Divorzio all’inglese?

A giorni in Inghilterra Maria Miller, portavoce delle famiglie del Partito conservatore nonché sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Pensioni, presenterà le proposte della coalizione di governo contro il fenomeno dei divorzi. Il governo Cameron, riporta il Telegraph, sembra intenzionato ad approvare una tassa sul divorzio per i servizi attualmente forniti dalla Child Maintenance and Enforcement Commission (CMEC), la commissione responsabile della supervisione della Child Support Agency (CSA), ovvero l’agenzia che presiede al controllo dell’affidamento e del mantenimento dei figli di genitori separati, nelle cui casse mancano 3,8 miliardi di sterline. La tassa dovrebbe essere applicata al termine del processo di mediazione, quando lo Stato interviene a garanzia del pagamento degli assegni di mantenimento e degli accordi in materia di affidamento. Secondo una delle ipotesi, ad essere tassati dovrebbero essere entrambi i genitori.
Oltre alla tassa sul divorzio, però, il governo Cameron intende agire anche sul versante della prevenzione delle separazioni, incoraggiando la mediazione. Come ha spiegato una fonte governativa, il divorzio andrebbe preso in considerazione solo quale extrema ratio.
In occasione dello scorso congresso annuale del Partito conservatore, il sottosegretario Miller ha dichiarato che “più del 90% dei quindicenni desidera sposarsi prima o poi”, sottolineando che “Il Partito conservatore non si vergogna di difendere le famiglie, né si vergogna di difendere il matrimonio. Questo è quello a cui la gente aspira, e il Partito conservatore è da sempre il partito delle aspirazioni”, e che pertanto non difendere il matrimonio, fonte di stabilità, sarebbe una follia.
Tuttavia, sostiene Patrick Hennessy sul Telegraph, l’attuazione di misure deterrenti contro il divorzio susciterà probabilmente le proteste dei gruppi in difesa delle donne vittime di violenze familiari.

Gianluca Giachè

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27 commenti

Alfonso

Sono assolutamente d’accordo con questa legge. Chi si sposa deve assumersi tutte le responsabilità (leggi prole), sino alla fine. Lo Stato non può e non deve farsi carico degli errori o meglio delle conseguenze di una scelta PRIVATA dei cittadini. Poi vedremo se quel 90% di 15enni non ci penserà 1000 volte di “sposarsi prima o poi”.

annina

Io invece NON sono d’accordo perchè il divorzio è semplicemente lo scioglimento di un patto tra due contraenti e nessuno dovrebbe essere “punito”. I figli in GB spesso sono già al di fuori di un matrimonio e il problema dei padri che non si assumono l’onere di mantenere i figli che hanno fatto c’è anche per i conviventi. Se fosse lo STATO ad avere la responsabilità educativa di tutti i bambini, siano figli di un matrimonio, di una convivenza o di una relazione estemporanea questi problemi non ci sarebber! Invece, sulla scia del cristianesimo che ha impestato tutta l’Europa, i figli sono proprietà della famiglia (ovviamente per questa mentalità, fondata su un matrimonio indissolubile) e lo Stato non dovrebbe mettere becco in questa faccenda. Siamo in un momento di transizione tra questa concezione medievale e una strutturazione della società basata sull’individuo e sullo Stato, dove la famiglia non avrà più nessun ruolo e dovrà scomparire. Lasciamo divorziare in pace chi scopre che il suo legame con l’altro si è deteriorato e istituiamo servizi sociali che si occupino di questi poveri bambini, liberandoli dalla possessività dei genitori che spesso crea più danni di quello che ci accorgiamo.

