Gli avvenimenti giapponesi in chiave possibilmente atea

Bruno Gualerzi*

Bruno Gualerzi

L’ultima cosa che vorrei è speculare in un modo o nell’altro sul dramma che stanno vivendo i giapponesi, dei quali si può solo ammirare la straordinaria forza d’animo in questa circostanza.
Eppure, quanto là è successo, e sta ancora succedendo, si presta a mio parere (parere di ateo) a qualche riflessione. Intanto, indipendentemente da come evolveranno gli eventi, già ora è possibile verificare quanto sia precaria la condizione umana… non solo per quanto riguarda il destino individuale, ma quello della stessa specie. Verifica che certamente si può sempre fare se solo si getta lo sguardo su altre situazioni presenti in varie parti del mondo, ma che qui assume un carattere particolare perché a dover sottostare alle ‘esigenze’ del pianeta, alla sua ‘vita’, è il paese sicuramente più attrezzato, tecnologicamente e culturalmente, per fronteggiare simili eventi. E lo sta facendo direi al massimo delle attuali capacità umane (è unanime la convinzione che se questa catastrofe colpisse qualsiasi altro paese, i danni agli uomini e alle cose sarebbero di ben altre proporzioni), per cui la sensazione di impotenza è ancora più accentuata.
In che misura tutto ciò si presta a riflessioni ‘atee’? Una, scontata per un ateo, che si può ricavare da questa dichiarazione di un’autorità giapponese, riportata da ‘la Repubblica’: “L’apocalittico “grande terremoto del Giappone orientale”, che ha devastato il nordest del Paese, è stato un “castigo del cielo”, secondo il governatore di Tokyo Shintaro Ishihara. Lo riporta il sito internet del quotidiano Asahi Shinbun. “L’identità dei giapponesi è egoista. Usando questo tsunami, per una volta, è necessario lavare l’egoismo. Insomma, io penso che sia un castigo dal cielo”, ha affermato il governatore.”
Dichiarazione che ricalca pari pari quella di vari esponenti religiosi in occasione del terremoto in Abruzzo… che non so di quanti giapponesi rifletta l’opinione, ma che è pur sempre indicativa di come, a qualsiasi latitudine, di fronte a questi sommovimenti della natura, niente valgano le spiegazioni scientifiche e prevalgano le ‘spiegazioni’ religiose. Che scagionano, per così dire, la natura, ma perché essa non fa altro che manifestare la volontà punitiva del ‘cielo’ per far scontare agli uomini i loro peccati. Per cui si dimostra ancora una volta come, di fronte alla fede, non c’è verifica razionale che tenga.
Ma quanto sta avvenendo suggerisce anche un’altra riflessione, di segno in un certo senso opposto: mi riferisco alle polemiche che le centrali nucleari stanno suscitando. Premesso che personalmente non aspettavo certo quanto sta succedendo in Giappone per essere contrario al nucleare, per le tante ragioni che gli antineuclaristi mettono in campo… ne ricavo però anche una riflessione di carattere generale, relativa alla ricerca scientifica e alla sua ricaduta tecnologica. Attenzione… da un lato ovviamente a non demonizzare la tecnologia come tale (se mai, al solito, denunciare l’uso scriteriato che ne viene fatto)… ma dall’altro attenzione a non ‘sacralizzarla’ nel senso di riporre nella stessa una fiducia che può sconfinare nella vera e propria ‘fede’. E non mi sto tanto riferendo – anche
se drammaticamente indicativo – ai potenziali (almeno fino ad ora, ma i pericoli sono tutt’altro che scongiurati) disastri collegati al deterioramento di alcune centrali nucleari in seguito al terremoto, quanto alla illusione di poter veramente piegare le forze della natura alle esigenze umane. Le quali esigenze, ecco il punto!, sono praticamente illimitate… e il non tener conto di questa natura dei bisogni insiti nella condizione umana rischia di proiettarci in un futuro sempre più sfuggente nella misura in cui illimitati sono i bisogni umani. Fino a che punto, illimitati? Fino al punto critico consistente nella esigenza di ‘andare oltre’ la fine biologica dell’animale uomo prospettando una vita successiva a questa fine. Ed esigenza che sta alla base di ogni religione in quanto intende soddisfarla concretamente… ma che può trovare una legittimazione formidabile nei ‘fallimenti’ delle tecnologie quando comportano potenziali o effettivi disastri sempre meno circoscritti e sempre più in grado di mettere in discussione la stressa sopravvivenza della specie. Come in questo caso.
In conclusione. Non bisogna in alcun modo lasciare alle religioni il monopolio della riflessione sulla ‘fine del mondo’, sulle varie escatologie, e riflettervi invece in chiave atea, cioè riportando il tutto alla consapevolezza dei limiti della condizione umana, la sola in grado – questa consapevolezza – di resistere alle sirene trascendentaliste.
Il cui canto ‘può’ (sottolineo ‘può’, in quanto rischio da tener sempre presente per poterlo evitare) diventare tanto più adescatore quanto più progredisce la capacità umana di condizionare la natura.

