Iraq, Moqtada Al Sadr rientra dall’esilio

Moqtada al sadr, leader dell’esercito del Mahdi (sciita), è rientrato in Iraq dopo un esilio autoimposto di tre anni. Sadr abbandonò il suo paese per recarsi in Iran dopo le polemiche sul suo presunto coinvolgimento nell’esecuzione di Saddam Hussein, e dopo che le forze armate USA avevano definito la sua organizzazione “la più grande minaccia presente nel paese”, superiore anche a quella rappresentata da al Qaeda (sunnita). Il ritorno del leader religioso, scrive l’Independent, sembra finalizzato a un coinvolgimento del suo movimento (che conta 39 parlamentari) nella maggioranza di governo. Il rientro segue di pochi giorni la visita a Baghdad del nuovo ministro degli esteri iraniano, Ali Akbar Salehi.

Raffaele Carcano

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8 commenti

bismarck

Già, se gli usa invece di far guerre a destra e a manca avessero speso quei soldi per trovare qualcosa di seriamente alternativo al petrolio (le guerre fin’ora sono costate la bellezza di circa 730.000.000.000 di $), non staremmo qui a preoccuparci di sta gente.

Stefano Grassino

Se invece di appoggiare il regime ultracorrotto dello Scià lo avessero fatto cadere (non avrebbero avuto problemi) succhiando un pò meno petrolio……..ma l’avidità delle multinazionali non ha limiti, ed avessero anche là attuato un piano Marshall…..troppo intelligente vero Tom? Caro Bismarck come disse schopenhauer
“la ricchezza assomiglia all’acqua di mare: quanta più se ne beve, tanto più si ha sete”.

Paul Manoni

@Stefano Grassino
Allo stato attuale delle cose, il governo USA sembra piu’ che altro preoccupatissimo dell’imminente referendum per l’indipendenza del Sudan del Sud, dal Sudan del Nord. Il motivo e’ sempre quello. Il paese ha l’80% dei giacimenti in un Sud sostanzialmente Cristiano, mentre le raffinerie, gli oleodotti ed i porti, si trovano tutti nel Nord a prevalenza mussulamana.
La comunità internazionale e’ un tantino in fibrillazione per questa secessione.

Stefano Grassino

@ Paul Manoni

Quello che voglio chiarire è che vedo solo un comportamento saggio di fronte al mondo Islamico: tenere un’arma nel cassetto facendolo sapere e sperando di non doverla mai tirare fuori, e mettere sulla scrivania dei libri. Ovvero difendersi a muso duro contro il terrorismo ma aiutare nella crescita attraverso un processo culturale e sociale (ospedali, case dignitose, pozzi d’acqua, strade, ferrovia etc. etc.) tutte quelle popolazioni, al fine di togliere dalle mani dei padri del terrore il maggior numero possibile di adepti.
Vogliamo la nostra parte di petrolio? bene, ma che sia una parte giusta. Investiamo in ciò che ho detto prima ma mettiamo anche l’esercito a protezione di organizzazioni come Emergency che purtroppo, spesso e volentieri sono costrette a fuggire perchè prese di mira dai talebani.
Come diceva Bismarck, quanti soldi sarebbero stati risparmiati con una politica meno affaristica e di più ampie vedute?
I governi occidentali dovrebbero tenere a freno le lobby delle compagnie petrolifere che vedono solo al profitto del momento ed occuparsi dell’interesse generale. Investire oggi vorrebbe dire risparmiare domani in soldi e soprattutto in vite umane. Fermo restando che contro chi non vuol ragionare e crede solo alla violenza per la violenza, non ci può essere assolutamente cedimento alcuno.

Paul Manoni

Concordo con cio’ che dici Stefano. 😉
“tenere un’arma nel cassetto facendolo sapere e sperando di non doverla mai tirare fuori, e mettere sulla scrivania dei libri”
E’ un po’ la soluzione che si e’ adottata per scongiurare la III guerra mondiale. Durante lea guerra fredda, sia gli USA che l’URSS, tenevano nel cassetto le loro armi, lo facevano abbondantemente sapere l’una all’altra, tutte e due speravando di non doverle tirar fuori mai, ed entrambe mettevano sulla scrivania dei “libri” – d’accordo non proprio dei libri intesi come cultura, ma comunque mettevano sulla scrivania degli accordi di disarmo o dei trattati rivolti alla pace.
E’ un parallelismo che ci potrebbe stare!?

Stefano Grassino

Il fattore più importante sarebbe la caduta del regime Iraniano e la instaurazione di una democrazia in quel martoriato paese. Paese che ha sempre sofferto dittature ed ha visto alla finestra il benessere delle democrazie senza assaggiarne un boccone.
Questo tranquillizzerebbe l’Europa che non avrebbe più un’atteggiamento ostico nei confronti della Turchia che così entrerebbe nella moneta unica.
Iran e Turchia, due paesi in via di sviluppo, con una forte classe imprenditoriale e tanti giovani aperti al nostro mondo, pronti al dialogo, sarebbe veramente una batosta dalle proporzioni incalcolabili per coloro che inneggiano all’oscurantismo monoteista ed al principe dominatore e dittatore tipico di quelle zone.
Contando poi la potenza che potrebbero ancor più sviluppare sul piano militare, immagina che difesa avremo per una futura civiltà sempre più rivolta alla laicità. Qualche benpensante dirà che parlo sempre di armi ma mi dica se le idee più belle non sono difese a cosa possono servire. I peggiori tiranni, una delle prime cose che fanno è o non è quella di bruciare libri?

Paul Manoni

Al Sadr rientra in Iraq con queste parole:
“Siamo ancora combattenti” 😯
“contrastare gli occupanti dell’Iraq” 😯
“Israele, Stati Uniti e Gran Bretagna, sono nemici comuni” 😯
“resistenza con tutti i mezzi” 😯

L’imam ha allo stesso tempo invitato a sostenere il nuovo esecutivo di Nouri al Maliki, dicendo:
“Se il governo serve il popolo e la sua sicurezza, noi siamo con lui. Se non lo facesse ci sono dei modi per sistemare le cose (!!!) ma sono solo politici” (???)

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