Halftrack

Sono d’accordo! Nella nostra cultura la famiglia è stata messa al centro dell’universo.
Il risultato è che ci troviamo una società che fa schifo e la famiglia che scoppia.
Il detto “I panni sporchi si lavano in famiglia” dà il senso di questa situazione.
La famiglia deve farsi carico di anziani autosufficienti e non, di disabili di ogni tipo compresi quelli psichici, di trovare collocazione ai bambini durante il lavoro ecc. L’elenco sarebbe molto lungo. E tutto questo, poi, finisce sulle spalle delle donne.
Non sono così drastico come te Annina ma immagino una migliore distribuzione delle responsabilità a favore della famiglia che dovrebbe servire unicamente a educare i figli all’autonomia ed all’emancipazione ed a avviarli, al momento giusto, alla loro entrata nella societa e nella politica.

serio

Ma che bel ragionamento… Nei legami personali la probabilità di commettere un errore è molto alta, quindi non si vede semmai perché dovrebbe restare a carico del cittadino. Soprattutto perché ne è vittima: non è un piacere lasciarsi. Allora, visto che la prima causa di divorzio è il matrimonio, aboliamo il matrimonio e non se ne parla piú. Personalmente sarei del tutto d’accordo.

annina

Esatto! Ma il matrimonio, in realtà, è solo il riconoscimento giuridico che la famiglia è un “affare pubblico” che però gode di una specie di extraterritorialità per quando riguarda quello che succede al suo interno. E’ questo il punto: non devono esistere “luoghi” all’interno dei quali lo Stato non sia un controllore della laicità e della libertà dell’individuo, quindi io sono per l’abolizione di quei “luoghi”: chiese, congregazioni, scuole private e SOPPRATTUTTO la famiglia, luogo “chiuso” per eccellenza dove, appunto, succedono le peggio cose per una società davvero moderna.

Wakko Warner

@annina
Lo Stato con la vita delle persone non deve avere nulla a che fare. Le persone non sono oggetti di proprietà di nessuno, né dei genitori né tantomeno dello Stato. Lo Stato serve i cittadini, NON il contrario. Altrimenti dovresti, a rigor di logica, essere d’accordo anche circa gli Stati fondamentalisti che pretendono di imporre una religione di Stato sui loro sudditi/schiavi, dovresti, a rigor di logica, essere d’accordo sulla politica iraniana di impiccare gli omosessuali, e così via.

Per quanto riguarda l’abolizione del concetto di famiglia sono pure d’accordo, visto che non ritengo i figli nemmeno proprietà dei genitori, ma la tua visione passa da un servilismo dei genitori ad un servilismo dello Stato, cosa anche peggiore.

La società dovrebbe fondarsi sul RISPETTO dei singoli individui, delle loro scelte (qualunque esse siano, anche quelle che a te non piacciono e ritieni i “peggiori nemici di una umanità davvero libera” [libera di essere schiava dello Stato? libera di essere schiava della tua morale? libera di essere schiava delle tue convinzioni?]).

In una società ideale il bambino dovrebbe potersi persino scegliere le persone che vuole prendere come riferimento e con cui vuole vivere, purtroppo però siamo ancora molto lontani da questa società ideale e non puoi certo raggiungerla imponendola senza fare in questo modo violenza contro qualcuno. Il passaggio deve essere estremamente graduale di modo che non si vengano a creare situazioni di sofferenza, né per i genitori né per i figli, né per altre persone e “diluito” su diverse generazioni. La società di cui parlo non può evidentemente basarsi sul denaro, quindi si tratta di una società molto molto diversa da quella che conosciamo, e non si basa su uno “Stato” né tantomeno sui politici… ma su relativamente piccole comunità aperte l’una all’altra in cui si cerca di arrivare al bene comune di tutti e non al bene di singoli individui a scapito di altri (che è la condizione naturale di una società basata sul denaro).

