La Cassazione contro l’accanimento terapeutico

Molti quotidiani riportavano ieri la sentenza 13746 emessa dalla IV sezione penale della Corte di Cassazione con la quale si ribadisce che è reato operare se non c’è speranza di vita per il paziente. I giudici hanno confermato la condanna di tre medici dell’ospedale San Giovanni di Roma, che avevano operato una donna di 44 anni con tumore al pancreas e metastasi diffuse, alla quale gli oncologi avevano dato pochi mesi di vita, e che invece è morta poche ore dopo essere uscita dalla sala operatoria a causa di un’emorragia. La Suprema Corte ha ribadito che anche in presenza del consenso della paziente, da un intervento di questo tipo non era ipotizzabile un miglioramento della qualità della vita e che i tre chirurghi hanno agito in violazione del codice di deontologia che vieta ogni forma di accanimento terapeutico. I tre camici bianchi (uno dei quali non nuovo ad “interventi disperati” riguardo a pazienti giunti al fine vita) non verranno condannati in quanto il reato è prescritto (i fatti risalgono al 2001) ma dovranno risarcire i danni morali provocati ai familiari della donna.
AGGIORNAMENTO DEL 19 APRILE. La sentenza ha in realtà contenuti assai diversi da quanto diffuso dalla stampa. In particolare, non conterrebbe alcun pronunciamento contro l’accanimento terapeutico. Cfr. i post sul blog Bioetica dell’11 aprile e del 19 aprile.

Stefano Marullo

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62 commenti

POPPER

Intuisco che questa sentenza possa mettere in difficoltà il dibattito alla Camera sul testamento biologico; domando io, anche l’idratazione e l’alimentazione forzata in stati vegetativi è accanimento terapeutico se visto nell’ottica delle motivazioni della sentenza 13746?

Ci sono da fare dei distinguo rilevanti e ineludibili rispetto alle stentenze precedenti che han dato la possibilità a Peppino Englaro di staccare la spina?

In questa sentenza non si tiene conto del consenso del paziente, e già questo è pericoloso in senso laico, come lo è il non tener conto del testamento biologico per i casi di stati vegetativi, ma il medico ha una deontologia da rispettare e deve poter persaudere i parenti che non vi è una “extrema ratio” per una guarigione dopo l’operaizone, e illuderebbe soltanto senza solide probabilità di vita a lungo termine.

Il parere, qui nel sito e in altri ambiti, del paziente e credente fedele alle disposizioni della santa inquisizione, disposto a soffrire per cristo e speranzoso che l’operaizone sia assistita dallo spirito santo, è che, sia in stato vegetativo che durante la fase terminale di una malattia mortale, si debba attenersi ai principi di Torquemada e sperare in una guarigione miracolosa anche con idratazione e alimentazione forzata. Scusate il sarcasmo ma è proprio così che ragionano il vaticano, la Binetti, Calabrò, la Rocella, Giovanardi, Movimento per la vita, Scienza e Vita, ecc..ecc….

lonfetto

Condivido appieno. E condivido pure la tua preoccupazione riguardo il consenso del paziente. Tuttavia c’è una differenza notevole rispetto al testamento biologico. In quest’ultimo la volontà viene espressa in piena lucidità. Nel caso in questione invece è ovvio che la decisione viene presa in uno stato psicologico alterato. Come dici giustamente, e come giustamente è stato sentenziato, sta al medico persuadere il paziente e i parenti a non sottoporsi all’operazione visto che i miracoli, fino a prova contraria, non esistono.

POPPER

Ah si è vero lonfetto, tuttavia, il ddl calabrò vuole condizionare le scelte deontologiche del medico nei casi di stato vegetativo per imporre l’idratazione e l’alimentazione forzata e vuole avvalersi di alcune prese di posizione della sentenza 13746, tipo il “non è richiesto il consenso del paziente”….ma non può, secondo me, avvalersi in via teorica solo di alcune frasi della sentenza 13746 per resettare il registro del testamento biologico, perchè allora dovrebbe scartare la questione dell’accanimento terapeutico nelle frasi della senteza 13746, perchè il ddl Calabò ritene terapeutico l’idratazione e l’alimentazione forzata.

