Un tentativo di studiare scientificamente che cosa sia e a che cosa serva la religione

La religione si trova in tutte le società, anche se in forme diversissime, creando l’enigma di quale ne sia l’origine. Leggiamo sul sito dell’Economist che è in corso uno studio condotto da ricercatori di diverse nazioni sotto il titolo “Explaining Religion” e cominciato tre anni fa con lo scopo di spiegare i vari aspetti della pratica religiosa e d’individuare i tipi di condotta morale che si rifanno alle religioni. L’argomento è così complesso e indefinito, che i fatti che si vanno raccogliendo risultano ancora bisognosi di interpretazione e i partecipanti allo studio considerano il lavoro svolto finora essenzialmente un raccolta di dati, sui quali si costruiscono schemi interpretativi da mettere alla prova.
Una teoria sull’origine della religione è che essa, attraverso la punizione delle male azioni e il premio delle buone, sviluppi l’attitudine a collaborare propria dell’homo sapiens. Questa teoria viene messa alla prova con un esperimento: ai partecipanti volontari si presenta un racconto in cui un passante rifiuta l’elemosina a un mendicante e il rifiuto può essere accompagnato da male parole oppure da scuse e in entrambi i casi il passante sùbito dopo va incontro a  un incidente spiacevole di varia gravità. Si domanda ai volontari se l’incidente sia causato dal comportamento tenuto dal passante verso il povero. La risposta è per lo più negativa ma è meno rapida quando c’è stata animosità nel comportamento del passante; è ragionevole attribuire il misurabile ritardo della risposta a una (inconscia?) valutazione che in fondo ci sia una qualche forma di destino che lega gli eventi al comportamento degli umani. Di per sé quest’esperimento non è sufficiente a trarre sicure conclusioni ma, unito ad altre prove, può acquistare più valore per una diagnosi fondata. Si è così cercato che conseguenze abbia l’idea che “Dio ti vede”. Con esperimenti molto sottili si è giunti alla conclusione che chi ha l’impressione di poter essere osservato esprime giudizi più severi su atti anche di non eccessiva gravità, in confronto a chi non ha tale sensazione. Si è anche riscontrato che chi crede in un dio onnisciente e giudicante (cristiani, mussulmani ecc.) è portato a giudicare ogni sorta di condotta riprovevole con maggiore severità di coloro che, come i buddisti, aderiscono a religioni che non contemplano una simile figura divina; e, aggiunge l’articolo, gli agnostici e gli atei la pensano come i buddisti.
Se le idee e le credenze viste sopra riguardano i singoli, un altro aspetto deve essere considerato: quello dei riti condivisi. La psicologia distingue due tipi di memoria a lungo termine: quella semantica, delle nozioni apprese per indottrinamento, e quella episodica, degli eventi salienti della vita, tanto più viva se si tratta di episodi dolorosi. In certe tribù australiane o africane tali sono i cerimoniali iniziatici cui si assoggettano i giovani, che creano fra chi li ha superati un forte senso di appartenenza e di superiorità sugli altri. Riportando gli atti di culto in un diagramma che ne esprime la frequenza in funzione dell’intensità del tormento che provocano, si vede che tali atti tendono ad accumularsi agli estremi: i più leggeri alla massima frequenza e i più gravosi una volta in tutta la vita; questo è abbastanza prevedibile ma confermerebbe il carattere sociale delle manifestazioni di religiosità, analogo a quello di altri riti non religiosi, come il tormentare le matricole nelle scuole o nei corpi militari, o gl’inni di partito o aziendali. Sull’argomento sono in programma ricerche che coinvolgeranno studiosi di antropologia, archeologia, psicologia evoluzionistica e storia. Così lo studio “Explaining Religion” finirà coll’aprire una nuova area di ricerca nel campo del comportamento umano.

Ermanno Morgari

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77 commenti

Paolo1984

La religione è necessaria a gran parte dell’umanità semplicemente perchè non siamo in grado di accettare ciò che diceva Democrito, che tutto nell’universo è frutto del caso e della necessità.
il materialismo di Democrito ed Epicuro ci sembra avvilente e sopratutto non da’ risposte davanti alla nostra paura della morte e che tutto finisca con essa così ci siamo inventati varie forme di Aldilà oppure le reincarnazioni.

Antonio

Non per me, una vita priva di scopo o valori prefissati e un’universo fatto solo di atomi in movimento mi va tremendamente a genio, molti sono religiosi per una necessità psicologica, io sono ateo non solo per i motivi legati alla razionalità ma anche per la stessa necessità psicologica che porta i credenti a credere.

Silvio Manzati

“nostra paura della morte”, cioè di voi cattolici. Le persone normali hanno paura di soffrire.

Paolo1984

sono agnostico, prego e ho paura di soffrire certamente, ma anche il fatto che io e i miei cari abbandoneremo per sempre questo mondo per l’ignoto o il nulla mi inquieta molto.
Poi le risposte date dalle religioni (ciclo di reincarnazioni, Paradisi e Inferni ecc..) non mi convincono, perciò non sono credente.

Lorenzo Galoppini

@ Silvio

Cioé, avere paura della morte non sarebbe da persone normali?? Questa é una tipica affermazione estrema ed anche un pochino autolesionista per un ateo. Di fronte agli altri, voglio dire.

davide

@lorenzo
forse con “paura della morte” silvio intendeva dire che le persone normali (che immagino essere quelle razionali) sapendo e conoscendo razionalmente che prima o poi dovranno morire, non hanno paura della morte, semmai (come io stesso) possono provare dispiacere.

a me sinceramente (sono ateo) non fa paura, certo è che mi dispiacerebbe se capitasse domani (avendo 25 anni), però visto che non posso sapere quando mi toccherà e sapendo però che comunque mi toccherà…beh…”a chi tocca ‘n se ‘ngrugna” avere paura è giusto a livello antropologico, ma sbagliato a livello razionale.

nadia

vale anche per me: ho paura del dolore! Come dice Epicuro: quando arriva la morte noi non ci siamo ed è finita !!!

Paolo1984

Epicuro ha ragione come su tante altre cose (lui e Democrito credo siano tra i filosofi più acuti della Grecia antica) ma a molti spaventa o comunque fa soffrire proprio il “non esserci più”, perfere per sempre i propri cari oltre al dolore fisico perciò si rifugiano nella religione.

Dalila

Secondo me accettare serenamente le proprie paure è anche segno di forza.
Non si vuol morire (se in condizioni ottimali) per istinto di autoconservazione.
Non vedo cosa c’entri l’ateismo con la paura della morte: la si accetta, certo, ma è un passo verso l’ignoto e l’irreversibile e come tale puo’ ragionevolmente creare una certa angoscia.

alessandro

inizialmente serviva per spiegare fenomeni naturali non spiegabili.
Successivamente è servita e serve perchè, per alcuni, è difficile accettare il fatto che siamo di passaggio e che non c’è nulla dopo la morte.

