Il Dalai Lama giustifica l’uccisione di Bin Laden: “perdono non vuol dire oblio”

Nella sua prima visita agli Stati Uniti da quando ha lasciato la guida diretta del governo tibetano in esilio, il Dalai Lama ha tenuto una conferenza dal titolo “Etica secolare, valori umani e società” alla University of Southern California. Nell’articolo di Mitchell Landsberg nel sito del Los Angeles Times si riferisce che, secondo la sua abitudine di non rifuggere da apparenti contraddizioni, il Dalai Lama ha confuso gli ascoltatori sostenendo che, quale che sia l’obbligo di compassione e perdono verso l’essere umano Bin Laden, se ci sono seri motivi per adottare contromisure, è necessario adottarle.
Il Dalai Lama ha parlato dell’importanza della tolleranza religiosa e della condivisione dei valori fra le religioni principali, ma ha escluso che si possa perseguire la felicità con la preghiera: la felicità è un concetto mondano, quindi i nostri fini sono mondani e nel pieno rispetto della religione egli si trova a trattare sempre di questioni mondane.
Gli ascoltatori – 3.000 studenti fra questi – hanno avuto difficoltà a seguire l’oratore, ma si sono sentiti ispirati dalle sue parole, al punto da esprimersi come lui nei loro commenti all’incontro.
Un articolo di Stephen Jenkins nel sito del Guardian inquadra le parole del Dalai Lama in una presentazione accurata del pensiero buddista. L’incoerenza fra l’obbligo di tolleranza e compassione e l’approvazione dell’uccisione di Bin Laden sta tutta negli occhi di noi occidentali, nel nostro modo d’intendere il buddismo, viziato da fantasie infondate. In altra occasione il Dalai Lama spiegò come la violenza fisica, se motivata da compassione, può essere essenzialmente non violenta, anche ove arrivi all’uccisione del nemico. Il Dalai Lama, manifestazione di Avalokiteśvara, il bodhisattva della compassione, è pienamente impegnato nella nonviolenza, ma buddismo non significa solo pacifismo e nella tradizione Avalokiteśvara può assumere le vesti di guerriero per appoggiare la guerra giusta d’un re. È l’impegno non violento dell’attuale Dalai Lama che si stacca dalla tradizione tibetana: il suo predecessore cercò di dotarsi d’un esercito moderno. L’attuale pacifismo dei tibetani è il frutto della rielaborazione di idee indiane e occidentali da ricondurre attraverso Gandhi alla filosofia di Thoreau; queste idee di ritorno furono accolte dai buddisti, che vi ravvisavano l’opportunità politica d’un atteggiamento moralmente superiore a quello dei colonialisti e dei missionari.
La storia del Tibet e in generale dei popoli buddisti è piena di violenza. La loro etica consiste però nel non agire sotto l’impulso dell’ira ma sempre in modo da non causare inimicizia, nel cercare la trattativa, nel cercare di catturare vivo il nemico, e nell’evitare distruzioni dell’ambiente economico e naturale; soprattutto si dà importanza al danno psichico che soffre colui stesso che pratica la violenza.
Insomma, per il Dalai Lama l’uccisione di Bin Laden disarmato è stato un atto comprensibile, ma comparabile all’impiccagione di Saddam Hussein, tale da suscitare in lui tristezza e insieme impegno contro la violenza.

Ermanno Morgari

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22 commenti

tianlu

Santità, ma un tempo non condannava tutte le forme di violenza?

Volo alto

Verrebbe da commentare “pragmatismo di tipo occidentale”.
Ma forse è una specie di bestemmia!

civis romanus sum

Tenendo a parte la storia, la sua fruizione per il “cui prodest”, dell’invenzione e della fine del fantasma del terrore fanatico orientale Simsalabinladin ,,,
è un successo del Diritto ( invenzione romana ) occidentale che anche in oriente si cominci a considerarlo valido .

“Il perdono non vuol dire oblio” .

Un insegnamento utile per i preti cattolici e le loro creature fasciste: i reati contro l’umanità e la cosa comune si pagano in questa vita secondo il diritto umano, con una pena certa dopo l’espletamento di un giusto processo .

Altrimenti, come sempre la storia insegna, provvederanno la rabbia e le moltitudini a farsi giustizia in una piazza .
Vedasi qui la differenza intercorsa tra il processo di Norimberga secondo diritto umano ( tedeschi nonostante tutto, gente civile ) e piazzale Loreto ( italiani imbarbariti da secoli di cattolicesimo ).

Florenskij

@ civis… Ma che dice? che il processo di Norimberga fu voluto dai Tedeschi? Ma se i giudici erano gli alleati vincitori, fra cui i Russi, che qualcosina avevano combinato anche loro, come le Fosse di Katyn!

