Un forum su religione e politica tenutosi a Tunisi sabato 12 marzo, organizzato dall’associazione non governativa El Jahedh, si è trasformato in un’accesa discussione non appena i partecipanti hanno cominciato ad esplorare il complesso rapporto tra laicità, islam e identità nazionale. La sintesi dell’incontro è consultabile sul sito di Magharebia.
“In Tunisia stiamo vivendo un conflitto tra chi chiede uno stato laico e chi vuole preservare il primo articolo della costituzione”, ha affermato il ricercatore islamico Sami Brahem nella sua conferenza. Sono diversi infatti gli esponenti islamici che temono una riscrittura del primo articolo che sancisce il carattere arabo e islamico dello stato. “Le paure delle due parti sono legittime. I laici temono un ritorno alle disposizioni dottrinali e l’abolizione del “Personal Status Code”, come pure il ripristino delle punizioni corporali e cambiamento dell’ordine sociale. Coloro che si oppongono alla laicità, insistono nel mantenere il primo articolo della Costituzione, tanto più che l’islam non è una religione di riti, ma comprende molti aspetti connessi alla vita pubblica”, ha detto Brahem.
Un paio di altre voci. Afef El Hamrouni, studente: “Questo confronto tra le diverse opinioni è importante, ma dobbiamo accettare tutte le tendenze, socialista, nazionalista o islamista, perché costituiscono la ricchezza intellettuale che ci fa progredire, tanto più che la religione islamica è valida per ogni tempo e luogo”; Leila Taouati ha evidenziato la necessità della costruzione di uno stato di istituzioni e convenzioni piuttosto che uno stato di dottrine; Sadek Saidi: “la maggioranza potrebbe dare la vittoria alle elezioni, ma non potrà mai darti la potenza di Dio”.
Dal resoconto di Magharebia non si può fare a meno di notare la carenza di voci laiche.
Daniele Stefanini
“Dal resoconto di Magharebia non si può fare a meno di notare la carenza di voci laiche.”
Per avere più voci laiche bisogna sensibilizzare e responsabilizzare i cittadini a partecipare ad un progetto di democrazia di largo respiro, che preveda la neutralità dello stato rispetto a qualsiasi tradizione religiosa.
Afef El Hamrouni, studente: “Questo confronto tra le diverse opinioni è importante, ma dobbiamo accettare tutte le tendenze, socialista, nazionalista o islamista, perché costituiscono la ricchezza intellettuale che ci fa progredire, tanto più che la religione islamica è valida per ogni tempo e luogo”;
– Caro studente tunisino, come si uò definire una ricchezza certe tradizioni islamiche fondamentaliste?
mi piace di più ciò che ha detto l’altra studentessa:
“Leila Taouati ha evidenziato la necessità della costruzione di uno stato di istituzioni e convenzioni piuttosto che uno stato di dottrine”
Ormai tutti noi ci rendiamo conto che non si possono mutare stati islamici in stati laici dall’oggi al domani, nemmeno la Grande Chambre, per quanto io non sia d’accordo con la sua gravissima decisione, avrebbe potuto laicizzare l’Italia facendole rimuovere di punto in bianco i crocifissi, sebbene è questo che anche io come voi ci tenevo che accadesse.
Non mi sento di sperare che la Tunisia diventi laica anche rimuovendo il primo articolo della Costituzione, è tutto l’insieme della vita privata e pubblica dei tunisini ad essere terribilmente legata all’Islam e certo la maggioranza è di orientamento fondamentalista, la stessa cosa dicasi di altre più o meno grandi rivoluzioni anche in Egitto e in altre parti del mondo arabo.
Una volta la ccar non aveva difficoltà ad incoraggiare il fascismo a impiantare colonie in Nord’Africa, oggi frena sugli interventi militari dell’ONU perchè non sono missisoni clerico-fasciste, oltre al fatto che mnettono in crisi il loro governo preferito, quello del Berlusconi, pure Tornielli plaude alla prudenza egoista della Lega Nord e non pensa a quel Gheddafi che massacra il proprio popolo, del resto, Tornielli sa che nel secolo scorso lo aveva fatto il duce contro il popolo libico, allora la chiesa si era rammaricata di aver perso un così bel territorio di pascolo.
E’ buona cosa che nei paesi islamici almeno si parli di laicità, ma temo che quei paesi abbiano ancora parecchia strada da fare.
Ogni tanto la storia brucia le tappe, ma con l’islamismo non sarà facile.
Dobbiamo riporre speranze nel fatto che in quei paesi la popolazione ha un’età media piuttosto bassa, e quindi più potenzialmente aperta che in “alcuni” (…) paesi occidentali, e nella sua acquisizione di informazioni (e magari di confronti con realtà laiche occidentali) mediante Internet.
Sarà dura, caro Federico T., ci si è ottimisticamnete spinti troppo su possibili cambiamenti verso la laicità laddove ne son sempre rimasti a digiuno e, visto il caso della Turchia, sarei più realista se parlassi di moderati influssi laici proprio grazie a Internet, ove questo strumento possa anche avere un’influenza sulle autorità, ma non certo una rivoluzione copernicana agli alti livelli, dove si tende ancora a censurare le voci laiche.
Roma non fu fatta in un giorno………..niente è facile ma l’impossibile non esiste e questo è l’importante.
Si Stafano, ma qui non siamo nemmeno all’ABC della Laicità, ed e’ parecchio probabile che non ne conoscano nemmeno il significato.
Se Roma non fu’ fatta in un giorno, per Tunisi mi pare che ci vorra ancora parecchio, stando a questi pseudo forum tra laici ed mussulmani…E poi, vorrei anche farti notare che per Roma, le cose non e’ che siano riuscite poi così bene. Tu sai bene a che “cupolone” mi riferisco. 😉
Un caro saluto
http://www.yallaitalia.it/numeri/yalla_feb10.pdf