Il MIUR, con nota del 22 marzo 2011, ha trasmesso alle Istituzioni Scolastiche di ogni ordine e grado il parere della Ragioneria Generale dello Stato sul pagamento delle attività didattiche alternative all’insegnamento della religione cattolica. Il parere, concordato tra il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) e il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), ribadisce che la scelta di avvalersi delle attività didattiche alternative alla religione cattolica rende le stesse un “servizio strutturale obbligatorio”, da pagare “a mezzo dei ruoli di spesa fissa”.
È la risposta ufficiale dei due ministeri ai “numerosi quesiti pervenuti circa le modalità di pagamento delle ore di attività alternative”, con la quale si conferma che chi paga è lo Stato e non i singoli istituti scolastici.
Riteniamo che l’UAAR abbia contribuito attivamente a determinare i “numerosi quesiti” giunti dalle scuole ai ministeri: con la vittoria legale sul diritto all’ora alternativa (ordinanza 30 luglio 2010 del Tribunale di Padova), con le comunicazioni inviate alle scuole (a inizio anno scolastico 2010/2011 e al momento delle iscrizioni all’anno scolastico 2011/2012), con la campagna informativa “Non c’è più religione per chi non la vuole” (pubblicità su settimanali, passaparola via mail, distribuzione cartoline), con il modello di diffida messo a disposizione delle famiglie, con lo sportello SOS Laicità e i consigli di info@oraalternativa.it e della mailing list [oraalternativa]. E dal reciproco aiuto offerto proprio da questa mailing list cominciano ad arrivare segnali rincuoranti: in aggiunta alle numerose testimonianze di discriminazioni, abbiamo pubblicato oggi una prima raccolta di buone notizie.
Un altro scoglio per il riconoscimento del diritto all’ora alternativa è superato: la presunta mancanza di indicazioni ministeriali sul suo pagamento, che ne avrebbe impedito o ostacolato l’attivazione, non è più una scusa che segreterie o dirigenti scolastici possono accampare.
I genitori e gli studenti che incontrassero difficoltà nel riconoscimento del diritto all’ora alternativa possono usare gli strumenti messi a disposizione dal nostro sito o rivolgersi direttamente a info@oraalternativa.it per avere informazioni e per tutelare i loro diritti.
Roberto Grendene, responsabile campagne UAAR
MIUR e MEF: ora alternativa “servizio strutturale obbligatorio” pagato dallo Stato
38 commenti
Commenti chiusi.
segnalo che il link “raccolta buona notizie”, è rotto
a me funziona
comunque
http://www.uaar.it/uaar/campagne/progetto-ora-alternativa/testimonianze.html#02
…..segnalo che quasi tutti i link segnalati nell’ ultimissima sono rotti. Controllateli.
controllati, funzionano
quale esattamente non va?
Grendene, ora è tutto ok, ma prima più di qualcuno non funzionava. Mica che sò prete che dice le buggggie! 😉
ce n’è voluto ma è valsa la pena! Trovo che questa sia una vittoria ben più importante di qualsiasi rimozione di crocifisso, e quando mia figlia (ancora piccolissma) andrà alle elementari, so chi dovrò ringraziare se non verrà trattata come scolara di serie B, come accadeva nella mia classe di tanti anni fa con una bambina testimone di geova guardata in malo modo persino dalla maestra.
Grazie!
a onor del vero anche altre associazioni e talvolta anche i sindacati hanno agito concretamente e da tempo per il diritto all’ora alternativa
Cito ad esempio Scuola e Costituzione
Crocifisso e ora alternativa sono due aspetti dello stesso problema.
Il primo è più simbolico, il secondo più pratico.
Ricordo che lo stato italiano ha affermato (falsamente) che in Italia c’è libertà di insegnamento di religioni diverse dalla cattolica e che si festegga il ramadan.
E la CEDU ha raccolto e data per buona l’informazione senza verificare.
La presenza del crocifisso sembra “concedere il permesso” di perpetrare altre prevaricazioni da parte della religione dominante.
Quando si riesce ad eliminare qualcuna di queste ingiustizie siamo ovviamente tutti contenti, ma lo saremo totalmente solo quando saranno eliminate tutte, sia le simboliche che le pratiche.
vediamo quale gabola si inventeranno ora -.-
complimenti per quest’altra battaglia vinta però 🙂
Questo è davvero un bel goal.