Raggiunto questo obiettivo, vedrai che le cose si sistemeranno da sole, sarà la mentalità stessa delle persone ad essere diversa. Una società che punterà alla condivisione equa delle risorse che abbiamo, una società in cui l’individuo e il suo benessere sono le parole chiave, una società dove io non verrò ad imporre a te le mie convinzioni e tu non verrai ad imporre a me le tue, una società in cui non c’è più uno Stato che fa le leggi e che si comporta da “mammina” di tutti, perché le leggi stesse diverranno superflue e nessuno sentirà il bisogno di sentirsi dire dagli altri come vivere, una società senza gli inutili blabla dei politici, una società che si baserà sulla tecnica, sulle conoscenze scientifiche, per far progredire tutti in equal modo, una società in cui non sarà necessario lavorare perché saranno le macchine a farlo al nostro posto e potremo così dedicarci a studiare e progredire nei settori che più ci aggradano, liberamente, senza essere sottoposti al ricatto del denaro, senza dover rinunciare alla nostra libertà personale per arricchire qualcun altro.

Una società del genere non è mai esistita sulla Terra, e la ragione è che prima di adesso era solo un’utopia lontana perché non avevamo né le conoscenze né la tecnica per realizzarla (o almeno incominciare a farlo). Ma non lo è più. Oggi è possibile incominciare ad incamminarci verso questo obiettivo e dovremmo cogliere questa opportunità anziché bollarla come una fantasia perché qualunque sia il reale risultato che potremo ottenere nel corso degli anni e dei secoli… sarà sicuramente migliore di ciò che abbiamo adesso e di ciò che possiamo anche solo sperare di ottenere con i metodi di adesso.

Come vedi si tratta di un tipo di vita molto diverso e molto distante dal nostro, che non implica assolutamente l’esistenza di uno Stato, che non implica assolutamente l’esistenza di qualcuno che decide sulla nostra vita, che non implica assolutamente l’esistenza della famiglia, che non implica assolutamente l’esistenza di una religione/superstizione/morale condivisa da tutti. Solo individui e piccole comunità aperte che usano il loro diritto naturale ad esistere e vivere come meglio ritengono nel rispetto della libertà altrui.

Soqquadro

Bambini responsabilità dello Stato? Così si passa dal Medioevo allo Stalinismo? :-O
E i genitori che sono? stalloni e giumente da allevamento/riproduzione?

Ma la suddetta agenzia, non potrebbe occuparsi SOLO di garantire sostegno economico ai bambini che si trovano in difficoltà senza guardare di chi son figli?
Nei casi invece di genitore insolvente senza giusta causa, si prende il genitore e lo si mette al fresco un po’… così vediamo se ama ancora sbattersene del mantenimento dei figli.
Andare a tassare la coppia che divorzia invece:
a) è una punizione per una questione personale, è priva di logica e di giustizia
b) una tassa non coprirà cmq un’eventuale insolvenza
c) è una punizione collettiva per alcune insolvenze singole, che si dovrebbero risolvere agendo sul singolo (facendogli espletare i suoi doveri, non altro)
Il fatto di stare insieme ad una persona o no non c’entra nulla con il mantenimento e la cura dei bambini che da quel legame sono nati. Quando un po’ di gente se lo metterà in testa, staremo tutti meglio.

d) ovviamente i poveri non potranno permettersi di divorziare, in realtà, e il divorzio tornerà ad essere privilegio dei ricchi e degli aristocratici…
Intessante cmq vedere l’idea di “difesa di..” che hanno certi politici, per “difendere la famiglia”, attaccano tutti gli altri.

annina

Quindi tu vuoii continuare a vedere i bambini mandati al catechismo, in moschea ecc. a imparare che dio ha creato il mondo, che finiscono all’inferno se fanno le cose brutte; che gli si insegni che la nonna va accudita nel letto fino alla “morte naturale”, che le canne possono farti diventare un drogato, che “devi” metter su famiglia anche tu (quando mi farai un nipotino??), che sono i professori che non ti capiscono, che l’educazione sessuale è un “affare di famiglia” ecc. ecc.? La famiglia, comunque intesa, è il nemico contro cui combattere perchè si basa sulla negazione del valore dell’individuo e preferisce che i privilegi vadano a questo “clan” che, così, al suo interno può perpetrare patriarcato, paternalismo, violenza, pedofilia, religione, superstizione e tutti i peggiori nemici di una umanità davvero libera!