DURRUTI 51

popper@
Condivido appieno ,un arma a doppio taglio, il consenso del paziente è il punto centrale di ogni discorso, sono due situazioni diverse, è vero, ma siamo in italia non dimentichiamo le capriole che si fanno per far valere le tesi più aberranti.

POPPER

mi sembra che anche il CSS non abbia le idee chiare sull’accanimento terapeutico.

http://www.uaar.it/news/2006/12/20/welby-consiglio-della-sanita-non-accanimento-terapeutico/

Nel caso di welby non si ravvisava allora un pericolo di vita immediato, ma l’attuale sentenza come concorda con quel parere di allora? La sentenza è valida solo per le operazioni chirurgiche nonostante non ci siano più speranze o anche per altre terapie in stati di coscienza più o meno lucidi ma in fase di malattia terminale? E quali altre terapie la sentenza potrebbe coniderare non deontologicamente lecite in una fase di malattia terminale?

http://www.uaar.it/news/2007/06/16/renato-laviola-sulla-futilita/
in questo caso ci sono delle contraddizioni nel Gip Laviola sulla futilità, perchè allora, come dici Tu DURRUTI 51, la questione è:

Posso o non posso decidere riguardo alla mia cura? Posso o non posso rifiutare trattamenti medici (o assistenziali)? Che cosa diventa un atto di carità quando viene imposto?

AlekosP

Sulla questione accanimento terapeutico/Eluana Englaro.
Prima osservazione: il padre pretendeva che fosse rispettata la dignità di Eluana, ma come qualcuno di voi ha osservato, Eluana non c’era più da 17 anni o qualche cosa del genere, e quindi non è a beneficio di Eluana che si è presa una decisione, ma dello stato psicologico del padre di Eluana e della sua impostazione ideale (ideologica).
Seconda osservazione: supponiamo che Eluana avesse messo per iscritto la sua idea di non voler essere tenuta “in vita” in quel modo, ma suo padre avesse della cosa un’idea diversa, o non volesse ancora dar ragione, 17 anni fa, alla diagnosi dei medici di stato vegetativo permanente. In questo caso, mi chiedo, sarebbe stato ragionevole che i medici interpretassero le volontà di Eluana come un OBBLIGO a non aspettare, a non verificare la validità della loro prognosi, a non attendere che i familiari avessero elaborato il lutto?
Il concetto “proprietario” insito nel nome di “testamento biologico” è solo un favore fatto alle assicurazioni private sulla salute, che faranno sconti a chi dichiara da subito che vuole che gli venga staccata la spina. (NB, io sono ateo)

Kaworu

di solito quando in america si firma un DNR, la volontà dei familiari non vale assolutamente niente.

quindi se eventualmente eluana avesse messo per iscritto le sue volontà e questo fosse un paese civile, avrebbe dovuto prevalere la sua volontà e non quella del padre.

in questo caso il padre ha solo fatto l’impossibile per far si che la volontà della figlia di non restare attaccata a tubi vari ed eventuali fosse rispettata.

AlekosP

Rispondo a Kaworu:
vedo con interesse che non hai raccolto la mia SOTTILE insinuazione sul rapporto fra DNR/DNI, sanità privata e, già che lo dici tu, Stati Uniti.
Mi piacerebbe che, se non tu, almeno qualcun altro meditasse su questo dettaglio e in generale sul vantaggio per le assicurazioni di una interpretazione meccanica della lotta all’accanimento terapeutico.