Mussolini e i gerarchi fascisti furono esposti in piazzale Loreto perchè imbarbariti dal Cattolicesimo? Quindi i Tedeschi ( con i miloni di deportati e uccisi a loro carico ) non erano imbarbariti, gli Italiani invece sì?

A me sembra che le nuocciano alcuni decenni di anticattolicesimo alquanto fissato. Non che non si possa essere anticattolici e mangiare i preti a tutte le ore, colazione, pranzo e cena, ma diamine, un minimo di credibilità storica!

Batrakos

C’è un punto che non capisco: se la loro etica ‘consiste nell’agire sempre in modo da non causare inimicizia, nel cercare la trattativa, nel cercare di catturare vivo il nemico’, come fa a conciliarle ciò con l’uccisione di Bin Laden disarmato?

Peraltro, pur non intendendomi di buddismo, mi risulta che i monaci tibetani erano anche la casta regnante di un popolo sostanzialmente feudale, per cui mi pare ovvio che abbiano dovuto legittimare la violenza, visto che ogni ordine sociale si regge come extrema ratio sul monopolio della forza.

Angelo

un morto può essere molto più amichevole di un vivo, al limite un nemico molto meno fastidioso di un vivo. Se non erro, il fratello del Dalai Lama organizzò la resistenza armata in Tibet con l’aiuto degli Stati Uniti (e ti pareva). Non penso che quindi il Dalai Lama fosse contrario alla violenza tout court. La necessità della coercizione e della violenza, reale o minacciata, da parte di un potere mi sembra evidente. Penso che più una popolazione sia colta ed educata e meno sia violenta ma questa potrebbe essere una mia pia illusione.

Francesco

E’ un leader religioso come il papa cosa vi potevate aspettare da lui ragionamenti seri?
Non credo proprio.

aliceagnese

Ed è diventato un protetto degli Stati Uniti (anche se, bisogna ammetterlo, difficilmente avrebbe potuto evitarlo: aveva bisogno di aiuto, essendo perseguitato dalla Cina, e solo gli Stati Uniti potevano darglielo). Di conseguenza non può che approvare l’eliminazione di un nemico dell’America.

lorenzo

già d’altronde il Tibet di sua santià dalai lama era una società feudale arretratissima dove era prevista la tortura e la pena di morte e dove i contadini (trattati da servi della gleba) davano forzatamente una gran parte del loro raccolto alla casta sacerdotale dei monaci. Ricordiamoci anche che il dalai lama rappresenta solamente una parte del mondo buddhista (quella più conservatrice) e che fu finanziato dalla cia per organizzare la lotta armata terroristica contro la Cina. Per me il tibet legittimamente fa parte della cina, come il Vaticano dovrebbe far parte dell’Italia: gli stati teocratici non hanno leggittimità di esistere, l’autodeterminazione dei popoli è una cosa seria.

DURRUTI 51

La cosa mi sembra comunque un po comica. Posto anche che gli Usa avevano il diritto di accopparlo se non altro per diritto di guerra,( volendo superare l’aporia fra diritto e guerra,) mi riesce difficile capire come si fa ad ammazzare un tizio per perdonarlo,e come dire che lo hanno ammazzato per il suo bene.

Laverdure

Non era forse Voltaire ( O Russeau,non ricordo bene) che diceva :”Bisogna sempre perdonare i propri nemici.
A esecuzione avvenuta ”
Gran cosa la saggezza.

aliceagnese

Ma molto prima la Santa Inquisizione aveva proclamato di bruciare gli eretici per il bene del gregge cristiano. Se si pentivano e si convertivano prima di salire sul rogo le loro anime erano salve e il popolo che assisteva allo spettacolo era edificato. Se morivano impenitenti la massa dei fedeli era almeno salva dal loro contagio. San Bellarmino, il più famoso degli inquisitori dopo Torquemada, soffrì così tanto per non essere riuscito a far pentire Giordano Bruno che, dopo il suo supplizio, stette male per vari mesi…

nonreligious

Prima di tutto, bisogna leggere interamente gli articoli citati in precedenza. Poi, bisogna cercare di capire non solo la faccenda di bin-Laden in sè per sè, ma tutto l’insegnamento di una religione, il buddhismo incluso, sulla questione della violenza, autodifesa, guerra, ecc., ecc. Chi ha mai detto che il buddhismo è pacifista in senso assoluto della parola? Forse il Dalai Lama (attuale) ha incoraggiato tale idea tramite alcuni suoi insegnamenti nel passato, ma bisogna studiare attentamente la storia degli stati buddhisti, più l’insegnamento della religione in sè, per sapere che ciò è stato un concetto occidentale, non orientale, della questione. Mentre è maggiormente vero, con delle eccezioni, che i buddhisti non si combettevano per dogmi religiosi, a differenza dei cristiani e islamici, comunque facevano le guerre tra di loro per altri motivi, anche in Tibet che aveva una lunga tradizione guerriera. Perciò non capisco la sorpresa o la delusione espressa da parte di tanti in base a ciò che ha detto il Dalai Lama.

