Cala la frequenza all’ora di religione

La Conferenza Episcopale Italiana ha pubblicato gli ultimi dati sulla frequenza all’ora di religione, curati dall’Osservatorio socio-religioso Triveneto. Il confronto tra l’anno scolastico 2009/2010 e il 2008/2009 evidenzia un calo dal 91% al 90%, così suddiviso: scuole dell’infanzia dal 93,2% al 92,5%, primarie dal 94,2% al 93,7%, medie dal 92,7% al 91,6% e superiori dall’85,3% all’83,5%. Il maggior decremento si registra nelle scuole professionali, dove i non avvalentisi sono saliti di un 3,2%, diventando ora il 20,2% del totale L’ora di religione riscuote consensi soprattutto al Sud: per contro, le regioni con il maggior numero di non frequentanti  sono, nell’ordine, la Toscana, l’Emilia-Romagna e il Piemonte. Lo studio evidenzia anche un calo della scelta dell’ora alternativa, scesa del 9,7% all’8,2%, a tutto vantaggio dello studio non assistito. Nonostante il calo dei frequentanti aumenta il numero dei docenti di religione, saliti da 8.232 a 9.369.
Si ricorda che quelli della CEI sono gli unici dati disponibili: il ministero dell’istruzine non diffonde alcun dato in merito.

Raffaele Carcano

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83 commenti

diegopig

E’ un dato interessante, notare come man mano che gli studenti crescono la frequentazione dell’IRC cala.

Tino

La chiesa cattolica apparentemente vuole solo rimanere in Italia, qui in Francia i conti dei vescovi sono catastrofici, hanno difficoltà a retribuire i preti, il progetto è forse di occupare più che si può il territorio italiano spillando soldi al vostro stato, lasciando crollare tra i debiti la chiesa estera. È un bene per chi vive all’estero ma per voi in Italia è sicuramente un problema grosso, in un contesto di sfiducia nella politica.

Congo

L’aspetto positivo è un’Europa sempre più laica, che ci dovrebbe aiutare nel far rispettare i nostri diritti di atei e di laici.

GIOACOLP

Per quanto ci si possa soddisfare per cali di questo tenore, diciamocelo chiaramente, le percentuali rilevate, sono inezie, che confermano semmai che finche la cultura cattolica sarà prevalente nel tessuto sociale, non potremo che attenderci il perpetuarsi dell’offuscamento della mente.
Il nocciolo duro sta al di la del Tevere. O se vogliamo, lo stato italiano sotto il controllo politico dello stato vaticano.

Tino

Non ho capito studio non assistito vuol dire cosa?
Se cala negli istituti professionali mi sembra chiaro sia effetto dell’immigrazione visto che i figli di immigrati sono soprattutto presenti in questi come diceva Fab. In oltre al sud meno immigrati, meno decremento. Pero non avendo i dati ufficiali è difficile esserne sicuri.

Fabio

Studio non assistito vuol dire che fai quel che vuoi: studi per conto tuo in una apposita aula libera, oppure passi un’oretta al bar/mensa interno a fare due chiacchiere con gli altri che non seguono religione.

luca t.

Ma se il ministero non diffonde quei dati, non c’è uno straccio di parlamentare “laico” (verrebbe da dire “non puntellato da un crocefisso in quel posto”) che faccia un’interrogazione per costringere lo stesso ministero a fornirli?

Tino

E che te frega a te? Sei un’ammiratore della teocrazia iraniana in Iran la religione nelle scuole è obbligatoria. Io non vedo nessuna differenza tra la tua ipocrisia e quella della chiesa. Se poi ti “senti in colpa” come occidentale, beh chi meglio di te ha assorbito la cultura colletiva del senso di colpa cattolico.

Tino

Boh chiunque può vedere che la tua volgarità nei confronti dei cattolici (che al limite ci sta in un blog e non mi da fastidio) è indirettamente proporzionale al tuo essere baciapiedi dei mullah iraniani.
PS Sei membro dell’UAAR?

luca t.

Semmai la volgarità era verso i parlamentari clericali, non verso i cattolici.
E anche per mullah e teocrazie, non mi sembra che cogli bene i concetti.

Tino

Io non coglo bene i concetti di chi come te viene a raccontarci che la teocrazia iraniana è più democratica e tollerante dei protettorati “arabo atlantici” tra cui includi pure Tunisia e Marocco. La Tunisia ha abolito la poligamia, legalizzato l’aborto e istituito la parità uomini donne già da decenni, il Marocco è un paese dove certo non tutto è perfetto, ma ha fatto moltissimi passi in avanti con donne nella magistratura (vietata in iran per le donne), donne sindaco. Allora gioca pure a risiko contro gli USA e lecca pure i mullah ma non pretendere che io capisca i tuoi concetti.

moreno03

Ho il fondato sospetto che il calo sia da imputare all’aumento di studenti di altre religioni, per lo più islamici, piuttosto che alla disaffezione dell’IRC.

Comunque se continua così (8.232 a 9.369 un aumento di più di mille unità!), tra qualche anno, avremmo l’incredibile risultato di avere un professore di IRC per ogni studente; e, se permettete, queste son soddisfazioni 😀

Tino

Da quanto ho capito la maggiranza sono sopratutto ortodossi del’est, se te lo dice uno che si prende sistematicamente l’etichetta d’islamofobo 😉

Chiericoperduto

Io invece ho il fondato sospetto che questi numeri siano falsati. Se consideriamo che negli ultimi anni i non battezzati sono divenuti una percentuale notevole, mi resta poco chiaro come, addirittura deducendo i figli di mmigrati non cattolici, i frequentanti l’IRC alla scuola materna siano il 92,5%.
Nelle scuole superiori è presto spiegato: sovente durante l’ora di religione non si combina niente (almeno per esperienza, in 5 anni nessun insegnante di religione ci ha mai insegnato un cavolo, dei veri mangiastipendi) e quindi frequentarla è mooolto meno pesante di un’ora di fisica.

Sledge

Ha ragione “moreno03”:

è come il Titanic….si festeggia il “calo dei cattolici” ma non si ci rende conto che è dovuto all’ aumento di altre religioni, la maggior parte di questi è “aumento di islamici”.

Visto l’ aria che tira in molti (troppi paesi islamici) rischiate di festeggiare senza accorgervi che la nave sta affondando.

Se il paese diventa controllato dai “capi islamici” (oppure dai talebani) ….rimpiangeremo i vecchi tempi in cui eravamo controllati dai “vaticani”: almeno vi era libertà di azione, coi talebani vi è solo attentati e ritorsioni.

Ve lo dico da taoista che sa cos’è successo ai monaci che rivendicavano l’ autonomia dal governo (comunista) cinese. Gli estremisti islamici fanno la stessa cosa che fanno tutti i regimi: sopprimono, deportano uccidono.

MORALE: INVECE CHE FESTEGGIARE , ALLUNGATE LO SGUARDO.

Io ero Sai

“Se il paese diventa controllato dai “capi islamici” (oppure dai talebani) ….rimpiangeremo i vecchi tempi in cui eravamo controllati dai “vaticani”: almeno vi era libertà di azione, coi talebani vi è solo attentati e ritorsioni.”

Ma tu credi veramente che l’Europa potrà essere controllata dai talebani? O che possa diventare un continente islamico?
L’Europa è destinata a diventare atea. Possono venire anche milioni di Induisti, ma non cambierà la situazione, non diventeremo un continente induista.
QUI (e non nei luoghi africani e mediorientali) chiunque può prendere un libro o guardare un documentario che spieghi come è nato l’universo, come è nata la vita sulla terra, come sono nati gli esseri umani e come gli esseri umani hanno inventato le religioni.
Smettetela con questa litania che l’Europa diventerà islamica. E’ una cosa ridicola.

E comunque se con i “vaticani” è meglio, è merito dei “vaticani” o di chi ha lotatto ed è morto per la libertà religiosa?
Il cristianesimo SEMBRA migliore dell’islam solo perchè con cristianesimo si intende quello europeo, dal quale si tolgono gli estremisti (mentre islam = talebani); e questo tipo di cristianesimo è nato da poco, e non per libera scelta dei cristiani.

sledge

Svegliati ! Guardati in giro, e conta qaunti sono: siamo già fortunati se molti di essi non sono fondamentalisti.
L’ Europa è più piena di religiosi che di atei, ma se questi sono “fondamentalisti e violenti” lo impari quando è già tardi. Se fosse come dici tu, le torri gemelle sarebbero ancora lì, i terroristi in carcere, e ogni “botto” non ci sarebbe l’ attivzione di manovre antiterroristiche in areoporti, metropoltane, ecc.
Anche in Cina il governo si è proposto come governo per il popolo, poi come è andata a finire ?
Ma dove vivi tu? Sulla terra o nei libri !?!?

Tino

Beati tu e Io ero Sai che crede in una religione quella del “L’Europa è destinata a diventare atea”. Questa è una credenza, una convinzione praticamente religiosa, non vivete sulla terra, in Italia e che vi piaccia o no con la mondializzazione la gente sa cosa succede all’estero, e che l’andazzo nei paesi laici è alla formazioni di enclavi che di laico non hanno proprio un piffero. Io prevedo (spero di sbagliarmi) un’attacco definitivo congiunto a Darwin dei musulmani e dei cattolici come primo passo in Italia. I cattolici si serviranno facilmente di loro come alleati. A meno che non vi diate una svegliata.

fab

Tino, certo che è una credenza, mica abbiamo la sfera di cristallo. E, fatti una ragione, è una credenza anche la tua.
Secondo me, il punto è che si assiste ad un aumento, lento ma continuo, di istruzione nel mondo, soprattutto nella parte tradizionalmente occidentale. Questo corrode l’irrazionalità in generale. Poi nel breve o medio periodo è possibile che ci siano degli spostamenti tattici nelle varie parti del globo, ma nel complesso si ha un arretramento della religione. Allo stesso modo, se metti in un piatto a temperatura ambiente del ghiaccio, puoi spostarlo raffreddando di più o di meno le varie parti del piatto, che tuttavia nel suo insieme si scalda.
Secondo me, la vera minaccia è la sovrappopolazione, che può portare ad un aumento della violenza per accaparrarsi risorse sempre più scarse (consiglio “The struggle for existence” di Gause, un grande classico che si trova facilmente gratis su internet). In questo senso, le religioni possono essere bandiere di aggregazione dei vari gruppi in lotta per la sopraffazione sugli altri gruppi.

