classe politica non migliore e parlo in senso bipartizan e moltissimi uomini col forte senso dello Stato sono invece del Sud) e questo è un problema e un grosso difetto nel nostro sud.
Non sto dando dei buoni e dei cattivi a nessuno, non è il mio modo di procedere quando esamino un problema anche se non so poi come risolverlo, ma non è certo mio compito non facendo il politico.
Poi ammetto che quello sul sud non è un argomento in cui sono molto competente, ho solo letto un po’ qua e là, e magari sto anche dicendo cose errate ma non sto dando del ‘cattivo’ al cittadino del nord, Barbara, credimi.

Batrakos

Mi scuso per la pessima sintassi della prima parte del commento, ma devo spegnere il computer e ci tenevo a chiarire il problema sollevato da Barbara anche per rispetto, così ho scritto senza rileggere. Spero si capisca.

bruno gualerzi

@ Barbara
Mi rifaccio al tuo intervento delle 10.58
Anche a me non sconfiffera l’essere ‘produttivi prima di tutto’… però lo è sempre di più proprio dopo aver messo quelle ‘influenze’ (più o meno, ci sono passato anch’io) dietro le spalle, sia pur relativamente.
Certamente per sopravvivere bisogna darsi da fare… ma o il progresso serve non solo per sopravvivere bensì per vivere, oppure non vedo il guadagno.

marcusprometheus

Dipende anche dal numero
siamo troppi sia in Italia che in Europa che nel mondo per vivere anche solo parzialmente di rendita e per aumentare, ma che dico, anche solo mantenere il nostro attuale livello di benessere con l’esaurimento di tante materie prime energia ma non solo, anche terra fertile (ettari arabili e centimetri di suolo superficiale fertile) incassando i benefici del progresso scientifico e tecnologico che pure ha galoppato forte.
Insomma benefici per lavorare meno e stare egualmente bene non ce ne sono se questi benefici sono investiti in una crescita di numero e tuttora agni anno si aggiungono 80 milioni di bocche da sfamare ai 7 miliardi di popolazione di questa limitata navicella spaziale che e’ la terra

Stefano Grassino

@ Barbara

Scusa Barbara, mettiamo da parte le battute e guardiamo ai fatti. Ritengo che il tuo ragionamento sia fuori tema. Tu dici in senso ironico, naturalmente, facciamo fuori i filosofi. Non è così che puoi rispondere. Un conto è aver avuto menti come Mozart, Michelangelo, Leopardi e tanti altri come loro al centro del pensiero umano; menti circondate da altre meno potenti ma sempre importanti per il nostro sviluppo. Parlo di economisti, insegnanti, storici, politici validi etc. etc. utilissime perchè una società, per il suo sviluppo ha bisogno del sapere a vari livelli. Un’altro è mantenere dei veri parassiti i quali nascondendosi dietro delle ideologie, pretendono di vivere alle spese di chi lavora. Se mia moglie ha la possibilità economica e mi vuole mantenere, lo può fare ma un governo no. Questi usa il denaro di tutti i cittadini e dunque, almeno per me bene ha fatto bene Israele.

Barbara

Non fa una grinza! Dovrei tornare ad essere più pragmatica, bene mi dò al pragmatismo brianzolo, e sosterrò il federalismo, che magari qualcosa ce lo risparmiamo, anche se ho i miei dubbi.

tonii

lavorare è una condanna alla schiavitù. i ricchi infatti non lavorano (avete presente agnelli? o anche marchionne: comandare non è certo un lavoro, semmai una perversione comportamentale). la rincorsa alla produttività e alla competizione globale è una corsa verso il precipizio che ci distruggerà.

Non è certo la mancanza di integrazione economica degli haredim che è un problema, quanto il fatto che si facciano mantenere dall’altra parte della popolazione costretta a lavorare.

bruno gualerzi

E’ assodato che per vivere bisogna darsi da fare… ma per VIVERE, non per SOPRAVVIVERE!