Barbara

Non si smentiscono mai, sempre contro il progresso umano, niente di nuovo in 2000 anni e più.

annina

Io sono contrarissima a questa sentenza! Ma come, stiamo lottando per avere il pieno controllo di chi tocca e non tocca il nostro corpo e i questi giudici vengono a dirci che il nostro consenso non basta??!! Se io voglio vivere con un tubo in gola me lo faccio mettere, se voglio rifarmi le tette me le faccio rifare, se voglio morire sotto i ferri sperando di guarire da una malattia inguaribile voglio poter morire con questa speranza! I medici mettono le loro competenze a nostro servizio e siamo NOI a decidere se ci toccano, quante volte, dove, in che condizioni e se invece NO. Ma se vogliamo allora SI!

Kaworu

concordo.

se una persona vuole farsi sottoporre a tremila operazioni senza la minima speranza, non vedo perchè non farglielo fare.

allo stesso modo però una persona senza la minima speranza dovrebbe essere lasciata libera di scegliere se continuare inutilmente a soffrire oppure se uscire prima dal gioco.

Lorenzo Galoppini

Non si può che concordare: AUTODETERMINAZIONE, SEMPRE!
(poi, si sa, per i cattoclericodementi questa é una parolaccia)

POPPER

va anche aiutata deontologicamente e difesa da illusionismi che possono approfittare del suo stato emotivo per proporgli false speranze, operazioni e terapie che non conducono a nessuna guarigione, ecco del perchè della sentenza, ma critico quella parte che non concede al paziente la scelta delle terapie o di non avvalersene affatto, lasciando al medico una decisione deontologicamente ambigua.

Barbara

E’ il nocciolo della questione, l’autodeterminazione è tutto ciò che la religione non può tollerare di principio.

Barbara

Popper, ma anche se l’operazione non garantisce la guarigione miracolosa, preferirei farmi operare nella speranza di poter stare meglio piuttosto che passare magari 6 mesi a letto con i dolori insopportabili che provoca il cancro perché i bravi cattolici hanno deciso che debba essere solo il buon dio a decidere quando dovrebbe essere il mio momento. Mentre di contro, per qualche assurdo ragionamento teologico loro, hanno deciso di chiamare mangiare e bere il prolungamento forzato della “vita” stesa in un letto incosciente da 17 anni.

AndreaB

Una persona sana va da un oncologo e chiede di essere sottoposta a un ciclo di chemioterapia.
Credo che la risposta giusta sia: questo trattamento non si può fare perché si tratta di autolesionismo, semmai ci sarebbe da indagare perché la persona in questione sia arrivata ad un tale convincimento.
Lo impediscono:
1) la deontologia del medico;
2) per quanto riguarda la sanità pubblica, il fatto che le risorse sono limitate e si applicano secondo linee guida internazionali.

Nel caso specifico ci sarebbe da capire perché ad una persona si dovrebbe chiedere il consenso per effettuare un trattamento dannoso. Non vorrei che alla base di questo comportamento ci fossero motivazioni tutt’altro che nobili.

Kaworu

@AndreaB
in quel caso la persona dovrebbe essere inviata dal medico a uno psicologo dato che sarebbe molto probabilmente Munchausen (anche se di solito sono più svegli e meno sgamabili di così) 😉

il consenso informato viene fatto firmare per mettere al riparo il medico da eventuali azioni legali, che io sappia.
il paziente deve sapere a cosa va incontro con una determinata operazione o con qualsiasi altra procedura medica (io l’ho firmato anche per la TC e lo firmo ogni volta che faccio qualche esperimento in università anche se non ci sono rischi o altro).

Barbara

“… Gli oncologi le avevano dato pochi mesi di vita”. Presumo fosse già stata sottoposta a cicli di chemio massacranti.