Tino

@ fab
Veramente io non ho nessuna credenza, non ti posso dire cosa succederà, ti dico invece cosa succede adesso, almeno quello che penso di vedere, ma del resto anche qui c’è gente che parla dell’ora di religione come ora di nulla altri ne hanno parlato come un’ora di indottrinamento a chi dovrei credere non vivendo da voi? Concordo con quello che dici sulla sovrappopolazione, semplicemente se non c’è un volontarismo attivo nel sostenere la secolarizzazione, la vedo un po’ nera. La laicità è concepita in un contesto di confronto tra i laici con una religione dominante (il cattolicesimo) è una religione non proselita l’ebraismo, con cui è stato facile in certi momenti stringere alleanze. Tantissimi laici vengono dalla comunità ebraica, penso pure in Italia no? Oggi è più facile che sulla laicità se ci saranno alleanze saranno tra chiesa e islam, vedremo comunque.

fab

Tino, rispondo alle tue domande.
* Nell’ora di religione può succedere di tutto: puoi avere l’insegnante fanatico che indottrina alla cieca, puoi avere quello che lascia fare agli studenti tutto quello che vogliono, puoi avere perfino quello che decide di spiegare storia delle religioni. L’unica caratteristica in comune è che ognuno fa quel che gli pare, basta non esaltare gli aspetti concreti e materiali della vita.
* In Italia gli ebrei son sempre stati una comunità numericamente molto ridotta; è probabile che il tasso di secolarizzazione sia piuttosto alto, ma si tratta in termini assoluti di un fenomeno marginale.

Ffrank

Anche gli islmamici di 2a generazione sono spesso atei.. alcol e disco sono i loro nuovi dei..

tonii

il calo dei cattolici è un bene. l’aumento di religioni “altre” è anch’esso un bene: infatti o porta alla guerra religiosa o a uno stato laico.

e, dal mio punto di vista, non esiste religione più bassa e sozza del cattolicesimo.

Tino

Dunque l’islam ti piace di più… bene vieni in Francia a vedere come sta portando alla laicità. Ma non era razzismo considerare l’islam peggio del cattolicesimo? Il contrario va bene?

Tino

Per adesso qui la guerra la stanno facendo alla laicità e a Darwin nelle scuole.

Tino

@ Io ero sai
Ma perché te la prendi sistematicamente con chi ha paura dell’islam? È forse più abbietto di chi sostiene che il cattolicesimo sia la peggior religione “bassa e sozza”? Ma con questi argomenti credi veramente di andare lontano?

Eresiarca

Suvvia Tino cerca di capire che molti di noi spesso sono portati a porre l’accento più sui mali del cattolicesimo che su quelli dell’islam per il semplice motivo che in Italia è il primo, non il secondo, a farla da padrone, e noi viviamo in Italia. Ma in fondo credo che nessuno di noi sia così ingenuo da ritenerle confessioni tanto diverse in linea di principio…sono monoteismi, e i monoteismi si presentano da sé…a partire dal nome…

Tino

Veramente la persona a cui ho risposto crede che una guerra di religioni sia una bella cosa, dovresti interrogarti più sulla salute mentale di certe persone che intervengono piuttosto che sulla mia capacità di capire 😉

Io ero Sai

“Veramente la persona a cui ho risposto crede che una guerra di religioni sia una bella cosa”
Io avrei detto che le guerre di religioni sono una bella cosa?
Tino tu inventi la realtà. Stai fuori! Curati!

Io ero Sai

Se mi da del religioso un cristiano di estrema destra come te, allora deve essere proprio vero!
Sono religioso! Mi hai aperto gli occhi!

Tino

Io ero sai, ti puoi pure raccontare che sia un cristiano di estrema destra, ma non lo sono, non sono nemmeno battezzato, forse a te la teocrazia è rimasta dentro. Sicuramente tu non hai capito ancora cosa vuol dire essere atei, e cioé non credere in dio punto, il resto è libertà di opinione che tu non sai accordare agli altri senza mettere etichette. Figurati che sono stato già definito una donna femminista che si spaccia da uomo e fa discorsi anti-maschio dagli illuminati che girano in questo forum 🙂

Io ero Sai

“Sicuramente tu non hai capito ancora cosa vuol dire essere atei, e cioé non credere in dio punto, il resto è libertà di opinione che tu non sai accordare agli altri senza mettere etichette.”

Sei spassosissimo! Ma se non perdi tempo ad etichettare persone come “baciapile dei mullah” o “difensori di teocrazie islamiche” solo perchè non la pensano come te.
Bah.
Il mio primo nickname “Sai” è stato bannato per frasi offensive nei confronti dell’Islam (o più precisamente degli islamici), ma dato che io e te non condividiamo lo stesso modo di vedere le cose sul rendere illegale il burqa, questo non ti ha impedito di etichettarmi come “amico dell’Islam” (cosa che personalmente trovo offensiva).
Qui siamo all’alce che da del cornuto all’asino. (E io in questo caso sarei l’asino)

Tino

Perché sedondo te Luca t. cos’è? Hai letto i suoi messaggi? Comunque rivedi le tue statistiche sulla religione, il Guyana fa parte dell’oci 😉

Mario 47

Ho due figlie non battezzate che negli anni novanta si sono avvalse e no dell’ora di religione, a seconda della loro valutazione dell’insegnante (all’epoca l’alternativa non esisteva).

Personalmente ritenevo – e ritengo tuttora – che la presenza durante l’ora di persone non religiose o di religione diversa, se disponibili – possa servire a movimentare un insegnamento di per se poco stimolante e comunque a dare un segnale che la religione cattolica non è unica, assoluta e indiscutibile. Di contro c’è lo sfruttamento statistico del numero di aderenti da parte della struttura. Però ricordiamoci che la ccar, come Berlusconi, il contradditorio ad armi pari non lo gradisce e non lo sa gestire.

mario

libero

“… L’ora di religione riscuote consensi soprattutto al Sud: per contro ….”
A questa affermazione si dovrebbe commentare come mai …

Angela

Mi sembra una notizia incoraggiante e spero che man mano le percentuali si invertano. Come Uaar o, magari, come neonato Coordinamento Laico Nazionale, farei una battagglia contro l’ingiustificato aumento degli insegnanti di religione a fronte di una diminuzione di studenti avvalentisi dell’IRC.

Volo alto

Il calo delle presenze nell’ora di religione dovrebbe preoccuparci.
Personalmete l’ho sempre ritenuta la prima e più importante palestra di ateismo.
Mi ricordo che quando interrogavamo il nostro prof. di religione con domande, un pò
biricchine” lui rispondeva “mistero di fede”, e lì abbiamo, pian piano , incominciato a
capire!

Roberto Grendene

alle scuole superiori e per un’ora la settimana il tuo discorso potrebbe reggere

ma per due ore la settimana (piu’ di inglese e informatica) e dai 3 ai 12 anni?

forse ci dimentichiamo del potere che un insegnante ha nei confronti di bimbi e ragazzini di questa età
e questi sono insegnanti scelti dal vescovo (e pagati dallo stato) per insegnare religione cattolica secondo programmi scritti dalla CEI e in conformità con la dottrina della chiesa (ossia sono indottrinamento, e non “cultura” come viene smerciato)

MicheleB.

Forse peca di ingenuità con la mia equidistanza dalle religioni, ma non riesco a capire gli atteggiamenti pro o contro l’islam in particolare. A me l’islam sta sulle scatole ma non perchè giudichi gli altri culti tanto migliori. Credo che gli antidoti contro il fanatismo siano una scuola libera ed una legislazione laica, al di la dell’ area in cui ci si trovi o del culto vi si professi.
Vorrei dire a chi ragiona in termini da nuova guerra fredda, contrapponendo una teocrazia sanguinaria (la peggiore del pianeta) al neocolonialismo, che se l’antidoto all’imperialismo USA ed alla cocacolonizzazione dev’essere l’arroccamento nazionalclericalista, i popoli mediorientali sono messi davvero male. Possibile che non vediate le alternative a codesta dicotomia manichea e distruttiva? Mi stupisce.

Trinacria solare

A coloro che giudicano l’opera di informazione che Tino quasi da solo fa sulla montante islamizzazione d’Europa basata sul ventre delle donne islamiche immigrate (e su ondate continue di nuova immigrazione) come se fosse una elucubrazione infondata ed ideologica pongo una solo tema di riflessione, che se volete puo’ essere anche una domanda:

Presumo che siate informati che politici e capi religiosi islamici da molto tempo proclamano che la conquista demografica d’Europa e’ gia’ in atto ed e’ inarrestabile secondo loro
(Huari Boumedienne ex presidente Algerino, Gheddafi attuale dittatore Libico, centiania di imam estremisti in Europa, dimostranti islamici fondamentalisti in tutto il Nord Europa nei loro cartelli e T shirts e perfino finti imam moderati registrati da microfoni nascosti come l’imam di Milano registrato da 2 bravi giornalisti italo somali)

Posto che si possa anche presumere che codesti politici ed ideologi islamici che sbandierano la tendenza alla islamizzazione d’Europasi stiano forse illudendosi e beandosi delle loro stessesperanze,

vorreste pero’ almeno gentilmente tenere presente che anche la maggior parte dei DEMOGRAFI hanno confermato che mantenendosi le attuali tendenze demografiche l’Europa intera sara’ maggioritariamente mussulmana entro la meta’ di questo secolo?

Oppure vorreste spiegare il perche’ (complotto?) di una tale previsione da parte di una categoria professionale normalmente non considerata molto politicizzata?

Ringrazio anticipatamente sia chi vorra’ riflettere sia chi vorra’ rispondere

luca t.

Per me le tre grandi “disgregazioni religiose” di marca abramitica (religioni ebraiche, cristiane e mussulmane) pari sono (cumuli di superstizioni preistoriche, di deformazioni filosofiche e di costruzioni demagogiche finalizzate alla preservazione di iniqui ordini sociali).

Ma se parliamo di islamofobia, mi sembra che la Trinacria sia già stata assoggettata per lungo tempo ad una egemonia islamica, e non mi sembra sia questa la causa di tutte le sue radicate disgrazie…

luca t.

Per me le tre grandi “disgregazioni religiose” di marca abramitica (religioni ebraiche, cristiane e mussulmane) pari sono (cumuli di superstizioni preistoriche, di deformazioni filosofiche e di costruzioni demagogiche finalizzate alla preservazione di iniqui ordini sociali).