* Insegnante di storia e filosofia in pensione e socio UAAR

NB: le opinioni espresse in questa sezione non riflettono necessariamente le posizioni dell’associazione.
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64 commenti

El Topo

Personalmente ritengo che il possedere una coscienza generi di per sé un cortocircuito da cui discende l’interesse profondo che l’uomo nutre per se stesso, l’individualismo e l’egoismo correlati. L’attenzione si è spostata dalla specie all’individuo ( che metterei in relazione con la questione del Sé e dell’Io) il ragionare per simboli ci porta a considerare noi stessi come un particolare simbolo che non può avere un termine, che si vorrebbe eterno, su tutto questo si innesta la religione e il suo supersimbolo (io lo chiamo superIo collettivo) ossia Dio in grado di appianare la discrasia determinata dalla nostra finitudine.
Tornando ai disastri naturali il loro effetto più evidente è quello di troncare un gran numero di individualità la qual cosa acquisisce significato solo se la si interpreta come una volontà divina in negativo o in positivo (o come punizione o come una chiamata ad una vita ultraterrena migiore per definizione), il grande biologo Giacomo Leopardi sosteneva che la natura è indifferente ai casi umani e trovo che la sua posizione rimanga quella più vicina ad una corretta visione delle cose.
Certo che in questi giorni una questione rimane sicuramente ignorata; la nostra specie esercita una pressione insostenibile sul pianeta in termini di sfruttamento delle risorse, del consumo di energia, di pressione demografica. La scelta nucleare è obbligata solo se vogliamo mantenere questo livello di crescita (che non corrisponde necessariamente allo sviluppo) e questo tipo di crescita, ma questi dipendono esclusivamente da una visione del mondo in cui è l’individuo l’elemento più importante non la specie e la scelta del nucleare ne è l’esempio: miniamo il futuro delle prossime generazioni producendo scorie radioattive e potenziali disastri per soddisfare le esigenze degli individui che esistono ora (e che si considerano eterni), una visione miope, di chi non è in grado di vedere oltre se stesso e che si considera così importante da avere inventato un Dio di cui è figlio.

annina

io direi che la catastrofe del Giappone indica come l’uomo sia semplicemente uno dei tanti viventi sul nostro pianeta: un temporale allaga e distrugge centinaia di formicai, uno tzunami distrugge città umane. Sarebbe ora che la piantassero di vedere segni dal cielo e moniti in semplici cataclismi casuali. Godiamoci la vita finchè dura perchè durerà comunque poco. Echissenefrega dei gonnelloni di vario tipo e dei pecoroni che perdono tempo ad adorare il nulla che ci attende convinti di un senso in tutto questo.

Sergio

Deus caritas est. E il papa è molto vicino ai giapponesi. Ringraziamo Dio e il papa per tanto amore.

Mi sa che chi si equivoca parecchio sull’amore. Grande è la confusione sotto il cielo.

nadia

molto vicino ai giapponesi ma insiste nel dire che senza nucleare l’Italia muore…con il nucleare è possibile risparmiare e con questi soldini si può fare tanto per la pace e la fame nel mondo…

Osvaldo

Se esistesse un Dio dovrebbe solo vergognarsi di far accadere cose del genere.
Perchè in quel caso sarebbe tutta e solo colpa sua.
Altro che ringraziarlo, bisognerebbe maledirlo.

Sono proprio gli eventi come questo che mi fanno capire chiaramente che invece non esiste nessun Dio. Perciò non me la prendo con nessuno, perchè non esiste nessun colpevole (se non gli uomini stessi per le loro scelte).

Per fortuna i giapponesi non stanno di certo ad aspettare alcuna grazia divina, ma, facendo affidamento sulle proprie forze, sono pronti a ripartire daccapo, a limitare i danni, a ricostruire, a salvare vite in pericolo, ad aiutare quelli che sono in grave difficoltà e a sopportare il dolore per le perdite umane.

Vivo a Kyoto. Torno in Italia sabato, se tutto va bene.

antoniadess

mi sa che dell’amore del papa e del tuo dio non sapranno proprio che farsene i giapponesi; altra cosa è la solidarietà concreta di tutte le persone di buona volontà che li aiuti a ricostruire e ricostruirsi una vita.
Concordo con le riflessioni di Gualerzi: essere consapevoli dei nostri limiti, che sono gli stessi di tutti gli esseri viventi, affinchè ci si attrezzi ad affrontare le difficoltà e le tragedie secondo le nostre possibilità, senza illusioni trascendentali rassicuranti, ma con responsabilità e guardando la realtà in faccia, senza deliri di onnipotenza

Cartman666

A parte le dichiarazioni di un esponente politico, rimane ammirevole il comportamento deli giapponesi come popolo.
Da quello che vedo invece che perdere tempo a inveire o a pregare, si sono messi all’opera per ricostruire.
E speriamo che non debbano subire un altra Chernobyl

faidate

Per un marziano è sconcertante constatare come l’uomo in quanto specie (Homo sapiens ) sia incapace di discutere razionalmente su come affrontare fenomeni macroscopici come il terremoto in Giappone o le rivolte in Nord Africa. Nel migliore dei casi tutto diventa pretesto per un dibattito politico tra destra e sinistra, dalle centrali nucleari fino agli sbarchi a Lampedusa. O se si tratti di una punizione divina (non urbi sed orbi), e se i due sopravvissuti del villaggio giapponese distrutto rivelino un intervento miracoloso.
Attraverso la scienza è diventato possibile analizzare in maniera rigorosa perfino come il cervello produca il pensiero, cosa sia la mente e l’etica: sembra invece impossibile organizzare razionalmente l’umanità per prevenire o ridurre le conseguenze di eventi esterni (terremoti, alluvioni) e per convivere pacificamente utilizzando le risorse del pianeta in modo equo. Dare risposte razionali non viene riconosciuta come priorità, perché il potere di gestire gli affari umani è, per gran parte, affidato ad individui con ridotta onestà e competenza, scelti su base emotiva con un criterio che privilegia il numero, l’ approssimazione, l’ ignoranza e la credulità. E i rappresentanti puntano piuttosto su un realismo a breve, sul piccolo cabotaggio, escludendo il futuro dai loro interessi. Dalla Padania all’ONU, con la benedizione del Santo Padre. E allora teniamoci terremoti e migranti

