La scommessa della democrazia

Stefano Marullo*

Stefano Marullo

Il fermento delle rivolte popolari che con uno straordinario effetto domino sta attraversando il Maghreb passando per l’Egitto fino al Golfo Persico, pone seri interrogativi sui futuri equilibri politici nel mondo arabo.
Molti osservatori hanno individuato nel tragico gesto di Mohamed Bouazizi, giovane tunisino che il il 17 dicembre 2010 si diede fuoco per protesta contro il sequestro della sua mercanzia, il casus belli che ha originato la protesta antigovernativa rapidamente diffusasi in molti altri paesi, con correlati eroici Jan Palach, immolatisi alla causa della giustizia sociale. In realtà, il vento della rivolta ha una sua paternità morale – come lodevolmente ha ricordato Nigrizia nel numero di febbraio ’11 – nella pacifica protesta che ha visto, nell’ottobre 2010, migliaia di sahrawi riunirsi pacificamente a Gdeim Izik, nei pressi di El Aiun, capitale dei territori del Sahara Occidentale occupati illegalmente dal Marocco dal 1976, e repressa sanguinosamente dal governo di Mohamed VI, degno figlio di Hassan II,  l’8 novembre scorso, nel silenzio quasi totale dei media internazionali – o qualcuno ha pensato che sono musulmani che si ‘ammazzano tra loro’?
I fatti clamorosi, ma non nuovi rispetto al recente passato, delle ultime settimane hanno moltiplicato  gli appelli e le preoccupazioni, che almeno, per quanto riguarda il democratico Occidente, appaiono  tardivi ed ambigui. Dopo decenni di rapporti di Amnesty International sulle violazioni sistematiche dei diritti fondamentali – censura mediatica, torture, sparizioni, omicidi politici, pena di morte,  – perpetrate da classi dirigenti dinastiche e ciniche, adesso ci si accorge che quei regimi non erano poi così democratici, e che bisogna ascoltare le piazze. Fino a ieri Ben Alì aveva il sostegno di Francia e UE e la Tunisia godeva di uno status privilegiato e veniva indicato come modello da imitare per gli altri stati del Maghreb, e finanche in piena rivolta popolare, il nostro ministro degli Esteri Frattini ha continuato a elogiare il presidente tunisino. Mubarak, divenuto improvvisamente il faraone da abbattere, è stato il grande alleato degli americani durante la crisi del Golfo, l’amico di Israele, un moderato (da oltre trent’anni al potere) con cui bisognava fare i conti per smussare tutte le crisi mediorientali. Che dire  di Mohammad Gheddafi, che molti scoprono sanguinario, e con cui il governo di centrodestra italiano ha stretto alleanze, trattati di amicizia, ed ha una partnership economica consolidata.
I governi occidentali hanno sempre giustificato le dinastie illiberali e dispotiche post coloniali, con la lotta al fondamentalismo islamico, che dalla Rivoluzione Khomeinista del 1979 in poi, ha sempre rappresentato una spina nel fianco per i problemi del continente arabo. In nome di questa lotta, molti lo ricorderanno, si è dato credito e sostegno a personaggi come Saddam Hussein, salvo poi scaricarlo quando è divenuto troppo ingombrante.
Questa chiave di lettura presenta non poche falle. In Algeria, il FIS – Fronte Islamico di Salvezza -, partito apertamente favorevole alla Sharìa, al primo  turno delle elezioni parlamentari del 26 dicembre 1991, aveva ottenuto solo il 25% dei suffragi, prima di essere messo fuorilegge dal regime militare, con conseguente guerra civile con migliaia di morti. In Tunisia, nelle ultime settimane, un episodio eloquente, dopo che alcuni islamisti approfittando dei disordini hanno tentato di incendiarie una via di Tunisi, nota per essere crocevia di prostituzione, molti tra i rivoltosi in piazza, prendendo le distanze dal gesto, hanno gridato a gran voce “vogliamo uno stato laico”. Quanto all’Egitto, i Fratelli Musulmani, che stanno tentando di strumentalizzare il malcontento – come da sempre fa il fondamentalismo ovunque – non hanno un seguito popolare paragonabile ad Hamas o Hezbollah. E si potrebbe continuare, spostandoci verso il Medio Oriente, dove paesi come Turchia o Giordania contengono le spinte fondamentaliste nonostante una fortissima presenza musulmana.
Non si dimentichi che protagonisti di queste manifestazioni sono in gran parte giovanissimi, colti  e che sanno usare la rete, poco sensibili ad indottrinamenti ideologici ma che conoscono l’esasperazione della fame – quegli stessi giovani che dalla Striscia di Gaza hanno lanciato via internet un drammatico messaggio: “Siamo stufi di Israele, di Hamas, dell’occupazione , delle violazioni dei nostri diritti civili”. Né con questo si vuole sottovalutare il pericolo di infiltrazioni dei terroristi dell’Aqmi – al-Qaida nel Maghreb islamico – i cui militanti provengono, non a caso, in gran parte da Mauritania, Algeria, Mali, Niger e Marocco o il sostegno ai gruppi sciiti radicali, finora minoritari in Maghreb, da parte dell’Iran, che vede di buon grado la possibilità di un asse antioccidentale, e contro Israele.
Tra regimi tirannici filo-occidentali e stati teocratici in mano ai fondamentalisti musulmani, c’è una terza via che si chiama democrazia. Ma la praticabilità di questa opzione appare quantomai irta di ostacoli insormontabili. Difficile immaginare che, di colpo, nazioni governate da decenni di oligarchie corrotte possano divenire autentiche democrazie popolari sul modello della Bolivia di Evo Morales. Difficile pensare a nuove classi dirigenti totalmente esenti da compromissioni con quelle che le hanno precedute. Quanto ai modelli, il mondo arabo avrebbe bisogno di guardare alla sua storia, penso in particolare al panarabismo laico di leader avveduti come Nasser. Quanto alle nostre ormai deboli democrazie, sempre più delle postdemocrazie, dove le classi politiche rappresentano solo se stesse e la partecipazione popolare è ridotta ad un lascivo esercizio del suffragio che appassiona sempre meno, temo non abbiano più molto da insegnare. La stagione dell’esportazione della democrazia per via armata – di per sé un paradosso – in Iraq ed Afghanistan, si è tradotta in un fallimento che è sotto gli occhi di tutti.