Ma se parliamo di islamofobia, mi sembra che la Trinacria sia già stata assoggettata per lungo tempo ad una egemonia islamica, e non mi sembra sia questa la causa di tutte le sue radicate disgrazie…

Io ero Sai

Azz un pazzoide come Gheddafi dice che l’Islam sarà la religione d’Europa? Quindi sarà vero!
I fondamentalisti islamici sono convinti che diventeremo un continente islamico? E allora?
Sono convinti di un sacco di sciocchezze, perciò li chiamiamo religiosi.

“vorreste pero’ almeno gentilmente tenere presente che anche la maggior parte dei DEMOGRAFI hanno confermato che mantenendosi le attuali tendenze demografiche l’Europa intera sara’ maggioritariamente mussulmana entro la meta’ di questo secolo?”
Per favore potresti citarmi i nomi o almeno linkarmi gli articoli?

[…]Una delle questioni più spinose è quella demografica. Nessuno mette in dubbio che negli ultimi decenni le popolazioni musulmane sono cresciute rapidamente, ma anche se secondo i demografi i musulmani d’Europa continueranno a crescere, si prevede un calo dei tassi di fertilità come accade ad altre popolazioni con maggiori livelli di benessere, accesso alla sanità e alfabetizzazione. Carl Haub, demografo del Population Reference Bureau di Washington, fa notare che i tassi di fertilità di paesi a maggioranza musulmana come Tunisia, Turchia, Algeria e Marocco sono appena più alti di quelli di Gran Bretagna e Francia. L’affermazione secondo cui nel prossimo mezzo secolo l’Unione europea sarà a maggioranza musulmana è “una sciocchezza bell’e buona”, dice.

Sandra

Infatti pare che le ultime stime parlino del 20% di islamici in Europa nel 2050, quindi non siamo a parlare di una popolazione europea a maggioranza musulmana. Se pero’ si parla di un musulmano su 5 europei, non si dice su questi 5 quanti siano cristiani: se la secolarizzazione dovesse avanzare, potrebbe anche darsi, almeno in alcune regioni di Europa, pensiamo alla Svezia, la popolazione musulmana sarà maggioritaria rispetto a qualsiasi altra comunità religiosa preesistente. Percio’ non è affatto improbabile che nel 2050 vi saranno zone d’Europa dove i “religiosamente attivi” saranno in maggioranza musulmani.

Tino

@ Io ero sai
Però è una tendenza delle algerine e delle marocchine, ma anche delle turche e soprattutto delle africane ad avere un tasso di natalità doppio di quello del paese di origine almeno qui in Francia. I demografi lo spiegano con le allocazioni, io lo spiego anche con il fatto che si tratta di popolazioni rurali in generale, in città si immigra di meno verso l’Europa sicuramente da Istanbul. Comunque anche in Francia gli integralisti cattolici hanno un alto tasso di natalità più alto solo che appunto gli integralisti non la maggioranza dei cattolici, mentre per i musulmani è un tasso globale.

Tino

@ Sandra
Sono d’accordo con te, maggioranza musulmana probabilmente no, ma città a maggioranza musulmana o addirittura regioni sì, e anche prima noi le vedremo. A quel punto sarà interessante vedere il tipo di decisioni che prenderanno in un comune a maggioranza musulmana. Qui in Francia in alcuni comuni, candidati si sono presentati con la sharia light (tipo divieto di alcool, maiale ecc.)

Sandra

In fondo basta pensare a cosa sono diventati i ciellini nella “secolarizzata” Lombardia. Basta una minoranza determinata e organizzata a entrare nei punti chiave di una realtà, e un organismo poco reattivo. E in pochi anni abortire diventa difficile, che ti piaccia o no il comune celebra il funerale al feto, soldi a palate alle scuole cielline con i bambini della scuola pubblica che si portano persino la carta igienica da casa… Dai ai fanatici un dito…

Tino

Sì Sandra appunto non dimentichiamo che viviamo in un contesto di menefreghismo, magari la secolarizzazione aumenta, i non credenti pure, ma non vuol dire che aumenti automaticamente lo sguardo critico nei confronti delle religioni. In un contesto del genere bastano gruppetti determinati per imporre le loro idee.

Paul Manoni

Se gli studenti che frequentano l’IRC calano e gli insegnanti relativi aumentano, abbiamo un grosso problema a livello istituzionale, che non riusciremo a risolvere con le campagne informative sull’Ora Alternativa.
Il problema e’ alla radice. Bisognerebbe denunciare a livello parlamentare questo schifo di cose. Là dove si taglia in modo trasversale tutto quanto, non e’ concepibile che aumentino i professori di una materia facoltativa che ha gli studenti in calo!

Trinacria solare

Noto che Luca T. invece di rispondere mena il can per l’aia.
Nessuno qua ha sostenuto che i guai e tanto meno tutti i guai della Sicilia attuale derivino dalla dominazione islamica di molti secoli fa.
Piuttosto potrebbero derivare da essa guai futuri, dato che l’islam non smette di rivendicare le terre su cui gia’ impose il suo piede, Spagna, Sicilia, Cipro eccetera.

In quanto alla affermazione che le tre religioni abramitiche siano un cumulo di sciocchezze e di strumenti di oppressione sociale, certo sono d’accordo per tutte e tre, ma e’ anche questa una frase atta a coprire le differenze attuali (e storiche) fra le tre, a solo profitto attuale dell’islam.
Solo per dare un esempio: Dove comandano i cattolici si denigrano i gay e si nega loro il diritto al matrimonio o alla adozione, Dove comandano gli ebrei i gay godono di ampi diritti
e dove comandano gli islamisti vengono appesi alle gru per impiccarli in pubblico.

Io ero Sai

“Solo per dare un esempio: Dove comandano i cattolici si denigrano i gay e si nega loro il diritto al matrimonio o alla adozione, Dove comandano gli ebrei i gay godono di ampi diritti
e dove comandano gli islamisti vengono appesi alle gru per impiccarli in pubblico.”

Se adesso l’omosessualità in molti paesi è legale, non è affatto merito dei cattolici, che si sono sempre opposti. Ma è merito degli attivisti.

Comunque
Burkina Faso 60.5% mussulmani omosessualità legale.
Guyana 57% cristiani (2% mussulmani) omosessualità illegale.
Tanto per fare due esempi. E’ normale che i luoghi islamici siano meno “gay-friendly” ma se “noi” siamo migliori, non è mica grazie ai cattolici.

Tino

In Guyana i musulmani sono il 10% ed è uno dei due paesi americani con il Suriname a far parte dell’OCI, in questi due paesi non c’è veramente una religione maggioritaria ci sono anche molti indù e i cristiani sono divisi, semmai a riprova che il multireligioni non è necessariamente sinonimo di laicità. Quindi suesto esempio non mi sembra per nullo pertinente.

Io ero Sai

Ok lasciamo perdere il Guyana.
In Mali, 90% mussulmani (dove il 98% della popolazione è dichiaratamente omofoba) l’omosessualità e legale.
In Niger più del 90% mussulmani, è legale.
Chad 54% mussulmani è legale.
In Giamaica è illegale.
Zimbabwe 85% cristiani. Illegale.

Il cristianesimo e l’islam sono due religioni che vogliono la morte degli omosessuali.
Quando hanno il potere li uccidono. Se in Europa non lo fanno, è soltanto perchè non hanno il potere di farlo, non perchè sono “più buoni”.

Tino

@ Io ero sai
Certo, comunque anche in Mali pur non essendo illegale nella stampa del paese che mi capita a volte di leggere, i discorsi sull’omosessualità sono molto squallidi anche in giornali non necessariamente conservatori i commenti poi c’è da spararsi veramente, e anche chi fa prova di tolleranza è spesso compassione. Insomma sono altri mondi indipendentemente dalla religione rispetto anche all’Italia e tieni prsente che in questi paesi chi scrive commenti sono quasi sempre le categorie agiate urbane di Bamako.

Marcus Prometheus

Facciamo a capirci:
Non mi sono mai sognato di scrivere che sia grazie alla bonta’ a a qualche qualita’ positiva dei cristiani che OGGI i cristiani non impiccano (o bruciano) i gay o non lapidano le peccatrici e simili.
E’ invece chiaramente grazie alle legnate laiche che hanno preso dall’illuminismo in poi.
Se poi ai lecca fondelli islamici fa piacere sono anche disponibile a sottoscrivere una verita’ storica di gusto per le loro bocche e cioe’ che per vari secoli l’islam e’ stato meno fanatico del cristianesimo e che la semischiavitu’ della dhimmitudine era pur piu’ moderata dei roghi per gli eretici.

Ma detto questo vedo che altri sono quelli che si arrampicano sugli specchi
affannandosi a presentare casi di paesi mussulmani ex colonie francesi non ancora re-islamizzati a dovere e che non perseguitano i gay per positiva eredita’ coloniale, mentre ce ne sono altri, cristiani ove la omosessualita’ e’ illegale.
Credo che legale o illegale l’importante magari sia non finire materialmente in galera ed ancora di piu’ non finire ammazzati
Ed allora contera’ qualcosa che in nessun paese cristiano anche se super selvaggio e super barbaro si appendono i gay alle gru come in Iran.

luca t.

Rispetto il tuo punto di vista, anche se l’eccezione di Io ero Sai mi sembra perfetta.

Cerco solo di dire che ci sono già gli attivisti religiosi che si scannano per enfatizzare le (labili) differenze tra i vari monoteismi, vantando la superiorità del proprio e stigmatizzando le nefandezze degli altri.

Un ateista, più che partecipare a questo giochino, dovrebbe forse mirare alla tutela dei principi di pari dignità delle persone, di lacità delle istituzioni, e di libertà di religione e di non religione.

Tino

No non è pertinente, aggiungo che in Burkina Faso non sono mai stati veramente una maggioranza le cifre non sono corrette tenendo conto che la migrazione musulmana versa la Costa d’Avorio è molto forte. Che poi i paesi cristiani non siano tutti tolleranti è vero, ma la caratteristica di quelli musulmani è che anche paesi ricchi come la Libia o gli Emirati la penalizzano.

Mario 47

Trovo spesso commentata la maggior pericolosità delle religioni monoteiste rispetto ad altre credenze, quasi che il diluire la propria credulità su più protagonisti della favola renda meno pericoloso il comportamento di chi crede.

Credo che il fanatismo sia più una caratteristica di ciascun singolo che del pretesto a cui si appoggia (fa più vittime nel mondo il tifo calcistico o il fanatismo religioso non controllato?).