Federico Tonizzo

Ora serve piu’ che altro a chi la spaccia (ricordiamo che è stata definita “oppio dei popoli”), e la conseguenza è che per coloro che ne sono stati resi DIPENDENTI da bambini è difficile accettare il fatto che “siamo di passaggio e che non c’è nulla dopo la morte”: costoro, da adulti, tornano dunque dallo spacciatore a chiedere ancora religione (in genere ne è prevista una dose alla settimana, salvo per coloro che rimangono oppiati di per loro più a lungo senza “bisogno” di una tale frequenza di assunzione).
Si salvano (disintossicano) coloro che hanno un sufficiente senso critico e magari un livello di conoscenze scientifiche e storiche alto.
Ritengo assolutamente criminale spacciare religione ai bambini piccoli, esattamente come troverei criminale spacciar loro l’oppio materiale del papaverum somniferum.

claudio285

Religion explained, pubblicizzato qui sul sito. Leggetelo, ve lo consiglio.
Anche quello di Dennet, ma quello di Boyer è nettamente più scientifico poichè contiene maggiori dati, resoconti di esperimenti ecc.
Le religioni tribali si disinteressano delle spiegazioni dei fenomeni naturali. Non gliene può fregare di meno. Non riescono ad essere chiari su cosa avvenga dopo la morte, e di solito non si pongono il problema.
QUando si parla di vita dopo la morte tutti ma tutti gli aderenti a tutte le religioni tendono ad essere vaghi, a confabulare risposte o a darne in conytrasto con le stesse dottrine.
Per Boyer, se non ho inteso male, l’idea che nell’uomo vi sia una vera e propria consapevolezza della morte non è del tutto vero. In questo caso saremmo simili agli animali.
E’ più la figura del “morto” a spaventarci, che quella della morte.
Secondo lo stesso autore tale figura evoca, o meglio attiva in noi almeno due schemi cognitiio preinstallati (cioè genetico – tenete conto che è di paradigma cognitivista, per cui gli schemi cognitivi di base non sono appresi ma sono precablati nel cervello come espressione gnetica della specie), i quali sono gli schemi “predazione” e “contagio”.
La paura dellamorte è cioè visione o immaginazione del morto la quale attiva la paura della predazione e del contagio.

bruno gualerzi

@ claudio285
Leggo attentamente solo ora il tuo intervento e vi trovo tesi che più o meno erano presenti anche in un precedente post… e alle quali avevo replicato dissentendo senza ricevere riscontro. E nel mio intervento qui sotto, senza saperlo, ho ripreso in sostanza quella replica.
Ora, per mio interesse personale – di natura speculativa, s’intende – desiderei sapere se non hai replicato perchè ritenevi la mia un’impostazione troppo diversa dlla tua, di nessun interesse per te. Non temere di offendermi dicendo senza remore cosa ne pensi, perchè, come dicevo, ci tengo ad avere l’opinione di uno addentro alla questione come sei tu in quanto mi interessa perchè mi serve.
Grazie.

bruno gualerzi

Chiedo genericamente (retoricamente) agli amici atei se la tesi che sostengo da sempre, qui e altrove, tendente a ridurre all’osso una questione indubbiamente complessa come viene illustrato nella notizia, può reggere anche di fronte a così accurate indagini. E’ la solita tesi:
La religione ha origine dal fatto che l’evoluzione ha dotato l’uomo di una coscienza con la quale perviene alla consapevolezza della precarietà della propria esistenza, della necessità di sopperire a tanti bisogni per… intanto sopravvivere… e poi per rendere possibilmente più agevole l’esistenza. Il che pure è faticoso. Di fronte a questa constatazione, di fronte alla ineluttabilità di questa condizione, ecco che volge lo sguardo al di là di essa per scorgere qualcuno o qualcosa o un qualche luogo in grado di rispondere positivamente a esigenze che tutto il suo organismo reclama siano soddisfatte. Individuando, ritenendo di individuare, ‘volendo’ individuare (in una complessità di modi che riguardano la storia delle religioni, dalla più primitive alle più elaborate… ma aventi tutte le stesse funzioni), forze mettendosi in contatto con le quali e propiziandone l’intervento possano rendere concretamente possibile il superamento della consdizione umana nei suoi aspetti più contrastanti con la volontà di vivere. A questo punto si può fare anche strada il dubbio che nessun aiuto può derivare da queste ‘forze’ necessariamente da collocare ‘aldilà’ della condizione stessa in quanto quelle messe a disposizione dalla natura in cui si svolge l’esistenza non servono alla bisogna… ma ciò non ne elimina l’esigenza. Da qui il prevalere, in tutte le civiltà di cui si ha testimonianza, e fino all’oggi, del pensiero magico-religioso.
Ora, chi si riconosce in qualche religione… può anche cercare il più possibile di ‘viverla’ per dare più autenticità al proprio presente… ma non potrà mai rinunciare alla prospettiva di ‘trasferirsi’ in una dimensione ‘aldilà’, appunto, della condizione umana. Trascendentalista o immanentista che sia questa religione.
Chi invece dà credito alla consapevolezza che nessun aiuto gli deriverà se non da se stesso, ovviamente si pone su un altro piano, cercando se mai di indagare, di conoscere in che modo questa consapevolezza comunque orientata dovrebbe servire alla riproduzione della specie, unica vera vicenda in cui si trova coinvolto ogni uomo.
Ecco, a mio parere è su questo assunto di base che poi si possono, e si debbono, sviluppare le ricerche sui modi e sui tempi che sono propri dell’homo religiosus’, cercandone i riscontri nei vari comportamenti e sulle componenti biologiche che li determinano e da cui a loro volta sono determinate. Finalizzando ovviamente queste conoscenze a rendere il meglio possibile vivibile l’unica vita di cui ognuno dispone, prendendo in coinsiderazione la natura e l’utilitù vera degli strumenti di cui l’evoluzione ha dotato l’uomo.
Personalmente ritengo che il principale ovviamente che sia la ragione… ma qui si apre un discorso di altra natura.

