La cantante rock Gianna Nannini ha dato alla luce il 26 novembre scorso una bambina grazie alla fecondazione assistita, all’età di 54 anni. Intervistata da Tv Sorrisi e Canzoni, spiega che sua figlia Penelope avrà “un battesimo rock”. “Vorrei che avvenisse all’apertura del tour, a Milano il 29 aprile”, ma chiarisce che “non sarà un battesimo religioso, avrà tempo lei poi di scegliere se e come battezzarsi”.
La Nannini è stata anche oggetto di critiche da quelli che definisce “benpensanti”, per una gravidanza portata avanti in età matura e senza che sia noto il padre: “credo che il dibattito che ho suscitato possa aiutare molte donne”, risponde. “Non credo sia necessario avere per forza una famiglia ‘normale’, i ruoli padre-madre non sono così vincolanti”, aggiunge. Piuttosto “è necessario che nella famiglia ci sia molto amore”. Penelope avrà una “famiglia allargata, come lo è già la mia”, continua la cantante. Infatti “la famiglia è importante indipendentemente da come è composta”, spiega la rockstar, “del resto i problemi ci sono in tutte le famiglie, anche in quelle ‘normali'”. Di Elton John, che recentemente ha avuto un figlio in provetta, dice: “ha fatto quel che si sentiva e che voleva. E’ bene che si nasca dove c’è amore”.
Questi mesi la cantante non ha nascosto la gravidanza, anzi l’ha ostentata attirandosi critiche per un uso giudicato commerciale del suo pancione. Anche Avvenire si sofferma sulla questione con un editoriale di Marina Corradi, la quale già aveva contestato la sua scelta di apparire su Vanity Fair con pancione e maglietta con su scritto God is a Woman. Secondo l’editorialista, la Nannini “offre un’immagine della maternità come potere assoluto” e “il messaggio che manda è questo: posso fare un figlio come e quando voglio”, lontano dal “concetto di accoglienza”, ma piuttosto come “spot per creare e vendere un brand: mamma come mi pare”. Mario Abis, sociologo e docente dell’Università Iulm di Milano, parla di “comunicazione molto aggressiva” della Nannini, “donna che rivendica la gravidanza come un feticcio, in una dimensione narcisistica e iperindividualista, dove l’idea di famiglia scompare”.
Valentino Salvatore
eh beh si è un bel problema una gravidanza consapevole.
In questo caso il donatore anonimo degli spermatozoi ha scelto consapevolmente di non assumere il ruolo di padre, così come Gianna ha scelto consapevolmente di essere madre single. La questione che emerge in questo caso – ma dovrebbe emergere SEMPRE – è la qualità del progetto di sostegno alla crescita del bambino. Qui gli elementi critici sono la presenza di un solo supporto genitoriale (due supporti VALIDI sono meglio di uno solo) e l’età della madre: è un fatto di energie che fa sorgere dubbi, magari risolvibili con un’opportuna pianificazione. Ed è appunto il concetto di PROGETTO di sostegno alla crescita che si pone. E qui il mio discorso va a favore di quei padri che fin dall’inizio hanno deciso di essere tali, si formano confrontandosi con il pensiero pedagogico contemporaneo (lo so che sono in pochissimi!), e vogliono fare valere il loro diritto/dovere di essere un sostegno per lo sviluppo della personalità dei figli. Bene. Questo diritto deve essere efficacemente tutelato da un’effettiva attuazione dell’affidamento congiunto e da un riconoscimento, anche formale, della validità dell’approccio educativo di quella persona.
Esistono delle paure che ci portiamo dentro: quella di un ritorno ad una paternità ben diversa da quella descritta sopra, fatta di possesso e controllo dei bambini e delle donne (anche loro ridotte ad uno stato di minorità) tramite l’addossamento di un continuo senso di colpa ingiustificato e dello stato di mortificazione che ne consegue.
Discorso analogo deve valere per la madre, che non può essere ritenuta tale per il semplice fatto di avere generato un figlio, nè può decidere arbitrariamente di dimezzare il sostegno pedagogico al bambino, escludendo un padre che ha scelto di esserlo e si è prepararto al meglio per questo ruolo.
Il mondo è pieno di individui cresciuti con un solo genitore dato che l’ altro volontariamente o involontariamente, è sparito.
Non mi pare che siano tutti in galera o al manicomio !
@Tommaso W
Siccome una certa organizzazione continua a volere monopolizzare a suo modo la promozione della famiglia bigenitoriale, accade che, per una dinamica di differenziazione, sul versante laico si sottolinei con forza anche la positiva riuscita di esperienze diverse. Come tu giustamente stai facendo.
Ma accade pure che, ad esempio, i Radicali del Lazio si facciano carico oggigiorno della questione dei padri separati (io non sono tra questi ultimi, ma ne percepisco le esigenze).
Nell’ambito dei movimenti culturali si manifestano prese di posizione nette che poi con il tempo possono recepire integrazioni, una maggiore articolazione…
Ma da qui ad arrivare all’esercizio della paternità nello stile di un certo Jahveh gliene deve passare!
“Il mondo è pieno di individui cresciuti con un solo genitore dato che l’ altro volontariamente o involontariamente, è sparito.
Non mi pare che siano tutti in galera o al manicomio !”
CONCORDO IN PIENISSIMO!!! 🙂
Per contro, diversi figli di cosiddette “buone famiglie” hanno finito per fare il prete, con tutte le note conseguenze negative riguardanti perlomeno la sessualità, per esempio con il rischio di dover nascondere una relazione con una persona, o – molto peggio – con il rischio di diventare preti pedofili.
E qual’è ancora oggi lo stereotipo della “buona famiglia”, soprattutto di quella italiana?
E’ il luogo dell’imparare facendo? Della pedagogia attiva? Dello sviluppo del pensiero critico? Di un graduale approccio alla democrazia – pur con tutti i limiti comportamentali “ragionati”, di natura pratica, che gli adulti debbono fare presenti ai figli?
Io scoprii la pedagogia attiva quale alternativa al metodo del liceo classico che frequentavo: mi costò un certo calo di rendimento, ma credo che ne sia valsa la pena. Mi ha aperto la mente al mondo anglosassone e al pensiero scientifico e gestionale.
Non ritengo sbagliato rivendicare una genitorialità, anche maschile, basata su questi elementi, che mi sono costati non poco sforzo e anticonformismo.
Ma di questo se ne parla poco o nulla… anche qui!
“Ma di questo se ne parla poco o nulla… anche qui!”
Non mi riferisco in generale al pensiero scientifico, che anzi è abbondantemente valorizzato, ma nello specifico ai metodi della pedagogia attiva… segno che questa non è mai arrivata a diffondersi nel pensiero comune, e solo qualche raro frequentatore di questo blog può eventualmente arricchire il discorso che sto imbastendo.
Alla faccia delle panzanate odierne di B16!! 😆
Grande Gianna! 😉
“…avrà tempo lei poi di scegliere se e come battezzarsi”
QUESTO E’ SUBLIME BRUNO! 😀
mah sinceramente mi sembrano solo menate, da una parte e dell’altra.
A me personalmente, il fatto che la Giannini voglia dare alla figlia una vera e concreta libertà di scelta per cio’ che concerne una sua eventuale religione futura, non mi sembra affatto una menata. E’ perfettamente in linea con cio’ che porta avanti l’UAAR da quando e’ nata o giu’ di lì.
Tantopiu’ che quest’articolo, riportato anche dall’ANSA, esce lo stesso giorno in cui il XVI Benedetto, si affaccia alla finestra per blaterare di libertà di religione e battesimo. Due cose che alla luce della ragione, mal si conciliano, visto che i Cattolici sono soliti battezzare i bambini in fasce, ancora incapaci di intendere e volere, contrariamente pure al loro idolo che si battezzo a 30 anni. La libertà di sceglierci a quale religione appartenere, e’ alla base della libertà di religione, mi sembra ovvio.
Insomma, tutto fuorche’ “menate”. 😉
Lasciare alla propria figlia ogni libertà non mi sembra una menata, mi sembra segno di civiltà.
Quoto
Segno di civiltà e anche di maturità mentale personale molto maggiori di quelle di tanti/e 20-30-40enni che per immaturità mentale o conformisomo o superficialità o per contentare i propri genitori o per “non far sentire diverso il bambino a scuola” ancora insistono a cattobattezzare i loro figli appena nati!
Sono menate quando fai battezzare tuo figlio per fare contenta la mamma o perchè tanto non gli fa male. Anch’io ho scelto di non battezzare mio figlio è lui che dovrà decidere se farlo o no!!!
