Il boss e padre Pio

La notizia dell’arresto di Mario Caterino è stata inevitabilmente oscurata dai fatti pakistani sull’uccisione di Bin Laden. Considerato il numero due dei Casalesi, killer spietato già condannato al processo “Spartacus” insieme ad altri boss della camorra all’ergastolo, nel suo covo di Casal di Principe, la polizia ha rinvenuto anche un’immagine di Padre Pio. Non è una novità la devozione di noti malavitosi verso i santi. Nel luglio scorso, a seguito di un’operazione delle procure di Reggio Calabria e Milano che ha portato a centinaia di arresti, si è potuto documentare in modo inequivocabile che da circa un cinquantennio le riunioni dei boss della ‘ndrangheta si svolgevano presso il santuario di Polsi, piccola frazione del comune di San Luca (RC), nei giorni della festa della Madonna della Montagna (cfr. Ultimissima del 14 luglio).

Stefano Marullo

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28 commenti

bruno gualerzi

Questa devozione per Padre (pardon San) Pio in fondo è il miglior investimento che la mafia può fare di tutti i soldi che si trova per le mani: cosa sono alcuni (o tanti) anni di carcere di fronte alla salvezza eterna? E in questo mondo dove non c’è più religione, è meglio fidarsi dei santi per tenere unita la ‘lamiglia’…

Batrakos

Bruno,
capisco l’ironia che c’è dietro, tuttavia ti voglio rispondere lo stesso in modo serio, visto che comunque -penso- dietro lo scherzo un fondo di serietà c’è.
Non so quanto la devozione delinquenziale alle icone del cattolicesimo (santi, madonne, bibbie e vangeli) sia legata alla paura della morte e quanto invece ad un immaginario tutto terreno che si fonda anche sulla religione, nei suoi lati più devozionali e folkloristici, come via tradizionalista per mantenere un ordine, appunto, che nella mafia ricalca un ordine tradizionale.
E’ vero che questo discorso riguarda più la tradizionale mafia siciliana, anzi la stidda la mafia rurale, e parzialmente anche la ‘ndrangheta, con le sue ndrine a tradizione familiare e localista, mentre la camorra è un fenomeno che ha qualcosa di più moderno anche nei suoi moderni militanti, come appunto i casalesi.
Però credo che in tutte le mafie il riferimento alla religione e ai suoi personaggi sia una forma di tradizionalismo sociale più che un esorcizzare la paura della morte.

bruno gualerzi

“Però credo che in tutte le mafie il riferimento alla religione e ai suoi personaggi sia una forma di tradizionalismo sociale più che un esorcizzare la paura della morte.”

Sicuramente si tratta di tradizionalismo sociale… ma cosa c’è di più ‘tradizionalista’ della religione? Al punto da ‘resistere’ perfino là dove nessuno dei dieci comandamenti (se non forse il primo… o il secondo, adesso non ricordo bene: “Non avrai altro Dio al di fuori di me”) viene rispettato.
In quanto alla ‘paura della morte’… io credo che in fondo questo ‘investimento’ su padre Pio ne sia pur sempre l’espressione.

Batrakos

Capiamoci Bruno: la paura della morte, e il suo tentativo di esorcizzarla, è pure per me alla base della religione stessa, per cui credo sia presente anche nella testa del mafioso, come in quella di tanti.
E’ tuttavia da vedere quanto il mafioso segua la ritualità religiosa solo perchè, come dici bene tu, non c’è nulla di più tradizionalista della religione o quanto perchè egli attribuisca realmente un valore salvifico alla religione stessa.
Probabilmente queste due polarità (la religione in quanto tale, e la religione come forma di tradizione) coesistono nella testa dello stesso mafioso -e non solo, ma di mafiosi qua si parla- con gradazioni diverse a seconda delle varie persone, della loro età, storia personale, sensibilità (per quanto io non creda nelle religioni e non le ritenga un fenomeno positivo, credo che per una persona autenticamente religiosa, e ormai ce ne son poche, la vita da mafioso sia una contraddizione difficile da scansare) ecc…

Alfonso

Io invece penso che questi atti di devozione iconografica abbiano un doppio significato:
-primo,una sorta di “legittimazione sacra” dei loro atti criminali.
-secondo, come scopo di “protezione”, sempre “sacra”, s’intende, per sé e per la famiglia e il clan di appartenenza.