POPPER

OT, ecco ciò di cui la Cassazione deve occuparsi per restituire il diritto ai gay di vivere una vita normale anche di avere la patente e di non essere umiliati.

http://www.repubblica.it/cronaca/2011/04/10/news/catania_gay-14748810/?ref=HREC1-3

Nelle motivazioni della prima sentenza il giudice scrisse: “I comportamenti tenuti dalle due amministrazioni appaiono in evidente discriminazione sessuale del Giuffrida e in evidente dispregio dei principi costituzionali. I comportamenti dei due ministeri hanno cagionato grave danno e sofferenza per l’umiliante discriminazione subita”. Quindi, “il comportamento delle due amministrazioni ha gravemente offeso ed oltraggiato la personalità del Giuffrida in uno dei suoi aspetti più sensibili e ha indotto in lui un grave sentimento di sfiducia nei confronti dello Stato”. Giuffrida aveva accolto la sentenza definendola “un passo avanti per i diritti civili”.

m anche questa umiliazione subita con danni alla propria vita, e non ditemi che dietro a questi comportamenti omofobi non ci sia la cultura cattolica.
http://napoli.repubblica.it/cronaca/2011/04/10/news/aggressione_arcigay-14762128/?ref=HREC1-3

che mondo cattivo l’omofobia cattolica nei comportamenti dei suoi sudditi più ignoranti e che disprezzano la vita altrui se non è secondo la propia fede cattolica.

Markus

Bah… vabbe.

Inutile discutere, si tratta di un caso concreto che non mi interessa valutare. Magari per quel caso era giusto così e in altri no, mica siamo in common law.

Enrico

Non saprei però ricordiamoci che senza interventi ardimentosi effettuati su persone ritenute incurabili la medicina mai sarebbe progredita.
In merito al testamento biologico non vedo relazioni con questa sentenza, nel caso Englaro ella era solo nutrita operazione non di cura ma di semplice pietà umana.

Seneca il giovane

Certi cattolici non dovrebbero pronunciare la parola “pietà, non ne sono degni.

POPPER

la pietà umana da me non richiesta e impostami dallo stato vaticaliano con arroganza e prepotenza è una violenza nei mie confronti, perchè io non sono solo qualcosa da nutrire e da dissetare, la mia volontà è importante come la vita che ho, voi stessi credenti pensate di avere un’anima e non solo che siete mortali, quindi, almeno sul diritto alla mia dignità e volontà dovresti essere d’accordo.

Oltretutto perchè dovrei capire e accettare supinamente quella pietà arrogante e prepotente? Io non credo a quella pietà e questo per me è importante, perchè, se io per testamento biologico ho deciso diversamente, non mi si puo imporre che io capisca o pregare perchè io abbia la grazia di capire dio e la sua misericordia.

La volete capire che voi stessi credenti mi fate soffire con la vostra fede a me impostami per via legislativa? Perchè ciò la chiamereste pietà umana quando invece me la imponete con ragionamenti tipo, vedrai che cristo ti perdonerà i tupi peccati?

ma dai anche voi credenti! ogni vostra dialettica è una condanna in termini di prediche del tutto gratuite sulla sofferenza altrui.

bradipo

Chi offre pietà deve anche sapere quando ritirarsi, altrimenti è solo egoismo mascherato male.

POPPER

è un atto di modestia non richiesta dalla legge Calabrò, quella della tortura di fine vita, adesso Enrico non metterti a far la predica su come gestire la pietà importa dalla mentalità cattolica di stato, la tua e di atanti altri che impongono spietatamente i loro crocifissi come se coronassero il fine di vita di coloro che non credono o non vogliono sia imposta a loro la pietà di stato.

Dai anche tu un po’ di rispetto, per favore!

Reiuky

Paradossalmente, invece, la relazione con il caso Elengaro ci sta tutto: in entrambi i casi un organo di governo è intervenuto a giudicare una scelta che può e deve essere solo personale.

Per dirla in parole povere, Enrico, se tu vuoi vivere per 20 – 30 anni impossibilitato a muoverti e in preda a dolori lancinanti, devi essere libero di farlo. Nessuno può costringere un altro neanche a prendere un antidolorifico se non lo vuole.

Ale

@ Enrico deve essere la persona a decidere se vuole fare da cavia a beneficio del progresso scientifico. Nessuno deve essere obbligato.