Per quanto riguarda il cattolicesimo, faccio fatica a considerarlo una religione monoteista:
– a parte le cervellotiche definizioni e spiegazioni su un dio unico e trino, l’organizzazione cattolica sfrutta senza riguardi e vergogna ogni tipo di credenza e credulità su un numero inverosimile di oggetti di fede (santi, reliquie, madonne di questo e di quello) allo scopo di possedere un gregge numeroso e di tosarlo con variegata impunità.

La pericolosità della chiesa cattolica non viene dal fanatismo della sua fede, quanto dalla protervia nel mantenere il suo predominio.

mario

Marcus Prometheus

Ma infatti la differenza fra monoteismi e politeismo NON e’ mel numero di dei adorati o venerati, ma nella intolleranza come ci insegna Alighiero Manacorda nel suo bellissimo discorso in Campidoglio.

brikko89

Tanto per raccontare la mia esperienza…
Ho 21 anni Senese in classe mia alle superiori religione la feacevamo quasi tutti ovvero passavmo un’ora a giocare a carte o a ripetere le materie per i compiti e interrogazioni mentre il Prof. famosissimo a Siena e molto vicino alla curia se ne stava beatamente a leggere il giornale o a truzzicare col PC….
Ma la cosa più bella fu alle medie per due anni ho frequentato una scuola privata Cattoica nonostante dovesse essere il prete a farci religione non l’abbaimo MAI fatta in due anni il primo anno il prete che c’è la faceva pensava a farci geografia o storia il secondo arrivo un prete filippino e li fu il degenero 1 anno passato a giocare a pallone nel cortile o a guardare film tutt’altro che religiosi nela sua stanza o addirittura a giocare col suo PC pieno di videogiochi tra cui DIABLO II…
Insomma penso che forse invece di parlare di ora alternativa sarebbe giusto fare qualche inchiesta su cosa si fa durante l’ora di religione per dimostrare che è un ora persa e basta !!!!

Ffrank

“un prete filippino e … guardare film tutt’altro che religiosi nela sua stanza”
ma cosi’ ci fai preccupare molto ?! magari vi spruzzava anche di Chanel n.5 ?

Alessandro

E’ un calo ridicolo, dovuto all’aumento di studenti extracomunitari, suppongo.L’ora di religione, in mancanza di attività alternative interessanti, è ancora un’ora per far casino e avere il voto del prof di religione a tuo favore.

Mario 47

Nella mia esperienza scolastica (anni ’50-’60) gli unici esonerati dalla religione erano i pochissimi ebrei e protestanti (poche unità per scuola con centinaia di alunni).
Ai tempi di mie figlie (anni ’80-’90) da 0 a poche unità per classe. I numeri attuali non mi pare siano riconducibili ai soli extracomunitari non cattolici: i non avvalentisi sono alla fine aumentati di decine di volte nell’arco di 2 generazioni.

mario

Andrea65

Il dato è certamente positivo, indica una chiara tendenza, che si manifesta anche nella frequenza in chiesa solo per le grandi occasioni (battesimi, matrimoni, funerali).
Tutto richiede tempo, non si può pensare che meccanismi secolari vengano sradicati in pochi anni.
Lo stesso vale per i musulmani. Chi è convinto che l’Europa diventerà un paese islamizzato sbaglia, e di grosso.
I musulmani non sono più fessi degli altri, anche loro avranno la loro secolarizzazione. Non si deve pensare che il fanatismo di pochi sia il credo di tutti costoro. Il benessere e la libertà al di fuori delle religioni attraggono e sono fonte di distacco dalla religione per qualunque credente di qualnque religione, ed anzi i figli di musulmani europei tutti i giorni dimostrano di voler vivere all’occidentale.
Diamo tempo al tempo.

Ciao a tutti

Tino

Intanto qui in Francia pure la destra ha annunciato di essere d’accordo per rivedere la legge del 1905 (notizia di oggi, quindi tutti i partiti di governo sono ormai d’accordo) e finanziare alle moschee dopo anni e anni di preghiere illegali in piazza per convincere i comuni a sborsare soldi con fedeli venuti anche da altre circoscrizioni. 20 milioni già dal comune di parigi. Il 30% dei finanziamenti a moschee in Francia avvengono con denaro pubblico attraverso comuni in barba alla legge facendoli passare per finanziamenti ad associazioni culturali. Questa è la realtà, ma tu hai letto l’oroscopo e ci prometti invece una grande secolarizzazione che per il cattolicesimo è avvenuta con lotte non con il politicamente corretto. Può darsi tu abbia ragione, invidio la tua fede, per adesso i musulmani votano poco a parte quando c’è da ottenere finanziamenti per le moschee o per decidere a quale associazione islamica il comune promette i finanziamenti.

Marcus Prometheus

figli ed i nipoti di alcuni mussulmani si laicizzano.
I figli ed i nipoti di altri mussulmani “riscoprono la loro identita’ islamica” ed il dovere coranico di Jihad (sesto pilastro dell’Islam) e attaccano con le bombe i loro connazionali inglesi sui treni delle metropolitane di Londra il 7 Luglio 2005.
Infatti erano figli e nipoti di immigrati dal Pakistan, ovvero seconde e terze generazioni di cittadinanza britannica.
E infatti risulta che due terzi dei mussulmani di Gran Bretagna si sentono prima islamici eppoi, soltanto poi britannici.
E infatti risulta che gran parte vogliono la sharia.
Insomma ci sono due tendenze, una verso la laicizzazione ed una verso l’islamizzazione tramite differenza (immensa) nel tasso di riproduzione fra indigeni europei ed immigrati islamici. E’ evidente che giochino entrambe e non solo una.
Ma quale vincera’?
Se non cresce e di molto la nostra capacita’ di integrazione temo vinca l’islamizzazione.
Ma perche’ cresca la nostra capacita’ di integrazione degli immigrati dobbiamo a nostra volta avere l’orgoglio di essere Europei altrimenti gli immigrati non hanno niente a cui assimilarsi:

E’ l’oggetto dell’artico che mando riassunto e ridotto qua sotto:

La morte del multiculturalismo

Marcus Prometheus

La dissoluzione dell’identità nazionale rende impossibile per i gruppi [immigrati] di integrarsi

“Il primo popolo a provare il multiculturalismo, gli olandesi, sono stati anche i primi a pentirsene. I sociologi di Princeton, Paul Sniderman e Louk Hagendoorn hanno scoperto che gli olandesi erano a favore della tolleranza ma si opponevano al multiculturalismo. Quando è stato chiesto quale fosse la differenza, mi hanno risposto che la tolleranza ignora le differenze, il multiculturalismo invece fa delle differenze una fa di continuo una questione di differenze ed in ogni punto.

“Il multiculturalismo fa parte del più ampio fenomeno europeo del relativismo morale, una dottrina che è diventata influente come risposta all’Olocausto. Si è sostenuto che la presa di posizione sulle questioni morali fosse un segno di una ‘personalità autoritaria’.
I giudizi morali sono stati visti come il primo passo lungo la strada per fanatismo.
Ma il relativismo morale è come una campana che suona a morto per una civiltà. In una cultura relativista, non esiste un consenso morale, ma solo uno scontro di opinioni contrastanti in cui la voce più forte vince.
“Questo è il punto dove siamo oggi. Gli estremisti hanno tutta l’ attenzione ed ottegono i titoloni dei giornali, e cosi’ diventano modelli di ruolo per i giovani.
Poiché non vi è identità nazionale che rivendichi la loro fedeltà, non c’è competizione [l’estremismo conquista I cuori e le menti].
Da qui il fenomeno, diffuso in tutta l’Europa oggi, ma raro nel passato, per cui i figli degli immigrati sono più ostili alla società di accoglienza dei loro genitori, e si sentono più estranei ai suoi valori. ”
[nota del traduttore: I sanguinosi attacchi terroristici ai treni delle linee della metropolitana di Londra del 7/7/2005 furono condotti da giovani islamisti di origini pachistane ma cittadini britannici di seconda e terza generazione figli e nipoti di onesti immigrati integrati!!! ]
Ha concluso con queste parole: “Il multiculturalismo, fu da noi adottato per il più nobile dei motivi, ma ha subito la ”legge delle conseguenze non intenzionali”.

Ma la dissoluzione dell’identità nazionale
rende impossibile per i gruppi di integrarsi
perché non c’è nulla a cui integrarsi,
e non avendo da offrire l’orgoglio di essere britannici,
li costringe a trovare fonti di orgoglio altrove.

“Senza valori condivisi ed un senso di identità collettiva, nessuna società può sostenersi a lungo. . Temo l’estremismo che sta lentamente ma inesorabilmente diventando, in tutto il mondo, il canto delle sirene del ventunesimo secolo.
Dobbiamo lottare qui prima che ci si possa opporre in maniera convincente anche altrove “.

Marcus Prometheus

Dal politeismo al monoteismo
di Mario Alighiero Manacorda
1
Ogni volta che salgo qui in Campidoglio, mi piace dare uno sguardo, oltre che a Marco Aurelio, l’imperatore filosofo, ritratto a cavallo come guerriero ma col braccio levato in un ampio gesto di pace, anche ai musei capitolini, che ospitano il monumento sepolcrale di due tra gli ultimi rappresentanti del paganesimo, il console Pretestato e la moglie Paolina, morti nel 384 e 385 dell’era volgare.
2 Nel monumento sepolcrale i due coniugi si rivolgono a vicenda alcuni versi scolpiti nel marmo, in cui lui esalta lei, “dedita ai templi e amica dei Numi, pudica, fedele, pura nella mente e nel corpo, benigna a tutti, utile ai Penati”; e lei esalta lui, che nei dodici dèi del culto romano vedeva il numen multiplex del dio unico, il Sole. 3 Era lo stesso dio unico che anche Giuliano l’Apostata (la famiglia con lui imparentata dei Ciconii faceva anche essa parte del circolo dei Saturnalia) aveva venerato come immagine di quel Dio padre, Zeus pater, a cui chiedeva di mostrargli la via che porta su,verso di te

4 Nella loro casa Macrobio immagina sia nei Saturnalia che in liberalia colloquia, alternando, come nel Simposio di Platone, seriae disputationes e qualche sermo iucundior, si rivisitasse la tradizione culturale “pagana”.
Tali erano questi ultimi “pagani”.
5
Parlerò del loro secolo, ma intendendo fare un discorso attuale, perché in quello si svolse e si risolse il conflitto tra “paganesimo” (una parola per me positiva, che userò da ora in poi senza virgolette) e cristianesimo.
Nasce infatti allora, grazie al connubio col potere imperiale nella sua fase più autocratica, ereditandone la sede e in parte il potere, la forma del cristianesimo come religione rivelata, dogmatica e intollerante, che fa capo al papato romano; nasce allora l’antagonismo dei due poteri, ignoto al mondo classico, che, attraversando tutto il Medioevo e l’età moderna, è ancora oggi presente come rapporto conflittuale tra Stato e Chiesa.