daigoro

desmond morris nel libro “la scimmia nuda” ipotizza che la religione sia un residuo evolutivo del rituale di sottomissione al capobranco che caratterizza i gruppi di primati. un pò come se ci fosse un super capobranco invisibile e temibile da doversi ingraziare con riti di sottomissione

bruno gualerzi

@ daigoro
D’accordo, ma questo non spiega perchè ad un certo momento il ruolo del capobranco cambia di significato e – pur restando i rituali che caratterizzano questa sudditanza del gruppo nei confronti della scimmia dominante più o meno gli stessi nella forma – ci si riferisca ad un’entità, divinità o forza/spirito della natura, che viene caricata del potere di sopperire in qualche modo alla precarietà di un’esistenza di cui ci si rende consapevoli. Per quanto mi riguarda c’è solo un passaggio evolutivo dall’istinto della scimmia che le permette di adattarsi alle esigenze del branco per sopravvivere, a quell’altro istinto, sempre prodotto dell’evoluzione, che chiamiamo coscienza e che rende possibile avere consapevolezza della propria fine individuale. Non credo che il comportamento della scimmia finalizzato alla sua sopravvivenza sia determinato da una qualche consapevolezza del proprio destino individuale, cosa invece ad un certo momento riscontrabile nell’uomo e che, come dicevo, fa mutare il ruolo di quello che era il capobranco. In qualche modo si chiede al ‘nuovo capobranco’ di farsi carico del superamento della propria condizione. Ed è a questo punto che credo si possa parlare di origine delle religioni.
Il fatto poi che il pensiero religioso ritenga la comparsa della coscienza non il prodotto di un processo evolutivo ma un salto radicale di qaulità dovuto ad un intervento esterno, pur nella sua illusorietà conferma questa esigenza di superare i limiti della condizione umana.

POPPER

daigoro, il periodo che tu citi con l’esempio che hai portato non prevedeva la nascita della religione ma solo in seguito una serie di norme per il rispetto di una struttura gerarchica della tribù, tuttavia non si può escludere che qualcuno delle prime tribù si occupasse di viveri, di segreti della natura, della caccia, quindi, lo studio della preda, osservazione di come si comportava la preda, prime osservazioni casuali o anche di necessità virtù, per cui la curiosità su come si comportava la natura allora ostile (non che non lo sia oggi) diventava maggiore osservazione ed esperienza di nuovi metodi di approvogionamento e sopravvivenza, ma anche di prime forme di organizzazione più culturale, era inelubile allora come lo è oggi che si muore, malgrado tutte le precauzioni e i progressi della scienza, quindi, il lutto ha iniziato ad attirare intorno al proprio capezzale forme primitive di rispetto e riti di commiato, che poi non è vero che fossero riti religiosi nella preistoria, secondo me sono forzature di ragionamenti fatti oggi dai credenti.

C’è sempre stato un eccentrico interesse nell’uomo fin dalla preistoria di distinguersi dagli altri, alcuni tra questi individui eccentrici erano stati chiamati poi sciamani in alcune delle prime tribù animiste, più di recente sono annoverati nella storia delle grandi scoperte casuali e invenzioni che han caratterizzato l’esperienza del progresso nel suo insieme storico.

Perchè alcuni e non tutti nella preistoria avevano l’onore, seppure casuale, di scoprire l’acqua calda ed eccellere in intelligenza fuor da comune? Per modo di dire, nel senso che la natura e il cielo erano già allora sotto gli occhi di tutti, bastava osservare meglio e studiare i fenomeni con occhio naturale e non con fede acritica e rassegnata nel sopranaturale, e questo all’inizio è stato fatto, la religione arriva e rovina tutto, dove 4 gatti di stelle appaiono in un certo modo, ecco arriva qualcuno e dice, quella è la costellazione del del gatto egizio, per fare un esempio, e l’astrologia purtroppo entra nella creduloneria, la quale anche oggi vede un volto alieno su Marte, nonostante si sa che è solo un monte fatto naturalmente in una certa maniera.

Quindi la mia opinione sulla questione dell’osservazione prima della filosofia, nella preistoria, è logica; dal mio punto di vista bisognava rimanere ancorati allo studio dell’osservazione, nell’atichità qualuno è rimasto ateo nelle sue osservazioni, qualcun altro ha voluto trascendere la propria osservazione naturale attribuendole un carattere religioso e mistico, approfittando della buona fede altrui, ci ha ricamato sopra immagini fatte di stelle che sono solo immaginarie.

In passato si isolavano per giorni o per anni come eremiti nelle giugle e nelle montagne per studiare la natura e il cielo, spesso venivano considerati in modo diverso dagli altri, tutti si accorgevano di loro per come si comportavano con la loro curiosità naturale e oltremodo ossessionata dai misteri del cielo, ma ancora non si parlava di causa intrinsecamente trascendentale, che comunque è una convinzione dei contemplativi a tutt’oggi.

Le origini della religione sono state la mistificazione e l’inganno di poteri all’inizio sciamanici e poi temporali (i primi re ella storia, i faraoni e gli inperatori), non c’è prova di alcuna innata genetica esigenza di attribuire alle divinità ogni spiegazione della natura e del cielo.

test

Secondo me si troverà, in futuro, che la religione è un sottoprodotto del “senso di gerarchia” che ci tiriamo dietro dal “cervello rettiliano”, la più primitiva parte del cervello umano. Evolutivamente, questo senso ci ha permesso di sopravvivere costruendo dei gruppi simili a branchi, evitando che ogni individuo restasse isola, e quindi soccombesse, visto che siamo un po’ scarsi in artigli e robustezza, ma capaci di “ingegnarci”.
Forse ancora oggi il senso di gerarchia è quello che permette l’esistenza di una qualsiasi forma di governo, o anche un semplice organigramma aziendale.
Ma è anche la porta più rapida per far entrare leggi e concetti derivati da ciò che viene fatta considerare come “autorità”, bypassando qualunque filtro critico.
Inutile poi ricordare che questo processo è tanto più facile, quanto più avviene in tenera età.

MASSIMO

La religione è una cosa nata con l’intento di addomesticare i popoli e comandarli meglio.

L’hanno inventata gli antichi egizi. Si diceva al popolino che il farone era il figlio di Dio, e così loro facevano la piramide e morivano contenti. Se non gli avessere intato queste frottole si sarebbero ribellati.

Circa 2000 anni dopo a Roma dicevano al popolino che il Papa è il vicario di Cristo. E così il popolino si faceva comandare e costruiva le cattedrali in silenzio.

Negli anni ’50 uno scrittore di fantascienza ha inventato una religione chiamata Scientology ed ha raccontato che il mondo è stato inventato da un certo Xenu. E grazie a questa storiella ha fatto un sacco di soldi (sempre grazie all’ingenuità del popolino).

Alla fine la storia è sempre la stessa.

Congo

Salti un passo.
Tu stai dicendo che ci sono persone che “sfruttano la fame di altre persone vendendo cibo”.

Ok.

Ma non spieghi PERCHE’ le persone hanno fame.

Laverdure

@Congo
Le persone,hanno fame perche questo e’ un istinto fondamentale che le spinge a cercare il cibo ad ogni costo,cibo senza il quale morirebbero senza scampo,come
del resto qualunque forma vivente.
Non mi sembra invece che la mancanza di fede porti necessariamente alla morte,
almeno a giudicare dalla vitalita dei presenti.
I “venditori di fede”,piu’ che ai venditori di derrate alimentari li paragonerei agli
spacciatori di droga,che sfruttano un “bisogno”creato ed alimentato da loro stessi !