Sergio

Mah, sono casi limite. Da una parte c’è una persona ormai oggettivamente spacciata, ma che non si rassegna a morire. Dall’altra medici che sanno che è spacciata, che non c’è proprio nulla da fare, ma lo stesso la operano. Perché lo fanno? Per rispettare il desiderio della paziente, di provarci ancora, o per far soldi? Difficile dire. La sentenza lascia intendere che i medici hanno agito nel proprio interesse (far soldi) o che comunque non hanno rispettato la deontologia medica, facendo sperare inutilmente la paziente e i familiari.
Siccome però è stata la paziente ha richiedere o acconsentire all’intervento mi sembra che un indennizzo ai familiari sia proprio fuori luogo. A meno che i medici non abbiano fatto credere che ci fosse ancora una piccola speranza, che si poteva tentare.

Ormai la sanità è un’industria di cui vivono milioni di persone (medici, infermieri, farmacisti, case farmaceutiche, psicologi, psichiatri ecc.) interessatissime a offrire servizi. Dall’altra parte abbiamo pazienti che pretendono tutte le cure possibili e immaginabili in nome del diritto alla salute.
Fatto è che la spesa sanitaria è ormai fuori controllo ovunque (Germania, Francia, Svizzera, Italia ecc.). Il presidente della Novartis, Daniel Vasella, si fotte 40 milioni di franchi all’anno. La Novartis “investe” nei farmaci più redditizzi, per es. i chemiofarmaci che allungano la vita magari soltanto di qualche mese. È chiaro che bisogna aumentare le tasse, altro che diminuirle. Di questo passo lavoreremo per lo Stato fino in dicembre, non fino a luglio.

TEO

Quello praticato contro Eluana Englaro era un accanimento terapeutico e ciò che è stato fatto nei suoi confronti è stato un assassinio. Tale è, infatti, far morire una persona di fame e di sete.

faber

“Tale è infatti far morire una persona di fame e di sete”
Concordo con te Teo. Però dubito che un insieme di cellule che effettuano delle reazioni biochimiche, in assenza di qualsiasi attività cerebrale superiore, possa definirsi una persona.

Kaworu

immagino che tu abbia presente che cosa significa stato vegetativo permanente…

Florasol

TEO, quale “persona”? Eluana era già morta da 17 anni. Quello era un cadavere mantenuto vivente per forza. E non si può assassinare un morto. (vabbè, tranne Maramaldo, ma quella è un’eccezione) 😀

Kaworu

ti svelo un segreto: “vivere” è diverso da “vegetare”.

indovina come mai si chiama stato VEGETATIVO permanente, e a cosa si associa quel “vegetare”.

Southsun

@ Enrico.

Seeh, tanto è vero che “poteva avere figli”. Aho’, l’ha detto il bottaniere eh, mica l’ultima delle sue sgualdrine!

Tanto è vero che, dopo poco che le furono staccati sondini ed aggeggi, il corpo morì.

Morto il cervello, morta la persona. Fatevene una ragione.

Enrico

Il cervello di Eluana era lesionato in maniera irreparabile ma vi era resudua attività cerebrale.

Eluana mori ma non immediatamente sopo la sospensione dei nutrienti.

* Kaworu

Dopo il concetto di morte cerebrale, quale nuovo concetto di morte vuoi introdurre?

Kaworu

@enrico

residua attività cerebrale che non era vita. era “vegetare”.

come una pianta.

se per te quella è vita… anche se sospetto che tu pure anzichè vivere “funzioni”.

per “morire” comunque basta poco… basta una cosuccia à la phinneas gage, un alzheimer o una qualsiasi altra demenza…

bada bene, non sto dicendo di sterminare chi ha una demenza o affini. sto dicendo che per far “morire” una persona che conosci, ci vuole proprio poco, anche se quel corpo continuerà a respirare e in molti casi anche andarsene in giro.

figurati se ormai il cervello è atrofizzato…

resta un patetico simulacro.

per carità, tu per me in quel simulacro puoi starci anche 40 anni.

eluana non avrebbe voluto e il padre per 17 lunghi anni è stato torturato quando voleva solo che venisse rispettata la volontà della figlia.