SilviaBO

Più che un’eccessiva fiducia nella tecnologia, secondo me il problema è la mancanza di riflessione su dove vogliamo e possiamo andare. Il problema non è l’automobile, è chi la guida.
Come vogliamo che sia il mondo tra 10, 20, 50 anni? La strada che stiamo seguendo va in quella direzione? E sarà ancora percorribile a lungo o ci condurrà presto sull’orlo del baratro? E’ il caso di modificare i nostri obiettivi e agire di conseguenza, facendo scelte anche difficili e impopolari?
La tecnologia è una preziosa alleata per il mantenimento e il miglioramento della qualità di vita, ma se viene usata al servizio del sistema economico-sociale esistente, basato sul perseguimento di una progressiva quanto utopica crescita (il dio PIL), senza un minimo di lungimiranza, trascurando priorità diverse da quelle prettamente economiche, rischia di condurci più velocemente verso il precipizio.

Mario 47

Consiglio di leggere un racconto di Isaac Asimov pubblicato nel 1957:
“Razza di deficienti!”
Sono due pagine che troverete facilmente in rete.

mario

faidate

Sono d’accordo con Silvia. Razionale non significa tecnologico, è da contrastare a irrazionale, fideistico, e lo penso a lungo termine, non a breve. Quando parlo di risposte razionali, penso addirittura a una rete planetaria (Pla –net) che raccolga a livello planetario le proposte (possibilmente dei giovani, senza idealizzare l’anagrafe, ma con impegno da attori e non da spettatori che si limitano a scambiarsi battute in internet) per impostare la vita nel pianeta nei prossimi secoli.

f.s.

Pienamente d’accordo. Faccio notare che oggi l’inviato di Repubblica nella sua cronaca, fuor da alcuna citazione, parlava di apocalisse scrivendo la parola con la maiuscola.

myself

Ciò che rende rilevanti eventi di questo tipo è la morte di molte persone, in poco tempo, per la stessa causa. Evidentemente il cervello umano reagisce di più a uno stimolo emotivo di questo tipo, i morti per il terremoto in Giappone sono stimati intorno ai 10.000.

Secondo il rapporto Oms del 2009 nel mondo i morti in incidenti stradali ogni settimana sono in media più di 24.000, ma l’impatto emotivo di questa notizia è molto scarso.

Tino

Sì e no, nel senso che in questo caso l’emotività dipende dalle mediatizzazione dell’evento. E se c’è mediatizzazione prolungata è perché dietro c’è la questione del nucleare. La questione dei morti per incidenti stradali fortunatamente viene affrontata più razionalmente attraverso associazioni e i passi in avanti si sono fatti in tutti questi anni. Almeno seguendo l’esempio inglese, certo l’italia ha ancora un bilancio poco esemplare con 5000 all’anno credo, rispetto ai 3000 per l’inghilterra (le popolazioni sono simili in numero).

ΔΙΩRAMA

Senza contare che per una bimba dilaniata si fanno servizi per decenni. Non so se è peggio chi li trasmette o chi li guarda.

Tino

@ Bruno Gualerzi
D’accordo lei è contrario al nucleare, posizione rispettabilissima, ma anche al petrolio e al carbone che in termini di morti (tra guerre e inquinamento) sono per adesso (in attesa delle vere valutazioni dei morti dovuti al nucleare) più nocivi? Si ponga una domanda: se l’uomo avesse seguito la sua filosofia, del rischio zero, non saremo ancora all’età delle caverne? E neanche qui su internet a discutere? I milioni di morti nelle miniere di carbone? Il problema non è la fede nella scienza che sarebbe diventata una specie di religione, il problema è che per adesso le eoliche non forniscono energia a basso costo e in quantità sufficiente. Attraverso la scienza l’uomo arriverà forse a fare a meno del nucleare, nel frattempo però c’è ben poca scelta, i paesi emergenti non hanno nessuna intenzione di rinunciarvi. E neppure i paesi che hanno basato il loro sviluppo su questa fonte di energia.