Federico Tonizzo

Guardate su YT il video di Silvano Agosti intitolato “Discorso tipico dello schiavo”…

Stefano Grassino

Il federalismo difende un modo di pensare talmente provinciale che non solo è utopistico, ma si troverà a pagare conseguenze pesantissime sui propri abitanti.
Ti faccio un’esempio: un mio caro amico, a sua volta amico d’infanzia del sottosegretario al governo Prodi per la politica dell’immigrazione, mi raccontava proprio poco tempo fa, che ogni volta che questi aumentava le tasse per chi assumeva lavoratori immigrati (facendo gioire l’elettorato leghista) riceveva telefonate di fuoco da Bossi e compagnia per averlo fatto.
Perchè? Perchè il commenda, quello della “fabricheta” della brianza li aveva chiamati dicendo loro: “oè ma cosa fa quela? Ma io il negher lo pago al nero con tre euro all’ora ed il locale, se lo assumo, lo devo mettere in regola e sapete quanto mi costa? Quando fate la campagna elettorale, loro vi danno il voto ma i soldi li caccio io nè.” E’ inutile Barbara, la storia, volenti o nolenti, passa sopra le nostra teste.
Esiste un solo sistema per salvarci: applicare il “sociale” cioè combattere l’evasione fiscale e con quei soldi aiutare chi scende da 1000 euro a 500 a risalire a 750 fino al giorno in cui i Cinesi si stabilizzeranno e le fabbriche nostre non avranno più interesse ad andare là.

Federico Tonizzo

Concordo perfettamente con Stefano Grassino sul meccanismo di Lega, Bossi, commenda, negher, locale, e conseguenze stipendiali.

Barbara

Ah sì, questa l’avevi già raccontata, e personalmente non ho mai nascosto che il problema immigrazione è il problema dell’abbassamento del costo del lavoro. Ma quale utopico: è la legge del leopardo, caccia mia, preda mia. Cioè massima ambizione a cui si può aspirare tra 30 anni è vivere con 750 euro al mese? Coi prezzi raddoppiati dall’introduzione dell’euro?

Sandra

Non potremo mai competere con l’operaio cinese a livello di costo lavoro. Dobbiamo essere competivivi a livello di qualità. Le fabbriche tedesche stanno esportando, addirittura l’industria svizzera, a fronte di un euro in caduta, continua ad crescere. Dobbiamo misurarci sulla qualità.

L’italia ogni anno spende molto di piu’ di quello che guadagna, e recuperare l’evasione fiscale puo’ servire ma non è tutto: il maggiore evasore è probabilmente la mafia. Prima di colpire l’evasore “piccolo” si dovrebbe sanare il sistema e combattere la corruzione a livello politico: è inutile tassare di piu’ l’imprenditore con la fabbrichetta per mantenere con quelle tasse un sottosegretario o un’auto blu in piu’. Dà sicuramente fastidio pensare a quanto poco denunciano certi dentisti o piccoli imprenditori, ma realisticamente l’Italia non eviterà la bancarotta se verrano beccati dalla finanza!
Purtroppo nessun politico – nemmeno di “opposizione” – ha interesse a cambiare il sistema, si parla solo di tassare il capitale e di beccare gli evasori. Se tassi il capitale, questi vanno altrove, e se becchi l’evasore magari chiude: risultato, i soldi dei ricchi e degli imprenditori non girano piu’, e alla fine c’è piu’ da perdere.

Il federalismo funziona in Germania e in Svizzera. Rende ogni realtà territoriale responsabile delle proprie spese, e uccide i fenomeni di assistenzialismo che sono semplicemente un’ingiustizia per i contribuenti. Se fosse fatto bene, ma dubito, sarebbe una bella cosa anche per l’italia.

Diocleziano

Sandra,
concordo al 1000%
E ricordiamoci che ancor prima di regalare all’oriente la nostra tecnologia ‘delocalizzando’, l’occidente gliela aveva venduta fornendo i macchinari di interi stabilimenti pensando, specialmente gli italiani, che la nostra fantasia e creatività fossero insuperabili. Vorrei vedere chi, oggi, avrebbe il coraggio di impiantare un’industria tecnologicamente evoluta in Italia, non tanto per i costi quanto per il reperimento di maestranze idonee.

