Cathia Vigato*
Quanto pubblicato sul sito della Chiesa Evangelica Valdese nella rubrica “Dialoghi con Paolo Ricca” il 28 gennaio, con il titolo Lo sbattezzo: ha senso?, è molto interessante per vari motivi anche perché, fra le altre affermazioni, definisce lo sbattezzo una scelta legittima (anche se formulata male).
Le argomentazioni di Paolo Ricca, che seguono a una domanda interlocutoria della signora Roberta di Mestre, sono molto corpose e attengono, in particolare, al battesimo in quanto sacramento largamente condiviso dalle varie confessioni ma variamente gestito e riconosciuto e, perciò, fonte non di salvezza, ma di problematiche importanti ai fini religiosi, nonché causa di “secolari divisioni” fra i cristiani.
La cosa più particolare che ho notato è però un paragone di Roberta che verrà poi amplificato e ripreso nella successiva risposta di Ricca. Il battesimo, dicono i due, sarebbe come una vaccinazione effettuata da bambini di cui l’adulto non può in nessun caso sbarazzarsi. Beh, devo ammettere che l’esempio è calzante, anche perché nel bel libro a fumetti di Alessandro Talami e Alberto Lise, Quasi quasi mi sbattezzo, la storia nella storia, narra proprio di alieni che vengono, guarda un po’ proprio “inoculati”, da piccoli, da uno strano virus crociato!
Ma nel sito si aggiunge che, del resto, “nulla di quello che avviene nella nostra vita” può essere cancellato. Ecco, questa cosa mi fa sorridere un po’ perché è veramente troppo ovvia come giustificazione. Certo il battesimo, in quanto rito e cerimonia, è un atto reale, ci sono le foto, i ricordi, le collanine e i braccialetti d’oro, e…. un’annotazione sul registro dei battesimi della chiesa per un’imposizione, quasi sempre subita in tenerissima età, senza aver dato il consenso di appartenenza ad una associazione religiosa. Ed è lì che vogliamo incidere noi, proprio sul registro. Non per cancellare il fatto accaduto ma in un certo senso ribadirlo, per segnalare una nostra precisa volontà: non vogliamo più essere sudditi della Chiesa, e materialmente vogliamo una annotazione di ciò sul registro del battesimo impressa dal funzionario religioso di turno.
Sì, lo sbattezzo ha un senso di coerenza in un semplice atto materiale. Un sacramento, dicono, non si può sciogliere, ma se non esiste, diciamo noi, non è certo un problema.
Infine un piccolo autocompiacimento. Roberta è perplessa e scrive la lettera dopo aver visto in città un gazebo di un’associazione di atei e agnostici che invitava allo sbattezzo. Hei ragazzi! Eravamo proprio noi! Oramai siamo famosi e sempre più liberi di non credere!
* alias cathiatea, iscritta e attiva presso il Circolo UAAR di Venezia.
Brava, Cathia. Con il basttesimo, non voluto, una persona è entrata (dicono) a far parte della chiesa cattolica, con lo sbattezzo, voluto, la stessa persona dichiara alla chiesa cattolica che non intende essere suo suddito.
Condivido dal punto di vista burocratico/statistico.
Dal punto di vista sacramentale può valere solo, per coloro che a queste cose ci credono.
Analogia fra battesimo e vaccinazione.
Prendiamo 100 infanti vaccinati e battezzati nello stesso giorno. Supponiamo che ogni documento e memoria relativi ai due eventi non siano più rintracciabili.
Dopo diciamo 6 mesi ritengo ci siano esami clinici che possano definire la certezza o la probabilità della vaccinazione. Ritengo che non ci sia alcun modo di provare o meno l’avvenuto battesimo.
A questo punto tutta la fuffa relativa al segno indelebile (su cosa? con che efffetti?) e simili sia equiparabile ai discorsi di Wanna Marchi e compagni sul malocchio, l’aura favorevole o avversa e simili astruserie, talvolta in buona fede, prevalentemente a scopo di lucro e potere.
mario
Condivido in pieno; paragonare battesino e vaccinazioni significa non sapere niente di scienza.