bruno gualerzi

@ Tino
Potrei risponderti che il rischio di ‘tornare alle caverne’, più che dai limiti delle forme di energia alterantive al nuleare è reso molto più realistico dall’uso che dello stesso hanno fatto e stanno facendo quanti ne vedono solo i possibili vantaggi immediati (per altro molto limitati… per noi, non certo per quanti in Italia già sgomitano per gestirne gli impianti con relativi guadagni) e ne rimuovono bellamente il potenziale dstruttivo mai così concreto come in questa epoca…
e ti parla chi, data la mia età, ha ben presente cosa è successo a Hiroshima e Nagasaki, dove per altro furono sgangiate bombe di potenza molto minore di quelle tenute in caldo negli arsenali di vari stati… e che (me ne meraviglio sempre) è stato rimosso, salv o riemergere in queste ciecostanze. Tu dirai che l’energia che si ricava dalle centrali nucleari non è certo finalizzata a scopi bellici, e questo è indubbiamente vero, ma questa energia è pur sempre la stessa sprigionata da quelle bombe, e se non si è in grado di controllarla sotto tutti gli aspetti… altro che morti in incidenti stradali o per il cattivo funzionamento degli impianti tradizionali! Lo so che la parola Apocalisse (con la maiuscola o la minuscola) evoca scenari più o meno biblici o i vaticini di qualche ciarlatano, oppure viene sfruttata per ottenere effetti speciali nei film del filone catastrofistico, ma, oggi come oggi (non ieri) comunque la si voglia chiamare l”apocalisse’ è realmente, concretamente, nelle potenzialità umane…
Potrei dirti tutto questo e altro ancora (e in realtà te l’ho detto (^_^)), ma la mia ‘opinione’ aveva un altro intento: non lasciare alle religioni il monopolio di questi temi ‘apocalittici’ in quanto esse sì che li sfruttano puntando sulle emozioni, sulla paura esistenziale più o meno inconsacia, mentre più di ogni altra questione – ripeto, oggi come oggi – hanno l’assoluta necessità di essere affrontati razionalmente.
Naturalmente poi, non ho mai, nemmeno lontanamente, denigrato la tecnologia e meno che meno la scienza… solo vorrei che fosse finalizzata sempre per il PROGRESSO dell’umanità, non per il puro SVILUPPO. Tutt’altra cosa.

Tino

Beh ma se ragioniamo in questo modo smettiamola di utilizzare internet, è uno spreco di energia, tra l’altro una parte dell’elettricità che tu utilizzi viene dalla centrali nucleari francesi. Poi libero di pagare di più l’elettricità e in compenso avere un’italia denuclearizzata, scelta rispettabilissima. Però non essendo ancora certi i morti relativi alla catastrofe di Chernobyl (che era comunque inevitabile visto il sistema politico che vigeva in unione sovietica in cui TUTTO era nascosto non solo una parte come succede da noi) mi sembra esagerato il discorso che stai facendo annunciandoci morti e catastrofismo. E poi scusa, il disarmo atomico unilaterale mi sembra completamente assurdo, direi che la dissuasione nucleare pur non essendo una sicurezza è molto più rassicurante che lasciare l’Europa senza bomba atomica circondata da paesi che l’hanno. È questo che vuoi?

#Aldo#

Bruno: “Tu dirai che l’energia che si ricava dalle centrali nucleari non è certo finalizzata a scopi bellici”

In un delirio di complottismo sono perfino arrivato a pensare che la tanto elevata determinazione verso il nucleare italiano sia dovuta al desiderio, da parte dei nostri governanti, di poter aggiungere ai nostri arsenali qualche ordigno di quelli che fanno un bel fungo alto alto verso il cielo. Chissà, magari sanno cose che a noi non vengono dette, e ritengono che vista la sitauzione che si sta delineando in giro per il mondo sia meglio avere un deterrente da sbandierare alla bisogna. Che si tratti di qualcosa di deprimente e assai probabilmente vano è fuor di discussione, ma non escluderei l’ipotesi, anche perché è la stessa ipotesi che si avanza quando si parla del nucleare civile Iraniano.

#Aldo#

Ops… non avevo letto il commento di Tino, qui sopra, e ho inutilmente riproposto ipotesi piuttosto simili alle sue. Chiedo venia.

Tino

C’è da ricordare inoltre che l’IPCC che oggi lancia l’allarme sul riscaldamento climatico, ad esempio, era stato creato dalla Tatcher per rendere impopolare la lotta dei minatori, poi è stato abbandonato ed è diventato un elettrone libero.

bruno gualerzi

Ho appena letto l’intervento di Odifreddi sul sito di Repubblica (non sono capace di riprodurlo, ma è facile da rintracciare) e lo consiglio a tutti gli amici atei. Spesso non sono d’accordo con certe sue uscite, ma qui a mio parere c’è da condividerne ogni parola.

Barbara

Razionalmente si potrebbe dire: il rischio di 55 reattori, dico 55, in Giappone vale il 30% di copertura del fabbisogno? In Italia quante ne dovremmo costruire per coprire una percentuale accettabile, che altrimenti il rischio non varrebbe? Ieri parlavano di centrali di 4° generazione, oggi siamo già scesi alla 3°, ci riempono di dati inattendibili. Anzi, quando Berlusconi firmò con la Francia qualche tempo fa si diceva che era una tecnologia nucleare già sorpassata, propaganda anti-nucleare? Realisticamente sembrerebbe assurdo non avere il nucleare in Italia ed essere circondati dalle centrali degli altri, Svizzera, Slovenia, Francia, oggi han detto che la più vicina sta a 200 Km, è la distanza esatta tra Fukushima (?) e Tokyo, e qualche differenza c’è. Il problema poi più grosso forse sta nello smaltimento, pure in Svizzera ricordo avevano avuto dei problemi di tenuta della roccia del sito, e dico sono svizzeri! Ce li vedete gli italiani a gestire le scorie? L’altro ieri la Spagna ha rifiutato i rifiuti di Napoli perché non era chiaro cosa contenessero, e hanno fatto benissimo, quando toccò alla Germania qualche anno fa mi chiesi quale fu il tedesco che aveva preso la busta per rischiare così tanto, o i tedeschi sono così ingenui? Luoghi comuni? Intanto gli spagnoli hanno rilevato che il contenuto non era quello dichiarato. E noi vogliamo fare il nucleare?