Bene, sono contento.
Io continuo a non capire questa battaglia dell’UAAR. Se n’è già discusso e sono stato preso a pesci in faccia. Ma l’ora alternativa la voleva il Vaticano! Per questo ci si è rivolti alla Consulta per ben due volte che ci ha dato ragione: l’IRC è materia facoltativa, punto e basta. Lo Stato non ha nessun obbligo d’istituire un’ora alternativa a un’ora facoltativa, è assurdo.
La vera battaglia sarebbe stata o di eliminare l’IRC, un insegnamento confessionale, dall’orario scolastico o, in alternativa – la vera alternativa – di collocarlo in modo da non intralciare il normale svolgimento delle altre lezioni, delle materie che contano.
Con l’istituzione dell’ora alternativa all’IRC si cementa anche l’IRC.
Risparmiatevi gli insulti e i distinguo. Sono rassegnato. La Chiesa e Ruini chissà come se la ridono: l’UAAR combatte per loro! La Chiesa voleva l’ora alternativa per prevenire l’inevitabile emorragia degli avvalentisi! Mah! Bah!
Sarei tentato di darti ragione su diversi punti….
Sergio, con me sfondi una porta aperta: l’ora alternativa, o facoltativa, deve essere quella di religione! 😉
ma dove hai letto che l’uaar propone l’ora alternativa come obbligatoria?
la religione cattolica e’ e rimane materia facoltativa
e cosi’ l’ora alternativa
le famiglie sono libere di tenere a casa per due ore la settimana i propri bambini e non farli indottrinare, ma… cosa succede se entrambi i genotiri lavorano?
e’ una discriminazione inaccettabile avere una scuola che accoglie con aule, docenti e programma didattico solo per indottrinare alla religione cattolica
per questo il diritto all’ora alternativa per chi la vuole e’ indispensabile
vorremmo tutti che l’ora di religione cattolica fosse abolita
ma nel frattempo perche’ i miei figli avrebbero dovuto stare con la baby sitter pagata da me dai 3 agli 11 anni di età? (esempio concreto)
hanno potuto invece stare a scuola, a fare due ore la settimana di alternativà didattiche, tra l’altro quelle che hanno sempre preferito!
“Lo Stato non ha nessun obbligo d’istituire un’ora alternativa a un’ora facoltativa, è assurdo.”
e’ assurdo che lo Stato sbatta fuori dalla scuola chi non decidere di accedere all’ora facoltativa di religione cattolica
hai pieno diritto di far entrare i tuoi figli alle 10:30 di una mattina la settimana, se ne hai la possibilità e la capacità economica
ma non vedo perche’ io dovrei subire questa discriminazione: se lo Stato paga docenti per le due ore settimanali di religione cattolica, pretendo di avere anche io due ore facoltative di scuola laica.
E’ un diritto che non capisco perche’ mi vuoi negare.
GIUSTO!!
E dire che si potrebbero risparmiare tanti dindini semplicemente abolendo l”IRC e anche quella alternative, e sostituirle con una delle tante materie obbligatorie, chessò, l’inglese, di cui i nostri ragazzi hanno tanto bisogno!
Grazie di cuore a tutti i componenti dell’UAAR, di cui mi onoro di far parte.
Avanti così, a piccoli ma significativi passi per la realizzazione di una “res pubblica” veramente laica.
Siccome ho tempo da perdere mi permetto qualche precisazione (senza arrabbiarmi).
Lo Stato ha l’obbligo di organizzare e finanziare l’istruzione pubblica. Ma che cosa precisamente? L’insegnamento delle materie necessarie e curriculari, obbligatorie. Nessun allievo può essere dispensato da una sola di queste materie se vuole essere promosso, conseguire un diploma o andare all’università.
Molti istituti offrono oltre alle materie suddette anche delle materie facoltative, a seconda dei mezzi e delle disponibilità di personale. Lo Stato non è obbligato a finanziare tutte le materie o i corsi facoltativi che una scuola intende offrire, magari per attirare studenti (scherma, equitazione, scacchi, ciclismo ecc.).