Insomma hanno semplicemente mutuato (nella forma minore dei “santi”), un comportamento che la chiesa cattolica ha praticato per 1800 anni per costruire il suo impero criminale, appunto “protetto e legittimato”, nel suo caso, personalmente da “Dio”, sotto il segno di quella croce che tanta morte e distruzione ha portato in ogni angolo del pianeta. Anche oggi, se vogliamo, non è cambiato molto visto che gli eserciti occidentali, sotto l’influenza di santa madre chiesa romana, sono PROTETTI E LEGITTIMATI dalla sua BENEDIZIONE DIVINA.

stefano marullo

Propendo per una interpretazione antropologica. Il mafioso si sente un uomo di livello più alto rispetto al volgo. Nel santo vede il “superuomo” su cui si riflette. Esercitare la violenza e l’assoggettamento sugli altri è il simbolo di un potere mutuato da quello taumaturgico

Batrakos

Sai cosa, Alfonso?

Io credo che nel suo commento sotto, Florenskij può aver detto alcune cose interessanti.
La presenza del ‘sacro’ è tipico della cultura arcaica su cui si basa la mafia (e anche la camorra moderna, in fin dei conti, anche se ha un altro modo di vivere si fonda su valori arcaici espressi dal neomelodico che loro tanto amano…) avere riferimento al ‘sacro’, come dici tu, come legittimazione di tutto e dunque anche del loro potere.
Concetto se vogliamo anche tribale, che il pantheon (so che il termine non è teoricamente esatto, ma è per chiarezza) mutuato dal paganesimo della chiesa cattolica offre un ottimo terreno.
E qui più che il mafioso, entra il comportamento della Chiesa, che se ha avuto degli eroi che sono morti ammazzati dalla mafia, ha sempre avuto un atteggiamento molto morbido, anche di connivenze visto lo Ior.
A parte ciò, in tempi moderni la Chiesa, dopo che molti vescovi siciliani sostennero per anni che la mafia non esistesse, si è dissociata dalla mafia, almeno formalmente, e mi pare che ci sia una scomunica latae sententiae per chi è mafioso.
Ma non mi pare che gente come Riina o Brusca siano stati scomunicati…insomma mi pare che anche formalmente ci metta molto meno zelo rispetto, ad esempio, a quello che fece coi comunisti o che oggi fa con chi pratica e sceglie l’aborto, vista anche la differenza enorme e, direi innegabile, che la mafia ha con i comunisti o gli ‘abortisti’

bruno gualerzi

Ottime le vostre analisi, in grado di mettere bene in luce, sia il retaggio secolare di riti propiziatori, sia i meccanismi che spingono questi criminali ‘istituzionalizzati’ a vivere in un mondo… nel quale certamente intendono inserirsi (e ci riescono piuttosto bene) con armi a bagagli… ma che è pur sempre tutto loro.
Ed è qui che forse più scopertamente che altrove, senza i flitri che in genere nella cosiddetta sociatà civile ne possono maschere la vera natura, in persone che in fondo vivono una vita estrema, la religione mostra la sua nuda essenza: la superstizione. Che – a mio modo di vedere – fa tutt’uno col sacro inteso come tabù.

bruno gualerzi

Aggiungo – a sostegno della mia tesi che pur sempre di religione si tratta, e della religione che ricopre il ruolo di ‘investimento’ per l’aldilà, consapevole o meno che ne sia – il fatto che il mafioso vive si può dire quotidianamente con la morte. Di chi ostacola la sua attività, naturalmente… ma anche la propria! Insomma, la morte non li spaventa!. Del resto quale scopo ha la superstizione se non quello di attribuire poteri magici a cose o persone che si ritengono in grado di risolvere problemi altrimenti non risolvibili?