Soqquadro

Uno/due genitori hanno il dovere e il diritto di educare i figli secondo i propri ideali e valori. Il limite dovrebbe essere solo quello della legge dello Stato, che deve trarre la sua ispirazione dai diritti umani fondamentali, e basta.
Quindi, che ai bambini i genitori parlino di dio o di babbo natale o della grande teiera o del nulla, come preferiscono, ma con programmi edulcorati nel rispetto della legge (insomma, se vuoi parlargli di dio, va bene, ma non che dio è contento se sgozzi gli ebrei/i cristiani/gli atei…). E’ questo il limite che va messo ai confessionalismi in genere: non far prendere in ostaggio i bambini dallo Stato (e i genitori di contro). L’intervento dello Stato deve esserci laddove ci sia un bambino da difendere da un cattivo genitore, non per sostituirsi al genitore quale che sia.
Altrimenti è roba da Stato totalitario: mi vengono in mente “Santa Madre Chiesa”, “I Figli della Lupa”, “Il Padre è il Partito, la Madre la Patria”…

myself

“” La famiglia, comunque intesa, è il nemico contro cui combattere perchè si basa sulla negazione del valore dell’individuo e preferisce che i privilegi vadano a questo “clan” che, così, al suo interno può perpetrare patriarcato, paternalismo, violenza, pedofilia, religione, superstizione e tutti i peggiori nemici di una umanità davvero libera! “”

Finalmente qualcuno riesce a riassumere questo concetto in poche righe.

Batrakos

Gli strali che da parte di alcuni si lanciano contro la famiglia, ‘in qualsiasi modo sia intesa’ mi ricordano la grande polemica di Trotzky che voleva abolire la famiglia e accusava Stalin di essere un filoborghese per non averlo fatto.

Sono d’accordo che il modello di famiglia rigido e retrogrado che abbiamo ora sia inadeguato e spesso dannoso, ma per il momento non mi sembra che esistano alternative se non un utopico quanto disumano progetto di educazione totalmente demandata allo Stato.
Per cui, ok superare il modello rigido, patriarcale e autoritario di famiglia odierna, ma pensare che la ‘famiglia in qualsiasi modo intesa’ sia fonte di violenza e sopraffazione mi sembra ingiusto e astratto.
Via libera alle unioni di fatto revocabili, alla fine della famiglia come monolita, alle famiglie allargate per chi vuole; ma sempre nell’ambito della famiglia si resta, fosse anche una ‘comune’.
L’alternativa alla famiglia, ad oggi (interessante il quadro generale sul futuro che fa Ortolani) sarebbero istituti statali che, oltre all’idea secondo me disumana di fondo, creerebbero appiattimenti e censure e bloccherebbero ogni forma di sviluppo.
Concordo con Soqquadro quando fissa molto bene i paletti dell’educazione familiare nel rispetto dello stato di diritto e della Costituzione.

Kaworu

il problema non è tanto la famiglia ma il fatto che i suoi componenti prima di far figli (o prima di mettersi insieme) non pensino.

o meglio, magari ci pensano anche eh, ma con dei vizi di forma che rendono il processo inutile.

