La scomparsa di José Comblin

La morte di Joseph “José” Comblin priva la chiesa liberazionista latinoamericana di uno dei suoi testimoni più insigni e delle sue menti più raffinate. Teologo e scrittore, infaticabile prete di periferia ed animatore delle comunità ecclesiali di base,  belga naturalizzato brasiliano,  Comblin aveva 88 anni ed ebbe il singolare privilegio di vedere sei pontificati di altrettanti papi, da Pio XII a Benedetto XVI. Autore prolifico, si calcola avesse scritto una settantina di libri, redattore di molte riviste e in particolare della Revista Eclesiástica Brasileira, insieme ad altri teologi della liberazione come Leonardo Boff, collaborò alla fine degli anni ’60 con il vescovo di Recife, dom Helder Câmara, suggellando un sodalizio che si tradusse in un’azione pastorale a fianco degli ultimi e di denuncia contro il regime golpista del generale Castelo Branco che aveva preso le sorti del paese nel 1964 e  praticato senza ritegno gravi violazioni dei diritti umani su vasta scala.  Câmara era talmente popolare che la giunta militare non gli tolse mai un capello, mentre approfittando di un viaggio di Comblin in Europa, nel 1972  venne impedito al teologo il rientro con conseguente  esilio che terminerà solo nel 1980. Comblin fu al centro di una campagna velenosissima quando alla vigilia della conferenza dell’episcopato latinoamericano di Medellin, nel 1968 guidò un gruppo di teologi nella redazione di un documento “alternativo” rispetto a quello ufficiale elaborato da una commissione composta da vescovi e teologi  considerato molto blando. Il documento, dal titolo significativo, Chiesa e rivoluzione in America Latina, era a metà strada tra una teologia della rivoluzione (considerata “giusta violenza degli oppressi contro il nefasto sistema degli oppressori”) e la nascente teologia della liberazione e non mancava di rivolgere accuse molto pesanti ai privilegi delle gerarchie ecclesiastiche. Il documento fu scartato ma venne pubblicato da alcune testate brasiliane e suscitò la riprovazione della stampa conservatrice che tacciò Comblin di essere un teologo “leninista”. La critica ad una chiesa prigioniera del potere e oscurantista e la necessità di un rinnovamento radicale a livello ecclesiologico che passasse da una partecipazione più attiva dei laici su un piano di perfetta uguaglianza con i chierici è stata una costante delle riflessione teologica di Comblin. Uno dei suoi ultimi libri, senza mezzi termini, parlava delle violazioni dei diritti umani nella Chiesa Cattolica. E alcune sue parole, nella Chiesa ratzingeriana del neo-centralismo romano suonano ancora profetiche: “Il futuro che ci attende sarà quello di una Chiesa piccola, con poca gente, con molta fede, con molta obbedienza e sottomissione, senza alcun relativismo”.

Stefano Marullo

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4 commenti

Bismarck

Questi personaggi come Comblin sono quelli peggiori.
Lupi travestiti da agnelli che tengono comunque a se i “poveri di spirito” che rimangono comunque degli allienati.
La ccar ci metterà sopra il cappello come con Romero, come sempre del resto.
Mai fidarsi dei rappresentanti della superstizione, qualsiasi cosa facciano.

Batrakos

Beh dai, non esageriamo.
Se la critica che molti di voi fanno a questi ‘preti contro’ -ovvero che involontariamente siano la stampella buona della CCAR- ha una sua fondatezza e potremmo discuterne per giorni, questa mi sembra troppo.
Dire che siano i ‘peggiori’, ‘lupi travestiti da agnelli’, presuppone una specie di strategia a tavolino e una specie di complotto per cui i ‘preti contro’ lo farebbero appositamente per rafforzare la CCAR, e non mi sembra che il progetto della teologia della liberazione sia mantenere soggiogata la gente, visto che le posizioni che predicano, magari incoerentemente, sono diverse e disprezzate dalla CCAR stessa.
Insomma, la critica va sempre bene ma denigrare le persone in questo modo mi pare ingiusto.
Preferisco mille volte un prete come questo che un ‘laico’ come Ferrara.

stefano marullo

Dietrologia, ingenerosa riguardo a chi ha pagato di persona per le proprie idee. Se Comblin o altri per lui avessero cercato il compromesso o rigettato le proprie tesi quantomeno sarebbero diventati cardinali, come altri che lo sono divenuti in nome della crociata contro la teologia della liberazione.

Sai

Condoglianze.
C’è da notare anche come questi preti “contro” la chiesa siano poco conosciuti.

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