Comunque per chi non intende frequentare un’ora facoltativa non sussiste alcun obbligo. Questo dice la ragione, il buon senso e anche la Corte costituzionale. L’IRC è facoltativo sì o no? Certo che lo è: lo dicono la lettera e lo spirito del Concordato e la Consulta. Non è quindi né obbligatorio e nemmeno opzionale. Punto. Da dove l’UAAR abbia derivato un obbligo per lo Stato di organizzare e finanziare un’ora alternativa all’IRC è per me un mistero fitto. Più che un mistero è però per me un errore: l’UAAR ha fatto dell’ora alternativa una questione “non negoziabile”, una di quelle battaglie qualificanti di cui i suoi membri sono persino orgogliosi.
Le stizzite reazioni di Grendene (e di altri combattenti per la causa) non vanno al nocciolo della questione. Chissà forse bisognerebbe interpellare una terza volta la Consulta: ma la Consulta non potrebbe che ribadire che non sussiste alcun obbligo per lo Stato (a meno di pesanti interferenze vaticane).
Comunque allo stizzito Grendene e agli altri nobili uaarini che non vogliono essere defraudati dell’ora alternativa per i loro cuccioli ricordo – ancora una volta – che venticinque anni fa FU LA CHIESA CATTOLICA – E NON L’UAAR – CHE PRETESE L’ORA ALTERNATIVA PER I NON AVVALENTISI, per incastrarli a scuola e prevenire l’esodo degli avvalentisi. La Chiesa fece fuoco e fiamme per l’ora alternativa – e per questo chiedemmo il parere della Consulta. Margiotta Broglio, non cattolico e coestensore del Concordato, ironizzava all’indirizzo della Chiesa: “Ma allora abbiamo scherzato?”
Dal mio punto di vista questa battaglia dell’UAAR per l’ora alternativa è sbagliata e anche controproducente perché renderà Di FATTO obbligatori sia l’IRC che l’ora alternativa. Si dovrà scegliere o l’una o l’altra materia – da facoltative diventeranno DI FATTO opzionali (cioè obbligatorie).
Fra parentesi: non è sintomatico che la Chiesa non si faccia più sentire nella questione come venticinque anni fa? Non ce n’è più bisogno: oggi sono i laici che si battono per quello che lei reclamava a gran forza. Ironia della sorte.
Tu che ne pensi, Bruno? (Bruno Gualerzi)
D.P.R. n. 751 del 16 dicembre 1985:
“il diritto di scegliere se avvalersi o non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica assicurato dallo Stato non deve determinare alcuna forma di discriminazione”
Se per te non e’ discriminazione buttare fuori dalla scuola o mettere nel corridoio dei bambini mentre i loro compagni se ne stanno dentro a fare IRC perche’ solo loro ne avrebbero diritto non so che farci, la pensiamo in modo diverso
E’ chiarissimo che lo stato di non-obbligo nei confronti dell’IRC e dell’attività didattica alternativa dà la possibilità di non frequentare la scuola. Chi puo’ lo faccia. Putroppo non tutti possono. E tanti vogliono non essere discriminati e godere del diritto di avere una attività didattica facoltativa come viene offerta a chi sceglie RC.
Comunque non ho capito cosa fai (oltre a dire come l’uaar che l’IRC va abolito) per chi si trova costretto a lasciare i bimbi a scuola quando l’unica materia proposta sarebbe IRC.
Grendene:
«Comunque non ho capito cosa fai (oltre a dire come l’uaar che l’IRC va abolito) per chi si trova costretto a lasciare i bimbi a scuola quando l’unica materia proposta sarebbe IRC.»
È un problema organizzativo relativamente semplice che i presidi non vogliono però risolvere per evitare grane (col Vaticano, coi politici, con certi cattolici, anche con se stessi).
Ciò che a me non pare logico è che si invochi il diritto a un’ora alternativa a un’ora facoltativa. Il fatto è che l’IRC è una materia molto particolare, per quanto facoltativa. Le materie facoltative non contano per la promozione e sono quindi oggettivamente meno importanti – anche se possono essere belle, interessanti, arricchenti. Perciò queste materie sono solitamente collocate in margine o persino talvolta fuori orario. L’IRC però è una materia facoltativa di genere particolare: per il Vaticano e gli insegnanti di religione è anche più importante della fisica o della matematica e non può essere marginalizzato.
Una soluzione per me logica sarebbe questa: l’IRC passa da facoltativo a opzionale. A questo punto lo Stato deve per forza proporre un’alternativa, è proprio obbligato. Solo che bisognerebbe dichiarare l’IRC chiaramente opzionale modificando il Concordato.