Ciccio

Dà sicuramente fastidio pensare a quanto poco denunciano certi dentisti o piccoli imprenditori, ma realisticamente l’Italia non eviterà la bancarotta se verrano beccati dalla finanza!

se ne becchi uno di questi è ovvio che non cambi niente considerando il sistema nel complesso. Ma inizia a beccarne la metà di quelli che evadono e fai restituir loro il maltolto oltre che a qualche bella multa salata e vedi come le cose cambieranno.
Poi è ovvio che vadano anche combattute tutte le mafie, le cricche, i politici arraffoni ecc ecc, ma dai piccoli evasori (quelli che si annidiano fra i vari artigiani, commercianti, dentisti, piccoli imprenditori…), presi nel loro insieme, si può recuperare moltissimo!

Barbara

Diocleziano,
Pensavo che almeno la tecnologia sulle rinnovabili ci desse uno spiraglio di crescita, invece ieri vengo a sapere che la Cina è all’avanguardia anche su questo! Il governo ha posto l’obiettivo entro il 2020 del 15% di copertura dei consumi da rinnovabili, beh, il 15% per un paese di più di un miliardo di persone in crescita contro il nostro 17%, mica male!
Addirittura un privato americano ha messo a punto un’auto elettrica con un’autonomia di 160 Km dovendo rivolgersi alla Cina per quel tipo di batterie, ricaricabili direttamente da una normalissima presa a 220V.

Diocleziano

Purtroppo è così, e qui da noi c’è ancora chi pensa di stare sul mercato da protagonisti grazie al design delle nostre cuccume…

Sandra

Ciccio, non credo faccia una grande differenza. Tieni conto anche del fatto che artigiani e commercianti, il panettiere per esempio, non hanno malattia, permesso retribuito, ferie pagate. Un panettiere è valutato dal cliente che non ha il dovere di comprare il suo pane, e se non va chiude. Io conosco un paio di negozianti che hanno passato momenti economicamente difficili per una “semplice” degenza in ospedale. Te la prendi con loro? Se mi parli dell’imprenditore con i milioni o il professionista di grido che accantonano soldi grossi sono d’accordo con te. L’idraulico o il panettiere vivono del proprio lavoro, ed è lavoro che non ha cartellino, non ha diritti. Sarei d’accordo allora con una tolleranza zero sulle tasse, estendendo a questi lavoratori autonomi i diritti dei lavoratori dipendenti.

Alfonso

Io gli taglierei quei lunghi basettoni a mò di barba ed anche qualche altra cosa per evitare che coninuino a riprodursi come conigli!
:mrgreen:

Federico Tonizzo

Forse basterebbe circondarli da un grande MURO che impedisca loro di avere qualunque contatto con gli altri abitanti di Israele, cosicchè comincino a imparare che per vivere occorrre “anche” lavorare! 👿

Barbara

E chi ripartì con gli slogan, chi coi sogni o con l’ideologia… Buon anno a tutti.

Federico Tonizzo

Grazie! 🙂 Buon anno anche a te Barbara! 🙂

Stefano Grassino

@ Sandra

1) I miliardi di evasione fiscale non sono uno scherzo. Recuperarli vorrebbe dire risanare il debito pubblico in due, massino tre anni. Lo chiami poco?
2) Certamente, recuperare l’evasione fiscale per farla finire nelle tasche del politico corrotto e della malavita organizzata che spesso vanno a braccetto (dimenticavo la ccar) sarebbe un cavolo e tutt’uno.
3) Investire nella ricerca e mandare avanti i cervelli per creare un vero stato……..ma qui i nostri politici non hanno interesse alcuno.
4) Chi guida l’industria, le imprese, i bravi artigiani, la mano d’opera specializzata e quelli che hanno a cuore l’interesse del paese, coloro che vogliono quello che tu dici, dovrebbe fare come fece la borghesia in Francia nel 1789. Questo non lo faremo mai. Siamo un popolo di vigliacchi. Tiriamo a campà.

