Un’inchiesta sul numero attualmente in edicola del settimanale L’Espresso svela inquietanti retroscena tra le frequentazioni di vescovi siciliani con uomini politici potenti indicati dai pentiti come contigui alla mafia. Altro fenomeno che si denuncia nel reportage è quello del “pizzo”, una vera e propria piaga che non esenta neanche le parrocchie. Di fronte a Cosa Nostra sempre più mimetizzata e poco rumorosa, si legge nell’articolo di Lirio Abbate, molti sacerdoti, specie nelle periferie, preferiscono pagare e tacere. Don Miguel Pertini, prete italo-argentino arrivato tre anni fa nella chiesa dello Zen , uno dei quartieri più degradati di Palermo, secondo il racconto di due collaboratori di giustizia, è stato aggredito e minacciato di morte perché non pagava il pizzo sul campo di calcetto annesso alla chiesa, come tutti gli altri commercianti. Sono passati 18 anni dall’assassinio da parte della mafia di don Pino Puglisi e altrettanti dall’anatema di Karol Wojtyla pronunciato alla valle dei templi contro i mafiosi invitati a convertirsi. Ma i preti antimafia degli anni Novanta sembrano ormai un flebile ricordo. Un gruppo di bambini aderenti al comitato palermitano Addiopizzo Junior, che ha voluto incontrare una decina di preti delle parrocchie per sollecitare una presa di posizione contro Cosa Nostra durante le omelie, si sono sentiti rispondere da uno di loro: “Il prete non deve fare antimafia, ma deve portare avanti le parole del Vangelo”.
Stefano Marullo
Don Puglisi era la “mala pianta” che infestava il giardino fiorito degli affari tra le due “cosa nostra”.
Oggi, tutto è tornato nell’orddine naturale delle cose, schiavitù delle menti e processioni!
Evviva l’Italia nuova che avanza al seguito dello stato più moderno e illuminato del pianeta terra, il vaticano!
Non avendo piu’ attrattiva nei confronti dei fedeli, puntano ad instaurare un rapporto diretto con i politici tutti, per sopravvivere, almeno nel loro potere e nei loro privilegi. Tra questi politici, nella martoriata Sicilia, inevitabilmente ce ne sono in combutta con esponenti della criminalità organizzata. Il resto va de se’, purtroppo…E non e’ che quando si tratta di soldi, privilegi, potere e consensi, gli uni e gli altri si siano mai schifati. Anzi!
Mi dispiace dirlo, ma i bambini di “Addiopizzo Junior” sono dei poveri illusi, se pensano di poter prendere in esame i preti, come eventuali interlocutori per combattere Cosa Nostra.
@ Paul Manoni
Caro Paul, condivido FINO ALL’ULTIMA VIRGOLA quello che hai scritto. Per questo, mi permetto di aggiungere una postilla.
Oggi la Santa Sede amministra uno dei più cospicui imperi finanziari esistenti al mondo, anche se è praticamente impossibile tentare di quantificarne l’entità esatta. Chi si occupa VERAMENTE della gestione di un siffatto impero finanziario? forse quattro cardinali attempati, che manco sanno che cosa siano una plusvalenza o gli earnings per share? Ed il Caso Sindona, poi: ce lo siamo già tutti dimenticato?
Negli USA, in questi ultimi cinquant’anni, la lobby cattolica si è notevolemente rafforzata e consolidata. Oggi è persino in grado di condizionare le elezioni presidenziali. Ora io mi chiedo: a che cosa si deve questa incontrovertibile “scalata al potere” compiuta dai cattolici nordamericani? c’entra mica qualcosa il legame con Cosa Nostra?
Tutti ricordiamo il papa polacco URLACCHIARE contro i mafiosi in occasione di un suo viaggetto nella Valle dei Templi in Sicilia – pareva Savonarola dal pulpito di San Marco. Ma nel corso del suo lunghissimo pontificato quale iniziativa CONCRETA ha adottato, l’imminente illustre beatificando, per allentare, sia pure in misura lievissima, i legami tenaci ed ormai inveterati tra le gerarchie cattoliche e la mafia italo-americana? quale? Se qualcuno ne è a conoscenza, lo prego vivamente di farmelo sapere. Poi c’è l’assassinio di don Puglisi. Qui mi tolgo tanto di capello. Ma vorrei chiedermi: è giusto che il sacrificio di un povero prete siciliano, del tutto estraneo al sistema di potere ecclesiastico romano, venga ascritto a merito a quest’ultimo considerato nel suo complesso? Non so perché, ma l’assassinio di don Puglisi mi ricorda tanto quello di monsignor Romero. A te no?
Ma tra i preti antimafia mettiamo anche Marcinkus?