Vai Gianna, smerdali tutti/e
chissà che avrebbe da dire allora su quella di una certa Maria…
ma lei è stata solo un contenitore passivo che non poteva dire di no
Mah dicono che l’opzione ci fosse (no, dico… so’ DIO, tu vuoi un figlio da me! dimmi di no, dai, dimmelo)…
Non faccio che dire: “magari avesse rifiutato” ( e chiedermi chissà quante prima e dopo che non sappiamo).
visto il dio caritatevole e misericordioso, probabilmente in caso di rifiuto l’avrebbe incenerita 😉
(o più probabilmente giuseppe si sarebbe seriamente inca$$ato per le corna)
allora in realtà si trattò di stupro di minore ad opera della divinità? l’ho sempre detto io che dio soffre di un complesso di inferiorità nei confronti di zeus che lo porta a compiere gli atti più perversi…..
macché stupro… era vergine, l’Arcangelo l’avranno scelto fighetto e ben dotato (sennò ci andava di persona invece che delegare), il resto poi è venuto da sé 😆
“ma lei è stata solo un contenitore passivo che non poteva dire di no”:
Possibilità varie (posto che Maria sia esistita): o è stata stuprata e la cosa non è stata tramandata, o ha avuto un rapposto qualsiasi con qualcuno che poi non le è rimasto vicino (per cui poi d’impulso è scappata a nascondersi in Egitto), o si è ubriacata a una festa e senza rendersi conto è andata in stato di incoscienza con uno e per questo poi si riteneva ancora vergine, o si prostituiva e Giuseppe era il suo sfruttatore ed è rimasta incinta di un cliente, o altre varie ed eventuali… Tantissime ipotesi sono possibili, e solo quella biblica non lo è! 😉
ma una persona può fare quel che gli pare o no? Ha scelto di avere una figlia e poi ha scelto di non battezzarla. Punto e basta
giammmaaaaaaai
Daniela blasfema ed eretica, brucierai nelle fiamme dell’infermo, dopo essere bruciata attaccata ad un palo in Piazza S.Pietro!! 😆
Condivido ampiamente le scelte della nannini, che poi sono anche le mie, ma spero proprio che mia figlia non si avvicini mai alle religioni rivelate occidentali orientali di sopra o di sotto.
Enrico e trolloni vari saranno su tutte le furie… a me non dispiace! 😆
Enrico,cavaliere senza macchia, ultimo baluardo,da unpò di tempo è sparito.
Ma vedrete che a breve spunterà qualche altro nick.
E quanti fratellini della figlia della Nannini sono morti affinché nascesse Penelope?
TROLL! 👿
si daranno il cambio
quanti ne finiscono ogni giorno negli assorbenti di donne fertili che hanno rapporti sessuali non protetti prima ancora che possano dire “oh cavolo, un ritardo”?
irrilevante, esattamente come è irrilevante quanti aborti spontanei abbia avuto la nannini.
Parli di embrioni?
Non sono fratellini, l’embrione non è vita tranne che se impiantato in un utero che lo accolga e lo faccia sviluppare. Le condizioni al contorno sono un po’ troppo “selettive” per dire che un embrione sia vita fuori da queste.
Invece di pensare a quanti non ne sono nati e che non sarebbero comunque nati, sia la felicità per una nuova vita voluta per amore.
raccappricciante paragonare degli embrioni a dei fratellini
un bambino vero e’ una cosa ben diversa da un embrione
Un bambino “vero”? Cos’è?
Sei tu che decidi cos’è un bambino “vero”? E se a te non piace è un bambino “falso”?
Ringrazio il cielo di essere nato prima che ci foste voi al comando
mica si è parlato di gusti, non è che sia una decisione da prendere, ma una constatazione. Un bambino non-vero è un non-bambino, come un pedale è una non-bicicletta. Una rondine non fa primavera… è a te che non piace, ma è.
cd,
Cosa sia un bambino “vero” o un bambino “falso” e’ una convenzione tra persone, non ne esiste una definizione assoluta, cosi’ come quando si cerca di definire cosa sia la vita e cosa non lo sia.
Certo che, considerare un essere di poche cellule assolutamente non senziente e non cosciente (come puo’ essere un muschio) al pari e con gli stessi diritti di un bambino che impara, gioca, ama i genitori ecc. appare una forzatura esagerata e onestamente poco sostenibile.
IL fatto, poi, che l’embrione, possa potenzialmente diventare un essere senziente non lo rende automaticamente equivalente ad un essere gia’ ora senziente, cosi’ come una persona ancora viva ha dei diritti che non avra’ piu’ da morta, sebbene gia’ da viva sia un morto potenziale (in quanto tutti noi, prima o poi, moriremo).
cos’è, è arrivato il genio con la solita domanda “pensate se vostra mamma avesse abortito!!!” che non ha senso alcuno?
prima di mio nonno sono morti due suoi VERI (nati da diversi mesi) fratellini, anzi per la precisione un fratello e una sorella.
mia nonna ha perso un paio di volte un figlio tra i vari che ha avuto.
e quindi?
i figli nati dopo dovrebbero sentirsi in colpa?
ma per piacere!
tra l’altro, da quand’è che ci siamo “noi” al comando, che devo essermi persa questo epocale passaggio? 😆
@ cd
un burattino ad esempio non è un bambino vero. mi dispice per pinocchio, ma è così. o voi cattolici volete vietare il riciclo dei burattini vecchi e imporre loro cure mediche in quanto “non osate dire cosa sia un bambino vero e cosa non lo sia, e nel dubbio và tutto nel mucchio”?
Se lei non avesse deciso di avere un figlio anche gli altri embrioni eventualmente andati persi nei tentativi di impianto non sarebbero mai stati generati, quindi il risultato finale non cambia assolutamente.
In questo modo lei invece ha avuto una figlia senza fare del male a nessuno, compresi quegli embrioni che non hanno patito nulla, cosi’ come quelli che vengono costantemente abortiti per cause naturali e di cui certo nessun religioso si preoccupa.
@Manoni
Troll??? Questo è un Uruk-hay in piena regola! E scommetto che ha anche qulcosa da orchetto! 😉
@FSMosconi
Ho un’idea. 😉 Il gioco e’ questo.
Il primo che ne riconosce uno grida: “TROLL!”
E tutti gli altri, lo ingorano. 😉
Ad ogni troll riconosciuto che passa di qui, si assegnano 5 punti.
Ad ogni commentatore che viene accusato ingustamente di esserlo, vengono sottratti 10 punti a chi ha fatto questa falsa segnalazione. 😉
Alla fine del mese, si contano i punti, si stila la classifica e si assegnano premi. 😆
“E quanti fratellini della figlia della Nannini sono morti affinché nascesse Penelope?”
—————————
La Nannini ha raccontato esplicitamente di aver iniziato almeno altre due gravidanze che poi sono finite male per cause naturali, prima di riuscire a portarne a termine una.
Se adesso anche gli aborti SPONTANEI (di gravidanze volute e cercate) sono assimilabili all’omicidio, vuol dire che i è eprso completamente il senso della realtà, oltre che quello del ridicolo.
Lisa
Ottimo procrastinare la scelta religiosa all’età adulta dei figli.
Eccessivo l’entusiasmo di vari interventi: una gravidanza del genere mi sembra un’ostentata forzatura
Gianna Nannini ha partecipato all canzone rap “in Italia” di Fabri Fibra, canzone piuttosto moralista e bacchettona visto che mette “le modelle fotografate” tra l’interminabile elenco dei mali italiani. Forse che Gianna Nannini non si è mai fatta fotografare nuda o scollata o in atteggiamenti sexy?
non mi pare, ma anche se fosse… come direbbe il grande capo estiquatsi?
la Nannini, a modo suo, è una rock star. e per le rock star l’ostentazione è la regola.
poi, per il resto, ha detto cose molto condivisibili, non mi stupisce che i PRETI si infastidiscano.
Ottimo il fatto che non lo battezzi come cattolico, e che pubblicizzi questa scelta, evidenziando il problema del battesimo quale imposizione catto-giudaica.
Tuttavia la storia del “battesimo rock” è squallida e perversa.
“La Nannini è stata anche oggetto di critiche da quelli che definisce “benpensanti”, per una gravidanza portata avanti in età matura e senza che sia noto il padre: “credo che il dibattito che ho suscitato possa aiutare molte donne”, risponde. “Non credo sia necessario avere per forza una famiglia ‘normale’, i ruoli padre-madre non sono così vincolanti”, aggiunge. Piuttosto “è necessario che nella famiglia ci sia molto amore”. Penelope avrà una “famiglia allargata, come lo è già la mia”, continua la cantante.”
Qualcuno qui nel sito e nella cristianità in generalemi può dire se era noto il padre di cristo?
Maria, la madre di Gesù, ha avuto una gravidanza senza così tanta notorietà come la Giannini, ma la cantante è reale mentre la gravidanza di maria è
il padre di cristo non era noto, tant’è che hanno perfino cercato di dimostrare (invano) che esistesse
Mah, su delle cose sono d’accordo.
Però se potessi scegliere non vorrei nascere in una famiglia in cui già dall’inizio non c’è uno dei genitori e l’altro ha già un’età così innaturalmente avanzata, col rischio di lasciarla orfana in giovane età (scusa Gianna, non voglio tirartela, però…).
L’unica attenuante è che la Nannini è così ricca da non mettere nei pasticci la figlia qualsiasi cosa succeda, ed evidentemente può anche contare in una famiglia allargata molto unita che non farà mancare l’affetto alla piccola.
Insomma, è un caso del tutto particolare.
Molto d’accordo sul fatto che ciò che conta davvero è comunque l’amore, ma questo amore lo possono dare solo le persone in vita e quelle realmente presenti.
si ma sono discorsi fattibili un po’ per tutte le star (tra l’altro di solito ci si accorge dell’età avanzata solo quando si tratta della madre e praticamente mai quando si tratta del padre che è in un certo senso autorizzato a figliare anche a 90 anni. tra le star non sono così rari i casi di paternità oltre i 60 – 70 e nella popolazione generale non saprei ma probabilmente a conti fatti sono più delle gravidanze sopra i 45)
ma cosa dici Congo? Ci sono famiglie il cui padre o la madre, son morti a pochi giorni o mesi dalla nascita dei propri figli, addirittura padri che muoiono prima della nascita dei propri figli, e madri che muoiono nel partorirli, qulindi, il tuo discorso non è per nulla antropologico, meno che mai sociologico, forse hai bisogno di ipotizzare che vi sia amore anche in famiglie allargate, puoi farcela se vuoi, caro Congo, una buona e sana ricerca approfondita dei casi di cui l’esempio della Nannini, e vedrai che ne resterai positivamente colpito.
