Colorado, anche gli atei ammessi al discorso di apertura del consiglio comunale

A Grand Junction, in Colorado, per la prima volta anche un ateo terrà la tradizionale “invocazione” prima dell’assemblea del consiglio comunale. Il discorso è tenuto da un membro del pubblico. La novità, riporta Kjct8.com, non è stata ben accolta da tutti: alcuni residenti di Gran Junction lo considerano un ossimoro, e osservano che non c’è nulla di male a mantenere le tradizioni così come sono. Ma “siamo in un paese libero quindi immagino che dovremo tollerarlo”. Il sindaco Teresa Coons è invece favorevole: “Mi piace pensare a discorso come a una riflessione piuttosto che un’invocazione nel senso classico del termine, che spesso sembra implicare una benedizione”. Anche se, ammette, è stato un argomento molto controverso e si era anche presa in considerazione l’idea di eliminare completamente il discorso, sull’esempio di altre città.

Silvia Righini

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18 commenti

andrea pessarelli

“non c’è nulla di male a mantenere le tradizioni così come sono”

tutto ciò che è giustificato unicamente dalla tradizione è da rifiutare decisamente: se vi fosse un motivo diverso e condivisibile infatti non sarebbe necessario tirare in ballo la tradizione o la consuetudine

Diocleziano

Senza contare che generalmente le cosiddette tradizioni si sono imposte scalzandone altre. Quindi, se tutti si fossero comportati democraticamente, oggi avremmo una sola tradizione, nata seimila anni fa… o giù di lì.

bismarck

Condivido pienamente Pessarelli, la tradizione piò darsi che avesse una certa funzione nel tempo passato ma se quella funzione è venuta meno è inutile mantenere un orpello per niente.

bruno gualerzi

Queste ‘aperture’ agli atei non mi convincono mai fino in fondo. Sembrano la concessione fatta ad una sorta di nuova religione o – in altro contesto – l’accettazione di un nuovo partito ‘sdoganato’ da un passato poco raccomandabile. Tutto dipenderà naturalmente da come si comportarà il rappresentante ateo, ma – soprattutto quando si parla di America, dove è tutto un proliferare di sette – penso sarà dificile per l’ateismo non farsi percepire come una delle tante sette.
Detto questo, ben vengano queste ‘ammissioni’

Concordo pienamente con pessarelli in merito alla ‘tradizione’.

Roberto Grendene

“Detto questo, ben vengano queste ‘ammissioni’”

si’, perche’ i privilegi si abbattono o con la loro diretta eliminazione (difficile in particolare per quelli fondati sulla ‘Tradizione’) o con la loro estensione a tutti.

Esteso a tutti, infatti, un privilegio cessa di essere tale, e diventa agli occhi di tutti una perdita di tempo (come in questo caso) o di spazio (pensiamo ad una parte scolastica piena di tutti i simboli pensabili dal crocifisso al logo dell’uaar)

FSMosconi

Questo “tollerare” mi sa di ipocrisia non so voi: è come se un totalitarista essendo in minoranza dicesse che lascian fare agli oppositori per sono tolleranti (invece perchè, più realisticamente per loro, sono in minoranza)…

hexengut

a mio avviso tolleranza è comunque una brutta parola perché implica, da parte di chi dice di esercitarla, un concetto di magnanima superiorità; meglio sarebbe se questo termine sparisse dalla circolazione e fosse sostituito da conoscenza, comprensione ed eventuale rispetto.

Stefano Grassino

Se uno mi dicesse ti tollero, io lo interpreterei come “non posso fare a meno di eliminarti, per cui ob collo torto non ti elimino”.

Congo

Per me sono invece buoni segnali.
Più atei si vedranno in giro, soprattutto ad alti livelli, ma anche come popolazione normale, meno “Frattini” si lasceranno andare ad affermazioni contro gli atei, perché i “Frattini” stessi, o i suoi partiti di riferimento, saranno sempre meno interessati a perdere i voti degli atei.

nightshade90

in america, il paese dei creazionisti, di “in god we trust” sulle banconote, delle mille sette e in cui se vuoi fare il politico non devi mai ammettere di essere ateo, fanno partecipare agli atei a tali discorsi e in italia, dove ormai l’ateismo è una presenza decisa e persino il cattolicesimo è di fatto una minoranza (se non si contano i battezzati di fatto non più cattolici e i non praticanti), gli atei vengono schedati dalla digos se osano partecipare in modo pacifico ai festeggiamenti della breccia di porta pia.

giusto per ricordare che non sempre il totalitarismo teocratico avviene in paesi a maggioranza religiosa e fanatica……basta solo che ad una singola religione venga dato potere sui politici, a prescindere anche dal fatto che tale religione sia davvero rappresentativa della popolazione o meno.

Daniela

io la trovo un’ottima iniziativa…..se il rappresentante ateo farà un discorso razionale, intelligente ed equilibrato potrà far conoscere ad altre persone una corrente di pensiero basata sulla ragione, sul naturalismo, sul materialismo e su un approccio scientifico che permette una conoscenza approfondita di noi stessi e del mondo che ci circonda.