Massimiliano Ortolani

La cosa più democratica sarebbe equiparare giuridicamente matrimonio e unione di fatto. Così la tipologia di rapporto sessuale (poichè è questa la natura dell’unione) è una questione che riguarda esclusivamente i sentimenti dei partners: se essi vogliono sancire la loro unione con un matrimonio perchè sentimentalmente lo desiderano, benissimo! se viceversa, non lo desiderano, bene lo stesso. Per lo Stato pari devono essere! E questo sia valido anche per le separazioni/divorzi. Perchè si deve pagare la “penale”? perchè il matrimonio è “dono di dio” sancito dai resti dello Stato confessionale?…
Per quanto riguarda invece la questione dei figli. Già in un altro post ho citato le splendide righe di Wilhem Reich sul superamento delle barriere autoritarie (proprietà dei genitori sui figli per volontà divina, mito del capofamiglia maschio ecc.) e identitarie, intrinseche nell’educazione famiglio-centrica, che fomentano senso di competizione e razzismo nei fanciulli, nonché li espone alla sublimazione superstiziosa dei rapporti sociali. Un superamento possibile solo all’interno di uno sviluppo educativo fondato sul collettivo autogestionario, culturalmente laico e socialmente solidale. E si badi bene: parlo di superamento non di coercizione.
Supporto e garanzia ai figli dovrebbero essere garantiti dallo Stato in quanto cittadini pienamente portatori di diritto, al pari di tutti gli adulti. Oggi questo ancora non c’è. Vige ancora il pieno potere dei genitori sui figli, specie se correlato all’educazione religiosa.
Ovviamente potrebbe farlo solo uno Stato radicalmente democratico, cioè libero dalle oligarchie economico-finanziarie private, laiche o religiose che siano, beneficiarie dell’istituto ereditario che ha prodotto storicamente la famiglia. Uno Stato libero dai resti di confessionalismo, uno Stato che deperisce progressivamente a favore dell’autorganizzazione sociale al fine del soddisfacimento dei bisogni materiali e razionali.
Ma quale classe sociale può porre le condizioni per lo sviluppo di un simile ordinamento? Non certo la classe dominante attuale, beneficiaria dello stato di cose presenti. Ecco che allora la giusta rivendicazione del superamento del matrimonio come strumento coercitivo si inserisce in una più ampia rivendicazione del superamento dell’attuale struttura di classe e del relativo ordinamento giuridico che ne garantisce la riproduzione. E così la cosa richiama la questione politica.

thomas

Nel nostro mondo attuale appare sempre più improbabile l’unione di due persone per tutta la vita. Siamo semplicemente fatti così, dopo un tot di anni, sentiamo la necessità di cambiare partner.
Prima c’erano forti inibizioni culturali e non ultima un’attesa di vita tutto sommato corta.
Oggi a 50 anni siamo ancora giovani e, perché no, vogliamo continuare a vivere.
Chiaramente l’argomento va visto dal punto di vista statistico, è ovvio quindi che vi siano coppie affiatate che staranno assieme per tutta la vita ma è anche ovvio che vi saranno copie che non staranno assieme una settimana, con tutte le gradazioni intermedie.

annina

Appunto, Thomas, ma allora mi domando PERCHE’ ci si “deve” sposare? Due (o più, a seconda delle situazioni) vanno a convivere, se voglio fanno figli, se vogliono stanno insieme tutta la vita altrimenti si lasciano. Cosa c’entra un contratto matrimoniale o di pacs? Che bisogno c’è? Basta una regola: ognuno fa quel che gli pare senza fare del male agli altri. FINE delle regole. Poi se uno è così stro..o da non voler mantenere i figli che ha voluto mettere al mondo (e sarebbe da vedere se sia una cosa da permettere a chiunque e comunque) ci vuole un bell’ordine del giudice minorile. Punto.

Florasol

annina, perché ci si “deve” sposare? Te lo spiego di volata con un esempio personale. Convivo felicemente da 23 anni. Il mio compagno, tra l’altro contrario al matrimonio, che vede come un’ingerenza statale nella vita privata, per la legge italiana è ilmio “nessuno”: Cioè se io andassi sotto un camion non potrebbe salire con me in ambulanza, nè sapere dove sono ricoverata (no, non è fantascienza, è successo al convivente della mia amica Vittoria quando lei era ricoverata in coma e all’ospedale non gli volevano dire se lei fosse ricoverata lì o no perchè “non era un parente”) nè potrebbe esprimere le mie volontà se dovessi rimanere in stato vegetativo, nè occuparsi di me se dovessi morire. Perché non è un parente. Tra l’altro potrei lasciargli nel mio testamento solo un terzo del bel niente che possiedo perché lui è escluso dalla legittima, “non è parente”. E lo stesso lui nei miei confronti.
Visto che la nostra convivenza non è garantita da alcuna legge di questo stato, questo è ciò che rischiamo. Un’allegria, vero? Roba da non dormirci la notte, per quel che mi riguarda.
E non abbiamo figli, il che complicherebbe ulteriormente la faccenda.
Capisci perché una legge che regolamenti le unioni ci vuole? Altrimenti chiunque può trattarci come due estranei anche dopo decenni in cui siamo stati una famiglia.