* Laureato in Storia, ha compiuto studi di teologia e filosofia. Collabora con il Circolo UAAR di Padova.

NB: le opinioni espresse in questa sezione non riflettono necessariamente le posizioni dell’associazione.
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37 commenti

romeno10

non per fare il bastian contrario, ma cosa centra la democrazia con i diritti fondamentali di liberta ed uguaglianza. in realta in occidente quando si parla di democrazia si intende la costituzione, perche e´la costituzione che tutela i diritti. teoreticamente la democrazia e di fatto una forma di governo FASCISTA in quanto da alla maggioranza il potere decisionale sulle minoranze.

nightshade90

non funziona così la democrazia. se a scuola ti avessero insegnato educazione civica (cosa che non fanno più) sapresti che la democrazia è cosa totalmente diversa sulla dittatura della maggioranza. in democrazia ci sono numerosissimi strumenti per evitare che una cosa simile (una maggioranza possa limitare i diritti di una minoranza) possa accadere, tutti facenti parte della costituzione, formulata principalmente (ma non solo) a questo fine. in democrazie è possibile limitare la libertà di un altro solo ed unicamente quando cozza con la tua. e senza poter mai in alcun modo fare distinzioni di razza, sesso, genere o religione.

emmebi

che bell’articolo, ma, c’è sempre un ma. i rischi di ingerenze religiose fondamentali sono grandi, sopratutto in quella fascia di mondo dove per esempio le donne contano meno dei cammelli.
se i regimi illiberali resistono così a lungo ci sarà un perchè, e se i liberali occidentali si accaparrano i loro favori è solo una conseguenza?
quest’affare a cui i mi rivolgo per rilasciare riflessioni su informazioni che non si trovano nei vari tg o sulla “grande” stampa, sta producendo sfracelli
ma anche qui i rischi sono importanti. nonostante tutto, il sangue che si sta versando è comunque troppo e, a quanto pare, nessuno se ne preoccupa disinteressatamente, mentre io, vedo molto oppurtunismo

rolling stone

“Quanto alle nostre ormai deboli democrazie, sempre più delle postdemocrazie”…una corna.
Io vivo in Svizzera e quello che vedo succedere qui non mi fa proprio schifo. Tutt’altro. Così pure tante altre democrazie europee, anche se solo viste dall’esterno.
Questione di gente? Forse. La mentalità di uno svizzero è radicalmente diversa da quella di un italiano.
Se il nanoridens invece che ad Arcore abitasse solo trenta km più in là, a Chiasso ad esempio, sarebbe in galera già da vent’anni.

Sandra

“…nostre ormai deboli democrazie, sempre più delle postdemocrazie, dove le classi politiche rappresentano solo se stesse e la partecipazione popolare è ridotta ad un lascivo esercizio del suffragio che appassiona sempre meno”

In Svizzera infatti esiste un ottimo sistema: la consultazione popolare tramite referendum, e svariate volte all’interno della stessa legislatura, anche su questioni “minime” ma che hanno impatto sulla vita reale. Il potere decisionale non è concentrato nelle mani dei rappresentanti politici. Sul testamento biologico per esempio si andrebbe a votare. La democrazia rappresentativa ha sempre meno senso in termini pratici e diventa in un paese corrotto come l’Italia sempre meno rappresentativa di quello che davvero vuole la gente e sempre piu’ di quanto desidera la casta. L’immunità il nano se la scorderebbe se si andasse a referendum.

bruno gualerzi

“I governi occidentali hanno sempre giustificato le dinastie illiberali e dispotiche post coloniali, con la lotta al fondamentalismo islamico, che dalla Rivoluzione Khomeinista del 1979 in poi, ha sempre rappresentato una spina nel fianco per i problemi del continente arabo. In nome di questa lotta, molti lo ricorderanno, si è dato credito e sostegno a personaggi come Saddam Hussein, salvo poi scaricarlo quando è divenuto troppo ingombrante.”

A proposito di ‘colpe’ dei governi occidentali, si ricorda raramente che il khomeinismo è stato in gran parte un prodotto degli USA. C’era stata in Iran una rivolta contro il regime dispotico dello scià, che fu cacciato, e ne nacque una sia pur debole democrazia. Che però non dava agli americani l stesse garanzia che dava lo scià per cui hanno fatto di tutto per rimetterlo sul trono. Ed è così che la rivolta contro lo scià fu ripresa adesso nel nome di Allah. Certamente si capì solo più tardi (soprattutto da parte di tanti antiamericani: si era in piena guerra fredda) di cosa stava stava succedendo… ma tanti fondamentalismi si sono affermati sfruttando anche questa più o meno cinica ingerenza occidentale.
C’è da sperare che queste vere e proprie guerre di liberazione che hanno luogo nel Magreb non vengano strumentalizzate dal fondamentalismo arabo. Ora come ora, da quanto si può capire, sembra di no.

Marcus Prometheus

Mai accaduta la fantastoria che narra GUALERZI.