Sandra

Mah, non so, a parte che il nostro debito pubblico viaggia da tempo al 120% del pil, cioè di tutta la ricchezza prodotta lorda, per cui temo che tre o quattro anni non basterebbero comunque. Il punto è che le misure sociali alla fine della fiera le pagano sempre i poveri, sono sempre fatte oggi e pagate domani su figli e nipoti dei poveri. L’evasione fiscale poi c’è anche in Germania, la loro finanza è sempre a caccia di gente che nasconde fondi in paradisi fiscali, nel 2008 calcolavano 500 miliardi di euro nascosti al fisco tedesco. Da noi il problema è molto piu’ vasto: il dentista o l’idraulico dichiarano meno anche grazie allo sconto applicato al cliente, percio’ gran parte degli italiani finisce per evadere, direttamente o meno, e i soldi del dentista, dell’idraulico, di chi lavora in nero comunque “girano”. Il peggio è che in vasti campi del sommerso abbiamo corruzione diffusa e criminalità organizzata, e non si vedono segni di indebolimento, anzi.
Dal 2013 il nostro debito verrà venduto a condizioni diverse, chi comprerà il nostro debito non potrà speculare sperando nell’intervento dell’europa come garante. Percio’ se non si riduce il debito pubblico – cioè riducendo la spesa e aumentando il pil – nessuno comprerà i nostri titoli. Abbiamo bisogno di gente che viene e investe, altrimenti andranno altrove e se non produciamo ricchezza da esportare il nostro debito ricadrà interamente su di noi. Bisogna creare le condizioni per aumentare la produzione. Alla grecia ci arriviamo, e loro stanno riformando il loro sistema, di welfare e del mercato del lavoro. Purtroppo non ci sono alternative, meglio guardare la realtà in faccia.

Laverdure

Se ci pensate un attimo,quanto accade fa onore alla maturita dello stato Israeliano.
Ce lo vedete il nostro governo (ma non solo quello)approvare provvedimenti contro gli interessi di una classe che comprende il 10% della popolazione e quindi controlla un mucchio di voti ?
Ce li vedete gli stati arabi cosiddetti “laici” colpire nel portafogli le comunita islamiche ?

marcusprometheus

INVIO per ATTINENZA notevole secondo me al tema delle costrizioni economiche:

Osservazioni sulle cause (MORALISTICHE – CULTURALI)
del declino della civiltà antica
brano di von Mises tratto da Human Action (1949).
———————————————————————————–

“La conoscenza degli effetti dell’inferferenza governativa nei
prezzi di mercato ci consente di comprendere le cause di un evento
storico fondamentale, il declino della civiltà antica.

Si può trascurare se sia corretto o meno l’utilizzo del
termine “capitalismo”, quando applicato all’organizzazione economica
dell’Impero Romano. In ogni modo, è certo che l’Impero Romano del II
secolo, l’età degli Antonini, gli imperatori “buoni”, aveva
raggiunto un elevato livello di divisione sociale del lavoro e di
commercio interregionale. Molti centri metropolitani, un numero
considerevole di città di medie dimensioni, e molte piccole
cittadine erano sede di una civiltà raffinata.

Gli abitanti di questi agglomerati urbani erano riforniti di cibo e
materie prime non solo dai distretti rurali limitrofi, ma anche da
province distanti. Una parte dei rifornimenti affluiva alle città
come reddito dei ricchi residenti che avevano proprietà fondiarie.

Ma una parte considerevole era scambiata grazie agli acquisti, da
parte della popolazione rurale, dei prodotti delle attività
manifatturiere cittadine. C’era un fiorente commercio tra le varie
regioni del vasto impero. Non solo nelle industrie manifatturiere,
ma anche in agricoltura c’era una tendenza verso un’ulteriore
specializzazione. Le varie parti dell’impero non erano più
economicamente auto-sufficienti, ma mutuamente interdipendenti.