Il Vaticano però non vuole che l’IRC sia dichiarato opzionale, perché anche questo è un declassamento (il cristianesimo opzionale? figuriamoci). Quindi preferisce intrattenere un rapporto ambiguo. Obbligatorio non può essere perché il cattolicesimo non è più religione di Stato, opzionale non va bene, facoltativo è anche lesivo della dignità della materia, quindi non si definisce bene cosa sia l’IRC ma si cerca di renderlo di fatto obbligatorio esercitando pressioni su genitori e allievi. In realtà sulla base del Concordato la Consulta ha riconosciuto chiaramente e definitivamente la facoltatività dell’IRC.
Resta il fatto che l’UAAR ha fatto sua la richiesta iniziale della Chiesa. Non so se ti ricordi quei tempi, io ci facevo una malattia per l’arroganza della Chiesa che voleva l’ora alternativa all’IRC.
@ Sergio
ho 45 anni, non ero attivista a quei tempi
l’uaar non ha fatto sua la richiesta della CCAR: ha guardato la situazione di oggi, con RC di fatto obbligatoria in particolare dai 3 ai 14 anni.
In quella fascia di età ottenere, e lo si è ottenuto, il diritto ad avere se richieste delle attività didattiche per i propri figli significa non essere discriminati.
Dici:”a me non pare logico che si invochi il diritto a un’ora alternativa a un’ora facoltativa.”
Hai uno stato che paga due ore settimanali di scuola ideologica ai cattolici, e gli altri non avrebbero il diritto di avere una semplice attività didattica al suo posto? A me sembra un diritto minimo.
le alternative all’ora di religione sono QUATTRO….
1- insegnamento alternativo
2- uscita dalla scuola
3- studio assistito (all’interno della scuola)
4- studio personale non-assistito (all’interno della scuola)
il problema è che di quelle quattro, vengono messe in atto solo la 2 e la 4.
e se si tratta di bambini e non di ragazzi delle superiori, diventa difficoltoso per dei genitori che lavorano gestire la cosa.
Sergio, c’è un’altra soluzione semplice semplice: se l’ora di religione è facoltativa, considerando che pressoché tutte le scuole aprono ormai anche al pomeriggio (spesso proprio per proporre attività facoltative), sarebbe sufficiente spostare le ore di religione in tali orari pomeridiani. Per le ore che non potessero essere collocate in quella fascia (in definitiva ogni insegnante deve prestare 18 ore di servizio e non può prestarle tutte al pomeriggio) si potrebbe ricorrere a una collocazione all’inizio e alla fine dell’orario, per permettere l’ingresso posticipato o l’uscita anticipata. In questo modo, ogni insegnante potrebbe fare 2 ore al giorno (prima e ultima ora) per 6 o 5 mattinate, più qualche ora al pomeriggio per arrivare alle 18. Sicuramente sarebbe un orario molto disagiato per i poveri insegnanti (che sono e rimangono lavoratori che si guadagnano da vivere), ma il loro disagio sarebbe abbondantemente compensato dall’avere in classe una quantità decisamente minore di studenti. Inoltre, gli insegnanti penalizzati potrebbero accedere a titolo di compensazione alla retribuzione prevista per la flessibilità organizzativa e didattica.
Una soluzione di questo tipo sarebbe piuttosto pratica e permetterebbe di conciliare le esigenze di tutte le parti rimuovendo ogni motivo di conflitto. Per questo non si metterà mai in atto.