6
Il breve secolo IV
Mi sia consentito rievocare brevemente i dati minimi della storia di questo secolo breve, entro il quale inquadrare gli elementi della grande battaglia ideale.
7
Il secolo si apre con la vittoria di Costantino contro Massenzio a Ponte Milvio, nel 312, quando il cristianesimo, religione di pace, innalzò contro il labaro imperiale di Ercole la croce di Cristo come vessillo di guerra:

In hoc signo vinces!
8
Possiamo forse ignorare che l’esercito vincitore non era certo cristiano, dato che fino al giorno prima non sapeva nulla della visione cristiana del suo comandante? E che ambedue gli eserciti eran composti di mercenari?
Al momento del congedo i veterani acclameranno Costantino col grido rituale: “Dei te nobis servent”, al plurale: e solo due secoli dopo il Codice di Giustiniano lo correggerà al singolare. Come è noto, subito dopo la vittoria, nel 313, Costantino promulgò il suo famoso editto: non cristiano, si badi, ma pagano, almeno nella forma, e perciò politeistico, “di tolleranza”; ma presto il suo esito pratico sarà l’intolleranza, una religione imposta a forza, grazie all’alleanza tra potere imperiale ed ecclesiastico.

9
Poi, nel 330, trasferiva la capitale dell’impero a Costantinopoli, lasciando quella Roma che era la roccaforte dell’aristocrazia senatoria pagana, e dove si affacciava nel papato un potere alleato ma rivale. Intanto, non a caso solo ora, sotto l’egida del potere imperiale, nei primi concilii ecumenici di Nicea nel 325 e di Costantinopoli nel 381, il cristianesimo definiva la sua teologia e la sua struttura autocratica.
10 A questo consolidarsi del cristianesimo come potere si oppose, tra il 361 e il 364 il breve tentativo di Giuliano “l’Apostata”, cui dopo la nuova repressione cristiana seguì, qui in Roma ma anche in Atene e Alessandria, una breve rinascita pagana, che ebbe nel circolo romano dei Saturnalia una sua alta espressione.
11
Ma nel 396, mentre la repressione imperiale si esprimeva in una serie di duri editti, nella battaglia sul fiume Frigido, ai confini nord-orientali d’Italia, il “pacifico” cristianesimo con Teodosio vinceva ancora una volta in guerra; e nel 409, il sacco di Roma a opera dei visigoti cristiani di Alarico metteva l’ultimo sigillo.

12
[I Visigoti ed Alarico erano stati alleati di Teodosio, imperatore d’Oriente,( anche alla battaglia del fiume Frigido, contro i pagani ed i cristiani moderati di Eugenio), ma si ribellarono ed invasero di nuovo l’Italia (questa volta in proprio), alla ricerca di bottino, naturalmente, ma, essendo ariani eretici, anche per odio giustificato, ricercando la vendettacontro la Chiesa e Roma a causa delle durissime persecuzioni degli eretici ariani pretese dai papi. Roma fu saccheggiata e cadde in una Guerra di religion nel 410 dell’era volgare
– Nota di Marcus Prometheus]
13
Questi gli eventi essenziali di quel secolo, decisivo anche per noi: e con millenni di storiografia, archeologia, antropologia culturale, sociologia eccetera, ancora non sappiamo spiegarci compiutamente perché il cristianesimo abbia vinto, e perché in guerra. Scartando, ovviamente, la vacua ipotesi dell’intervento divino con le sue miracolose visioni e i massacri in guerra, dobbiamo domandarci: quali furono queste cagioni? Forse, entro le complesse questioni socio-economiche della crisi generale dell’impero, la forza di attrazione della iniziale connotazione rivoluzionaria del cristianesimo?
14 O, di là dalla casualità delle guerre, la sempre più profonda divisione tra intellettuali e popolo, che lasciava gli intellettuali pagani in una solitaria difesa della tradizione, dall’apparenza conservatrice? O una superiorità culturale e morale del monoteismo cristiano sul politeismo pagano?
15
Dal mito al dogma
Cerchiamo di capire come si svolse la battaglia delle idee in quel decisivo quarto secolo.
Una vulgata storiografica, che ancora rispecchia le idee dei vincitori cristiani, continua a tramandarci un’immagine dominante: da una parte politeismo, dall’altra monoteismo: romani politeisti e intolleranti, cristiani monoteisti e tolleranti; romani persecutori e cristiani perseguitati; romani dediti ai circensi e cristiani dediti alle chiese, gli uni feroci e gli altri miti, e così via. Che gratificante immaginazione storica! Ma è credibile?
16 In realtà questa vulgata è da rovesciare: ma per farlo dobbiamo cominciare dal chiarirci le idee su politeismo e monoteismo. Riprendendo la paradossale definizione delle idee platoniche che Croce riferiva di aver ascoltato da un vecchio filosofo napoletano, potremmo suggerire una cautela preliminare: non fare di politeismo e monoteismo dei “caci cavalli appisi”, cioè non elevare questi nomi o astrazioni a enti, dando loro la consistenza materiale di cose reali, appese sopra le nostre teste. Questi nomi o etichette altro non sono che allusioni, di cui ci serviamo in ogni campo della ricerca culturale, presup ponendo un comune loro significato nelle menti dei nostri interlocutori.
17 Ma guai a dimenticare che sotto di essi vivono, in determinate condizioni sociali e culturali, persone vive, diverse tra loro, e in sé contraddittorie; e guai ad attribuire loro una connotazione positiva o negativa. Tuttavia continueremo a usarli, magari tra virgolette ideali, purché con questa consapevolezza. Si può dire in sintesi che il politeismo rappresenta una concezione analitica, il monoteismo una concezione sintetica dell’universa natura, anche se né l’uno né l’altro si esauriscono in queste forme. 18 Il politeismo, infatti, si presenta a sua volta in un duplice aspetto: da una parte come culto di una molteplicità di presenze o forze naturali, cielo e corpi celesti, terra e mari, monti, laghi, fiumi, sorgenti, boschi, e le manifestazioni atmosferiche e così via, premesse della nostra vita, concepite come manifestazioni divine; dall’altra, come molteplicità diffusa di culti etnici monoteistici, in cui ogni popolo venera i propri progenitori o fondatori o eroi eponimi, in perenne confronto, competitivo o meno, tra loro.
19 E anche il monoteismo presenta una sua duplice natura,da una partecome rinvio, di là dalla moltitudine delle manifestazioni naturali, a un loro principio unico; dall’altra, come una forma intollerante del politeismo dif fuso, ma “geloso” (la definizione è di Mosè), per cui il proprio dio appare a ciascuno superiore agli altri, quindi l’unico vero.