Anzi! Gli USA di nocciolina Carter filoislamico e iperpacifista furono quelli che convinsero i generali iraniani a non opporsi.
Agli inizi la rivolta comprendeva anche riformisti liberali e sinistre comuniste e non, ma
l’estremismo fondamentalista travolse via via le forze monarchiche, poi quelle democratiche ed infine resto’ solo la teocrazia.

Ratio

Ma certo, la colpa è sempre dell’occidente e degli Amerikani in particolare. Tutto ciò che accade nel mondo di negativo è colpa nostra.
E Gamal Abdel Nasser è stato un leader avveduto! WOW!

Cominciate a cucinare col fornello a carbone, rinunciate alla doccia calda e andate al lavoro a piedi. E niente riscaldamento a gas ché viene dalla Libia e quindi dal Kattivo Gheddafi amiKo del Kattivissimo BerlusKa.

Ieri ho letto sulla Stampa interventi di un lettore sapientone che scriveva che la crisi libica è stata scatenata dagli Amerikani che hanno fornito le armi ai rivoltosi perché si vogliono prendere il petrolio.

Non sono solo i preti esperti di blablabla. Purtroppo!

giordanobruno

@ Ratio

Non c’è alcun dubbio, non sono soltanto i preti ad essere esperti di blablabla: anche tu ci sai fare, eccome!
Mi limito a farti osservare due cosette, due cosette molto banali, perché temo che in un eccessivo sforzo mentale ti si possano ingrippare le meningi, ed in questi casi è bene non correre rischi inutili.

Primo. Che il cavaliere di Arcore ed il beduino di Tripoli siano molto amici, questo è semplicemente un dato di fatto. Certa ironia al riguardo mi sembra un tantino idiota.

Secondo. Esiste oggi una fonte di energia, che può definitivamente porre termine all’era del petrolio: si chiama FUSIONE NUCLEARE CONTROLLATA (da non confondere con la fissione nucleare, che è tutta un’altra cosa). Sono ormai circa 60 anni (ho scritto SESSANT’ANNI) che si effettuano studi ed esperimenti sulla fusione nucleare, ed ancora non si è capaci di allestire un reattore nucleare a confinamento magnetico che sia “veramente” funzionante. Secondo te, questo spaventoso ritardo è da ascrivere ad insormontabili problemi di natura tecnica, oppure è il frutto del terrore che le classi dirigenti dell’Occidente hanno di veder crollare l’egemonia economica del petrolio e, con essa, l’attuale ordine politico mondiale? Prova un po’ a rispondere, sempre che tu ne sia capace!

Marcus Prometheus

Ti rispondo io:
Sei anche tu un adepto del pensiero magico.
Marxista antioccidentalista e complottista nel tuo caso

giordanobruno

@ Marcus Prometheus

Caro il mio fascistello berlusconiano, a differenza di te, che in campo scientifico sei evidentemente di un’ignoranza abissale, e NON SEI STATO CAPACE DI RISPONDERE ALLA DOMANDA CHE HO POSTO, io sono un uomo di scienza. Non solo ho due lauree (una in matematica ed una in ingegneria nucleare) ma ho trascorso buona parte della mia vita di ricercatore a studiare proprio la fisica del plasma: so benissimo che la fusione nucleare controllata oggi è possibile ma che, stranamente, continuano ad essere tirati in ballo pretesti “tecnici” per far credere alla plebe, che non conosce nemmeno la differenza tra uno spazio di Hilbert ed una cassetta di cipolle, ed a cui tu appartieni, che le cose non stiano affatto così.

Concludo con un’osservazione alquanto amara. Se oggi l’Italia è ridotta ad essere quello che è, ovvero una dittatura clerico-mafioso-fascista, disprezzata e vilipesa proprio da quell’Occidente che tu ami tanto, la responsabilità è da imputare non alla presenza di individui come il cavaliere di Arcore od il pastore tedesco, ma proprio alla presenza degli italioti come te. Se solo spariste tutti quanti dalla circolazione, che liberazione sarebbe per… l’Occidente!

Andromeda

A Bengasi consiglieri militari americani, inglesi e francesi sono già presenti. Questo è accertato. Almeno per ciò che riguarda la Libia l’origine della rivolta mi sembra evidente. Per Tunisia ed Egitto è stata certamente la fame la molla scatenante, ma infatti là c’è stato un movimento di piazza. In Libia, invece, c’è stata una guerra nuda e pura.

Ratio

Citare la fonte sarebbe molto utile al fine di diffondere maggiormente l’informazione. 😉

Andromeda

http://www.laprovinciadisondrio.it/stories/apcom/188858_libia_summit_a_ginevra_ue_adotta_sanzioni/

Non è difficile, lo sanno tutti, basta andare in rete.
Poi, che c’entrano i prigionieri politici? Quelli c’erano anche in Egitto, solo che là Mubarak era al soldo degli americani quindi: niente sanzioni, niente cannoniere piazzate. Paul Manoni mi sembra un poco esaltato. Dopo le panzane dei liberatori dal burqa e delle armi di Saddam ancora vi bevete le notiziole TV come niente fosse? Sù, un po’ di pensiero critico.
Per non parlare delle materie prime. Assenti in Tunisia ed Egitto, presenti in Libia. La Libia è altra cosa, ancora non l’avete capito?

Paul Manoni

plutogiudomassolaicistamaledetto complotto!! 😆

Nelle galere segrete di Gheddafi, c’erano detenuti rinchiusi da 20 anni, solo per motivi politici…E ci chiediamo da dove vengano le rivolte!?!?!
Il COLONnello Gheddafi, governava da 42 anni (42!!!), e ci chiediamo pure da dove vengano le rivolte!?!?!?
Gheddafi possedeva un tesoro sostanzialemtne inquantificabile, là dove la sua gente ed il suo popolo motiva di fame…E ci chiediamo il perche’ cisiano state rivolte!?!?!?