Scusa Popper, ma stai cercando di dirmi che avresti preferito nascere senza genitori?
Ovviamente, no. E allora cosa volevi dirmi?
Una cosa è che i casi della vita portino a tragedie familiari che possono però anche risolversi positivamente, con zii e nonni che adottano l’orfano, o anche con adozioni vere e proprie. Un’altra cosa è fare certe scelte volontariamente e consapevolmente che portino il figlio ad essere quasi automaticamente orfano.
Poi i casi della vita sono numerosissimi e raggiungono tutti gli estremi, per cui, alle volte è pure meglio obiettivamente essere orfani, che nascere in certe famiglie. Ma sono appunto casi estremi.
Qui la Nannini ha fatto la sua scelta.
Io, dovessi rinascere, farei la scelta di nascere in una famiglia amato da entrambi i genitori. Sarei uno stupido ad augurarmelo?
Poi se sarò amato da un solo genitore in età da nonno me ne farò una ragione, ma è lapalissiano che non sia una condizione facilitante.
A me va bene della Giannini che non la faccia battezzare e che la lasci decidere da sola in età maggiore; poi sono felice per la sua maternità, come è normale per un ateo come esserlo con qualunque donna che da alla vita un figlio, fosse anche un futuro Hitler, ma non sta a me giudicare se lo ha avuto in età adulta o anziana, del resto anche Zaccaria e Elisabetta erano anziani e, non mi dirai che era opera dello spirito santo anche il battista, lo han fatto per scelta anche loro.
Tu pensa, caro Congo, a quelli che credono alla reincarnazione, “poveri sfigati” direbbe il Giobbe biblico, nascono e hanno già in cielo chi si da da fare per rubargli prima una vita e poi l’anima, dio o satana? Ai posteri l’ardua sentenza!
Ma che c’entrano Zaccaria ed Elisabetta?
Ma chi se ne frega di loro.
Ma pensi che sono cristiano e magari pure cattolico solo perché non mi piace che la Nannini abbia un figlio in tarda età?
Io sono ateo. Tanto per chiarire, perciò di Zaccaria ed Elisabetta me ne sbatto, e trovo la loro storia ridicola.
Intanto però non mi hai risposto trincerandoti dietro quel “non sta a me giudicare”, possibile che tu non abbia un’idea in merito?
“La Nannini è stata anche oggetto di critiche da quelli che definisce “benpensanti”, per una gravidanza portata avanti in età matura e senza che sia noto il padre: “credo che il dibattito che ho suscitato possa aiutare molte donne”, risponde. “Non credo sia necessario avere per forza una famiglia ‘normale’, i ruoli padre-madre non sono così vincolanti”, aggiunge. Piuttosto “è necessario che nella famiglia ci sia molto amore”. Penelope avrà una “famiglia allargata, come lo è già la mia”, continua la cantante.”
Qualcuno qui nel sito e nella cristianità in generale può dire se era noto il padre di cristo?
Maria, la madre di Gesù, ha avuto una gravidanza senza così tanta notorietà come la Giannini, ma la cantante è reale mentre la gravidanza di maria è fantasia, poi c’è anche il caso fantastico di elisabetta che ebbe Giovanni il battista oltre l’età della Giannini.
I benpensanti, o non conoscono la bibbia, o ne selezionano i versetti per proiettarli sulla cantante, più o meno come fa anche Sal qui e altrove, e non ne sentirei la mancanza.
Un augurio alla Cantante e la sua idea laica è giusta, la figlia deciderà da grande cosa vorrà fare, come dovrebbe essere anche per tutti i cittadini italiani che vogliono esserlo a tutti gli effetti e senza essere considerati anche sudditi del papa.
big quote 😉
TROLL( quasi )PENSANTE (o forse no?) Vorrei sapere quanti sono i “benpensanti” veramente scandalizzati: oggi sul biglietto di invito si arriva a far annunciare il matrimonio religioso dal figlio già bello cresciuto in regime di “fidanzamento prolungato” senza che qualche “damazza” si stracci le vesti per questo.
Auguri alla Nannini e alla sua famiglia allargata; però mi pongo due problemi ( senza una risposta bella e pronta ): 1) Avere figli in età molto avanzata e in assenza di un partner riconosciuto significa o no aumentare le probabilità di lasciarli orfani, anche se oggi l’invecchiamento è molto più tardivo ? ( N.B. lunga vita alla cantante!) 2) I problemi della famiglia allargata si pongono – così mi sembra – non quando si è tutti giovani e pimpanti, ma quando ci si trova di fronte all’esigenza di assistere malati e anziani ( medicinali, pulizie corporali, trasbordi in ospedale… ): a chi, fra i tanti membri della nebulosa familiare tocca sacrificarsi se i ruoli non sono fissi e non ci sono molti soldi per badanti e infermiere? Qui ci vorrebbero analisi sociologiche ben fatte sulla funzionalità non solo psicologica e affettiva, ma anche pratico-assistenziale della “famiglia allargata”. Si potrebbe invocare l’aiuto di Chiara Saraceno, ex cattolica ma oggi fiera oppositrice della CCAR, che è una grande esperta di strutture familiari antica e nuove.
A prescindere dalla questione della gravidanza virginale di Maria, laicamente non credibile ( ma in natura, mi pare, esiste la partenogenesi ) i Vangeli affermano che Giuseppe fungeva da padre di Gesù ( “padre putativo”) tanto da formare il gruppo-modello della “Sacra famiglia”. L’età di Elisabetta non è precisata; ma è possibile che avesse meno anni della Nannini ( allora una donna appariva vecchia molto prima: penso alla moglie di Vito Catozzo , invenzione di Giorgio Faletti in “Drive-in”, ).
N.B. E’ da notare come la paternità”putativa” di Giuseppe si ponga al polo opposto rispetto alla figura del padre divoratore e violento teorizzata da Freud ( esempli-ficazione:il manzoniano “principe padre” );: un padre discreto, tenero e in seconda linea rispetto al rapporto madre-figlio, che è quello centrale: uno degli elementi di poesia del presepio ( che, come ho letto, continua a piacere a qualche ateo, mentre per altri si tratta di una bambinata o addirittura di una “scemenza” ).
Saluti.
Fino a 50 anni fa, ma pure oggi giorno, esistono famiglie che fanno figli fino in tarda età, finche la donna è ancora fertile, e capita che il figlio del loro primogenito è piu grande del ultimo figlio, ad un mio amico nelle medie li è nato l’ottavo zio. Anche in questi casi i genitori lasciano orfano il loro figlio in tenera età. Penso che quando l’età media era piu bassa il fenomeno era pure molto piu accentuato.
“Avere figli in età molto avanzata e in assenza di un partner riconosciuto”
l’italia non è un paese dove l’omosessualità sia così facilmente sbandierabile. se ha deciso di tenere segreta la partner sono affari suoi. in ogni caso è MOLTO POSITIVO che abbia avuto il fegato di annunciare pubblicamente il rifiuto del battesimo per la piccola.
visto che giusto ieri Maledetto 16 ha ribadito il no ai nomi non cristiani nei riti battesimali, e la piccola si chiama PENELOPE, questa mi sembra la miglior risposta al celodurismo clericale monomano.
“A prescindere dalla questione della gravidanza virginale di Maria, laicamente non credibile ( ma in natura, mi pare, esiste la partenogenesi ) i Vangeli affermano che Giuseppe fungeva da padre di Gesù ( “padre putativo”) tanto da formare il gruppo-modello della “Sacra famiglia”. ”
——————————-
E allora perché opporsi con tanto sdegno alla fecondazione eterologa?
Lisa
L’unica cosa che critico è l’età della Gianna nazionale. E’ un po’ troppo avanzata per avere un figlio, avrebbe potuto pensarci prima.
Io piuttosto ne avrei adottato uno, ma mi viene in mente ora che i single in Italia non possono adottare…….
Comunque, auguri a lei e alla piccola, e in chiulo ad Avvenire e alle vecchie ciliciate dallo stikkio secco che ci scrivono sopra le loro burinate.
Anche io la penso così. Se ora lei ha 54 anni, quando la figlia ne avrà 30 lei ne avrà 84 :S
come ho detto sopra però, sono cose che si notano (e si criticano) in linea di massima quando in ballo ci sono le madri.
i padri sembrano autorizzati in un certo senso a figliare anche oltre i sessanta (tra le varie star ce ne sono a iosa e nessuno è stato “crocefisso” per questo)
Per me neanche gli uomini devono fare figli oltre una certa età 🙂
Poche settimane fa, quando sono fiorite ovunque le commemorazioni di Mario Monicelli, nessuno si è permesso di sindacare sul fatto che a 95 anni avesse lasciato una figlia di poco più di 20, ovvero avuta a oltre 70.
Lisa
Io sto ancora spettando quanti altri tribunali intuiscano che la legge 40 è anticostituzionale.
E’ verissimo quel che dice Kaworu che quando sono troppo anziani i padri non si dice nulla.
E’ vero quel che dice Popper che non si sa mai quando si crepa.
Tuttavia più si è avanti con gli anni e più è ragionevolmente facile che si muoia prima anche se non è vero l’inverso.
Capisco anche che ognuno ha la sua sensibilità e quindi non si può parlare in senso assoluto.
Ciò detto, io personalmente non reputo che sia una gran scelta fare un figlio a 54 anni perchè non è molto bello crescere con una madre anziana (ammesso e non concesso che non crescerà con il personale domestico anzichè con la madre) e avere grossissime possibilità di rimanere orfani quando ancora si è troppo giovani per poter elaborare bene il lutto.