A causare il declino dell’impero e la decadenza della sua civiltà fu
la disintegrazione di queste interdipendenze economiche, non furono
le invasioni barbariche. Gli aggressori stranieri si avvantaggiarono
semplicemente di un’opportunità offerta loro dalla debolezza interna
dell’impero. Dal punto di vista militare, le tribù che invasero
l’impero nel quarto e nel quinto secolo non erano più pericolose
degli eserciti che le legioni avevano sconfitto in precedenza. Ma
l’impero era cambiato. La sua struttura sociale ed economica era già
medievale.

Le libertà che Roma garantiva al commercio erano sempre state
limitate. Il commercio di cereali e di altri prodotti necessari era
ancora più ristretto rispetto a quello di altre merci. Era ritenuto
immorale e sleale richiedere più dei prezzi consuetudinari per il
grano, l’olio e il vino, i generi fondamentali dell’epoca, e le
autorità cittadine erano rapide nel punire ciò che consideravano
avidità. Ciò impedi l’evoluzione di un sistema efficiente di
commercio all’ingrosso di queste merci. La politica degli annona,
che era equivalente alla nazionalizzazione o alla municipalizzazione
del commercio del grano, aveva lo scopo di affrontare questo
problema.

Ma i suoi effetti furono abbastanza fallimentari. Il grano era
scarso negli agglomerati urbani, e gli agricoltori si lamentavano
della scarsa profittività della coltura del grano. L’interferenza
delle autorità impedì l’adeguamento dell’offerta alla crescente
domanda.

La crisi venne quando, nel mezzo dei problemi poltici del terzo e
del quarto secolo, gli imperatori ricorsero alla svalutazione della
moneta. Con un sistema di prezzi massimi la pratica della
svalutazione paralizzò completamente sia la produzione che la
commercio di generi alimentari vitali e disintegrò la struttura
economica della società. Tanta maggiore era la sollecitudine delle
autorità nel far rispettare i prezzi massimi, quanto più disperate
diventavano le condizioni delle masse urbane dipendenti
dall’acquisto di generi alimentari. Il commercio di grano e di altri
beni necessari svanì del tutto. Per non morire di fame, le persone
scapparono dalle città, si trasferirono in campagna, e tentarono di
coltivare in proprio grano, olio, vino e altri generi necessari.
D’altro canto, i proprietari dei latifondi restrinsero la produzione
in eccesso di cereali e cominciarono a produrre nelle loro fattorie,
le villae, solo i prodotti di artigianato di cui avevano bisogno.

L’agricoltura su vasta scala, che era già seriamente danneggiata
dall’inefficienza del lavoro schiavistico, perse del tutto la
propria razionalità quando l’opportunità di vendere a prezzi
remunerativi venne meno. Siccome il latifondista non era più in
grado di vendere nelle città, non poteva nemmeno continuare a
rivolgersi come cliente agli artigiani cittadini. Fu costretto a
cercare una alternativa per le proprie necessità assumendo gli
artigiani direttamente all’interno della propria villa. Smise di
occuparsi di coltivazione su vasta scala e si limitò a ricevere le
rendite dai suoi affittuari e braccianti. Questi coloni erano o
schiavi liberati o proletari urbani che si erano sistemati nei
villaggi dedicandosi alla coltivazione della terra. Una tendenza
verso l’autarchia emerse in ogni latifondo. La funzione economica
delle città, del commercio e degli artigiani urbani, si ridusse.
L’Italia e le altre province dell’impero ritornarono a uno stato
meno progredito di divisione sociale del lavoro. La struttura
economica altamente sviluppata della civiltà antica regredì verso
ciò che adesso è noto come organizzazione curtense del Medioevo.