In America, molte persone ignorano del tutto che ci possa essere questo tipo di impostazione filosofica, non bisogna avere paura delle aperture che vengono fatte ma bisogna sfruttarle al massimo.

SilviaBO

E perché mai un consiglio comunale dovrebbe cominciare con un’invocazione?
Dice l’articolo che si era considerata l’ipotesi di toglierla. Ecco, mi sembrerebbe più sensato.
Certe bacchettonaggini statunitensi mi fanno venire i brividi.

Eresiarca

“siamo in un paese libero quindi immagino che dovremo tollerarlo”

Molti considerano l’islam peggiore del cristianesimo basandosi sul fatto che nei paesi dove quest’ultimo è la religione predominante esso (apparentemente) non esercita un controllo totale sulla vita civile, e vige la libertà di opinione. Costoro non comprendono che in realtà i cristiani occidentali appaiono tendenzialmente meno fondamentalisti rispetto ai cugini islamici NONOSTANTE la loro fede, e non in virtù di essa! Il cristianesimo ha avuto la sfortuna di attecchire in paesi che poi si sono trasformati in democrazie laiche e civili (sì sì lo so che non è esattamente così specie in Italia ma se poniamo come termine di confronto il medioevo qualcosina è cambiato, direi), le quali l’hanno costretto a ridimensionare le proprie invadenze. Cionondimeno la sostanza del monoteista, cristiano o musulmano che sia, rimane la medesima di sempre: “il mio dio è l’unico vero e tutti gli altri andrebbero convertiti o sterminati”. Il musulmano poi può spesso esporre apertamente siffatte convinzioni e a volte persino metterle in atto, il cattolico molto meno perché vincolato dal fatto di vivere in stati civili, il che non significa tuttavia che il suo atteggiamento non sarebbe lo stesso se gli fosse dato libero sfogo.
Insomma rileggete la citazione iniziale anteponendovi un bel “Purtroppo”: ecco l’essenza del pensiero cristiano in Occidente…

Batrakos

Bisognerebbe vivere là, o esserci vissuti, per avere ben chiari i termini del problema.

Vista da qua, la questione a me sembra un po’ ridicola comunque la si guardi: in una circostanza come quella mettersi a criticare i privilegi religiosi (che se si parla di laicità è argomento che salta fuori necessariamente) diverrebbe un boomerang che toglierebbe molta ‘tolleranza’ (e concordo con Mosconi, Hexengut e Grassino sul conceyto che tale termine implica) verso il mondo dell’incredulità da parte dei tradizionalisti locali che lì giocano in casa; diversamente partecipare ad una ‘invocazione’ con quattro parole di rito sdoganerebbe l’ateismo nel senso che dice Gualerzi e ne farebbe un pezzo d’arredo del folklore locale non dando visibilità alle battaglie che è quello che interessa, più che avere una delegazione formale nel puzzle tradizional/religioso.
D’altronde, però, questa possibilità è data e rinunciarvi in cambio di nulla non è una mossa astuta, perchè anche la sola visibilità può avviare un ‘contagio positivo’ come è stato definito molto bene il concetto da altri.

Insomma, una questione d’immagine che nella sostanza non muove niente e che, vista da qua quindi con una certa ignoranza del fenomeno lo ripeto, non dovrebbe molto interessarci.
Però, da pragmatico come tento di essere, dico: meglio pochissimo che niente.

Batrakos

Mi accorgo ora di aver parlato di ‘privilegi religiosi’ come fosse l’Italia; ecco perchè, facendo autocritica, dico ‘bisognerebbe essere là’.

Ma, pur non sapendo bene là la situazione laicità, so che in USA esiste il problema del creazionismo e dell’estremismo evangelico dei christians born again (che non è l’intero universo evangelico, preciso di saperlo per eventuali protestanti che leggessero e si troverebbero giustamente a disagio ad essere equiparati a quelli).
Epperò a questo punto il gioco è anche più arduo: perchè non è solo un discorso di privilegi politici ma una questione di kulturkampf contro un’ideologia che spinge ad un’utile (per chi muove la questione) ignoranza.
Ecco allora che, se si pensasse ad un discorso per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle menzogne creazioniste, il boomerang del ‘giocare in trasferta’ si farebbe ancor più pericoloso.

Poi, lo ripeto, sono ignorante sulla situazione USA -che credo sia difficilmente uniformabile su questioni di cultura vista la differenza da zona a zona- e Colorado in particolare, dove però Wikipedia (da prendere con le molle so benissimo, ma è l’unica fonte che ho) mette atei e agnostici al 31%.
Fosse vera la percentuale ci sarebbe da pensare che il pensiero incredulo è ben conosciuto e accettato, per cui sembra anche venir meno la necessità della visibilità di approccio di cui prima si diceva.

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