Florenskij

@ Massimo. Per la costruzione del duomo di Milano diedero una gentile offerta ( volontaria ) anche le prostitute che operavano nella metropoli ambrosiana. Tanto erano schiavizzanti i cantieri delle cattedrali. La cattedrale era per il popolo uno strumento di identità collettiva e un motivo di orgoglio: come i grattacieli per New York.
Ha mai sentito che le cattedrali avevano anche la funzione “keinesiana” di valvola di scarico della disoccupazione nei periodo di crisi economica?

Nei regimi “idraulici” della Mezzaluna Fertile i popoli, se non fossero stati convinti della divinità del re, si sarebbero ribellati. Giusto. E se si fossero ribellati avrebbero perso la coordinazione-subordinazione necessaria per costruire e mantenere le indispensabili opere idrauliche: argini, dighe, canalizzazioni, dragaggio. Esattamente come per la Torre di Babele.

Nel film “Il gladiatore” si vede il vecchio e saggio imperatore Marco Aurelio che vorrebbe trasformare l’Impero in una democraza: ridicolo.

Federico Tonizzo

Non sono buone scuse, Florenskij.
La gente dovrebbe sentire coesione e solidarietà sociale non a causa del “drogaggio” religioso (che dà forti effetti collaterali negativi), ma per educazione alla collaborazione, all’amicizia, alla solidarietà sociale e all’empatia verso gli altri. Sfortunatamente, in questo la scuola fa abbastanza.
E’ sotto gli occhi di tutti che la società attuale, drogata dalla religione, è piena di focolai di violenza, ed è pure sotto gli occhi di tutti che per le religioni sono state combattute, e si combattono tutt’ora, tante funeste guerre. Ma quale amore? Chi si vuole prendere in giro? 👿
Infine, occorre tener presente che la “cristianizzazione” dell’Europa fu ottenuta più con la violenza (pensa al “cuius regio, eius religio”) o con la truffa (sincretizzazioni) o con i roghi di “eretici” e di presunte “streghe”.
Radici cristiane dell’Europa? TSE’!!! 👿

Federico Tonizzo

Mi correggo:
“Sfortunatamente, in questo la scuola NON fa abbastanza.”

Focaral

La modalità di studio (l’incidente del non elemosinante) mi pare un poco bizzarra. Sicuramente superficiale. Non mi sembra l’approccio adatto al tipo di problema. Bisognerebbe semmai indagare se gli effetti sociali della religione, abbiano in qualche modo dato un vantaggio evolutivo ai credenti.

antonietto

Non tutto esiste perchè da un vantaggio evolutivo. I capezzoli maschili non danno alcun vantaggio evolutivo, esistono per “inerzia”, perchè ancora non c’è stato il tempo o il modo affinchè si evolvesse un meccanismo che nel caso che il sesso sia maschile eviti lo spreco di risorse per formare i capezzoli. La religione potrebbe essere semplicemente un effetto collaterale del genere, frutto di una impostazione mentale che il vantaggio evolutivo lo da. Ad esempio potrebbe essere semplicemente che in quanto nella savana gli scimmioni fifoni che percepiscono predatori che li osservano dappertutto vivono di più di quelli che se ne infischiano e sono più propensi a pensare che ad aver mosso il dato cespuglietto sia stato semplicemente un soffio di vento, noi siamo venuti fuori con una impostazione mentale tale che siamo portati a vedere intenzioni ed agenti dove in realtà c’è solo caso ed indifferenza.

Dunque indagare sui “vantaggi evolutivi” della religione, oltre che difficile, potrebbe essere anche inutile.
Sicuramente per cominciare, tanto per sapere da che strada partire, l’esperimento del non elemosinante non mi sembra poi così tanto campato in aria.

antonietto

Secondo me per studiare la religione si dovrebbe partire da roba come l’animismo o il culto degli antenati, o cose simili.

E’ facile immaginarsi come il culto degli antenati si sia trasformato nel culto degli antichi re, poi man mano che i re si facevano più indietro nel tempo sono diventati dei. Magari Jehova era il nome di un antico sovrano del popolo degli israeliti.
In questo modo potrebbe essere che tutte le religioni alla fine si riducono al credere che l’anima sopravviva dopo la morte.

Oppure il tutto potrebbe ridursi all’animismo. E’ facile passare dall’animismo alle religioni politeiste dell’antichità in cui una moltitudine di divinità erano associate ad una moltitudine di fenomeni naturali. E poi si vede che la tendenza a filtrare con il politeismo c’è nei cristiani moderni, che prendono un santino per tutto, dunque potremmo davvero avere una impostazione mentale, al di la della cultura, che ci renda propensi a pensarla come gli animisti.

Le strade sono molte e mi immagino quanto sia difficile fare una ricerca del genere.

Paolo1984

Bè il culto dei santi non ha fatto altro che sostituire gli dei del pantheon greco-romano quando il cristianesimo si è imposto come religione ufficiale e unico culto consentito oltre all’ebraismo nell’impero romano.
Non è un caso che la riforma protestante, pensata come un ritorno alle Scritture “tradite”dalla Chiesa di Roma, non contempla nè il culto dei santi nè quello mariano.

Florenskij

@paolo 1984. C’è una differenza. Il culto dei santi ha certamente preso il posto di quello degli dei pagani in alcune manifestazioni molto popolari; tuttavia i santi veri ( non quelli leggendari come san Giorgio ) sono personaggi autentici, come san Francesco e san Giovanni Bosco, sono realmente vissuti, si sono misurati con le difficoltà e i drammi della vita; perciò costituiscono esempi credibili di vita eroica, ponendosi ai semplici fedeli come modelli da imitare concretamente. In questo senso il culto dei santi ha avuto un fortissimo impatto sulla vita sociale.

Paolo1984

è ovvio che non metto in dubbio l’esistenza storica di Agostino da Ippona, Francesco d’Assisi (ma non credo nell’origine divina delle stimmate), Giovanni Bosco ecc..resta il fatto che il culto dei santi e quello mariano con il corollario di reliquie e processioni era visto come superstizione paganeggiante dai riformatori protestanti…e non è che avessero tutti i torti. Poi il fatto che sia stato importante culturalmente non è in discussione, ma non vedo come ciò possa negare quello che ho detto

POPPER

sono d’accordo antonietto, si deve partire da molto lontano, le prime osservazioni della natura e del cielo, i primi lutti, le prime scoperte casuali sulla natura che li circondava, i fenomeni ancora da spiegare o da replicare per usi domestici, il fuoco, per esempio, le prime domande su molte cose che non capivano ancora, ma le domande all’inizio erano più pragmatiche, più vicine ad una questione di sopravvivenza, in seguito vedremo domande più filosofiche con una logica e dei metodi di ragionamento più complessi.