Andromeda, ma che stai a dì!?!?!?

Batrakos

Beh Paul c’è un punto un po’ esagerato: che il popolo libico morisse di fame o fosse particolarmente povero in rapporto all’area geografica non mi pare proprio: ci furono pogrom contro gli ebrei costretti ad emigrare, così come lo furono gli italiani e gli immigratoi in Libia non se la passavano affatto bene, ma questo è altro discorso rispetto al tenore di vita medio.
Che poi Gheddafi da solo avesse più soldi di tutto il popolo messo insieme, questo è vero.
Se poi i dati sulla povertà dei libici sono diversi, pronto a cambiare idea.

stefano marullo

in tutti i paesi del Maghreb c’è un problema di redistribuzione di ricchezza. Il pil è molto vicino a quelli dei paesi europei, non si muore di fame ma i proventi del petrolio sono concentrati su poche oligarchie al potere

Batrakos

Sì Marullo,
senz’altro il problema della concentrazione della ricchezza è notevole, come peraltro lo è in tutta l’Africa e in diverse aree del pianeta.
Però, questo intendevo, avevo letto (non ricordo se su repubblica o dove altro) che in Egitto, Tunisia ed Algeria il tasso di ‘benessere’ medio fosse nettamente inferiore a quello libico, al di là del PIL. In Libia, sempre a quel che ricordo, c’era una presenza forte dello stato nell’economia e alcune forme di assitenza statale ( ad esempio mi pare sulla casa) che la rendeva comunque il Paese meno povero, ovvio se non si era immigrati od oppositori del colonnello, allora è tutt’altra storia) del Maghreb, anche più dello stesso Marocco se ricordo bene le cifre.
Con questo voglio dire solo che, fosse come ho letto, non saremmo di fronte -posto che ‘morire di fame’ capisco che sia un voluto parossismo da parte di Paul per enfatizzare il concetto- ad un problema uguale a quello di Egitto e Tunisia e Algeria dove si stava sviluppando una fortissima crisi economica concomitante a quella che investe il ‘nostro mondo’, e, così fosse, ci tenevo a sottolinearlo per capire se è così e ,nel caso, inquadrare meglio il problema, posto che ho capito che ‘morire di fame’ è una voluta esasperazione da parte di Paul per enfatizzare il concetto.

stefano marullo

Proprio così Batrakos. In Libia c’è stato un riferimento al modello socialista (non a caso Gheddafi era molto amico di Chavez, il quale, pure non essendo un campione di democrazia, investe molto in spese sociali ed è molto amato dagli strati popolari meno abbienti). E in fondo finanche l’Egitto faceva parte dell’Internazionale Socialista

Barbara

Ma dell’Albania non dice più nulla nessuno? Come son messi? Non mi pare ci siano riserve petrolifere lì!

cesareTS

Se Berlusconi fosse in Svizzera, non sarebbe in galera da vent’anni, anzi lo accoglierebbero a braccia aperte, non è la svizzera delle banche quella di cui sia parla?nQuella che il segreto bancario è legge? Quella che non domanda certo da dove arrivano i soldini? In quanto all’articolo sopra, non è che la Libia avesse aspettato governi di centodestra per allacciare rapporti con l’Italia, in una intervista in questi giorni trasmessa dalla tv Gheddafi definiva Prodi non solo poitico di riferimento, ma anche un amico. Rod di 20 anni fa. Possibile non riuscire a fare un’analisi di quanto succede in Nord Africa e in oriente senza tirare in ballo Berlusconi? Io da molti anni non vado a votare ma vedere questo accanimento e leggere parole di dileggio personale verso una persona mi fa venire voglia di votarlo. Orco can! Io che non ho orientamenti politici.

stefano marullo

Mi riesce difficile immaginare la Svizzera come al Paese di Bengodi. La Confederazione Elvetica, tanto sollecita da sempre accogliere capitali in fuga da altri paesi, non è stata altrettanto prodiga a concedere asilo politico alle persone e durante la seconda guerra mondiale impedì, di fatto, a molti ebrei di salvarsi dai campi di concentramento vietando loro l’ingresso nel paese. Se parliamo di diritti civili e democrazia storicamente credo sia stato l’ultimo paese europeo a concedere il voto alle donne e oggi vive un riflusso xenofobo non indifferente. Amnesty International nei suoi rapporti ha spesso denunciato la sostanziale impunità della polizia elvetica accusata di maltrattamenti ai danni di persone in stato di fermo.
Che la sua costituzione permetta frequenti ricorsi all’istituto della democrazia diretta è certo una peculiarità: i radicali italiani sarebbero felici di vivere in un paese che decide per referendum anche il colore da adottare per i lampioni….
Quando parlavo di postdemocrazie, oltre all’Italia mi veniva in mente il Belgio dove da molti mesi non c’è un governo, agli USA dove uno o due voti al Senato impediscono all’uomo più potente del mondo di attuare grandi riforme, e all’ingovernabilità che segna gran parte del Vecchio Continente

stefano marullo

più che rispondere a CesareTS la mia risposta era indirizzata a Rolling Stone, Spapicchio, Sandra

Domixio

“La nostra democrazia è il peggior sistema di governo al mondo. Esclusi tutti gli altri.”