Tino

La teconologia nucleare francese non è sorpassata è diversa da quella giapponese con i suoi vantaggi e i suoi svantaggi. Comunque Areva è il numero 1 mondiale dell’energia nuclerare. Capisco benissimo che non avendo fiducia nei propri governanti gli italiani non vogliano lanciarsi nel nucleare, anche io non mi fiderei di berlusconi e co.

Barbara

Io mi riferivo a quella che la Francia aveva venduto all’Italia. Comunque mi consolo, ho letto adesso l’articolo segnalato da Gualerzi e pare che anche gli americani hanno qualche problema con la gestione dei siti per le scorie.

Tino

Beh comuque qui comunisti, socialisti e gollisti sono tutti a favore del nucleare quindi fattene una ragione.

Fri

e chi se ne frega? io mica ragiono con la testa dei comunisti, socialisti e gollisti ne’ di nessun altro

Tino

No tu ragioni con il senso di colpa dei cattolici. Spegni internet che risparmi energia. E mi raccomando guai a utilizzare motori di ricerca che bevono tantissima energia.

Fri

Ok, cioe’ se uno e’ contro il nucleare automaticamente e’ un moralista cattolico. Questa e’ proprio nuova! Non lo sai che il papa e’ nuclearista? a quanto pare e’ proprio essere a favore del nucleare un rigurgito di cattolicesimo, se proprio la vuoi mettere su questo piano infantile.

Tino

No mi riferivo al tuo atteggiamento, quasi commettessi peccato utilizzando l’energia. La posizione del papa non la conosco e non mi interessa neppure verificarla. Le persone che hanno ricevuto un’educazione cattolica spesso poi applicano lo schema ricevuto su altri tipi di dottrine indipendentemente dal fatto che coincidano o meno con quelle della chiesa cattolica.

cesareTS

Tanto rispetto per il popolo giapponese. Ho letto l’articolo sopra e ne condivido il contenuto tranne che la parte riguardante il nucleare. Anche io credo sarebbe meglio trovare altre soluzioni ma ecco cosa dice un tal Rubbia: le energie rinnovabili stanno al petrolio come il giardino di mia nonn sta al Central Park, questo per altri 50 anni.
Ora cosa vogliamo fare? Bisognerebbe rinunciare anche alla elettricità Francese, Slovena, ecc… dii provenienza nucleare. Se non si va dalla parte del nucleare a cosa possiamo rinunciare? Da oggi però non da domani. Io non voglio rinunciare…

Tino

Cesare, l’Italia continuerà a pagare l’energia più cara, il resto del mondo in particolare, i paesi emergenti come Brasile continueranno nella corsa al nucleare e anche alla bomba atomica. Mi sembra una polemica-politica italiana. Capisco la tentanzione di utilizzare la tragedia giapponese tatticamente contro berlusconi, mi rendo conto che gli atei in particolare vogliano farlo sloggiare. Dopotutto la politica è fatta di queste cose, di colpi bassi. Ben lontani dalla razionalità. Dall’una e dall’altra parte.

Fri

Chi e’ contrario al nucleare lo e’ con o senza Berlusconi. Qui si va ben al di la’ della polemica politica.

#Aldo#

A cosa possiamo rinunciare? A qualche miliardata di nuovi consumatori di energia, per esempio, ovvero implementare un serio programma di declino demografico (che, a livello locale, non può prescindere dalla revisione delle politiche migratorie). Meno utilizzatori, meno utilizzo, anche nel campo dell’energia. Il problema non è la poca energia, è la troppa gente. Ma quello è un tasto che non si intende toccare.

Poi c’è il capitolo sprechi, nel quale siamo dei veri e propri campioni, basta guardarsi intorno: il nucleare per poter sprecare tutta quella corrente? Non è un po’ demenziale?

faidate

L’attuale gestione del pianeta è basata in massima parte sulla competizione, anche sleale. Per questo ci sono forti perplessità quando gli esiti di tale competizione comportano rischi gravi anche per chi non c’entra. In una società ideale, gestita da individui onesti e competenti, la discussione pacata sulle vere necessità energetiche, con parallela riduzione degli sprechi, il relativo valore e rischio di ogni opzione, nucleare compreso, significherebbe solo un normale bilancio costi benefici. Le perplessità nascono quando manca la fiducia in chi gestisce le opzioni, perché gli interessi palesi o occulti sono forti, e la garanzia che queste operazioni siano realizzate per il progresso dell’umanità è fragile. Lo sforzo va quindi indirizzato più sull’onestà e competenza degli esecutori (e dei controllori!) che su una astratta valutazione se valga di più il giardino della nonna di Rubbia o quello di mia zia.

Sergio

Nel 2000 circolavano in tutto il mondo ca. 550 milioni di veicoli. Oggi, appena undici anni dopo, ne circolano ca. 900 milioni, un incremento pazzesco. Per il 2020, dunque fra 14 anni appena, si prevedono 2,5 miliardi di veicoli … Andranno a benzina o ad elettricità?