Gli imperatori erano allamarati dal risultato che riduceva il potere
finanziario e militare del loro governo. Tuttavia la loro risposta
fu futile, perchè non colpì alla radice del male. La coercizione e
la costrizione a cui fecero ricorso non poteva invertire la corsa
verso la disintegrazione sociale che, al contrario, era causata
precisamente dall’eccessiva coercizione e costrizione.
Nessun Romano si rese conto che il processo era indotto dall’interferenza
governativa con i prezzi e dalla svalutazione monetaria. Fu inutile
per gli imperatori promulgare leggi contro gli abitanti delle città
che “relicta civitate rus habitare maluerit” (abbandonavano le città
per spostarsi in campagna). Il sistema della leiturgia, i servizi
pubblici obbligatori per i cittadini ricchi, ebbero come effetto
l’accelerazione della regressione della divisione del lavoro. Le
leggi speciali riguardanti gli obblighi dei navicularii, i
proprietari di navi, non ebbero maggior successo nel’arrestare il
declino della navigazione che le leggi concernenti il commercio di
grano nel controllare la riduzione del rifornimento di prodotti
agricoli nelle città.

La meravigliosa civiltà del passato perì perchè non aggiustò il suo
codice morale e il suo sistema legale alle necessità e i requisiti
di un’economia di mercato. Un ordine sociale è condannato se le
azioni che sono necessarie al suo normale funzionamento sono
rigettate dagli standard morali, dichiarate illegali dalle leggi del
paese, e perseguite come criminali dai tribunali e dalla polizia.

L’Impero Romano crollò nella polvere perchè gli mancò lo spirito del
liberalismo e della libera impresa. La politica dell’interventismo e
il suo corollario politico, la dittutura, cioè il principio gerarchico
di comando decomposero il potente impero come, per necessità,
distruggeranno e disgregheranno ogni entità sociale.”

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Sintesi di Marcus Prometheus:
Prima ancora che finire stravolta dal MONOTEISMO del cristianesimo Costantiniano,
Roma fu distrutta dallo STATALISMO Dioclezianeo.
– I punti in comune delle idee sballate di Costantino e Diocleziano:
1 autoritarismo e 2 moralismo economico (anti avidita’) negatori entrambi della liberta’ di intraprendere, e dunque di risolvere i problemi dal basso, col contributo libero e volontario di tutti i soggetti disponibili, e utilizzando il meccanismo equilibratore del prezzo di mercato liberamente contrattabile fra venditori ed acquirenti, = Nihil sub sole novi

Barbara

Pare di sentire Formigoni! E la sua sussidiarietà.
Non sono un economista, ma non ho mai creduto che il massimo liberismo sia la soluzione di tutti i mali.
So solo che ad una conferenza di B., l’unica domanda sulla crisi fu posta dal Sole24, risposta di B.: un’amica che ha 2 negozi ne vorrebbe aprire altri in tutta Italia, ma è bloccata dai tempi e dalle pratiche della burocrazia, dobbiamo eliminare la burocrazia.

Un po’ pochino, non trovi?

Batrakos

Se è vero, ed è vero, che Roma cadde perchè lo Stato non seppe adeguarsi alla necessità di una nuova economia, quella del mercato, oggi la situazione è diversa per l’esistenza e la grande importanza dell’industria pesante ed estrattiva, il bisogno di combustibili, la ricerca scient i f i c a che precede alcuni interventi strutturali ad esempio sulle fonti energetiche, la delocalizzazione e lo spostamento massiccio di capitali e non solo di merci.
Se già l’idea del laissez faire fu insufficiente ad arginare la crisi del ’29 e ci volle Keynes, il completo liberismo e l’assoluta mancanza di pianificazione su settori così determinanti e complessi (visto il livello tecnologico a cui siamo) è ad oggi difficilmente pensabile.
Tra l’altro l’attuale fase capitalista, in cui i settori più produttivi dell’economia, sono in mano a colossi sostanzialmente monopolistici (monopolio che giuridicamnete si evita attraverso cartelli e simili…guardiamo la nestlè ad esempio e i marchi che assorbe), che spesso hanno un diverso ciclo produzione/consumo (direttamente all’ipermercato anzichè al negozietto, che si ritrova in condizioni di non reggere la concorrenza) e che spesso sono vere e proprie società finanziare, è una fase che nega essa stessa il libero mercato, che non esiste più nel senso di parità concorrenziale, creando uno squilibrio netto di mercato.
La fase storica odierna è diversa da quella romana e se a Roma fu l’eccessiva pianificazione a non capire la necessità di garantire un libero mercato che era determinato dalle forze produttive, oggi bisogna assumere che di fatto quel libero mercato non è più presente come orgnizzazione del capitalismo, per cui ritorna una necessità di pianificazione su settori strutturali come quelli sopra indicati.