bismarck

Sul lungo termine se la proposta entrerà in vigore favorirà più che il matrimonio le unioni di fatto, penso che come sempre le imposizioni soprattutto nella vita privata avranno l’effetto opposto. L’unica nota positiva o negativa, a seconda dei punti di vista, sarà l’accelerazione della fine dell’istituto matrimoniale come istituzione di massa.

paolo

L’idea di abolire la famiglia e dare l’educazione dei figli allo stato è una cosa che mi mette i brividi. Basti pensare a come vivono i bambini negli orfanotrofi, e immaginare che tutti i bambini vivano lì. Un’idea del genere non sarebbe venuta neanche a Pol Pott.

Wakko Warner

Ovviamente non sono d’accordo con l’idea di dare i figli allo Stato come auspicato da annina perché porta non solo a quanto hai detto tu, ma anche a rendere le persone schiave dello Stato che stabilisce cosa è giusto o sbagliato per loro, quale sia la morale accettabile e quale no, e via avanti, però sono d’accordo con l’abolizione del concetto stesso di famiglia.

Ora, è chiaro che tu, e molti altri, vedete la cosa dal punto di vista di qualcuno che in una famiglia c’è cresciuto e quindi date per scontato che questo sia il solo metodo corretto per crescere delle persone. Ovviamente se prendessimo dei bambini dalla loro famiglia e li separassimo dai loro genitori ne soffrirebbero tutti (bambini, genitori, parenti, ecc) perciò il cambiamento deve essere graduale, deve innanzitutto cambiare la società e il modo stesso di vedere la cosa della gente e questo richiede intere generazioni quindi non è un cambiamento fattibile dall’oggi al domani.

È anche chiaro che nella società attuale una cosa del genere è molto difficile da fare, per varie ragioni… ma è soprattutto una questione di mentalità. In una società come la nostra in cui i bambini sono considerati proprietà privata dei genitori (che quindi possono decidere su quasi ogni aspetto della vita dei loro figli), in cui i bambini sono quasi considerati “persone di serie B”, in cui si ritiene lecita la violenza come metodo di insegnamento, in cui non esiste fiducia (se non molto limitata) verso chi non appartiene alla propria famiglia, in cui tutto ruota in base alla quantità di denaro che uno possiede, ecc… un cambiamento del genere è semplicemente impossibile.
In una società come la nostra l’unica alternativa è appunto quella indicata da annina, che però rende tutti schiavi e sudditi di una sovrastruttura che dovrebbe invece servire i cittadini e non viceversa. È ovviamente una visione agghiacciante della cosa che richiama appunto alla mente i bambini lasciati a sé stessi negli orfanotrofi senza l’affetto di nessuno, richiama alla mente scene da 1984 e Brave New World.

Però, sono convinto che una società come quella che ho descritto nella risposta che ho dato qui sopra ad annina sia possibile, e che in quella società sia possibile eliminare il concetto stesso di famiglia senza traumi, senza sofferenza per nessuno, senza rendere le persone schiave di niente e di nessuno e con in cambio molti vantaggi per tutti.

È un tipo di società ancora molto lontano, ne abbiamo ancora parecchia di strada da fare, però è un tipo di società che finalmente si libera dei limiti delle così dette “democrazie” che oggi vantiamo essere il nostro fiore all’occhiello ma che in realtà si è spesso (quasi sempre) concretizzata come invece una dittatura della maggioranza che ha quasi sempre effetti deleteri su qualsiasi minoranza e sullo sviluppo della società stessa e che ora ci siamo pure messi ad “esportare” a forza verso chi non accetta questo nostro modello.