La psicosi mondiale è la “crescita economica continua”. Una crescita continua in un mondo limitato non è possibile. Purtroppo le psicosi sono incurabili. Le centrali nucleari servono ad alimentare questa psicosi. Produrre produrre produrre, consumare consumare consumare. Più consumi più investimenti più produzione più consumi più produzione ecc. Una spirale perversa.
Qui sopra Gualerzi distingue tra “progresso” (positivo) e “sviluppo” (negativo).
Sviluppo equivale effettivamente a crescita nell’uso corrente. Ma progresso e sviluppo li userei come sinomini: entrambi indicano cambiamento e miglioramento, anche lo sviluppo. Nessuno può essere contro progresso e sviluppo. Altra cosa è la crescita quantitativa illimitata che sta avvelenando non solo Napoli (Napoli deve smaltire i suoi rifiuti da sola, non rifilarli agli altri: comincino a pensare a come produrre meno rifiuti).
Energia nucleare per cosa? Per produrre ancora più automobili, per riempire il mondo di rifiuti?
Probabilmente non si può rinunciare oggi come oggi all’energia nucleare (ma quanta ce ne serve davvero?), ma non è che senza energia nucleare si torni alle caverne. Appena mezzo secolo fa non c’era. È anche vero che eravamo “solo” tre miliardi, e adesso siamo giè sette miliardi, e il papa vuole tanti più bambini, ma …
Ma che mondo vogliamo?

Barbara

Solo un inciso, non credo che Napoli produca più rifiuti di qualsiasi altra città di pari dimensioni.

Tino

Beh l’energia nucleare permette per esempio al mio palazzo di funizonare unicamente a riscaldamento elettrico non emmettendo dunque C02 nell’atmosfera. Questo perché l’energia elettrica è qui in Francia a buon mercato.

Fri

Che la filiera delle centrali nucleari non emetta CO2 in atmosfera e’ una balla. Ti sei mai chiesto quanto inquina (in termni di CO2) produrre il combustibile nucleare e trasferirlo alle centrali?

Tino

Sto dicendo che il mio palazzo non emette CO2 nell’atmosfera da riscaldamento non che il nucleare non crea CO2 ma le sue emissioni sono inferiori a quelle delle centrali termoelettriche.

Fri

Ok, quindi visto che il tuo palazzo non inquina allora va bene il nucleare. Tanto poi se si inquina in Africa chi se ne frega.

Fri

Senza contare poi il fatto che anche se la CO2 viene emessa nell’atmosfera africana prima o poi arriva anche a casa tua (senza contare tutto il resto…).

Tino

Senti Fri, questo è un sito di atei non di moralisti se vuoi fare il puro comincia a non utilizzare internet e risparmiare energia, a non utilizzare la macchina. Se il cattolicesimo ti è rimasto dentro, beh abbandona tutto e vivi in povertà. Il petrolio? Le guerre. Il carbone? 10.000 morti all’anno. Allora ripeto se vuoi continuare a fare il puro spegni internet, chiudi la luce e risparmia energia e mi raccomando non usare la macchina. Io sarò ben contento quando l’eolico di alta quota potrà farci uscire forse dal nucleare, per ora per la Francia non è possibile.

Fri

Essere atei non significa fregarsene degli altri, ne’ dell’ambiente dove pure gli atei vivono.

E’ vero, uso internet. Pero’ risparmio moltissima energia. A casa mia la temperatura in inverno e’ settata a 16gradi, la alzo a 20 solo un paio d’ore quando devo uscire dal letto. Riuso l’acqua della pasta per lavare i piatti. Spengo la luce quando posso. Non ho la macchina da tre anni. Non uso le buste di plastica per la spesa (ne ho una di stoffa che mi porto sempre dietro). Risparmio quando e dove posso. Che dici, ho abbastanza credenziali per dire che il nucleare non mi piace, una centrale sotto casa non la voglio e che se tutti provassimo a risparmiare un pochino di energia probabilmente non staremmo nemmeno qui a discuterne?

Tino

Ma io non ti sto proponendo la centrale sotto cosa tua, ti sto spiegando perché in Francia non è possibile per il momento uscire dal nucleare. Comunque no c’è gente che fa più di te, e non lo spiattella su internet perché proprio non lo usa. A livello di coerenza sei ancora molto lontano.

Fri

Io faccio quello che posso. Tu cosa fai?
PS: la mia non e’ una gara, ne’ voglio passare per “santa”. Non voglio vivere in poverta’, non me ne frega niente del cattolicesimo o delle tue insinuazioni sul mio modo di essere attenta al benessere di tutti e non solo del mio. Mi hai fatto una domanda e io ti ho risposto.
E non me ne frega niente se la Francia puo’ o non puo’ (o, meglio, vuole o non vuole) uscire dal nucleare. Mi pareva che la questione iniziale riguardasse le emissioni di CO2, altro argomento.

Tino

L’emissoni di CO2 sono inferiori per il nucleare. Cosa faccio io? Ti dico solo che quest’anno non ho aperto una sola volta il riscaldamento elettrico. Se non te ne frega niente della Francia perché sei intervenuta nella discussione attaccandomi? Purtroppo vedi le lobby ci sono anche nell’eolico, che in Francia in tutti questi anni ha lucrato costruendo impianti che costano troppo rispetto all’energia che producono. Forse l’eolico ad alta quota offre prospettive importanti.

Fri

Non ti ho attaccato sulla Francia, ne’ sul nucleare. Ti ho solo fatto notare che anche l’energia nucleare produce CO2.