20 In questo caso, la superiorità intellettuale e morale, nelle menti degli uomini reali, dell’una o dell’altra versione della religione, quella politeistica o quella monoteistica, sarebbe tutta da dimostrare: né, d’altronde, si scriverebbe così la storia della filosofia.
21 Tipico, in concreto, l’esempio dell’incerto procedere degli ebrei tra politeismo e monoteismo.
Sì, c’è nella Genesi la presenza di un dio unico, ma talmente confusa che in realtà si vedono due dèi diversissimi, l’uno creatore per la forza della parola, l’altro un signore di terre aride, che attende chi gliele irrighi e coltivi.
Ma è poi politeista il patriarca Abramo che si confronta con gli dèi di altri re, ricevendone la benedizione e pagando loro le decime.
22
E tra gli ebrei compaiono perfino piccoli dèi etnici, lari o penati, come tra Labano e Giacobbe, zio e nipote, che dichiarano: “Il dio di Abramo e il dio di Nacor siano giudici tra noi”.
E Mosè, dovendo dare alla “masnada promiscua e raccogliticcia”, fuggita con lui dall’Egitto, un dio etnico e “geloso” che ne facesse un popolo, impone, con una guerra civile, il precetto
“Non avrai altro dio fuori che me”, che è tutto meno che monoteistico.
23
E durante la monarchia il culto del dio unico – evidente proiezione in cielo del monarca terreno – si affermerà con le armi nella lotta contro i culti delle alture, dove si veneravano gli dei etnici dei clan.
E l’ambiguo processo dal politeismo al monoteismo si compirà al ritorno dalla cattività babilonese, quando, con Esdra e Neemia, sotto l’influsso del dio unico dei persiani di Ciro, Jahvè sarà insieme il dio unico del cielo e della terra e il dio geloso del popolo ebreo: e, purtroppo, sarà anche l’emblema di un razzismo teologico che spingerà a ripudiare mogli e figli dei connubi babilonesi.
24 Come per gli ebrei, politeismo e monoteismo appaiono sempre variamente intrecciati, e possono mostrarsi ora tolleranti ora intolleranti.
Resta comunque che, in generale e fuori dai momenti conflittuali, il politeismo è convivenza di più dèi, e perciò tendenzialmente tolleranza religiosa e accoglienza di culti altrui; il monoteismo è troppo spesso un culto geloso e magari aggressivo (o missionario). In che modo, allora, una società politeistica come quella romana, abituata ad accogliere nel proprio Pantheon tutti gli dèi, sarebbe stata intollerante? E in che modo, invece, un culto monoteistico avrebbe rappresentato una nuova e più profonda libertà?
25 Venendo a Roma, la sua storia mostra un ininterrotto susseguirsi di quelle che Cicerone chiamava “insitivae doctrinae”, cioè culture o religioni trapiantate o importate, a cominciare dalla etrusca e dalla greca: insitiva la doctrina, romani i mores, diceva.
Anche il cristianesimo era una insitiva doctrina, un mito straniero, peregrinus: che però fu respinto. Perché diverso dagli altri? E in che cosa? Per il suo monoteismo, per i costumi, o per che altro?
26 Il paganesimo ellenistico-romano, almeno al livello colto degli intellettuali, tende sempre più, magari anche sotto la spinta cristiana, ad essere altrettanto monoteistico; mentre a livello popolare, e non solo, il cristianesimo appare fin troppo politeistico. Pagani e cristiani non si differenziavano molto, anche perché non c’era, se non nell’oleografia, un tipo unico dell’uno e dell’altro, e molti esitavano nel decidere quale nome o etichetta darsi, e magari si ricredevano.
27 E gli stessi cristiani si dividevano in sètte, definite a vicenda eretiche, che si combattevano con ferocia pari a quella usata contro i pagani. E credevano anche loro nella reale esistenza degli dèì pagani, sia pure come idoli o demoni: Tertulliano definiva il circo tempio di tutti i demoni, e di fronte a questa mentalità il più riflessivo Cipriano dové scrivere un libro per spiegare che gli idoli non esistono, Quod idola non sint.
28 E allora, dov’era la diversità? Sembra a me che la diversità tra pagani e cristiani stia non tanto nell’opposizione tra i due “caci cavalli appisi” del politeismo e del monoteismo, quanto in un diverso atteggiamento mentale nei riguardi della religione, dell’uno o dell’altro tipo.
Ciò che per i pagani è mito, per i cristiani è dogma:
e qui è il discrimine tra tolleranza e intolleranza.
Per dirla con Platone, il mito, cui si ricorre quando la ragione non basti a spiegare le cose, è una immaginazione plausibile, che comunque lascia aperta la ricerca, anche se poi “solo Dio sa se questa immaginazione risponda a verità”.
29 Questo gli intellettuali pagani lo sanno bene: Giuliano l’Apostata, discutendo con Eraclio, spiega che i miti “vanno intesi in misura più che umana, non credendo semplicemente ma indagandone il significato riposto”;
e del suo stesso discorso lascia incerto se “sia mito o discorso vero”; e si mostra addirittura insofferente di dover ricorrere al mito:
“Costringi anche me a farmi inventore di miti”. Il mito è fantasia e ricerca, e perciò tolleranza; il dogma, ignoto alla tradizione classica, è immaginazione cristallizzata in verità assoluta, è preclusione di ogni fantasia, e perciò intolleranza.
30 Ma i cristiani trasformano il mito in verità, la verità in dogma, e il dogma in imposizione a tutti con la forza del potere. È questa, storicamente, la differenza essenziale tra paganesimo e cristianesimo.
31
La tolleranza politeistica dei pagani.
Tollerante era la religiosità romana: e lo mostrerò con le parole dei suoi protagonisti. Comincerò anzi da tre testimonianze risalenti al III e al II secolo a.C., provenienti dagli stessi romani, dai greci, e dagli ebrei.
Se è vero che in Roma, come presso tutti i popoli, non mancarono sacrifici umani in nome della religione, come quelli delle vestali sacrificate per le loro inadempienze rispetto al rito, è pur vero quanto ci narra Plinio il vecchio, che nel 287 a.C. i romani, primi tra tutti i popoli, nell’emendare l’antica legge delle XII Tavole, abolirono “quei sacrifici mostruosi nei quali era considerato cosa religiosissima uccidere un uomo”, sancendo “che nessuno fosse immolato” (ne homo immolaretur), cioè condannato a morte per motivi di religione. Un grande principio, mai rispettato dal cristianesimo dalla sua ascesa al potere in questo IV secolo fino a ieri, quando il potere statale gli è stato finalmente tolto. E anche più chiare sullo spirito di tolleranza dei romani le testimonianze greche ed ebraiche.
32
Gli ambasciatori della Locride, teste Livio, li onorarono perché “non solo veneravano i loro dèi, ma accoglievano e veneravano con anche maggiori onori gli dèi degli altri”. E gli ebrei, nei due libri dei Maccabei, deuterocanonici ma storiograficamente di grande interesse, li ammiravano non solo per la loro potenza, ma anche “perché accordano amicizia ai popoli, e non c’è in loro né invidia né gelosia”: cosa che, detta da cultori di un dio “geloso”, si riferisce chiaramente alla religione. Ma è da dire che, in una città che Livio definiva “religiosissima” soprattutto nei momenti duri delle guerre, in generale gli intellettuali romani furono, semmai, piuttosto scettici o indifferenti: consideravano la religione un insieme di miti tradizionali da rispettare come la propria irrinunciabile eredità culturale, ma da ripensare in privato liberamente.
33 Si pensi, come esempi del loro atteggiamento, all’epicureo Lucrezio, il quale cominciava il suo poema con la stupenda invocazione a Venere, insieme “genitrice degli Eneadi” e immagine della rigogliosa natura, ma denunciava poi ogni mentalità religiosa, al punto di esclamare: “Quanti mali la religione poté persuadere!”; e laicamente pensava: “Dio è che il mortale aiuti il mortale, e questa è la via verso l’eterna gloria”.

34 Si pensi al sentire panteistico di Virgilio, col suo evocare lo Spiritus vivificante e la mens che “diffusa per le membra, agita l’intera mole e si confonde con gran corpo”.
O a Ovidio, che all’inizio del gran poema sulle Metamorfosi, capolavoro del politeismo come fantasiosa lettura analitica della natura, ripercorre i due miti orientali delle origini con formulazioni identiche a quelle della Genesi biblica, ma segnandone apertamente la diversità: “Sia vero questo racconto o l’altro”.
35 E qui c’è da domandarsi: ma perché ci siamo dimenticati di Ovidio e abbiamo voluto ricordare soltanto quel grandioso ma stupido mito della Genesi, e farne un dogma? E si pensi poi a Seneca e alla sua riflessione morale, alta indagine interiore della coscienza, che gli stessi cristiani vollero accaparrarsi. Semmai, il limite di questi atteggiamenti è che segnalano una divisione tra intellettuali e popolo, che sarà non ultima cagione della sconfitta del paganesimo. Ma, per venire ad aspetti più concreti sulla diversità tra pagani e cristiani, ecco Cicerone disposto a credere negli dèi e in un cielo per le anime grandi (si quis piorum manibus locus…), che non credeva però negli aruspici.

36 E Livio, un grande conservatore, che nella sua storia registrava attentamente le manifestazioni religiose in occasione di guerre e di ludi, e di fronte all’indifferentismo dei suoi tempi dichiarava: “A me, mentre scrivo di queste cose vetuste, non so come, l’animo mi si fa antico, e mi forza a ritenere degne di esser riferite nei miei annali le cose che uomini saggissimi intesero venerare pubblicamente”. Religiosità, dunque, solo in quanto rispetto per la tradizione. Perciò era loro incomprensibile il settarismo (oggi diremmo fondamentalismo) giudaico e cristiano, una superstitio.
37 Plinio il vecchio, accomunando la religione di Mosè alle “sètte magiche”, parlava degli ebrei come di “un popolo insigne per il suo disprezzo verso gli dèi”; Svetonio di “una razza di gente di una nuova e malefica superstizione”; Tacito di “un popolo incline alla superstizione e contrario alle religioni”, che “nella sua ostinazione religiosa e nel suo odio accanito verso tutti… considera empio tutto ciò che da noi è sacro… disprezza gli dèi e ha a vile la patria”. Dove patria significa ormai quell’impero che, ai tempi di Pretestato, Rutilio Namaziano esalterà dicendo, rivolto a Roma: “Hai dato a genti diverse
una patria comune”
( Fecisti patriam diversis
gentibus unam )
38
Ciò che appare intollerabile ai pagani è l’intolleranza degli ebrei e dei cristiani. E questi loro giudizi ci saranno ampiamente confermati dagli stessi cristiani, che se ne faranno anzi un vanto.
Più tardi, la battaglia delle idee tra pagani e cristiani ci è testimoniata egualmente dagli uni e dagli altri: sia dai neoplatonici come Plotino e Porfirio, che dai cristiani Tertulliano e poi Lattanzio e Arnobio, i quali riferiscono l’accusa rivolta dai pagani ai cristiani, di “venerare un uomo, per di più torturato e crocifisso da uomini”, di “sostenere che un essere nato uomo e morto in croce era un dio”, di praticare nell’eucarestia, in cui il corpo mangiato preserverebbe l’anima nella vita eterna, un rito cannibalico, non giustificato nemmeno dalla sua intenzione mitologica o allegorica.
E dai pagani, come ricorda Arnobio, veniva la domanda: “Se vi sta a cuore il culto divino, perché non venerate con noi gli altri dèi e non praticate in comune i riti religiosi?”
39 E il pagano Simmaco, amico di Pretestato nel circolo romano dei Saturnalia, nel chiedere la restituzione in senato dell’altare della Vittoria che l’imperatore Costanzo II aveva rimosso nel 357, chiariva il senso della religiosità pagana di fronte a quella cristiana riconoscendo che “ognuno ha i suoi costumi, la sua religione”, spiegando che “quasi tutti gli dèi, greci e romani e dei culti orientali, altro non sono che rappresentazioni del Sole”, e ammonendo che a comprendere “un segreto così grande non si può giungere per una sola via”: e infine, altro non chiedeva se non di “ripristinare quella condizione della religione che ha giovato a lungo allo Stato”.
Tale era il modo di vedere dei pagani, che proprio non capivano perché si volesse cancellare l’antica religione e imporne d’autorità un’altra.
40
La tolleranza religiosa
nella Roma imperiale
Mi si dirà: d’accordo per gli intellettuali, ma il potere imperiale? Ebbene, anche il potere romano era rispettoso, anzi curioso delle religioni altrui: del resto, ciò faceva parte non solo del costume, ma anche di un progetto politico generale, di accaparramento del favore possibile di tutte le divinità, come avevano ben visto gli ambasciatori della Locride. E anche qui possiamo citarne alcune testimonianze.
41 Secondo il racconto di Flavio Giuseppe, storico ebreo, già nel 64 a.C., Pompeo, espugnata Gerusalemme ed entrato nel tempio di Jahvè, non solo si astenne dal toccarne i tesori, ma reintegrò i sacerdoti e ordinò riti espiatori per la violazione compiuta. Cesare rinnovò l’antica amicizia del tempo dei Maccabei, e Augusto non solo consentì che gli ebrei “seguissero i loro costumi rispettando la legge dei loro padri”, ma concesse franchigie per le rendite del tempio. Adriano meditò di innalzare un tempio a Cristo e “dispose che in tutte le città si facessero templi senza immagini, detti appunto di Adriano”.
42
E anche Severo Alessandro, che venerava Abramo, Cristo e Orfeo, voleva innalzare templi senza immagini, ma ne fu dissuaso dai consiglieri che lo ammonirono che il risultato sarebbe stato che alla fine tutti sarebbero andati ai templi cristiani. E, ancora, secondo il cristiano Paolo Orosio, nel 244, a celebrare il primo millennio dalla fondazione di Roma fu Filippo l’Arabo un imperatore cristiano, che, a quanto pare senza troppo scandalo, avrebbe perfino trascurato i riti pagani tradizionali.
43 Dunque, anche l’impero era incline a riconoscere libertà religiosa per tutti. E anche dopo Costantino e i suoi successori, duri persecutori dei pagani, Giuliano l’Apostata operò formalmente nel solco della tolleranza costantiniana, quando riaprì i templi pagani senza perciò chiudere le chiese cristiane.
Vero è tuttavia che, nel ridar vita alla tradizione classica, egli impose che nelle università “tutti coloro che richiedono di insegnare… abbiano convinzioni non contrastanti con quelle che professano”: non si può, diceva, commentare poeti che parlano di Giove, e credere in Jahvè o in Cristo.
44 Chiedeva, insomma, coerenza, lasciando ai professori cristiani la scelta “di andare nelle chiese dei galilei a esporre Matteo e Luca”. Moralmente ineccepibile: anche se c’è da temere che proprio questo suo intervento possa essere servito ai cristiani come un precedente da portare a conseguenze estreme di intolleranza.
45 Mi si dirà ancora: sì, d’accordo, non solo gli intellettuali romani saranno stati tolleranti, ma anche alcuni imperatori che possiamo definire intellettuali saranno stati rispettosi, ma le persecuzioni imperiali ci sono state, e sadiche, e feroci.
Ahimè, sì: anche se la loro ferocia è parte non di una persecuzione religiosa, ma di una repressione politica in forme comuni a tutta l’antichità.
E sorvolo qui non certo per reticenza: sono cose che sanno tutti a memoria, dato che, se non altro, fanno parte della vulgata storiografica. Ma non si possono trascurare altri aspetti, meno noti e certamente più veri.