Sicuramente sia per motivi di correttezza che economici in questi tempi di difficoltà per la scuola a causa dei tagli, sarebbe meglio togliere l’ora di religione che rappresenta solo un privilegio ed un obolo storico pagato alla chiesa cattolica, ma purtroppo ritengo, vista anche la recente sentenza sul crocifisso, che la chiesa cattolica sia una multinazionale troppo potente politicamente ed economicamente per essere attaccata direttamente con richieste di tipo ON/OFF (ed è, come i musulmani, in grado di aizzare parecchi fondamentalisti che possono influenzare i giudici e legislatori). Ritengo quindi che abbiano strategicamente più possibilità di successo gli interventi di erosione del consenso, del sostegno economico e dei privilegi (tipo ora alternativa, 8 per mille, finanziamenti dei comuni, visibilità, campagne di controinformazione, ecc.). Infatti se dovessimo chiedere l’abolizione dell’ora di religione si solleverebbe una reazione probabilmente superiore a quella per il crocifisso e non otterremmo nessun passo in avanti, mentre la parificazione dell’ora alternativa la vedo come un’opportunità di erosione del potere della chiesa. Ho già notato quest’anno come nella scuola media del mio figlio maggiore che fino all’anno scorso diceva che non aveva i soldi per istituire un’ora alternativa, quest’anno li ha trovati (a corsi già iniziati da due mesi), assegnando un insegnante ed un programma interessante che ha destato interesse anche tra alcuni che seguono l’ora di religione (ed una bambina che fino all’anno scorso seguiva l’ora di religione è passata ad alternativa). Sono convinto che queste opportunità alternative se confermate ed opportunamente pubblicizzate e sostenute possano portare nel tempo alcuni bambini a lasciare le “pallose” (testuali parole) ore di religione. Per esempio in Austria dal 1971 non c’è più la sola ora di religione cattolica, ma più alternative in base alle religioni riconosciute: il risultato è stato (e credo che tale scelta non sia estranea) che mentre prima i cattolici rappresentavano il 90% della popolazione (i protestanti luterani il 7%), oggi sono scesi al 64% (4 % i luterani), con meno della metà delle persone che sceglie l’ora di religione cattolica alle elementari.
Perchè non proporre “l’insegnamento delle religioni”. Non è democratico insegnare una sola religione. E insegnare a ragionare sulle religioni. – Non andrebbe bene???
si può tranquillamente fare in storia (anzi, penso che un po’ si faccia. io poi alle medie avevo anche “epica” tra le cose che si facevano nell’ora di italiano).
quel surplus di soldi potrebbe essere usato per dotare le scuole di laboratori scientifici decenti, materiali per lo studio delle lingue e via dicendo.
invece…
Ma le materie scientifiche e le lingue straniere non servono per fare i servi della gleba. Le scuola pubblica, essendo popola, è vista come utile a formattare i nuovi servi della gleba.
Per i figli dei nostri feudatar… ehm politici e industriali ci sono le private d’elite.
bah nemmeno, dato che quelle capre vengono mandate in private-diplomifici (vedi trota, ma anche tutti gli altri “figli di” non mi sembra siano novelli nobel, anzi… mi sembra che lavorino in linea di massima grazie a papà e mammà)
un bel successo per l’UAAR
@Marjo, si deve lasciare che le religioni siano insegnate in sedi religiose, la scuola pubblica deve essere neutrale, al massimo se ne parli come storia delle religioni trattandole come fenomeni e istituzioni che han voluto impadronisrsi del mondo in nome delle loro entità divine.
l’ora di religione dovrà essere prima o poi sfratatta dalla scuola publbica.
L’ora di religione dovrà essere prima o poi sfratatta dalla scuola pubblica.
#Aldo# risponde:
giovedì 31 marzo 2011 alle 0:42
Sergio, c’è un’altra soluzione semplice semplice: se l’ora di religione è facoltativa, considerando che pressoché tutte le scuole aprono ormai anche al pomeriggio (spesso proprio per proporre attività facoltative), sarebbe sufficiente spostare le ore di religione in tali orari pomeridiani. Per le ore che non potessero essere collocate in quella fascia (in definitiva ogni insegnante deve prestare 18 ore di servizio e non può prestarle tutte al pomeriggio) si potrebbe ricorrere a una collocazione all’inizio e alla fine dell’orario, per permettere l’ingresso posticipato o l’uscita anticipata. In questo modo, ogni insegnante potrebbe fare 2 ore al giorno (prima e ultima ora) per 6 o 5 mattinate, più qualche ora al pomeriggio per arrivare alle 18. Sicuramente sarebbe un orario molto disagiato per i poveri insegnanti (che sono e rimangono lavoratori che si guadagnano da vivere), ma il loro disagio sarebbe abbondantemente compensato dall’avere in classe una quantità decisamente minore di studenti. Inoltre, gli insegnanti penalizzati potrebbero accedere a titolo di compensazione alla retribuzione prevista per la flessibilità organizzativa e didattica.
Una soluzione di questo tipo sarebbe piuttosto pratica e permetterebbe di conciliare le esigenze di tutte le parti rimuovendo ogni motivo di conflitto. Per questo non si metterà mai in atto.