Enrico

Si Eluana non voleva ma nessuno ha accertato se e cosa pensasse al momento finale.

Kaworu

vedo che non sei in grado di comprendere i post a cui rispondi. forse faresti meglio a farteli scrivere da qualcuno.

altrimenti ti salterebbe agli occhi che la tua risposta è completamente senza il minimo senso.

Kaworu

in ogni caso se quando la sua corteccia cerebrale era integra NON VOLEVA, avrebbero dovuto staccarla dai vari sondini ben prima di 17 agoniosi anni.

era stato vegetativo permanente, non locked in (che credo sia pure peggio, sinceramente)

Enrico

Si però avendo il cervello funzionanate anche se solo parzialmente ha una persona il decidere di dire con anticipo in tal caso vorrei morire? Se uno è libero di fare tutto ciò che gli pare a cosa serve lo stato?

Kaworu

guarda, a parte che non si capisce che cosa vuoi dire (non è per essere s t r o n z a, ma a volte per cercare di capirti ci vuole l’interprete. davvero, impara un po’ la tua lingua madre che male non ti fa).

provo a interpretare.

una persona con un alzheimer avanzato non può decidere per sé stessa.

una persona col cervello ancora più compromesso di un alzheimer non “c’è” più.

quindi non può decidere nulla.

eluana aveva manifestato le sue idee al padre e questo le ha fatte rispettare.

Kaworu

mi spiace, è tutta colpa del tuo analfabetismo di ritorno se non si capisce quel che vuoi dire.

fai un corso di italiano e torna tra un paio d’anni, magari riuscirai a farti capire meglio così nessuno fraintenderà quel che vuoi dire e riceverai risposte adeguate alle tue richieste.

fino ad allora, mi spiace ma questo è il massimo che posso fare, non arrivo oltre nell’interpretazione del tuo zoppicante italiano.

Enrico

Si però avendo il cervello funzionanate anche se solo parzialmente ha una persona il diritto decidere di dire con anticipo in tal caso vorrei morire? Se uno è libero di fare tutto ciò che gli pare a cosa serve lo stato?

Kaworu

eluana il cervello ce lo aveva funzionante tutto, quando ha espresso le sue idee.

ma comunque una persona cerebrolesa può esserlo in vari modi.

mi rendo conto che quel che dico non verrà recepito ma ci provo ugualmente:

una persona con una cecità corticale o un neglect può esprimere la sua volontà in maniera piuttosto tranquilla anche se il cervello è danneggiato.

una persona con danni frontali può anche essere interdetta invece (non nel senso di insulto ma nel senso legale) perchè per dirla semplificando in una maniera che trovo orripilante, “la personalità cambia” e quindi le capacità di giudizio sono intaccate.

dubito che questo discorso ti sia chiaro ma ci ho (per l’ennesima volta, meriterei almeno la beatificazione per la perseveranza. ah questa è ironia, nel caso) provato.

se comunque una persona esprime certe idee quando è perfettamente sana di mente, non vedo cosa c’entri il tuo tirare in ballo un cervello funzionante solo parzialmente.

nulla, direi.

Enrico

Si ma la propria volontà non può essere senza limiti è dovere dello stato porre dei limiti.

Kaworu

dei limiti che non vadano a intaccare la dignità e la volontà di una persona.

a meno che quella persona sia in arresto o faccia qualcosa contro altre persone.

una persona ha tutto il diritto di decidere di smettere di soffrire se ha una malattia che COMUNQUE la porterà alla morte tra atroci sofferenze e senza alcuna speranza di guarigione. così come una persona ha il diritto di farsi tutto l’iter di sofferenza fino all’ultimo ovviamente, e lo stato ha il dovere di far si che questa persona sia assistita nel migliore dei modi.

e una persona ha tutto il diritto di lasciar detto che in caso di coma o svp il suo corpo venga staccato da qualsiasi supporto esterno e lasciato andare sottoterra.

così come il contrario.

tu non vuoi tutto questo? perfetto, non lo fare.