quadriag

Ognuno “capisce” (si fa per dire) quel che vuole:
Ma che c’entrano pianificazionem, Keynes, sussidiarieta’ monopoli e simili?
Il pezzo di Von Mises mi pare che sia molto a monte di simili problemi.

La cosa da capire mi pare che il pregiudizio moralistico socialisteggiante che accomuna i due corni componenti della mentalita’ catto comunista impedisce perfino di tentare di affrontare con un minimo di razionalita’ i problemi economici.

Insomma basterebbe capire finalmente che in economia non possono esistere pasti gratis (c’e’ sempre qualcun ALTRO che paga) o salari “variabili indipendenti” o livelli di vita o diritti garantiti all’infinito, eppoi che l’economia se gestita sanamente non e’ e non deve essere predazione ne’ un gioco a somma zero, ma una operazione di creazione di una torta che si puo’ espandere se si riesce a collaborare produttivamente.

Nasciamo schiavi non del capitalismo malvagio, ma delle nostre strette necessita’ di 2500 – 3000 calorie giornaliere, piu’ tanti altri appetiti e necessita’ appena un po’ meno strette.
Qualcuno (rabbini e studenti ultra ortodossi dediti allo studio della bibbia in Israele, politici e preti italiani,eccetera) trova il modo di farsi sfamare piuttosto largamente ed in cambio di prestazioni zero o comunque ridicole come quantita’ e qualita’, ma gli altri invece di controllarli e limitarli si fanno illudere da “educazione cattolica, o riflessi del mito comunista, o di quelli della cultura hippy, ma essere considerata solo uno strumento produttivo mi è sempre stato sulle balle”.
Nessuno considera nessun altro solo come uno strumento di niente, ma resta il problema di sfamarsi e laddove si puo’ farlo con le nostre forze di non pesare da parassiti sul prossimo.

Detto questo, poi ognuno col voto, le idee, le preferenze influisca pure sullo stato perche’ controlli al meglio il sistema produttivo, eviti i monopoli, aiuti i bisognosi, faccia fronte ai problemi dell’oggi che si’ proprio come qualcuno ha accennato sono principalemnte di esaurimento delle risorse energetiche (ma non solo) che finche’ sono state a buon mercato hanno consentito oltre ad un assurdo aumento di popolazione anche enormi miglioramenti nel tenore di vita, ma sempre senza soffocare o peggio uccidere la gallina che fa le uova, d’oro o di proteine che siano.

Batrakos

Mi sembra che questa tua riflessione, giustissima su due punti (nulla è gratis e siamo ‘schiavi’ dei bisogni primari) c’entri ben poco con l’analisi del declino dell’Impero Romano per non aver capito la necessità storica del mercato (nè buono nè cattivo giacchè non autocosciente, non so perchè si mettono in bocca cose che nessuno ha mai detto). Insomma, bell’excursus storico anche condivisibile, ma l’argomento dell’excursus era il mercato ai tempi dell’antica Roma non il parassitismo religioso del mondo odierno che si può benissimo affrontare senza tutto l’excursus il quale, secondo me, con l’economia odierna calza poco e ancor meno c’entra per capire il discorso del thread, dal momento che se si riconosce il parassitismo è ovvio che si dia per implicito che nulla è gratis in assoluto ma solo per chi ne ha beneficio.

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