Laverdure

Questa catastrofe ci offre l’occasione di un semplicissimo quanto interessante studio scientifico,che pero’ dubito molto qualcuno si prendera la briga di effettuare.
Dato che un elevato numero di soggetti si trovera esposto a varie concentrazioni di isotopi radioattivi differenti,per periodi differenti,sarebbe interessante quantificare ,tra le patologie
reali o presunte che ne deriveranno,la percentuali di linfomi di Hopkinson.
Infatti,se ricordate bene,questa e’ l’UNICA patologia che i “proiettili di uranio” sembrano aver provocato tra i nostri soldati ,tra i quali molti non erano nemmeno mai stati nel Kossovo.
Se come e’ accaduto in casi analoghi in passato,la maggior parte delle patologie saranno completamente diverse,sarebbe giustificato quantomeno qualche dubbio sulla fondatezza
di questa diatriba nostrana,rispetto all’ipotesi, finora citata sempre a mezza voce dai media,
che la causa fosse l’uso di un vaccino da piu’ parti ritenuto pericoloso,ipotesi che solo recentemente alcuni magistrati hanno preso in esame.

Markus

Con dei botti del genere è facile farsi scappare qualche corbelleria…

Anacleto

La civiltà industriale è basata sulla disponibilità di grandi quantità di energia a basso costo. Il petrolio, che ci fornisce questa energia, ha un costo in costante crescita ed è, ad oggi, l’ unica fonte energetica, insieme al nucleare, in grado di fornire energia in quantità sufficiente.
E’ sempre bello elencare i sogni confondendoli con la realtà, ma i fatti, nella realtà, consistono nella constatazione che ogni altra forma di energia ha costi immensamente superiori e produzione immensamente inferiore.
la scelta nucleare, vista la impossibilità di intervenire sulle altre variabili (crescita demografica, sviluppo economico) è semplicemente inevitabile per molti decenni ancora.
Se non adottiamo il nucleare qui in Italia, compreremo, come oggi, energia nucleare dall’ estero rinunciando ai benefici economici ma condividendo i rischi tecnologici.
Un vero colpo di genio.

Fri

“Il petrolio, che ci fornisce questa energia, ha un costo in costante crescita”

e pensi che il prezzo dell’uranio invece calera’ in futuro?

” ogni altra forma di energia ha costi immensamente superiori e produzione immensamente inferiore”

Questo perche’ non si e’ mai fatta ricerca scientifica e tecnologica seria sulle fontinergetiche alternative. D’altra parte sulle fonti alternative ci si puo’ speculare poco (cosa si potrebbe guadagnare a vendere il sole o a estrarre il vento?). Chi e’ quella persona o industria che investirebbe un sacco di soldi sulla ricerca per qualcosa su cui poi non puo’ guadagnarci un sacco di soldi? Con le fonti energetiche alternative ci guadagnerebbero solo i consumatori (e l’ambiente), che non hanno nessun peso sulle scelte economiche mondiali. Carne da macello, per altro ottenebrata dal terrore di rimanere senza luce. E allora vai con petrolio e uranio. Facciamoci pure tenere per le p***e da un branco di caimani che se ne fregano di tutto tranne che dei loro soldi. Tanto loro, se la centrale nucleare che hanno dietro casa fonde, o un pozzo di petrolio riversa migliaia di tonnellate sulla loro spiaggia, loro prendono un bel jet privato e se ne vanno altrove. Lasciando noi qui a morire piu’ o meno lentamente ma felici di farlo con la lampadina elettrica accesa.

ser joe

Ogni centrale nucleare è una bomba atomica e puo scoppiare per un qualsiasi motivo naturale o errore umano.
Non ho mai sentito uno dei tanti sistemi di energia alternativa scoppiare.

Tino

Solo che non producono energia sufficiente e soprattutto non continua per cui devono poi ricorrere al termoelettrico o al nucleare. Per quanto riguarda l’idroelettrico, beh il Vajont…

Laverdure

In effetti mi piacerebbe che qualcuno ipotizzasse gli effetti di un terremoto ,di magnitudo analoga a quella verificatasi in giappone,qualora interessasse le dighe
idroelettriche ora esistenti.
ma naturalmente,dato che anche l’ipotesi piu catastrofica coinvolgerebbe “soltanto”
le popolazioni che vivono nelle vicinanze (come nel Vajont),la maggior parte dell’opinione pubblica ne sarebbe ben poco interessata,vero?

Giovanni Bosticco

Alcune cose vorrei precisare.
La catasrofe (terremoto e tsunami), non
viene da fenomeni nucleari, ed ha fatto
10.000 vittime, senza bisogno di radiazioni
da queste malefiche centrali.
L’energia idroelettrica, perfettamente pulita
e rinnovabile, per cui sorgeva una diga nella
zona in discussione, ha causato, dal terremoto
che l’ha abbattuta, l’affogamento di centinaia di
persone.
Il problema è questo:
ce la facciamo, con le fonti rinnovabili, a dare il
nostro tenor di vita a 7.000.000.000 di persone?
Il progresso ha un prezzo.
Ho perso molti amici in incidenti stradali.
E allora, che faccio? Invento “l’auto sicura”,
o torno a viaggiare a piedi?
Cerchiamo di vivere di dati misurabili, non di
“bei principi”.