Semola

@ Bruno Gualerzi . Non vedo come si possa mescolare santi con mafiosi.
Agrigento, 9 maggio 1993 , estratto dal discorso di Giovanni Paolo II . Alla popolazione ha tuonato :
“Lo dico ai responsabili, convertitevi, una volta verrà il giudizio di Dio.” Per questi “responsabili” rimane solo una cosa da fare, pentirsi e confidare nella misericordia del Signore. La galera non è sufficiente per espiare peccati . Anche i santi in questi casi fanno quello che possono.

bruno gualerzi

@ Semola
Vorrei vedere che la chiesa non condannasse la mafia e i mafiosi!
Cerca di capire che qui si discute se, in che misura, la devozione dei mafiosi (per padre Pio, per altri santi, o per qualsiasi altro oggetto di culto) può avere o non avere una dimensione comunque religiosa.
Ma capisco che per voi solo la chiesa può stabilire cosa è o non è religioso.

Paul Manoni

@Semola
Dopo il discorso di GP2 nella Valle dei Templi (pagani!!), cosa e’ cambiato?
I mafiosi hanno forse smesso di uccidere, trafficare, truffare, rubare, occultare, e via dicendo?…A me non risulta. Mi risulta invece che si siano davvero convertiti, ma solo sulla carta! In ogni loro covo si ritrovano santini, madonne ed altarini vari infatti..Ma rispetto al comportamento, hanno continuato a fare cio’ che facevano anche prima, rispecchiando in modo inequivocabile il comportamento dell’italiano cattolico medio, credente religioso religiosissimo “à là cartè”. 😉

bradipo

@Semola

e De Pedis?

A chiacchiere siamo tutti bravi, pure con l’accento polacco… ma i fatti?

Andrea65

D’altra parte la garanzia del perdono in cambio di una più o meno abbondante offerta e di una promessa di pentimento (la quale è tutto un dire), permette al delinquente di pulire la propria “coscienza” e soprattutto non perdere il Paradiso; questo meccanismo fa sì che questi ceffi facciano a gara a chi è più cattolico.
Se non erro anche Bernardo Provenzano aveva immagini e testi sacri nel nascondiglio nel quale era stato catturato.

Ma non dobbiamo comunque meravigliarci: questa è l’essenza del Cristianesimo ed in particolare del Cattolicesimo: l’apparenza.

Ciao a tutti

Volo alto

I boss onorano, con l’esempio, i loro maestri!
La chiesa nei secoli cosa ha fatto? opprimere le masse dei poveri cristi pretendendo “pizzi e cagnotte” a fronte di una supposta (anche in senso brutale) protezione divina!
” essenza” e aggiungerei “sostanza” del parassitismo cattolico:

Florenskij

@ Un “figlio spirituale” di padre Pio raccontava della “partaccia” che il frate gli aveva fatto in confessione per essersi appropriato di una certa somma nel suo lavoro di bancario. Così pure padre Pio rifiutò di utilizzare il denaro raccolto per la sua “Casa sollievo della Sofferenza” per tamponare l’enorme buco apertosi nelle casse dell’ordine cappuccino a seguito della manovre di Carlo Giuffrè, il “banchiere di Dio”. Qualcuno sostiene che la “visita apostolica”
( ispezione ) successiva ( 1960 ) con esiti persecutori, sarebbe stata provocata da una volontà di rivalsa di potenti ecclesiastici a cui aveva rotto le uova nel paniere. A propositò di Giuffrè: il vescovo di Vittorio Veneto, mons. Luciani ( futuro Giovanni
Paolo I ) vendette a rotta di collo beni della curia per ripagare i truffati: per lui nessuno doveva avere da lamentarsi.

L’assoluzione senza pentimento, totale ( contrizione ) o parziale, in quanto motivata dalla paura della punizione è NULLA, anche se sembra giuridicamente valida. Il penitente si autoillude se pensa di cavarlsela con un biascicamento: dovrà sempre fare i conti con Dio. Solo la malevolenza preconcetta vi fa fingere di ignorare queste cose. Io queste cose le sapevo già in quinta elementare.
L’offerta vale in quanto “penitenza” attuata attraverso un doloroso “sacrificio”. Un milionario che regala duecento euro fa un sacrificio irrisorio ( esempio dell’obolo della vedova ).