L’animismo non è neppure molto preistorico se guardiano alla sua storia, si deve risalire ai primi personaggi della preistoria che vissero di osservazioni ed esperienze rudimentali della natura che li circondava, la paura della morte in seguito ad esperienze di lutti frequenti, le domande sul significato della morte non sono proprie della preistoria, vengono piu tardi, tuttavia dalle ultime scoperte sulla vita quitodiane dell’era preistorica ci sono alcune abutudini curiose, quali l’attenzione per l’estetica, i monili e i cosmetici naturali, a Neand. piaceva farsi bello, probabilmente si preoccupava di apparire tale in un corteggiamento, mentre la forza, il coraggio e il dare una certa sicurezza alla propria donna e famiglia era un connotato preistorico e tra gli uomini c’erano dei veri riti cruenti, ma non chiamiamoli religiosi, era ancora prematuro.

C’è chi tra i sostenitori della religione innata parla di una innata capacità di trascendenza, e che i fenomeni naturali e celesti erano logicamente dedotti da presenze divine ultraterrene e che ciò era una specie di disegno intelligente in cui vedervi l mano invisibile delle divinità.

con questa convinzione, tali ID.ioti avvallano una genesi dell’uomo con una prospettiva ultraterrena, una destino immortale, per cui la religione era nell’evolzuione dell’uomo una tappa inevitabile, un percorso addirittura logicamente evolutivo.

Florenskij

@ Popper. E’stata la frequentazione del pensiero di Popper a darle
la sicurezza di poter dare dell’idiota a chi è arrivato a conclusioni diverse dalle sue?

@ Tutti. Io non ho capito perchè la paura della morte debba essere null’altro che un’aberrazione, una specie di “malattia infantile”. Se l’uomo sente la morte come un’INGIUSTIZIA, non si potrebbe addurre come causa che la natura umana si sente costitutivamente fatta per la vita, e che la vita nella sua integralità gli è dovuta?

Stefano

@ Florenskij

Se l’uomo sente la morte come un’INGIUSTIZIA

Si sta discutendo di una legge vuole proibire a coloro che sentono la vita come un’ingiustizia di scegliere

antonietto

Dalle pitture rupestri sicuramente si può cercare di capirci qualcosa. Tutto il simbolismo potrebbe fare anche pensare ad una religiosità di tipo animistico. Per animismo ovviamente non intendo le manifestazioni moderne ma l’impostazione generale, ovvero associare alle cose naturali un loro spirito, oppure riconoscere in qualche animale o pianta il fondatore del clan, cose simili.

Gli elefanti hanno un comportamento simile al lutto umano. I neanderthal seppellivano i morti. Sicuramente le domande filosofiche sulla morte ecc sono venute dopo…ma magari abbiamo qualcosa di innato che ci porta a comportarci come se ci fosse una vita dopo la morte. Non vedo come gli elefanti possano aver seguito un “iter” culturale simile a quello umano, eppure si comportano un po’ come facciamo noi nei confronti dei morti.

Non mi sento di escludere che l’innata capacità di trascendenza ci sia. Se poi la trascendenza ci sia davvero oppure è una illusione è un altro discorso e quello si, in qualità di ateo mi sento di poterlo tranquillamente escludere.

Markus

Dovrebbero considerare il fenomeno medico psichiatrico.

Il mio sospetto, senza fare il medico scienziato, visto che non lo sono, è che la popolazione mondiale sia tutta moderatamente malata in modo più o meno rilevante e che la religione sia una sistematizzazione dei sintomi per ricondurli da disagio personale a prassi sociale per renderli accettabili.

Diciamo che se si viene diagnosticati come depressi se da 1 a 10 il valore è 7 o più, la religione dice a quelli depressi da 1 a 6: “è il peccato originale che ti pesa oppure il Karma” e si inventa storie più o meno consolatorie. Il punto è che come insegna la psicologia comportamentale, una cattiva soluzione diventa parte del problema e chi è poco depresso potrebbe uscirne se smettesse di credere alla storia del peccato originale o del cattivo karma…
Invece si dice al depresso che è normale così, siamo tutti un po’ depressi la vita fa un po’ schifo per tutti e poi passa… accetta, accetta e sopporta.

E invece no !!!

Oggi esiste la medicina scientifica, la psichiatria, le terapie psicologiche. Si può essere felici, uscire dai disagi mentali non di seria rilevanza psichiatrica con adeguate forme di terapia.
Sono sicurissimo che se i più comuni problemi di disagio sociale e personale (soprattutto l’ansia) venissero trattati adeguatamente, il numero di persone aderenti alle religioni precipiterebbe verticalmente. Semplice, ma se arrivassero a questa conclusione, come fare a renderla pubblica e aiutare il mondo a migliorare senza offendere i religiosi da coltello facile ?

In bocca al lupo.

Gianfranco D'Elia

Perché la vita?
Perché la morte?
Perché il cosmo?
La scienza spiega il come.
La religione tenta di spiegare il perché.
Da sempre e per sempre.
La religione, perciò, accompagnerà sempre l’essere umano.
Deprecabile però l’uso e l’abuso da parte…di altri esseri umani che si fanno chiamare preti, cardinali, pontefici, santi, e così via.

Florenskij

@ Gianfranco D’Elia. La religione, come tutte lem altre realtà sociali, può mantenersi solo come organizzzata, con suoi dirigenti e impiegati subalterni. Anche loro sono soggetti a sgarrare e sgarrano effettivamente; ma perchè vedere sempre e solo abusi? Non ci sono stati preti solerti, altruisti e perfino eroici? Occorrerebbe una minima frequentazione dell’agiografia…

Gianfranco D'Elia

Non escludo la buona fede di nessuno. Ma per essere moralisti non c’è bisogno di indossare l’abito talare o anelli d’oro e farsi baciare le mani ed inginocchiarsi dinanzi ad un altro essere umano (il cosiddetto Papa che mi sa tanto di medievale anche solo come ancora vestono! E questo è sotto gli occhi di tutti…).
Chi ha creato il potere temporale? Non certo un uomo chiamato Gesù, il quale – se non ricordo male – era contro il potere delle religioni.
Per cui faccia attenzione alla distinzione tra moralità, di cui sono intrisi anche i laici e gli atei (con il vantaggio per costoro di non esibire alcuna forma di potere!), e religiosità. Le faccio un esempio: gli antichi sacerdoti egizi di Amon, il culto principale nell’antico Egitto, si incazzarono a morte con il faraone Amenofi IV per aver eliminato il loro culto, che gli fruttava enormi ricchezze. Tanto fecero che il povero Amenofi IV ed il suo culto fu presto bandito e ripristinato il vecchio culto. Amenofi è passato alla storia come il “faraone eretico”.
Quanti “eretici” ha arso vivi la chiesa?!
Ancora oggi un ateo, seppure moralmente ineccepibile, viene dannato dalla chiesa come un eretico!
Le pare giusto?
Capisce ora la differenza?