Chi come me, ha fatto una scelta, tra il passato subìto, e il presente, a che gli serve arrovellarsi il cervello per cose futili?
Se mai avesse dovuto essere indelebile e rifiutabile il battesimo non ha certo ottenuto il risultato che speravano i suoi fautori. O no?
Credo che il problema sia altro: il nome “sbattezzo”.
È ovvio che con un termine del genere chiunque è portato a credere di trovarsi di fronte a un “controrito”, un “antibattesimo”. Parlare di “sbattezzo” fa davvero sembrare che chi si “sbattezza” dia un’importanza reale all’atto del sacramento stesso, piuttosto che alle sue conseguenze giuridiche. Ma noi sappiamo tutti che non si può annullare il battesimo (visto che in esso non è successo niente) né possiamo pretendere che la Chiesa distrugga i documenti e faccia finta che tutto ciò non sia mai avvenuto (sarebbe un comportamento infantile come bruciare la foto di un ex).
Se lo chiamassimo come si è sempre chiamato da secoli, ciè APOSTASIA, queste obiezioni non ci verrebbero mosse. Lo sbattezzo non è un antibattesimo e non è la cancellazione del battesimo: è la dichiarazione di “uscita” da una determinata religione, cioè appunto l’apostasia.
Basterebbe dire questo per mettere a tacere il 90% delle polemiche (i Valdesi poi in genere non sono degli sprovveduti, e se manifestano perplessità è solo perché non gli è stato spiegato questo semplice concetto).
L’apostasia è una cosa, lo sbattezzo un’altra.
Le due cose non sono coincidenti.
Faccio un esempio: un islamico che diventa apostata vuol dire che si è sbattezzato? Ovviamente no.
E un apostata de facto può anche non formalizzare mai la propria uscita con lo sbattezzo.
L’apostasia è per definizione la dichiarazione formale di abbandono di una religione. Non esiste l’apostasia “de facto” non formalizzata, perché è nella formalizzazione la natura stessa dell’apostasia.
Apostasia e sbattezzo sono sinonimi.
L’esempio con il musulmano ovviamente non calza perché nell’Islam non vi è battesimo, quindi non ne capisco il senso.
Di solito a quelli la formalizzano gli altri con un cappio…
@ stef Se il battesimo è l’atto con cui si fa l’affiliazione alla chiesa, lo sbattezzo è l’atto che ne sancisce l’uscita, è così semplice, perché non sarebbe appropriato? A noi non importa un fico secco del “sacramento”, questa è roba da teologi, riguarda chi ci crede; certo è anche una dichiarazione di apostasia, non vedo contraddizione, ma è qualcosa di più, almeno per me è un segno di coerenza anticlericale per contestare il clericalismo imperante ed invadente: è contro la pretesa di quella chiesa al monopolio dell’etica, è contro i privilegi economici e fiscali, è contro l’arroganza che detta le leggi al parlamento, dove obbedienti i nostri zuavi eseguono: non a caso io l’ho fatto subito dopo il referendum sulla legge 40, vi ricorda qualcosa cardinal Ruini? Ma l’elenco è lungo: il contrasto al testamento biologico, il “movimento per la vita” nei consultori, il catechismo a scuola, i crocefissi in ogni dove, l’omofobia e… altro ancora 🙁
mi complimeto col circolo di Venezia per la sua presenza militante qualificata 🙂
Lo “sbattezzo” non è assolutamente niente di più che un’apostasia (non “dichiarazione di apostasia”, che non ha senso, essendo di per sé l’apostasia una dichiarazione).
Ritengo il termine “sbattezzo” inappropriato proprio perché è tale termine a suscitare la gran parte delle polemiche che ci vengono mosse contro. Se non ci importa del sacramento (ed è vero che non ci importa) perché inventarsi il nome di un “antisacramento”? Quando, ripeto, si chiama apostasia da secoli…
Io stesso a breve farò richiesta di non essere più considerato facente parte della CCAR, ma non andrò in giro a dire che mi sono sbattezzato. Dirò che sono uscito dalla Chiesa Cattolica, e se qualcuno mi chiede come sia possibile, dirò che si chiama apostasia.