Sandra

Stefano, hai ben elencato i “difetti” del sistema svizzero (non dimenticare pero’ che la democraticissima Inghilterra ha in Londra una grande piazza finanziaria offshore) che si è data e mantiene una sua identità fortemente conservatrice. La nostra identità è diversa, ma nello specifico funzionamento della democrazia italiana è evidente quanto doloroso lo scollamento tra le esigenze della base e le decisioni al vertice: pensa allo scudo fiscale, in Svizzera sarebbe stato oggetto di referendum, da noi ha favorito la minoranza piu’ ricca e corrotta. Per non parlare poi delle leggi “eticamente sensibili”: testamento biologico, per esempio. Un paio di anni fa i cittadini svizzeri, contrariamente alla raccomandazione di tutti i partiti di governo, votarono per eliminare la prescrizione dei reati sessuali sui minori: in Italia nel 2005 con la ex-Cirielli si è ottenuto che la prescrizione per abusi sessuali su minori passasse da 10 a 6 anni. Chi beneficia maggiormente della democrazia, gli svizzeri o gli italiani? Perché lo scopo della democrazia dovrebbe essere rappresentare la volontà del popolo, non delle caste.
Per decidere un referendum basta raccogliere un numero sufficientemente alto di firme: se una parte consistente della popolazione dovesse trovare degno di voto il cambiamento di colore a un lampione, sarebbe suo diritto. Lo trovo piu’ rispettabile che un manipolo di farabutti che legiferano su come ripulire denaro sporco direttamente in parlamento.

stefano marullo

Evidente Sandra, se si dovesse scegliere tra l’Italia e la Svizzera in questa fase storica non avrei dubbi a dire che un qualunque cantone elevetico andrebbe meglio di qualsiasi regione della nostra povera patria.
La mia perplessità, e quella sul lampione era una battuta, verte sul ricorso alla c.d. democrazia diretta che per certi versi vanifica il principio stesso della rappresentanza.
Inutile poi avvilupparsi sulle ‘classifiche’ di democraticità. Sul diritto allo studio la Danimarca forse batte tutti, sui diritti civili la Spagna è mezzo secolo avanti, sull’integrazione etnica finanche Mazara del Vallo in Sicilia è un modello.
Ma in generale l’Occidente (che è a scanso di equivoci quella parte di mondo dove laicità e democrazia trovano senso e significati pregnanti) deve ripensare ai suoi fondamentali; i sistemi democratici sono troppo spesso ostaggio dei sistemi elettorali, delle lobbies ecc.
Nell’articolo parlavo di democrazia popolare (non populista intendiamoci); in America Latina vedo qualche “laboratorio” interessante, non a caso ho citato Evo Morales.

Sandra

Stefano, è il principio di rappresentanza che funziona in misura inversamente proporzionale alla corruzione dei rappresentati! Nei paesi storicamente piu’ democratici (e socialmente piu’ “giusti” come la Danimarca) la classe politica è naturalmente “imbrigliata” dal controllo degli elettori, basta un sospetto per terminare una carriera politica. Io non credo che in Italia la democrazia rappresentativa funzioni, perché la politica da noi è culturalmente e storicamente associata a privilegio personale, e non al servizio alla società a cui poi rendere conto. Sarebbe bello non fosse cosi’, ma a parte poche illuminate eccezioni il potere da noi si declina diversamente che in nord Europa: l’italiano ne è affascinato, il nordico ne diffida. In questo senso penso che la democrazia diretta e il ricorso meno restrittivo al referendum sarebbero un freno importante all’abuso di potere, politico e religioso. L’Uaar potrebbe raccogliere firme sull’abolizione dell’8/1000, o per il testamento biologico. Si vincerebbe. La gente vincerebbe.

stefano marullo

Il tuo ragionamento non fa una grinza. Sono molto d’accordo. Dimostri molto acume

Marcus Prometheus

L’Italia di centro sinistra ha salvato per ben due volte la pelle di Gheddafi ed il suo regime. Sostanzialemnete dunque ha fatto per Gheddafi molto di piu’ dello schifoso baciamano di Berlusconi.
Gheddafi finche’ era antioccidentale era simpaticissimo alle sinistre anticapitalistiche, i cui eredi si sgolano adesso a bacchettare (anche giustamente) il baciamano (vergognosissimo) di Berlusconi. Ma furono loro (sinistre anti atlantiche e centrosinistra ufficialmente atlantico, ma sempre a modo proprio, con pochissima fedelta’ alla alleanza, democristiani e socialisti) che fin dall’inizio delle porcate di Gheddafi contro gli Italiani, contro gli ebrei, contro l’occidente, contro Israele si misero per prime a simpatizzare ed a scusare ed a proteggere con risultati determinanti nel 1971 quando sventarono l’operazione “Hilton”, eppoi al tempo di Reagan.
Il Piano Hilton e’ pochissimo conosciuto eppure fu mille volte piu’ determinante (e tragico per ribadire le catene dei libici a favore del tiranno socialisteggiante Gheddafi, graditissimo alle sinistre ed alla URSS finche’ contarono.
Il Piano Hilton trae il suo nome dal soprannome ironico della prigione principale di Tripoli, che aveva la sua importanza nel progetto dei sostenitori della monarchia moderata senussita (con la stessa bandiera rossa nera verde con semiluna e stella che inalberano adesso i rivoltosi libici) dato che questi volevano sbarcare con gommoni ed armi nei pressi di Tripoli, liberare i numerosi prigionieri politici, armarli e con essi assaltare la caserma di Gheddafi, e far fuori il tiranno.
Era il 1971 ed il governo Italiano svento’ la cosa confisco’ le armi comprate dai congiurati in Cecoslovacchia ed i gommoni comprati a Trieste (Mi pare ci fosse Moro o Andreotti a far condurre l’operazione).
MA NON BASTA. IL CENTROSINISTRA SALVERA” ANCHE UNA SECONDA VOLTA la tirannia socialisteggiante di Gheddafi:
Quando Gheddafi mandava soldi ai terroristi in tutta Europa ( IRA ETA ecc) ed anche terroristi in proprio e questi fecero esplodere una bomba con numerosi morti e feriti anche americani in una discoteca a Berlino frequentata da personale militare USA (Berlino era quadripartita in teoria e bipartita in pratica per l’ occupazione della citta’ divisa fra i 4 alleati principali URSS USA UK e Francia).
Il Presidente USA Ronald Reagan mando’ a bombardare la caserma – casa di Gheddafi, ma Craxi alcune ore prima avverti’ Gheddafi TRADENDO l’ALLEANZA ATLANTICA e l’OCCIDENTE come aveva fatto anche a SIGONELLA quando mando’ libero un capo terrorista razzista ed assassino di un paraplegico ebreo dirottatore di un transatlantico italiano (Achille Lauro).
Insomma Gheddafi era tutt’altro che il coccolo delle destre. Ful il coccolo delle sinistre finche’ fu un pericolo ed un danno per l’Occidente e cioe’ fino alla paura che si prese dopo la guerra e la cattura di Saddam quando “si penti'” e rinuncio’ al possesso dell’Atomica che stava costruendo.
Solo da allora cioe’ da quando non fece piu’ danni o minacce all’occidente le sinistre si sono scoperte anti gheddafiane!