E per questo temo che questa maternità sia più un vezzo egoista da arttista sulla fase del tramonto piuttosto che una scelta responsabile: insomma, soldi a parte che non sono risolutivi anche se ‘contano’ (per scherzare un attimo), non vorrei essere la figlia della Nannini.
Questo non toglie che abbia fatto bene a non battezzarla.
@Kaworu, hai ragione, anche a me i padri in età avanzata non mi piacciono. Ma in questo caso il padre proprio non c’è in partenza e per scelta, mentre la madre è in età avanzata e per scelta.
lo so ma un briatore allora? un harrison ford?
(un elton john, ma il suo compagno è più giovane quindi probabilmente il problema non si pone)
un tizio “anziano” (diciamo sui 50 – 60) a cui muore la moglie giovane per qualsiasi sfiga della vita e si trova con la prole?
pensa che (io ho 43 anni quindi parlo di un po’ di tempo fa hehehehehe) a mio padre dicevano “ma comeeee! una figlia a 44 anni!! Non sei un po’ vecchio per avere una bambina?”
nota che mia madre, di 14 anni minore di lui, aveva solo trent’anni, e un figlio di 10… eppure gliela menavano a mio papà che “poteva essere un nonno, ma un padre?”
comunque grande Gianna, ce ne fossero.
@Paul Manoni
il tuo gioco del troll mi piace un casino!!! 😀
eh ma è un caso raro, per la gente comune di ‘ste cose al massimo si preoccupano i figli già grandi (specie se il nuovo nato arriva da una nuova moglie).
ma le “star” nessuno le critica se sono uomini attempati. se sono donne uuuuh la maternità tardiva -.-
In questa questione ci sono trè punti distinti da valutare
1. di avere una fecondazione assistita in una età elevata con i rischi correlati per la salute del figlio
2. di allevare un figlio privandolo coscientemente del pardre
3. di non battezzare il filgio
1. È una scelta molto critica perchè comporta dei rischi elevati anche per la salute del figlio. Poi la possibilità di accompagnare il figlio nella sua vita è molto limitato. Quando il figlio di Gianna Nannini ha 16 anni lei ne avrà gia 70. Quando lui ne ha 26 (e avra finito più o meno i studi universitari) lei ne avra 80 anni.
2. Sono veramente contrario perchè ad un figlio per sviluparsi come persona serve sia un genitore del propio sesso che di quello opposto. La psicologia di sviluppo parla di questa constellazione di una triade. Negare ad un filgio un genitore per me è un atto egoista e lesionale.
3. Per mè è un scelta individuale e mi va anche bene cosi.
Sono un po deluso di questo foro per il livello basso di ragionare.
@Gorgias, ma a tutti in generale
In altri post, ho già detto che anch’io ho avuto due bambine con fecondazione assistita qui in Spagna, dove la legge è sicuramente + liberale che in Vaticalia.
Il fatto di avere figli in tarda età, non è necessariamente pericoloso per il concepimento, in quanto la medicina di oggi permette di controllare ampiamente i rischi durante la gravidanza. Qui da noi è possibile fare diagnosi pre-impianto, scartando i blastocisti che possano presentare malformazioni. A questo si aggiungono molti controlli durante la gravidanza. La sfida vera è l’età del genitore.
Mia moglie ed io questo problema ce lo siamo posti: abbiamo avuto la prima a 38 e la seconda a 40 anni. Abbiamo constatato che grazie alla medicina attuale qui in Spagna, le persone in media superano gli ottant’anni, soprattutto facendo una vita sana. Quindi siamo convinti che le nostre figlie almeno fino ai loro quarant’anni ci vedranno (io spero anche di conoscere i miei nipoti, se le nostre figlie desiderassero a loro volta avere figli).
Nel caso specifico della Nannini posso dire da liberale qual sono, che è suo diritto scegliere la gravidanza in tarda età, ma credo anche che possano mancare le energie. Mi spiego: i bambini soprattutto da piccoli richiedono uno sforzo psico-fisico notevole. Se si ha un figlio a 20 anni, vi assicuro che le notti insonni si tollerano di più. È anche vero (almeno in teoria) che con l’età si dovrebbe acquisire maggiore maturità, ma ad ogni modo credo che se uno si può permettere di avere i figli da giovane è meglio.
La differenza di età + che un problema generazionale, è il fatto che il figlio deve accettare che perderà il genitore da giovane. Ancor + impensabile sarà avere dei nonni.
Per quanto riguarda l’affermazione che sia necessario un genitore del sesso opposto perché un figlio si sviluppi armonicamente, vi posso dire che qui da noi in Spagna dove le coppie dello stesso sesso possono adottare o farsi fecondare artificialmente, non si risconrano in base agli studi condotti dalle università problemi nei figli di coppie omosessuali. Stessi risultati sono stati riscontrati negli USA.
È vero altresì che crescere un bambino senza un partner non è affatto facile, specie in un paese dove lo stato sociale è scarso. Ma a parte le ragioni economiche, per crescere un figlio ci vogliono tempo e dedicazione: se si è da soli, questi sicuramente mancheranno. Qui vedo veramente il problema, come in tutte le famiglie mono-parentali.
Sono d’accordo con te per i punti 1 e 3.
Invece per quanto riguarda il punto 2 ci sono una marea di studi che mostrano che non ci sono differenze se un figlio viene cresciuto da una madre single, un padre single, due madri lesbiche o due padri gay o da una famiglia “normale”. Quello che conta non è la composizione famigliare ma l’amore e l’attitudine genitoriale verso i figli.
tra l’altro non è che un figlio con un solo genitore o con due genitori dello stesso sesso vive in una bolla che lo isola dal mondo reale.
ci sono nonni, parenti, amici, zii che di solito sono sia maschi che femmine.
Iging,
posto che concordo su tutto quel che dici e si tratta anche per parte mia di un parere personale non di condanne morali, ci tengo a chiarire un punto: 54 anni non sono uguali a 40! E non parlo dei rischi per il parto (se è vero che per i comuni mortali l’assistenza medica odierna è altissima figuriamoci per una rockstar che peraltro viene già da una famiglia ricca) ma per la crescita della figlia, il gap generazionale forse troppo alto, e soprattutto l’aspettativa di vita.
Poi, per carità, quest’ultima è molto aumentata; ma 54 anni forse restano un po’ troppi, e questo vale ovviamente non solo per Gianna ma per tutti i divi (uomini o donne è indifferente) o anche i comuni cittadini che hanno fatto scientemente figli oltre i 60
@Batrakos: sono d’accordo con te al 100%. Il gap generazionale è sicuramente un problema.
Sì però rendiamoci conto che una 54enne Nannini che ancora fa il lavoro che fa non è paragonabile a una 54enne comune. Quando la figlia avrà 30 anni lei ne avrà 84, non sono molte, ma ci sono in giro 80enni che farebbero invidia a 60enni!
E poi scusate, se se l’è sentita lei!
Sui rischi fisici per la salute: se è vero che è addirittura riuscita a fare un parto naturale (quando in Italia la stragrande maggioranza dei ginecologi si affretta a prescrivere il cesareo per qualsiasi risibile q*zzata pretestuosa, anche a donne molto più giovani e molto meno a rischio di lei), vuol dire che a 54 anni ha un fisico che una quarantenne media si sogna e che risulterebbe invidiabile anche a parecchie trentenni.
Lisa
@ Batrakos: “il gap generazionale forse troppo alto”,
@ iging: “Il gap generazionale è sicuramente un problema.”
E’ vero, è molto probabile che Penelope rimarrà senza madre prima di quanto accada alla media degli Italiani, però nel frattempo avrà una madre che sicuramente l’ha molto desiderata e che, suppongo, la amerà molto e non la lascerà sola; inoltre, a 54 anni Gianna è ancora, almeno per come appare, un vulcano di gioia ed energia, mentre spesso si vedono in giro madri 30enni fisicamente e/o psicologicamente ridotte come stracci, e/o accompagnate con uomini 30enni altrettanto fisicamente e/o psicologicamente ridotto come stracci, e/o con i quali litigano continuamente…
Per non parlare della maturità mentale della Nannini, a favore della quale depone meravigliosamente la sua scelta di non battezzare Penelope e quindi di non zavorrarla di un peso che, invece, molti giovani e giovanissimi per convinzione o piuttosto per conformismo o per deresponsabilizzarsi non si sentono di non attaccare al piede del nuovo nato.
Personalmente sono d’accordo con la scelta della Nannini e faccio i miei migliori auguri a lei e a Penelope 🙂
Tonizzo,
le faccio anche io gli auguri, pur rimanendo dell’idea che sia una scommessa troppo azzardata.
Ti faccio presente che dare tanto amore per poi morire prima che la bimba sia ad un’età atta ad elaborare il lutto potrebbe dare anche più problemi, per cui resto un po’ delle mie riserve.
Però, che diamine, mi sono stancato di fare il corvo: è vero, la Nannini sembra ben in forma e speriamo che vada tutto bene!
Io non so che risorse mentali e psicologiche abbia la Nannini, per quanto mi riguarda io non ce la farei a gestire un figlio adolescente sulla soglia dei 70 anni ! 🙂
Barbara,
è una sua scelta, ma è anche nostra facoltà discuterne se si sta sui termini del rispetto della persona come credo stiamo facendo.
E’ vero che la Nannini ha un lavoro privilegiato e soldi che le tolgono le incombenze ma fare statistiche è sempre rischioso.
E’ vero che ci sono 84enni arzille, ma la gran parte delle 84enni sono al cimitero o in cattiva salute, visto che con l’aumentare dell’età sembra più facile contrarre patologie degenerative del sistema nervoso, come l’Alzheimer che comincia ad essere un grave problemi dei nostri ultra anziani.