Questa ovviamente non vuole essere una polemica fine a se stessa, né voglio imporre un cambiamento nel linguaggio finora usato; però ho voluto far notare come inventarsi una parola dal nulla ci sta facendo ricevere critiche che non avremmo, se ci limitassimo a chiamare le cose come si sono sempre chiamate.
Comunque molto corretto l’articolo pubblico sul sito della chiesa valdese
(e la cosa non mi sorprende per nulla: sono valdesi, mica cattolici!).
E se vogliamo scherzare un attimo, trovo condivisibilissima l’affermazione
che lo sbattezzo non e’ un problema, il battesimo lo e’! 🙂
Carissimi, ovviamente sono felicemente battezzato e ringrazio i miei genitori che mi hanno portato in chiesa. I veri potagonisti del mio battesimo sono i miei genitori, percghè loro hanno fatto la scelta e io devo ringraziare loro, non il prete: questo ha semplicemente risposto ad una richiesta. E allora invece di far tanti discorsi non sarebbe bene che ve la prendete con i vostri genitori se, a vostro avviso vi hanno imposto cose, se hanno oppresso la vostra libertà, se si sono comportati in maniera iniqua portandovi in chiesa, se hanno fatto tutto questo e, secondo voi anche peggio: i veri colpevoli sono loro. Procedete pure allo sbattezzo, ma i vostri giudizi pesanti devono essere solo per i vostri genitori che per voi hanno chiesto ciò che ritenete male. Io ripeto, ringrazio i genitori, non il prete; voi alla stessa maniera per il battesimo ricevuto dovete prendervela solo con i genitori.
Concordo. Ma una responsabilità morale ce l’ha anche chi acutezza degli infanti.
I casi sono due: o si “assolvono” i genitori in quanto ritenuti plagiati dall’insegnamento della Chiesa (in questo caso però un pochino li si offende, presumendo che non siano stati abbastanza intelligenti da pensare con la loro testa), oppure ci si domanda che cosa voleva dire per loro battezzare il loro figlio.
Dubito che sia tutto così semplice, fatto di bianco e nero, di buoni e cattivi.
Personalmente sono indifferente allo sbattezzo, casomai contrario.
Bisogna precisare l’obiettivo:
– abolire Dio?
– abolire la fede in qualcosa?
– abolire le truffe e le guerre in nome della fede?
– abolire l’istituzione della CCAR?
– abolire tutte le associazioni religiose?
– abolire la stupidità e l’ignoranza?
Vedo molti obiettivi diversi, alcuni sensati, altri utopistici, altri non condivisibili. Per ogni obiettivo vedo procedimenti diversi che si possono seguire. Lo sbattezzo?
Non riesco a trovare un senso alla pratica dello sbattezzo. Il nostro nome è su talmente tante carte a nostra insaputa che se dovessimo correggerle tutte… hai voglia!
Non mi risulta che la Chiesa abbia iniziato a far telepromozioni pescando dagli elenchi dei battezzati (oppure che ne so, istituire un servizio di leva obbligatoria). Quando lo farà probabilmente mi cancellerò, perché lo riterrò lesivo della mia libertà di opinione. Fino a quel momento sarò io a decidere ogni giorno se per me vuol dire qualcosa oppure se è acqua fresca. Tutto il resto credo che non c’entri, e che anzi possa venir letto in modo provocatorio con il risultato di far sembrare scarsamente seria e tra l’altro modaiola una decisione che spetta alla ragione di ciascuno.
I genitori nel 99% dei casi, volevano rispettare una ovvia tradizione.
Circa l’obiettivo, mi pare chiaro, affermare di non voler essere considerato
parte della Chiesa Cattolica, sostanzialmente perche’ la CC mi fa schifo.
E’ come se scoprissi di essere iscritto alla mafia…
Ciao.
Tu dici: “Non riesco a trovare un senso alla pratica dello sbattezzo. Il nostro nome è su talmente tante carte a nostra insaputa che se dovessimo correggerle tutte… hai voglia!”;
io dico, parlando appunto di “carte”: il ragionamento è esattamente lo stesso di chi sostiene che non abbia senso non buttare una cartaccia in più in terra “perché tanto è solo una cartaccia, e non gettarla non risolverà certo il problema dei rifiuti a Napoli” – siamo al puro “benaltrismo”, insomma.