“Il prete non deve fare antimafia, ma deve portare avanti le parole del Vangelo”
In pratica, il solito menu: chiacchiere, chiacchiere, chiacchiere e niente di concreto…
E dire che, contrariamente all’at, il vangelo non sarebbe tutto da buttare…
Certa gente è solo una foglia di fico perchè sui giornali venga scritto che la superstizione combatte la mafia. Ma poi si vede bene come va a finire…
Spero che con questi dati si capisca che anche chi fa del bene nella superstizione è solo una goccia nel mare e rischia di far passare l’idea che tutta la superstizione combatta il male, quando invece non è così.
E’ inutile quindi preoccuparsi per certi personaggi e la compagnia cantante di cui fanno parte. Fanno tutti parte della compagnia di giro che si esibisce a teatro, ognuno col proprio ruolo (magari anche incosapevole, ma anche fortemente minoritario), ma la commedia è sempre quella.
Se vogliono combattare qualcosa davvero, devono uscire dalla compagnia e costruire qualcosa di nuovo, altrimenti è tutto inutile. Abbiamo infatti visto quante cose sono cambiate.
Sig. Paul Manoni, essendo bambini l’illusione è scusabile, non possono essere cinici ed esperti delle cose del mondo già a quell’età (anche se nel quartiere Zen, aiuta).
Dubito che l’Associazione “Addiopizzo Junior”, sia materialmente coordinata da bambini di 6 anni, ma tutto sommato hai ragione. Gli illusi quindi non sono i bimbi dello ZEN, ma quegli idioti dei loro genitori, speranzosi che la Chiesa possa far qualcosa per combattere la mafia. 😉
“…..speranzosi che la Chiesa possa far qualcosa per combattere la mafia. ”
non tanto che possa (il potere, sia politico sia sui fedeli, non le manca), quanto che voglia (a parte i gesti e le parole vuote di facciata e gli atti di singoli e rarissimi preti che credono davvero a quello che predicano e mettono la fedeltà a ciò davanti alla prosperità propria e della chiesa)……
Ehhhh piano……..Signor Manoni, non definirei idiota chi, in una realtà come quella della nostra Sicilia, si schiera così apertamente contro la mafia, tanto di cappello ai loro genitori che hanno perlomeno costretto la chiesa locale a prender posizione (una ben ipocrita e vile posizione).
Capisco che ci voglia coraggio (vedere la fine di Don Puglisi, un grande uomo), ma se sei prete devi sapere che la tua posizione non ti permette di nasconderti ma di dare voce ai deboli contro i potenti.
Tanto di cappello si!…Ci mancherebbe!
Ma l’illusione di poter arginare certi problemi attraverso i preti, mica sparisce…
Rimane tale, nel senso che i preti (salvo qualche raro caso) non possono o non volgiono, mettersi apertamente di traverso alla mafia, semplicemente perche’ ci guadagnano in termini di consenso, privilegi e potere, in quanto i politici mafiosi spesso vanno a braccetto con loro.
Manoni, ti rispondo perchè conosco bene la situazione siciliana, per quanto riguarda i preti soprattutto quelli delle piccole realtà, più che di privilegi si tratta semplicemente di paura. Se penso a certe realtà latinoamericane, dove certi preti erano in prima linea contro i governi di sicurezza nazionale, viene un po’ di tristezza. Quanto ai politici, soprattutto se di grosso “calibro”, il consenso lo cercano attraverso i vescovi (e pure in Sicilia ci sono vescovi perbene, potrei fare nomi e cognomi)
@Stefano Marullo
Conosco anchio un po’ di quella realtà, convivendo con una siciliana. 😉
Se non posso sicuramente darti torto, non posso nemmeno condividere al 100% cio’ che dici. Come ben sai la CCAR, essendo una sorta di monarchia assoluta, funziona in modo gerarchico piramidale. Se alla base abbiamo tanti preti che hanno paura nel ribellarsi apertamente alle logiche della criminalità organizzata, e’ anche vero che motli di quei preti, non si metterebbero mai e poi mai di traverso alle decisioni o alle “amicizie”, dei loro superiori.
E’ ovvio che qui non si vuole fare di ogni erba un fascio, ed e’ altrettanto ovvio che ci siano persone (prima di essere preti), che combattano i fenomeni criminali.
Se da un lato potremmo anche avere dei preti che si schierano contro la mafia, da un altro, e’ la stessa scala gerarchica della Chiesa, a tenerli con il freno a mano tirato.
“Il prete non deve fare antimafia, ma deve portare avanti le parole del Vangelo”.
Che discorso VISCIDO! 👿
Don Abbondio non avrebbe saputo dir meglio: “Il prete non deve fare antimafia, ma deve portare avanti le parole del Vangelo”.
Fare il prete è una grossa responsabilità in quanto dovrebbero indicare la strada giusta. Dovrebbero far seguire la via del’amore e non quella dell’odio. Purtroppo o per fortuna sono persone come noi e quindi possono sbagliare MA se sbagliano (aiutare i mafiosi) devono essere cacciati dalla chiesa (istituzione) e non difesi. La cosa triste è che questo non capita spesso questo. Cmq VIVA LA SICILIA!!!!