“Per questo non si metterà mai in atto.”
esatto
primo perche’ l’hanno scritto nella legge che non si puo’, secondo perche’ anche i sindacati non ci stanno, pensano che sarebbero lavoratori discriminati
D.P.R. n. 751 del 16 dicembre 1985
Articolo 2.1. a) il diritto di scegliere se avvalersi o non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica assicurato dallo Stato non deve determinare alcuna forma di discriminazione, neppure in relazione ai criteri per la formazione delle classi, alla durata dell’orario scolastico giornaliero e alla collocazione di detto insegnamento nel quadro orario delle lezioni;
@ Aldo
Piccolo incidente. Invece della mia risposta ho inviato il tuo messaggio che avevo memorizzato. Avevo scritto questo:
Ti ringrazio vivamente del tuo intervento: è quanto di meglio sia stato detto sulla questione. Mi fa particolarmente piacere che sia un insegnante a esprimersi così. Insomma, ciò che ci vuole è un po’ di ragionevolezza e buon senso. Ma proprio per questo, come tu osservi alla fine, non se ne farà niente.
Comunque quello che tu proponi l’ho sempre detto anch’io: collochiamo questa benedetta ora in modo da permettere ai non avvalentisi di arrivare più tardi (la mattina) o di andarsene prima. È così semplice! In base ai tuoi calcoli vedo poi che gli insegnanti di religione potrebbero benissimo arrivare alle loro 18 ore settimanali: che si vuole di più? Ma la “marginalizzazione” e quindi il declassamento ai cattolici non va bene. Soprattutto Il rischio è altissimo che gli avvalentisi prima o poi decidano anche loro di dormire un po’ di più la mattina e di andarsene fora di ball prima.
la proposta di collocare RC il sabato pomeriggio o la domenica mattina io l’avevo avanzata da tempo, e prima di me altri nella mailing list dell’ora alternativa.
ma occorre una modifica di legge (vedi mio commento ad Aldo) e i sindacati sono contrari
oggi, con gli strumenti attuali, anche con i governi e i parlamentari che ci triviamo, si puo’ invece riconoscere, oltre al diritto di non frequentare la scuola, il diritto all’ora alterantiva.
E’ quello che si puo’ fare concretamente e che l’uaar ha fatto, pensando che assieme ad altre forme di contrasto all’IRC si possa un giorno arrivare ad abolirla.
Quando ho presentato i modelli “E” ed “F” per esercitare il diritto di non avvalermi e la scelta di una delle 4 opzioni previste, il dirigente scolastico del liceo scientifico frequentato da mia figlia , me li ha rimandati indietro, per cui ho dovuto trasmetterli via e.mail accompagnandoli con una lettera di proteste e avvertimenti su quali sono i compiti di una scuola pubblica. Mi venivano quindi accettati, a malincuore, ma lo stesso dirigente riteneva suo diritto chiedermi il perche’ della scelta, comunicandomi altresi’ che non ci sarebbero stati fondi per attivare l’ora alternativa; ho dovuto scrivere un’altra e-mail , che era quasi un trattato di giurusprudenza e avvertendolo che in caso di omissioni . avrei agito nelle sedi opportune ,anche legali, etc, etc.
A pochi giorni di distanza , lo stesso dirigente consente l’accesso durante l’orario scolastico a due seminaristi, con l’insegnante di religione che abbandona la classe, lasciando i ragazzi di 14 anni alla completa merce’ dei due individui, il tutto all’insaputa dei genitori.
Qualcuno pensa ancora che la battaglia per l’ora alternativa e’ banale?
Ritengo invece che la scelta di fare l’ora alternativa e non optare per la semplice assenza o uscita dalla classe, e’ una scelta sicuramente piu’ forte nel rifiuto dell’insegnamento della religione proprio perche’ non una scelta di comodo;
in ogni caso, naturalmente . se fosse possibile, sicuramente sarebbe meglio eliminare l’insegnamento della religione cattolica o in alternativa istituire come materia obbligatoria
“studio critico delle religioni e influenza sulla popolazione”.
Inoltre, per una questione di principio, se lo stato e’ disposto a spendere una barca di nostri soldi per pagare i tanti insegnanti di religione nominati dai vescovi, che ne utilizzi una piccola parte in confronto per pagare i costi dell’ora alternativa.