ANCIA LIBERA

SCIENZA E TECNOLIGIA SONO COSE DISTINTE ANCHE SE OGGI TENDONO A CONFONERSI IN MISURA SEMPRE MAGGIORE.
PER QUANTO RIGURDA IL NUCLEARE – DA ATEO LAURETAO IN INGEGNERIA E FISICA – DEBBO DIRECHE LA TECNOLOGIA NUCLEARE ATTUALE PURTROPPO NON E’ ANCORA “MATURA” PER POTER ESSERE APPLICATA CON SUFFICIENTI MARGINI DI SICUREZZA IN QUANTO DEVE RISPOLVERE TUTTA UNA SERIE DI PROBLEMATICHE DI CUI AL MOMENTO FORSE SI INTRAVEDE LA SOLUZIONE.
IL TUTTO SI POTREBBE RIASUMEI NEL SEGUENTE PROVERBIO: LA GATTA FURIOSA FECE I GATTINI CIECHI !

bruno gualerzi

Gli stimoli derivati dai commenti (tutti, comunque motivati, corretti e di ottimo livello) sono tanti, ed era inevitabile che si concentrassero sulla questione del nucleare (come del resto, sia pure solo come spunto, ho fatto anch’io), ma, come ho precisato altrove, altro era il mio intento. Per integrare il quale aggiungo, o semplicemente cerco si specificare meglio, alcune questioni.
Il rischio, affrontando certi temi, di sforare nel catastrofismo, nell”apocalittico’. è certamente reale… ma presumo di evitarlo proponendo una riflessione perfino banale, ma che, come tante questioni ritenute banali, in realtà è solo elementare… e per questo spesso rimossa.
Quanto accaduto in Giappone (mi riferisco in questo caso al disastro naturale), è l’ennesima dimostrazione che viviamo su un pianeta il quale, come alcuni anche qui hanno richiamato, ‘vive’ di una vita propria, ha un proprio ‘respiro’, determinato da, come dire, ‘esigenze’ che, per quanto sempre più analizzate e conosciute dagli uomini, procederanno sempre ‘aldilà’ di ogni comdizionamento umano. Tutti, senza essere astrofisici, sappiamo come – a modo suo, se rapportata alla ‘vita’ dell’universo – sia precaria la vita stessa del pianeta come tale.
Da qui (ripeto, da questa considerazione elementare) una serie di ulteriori riflessioni, che mi sento di fare come ateo. Perchè, per un ateo, dovrebbe lasciare il tempo che trova soffermarsi su questo ‘dato’ mentre viene ‘sfruttatto’ in un modo o nell’altro da tutte le religioni per proporre sempre qualcosa, di trascendente o immanente, che proietta la ‘vera umanità’ al di là della reale condizione umana? Quale religione non si avvale di questo dato per costruirvi sopra (in buona o mala fede, adesso qui non importa) il suo castello ‘metafisico’ rifugiandosi nel quale ci si illude di uscire dalla precarietà dell’esistenza? Perchè non si dovrebbe affrontare in chiave atea – che è lo stesso che dire razionale – questo dato nella sua valenza esistenziale? Non si rischia così, tra l’altro’, di trovare ‘risposte consolatorie’ apparentemente in alternativa a quelle religiose, ma con, più o meno inconsciamente, la stessa funzione? E perchè – per pericolosamente ambiguo che sia ciò, lo so bene – deve essere considerato nemico della scienza e della tecnologia. e quindi del progresso dell’umanità, chi richiama il rischio (il RISCHIO, non certo l’inevitabilità) che proprio gli unici veri strumenti conoscitivi e pratici cui si può ricorrere per vivere, per quanto realisticamente possibile, sempre meglio, rischiano di cadere? Con conseguenze – soprattutto qui, proprio per il ‘potere’ (sia detto in senso positivo) che danno queste conoscenze – drammatiche? E infine, per tornare al tema, lasciando così che vi speculino le religioni sopperendo al disinteresse della scienza, e, non a caso, trovando per questo sempre consenso e seguito?
Concludo. Si può parlare della ‘fine del mondo umano’ in due modi: quello ‘apocalittico’ in senso proprio, biblico, o, al contrario, razionalmente. Il che non significa che si debba vivere con questa prospettiva sempre davanti, ci mancherebbe, ma – quale che ne siano le ripercussioni psicologiche ovviamente soggettive – credo sia utile tenerne conto.
Questo quanto – d’accordo o meno che ovviamente si sia – ho provato a dire… e che gli amici del blog di vecchia data, coi quali mi scuso, hanno già sentito da me infinite volte.

Debbo a Serglo una precisazione a proposito di ‘progresso’ (positivo) e ‘sviluppo’ (negativo). Certamente i due termini possono sia essere considerati sinonimi, oppure interscambiabili per quanto riguarda la loro positività o negatività. In genere li uso richiamandomi alla distinzione che ne fece a suo tempo Pasolini e che diventò in qualche modo ‘classica’. Credo comunque che, proprio per l’analisi che acutamente tu stesso ne fai, li si possa considerare sinonimi, come dire, ‘tecnicamente’, e in contrapposizione quando l’uno, lo ‘sviluppo’ di fatto non produce ‘progresso’, col quale, molto semplicemente, si intende ‘vivere meglio’.

stefano marullo

“Non bisogna in alcun modo lasciare alle religioni il monopolio della riflessione sulla ‘fine del mondo’, sulle varie escatologie, e riflettervi invece in chiave atea, cioè riportando il tutto alla consapevolezza dei limiti della condizione umana, la sola in grado – questa consapevolezza – di resistere alle sirene trascendentaliste”

Caro Bruno, sembrava anche a me questo il “cuore” del tuo articolo. Peccato che la discussione si sia concentrata su una sorta di forumistico referendum pro o contro il nucleare

bruno gualerzi

Infatti, anche se era prevedibile che si imboccasse questa strada. Avevo molti dubbi se proporlo in questo momento, ma d’altra parte l’occasione si prestava particolarmente.
Piuttosto, mi piacerebbe conoscere un tuo parere in merito… ma temo che ormai il post stia per chiudere.

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