Poi arrivato Berlusconi, tutti si attendevano guai e scintille con Gheddafi, ed invece il Berluska volle strafare nell’offrire soddisfazioni d’immagine e contentini sostanziosi (promessa di autostrade) alle pretese di Gheddafi, ma non cambio’ certo neanche di un solo grado la rotta della politica italiana quarantennale di assoluta acquiescenza a Gheddafi perfino TRADENDO i suoi oppositori (piano Hilton) o Tradendo l’ALLEANZA ATLANTICA al modo di Moro, Andreotti Craxi e tutti i politici importanti della prima repubblica.

Andromeda

http://www.laprovinciadisondrio.it/stories/apcom/188858_libia_summit_a_ginevra_ue_adotta_sanzioni/

Non è difficile, lo sanno tutti, basta andare in rete.
Poi, che c’entrano i prigionieri politici? Quelli c’erano anche in Egitto, solo che là Mubarak era al soldo degli americani quindi: niente sanzioni, niente cannoniere piazzate. Paul Manoni mi sembra un poco esaltato. Dopo le panzane dei liberatori dal burqa e delle armi di Saddam ancora vi bevete le notiziole TV come niente fosse? Sù, un po’ di pensiero critico.
Per non parlare delle materie prime. Assenti in Tunisia ed Egitto, presenti in Libia. La Libia è altra cosa, ancora non l’avete capito?

Marcus Prometheus

Cara Andromeda, ti invito a riflettere su alcuni punti
La Libia del tiranno Gheddafi vende il petrolio ed il gas, ma non fa prezzi di favore
La Libia post Gheddafi dovra’ certo vendere anche essa idrocarburi ma non fara’ prezzi di favore.
All’occidente interessa che il rifornimento energetico non sia bloccato, e non sara’ bloccato per molto se si ristabilisce la pace, una pace qualsiasi con o senza Gheddafi.
Solo che adesso Gheddafi e’ sulla bocca di tutti come tiranno sanguinario e pertanto meglio senza Gheddafi, tutti d’accordo, e’ diventata una necessita’, magari gli occidentali daranno davvero il colpo finale per diminuire stragi e convulsioni e per limitare il periodo un cui l’estrazione di idrocarburi e la relativa esportazione sono bloccate.
MA SOLO QUESTO.
NON facciamola passare per una operazione neocoloniale per prendere il petrolio al popolo libico.
Questo e’ complottismo puro, e da parte di coloro che per 30 dei 40 anni di tirannia Gheddafiana hanno simpatizzato per lui in funzione antioccidentale.
Sciocchezza pura prima ancora che ipocrisia pura.

Giovanni Bosticco

Una cosa mi trasforma il sangue in plastica.
Ci si era tanto battuti contro i colonnelli
greci, un regime di estrema destra durato
dal ’67 al ’74.
Poi, però, si fanno ottimi accordi con il
colonnello Gheffafi.
Sembrava giusto, perché rivendicava la
libertà della Libia, contro i dominatori
italiani, che l’avevano dominata dal 1912
al 1942. Poi, però, sono passati 70 anni,
e gli idrocarburi su cui vive non gli sono
stati tolti. Allora, se vogliamo rivangare
il passato, la Grecia è stata per 4 secoli
sotto la dominazione turca, e non mi pare
che abbondi di risorse.
Qui si sono rovesciate le cose.
Ad un’epoca in cui bastava essere europei
per avere sempre ragione, si è voluto
rimediare con un’epoca dove l’europeo ha
sempre torto.

stefano marullo

La democrazia è un sistema perfettibile. E pensare che l’Occidente debba constatarne la crisi non vuol dire essere antieuropeo, tutt’altro, è avere la consapevolezza che come ‘occidentali’ abbiamo la possibilità di elaborare adeguati anticorpi.