Ok, perdere una madre a 30 anni può essere accettabile, ma anche a 75 sono ancora alti i rischi, se non di morire, di avere comunque problemi di salute.
Già 10 anni di differenza avrebbero cambiato di molto la questione.
Poi, alla fine, siamo nelle opinioni e sicuramente, anche se non lo saprà mai, faccio i miei migliori auguri a lei e alla bimba.
la psicologia dello sviluppo veramente è da mo’ che non punta i piedini sul genitore dello stesso sesso e del sesso opposto.
per un ventenne un genitore settantenne va più che bene, anzi è preferibile ad un genitore di soli quaranta, cioè, parlando in termini di attuale durata della giovinezza, un quasi coetaneo.
Invece alle 14enni che restano incinte, magari pure per violenza, la chiesa non impone forse la maternità forzata? Come diceva, “donna che rivendica la gravidanza come un feticcio, in una dimensione narcisistica e iperindividualista, dove l’idea di famiglia scompare”, perché non lo vanno a dire alla 14enne incinta?
una quattordicenne incinta sinceramente la trovo molto più “pericolosa” come madre di una cinquantenne.
Non è che stessi elogiando la maternità della 14enne, era solo una nota sul due pesi e due misure, a seconda che si tratti di un’opera dello spirito santo o di una maternità consapevole.
lo so, non intendevo certo criticarti per qualcosa che palesemente non hai fatto 😀 aggiungevo un’altra considerazione 😉
“una quattordicenne incinta sinceramente la trovo molto più “pericolosa” come madre di una cinquantenne.”
CONCORDO IN PIENO! 🙂
Secondo l’editorialista dell’Avvenire: la Nannini “offre un’immagine della maternità come potere assoluto”.
La religione cattolica invece offre un’immagine della paternità (e del padre) come potere assoluto.
Per me la libertà di scelta in piena autonomia è un valore, ma come tutti i valori ha i suoi limiti. E’ la nostra ragione ed il nostro buon senso che dovrebbero indicarci i nostri limiti.
Anch’io sono d’accordo con tutti i dubbi espressi: avere un figlio in età avanzata aumenta i fattori di rischio per la donna ed è senz’altro più stressante sia fisicamente che psicologicamente in qualsiasi caso questo avvenga a detrimento del benessere attuale e futuro del figlio.
Per il resto le scelte della Nannini possono anche non essere criticabili. Il suo rimane comunque un caso a sè.
“Secondo l’editorialista dell’Avvenire: la Nannini “offre un’immagine della maternità come potere assoluto”.”
Il problema psicologico personale dell’editorialista dell’Avvenire è che lui vorrebbe che il potere assoluto fosse nelle mani sue e di chi lui rappresenta 👿
anche la mia mamma Leopolda, era il lontano1961 fece la stessa scelta della Nannini, le sono ancora riconoscente e orgoglioso della sua scelta
volevo dire riguardo al battesimo
volevo dire riguardo al battesimo
Condiderata l’aspettativa di vita di una donna europea (e per di più ricca), è presumibile che Penelope resti orfana a 40 anni! Quindi, di che cosa stiamo parlando?
Per te è presumibile che una persona viva 94 anni di cui gli ultimi 15/20 in buona salute?
Per me no, è un caso limite che come tale va ragionevolmente escluso.
La mia bisnonna è morta a 97 anni, con problemi di deambulazione (non curati caparbiamente, eh) e ancora la passione per la peperonata. (Io avevo giù superato i 30 anni, anche se di poco). Mia nonna (ora 80enne con cui ho vissuto e che si è occupata di me dalla più tenera infanzia) è in forma smagliante, e ha già stabilito che in primavera devo accompagnarla a visitare Parigi, dato che io ho studiato la lingua e lei no. Fai tu.
Se vuoi toglierle 15 anni di aspettativa di vita (cioè fare arrivare la Nannini a 79 anni, che è inferiore alle proiezioni di aspettativa di vita per le donne europee, anche senza i mezzi che avrebbe a disposizione Gianna Nannini per curarsi), abbiamo cmq davanti una 25enne. Cioè una donna adulta.
L’aspettativa media di vita è poco sopra gli 80 per le donne, sono dati ufficiali più volte pubblicati.
L’aneddotica personale non fa testo: i miei esempi familiari sono quasi tutti ben diversi (entrambi i miei nonni paterni morti intorno ai 60, diversi parenti morti tra i 50 e i 65) e comunque se la vita media è di poco sopra gli 80 è difficile presupporre con margini discreti che arrivi a 94.
Io poi ho parlato di buona salute, facci caso, riguardo gli ultimi 15/20 che in una persona che ha dichiarato di aver, fino alla gravidanza poi non so se riprenderà, fumato sigarette abitualmente (l’ho letto sul resto di carlino di oggi cartaceo in intervista) ad esempio alza la possibilità di patologie, in quanto non è automatico che chi è ricco campi di più, mentre è facile che chi sia in miseria (non in relativa povertà, è diverso) campi meno.
Ma, senza farle la sfera di cristallo, per me è pur sempre un calcolo al limite, quando una persona di 40 anni è più ragionevole che abbia buone possibilità di un rapporto più longevo e armonico, dove entra pure il problema se sia poi così facile un gap di età così forte, che non è automaticamente detto che si risolva positivamente col fatto della maggior emancipazione della madre: talvolta può avere un effetto contrario talvolta no.
Non so, il dato di fatto è che è molto arduo presupporre che Gianna campi 10 anni più della media, cosa che spero giacchè mi è simpatica, come dicevi tu; il resto sono opinioni.
Batrakos, considera anche che gli ultimi anni di vita, in genere, sono anni in cui gli individui non possono prestare assistenza, poiché di assistenza hanno essi stessi bisogno!
Infatti Aldo; a me sembra una scommessa troppo azzardata.
Poi è vero che nessuno ha criticato altri, ad esempio, come detto da Paniscus, Monicelli, ma probabilmente l’Ultimissima di allora non ha dato lo spunto di rifletterci sopra e comunque per me il discorso vale per tutti e tutte le situazioni nello stesso contesto, ci tengo a ribadirlo.
Ovviamente nessuno può prevedere quanto camperà la Nannini, ma in genere più si campa, più tardi ci si ammala: é chiaro che se uno a 75 anni é già pieno di problemi di salute sarà difficile che arrivi a cent’anni, mentre gli ultracentenari immagino che a 80 anni, tanto per fare un esempio, non dovessero stare così male, altrimenti a 100 non ci sarebbero arrivati di certo!
Quello che proprio non capisco é perchè dovrebbe essere improbabile o addirittura “molto arduo” che la Nannini superi i 90 anni, come diceva Batrakos, come se già ora non fosse messa tanto bene in salute e sembrasse avviata a non vivere una vecchiaia lunga. La media di vita per le donne é di poco più di 80 anni, ma il mondo é pieno di donne che la superano alla grande e arrivano anche a 100 anni; certo non sono la stragrande maggioranza, ma ce ne sono, eccome: non vedo cosa dovrebbe proibire che anche a Gianna possa accadere lo stesso. Poi può morire prima come morire dopo, chi lo sa. Ma non vedo perchè escluderlo o ritenerlo improbabile sin da ora con tanta sicurezza.
E anche se rientrasse nella media, quindi, diciamo, vivesse fino a 85 anni o giù di lì, la figlia avrebbe già 30 anni, quindi non sarebbe più una bambina o una ragazzina non in grado di elaborare il lutto, anche se quest’ultimo punto credo non sia strettamente connesso solo all’età, ma vari molto da persona a persona.
Con tutto ciò, anch’io sono sempre stato contrario a fare figli a quell’età: in ogni caso, prima si fanno, più tardi rimarranno orfani, qualunque sia l’età che i genitori raggiungono, questo é chiaro.
Galoppini,la mia perplessità è semplice ed è quella che dici tu: più i figli si fanno tardi più si hanno probabilità di compromettere uno sviluppo armonico facendoli rimanere orfani presto o comunque non avendo le forze e la salute adeguata, anche perchè, per quanto si è un forma (e la Nannini lo è, ma 54 anni è un’eta discretamente giovane), dopo i 70/75 normalmente molte cose cambiano e l’invecchiamento si fa sentire, almeno ho visto che personalmente ancora non arrivo ai 40, senza tirar fuori la morte, che ripeto, non voglio fare il corvo.
Sono perplessità che ho espresso lungamente e su cui non torno: certamente molti dei vostri interventi, di cui vi ringrazio, me le hanno chiarite e per così dire smussate rispetto a ieri sera.
Sono intervenuto a lungo e me ne scuso, ma questa discussione mi interessava particolarmente e mi è molto servita per gli argomenti validi che in molti avete esposto.
Secondo me i soldi non aiutano veramente molto a vivere di piu’, contano molto invece la genetica e lo stile di vita che si e’ tenuto.
E vi diro’ ne sono anche contento perche’ trovo c’e’ giustizia in questo.
Semmai i soldi sono utili per soppravvire meglio in una dorata residenza per anziani, ma comportano anche il rischio di finire nelle grinfie della medicina della speranza (costose cure ed interventi inutili.. fatti solo a scopo di profitto. Ormai una piaga negli Usa, ma solo per gli abbienti assicurati. Berlusconi e’ un cliente certo).
Secondo me ognuno può fare quel che gli pare finché non danneggia o lede i diritti di qualcun altro.
In parte, fare un figlio è sempre una lesione di un diritto: il diritto a non nascere. La vita è sempre imposta a chi non l’ha chiesta, che deve sorbirsene tutte le conseguenze, positive e negative. Ma mi rendo conto che questa mia posizione non è condivisa da gran parte della gente, nascere è considerata, per motivi che mi sfuggono, una fortuna. Quando nasce un bambino, si parla sempre di lieto evento, senza considerare che per il bambino potrebbe non esserlo affatto.