Rocco

Credo che questo tipo di ricerche sono vane in partenza. Molti manifestano la propria devozione principalmente per trarne vantaggio personale. Prendete il caso del deputato UDC Mele che di giorno faceva il bacchettone e di sera faceva festini.
Anche Dawking riporta nei suoi testi diverse ammissioni di preti che fingono di credere perchè non avrebbero alternative lavorative.
Anche alti prelati vaticani appaiono comportarti in modo ortogonale alla dottrina e alla morale cattolica, basti citare la cacciata dei rom dal tempio dei vip nella notte di natale. Con tanto di donazione dei trenta denari.

antonietto

Dunque dici che tutte la religione è presente presso tutte le genti e tutti i tempi semplicemente perchè ci sono gli approfittatori?

E’ ovvio che si può guadagnare tanti dindi puntando sull’ignoranza della gente che non manca mai, ma è difficile anche evitare di prendere in considerazione che forse gli esseri umani continuerebbero a pensarla religiosamente anche senza approfittatori.

Magari gli approfittatori religiosi riescono così bene proprio perchè la religione fa parte della nostra natura umana, e studi di questo tipo indagano su questo, non mi sembra un argomento poco importante e se questa ricerca è vana è perchè è difficile indagare su ciò, immagino.

Elvetico

@Markus
Mi fai ricordare un aforisma di Max Stirner:

“Non pensare che io scherzi o che parli per immagini se considero tutti gli uomini che sono fissati su qualcosa di superiore − e sono l’enorme maggioranza, quasi tutta l’umanità − completamente matti, matti da manicomio.”

Florenskij

@ Elvetico. Dunque anche Gandhi o Martin Luther King erano matti da ricoverare.

Markus

@ Florenskij

Mi tolga una curiosità. In base a cosa lei definisce Gandhi e Martin Luthher King dei religiosi e non dei politici ? In base al suo particolare modo modo di sentire ?

Sono sicuro che non le sfugge la differenza che esiste tra una posizione politica e una religiosa… che puossono appartenere alla stessa persona.

Le torna anche che le persone su un piano psicologico vanno valutate nei fini e nelle opinioni e sul piano politico e legale nelle azioni concrete ?

POPPER

caro Ermanno Morgari, io sono del pare che prima c’era l’osservazione dei fenomeni nell’evoluzione casuale dell’umanità, come casuale era la conoscenza e ulteriori scoperte, poi si è consolidata nella trasmissione orale e scritta delle prime esperienze primitive, gli sciamani dapprima erano a contatto con la natura e ne scrutavano i segreti, ma ancora non era la religione, erano dei personaggi in possesso di singolari doti di comprensione dei fenomeni naturali per quei tempi.

Purtroppo, anche per quei tempi, il sapere era potere e quelle doti sciamaniche finirono per diventare divinazioni, quindi, ingenerarono le cosidette superstizioni, paure ancestrali, ecc…ecc….

Dietro ad ogni religione, secondo me, nell’antichità c’era una persona o un élite con conoscenze ancora pià antiche, ma che agli occhi degli ignoranti, potevano apparire rivelazioni divine e ci sono stati coloro che ne hanno approfittato.

Il professor Pincherle, in un suo intervento a Stargate Linea di Confine, che anni fa era un programma su La7, disse che Mosè simulò spesso la voce di dio in presenza dell’arca dell’alleanza e, dal momento che conosceva bene la chimica di quei tempi, era a conoscenza della della polvere da sparo con cui uccise Datan e Abiron più altre migliaia di persone disobbedienti.

Ora, non è dimostrato che la Bibbia avesse ragione su Mosè storicamente parlando, ma nella bibbia stessa si trovano alcuni passi che il prof Pincherle definisce da manuale per ciarlatani e illusionisti.

Quindi, per me, l’origine delle religioni è la mistificazione di ogni cosa, dalla natura al nostro pianeta, dalla conoscenza alla tecnologia, tutto alla luce di un progetto trascendentale preesistente fatto passare per Volontà divina o anche divina provvidenza.

Questo è quello che penso io.

Florenskij

@ Popper. Il prof. Pincherle ha avuto tra le mani il diploma di laurea in chimica di Mosè, scritto in geroglifici? E questa sarebbe scientificità alla Popper?
Il prof. Picherle ha una propensione per i bufali e le loro gentili signore, le bufale?

Florenskij

@Popper. Ma lei sa che cosa vuol dire esattamente il termine kantiano “trascendentale”?
Ribadisco: sono trasecolato per il credito che lei dà alle fantasie del prof. Pincherle. ( Ma chi è? Lo studioso di storia delle religioni Alberto Picherle? ).

Le fornirò l’elenco di santi contemporanei da lei richiesto. Ce n’è un bel po’, non dubiti, e molti tali da costituire un esempio per giovani e giovanissimi.

Ermanno Morgari

Sono grato del rilievo dato al mio nome, ma, domine Popper, non sum dignus: io, quando la mia firma compare in calce all’ultimissima, mi sono limitato a tradurre e ridurre l’articolo apparso nel giornale o sito citato, senza aggiungervi nulla di mio e solo, eventualmente, subendo qualche correzione dei redattori. Dico questo per amore di precisione e per chiarire come funziona la rubrica.
Saluto

POPPER

beh, pensavo fosse anche farina del suo sacco, mi scusi se l’ho degnata di si tanto onore. Ok, non c’è problema.

daigoro

“La religione si trova in tutte le società, anche se in forme diversissime, creando l’enigma di quale ne sia l’origine. ”

la stessa cosa si può dire per il gioco d’azzardo.

entrambi innescano dei meccanismi psicologici che portano ad una sudditanza, e sono gestiti da organizzazioni in regime di monopolio.

Stefano

@ daigoro

Un paragone più azzeccato è la superstizione.
O la magia.
E tutte e due confinano con la religione.

cesareTS

Egregio prof. Gualerzi, non ha ricevuto risposta da claudio285, forse perchè la farina proveniva da un altro sacco? Boh… non credo lo sapremo.