46 Non si possono chiamare persecuzioni religiose le prime repressioni occasionali da parte di Tiberio, Claudio e Nerone, rivolte contro ebrei e cristiani che si azzuffavano continuamente tra di loro (adsidue tumultuantes): del resto, l’impero li conosceva assai poco, confondendo le due sette, ebraica pura ed ebraico-cristiana.
47 Le persecuzioni ricorrenti verranno in seguito, nel generale inasprirsi delle tensioni sociali, di fronte alle insurrezioni legate spesso al nome cristiano, divenute endemiche; e soprattutto di fronte all’incomprensibile rifiuto cristiano degli dèi degli altri:
un’offesa a tutti gli altri uomini, prima che una ribellione al potere. La persecuzione imperiale, feroce come tutti i rapporti di pace e di guerra allora (solo allora?), non è religiosa, ma politica: come quella già avvenuta in piccolo contro i baccanali, proibiti nel 186 a.C. col Senatus consultum de bacchanalibus, rivolto non certo contro Bacco, ma contro una licenziosità contraria al mos maiorum.
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Non si perseguitava la religione, bensì l’intolleranza cristiana verso tutte le altre religioni, il rifiuto di far parte della patria comune.
Erano i cristiani a non volere gli dèi degli altri, non gli altri a non volere il dio cristiano:
e di questa intolleranza, ripeto, i cristiani si vantavano.

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49 L’intolleranza monoteistica
dei cristiani
Cristiani remissivi e pacifici? Un’altra appagante immaginazione storica! Stavano davvero così le cose? Anche qui è necessario correggere la vulgata cristiana. Di fronte alla durezza delle persecuzioni, la risposta cristiana fu dura: in quegli anni i cristiani non saranno da meno dei pagani, dapprima nell’immaginare la vendetta, poi nel praticarla.
50 Ma, anzitutto, che voleva poi dire essere cristiano? In quel secolo di conflitti si poteva a lungo esitare tra le due visioni della vita. Gli intellettuali pagani potevano credere in un dio padre, e gli intellettuali cristiani potevano essere pagani per la loro formazione culturale, se non anche per i costumi: è nota l’angoscia di san Gerolamo, che avendo dichiarato in sogno a Dio: “Christianus sum”, si sente rispondere: “Ciceronianus es, non es christianus”.
51 La stessa teologia cristiana si viene spesso determinando di fronte alle accuse dei pagani, come risposta alle quali nascono i dogmi dei concilii ecumenici di questa età. Comunque, le etichette né li distinguono sicuramente, né dicono tutto su di loro. Sicché, per mostrare l’animo dei cristiani citerò, come ho fatto per i pagani, testi precisi: anch’essi non marginali, ma una costante del loro atteggiamento.
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Nel 202, Tertulliano, avendo sperimentato le persecuzioni, sogna sadicamente, nel libro De spectaculis, la punizione dei persecutori nel finale giudizio di Dio: “Che spettacolo immenso allora! Che cosa ammirerò? Di che riderò?
Dove godrò, dove esulterò vedendo tanti re, che si celebravano accolti in cielo, gemere con lo stesso Giove e i suoi testimoni nelle tenebre più profonde? E, come loro, i magistrati che perseguitavano il nome del Signore, struggersi su fiamme più spietate di quelle con cui avevano incrudelito sui cristiani, insultandoli?”. Ammira, ride, gode, esulta, come nessun intellettuale pagano si era mai sognato di fare.
53 E, un secolo dopo, Lattanzio, nel 316, gode anche lui, sadicamente elencando nei loro atroci particolari le Morti dei persecutori, tutti finiti male per l’Ira di Dio (sono titoli di suoi libri), e commenta: “Quelli che avevano insultato Dio giacciono, quelli che avevano abbattuto il santo tempio caddero con rovina maggiore, e quelli che avevano scarnificato i giusti, profusero le loro anime malvagie sotto i colpi celesti e i meritati tormenti”. Già, i meritati tormenti: non è dunque l’idea in sé dei tormenti che disturba i cristiani, ma l’idea che siano applicati a loro e non agli altri.

54 Ed Eusebio, vescovo di Nicomedia e biografo di Costantino, gode nel prefigurare la vendetta divina: “Così possano perire i nemici di Cristo!”. E Firmico Materno, nel De errore profanarum religionum, così esorta gli imperatori cristiani a perseguitare i pagani: “La legge del sommo Dio esige che la Vostra severità perseguiti in ogni maniera il delitto di idolatria”, e sui modi della persecuzione cita il Deuteronomio, che prescrive che se un fratello o un amico ti spinge all’idolatria, ”lo accuserai, e la tua mano sia la prima a levarsi su di lui per ucciderlo… E anche intere città, se mai sono còlte in questo peccato, è stabilito che periscano”.

55 E il santo Gerolamo, autore della vulgata del Nuovo testamento, intervenendo nella polemica sul culto delle pietre (le statue degli dèi) da parte dei pagani, e delle ossa (le reliquie dei martiri) da parte dei cristiani, usava nelle sue Lettere questo affettuoso ed elegante linguaggio: “Vigilanzio apre di nuovo la sua fetida bocca e butta il suo schifosissimo fiato contro le reliquie dei santi martiri e contro di noi, che le conserviamo”; perciò piamente suggeriva che il vescovo “lo consegni alla morte della carne, affinché sia salvo lo spirito…, e che i medici taglino la lingua… a quel mostro…, pazzo furioso”.

56 E Prudenzio, nel suo Peristephanon, celebrando i martiri cristiani, così fa parlare la vergine Eulalia durante il processo: “Eccomi, io sono nemica della vostra religione demoniaca (daemonicis inimica sacris), e ne calpesto gli idoli sotto i miei piedi”; e quando il pretore le chiede non di rinunciare al suo dio, ma di rispettare gli dèi degli altri, “freme e sputa negli occhi al tiranno, poi rovescia i simulacri e calpesta col piede il farro versato nei turiboli”; e poi, torturata, “canta lietamente”, finché la sua anima vola visibilmente al cielo in forma di colomba, lasciando tutti sbigottiti.
La sola certezza in questa leggenda dai toni aspramente sadomasochistici è il disprezzo cristiano verso le altre religioni: e non risulta comunque che poi qualche pagano, dichiaratosi nemico del demoniaco culto cristiano, sia stato piamente perdonato.
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E a Simmaco, che abbiamo sentito dichiarare l’impossibilità di capire i grandi misteri della vita per una sola via, un altro santo, Ambrogio, risponde superbamente: “Ciò che voi ignorate, noi lo abbiamo conosciuto dalla voce di Dio. E ciò che voi cercate con le vostre ipotesi (suspiciones), noi lo abbiamo per certo dalla Sapienza di Dio e dalla Verità”.
È, da parte di chi sente di avere ormai vinto, il rifiuto di ogni dialogo e l’imposizione del dogma;
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e la sua conclusione è un secco rifiuto: “Le vostre idee non si accordano con le nostre”, cui seguirà, a differenza di quanto aveva fatto Giuliano, la chiusura dei templi e la fine di ogni culto pagano.
La stessa intransigenza troviamo nella rilettura ideale della storia di Roma, sul merito o il demerito degli dèi pagani nelle sue vicende. Già Arnobio citava l’accusa pagana ai cristiani che “da quando al mondo cominciò a esserci la gente cristiana, l’orbe terrestre era andato in rovina”; e abbiamo sentito Simmaco invocare rispetto per la religione che “aveva giovato a lungo allo Stato” (i cristiani rovesceranno questa accusa, facendone anzi un cavallo di battaglia).
59 Tra l’altro, ci fu allora un rifiorire della storiografia pagana, con le Storie di Ammiano Marcellino, amico di Giuliano, e coi compendi di Eutropio e Festo o della Historia Augusta, destinati a creare una coscienza romana nella nuova, ignara, burocrazia bizantina: e vi si accompagnava un rifiorire della poesia in Claudiano, Rutilio Namaziano e altri, stanca e imitatrice quanto si vuole, ma non priva di una sua dignità e di umani affetti. Ebbene, proprio a quelle accuse, a quell’accenno di Simmaco e a quella storiografia sembra replicare Agostino, quando nella Città di Dio addita in tutta la storia di Roma nient’altro che una serie ininterrotta di disastri dovuti alla impotenza dei suoi falsi dèi.
60 Affermazione, a dir poco, paradossale, dopo il sacco di Roma del 409, a opera dei visigoti cristiani: ma per lui quella era stata una vittoria sul paganesimo.
Non pago di questo, Agostino volle affidare la riscrittura cristiana di tutta la storia romana al suo discepolo Paolo Orosio, che premurosamente si accinse al grave compito: “Ai tuoi comandi ho obbedito, o beatissimo padre, Agostino. Mi avevi comandato di mostrare quanto negli annali dei secoli passati avessi potuto trovare di grave per le guerre, di corrotto per le malattie, di triste per la fame, di terribile per i terremoti, di insolito per le inondazioni, di tremendo per le eruzioni vulcaniche, di feroce per le cadute di fulmini e della grandine, di miserabile per i parricidii e le scellerataggini”.
61 Che sadico inventario dei mali del mondo, per dimostrare che la trionfante Roma pagana, creatrice del più straordinario impero della storia, aveva subìto sconfitte peggiori di quelle che il desolato impero cristiano stava soffrendo nei nuovi, sventuratissimi tempi! Che modo idiota, bisogna pur dirlo, dato che era tale anche per la cultura di allora, di scrivere la storia come storia degli orrori! Un modo obnubilato dall’odio teologico, sconosciuto agli storici pagani e a ogni altra storiografia. Leggendo questi testi, non sembra davvero che il monoteismo, e tanto meno il cristianesimo, abbia reso migliori gli uomini
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I cristianissimi concilii ecumenici
Mentre gli intellettuali cristiani manifestavano così la dubbia superiorità del loro dubbio monoteismo, si veniva consolidando la difficile alleanza tra potere imperiale e Chiesa cristiana, quale intanto si definiva nei concilii ecumenici. Non si possono leggere questi concilii come astratta elaborazione intellettuale, avulsa dalla realtà circostante: questi concilii sono incomprensibili senza gli evidenti riferimenti al contesto del tempo.
63 I primi concilii ecumenici, cioè di tutta la cristianità (di Nicea nel 325 e Costantinopoli nel 381, cui seguì quello di Edessa nel 431), che tennero dietro a una ventina di concilii locali dei secoli precedenti, furono pesantemente condizionati dalla supervisione imperiale. Essi stabilirono anzitutto la dottrina, ma anche, al suo riparo, la posizione della Chiesa al di sopra dei fedeli e, naturalmente, di tutti.
Ma è soprattutto alla polemica pagana che essi intendono rispondere: facendo delle accuse un vanto, e trasformandole orgogliosamente in dogmi apertamente irrazionali.
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Si sa che non solo i pagani, ma anche molti cristiani, come Ario, rifiutavano l’assurdità di un uomo-dio e l’identità del Figlio col Padre, necessaria alla fondazione divina della Chiesa.