Pessimista Cosmica

Se diceva che condannava l’uccisione di Bin Laden tutti a ricordare l’11 settembre e a dire come questi estremisti religiosi sono solidali tra loro!

nonreligious

Se dovete scappare dalla tua terra a una giovane età per andare in esilio in un altro stato, grazie “all’egalitarianismo” dei comunisti cinesi che ora sono diventati più capitalisti di noi occidentali e ci stanno ammazzando pure nel settore economico, allora si procura il “diritto” di criticare qualcuno, in questo caso il Dalai Lama. A prescendere di ciò che pensiamo della morte di bin-Laden, ricordiamoci bene come questi communisti cinesi, nel nome di “egalitarianismo,” hanno ammazzato e ammazzano finora il popolo tibetano, cercando di eliminare a tutti i costi la loro identità culturale e spirituale. Che cosa ne facciamo noi? Un bel niente, oltre che paingere la morte di un terrorista!

Paul Manoni

“L’attuale pacifismo dei tibetani è il frutto della rielaborazione di idee indiane e occidentali da ricondurre attraverso Gandhi alla filosofia di Thoreau”

Per cio’ che ne so io, la filosofia di Thoreau non centra assolutamente nulla con l’attuale pacifismo in Tibet. Non la vedo da nessuna parte, quella “disobbedieza civile” di Thoreau, che ispiro’ Ghandi e già, M. L. King.
Thoreau non lo avrebbe mai nemmeno ipotizzato, di scendere in piazza e distruggere ogni cosa come forma di protesta, come successe nel Marzo 2008 a Lhasa. Non entro ovviamente nel merito della questione, perche’ magari avevano pure tutte le motivazioni e giustificazioni possibili per manifestare in mdoo violento, per carità…Ma questa e’ appunto, VIOLENZA. Thoreau ispiro’ i primi movimenti di protesta attraverso la “resistenza non violenta”…Il comportamento dei monaci buddisti tibetani, non pare che sia coerente con questo tipo di filosofia. Se poi vogliamo “contestualizzare” la cosa, e metterci due paraocchi o girarci dall’altra parte al momento opportuno, e’ un’altro paio di maniche, ma almeno Thoreau, lasciatemelo stare ed avitiamo di fare accostamenti inpportuni. 😉

Riguardo alle parole del Lama su Bin Laden, concordo in pieno con DURRUTI 51…”e’ come dire che lo hanno ammazzato per il suo bene”. Aggiungo solo che queste parole, sono una “genuflessione” in senso inverso. Cioe’ una genuflessione di un religioso, verso la politica. 😉

satcitananda

Amate i vostri nemici, benedite che vi maledicono, la violenza non si vince mai con la forza e non si estirpa con altra violenza, perchè alla fine rimane sempre violenza…..
Il male e la violenza si vince solamente col bene e con l’amore.
Potremmo ancora scriveri milioni di parole sull’argomento, ma la soluzione stà in un unica espressione: ama gli altri come ami te stesso.

Paul Manoni

@satcitananda
Errore.
Non e’ “ama gli altri come ami te stesso” ma: “Non fare agli altri, cio’ che non vorresti sia fatto a te”…Ossia l’arcinota regola d’oro, rielaborata e riproposta dai Vangeli, che come ben puoi notare nel link postato, non hanno inventato proprio nulla di nuovo, alla faccia della “radici cristiane”.

http://it.wikipedia.org/wiki/Etica_della_reciprocit%C3%A0

La regola d’oro era un principio comune nella filosofia dell’Antica Grecia. Alcuni esempi:

Pittaco:”Non fare al tuo vicino quello che ti offenderebbe se fatto da lui”
(650 a.C. – ca. 570 a.C)
Talete:”Evita di fare quello che rimprovereresti agli altri di fare”
(640 a.C./624 a.C. – circa 547 a.C)
Sesto Pitagorico:”Quello che vorresti i tuoi vicini facessero a te, ciò sia anche per loro”
(530 a.C.)
Isocrate:”Non fare agli altri ciò che ti riempirebbe di ira se fatto a te dagli altri” (436 a.C. – Atene, 338 a.C)
Epitteto:”Ciò che tu eviteresti di sopportare per te, cerca di non imporlo agli altri” (50 d.C – 120 d.C)

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