DURRUTI 51

Penso che le origini siano complesse, ma la più importante è sicuramente il controllo sui sentimenti angosciosi, l’ineluttabilità della morte e l’imponderabilità del futuro.
Sedare e controllare l’angoscia è una delle preoccupazioni fondamentali dell’uomo. Nei popoli primitivi i rituali religiosi e propiziatori , che assomigliano straordinariamente ad un campionario di sintomatologie nevrotiche, (pensate alle nevrosi maniacali compulsive per esempio), sembrano evidenziare questa sentitissima esigenza. Certo questo si intreccia poi con altri fattori importanti alcuni dei quali sono determinati dalle coordinate storiche , ambientali , culturali specifiche.

faidate

Scomodare l’evoluzione per spiegare la religione mi sembra una forzatura inutile.

uomo

La religione nasce dal fatto che non sappiamo che ca22o ci stiamo a fare qui nell’universo.
E come trovarsi davanti a un quadro sensa sapere chi è l’autore. Un’opera primordiale!
la scienza studia il quadro, non l’autore.

Florenskij

@Uomo. la scienza e la filosofia possono studiare le impronte, digitali e non digitali, e le tracce di DNA dell’autore per cogliere qualche aspetto del suo essere.

spapicchio

la religione (le religioni) è (sono) un substrato stratificatosi nei secoli di forse di sapere, proverbi, fatti storici, racconti messi in forma scritta e tramandatisi, anche assieme ad una tradizione orale, sicuramente influenzati maggiormente dai soggetti nuclei famigliari, che hanno avuto un maggior potere sociale e politico, nell’ambito di un clan, di una tribù, di una società, nazione, stato insediatosi e stabilitosi in un territorio dotandosi di uno stato di diritto riconosciuto e rispettato;

l’organizzazione sociale e politica poi si dà, in modi più o meno democratici od autoritari, o talvolta anche violenti (come si trova nel vecchio testamento) una religione riconosciuta ed una classe di scribi, o sciamani, o sacerdoti (ecco qui subentra la accezione della sacralità) che è stata investita dagli organismi deputati del potere politico di quella tribù, popolo, o di quella nazione o monarchia eccetera, attraverso i soggetti maggiormente potenti o rappresentativi o meritevoli di quella nazione o tribù, eccetera, a rappresentare e ad AMMINISTRARE quelle funzioni religiose e simboliche scelte tra le diverse presenti nei testi scritti e tramandati e scelti come maggiori testimonianze e rappresentazioni scritte e simboliche della storia e della tradizione della popolazione.

Per cui si determina la decisione delle liturgie, e prassi religiose da parte di questa classe sacerdotale, e dai suoi vertici.

La religione dei romani cattolici, il cattolicesimo, è sopravvissuta alla fine della amministrazione centrale dell’impero romano, e si differenzia dal cristianesimo, in modo netto, così come la corrispondente chiesa romana cattolica si differenzia dalla chiesa cristiana evangelica, come spiegavo nelle precedenti note.

I vari sincretismi e contaminazioni che la casta dei sacerdoti romani ha saputo assorbirenella funzione religiosa durante le varie tappe storiche che hanno segnato la storia dell’impero romano sono molto eloquenti, ed hanno determinato le caratteristiche attuali della CCAR come giunta fino a noi.

Ora però sembra che la CCAR sia stata investita di eccessivo potere politico finanziario oltre a quello religioso, diventando la chiesa cattolica CCAR un vero e proprio staterello autonomo ed indipendente, in forma di monarchia teocratica assoluta, ma che si regge sul finanziamento pubblico delle tasse pagate dai cittadini italiani, e questo sta comportando delle evidenti distorsioni che indeboliscono tutta la organizzazione della democrazia costituzionale e dello stato di diritto costituzionale in Italia, a causa delle ingerenze sempre più invasive e condizionanti le decisioni ed il consenso politico dello stato italiano da parte di questa gerarchia sacerdotale, la quale si erge a indiscutibile riferimento per la indicazione di ciò che è bene da ciò che è male, solo che non essendo infallibile spesso determina dei danni e vorrebbe imporre alla nazione che rappresenta solo in parte, delle scelte e degli orientameni sbagliati.

Trovo però che non deve essere confuso l’evangelo, un messaggio cristiano, con la religione, che appunto è un insieme di regole, riti, liturgie, organismi politici, establishment politico finanziario che con un messaggio evangelico non ha niente a che vedere, anzi, si trova scritto chiaramente nel N.T. come Cristo abbia sempre combattuto contro le varie caste sacerdotali, che erano molto potenti anche in Israele, in Palestina ecc… spiegando lui stesso come questi sacerdoti per quanto potenti ed autorevoli non potevano salvare nessuno.

La religione evidentemente serve e funziona come sistema di ordinamento e modulazione orientativa per i rapporti tra gli individui di uno stato, in modo blando, informale ma che può diventare autoritario nel caso diventi l’unico strumento disponibile per conciliare, accordare vari soggetti politici, ma queste cose devono essere regolate dalle leggi e dallo stato di diritto, altrimenti il potere politico si abdica a quello religioso che da solo non è in grado di sostenersi.

Per questo i religiosi, specialmente i cattolici, tendono sempre ad accordarsi ed a difendere il potere, più e prima delle istanze civili pur se giuste e legittime.

spapicchio

corrige:

la religione (le religioni) è (sono) un substrato stratificatosi nei secoli di forme di sapere, …

alessandro pendesini

L’angoscia generata dall’ineluttabilità della morte dovrebbe essere il punto di partenza dell’animismo e deità, cioè la genesi della religione. Ebbe inizio circa 200mila anni fa, coincise coi rituali della sepultura, ossia quando la zona prefrontale (neocorticale) del cervello transito’ da una maturità cognitiva (paragonata all’uomo odierno) da meno di 5-6 anni a oltre 6 anni !
Infatti sappiamo che attualmente un bambino che non ha raggiunto circa 6 anni è incapace di dare un significato obbiettivo della morte. Idem per i nostri cugini bonobo, scimpanzé ecc…che, (come bambini da 2-3 anni) si riconoscono in uno specchio (coscienti di essere coscenti), ma che non conoscono il « concetto della morte » (la loro astrazione mentale è paragonabile a quella di un bambino inferiore a 5-6 anni), poiché le zone cerebrali che lo codificano non sono sufficientemente sviluppate o addirittura mancanti.
Questo dovrebbe mettere fine al dilemma : « è l’angoscia che avvenne prima della religione (animismo) o il contrario » ? Al quale potremmo aggiungerne un altro : « chi della gallina e dell’uovo arrivo’ primo » ?

RobertoV

Non va dimenticato il tipo di vita che facevano, la morte ed i pericoli erano sempre in agguato. Potevano essere divorati da un momento all’altro da un animale feroce, morire senza sapere perché per aver mangiato qualcosa di non commestibile, morire durante la caccia o uccisi da altri uomini o ominidi, morire di parto, c’era una grande mortalità infantile e per le malattie. Insomma una situazione di grande stress, di terrore, e quando si incomincia ad avere una mente che permette ragionamenti più complessi sentivano probabilmente la necessità di trovare delle spiegazioni e dei modi per ridurre questa tensione e c’è qualcuno che ha incominciato ad offrire loro delle spiegazioni. Inoltre la difficoltà a distinguere tra realtà e sogno, tra visione apparente dettata da stress emotivo e la realtà.