C’è un’altra mia convinzione che invece spero sia più condivisibile: un genitore che abbandona un figlio non è una brava persona. Possiamo parlare finché ci pare di famiglie allargate, ma almeno per ora non si scappa dalla biologia: ogni bambino ha una madre e un padre biologici. E credo che ogni bambino abbia il diritto inviolabile di essere allevato ed educato dai suoi genitori biologici, salvo questi ne siano obiettivamente impossibilitati (perché morti o con gravi problemi fisici o psichici). Se poi c’è anche qualche altro adulto che vuole assumersi obblighi di genitore, col consenso dei genitori biologici, ben venga, ma questo non deve esimere un genitore biologico dal fare il proprio dovere. Perché il padre del figlio della Nannini ha abbandonato suo figlio? Perché la madre del figlio di Elton John e Furnish ha abbandonato suo figlio? Questo padre e questa madre non mi sembrano brave persone.
appunto per questo, molto meglio dei genitori non biologici che fanno questa funzione.
essere genitore non significa solo metterci il materiale genetico.
genitore è chi alleva il bambino, a prescindere dall’eventuale legame biologico.
tra l’altro, bastasse quello a fare di un genitore un buon genitore saremmo a cavallo. invece non basta minimamente.
Sì, ma qui il problema è che questi cattivi genitori sono stati scelti apposta per fare un figlio. Si sapeva già in partenza che l’avrebbero abbandonato e sono stati scelti proprio per questo, non è stato un fatto accidentale.
Dico che crescere con i genitori biologici è un diritto (sempre che non siano pazzi pedofili) perché aiuta a conoscere se stessi. I geni non sono acqua fresca. Come molti studi ormai hanno dimostrato, salvo disgrazie particolari, influiscono su ciò che siamo molto più dell’educazione. Se io non conoscessi i miei genitori biologici, non capirei da dove vengono certi aspetti, belli o brutti, della mia personalità. Avrei senz’altro più difficoltà a capire chi sono. Poi, se fossi stata adottata, senz’altro amerei i miei genitori adottivi, forse avrebbero evitato alcuni errori che i miei genitori biologici hanno fatto, forse avrei avuto un’infanzia anche più felice, ma mi mancherebbe qualcosa.
Per questo credo che far nascere un bambino escludendo già a priori la possibilità che possa frequentare (almeno frequentare, se non vivere con) uno o entrambi i genitori biologici sia sbagliato.
non si può parlare di genitori nel caso dei donatori di sperma, essù.
e nemmeno direi nel caso di donatrici di ovuli o di uteri in affitto.
i geni non sono acqua fresca ma non è che ci siano sempre ‘sti drammi esistenziali. uno può crescere tranquillamente coi genitori esemplari non biologici e magari poi andare a vedere la madre poniamo tossica. ma come dire, la loro vita è un’altra e tolta la curiosità finisce lì, di solito.
con questo ragionamento dovremmo abolire le adozioni.
E perché mai si dovrebbero abolire le adozioni? Le adozioni si fanno quando i genitori biologici non possono occuparsi del bambino, quando l’alternativa è l’orfanotrofio.
Se le uova e gli spermatozoi non hanno importanza, com’è che quando una donna esce dall’ospedale dopo aver partorito vuol portare a casa il proprio figlio e non un bambino qualsiasi? Se il legame genetico non è importante, si potrebbe benissimo lasciar lì il proprio figlio e portarsi a casa quello di qualcun altro. Invece nessuna vuole farlo, anzi, gli scambi in culla sono vissuti come drammi.
Poi, vedi, ne faccio una questione di responsabilità. Se io dono un uovo, qualcuno lo feconda e lo incuba, per cui poi ne nasce un bambino, è a causa mia che quel bambino è nato. Senza il mio uovo, non sarebbe venuto al mondo. Quindi sono io responsabile (insieme a chi ha dato lo spermatozoo) della sua esistenza, nel bene e nel male. Se è infelice, è colpa mia. Allora è mio dovere assicurarmi che sia fatto tutto il possibile perché stia bene. Non posso lavarmene le mani, non è giusto.
“tra l’altro, bastasse quello a fare di un genitore un buon genitore saremmo a cavallo. invece non basta minimamente.”
Tra l’altro, i figli dei migliori genitori e anche i figli dei peggiori genitori si trovaranno davanti la situazione scolastica italiana, la situazione lavorativa italiana e la situazione sanitaria italiana, che sono estremamente più pericolose, per la qualità delle vita delle generazioni future, di quanto sia pericoloso l’avere alla nascita una madre di 54 anni anzichè di 30 o 40: di questo, tutti i politici “pro-life” e “pro-famiglia” che hanno contribuito a fare della scuola italiana, della situazione lavorativa italiana e della situazione sanitaria italiana quelle cose che sono, dovrebbero solo, se hanno un briciolo di coscienza umana – ma non credo ce l’abbiano – , vergognarsi del fatto che la loro condotta politica è un “falso ideologico” e andare a nascondersi in un buco di talpa per il resto della loro vita!!!!
se tu parli di ricerca delle origini, questo avviene soprattutto con le adozioni quando c’è stato un reale abbandono, spesso per molti anni.
quindi se è la mancanza di radici che ti preoccupa, le adozioni dovrebbero essere il pericolo numero uno.
non vedo il problema che delle persone decidano di aiutare (per altruismo o denaro, chissene) delle altre che non possono avere figli, sinceramente.
concordo con le considerazioni di tonizzo.
@ SilviaBO 12:11
“In parte, fare un figlio è sempre una lesione di un diritto: il diritto a non nascere.”
Non mi sembra si possa affermare l’esistenza di questo diritto, perchè presuppone, per definizione, che chi ce l’ha non sia ancora nato: ma chi non é ancora nato come può avere dei diritti? Insomma, mi pare onestamente un’affermazione priva di senso, senza offesa.
Così come quello che scrivi nel seguito, sul nascere che sarebbe una sfortuna (qualcosa di simile aveva detto Leopardi, se non ricordo male): se si ragionasse tutti così, l’umanità semplicemente si estinguerebbe. E’ un’idea estrema e non molto logica; semmai va vista caso per caso, come sempre: tanto per fare un esempio illuminante, in una famiglia di baraccati con 6 o 7 figli che vivono nella miseria più nera, un altro bambino che venisse al mondo non sarebbe certo fortunato a nascere.
Un’ultima cosa e poi chiudo: nascere in sè non é nè “fortuna” nè “sfortuna”, tenendo poi conto che bisogna vedere i singoli casi come quello sopra. Altrimenti si dovrebbe presupporre che chi non nasce, secondo la tua idea é fortunato, secondo quella degli altri sfortunato. Ma chi non nasce per definizione non può essere nè sfortunato nè fortunato: semplicemente non esiste! E di chi non esiste non si può dire nulla.
Non ha quindi alcun senso di per sè etichettare l’atto di nascere con attributi di “fortuna” o “sfortuna”.
Io vedo come più importante del diritto del bambino ad avere genitori biologici, il diritto degli aspiranti genitori ad avere figli con tutti i mezzi necessari.
Se una coppia può avere un figlio solo con la fecondazione eterologa, perchè dirgli che non può?
io vedo il diritto dei figli come più importante 😉
inteso come il diritto dei figli ad avere genitori decenti.
indipendentemente dal fatto che siano uno o due (o più in caso di famiglie ricostruite) e dal sesso.
Silvia: «In parte, fare un figlio è sempre una lesione di un diritto: il diritto a non nascere. La vita è sempre imposta a chi non l’ha chiesta, che deve sorbirsene tutte le conseguenze, positive e negative. Ma mi rendo conto che questa mia posizione non è condivisa da gran parte della gente, nascere è considerata, per motivi che mi sfuggono, una fortuna.»
Non penso che ti dia quella gran soddisfazione, ma personalmente condivido questo tuo punto di vista. E non ne ho mai fatto mistero, spesso sorbendomi espressioni di “dispiaciuta” disapprovazione, un po’ meno frequentemente derisioni e battute cattive, talora addirittura qualche forma di altezzoso compatimento, quasi che fossi un ritardato mentale. Fai un po’ tu…
Spesso quando si dicono queste cose si ottengono repliche molto forti. Ma quando qualcuno mi critica in modo molto veemente, sproporzionato all’oggetto del contendere (non mi sto riferendo a chi mi ha risposto qui sopra, che anzi l’ha fatto in modo pacato ed equilibrato), mi sorge sempre il dubbio che il criticante in fondo sappia che ho ragione ma non voglia ammetterlo, né di fronte a me, né soprattutto di fronte a se stesso.
Forse pecco di supponenza, ma credo che molti in fondo sappiano che la vita spesso non è un granché, ma pensarlo, crederlo, non è bello, non dà felicità. E pensare che avere figli possa essere un atto egoistico non fa piacere a chi ne ha un assoluto bisogno e non può immaginare la propria vita senza. E’ come dire a un credente che dio non esiste. Non vuole neppure sentirlo dire, non vuole ascoltare ragioni, arriva persino a negare l’evidenza, perché ha bisogno di crederci.
Non so se ho ragione io, non so se hanno ragione loro. Ognuno dirà, alla fine della propria vita, se è valsa la pena di nascere o no. Per ora, pur non avendo avuto gravi disgrazie, propendo per il no, poi vedremo.