Goccia nel mare, soffio di vento, voce nel deserto, ago nel pagliaio, caramella a chi non ha il pane che sia, una goccia nel mare, una voce nel deserto, una caramella a chi non ha il pane è un gesto che, se ripetuto da ciascuno (o da molti, in proporzione), ha un effetto esponenziale e moltiplicato: l’effetto potenziale e moltiplicato del numero.
Vale lo stesso per l’espressione del voto, per il rifiuto di seguire i costumi imposti (altro che “moda”!) solo perché “è così da che mondo è mondo”, perché “tanto lo fanno tutti”, perché “una formica non strangola un elefante” o per mille altre cose del genere.
Ammesso che serva a poco, qualcosa di buono rischia al massimo di essere “un po’ di bene” – e, per definizione lapalissiana, un po’ di bene non può mai fare male. Soprattutto se non costa niente come una raccomandata con ricevuta di ritorno per fare “una goccia di bene” alla libertà di espressione e molto bene a se stessi – sempre ammesso che la coerenza sia un valore (questo sì che va poco di “moda”…)
Siamo brutali:
1°) per dissociarsi ufficialmente da un’associazione criminale
2°) la CCAR per sottrarre soldi allo stato usa la carta della “maggioranza” non fornendo i dati dei praticanti, ma usando i registri dei battesimi. Lo sbattezzo ti toglie da questa conta utile a ratificare il ladrocinio ecclesiale.
3°) In quanto battezzato sei SUDDITO della chiesa e del tuo vescovo i quali, in caso tu ti discosti dalla dottrina, sono liberi di diffamarti in qualsiasi modo fino a rovinarti. Vedi sentenza dei concubini di Prato.
Una goccia oggi, una goccia domani si spera di riuscire a rettificare un situazione di palese ingiustizia.
Sono totalmente d’accordo con te,ma siamo gli unici,qua tutti pensano che lo sbattezzo sia una conquista di civiltà!
Tutto questo per dire che non mi piace pensare alla “colpevolezza” dei genitori. Se hanno agito in un certo modo, avranno probabilmente avuto un motivo. Anche in tribunale si prevede comunque di indagare sulle cause che hanno spinto a compiere un gesto. Prima di condannarle voglio capirle, possibilmente dalla loro viva voce e non da un filtro ideologico e mediatico. 🙂
Capisco che mia madre, figlia di un ebreo e di una ortodossa, e cattolica per scelta (si è battezzata a 18 anni) abbia ritenuto corretto farmi battezzare, per quello che lei riteneva essere il mio bene.
Come io ho ritenuto corretto sbattezzarmi a 24 anni, nel 1991, dato che non solo non ero/non mi sentivo cattolica ma anzi ero in profondo disaccordo praticamente con tutte le loro idee.
Colpevolizzo, più che lei, ogni religione che permetta l’iscrizione di minorenni senza che loro stessi diano un consenso cosciente, come colpevolizzerei un partito politico che accettasse di tesserare minorenni, o un tatuatore che tatuasse i minorenni. (entrambe queste due cose sono vietate per legge, perchè la prima no?)
I mei genitori, non praticanti – mio padre sicuramente non credente, mia madre della serie: io non ci credo ma quelli che credono sono più fortunati – mi hanno battezzato e costretto fino a che sono uscito di casa per andare all’università al minimo di religiosità comandata (messa la domenica, comunione a pasqua).
Risultato: angoscia fino ad una certa età (12-13 anni) per la loro indubitabile situazione di peccato mortale e di candidati all’inferno; disapprovazione ed un certo grado di indignazione poi per la loro incoerenza. A distanza di 50 anni questo resta uno dei pochissimi motivi di disistima nei loro riguardi e certamente il principale.
Ulteriore conseguenza: io e mia moglie non abbiamo battezzato le nostre due figlie (senza peraltro vietare loro alcuna scelta nei confronti di esperienze ed ambienti religiosi). A distanza di 30 anni ci sono grate per questa scelta.