Giovanni Bosticco

Amici atei
I motivi sono tre.
Anzitutto non sapersi spiegare l’origine
delle cose. Si cercava il “creatore”, per spiegare
cose che la scienza ha poi sempre chiarito.
Poi, fondamentale, la ricerca di un rimedio ai nostri
guai. Chi, cent’anni fa, era tisico, poteva andare a
Lourdes. Oggi, si cura qui.
Poi abbiamo la strumentalizzazione politica.
200 anni fa, dominavano i “religiosissimi” nobili,
sugli imprenditori, liberali e mangiapreti.
Quando i nobili sono tramontati, gli imprenditori
hanno scoperto Democrazia Cristiana, e Patti
Lateranensi. Restavano fuori i compagni, nuovi
“mangiapreti”, per l’occasione.
Quando, nel 1975, sono stati vicini anch’essi al
potere, don Enrico (Berlinguer) non faceva che
parlare di “grandi masse cattoliche”.
Penso di avere detto tutto sulla religione.

teologo cattolico

“è in corso uno studio condotto da ricercatori di diverse nazioni sotto il titolo “Explaining Religion” e cominciato tre anni fa con lo scopo di spiegare i vari aspetti della pratica religiosa e d’individuare i tipi di condotta morale che si rifanno alle religioni. ”

Perchè la filosofia della religione (materia accademica) di cosa si occupa? Filosofi che hanno studiato la religione ve ne sono infiniti, dall’alba dei tempi. Posso riempire pagine di bibliografia

RobertoV

Il metodo filosofico è differente dalla metodologia d’indagine scientifica. I ricercatori stanno cercando di realizzare un archivio dati su test psicologici.

teologo cattolico

Si, credo che quella sia lo specifico della indagine, non l’indagine in sè…. certo che ammettere che la religione sia trattabile scientificamente dice che la religione è un scientifica, oggetto di analisi scientifica.

Vi saranno per forza dei distinguo…me lo auguro

ateo3

@ teologo cattolico
la religione È qualcosa di concreto e reale. Non è così quello che la religione afferma.
Infatti di religiosi ne puoi vedere e conoscere quanti ne vuoi. Ma dio ancora non l’ho visto, e scommetto, neanche tu.

Dovresti sapere che differenza c’è tra le due cose. Anzi, lo sai. E sai di esserti aggrappato a un artifizio retorico. Bell’uomo di paglia.

POPPER

l’epistemologia aiuta l’indagine scientifica, ma essa è comunque sempre filosofia, l’indagine scientifica sulla religione non può fare a meno delle osservazioni critiche dell’epistemologia. Chi ha letto “Dopo la società aperta” di Karl R. Popper dalla pag 117 in poi, l’autore parla di errori reciproci, sia da parte della religione che da parte degli scienziati, entrambi sconfinati dal proprio ambito di esperienza, per cui, secondo K.R.Popper, la scienza aveva sconfinato nella religione di cui non era competente e viceversa la religione incompetente nelle questioni scientifiche, questo lo diceva riguardo il XIX secolo ma anche oggi è più che mai attuale.

Tuttavia, se arriva alla fine questo studio, dovrà aveve a che fare con le critiche da parte della religione in generale e, stando a quello che diceva K. Popper, non sarebbe saggio scontrarsi frontalmente.

L’epistemologia aiuterebbe l’indagine a non cadere nel psichismo dei comportamenti morali, che sono semplicemente comportamenti religiosi standard o con variabili a seconda delle religioni a cui si appartiene, insomma, anche il buon samaritano credeva in dio, ma nel vangelo non aveva paura di sporcarsi le mani e non aveva vergogna nell’aiutare i bisognosi, al contrario certi precetti religiosi lo impedirono ai farisei e sadducei o a quelli della casa di Levi a cui gesù lanciava la freccettina provocatoria.

Poi K.R. Popper, a pagina 119, fa l’esempio dello sviluppo della scienza usando la metafora della biblioteca che si arrichisce sepre più di libri, di conoscenza, di esperienze, ed io, proprio in questa ottica vedo bene l’indagine della scienza sulla religione, in questo caso, è sempre meglio arricchire l’indagine con molto più casi circa il comportamento religioso individuale in particolare, più casi si raccolgono più avremo una migliore mappa dei comportamenti religiosi o spirituali anche, dico spirtuali perchè è la nuova frontiera del comportamento autonomo di molti fedeli che sono usciti dalle religioni o ne sono ancora appartenenti ma lontani dall’obbedire ciecamente alle autorità, si insomma, si son fatti una propria nicchia in cui dio non è più quello precettistico, più laico direi, magari anche rispettoso delle idee altrui e privo di intenti evangelizzatori.

teologo cattolico

@ateo3

non intendevo dire che il contenuto di una affermazione o prassi religiosa è scienificamente dimostrabile, altrimenit sarebbe semplicemente scienza. Intendo dire che se la scienza studia scientificamente un discoro religioso, una credenza, un fatto che considera religioso, ecc.. deve avere dei criteri per definire quel discorso come religioso, rispetto ad uno sportivo, o estetico, ecc.. . l’oggetto della indagine deve essere reale, o reale per la scienza, ergo tale oggetto, – esempio il discorso religioso- deve avere una forma, un senso, non essere un nulla. Questa osservazione la sollevo a chi ritiene che la religione sia un discorso insensato. Non è un discorso scientifico, ma non un non-senso, o un non discorso, una contraddizione, un nulla. Non si può fare scienza sul nulla.

ateo3

ovviamente l’uomo di paglia non sei tu, ma l’artifizio retorico che prende quel nome.

alessandro pendesini

L’angoscia, la paura irrazionale rende qualsiasi tipo di religione sospetta poiché, purtroppo, è su queste che si appoggiano, opportunisticamente, tutte le religioni !
P.S. La Scienza non si lascia caricaturare: dal “gioco” scientifico i falsi pretesti sono esclusi…

libero

La religione è un sistema di controllo delle masse, per l’esercizio del potere e l’accumulazione delle ricchezze a vantaggio di una piccola minoranza.
La religione per funzionare ha bisogno di ignoranza e povertà, quando l’istruzione e il benessero crescono la religione entra in crisi, con alcune generazioni di benessere e grande istruzione la religione è ridotta ai minimi termini e con il tempo verso l’estinzione.

Francesco

Che cosa sia e a cosa serve la religione:
Mi vengono in mente solo risposte volgari!

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