Il trasporto religioso dei boss è un fenomeno più volte registrato. Un importante capo detenuto proponeva di far vedere all’odierna gioventù corrotta film educativi come “Mosè”. Il bandito Giuliano scrisse a Padre Pio per proporgli di diventare cappellano della banda, ovviamente senza esito. Evidentemente nella mente mafiosa c’è lo schema sociale della gerarchia, terrestre come celeste, interpretato però in modo arbitrario. Menzogna e violenza sono esclusi dagli ideali evangelici.
Idem per l’adulterio: dalle norme della società arcaica punito con la morte, secondo la morale evangelica da perdonare dopo il pentimento.

Patriarcalismo arcaico ( stile Ulisse al suo ritorno ) e familismo cattolico possono essere confusi per equivoco più o meno interessdato, ma non coincidono affatto.

bruno gualerzi

“Evidentemente nella mente mafiosa c’è lo schema sociale della gerarchia, terrestre come celeste, interpretato però in modo arbitrario. Menzogna e violenza sono esclusi dagli ideali evangelici.”

Nessun dubbio che i comportamenti mafiosi siano antitetici con il messaggio evangelico (e ci mancherebbe!)… ma quando la condanna nei loro confronti si sforza, come fai tu, di trovare pezze d’appoggio per ‘giustificare’ questa condanna rifacendoti sempre e comunque alla dottrina… ancora una volta, dal mio punto di vista, anteponi la istituzionalizzazione, la storicizzazione, operata dal cristianesimo alla ‘umanità’ di questo messaggio.
Per cui proprio il riferimento alla gerarchia – celeste o terrena – introiettata dal mafioso, per distorta che sia, è pur sempre frutto di questa istituzionalizzazione.

stefano marullo

@ Andrea 65
Non ti sbagli. Provenzano addirittura trasformò la sua cella in una vera e propria cappella votiva a Padre Pio e alla Madonna. Ne parla anche una nostra Ultimissima

emmebi

bhe, perchè stupirsi? in fondo non era l’immagine di g.23°. tra lestofanti, imbroglioni, stupratori delinquenti in genere ci si intende. molti di “loro” hanno l’immagine del “di pietralcina”. moggi è un devotissimo, forse telefonava anche a lui? tutto l’ambadadam che hanno messo su, l’esposizione del cadavere restaurato, lo spreco ed il lusso ostentato, la fila di fedeli o presunti tali che fanno visita e tra loro, moltissimi “boss” in cerca di “protezione” bha! mi viene il vomito

Florenskij

@ Emmebi. A proposito di vomito: sto leggendo una grossa biogradia del beato Mons. Dusmet, vescovo di Catania alla fine dell’800, il cui funerale fu un’apoteosi, condivisa da tutte le parti ideologiche e politiche, compresi gli anticlericali più accesi. Era considerato “il padre dei poveri” per la sua instancabile azione caritativa, svolta in prima persona: durante un’epidemia di colera non disdegnava dientrare nelle case dei malati, prendeva le medicine dai loro cucchiai sporchi per far vedere che non erano avvelenate come temevano, stava a loro così vicino da uscire con la veste imbrattata di vomito.

giancarlo bonini

Come dico sempre a tutti quelli come te, se delle persone sono buone e fanno del bene, non è necessario che siano preti, mons. vescovi ecc.; lo fanno perchè sentono di farlo, a volte anche nonostante siano uomini di chiesa.
Il problema è che di costoro la propaganda pretesca è pronta a parlare, mentre altri non facenti parte del sacro consesso,fanno le stesse cose senza nemmeno il pensiero di un futuro compenso (eterno!) nei cieli.

Francesco

“a volte anche nonostante siano uomini di chiesa”

Complimenti ottima risposta.

Paul Manoni

@giancarlo bonini
Don Gallo per esempio lo scomunicherebbero volentieri, ma se non lo fanno, e’ solo perche’ un numero spropositato di fedeli, solleverebbe un polverone mai visto. 😉

Francesco

“la polizia ha rinvenuto anche un’immagine di Padre Pio”
Cosa c’e’ di strano?
Anzi mi sarei meravigliato se non l’avessero trovata.

nightshade90

quello dei pedofili lo hanno appena beatificato e si stanno impegnando per santificarlo subito….

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