Questa nuova società non basata sullo scambio del denaro ma sull’utilizzo condiviso, equo e ragionato delle risorse, non basata su politici che abbaiano al vento senza sapere ciò che dicono e senza nessuna competenza ma su scelte ponderate da parte di gente competente nel singolo settore che le riguarda, non basata sul lavoro come ricatto sociale ma sul lavoro scelto e voluto dai singoli individui come modo per migliorarsi, per progredire e per il bene di sé stessi e degli altri, non basata sulla famiglia ma sulla comunità, non basata sulle differenze fra le varie persone ma sui punti in comune, non basata sulle imposizioni ma sulle libere scelte, non basata sull’astratto “benessere della società” ma sul concreto benessere del singolo individuo e così via… è una società che non è mai esistita prima, che non si è mai cercato di realizzare prima perché non c’erano i requisiti tecnici per poterlo fare… ma è anche a mio parere l’unica società futura possibile. Il modello sociale che abbiamo scelto poteva andare bene fino ad oggi, ma ha mostrato in lungo e in largo le sue debolezze e le sue ingiustizie.

È ora di fare qualche passo avanti verso un nuovo modo di concepire la vita e il mondo, è ora di rendersi conto che è tempo per un passo evolutivo ulteriore, è ora di incominciare a ragionare fuori dalla scatola in cui siamo nati e immaginare nuove forme di convivenza civile che non implichino gli errori, le ingiustizie e gli obbrobri fatti ipocritamente sin’ora… è in sostanza ora di cominciare a pensare a noi stessi come persone che nel bene e nel male sono tutte sulla stessa barca e aiutarci fra noi anziché spintonarci, accettare il fatto che il nostro modo di vita non è l’unico possibile e non necessariamente quello più giusto.

In quella società, la famiglia non esiste, ma nessuno soffre per la sua mancanza.

paolo

In concreto chi crescerebbe i figli? Chi gli cambierebbe i pannolini? Chi gli insegnerebbe l’educazione? Chi li bacerebbe e li abbraccerebbe? Chi li metterebbe in punizione quando fanno qualcosa di sbagliato? Chi pagherebbe il loro mantenimento?
La comunità?
E perchè le persone dovrebbero fare tutte queste cose per i figli degli altri? Chi gliene darebbe la motivazione? A me dei figli dei miei vicini di casa non me ne importa niente, non li voglio allevare, voglio allevare i miei.
Abolire la famiglia secondo me è contro natura, è il nostro DNA che ci dice che dobbiamo prenderci cura dei nostri figli, è il DNA che aiuta le copie di se stesso, è riuscito a replicarsi proprio perchè ha fatto comportare così i nostri antenati.

POPPER

Tuttavia non si deve tornare indietro, i diritti dlele donne sono da rispettare, se vi è violenza in famiglia contro le donne il divorzio sarà poi una extrema ratio, ma la mediazione non è sempre possibile, allora come mai non si può toccare l’argomento anche per i mussulmani? certo, perchè loro hanno riabilitato lo stupro come questione privata in cui non deve interferire lo stato, allora la legge andrà più o meno come i mussulmani l’han risolto in famiglia.

luigi

invece si potrebbe vedere diversamente: pagare meno gli avvocati divorzisti e mettere i soldi risparmiato in tasse per i casini psicologici causati ai figli.

Kaworu

e quelli che glieli causano restando assieme (tra l’altro ben più numerosi)?

chi lo paga lo psicologo ai loro figli?

Kaworu

ironia mal posta dato che purtroppo i genitori (divorziati o meno) fanno più danni di quel che si crede, grazie anche appunto al concetto di figli come proprietà dei genitori che si diceva sopra.

genitori più responsabili di quel che fanno (sia nel senso di fare figli sia nel senso di quel che fanno coi figli) sarebbero un’ottima cosa.

ma purtroppo o non ci si pensa, prima di far figli, o ci si pensa troppo poco e male.

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