Marcus Prometheus

Queste ultime sue, Caro Signor Marullo sono belle parole. Tuttavia il punto e’ che Gheddafi antioccidentale era il coccolo della URSS e delle sinistre (sia estreme che sinistre governative) e passava per un nobile capo terzomondista ammirato per la sua capacita’ e volonta’ di non piegarsi mai all’occidente neocolonialista, agli interessi (sempre vili ) del capitale, un gran progressista, insomma.
Ed i governi di centrosinistra per non passare da reazionari nostalgici del colonialismo e piuttosto fare buoni affari (vendite italiane) ed ottenere approvvigionamenti energetici si sono adeguati alla grande ed hanno inaugurato la strada della prostituzione verso il tiranno.
Che capita l’antifona giocava sempre piu’ al rialzo sapendo di non poter perdere a questo gioco sbilanciato in partenza. Il cialtrone vantava sempre crediti, crediti coloniali e simili anche se al tempo della Colonia di Libia l’Italia non estrasse un solo centilitro di petrolio e costrui’ migliaia di chilometri di strade ed anche se il precedente governo monarchico Senussita aveva gia’ firmato una fine di contenzioso ed aveva accettato di buon grado come UTILI ALLA LIBIA 20.000 coloni italiani.

E cosi’ i governi di centro sisnistra italiani hanno salvandolo ben 2 volte il carognone che tiranneggiava il suo popolo ed infamava il nostro per l’interesse di alcune ditte italiane che vendevano e vendono in Libia e per l’interesse degli italiani di non farsi qualche domenica a piedi, interessi legittimi, certo, ma secondo me che sono occidentalista, interessi inferiori al liberarsi di un pericolosissimo tiranno nemico dell’occidente per 30 anni finanziatore di terrorismo ETA e IRA e fautore di terrorismo arabista in proprio.
POI solo poi quando al tiranno sono cadute le due zanne ESTERE (armamento atomico e terrorismo) per la paura che si e’ presa dopo la destituzione di Saddam Hussein, e cioe’ negli ultimi 10 anni certe sinistre si scoprono anti Gheddafiane!
Simili sinistre (certo non tutti a sinistra, ma troppi si’) sono solo antioccidentali e NON “progressisti”
Perche’ erano amici di Gheddafi terrorista e militarista atomico e sono invece severi con un buffone in disarmo o in caduta?

E si deliziano a criticare Berlusconi che si e’ dimostrato piu’ puttana di loro e piu’ puttana invereconda a forza di baciamano e compiacenze varie.
Fanno bene, ma non mi convincono certo che questo sia progressismo.
Per troppi il movente e’ solo l’antiamericanismo, l’antioccidentalismo, l’anticapitalismo.
Amici dei nostri nemici ecco cosa sono troppo spesso certe sinistre.
Per cui mi sembra che la realta’ sia meglio descritta da Giovanni Bosticco che scrive che siamo arrivati a dare sempre e comunque torto all’Europa (e all’Occidente direi io) qualsiasi cosa accada.
L’Occidente interviene? E’ sempre e solo per sporchi interessi (anzi interessi petroliferi, anche in Afghanistan, Yemen, Somalia Tunisia ed Israele dove non mi risultano molti petroli).
L’Occidente non interviene ? E’ per sporchissimi interessi ed indifferenza per le sofferenze degli innocenti popoli del terzomondo.
(Ah quanto danno ha fatto nell’ultimo mezzo secolo J.J. Rousseau col suo mito del buon selvaggio!).
A me tutto questo subitaneo addebitare il gheddafismo alle destre sembra proprio la fiera del paradosso della falsita’ storica e della contraddizione di posizioni tenute per un trentennio.

Cordiali saluti a tutti i liberi e laici
Marcus Prometheus.
Penso che tutte le grandi religioni del mondo: …
… cristianesimo, islamismo e comunismo,
siano, a un tempo false e dannose. Bertrand Russell

Accogliere solo i profughi laici dall’Islamismo Espellere tutti gli islamisti.
Combattere il masochismo antioccidentale, che mina liberta’ e democrazia.

Marcus Prometheus

In memoria degli ebrei cacciati da Gheddafi

Era il 1987. Da New York dove allora viveva, Herbert Pagani, cantante, poeta e scrittore, iscritto al Partito Radicale, rendeva pubblica la seguente lettera aperta, scritta in occasione del decimo convegno internazionale degli ebrei di Libia cacciati da Gheddafi.