Auguro a tutti i bambini che nascono di smentirmi e di essere sempre felici di essere venuti al mondo.
mah se fosse così (che chi critica lo fa perchè pensa che l’altro abbia ragione sotto sotto) questo sarebbe un sito di credenti 😉
avere figli è un atto egoistico, ma penso ci sia un’egoismo positivo (quello che ti porta ad avere figli, ad aiutare gli altri perchè ti fa star bene e via dicendo) e un egoismo negativo (fare un figlio per appagare desideri non realizzati per esempio). io penso che siamo fondamentalmente egoisti, ma che appunto ci sia questa negazione. o meglio, forse per non dare connotazioni di bene e male, diciamo egoismo funzionale ed egoismo disfunzionale.
il benessere dei bambini (in generale) è uno dei miei primi pensieri, e purtroppo allo stato attuale delle cose è generalmente scarsino
volevo dire “che appunto ci sia questa divisione tra egoismo negativo e positivo”, non negazione -.-
son stanca, passamela XD
Silvia, ma ti dirò di più: non solo mettere al mondo figli è un atto (almeno in parte egoistico), ma contrariamente al pregiudizio più diffuso, anche ADOTTARLI lo è.
Perché ormai da decenni, da quando esistono le tecniche artificiali di aiuto alla fertilità, si sente rivogare all’infinito il patetico luogo comune secondo cui “quelli che fanno la fecondazione assistita sono egoisti, quando invece ci sono tanti bambini senza famiglia già nati che avrebbero bisogno di aiuto”.
A parte il fatto che l’adozione non è affatto riservata agli sterili, ma potrebbe essere alla portata di chiunque (e personalmente, a me che ho avuto la fortuna di avere figli facilmente in modo naturale, nessuno è venuto a dire: “Egoista! Perché invece non adotti?”)… ma comunque, deve essere chiaro che anche l’adozione è nient’altro che un modo per farsi una famiglia, né più né meno.
La visione dell’adozione come opera di carità “per fare del bene a un povero orfanello” è uno dei pregiudizi più odiosi e più offensivi che ci siano in giro.
Chi adotta lo fa PERCHE’ VUOLE UN FIGLIO, punto.
Se è considerato egoista avere un figlio con la fecondazione assistita, se è considerato egoistico anche avere un figlio in mdo naturale, anche adottare è esattamente la stessa cosa.
Se una coppia volesse solo fare della beneficenza, non avrebbe alcun bisogno di caricarsi di un qualcosa di così personale, così grande e così gravoso come il diventare genitori per sempre. Basterebbe fare un po’ di sostegno a distanza, o un affido temporaneo, o una delle mille forme di volontariato che esistono ovunque, basta guardarsi intorno.
Se invece sceglie di adottare, non è per fare un’opera buona, ma per avere un figlio.
Esattamente come chi se lo fa biologicamente.
Lisa
Scusate, premesso che non vorrei figli per nessuna ragione al mondo, e che credo non ci sia nessuno meno nato per fare il padre di me, non ho ben capito perchè fare un figlio dovrebbe essere un “atto egoistico”. Anche questa mi suona un po’ come un’affermazione un poco estrema e non molto logica, come quella di prima che nascere é una sfortuna.
Anche qui, semmai é egoismo volere un figlio a tutti i costi, contro tutto e contro tutti, anche quando le circostanze non ti mettono in condizioni di averlo o rendono comunque preferibile non averlo (e queste, si sa, possono essere le più disparate). Qui poi credo che entrino in gioco altri fattori come appunto la religione o il conformismo sociale, quelli che ti condizionano a fare quello che fa la maggioranza, e secondo cui “bisogna” fare un figlio perchè li fanno tutti, perchè sembra brutto non farlo, per dare un figlio al Signore ed altre idiozie del genere.
@lorenzo
vedila nell’ottica di un egoismo funzionale 😉
fare un figlio ti rende (generalmente) felice, è un modo per formarsi una famiglia eccetera eccetera. sono tutte belle motivazioni ma appunto egoistiche (funzionali). per me egoismo è una parola neutra che non ha necessariamente una connotazione positiva. del resto molte cose che ci fanno star bene fanno bene anche ad altri (volontariato per esempio, o lavori strettamente sociali).
un egoismo disfunzionale è quello per esempio che ti porta a fare un figlio perchè per tutta la tua vita sei stato un frustrato e vuoi che tuo figlio faccia quello che tu non sei riuscito a fare. e non accetterai un “no” come risposta.
non so se mi spiego.
Sono perfettamente d’accordo con Kaworu sull’egoismo: quasi tutti i nostri atti sono egoistici, ma esiste un egoismo buono, che non fa male agli altri, anzi può far bene, e un egoismo cattivo, che fa male agli altri. E’ meglio giudicare i fatti, non il motivo per cui sono stati compiuti.
Sono d’accordo anche con Paniscus quando dice che anche l’adozione è un atto egoistico. La differenza tra l’adozione e fare un figlio è che il bambino adottato già esisteva, e se non fosse stato adottato avrebbe vissuto, presumibilmente peggio, in un orfanotrofio. Solo per questo ritengo l’adozione un gesto positivo, anche se ovviamente alla base ci può essere un bel po’ di egoismo.
Per una società patiarcale in crisi come la nostra pervasa di una religiosità di facciata in cui il simbolo mariano è posto come pietra tombale sulla sessualità femminile la scelta della Nannini rappresenta un bello schiaffo a molti benpensanti.
Peraltro questo puntare l’attenzione sulla famiglia è fuorviante un poco come il dito che punta la luna impedisce di vederla, ciò che deve interessare è il benessere del bambino ed il suo corretto ed armonioso sviluppo ed ormai la famiglia tradizionale è sempre meno in grado di soddisfare tale esigenza ponendosi spesso come incubatore di malessere e psicosi.
concordo
parole sante! 🙂
Se la famiglia è in decadenza, pensi che la maternità (o la paternità) dei single possa essere il rimedio? Un cattivo genitore può fare più danni di due cattivi genitori.
Non dimentichiamo che la Nannini è una donna ricca, quindi sua figlia sarà una privilegiata, non credo che masse di operaie ultracinquantenni si metteranno a fare figli senza un padre, quindi il caso Nannini non fa testo. E quando la piccola Penelope andrà a scuola per i compagni di classe sarà ”la figlia della rock-star” mentre la bambina dell’operaia single sarà ”la figlia dell’anziana sola”. Non il massimo per l’autostima. Ho fatto solo considerazioni pratiche e non voglio dare giudizi etici, ma sarebbe il caso di vedere la faccenda ‘anche’ dal punto di vista dei bambini. Altrimenti la nascita diventa come il battesimo: una cosa imposta. Tanto poi si farà di necessità virtù…
non penso ci siano pericoli appunto perchè mooolto difficilmente schiere di operaie single ultracinquantenni si metterà a figliare…
queste sono e restano cose “da vip” per vari motiv, a cominciare dalle risorse economiche.
ti ricordo che per l’eterologa, grazie al vaticano e ai suoi sgherri, bisogna andare all’estero, quindi chi ha uno stipendio se lo scorda.
e, data la crisi demografica gigantesca in cui siamo, potrebbero tranquillamente partorire anche gli ottantenni: sarebbe solo un favore che fanno alla società.
non dimentichiamoci che non è “naturale” che i figli vengano allevati dai genitori, è solo una possibilità che è stata sviluppata nel contesto sociale in cui ci troviamo. ma non riduciamoci a lanciare anatemi, quelli se li tenga la ccar
“la famiglia tradizionale è sempre meno in grado di soddisfare tale esigenza ponendosi spesso come incubatore di malessere e psicosi.”
Anche secondo me tante famiglie “classiche” padre-madre-figli sono spesso dei piccoli terribili manicomietti non notabili dall’esterno, più che famiglie felici tipo “mulino bianco” o più che famiglie equilibrate capaci sia di dare amore e gioia ai figli sia di farli prendere coscienza della società in cui sono nati e prepararli alla vita.
La polemica sulla presenza o no del padre, o di uno o entrambi i genitori biologici in genere, è del tutto priva di senso.
Per milioni di anni siamo cresciuti in tribù dove nessuno sapeva di chi fosse figlio, con tutti i bambini allevati in comune.
La stessa relazione tra sesso e gravidanza è una conoscenza relativamente recente: è improbabile che i nostri progenitori ne fossero consapevoli.
La vita era breve e pericolosa, gli orfani erano la norma, e della cura dei bambini si incaricava tutta la tribù nel suo comlplesso, come una garande famiglia allargata, simile a una comune di hippy.
E’ in questo ambiente si è evoluta la nostra specie, è questa la famiglia “naturale” di cui si riempono la bocca i cattolici.
I figli riconoscono come figure paterne e materne chiunque li alleva, fosse anche la lupa di Romolo e Remo, punto. Se la mamma anziana muore mentre la figlia è ancora piccola non è per forza una tragedia, a patto che sia disponibile un sostituto pronto ad allevarla amorevolmente.
La rigida distinzione dei ruoli padre-capofamiglia / madre-incubatrice è una conseguenza dell’invenzione dell’agricoltura e del passaggio dalla tribu di raccoglitori alla società stanziale e contadina, quindi dettata da motivi economici contingenti che nulla hanno a che fare con la sfera emotiva e con lo sviluppo naturale del bambino.
Tipico della religione, e delle persone con un cervello molto ma molto ‘semplice’, è infatti individuare cioè che è usuale e più frequente con la normalità, o addirittura con l’ordine naturale.
Concordo pienamente!
In certe tribù primitive (gli eschimesi o i polinesiani) agli stranieri veniva offerto di andare a letto con la propria donna come prova di ospitalità perchè la conoscenza della relazione tra sesso e gravidanza è recente.
Ciò che ci divide con il passato è proprio la vita breve e pericolosa di allora, ci aggiungerei anche la fame che inevitabilmente rendeva le relazioni tra le tribù e le etnie più feroci, basta leggere la Bibbia al riguardo (consiglio http://www.utopia.it).