Per molti genitori che conosco la scelta è quella di non far subire al figlio una condizione di diversità che – esperienza vissuta – alcuni compagni di scuola, relativi genitori, insegnanti fanno pesare a persone di età preadolescenziale.
E’ questo condizionamento dovuto non alla religiosità del genitore ma a ragioni sociali che io spero venga con il tempo a cessare: chi è credente convinto continui a battezzare i suoi figli, chi non lo è si senta libero di non farlo senza paura di effetti collaterali.
Ricordati che la vera libertà religiosa – che anche Joseph Ratzinger ha recentemente auspicato – include anche la libertà di non aderire ad alcuna religione.
mario
bieco tentativo di rigirare la frittata… i genitori sono sì gli ultimi esecutori di tale gesto, ma spesso ignari, se non proprio ignoranti del significato e delle conseguenze.
E parlo avendo sotto gli occhi l’esempio dei miei… origini contadine, cresciuti in collegio (interessanti i racconti di punizioni a suon di frustino e ad opera di sacerdoti dell’infanzia di mio padre), livello d’istruzione media inferiore… plagiati da un senso di obbligatorietà di tale pratica che certo non sarebbe mai venuto loro in mente se non per via di un certo contesto, pesantemente modellato e diretto da quel clero che ora, secondo te, dovrei nemmeno considerare come mandante?
non posso che notare la solita malafede del solito trollante gero… e mi trattengo dagli insulti.
P.s: com’è andata a finire poi la news sull’inno al miracolo dell’incidente Kubica? rinfrescami la memoria…
Una correttissima diagnosi del processo. Ma sai, i clericali contestualizzano solo per i loro amici …
nemmeno… nel senso che non hanno amici, solo rapporti occasionali e promiscui con chi, in un dato momento, è disposto e nella posizione per offrire loro favori e privilegi.
Personalmente ho intenzione di sbattezzarmi. Però non ce l’ho né con mio padre, né con mia madre, né con i padrini, né col prete.
Ritengo che tutti mi abbiano battezzato in piena buona fede pensando che fosse la cosa migliore per me. Lo penso anche per il sacerdote, che credeva veramente in quel che faceva.
Lo sbattezzo non lo vivrò come una ritorsione verso qualcuno, ma come una naturale conseguenza dell’abbandono della religione cristiana (cattolica). Che senso ha farne parte formalmente con l’iscrizione in un albo quando in realtà non è così?
Io invece me la prendo con chi ha preso in giro i miei genitori, i quali a differenza di me, visto che sono nati uno prima ed uno durante la seconda guerra mondiale, non hanno potuto studiare, e sono stati facilmente circuiti dai parassiti vestiti di nero.
Ciao a tutti
Carissimo, evidentemente non sei a conoscenza nè del passato nè delle ultime novità!
Se fino agli anni ’90 (più o meno) non battezzavi i tuoi figli, poi ti volevo vedere a difenderli contro il bullismo cattolico a scuola, appena qualche lavandaia – sempre cattolica – avesse propalato ai 4 venti la “ghiotta” notizia.
Ora, invece, si può essere non battezzati e fregarsene, e far finire in Tribunale i fantocci bulletti e i loro Mangiafuoco cattolici. Gli uni per mobbing e gli altri per violazione della privacy.
Lo sbattezzo è l’affrancamento burocratico dal giogo cattolico. Quando ci sarà anche quello tributario madama-la-marchesa-sgualdrina-mai-ripresa calerà le arie e il sussiego.
Quest’anno ci dovrebbe essere il censimento. Sono curioso di vedere come è gestito il dato sulla religione di ciascuno e se la condizione di battezzato-apostata-ateo sarà compatibile con il formulario.
mario
Ma nei censimenti italiani, c’è il dato sulla religione? Sicuro?
il battesimo inferto a chi ancora non può decidere per se stesso è una violenza gratuita, anche se i genitori spesso non se ne rendono conto, è un fatto che non può essere cancellato ma a cui può porre rimedio lo stesso soggetto in età adulta mediante lo sbattezzo.
Il senso ce l’ha la scelta libera, non la costrizione e la violenza psicologica di tipo religioso, quindi per me ha avuto un senso molto coerente con le mie prerogative laiche essermi sbattezzato, ma l’avrei fato anche prima se avessi saputo dell’UAAR prima del 2009.