di Herbert Pagani

Ci sono paesi disarmati dalla storia, incapaci di offrire ai loro popoli, contro un misero presente, la consolazione di un glorioso passato. Incapaci perfino di trarre profitto dalle loro disgrazie, di trasformare gli oltraggi subiti in leggende esportabili. Paesi che, privi di un fiume per benedire le loro terre, di un eroe per difenderle, di un poeta per cantarle, sono affetti da anonimato cronico.
Il paese in cui sono nato è fra questi. Prima che il suo nome fosse propulso nel cielo dei media, dai capricci congiunti del petrolio e di un tiranno, quest’immenso territorio non è stato, per duemila anni, che una fabbrica di dune. Uno zero, un’amnesia, un sacco di sabbia sventrato e disperso su 1.759.000 chilometri quadrati di mancanza d’ispirazione del Creatore, una sala d’aspetto immemorabile dove non ha mai degnato fermarsi il treno di un’epopea, un vuoto, soffocante e torrido che separava come una punizione, l’Egitto dalla Tunisia. Oggi ancora, benché l’afflusso dei petrodollari gli abbia permesso di passare dall’oscurità all’oscurantismo, questo paese resta, agli occhi del mondo, l’anticamera delle Piramidi, il retrobottega dei gelsomini. Culturalmente parlando: il parente povero dell’Islam. Il Colonnello lo sa. Anzi, ne è così conscio che dopo aver importato i migliori architetti d’Occidente per tracciare audaci prospettive ha tentato di appropriarsi della storia dei suoi vicini, con proposte di matrimonio di un’insistenza patetica, generalmente rifiutate, o seguite da immediati divorzi.
Arrenditi all’evidenza, Colonnello: malgrado i tuoi sforzi, questo paese resta senza viso, come i tuoi sicari, e senza voce, come in passato. Tutte le popolazioni che vi hanno vissuto, nei secoli, hanno subito lo stesso destino di “cancellazione”. Cominciamo dalle minoranze, etniche o religiose, berbere, cristiane ed ebraiche, che chiamaste “dimmi”, cioè cittadini “protetti”. Delicato eufemismo per dire ostaggi in attesa di conversione. Essere l’oppresso di un potente offre a volte vantaggi culturali: catene d’oro, tempo per piangere. Essere l’oppresso di un oppresso, nessuno. Ebrei di un paese senza luce, fummo gli ebrei più spenti del Mediterraneo.
Privi di quel prestigio di riflesso di cui godono, di solito, i domestici che grandi Principi, e di cui godettero, almeno una volta durante il loro esilio, tutte le altre comunità. La nostra storia fu così negata, sepolta, per tanti secoli, che senza il libro dello storico Renzo De Felice “Ebrei in un paese arabo”, di questa non resterebbe più, oggi, traccia, né domani, ricordo. Infatti, dopo aver assaggiato come tutte le consorelle un menù di umiliazioni di una varietà squisita: massacro alla romana, alla musulmana, alla spagnola, segregazione alla maltese, all’ottomana, leggi razziali nazi-fasciste, e per finire pogrom post-bellici, compiuti dai nostri fratelli arabi sotto l’occhio dei nostri tanto attesi liberatori britannici, la mia comunità fu pregata di lasciare il paese l’indomani della guerra dei Sei Giorni, meno i suoi morti, trattenuti per portare il loro contributo alla Rivoluzione, mediante ossa e lapidi le quali, debitamente frantumate dai bulldozer, sono servite da base a un’importantissima autostrada costruita d’urgenza per collegare il nulla al nulla, e a due giganteschi alberghi per un turismo tuttora inesistente. Così io, ebrei senza più radici né memoria, ho aperto il libro e ho scoperto che la nostra presenza il Libia risaliva a più di 2.170 anni; che precedeva quindi non solo l’invasione araba, ma anche quella romana; che bellicosi e fedeli al nostro Dio, contro l’esercito romano eravamo sollevati, appena avuta notizia della caduta del tempio di Gerusalemme; che quella sommossa ci era valsa decine di migliaia di vittime, ma anche una lapide in latino che riferisce il fatto, e senza la quale non sapremmo che fummo una così antica e coraggiosa comunità. Ma questa è storia, divedo girando le pagine, storia che fonda la sua legittimità, ma non basta, io voglio di più, io… io non sapevo cosa volessi, ma lo trovai. A pagina 41. Un censimento della popolazione ebraica di Tripoli: 4.500 abitanti. Certo non erano i poeti matematici filosofi e medici che fiorivano i giardini della Spagna musulmana, e curavano i mal di testa dei califfi illuminati, ma era pur sempre la mia famiglia, o perlomeno il perimetro sociale entro il quale senza dubbio alcuno, si era mossa. Mi misi dunque a trascrivere questa lista a mano, sicuro che uno dei miei sarebbe passato, presto o tardi, sotto la mia penna.
Ma di cosa si lamenta?, dirà il Colonnello sotto la sua tenda. Voleva partire, l’abbiamo lasciato partire. Certo, ci hai perfino incoraggiati a farlo, spogliando i pochi pazzi, ancora attaccati alla loro terra, dei loro beni e dei loro diritti. Ma stai tranquillo, non è per nostalgia, che ti scrivo. Non faccio parte di quei poveri infelici che per rivivere la loro infanzia tripolina vanno a passare le vacanze a Tunisi. Se ti scrivo è per dirti che la nostra comunità è viva, che cresce e prospera, che si è rifatta, hamdullah. Perché avendo perso tutto non aveva altra scelta se non avanzare. Noi siamo come le api, Colonnello, se il padrone del campo ci ruba il miele a settembre, lo rifacciamo in fretta, prima dell’inverno, e se continuiamo a punzecchiarti con le nostre richieste di risarcimenti è meno per interesse che per dignità, per ricordarti il tuo debito ma soprattutto la tua perdita. Siamo produttori di beni, materiali e morali, lo siamo sempre stati e tu lo sai, perché il lavoro non ci fa paura, perché per noi il lavoro non è mai stato punizione, bensì espressione, anzi, benedizione. La prova, dopo un mese nei campi profughi di Latina e Capua, i nostri hanno abbandonato le baracche e sono partiti in cerca di lavoro, e l’Italia, che dandoci rifugio e cittadinanza ha creduto di farci la carità, si è ben presto accorta di aver fatto un investimento. Tu invece, come tutti i governanti del nuovo mondo arabo, hai voluto lavar via gli ebrei dal tuo tessuto sociale. Ne hai corroso le fibre: commercio, artigianato, agricoltura, professioni liberali, tutto si è dissolto, è volato via come sabbia nel Ghibli e tutta l’esperienza che comprate all’Occidente non potrà sostituire l’esperienza antica che avevamo noi di voi, noi, la cui vocazione è stata, da sempre, la comunicazione fra gli esseri, i gruppi, le etnie, le discipline, i principi, gli stati, le civiltà. Ma Allah, che è grande e vede lontano, ha voluto, per tua mano, farci partire, affinché io andassi a cantare i miei canti sotto altri cieli, e che la tua nazione potesse proseguire, come in passato, il suo esaltante compito: essere la pagina vuota del Grande Libro dell’Islam.

(Notizie Radicali, 28 febbraio 2011)

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