65 Ecco allora a Nicea un Simbolo o Credo che poneva fine alla disputa approvando i dogmi sulla Trinità divina (qualcosa di simile già in Plotino), fatta di un Dio Padre, creatore del cielo e della terra; del Figlio unigenito, “generato ma non fatto”, il quale, “incarnato di Spirito Santo e da Maria Vergine, si è fatto uomo”;
e infine dello Spirito Santo, del quale per allora non si disse niente, sicché più tardi a Costantinopoli si dovette aggiungere che “procede dal Padre” (senza peraltro definirlo figlio, dato che Cristo è figlio unico), ma dimenticando di dire che procede anche dal Figlio, sì che si dovrà provvedervi più tardi dicendo “che procede dall’uno e dall’altro” (procedenti ab utroque), dirà san Tommaso nel Pange lingua.
66 E l’aggiunta che lo Spirito “parla per bocca della Chiesa” significava consacrare un potere che, in quanto disceso non da un uomo, ma da un ”vero dio e vero uomo”, è autocratico, anzi teocratico; e significava confermare la immunitas del vescovo di Roma, “sottratta alla possanza dei re, dei principi, dei popoli interi, conoscendosi, in chi vi siede, rappresentato Cristo Signor nostro, principe supremo ad ogni foro e ad ogni principato”, sancita dal concilio di Roma di un anno prima. Era il preludio alla sua infallibilità: la Chiesa si poneva così al di sopra dei suoi stessi fedeli, come potere teocratico, al pari di quello dell’Impero.
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Tutte queste teologiche insensatezze, frutto di compromessi raggiunti attraverso conflitti sanguinosi, e imposte come dogmi, valsero comunque a definire quell’ambiguo sistema di convivenza conflittuale di due poteri, impero e papato, cioè Stato e Chiesa, incerto tra cesaropapismo e teocrazia, ignoto al mondo antico, e che segnò tutto il Medioevo e pesa ancor oggi sulla nostra vita politica.

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La condanna della gioia di vivere
Se tali erano la durezza dei grandi intellettuali cristiani e l’intransigenza dogmatica della Chiesa contro tutta la tradizione pagana, occorre dire che altrettanto duro fu anche l’orientamento dell’impero ormai cristianizzatosi. Dalla iniziale tolleranza costantiniana, pur solo formalmente dichiarata, si passò presto a una intolleranza peggiore di quella del potere imperiale pagano.
69 In questo processo c’è un aspetto tanto vistoso quanto di solito trascurato: che esso si rivolge contro le manifestazioni non solo della vita culturale ma anche, e forse più, della vita ludica, fisica e intellettuale, cioè circensi e teatri.

70 Può sembrare un paradosso, ma la polemica cristiana ha insistito in forme maniacali contro la vita ludica, dando fra l’altro luogo a un’altra inaccettabile vulgata storiografica, cioè che i romani altro non facessero che darsi a teatri e circensi, e che nell’eccesso dei circensi fosse la principale causa della caduta dell’impero.
71 In realtà, la società politeistica pagana aveva mostrato una totale coerenza tra l’ideologia e il costume di vita: la vita ludica era mimesi gioiosa della vita impegnata delle armi e della cultura; teatro e circensi, ludi dell’uno e dell’altro genere (ludi utriusque generis), intellettuale e fisico, erano atti religiosi, per il culto degli dèi e il piacere degli uomini (cultus deorum et hominum voluptatis causa).

72 Per questo, cosa lontanissima dalla cultura di oggi, Varrone ne aveva parlato nelle Antichità divine, e ora Macrobio confermava, tra l’altro, che “i culti si celebrano quando si fanno ludi in onore degli dèi”. Ebbene, proprio per questo, non solo gran parte della polemica cristiana si rivolge contro i ludi, ma anche gli imperatori si accaniscono contro di essi: la cancellazione dei ludi è una persecuzione religiosa.

73 Già alcuni concilii locali avevano fulminato pene gravissime contro quanti “nei ludi dei circhi, dei teatri e delle arene si scomponessero nel guidar cocchi e atteggiarsi da buffone”.
A queste condanne della Chiesa si aggiunsero in modo risolutivo, a fine secolo, quelle dell’impero: gli imperatori Valentiniano, Arcadio, Teodosio e Onorio, nel 392, 394 e 399, rovesciando la tolleranza costantiniana e distorcendo la lezione morale di Giuliano, proibirono tutte le manifestazioni pagane, intellettuali e fisiche, nei templi, nei teatri e nei circhi.
74 E pochi anni dopo, nel 409, l’imperatore d’Oriente, Teodosio II, ribadiva la condanna con le stesse e anche più precise parole: “Di domenica, primo giorno della settimana, e a Natale, Pasqua e Quinquagesima, è proibito ogni divertimento dei teatri e dei circensi, tutte le menti dei cristiani e dei fedeli siano occupate nei culti di Dio”.
Si badi, “le menti”: dalla politeistica e pagana libertà di culto, si è ormai passati alla monoteistica e cristiana costrizione non solo dei comportamenti (i mores), ma anche delle menti (la doctrina). Si doveva essere cristiani per forza, pensare come volevano la Chiesa e l’impero.

75 Con queste, che ad Agostino parevano “misericordiosissime leggi”, minaccianti punizioni divine ed umane, si attuava una cosa nuova e tremenda, ignota al politeismo pagano: si creava un dualismo dei poteri, uno dei quali addetto al dominio sulle menti.
Paradossalmente, tutto ciò si manifestava nella polemica contro la vita ludica, mimesi gioiosa della vita reale. Eppure, anche su questo punto c’è una vulgata storiografica, che “da queste feste i cristiani si tengono lontani per ragioni di ordine morale”.
Che appagante immaginazione storica, anche questa! I pagani empi e tutti dediti ai teatri e al circo, i cristiani pii e riservati in chiesa!

76 Fatto sta che le proibizioni imperiali la smentiscono: non si proibisce se non ciò che si suole fare, e in generale la prima lettura che si dovrebbe fare delle leggi nella storia, è che ci informano sul contrario di quello che prescrivono o proibiscono: in particolare, queste leggi cento volte ripetute contro teatri e circensi ci mostrano come esse fossero normalmente trasgredite dagli stessi cristiani.
Del resto, sono più volte gli stessi padri della Chiesa a mostrarci i cristiani impazzare e sputtaneggiare (bacchari et moechari) nei teatri e nei circhi.

77 E Agostino ci narra che, dopo le grandi persecuzioni durante le quali molti cristiani erano ricaduti, lapsi, nel paganesimo, molti che sarebbero voluti tornare cristiani “rimpiangevano queste pericolosissime e tuttavia antichissime voluttà”.
78 Che fare, allora? Semplice: “Parve opportuno celebrare altri giorni festivi in onore dei santi e dei martiri, non con tale sacrilegio quantunque con simile lusso”. Insomma, si cambiò il nome delle divinità cui dedicare le “voluttà”: ma così si perse l’antica coerenza tra ideologia e vita, si tolse ai ludi il loro valore religioso di mimesi della vita seria, che era l’altissima virtù del paganesimo. D’ora in poi, tra ludi e religione, tra svaghi e morale si instaura una contraddizione insanabile, e ne risulterà un inguaribile spirito di ipocrisia, un divaricarsi tra predica e pratica, che accompagnerà tutta la civiltà cristiana.
79 Più tardi, negli anni intorno alla caduta dell’impero d’Occidente, Salviano, vescovo di Marsiglia, tornerà su questo tema definendo, con amaro gioco di parole, “i pubblici ludi, ludibrio della nostra vita”; e, dando ai circensi la colpa della decadenza di Roma (confondeva, semmai, la causa con l’effetto), aggiungerà: “Tutto il mondo romano è misero e lussurioso. Chi, domando, è povero e scherza; chi, aspettando la prigionia, pensa al circo; 80 chi teme la morte e ride? Noi anche nel timore della prigionia giochiamo e, posti nel timore della morte, ridiamo. Potresti credere che tutto il popolo romano si sia saturato di erbe velenose: muore e ride”. Questa strana idea cristiana di una Roma che muore ridendo è un’altra vulgata storiografica, seriosamente ripresa anche da tanta moderna storiografia, a cominciare dal grande Gregorovius.

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