Sul discroso della vaccinazione è solo una questione dialettica per equiparare il senso relgioso del battesimo ad una specie di assicurazione sulla vita, non molto diverso dal discroso della Grazia nel linguaggio cattolico.
Io avrei preferito scegliere da me quale assicurazione sulla vita sottoscrivere e certo la vaccinazione o la grazia sono due cose diverse tra loro nella mia comprensione scientifica, la vaccinazione è contro i virsus biologici, la grazia è contro il diavolo, sono due ambiti totalmente diversi e incompatibili.
A me sa che se va avanti così di sbattezzi ne avremo molti quest’anno.
Il battesimo è una vaccinazione contro quella che Luigi Meneghello – in “Libera nos a Malo” chiama:
“la cattiveria secca di quelli di chiesa”
che si estrinseca nei riguardi di bambini non battezzati (o di altre religioni).
Credo che questo spieghi il battesimo impartito dalla maggioranza dei non credenti ai loro figli.
mario
Ragazzi, non rispondo più. Scusatemi se mi sono intromesso. Siamo a livelli di incomprensione parossistica.
Chi si schiera con o contro i clericali, chi parla di iscrizioni a una religione, chi parla di obblighi imposti dai genitori di andare a feste comandate…
Siamo già talmente lontani da una religione e vicini alla burocrazia italiana che è anche inutile discuterne.
Dalla burocrazia mi sbattezzerei subito, se non ce ne fosse bisogno per far andare avanti il paese. E dalla politica, ogni volta che assume il tono della lotta invece che della discussione, sono altrettanto tentato di allontanarmi.
Quindi mi allontano da chi si schiera con la ChiesaCattolicaApostolicaRomanaSantaeBenedetta e anche da chi si schiera contro la PuraeSempliceRagioneRazionaleAtea. Non perdo tempo a schierarmi (e quindi a sbattezzarmi): sono troppo impegnato a cercare di capire cosa sia giusto FARE nella mia vita e a metterlo in pratica per mettermi a giudicare l’uno e l’altro.
Questa è la mia “goccia nel mare”, Massimo. Fare quello che credo giusto. Se tutti lo facessimo, non servirebbero gesti simbolici. E nemmeno i registri parrocchiali. 🙂
Concordo con l’autrice dell’articolo e aggiungo: il numero inciso sul braccio degli ebrei dei campi di sterminio è rimasto, ma dal momento che sono stati liberati è stata cancellato materialmente e moralmente lo status di schiavitù.
Non c’è paragone, ma da quando mi sono sbattezzato anch’io mi sento meno schiavo.
La questione è che per lo Stato, l’essere iscritto nei registri parrochiali dei battezzati, ha un risalto civilistico. Non è uguale il fatto se il nome c’è o non c’è. Un esempio semplice e volutamente provocatorio: in caso di morte, il defunto ateo, ancora iscritto nei registri dei battezzati, può “subire” un funerale religioso, cosa che non potrebbe accadere se il suo nome non compare o è stato cancellato da quella lista.
Chiedere e ottenere (con tanto di assenso da parte del Garante della Privacy) la cancellazione dai registri dei battezzati la trovo una cosa assolutamente naturale e sensata per chi la vuole fare. Per cui mi risulta francamente incomprensibile tutta questa difficoltà nell’approciarsi a tale questione che viene palesata da operatori confessionali e loro simpatizzanti. La facoltà di fare non è mica un obbligo di fare. Credo, invece, che dietro alle difficoltà che emergono tra le righe anche di certi operatori confessionali “discreti” – come nel caso di questo operatore valdese – ci sia piuttosto l’ingresso nella storia delle religioni di un inizio di chiarificazione giuridica nel rapporto confessione-credenti. Insomma, una intrinseca relativizzazione del credito di “mandato divino” accordato dalla tradizione dei credenti ai vertici confessionali autoproclamatisi delegatari della volontà divina. Forse è questa “relativizzazione” giuridicamente sancita in campo civilistico, attraverso il riconoscimento della facoltà dello sbattezzo, che sta sulle scatole alle burocrazie confessionali.