All’interno della stessa tribù invece dovevano essere il più solidali possibile, ne andava della sopravvivenza della tribù.
Sì ragazzi, sulla genesi sociale della cosidetta ‘famiglia naturale’ avete ragione.
Ma noi ancora viviamo in un contesto così strutturato, e la dimensione collettiva nel quale la bambina crescerebbe non appartiene alla società odierna, a parte singoli casi nei quali non so se la nostra Gianna rientri ma non mi risulta che viva in una comune.
Non conosco la vita della Nannini, ma, dovesse venir meno come energie Gianna prima che Penelope divenga adulta, la piccola potrebbe o essere accudita dai nonni e dagli zii-che anch’essi risentono del contesto familiare vigente e anzichè i nonni e gli zii si trovano a fare i genitori, compito non facile e anche un po’ ingrato- o più presumibilmente da baby sitters o comunque dal personale di servizio, che non garantisce il necessario affetto (anche se ovviamente può nascere l’affettività) genitoriale, in quanto non è tenuto a farlo trattandosi di un lavoro che non prevede ‘affetto’ per contratto, a parte l’assurdo logico di base.
Un conto è dire che non conta il sesso e forse nemmeno il numero dei genitori, un altro è pensare ad una comunità pronta ad allevare la bimba.
Voglio dire: mi sembra un po’ astratto rifarsi troppo alla dimensione comunitaria (che, riguardo ai popoli antichi, ha anche altri difetti, ad esempio il forte tradizionalismo) quando essa non è presente di fatto, quindi l’appoggio affettivo non è, qui ed ora, necessariamente garantito.
Poi dipende dove viva la Nannini, ma non ho mai sentito che viva in un contesto comunitario estraneo ai meccanismi familiari della società odierna.
@batrakos,
“Ma noi ancora viviamo in un contesto così strutturato, e la dimensione collettiva nel quale la bambina crescerebbe non appartiene alla società odierna”
non so in quale posto tu viva e che età tu abbia, ma da piccolo io avevo amichetti che vivevano nelle comuni popolari e che avevano si e no un genitore biologico. veneto anni 70, mica millenni fa in polinesia!
e ho conosciuto un sacco di persone sanissime che sono state allevate laicamente e comunitariamente da kibbutznik che rifiutavano la famiglia tradizionale.
in compenso conosco un innumerevole numero di persone rovinate da tradizionalissime famiglie cattoliche, e anche chi ha dovuto subire per anni abusi sessuali. Quindi, per piacere, non parliamo di astrazioni: ritenere che il solo modello famigliare valido sia quello che viene imposto produce violenza e sofferenza. Lasciamo le persone libere di valutare come vivere la propria vita e trasmettere i propri valori ai figli senza additarle. Questo è quello che fa la ccar. e i risultati si vedono nella sessualità praticata nei seminari.
Tonii
Sui kibbutznik: essi fanno parte della realtà e del contesto israeliano, non penso che la Nannini ne faccia parte nè, sul secondo punto, che la Nannini viva in una comune popolare.
Non ho nemmeno elogiato la famiglia classica cattolica e me ne guardo bene, ho già detto che sono a favore delle coppie gay e dell’adozione allargata anche al mondo glbt e ai single.
Ma sono materialista e non credo che la comune o il kibbutz c’entri niente con la situazione della Nannini: quando valuto un caso mi piace valutarlo in concreto; se la Nannini vivesse in un kibbutz o in una comune non avrei espresso la perplessità.
@batrakos,
semplicemente hai posto in dubbio che forme alternative possano esistere nelle società contemporanee, quando possono esistere e esistono: nella mia vita ne ho incrociate ben due, ed entrambe in zone in cui la religione occupava tutti gli spazi sociali. ergo, non vedo nessun ostacolo.
semmai, con Zizek, mi pongo il problema di quali possano essere gli effetti di una educazione seminariale sullo sviluppo di una affettività adulta. e convengo con lui che i metodi di selezione del personale della ccar producano forme sessualmente preadolescenziali, ambigue e patologiche… e poi fanno la morale alla nannini!!
Tonii:
l’incipit del mio commento è stato troppo perentorio, ma pensavo che il senso si esplicasse poi nel resto del post (e davo per scontati erroneamente quelli precedenti) e, credo, che se leggerai per esteso, il mio discorso è diverso da come lo metti tu; ti inviterei dunque a farci più attenzione e non fermarti all’inizio.
Se leggi con più calma è chiaro che io intendevo il contesto riguardo alla Nannini -e aggiungo che di Comuni, se ne sono esistite molte sino ai ’90, oggi se ne trovano ben poche e non credo che la Gianna nazionale si trasferisca in una delle poche rimaste per garantire affetto a sua figlia in caso di suoi problemi di salute per l’età; mentre di kibbutz italiani non ho mai sentito parlare e comunque, in relazione al fenomeno esaminato, vale lo stesso della Comune- non in assoluto e in ogni luogo.
Per questo le mie riserve sono semplicemente sull’età della Nannini, dal momento che mi pare difficile la soluzione comunitaria nel suo caso (sta scritto nello sviluppo del commento); in questo senso non capisco l’insistenza con il nefasto modello tradizional-religioso e sul seminario, che non ho mai difeso e di cui non mi interessa proprio.
Che poi -stando ad una valutazione generale- la famiglia odierna sia un prodotto sociale (dunque storico) mi pare di averlo detto già all’inizio, perciò è ovvio che ci siano altri modelli e che, anzi, la famiglia classica odierna italiana verrà meno.
Però, vista la situazione economica e i tempi e ritmi odierni, temo che si andrà sempre più ad una dimensione solipsista anzichè collettiva; ma questo è altro tipo di problema su cui ognuno può avere le sue opinioni e che ci porterebbe in un enorme off topic anche completamente avulso dal problema trattato.
@tonii
A proposito di comuni “familiari” mi viene in mente l’esempio degli “arancioni” (anni 70-80, nome che deriva dal colore delle vesti: forse si chiamavano Are Chrisna). La presentatrice tv Camilla Raznovich ha vissuto in queste comuni ispirate dal guru Osho Rajneesh e da questo, secondo me, deriva in gran parte la sua spigliatezza, sensibilita’ e saggezza (che ha mostrato gia’ in giovane eta’ a MTV quando molte le sue colleghe facevano al piu’ le veline)..
Mah… mi permetto di dire che quel «ha dato alla luce il 26 novembre scorso una bambina grazie alla fecondazione assistita» non lo condivido. Avrei preferito leggere un più asettico «ha dato alla luce il 26 novembre scorso una bambina ricorrendo alla fecondazione assistita». Dopo di che, ciascuno avrebbe potuto farsi un’idea secondo la propria indole e i propri punti di vista. In questo modo, invece, ho l’impressione che il punto di vista venga calato, già precotto e confezionato, magari anche un po’ predigerito, dritto nella testa del lettore.
A cose fatte, approvo invece l’idea della cantante di posticipare il battesimo (rendendolo così “eventuale” e libero).
Aggiungo una delle poche considerazioni che mi sembra che non sia ancora stata fatta.
Qualche mese fa, la Nazione (noto rotolo di carta multiuso diffuso in Toscana) dedicò due pagine intere, con un lancio vistoso in prima pagina, al caso di una signora della provincia di Lucca che era rimasta incinta a 53 anni e aveva partorito a 54, a seguito di un concepimento del tutto naturale, con un compagno più o meno della stessa età. Ovviamente non era programmato, ma semplicemente era capitato in modo inaspettato quando questa donna pensava di non essere più fertile, e poi aveva deciso di accettarlo dopo aver fatto tutti gli accertamenti medici opportuni e averci riflettuto con la massima consapevolezza. Ma comunque, “era capitato”, evidentemente il punto sta tutto lì.
In due paginate intere di sensazionalismo e di retorica, i commenti erano tutti esclusivamente positivi: addirittura si parlava di “bambina del miracolo”, di “dono inatteso”, e tutta una serie di luoghi comuni zuccherosi analoghi. Ma non c’era il minimo accenno a preoccupazioni in negativo, alle presunte difficoltà future di questa creatura, ai suoi rischi di rimanere orfana precocemente, o ai traumi irreversibili che sarebbe stata destinata a vivere durante l’adolescenza come si prospettano alla figlia della Nannini.
L’UNICO accenno vagamente critico consisteva nell’intervista a uno psicologo, che osservava come questi genitori avranno in linea di massima tutte le capacità e tutte le responsabilità di qualsiasi altro, ma semmai dovranno fare un po’ più attenzione degli altri (eventualmente facendosi aiutare da un esperto), per rimanere ben saldi nel normale ruolo genitoriale ed evitare la tentazione di comportarsi come nonni.
Ma questo, non tanto per l’età in assoluto, quanto per il fatto che avessero già altri figli, tra cui una già di 23 anni, e che quindi fossero già entrati nella modalità psicologica di “genitori di adulti e potenziali nonni”.
Il che peraltro mi sembra una questione perfettamente sensata, e meritevole di ascolto, ma non implica certo prospettive tragiche a priori.
A quanto pare, il discrimine sta solo nell’averla CERCATA, questa maternità.
Se “è capitata”, ed è stata accettata con rassegnazione, allora va bene…
…è solo il fatto di averla voluta per scelta, che è considerato imperdonabile.
Lisa
Ampiamente d’accordo. Hai dimenticato solo una cosa: la Nannini è una donna legalmente single, che si vocifera abbia una compagna donna. Come si suol dire in catto-ambiti “Apriti Cielo”
meravigliosa creaturaaaaaaa………
GRANDE GRANDE .