Paul Manoni

@Enrico
Magari sta alla singola persona, decidere se per lei una cosa e’ “dignità” o meno. Per Eluana, un tubo infilato CHIRURGICAMENTE nel naso ad una persona in stato VEGETATIVO per 17 anni, evidentemente non lo era. Per te magari lo e’. Non spetta certo allo Stato decidere per entrambi…E nemmeno al medico, se e’ per questo.

“Se uno è libero di fare tutto ciò che gli pare a cosa serve lo stato?”

Henry David Thoreau diceva: “Il miglior governo, e’ quello che governa meno”. 😉

Kaworu

tu non leggi nemmeno una parola di quel che scrivo, eh enrico? -.-”’

la dignità di una persona si offende facendo qualcosa che non vuole quella persona.

una persona vuole passare la vita attaccata a un sondino, respiratore o qualsiasi altra cosa? offenderesti la sua dignità non offrendogli le migliori cure.

una persona NON vuole quello? offenderesti la sua dignità costringendola a subire certe cure.

a me pare semplice, perchè a te sembra un ragionamento così complicato?

Southsun

@ Teo.

Hai toppato ancora una volta. Tipico di chi non ragiona manco il minimo.

Infatti, il corpo di Eluana NON è morto “per fame e sete” in una lenta agonia. E’ morto subito dopo che le hanno tolto L’ACCANIMENTO TERAPEUTICO, cioè il sondino con liquidi chimici che teneva in vita il suo corpo.

Liquidi chimici che SOLO VOI potete chiamare “cibo”. Voi e quella miserabile della Roccella, telecomandata dalla cloaca massima vaticana.

Eluana è morta quando il suo cervello ha smesso di funzionare, cioè 17 anni fa.

Il Tribunale ha accertato (dopo 17 anni, altro che “processo breve”) che le sue volontà erano di NON essere attaccata alle macchine, le macchine sono state staccate e il suo corpo è finalmente morto.

Sic et simpliciter.

SilviaBO

Non credo che abbiamo elementi sufficienti per giudicare su questo caso particolare.
La volontà del paziente è per me sacrosanta, ammesso che sia una volontà genuina e non manipolata da altri (medici, familiari, preti…). Un malato terminale è in una condizione psicologica delicatissima, può bastare una parola in più o in meno di un medico per fargli cambiare idea sul da farsi, per dare quel briciolo di speranza in più o in meno che fa cambiare opinione.
Diceva il giornalista che ha commentato la sentenza per il Resto del Carlino (cito a memoria, quindi non letteralmente, ma credo di azzeccare il senso) che nessun medico farebbe mai qualcosa che non è nell’interesse del paziente. Quel giornalista è un ingenuo. I medici sono esseri umani, e come tali ce ne sono di onesti, di così così e di delinquenti. Non mi sento di escludere che la sentenza sia azzeccata, è possibile che quei medici abbiano davvero offerto false speranze, ottenendo una dichiarazione di volontà falsata.
Io voglio credere che la signora immaginasse che sarebbe morta sotto i ferri e che si sia fatta operare apposta per risparmiarsi mesi di agonia. Ma è una mia pia illusione, probabilmente non corrispondente alla realtà.

andrea pessarelli

se l’intervento era senza speranza (abbiamo troppo poche informazioni per saperlo, ma immagino che i giudici ne avessero di più) la sentenza è giusta: il consenso informato non avrebbe dovuto neanche essere raccolto in quanto l’intervento non avrebbe dovuto essere proposto in assenza di una sua indicazione clinica.

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