Un sacchetto di plastica, da mettere in testa, collegato con un tubo ad una tanica di gas di elio, letale in concentrazioni di forma pura, tutto assemblato ad arte, completo di libretto di istruzioni dal titolo inequivocabile, Final Exit. Prezzo 60 dollari. Ecco il kit per il suicidio che era possibile richiedere alla compagnia Gladd Group, dietro alla quale si celava la novantunenne californiana Sharlotte Hydorn, insegnante in pensione che aveva cominciato a dedicarsi a questa attività dopo avere visto morire il marito per un cancro al pancreas. La vicenda è stata riportata nella rubrica delle notizie internazionali di RaiNews 24. L’anziana donna, che vive vicino a San Diego, raggiunta dai giornalisti ha dichiarato di non farlo per business ma per aiutare gli ammalati terminali intenzionati a porre fine alle loro sofferenze. In un anno la Hydorn è riuscita a vendere almeno 1600 kit… Ma l’ultimo acquirente dello stato dell’Oregon, il giovane Nick Klonoski, di soli 29 anni, sta mettendo nei guai l’arzilla vecchietta. Figlio di un giudice distrettuale, Klonoski si è ucciso con l’apposito kit arrivato tempestivamente dalla Gladd Group, ma i suoi familiari sostengono non fosse affatto un ammalato terminale ma stava semplicemente attraversando un periodo di grave depressione. Chiedono quindi una legge che renda reato il commercio di attrezzature finalizzate al suicidio, proprio in uno stato come l’Oregon dove esiste una legge per il suicidio assistito che si chiama ‘Morire con dignità’. La battaglia legale è solo agli inizi. L’abitazione della Hydorn è stata intanto perquisita dall’FBI e non si sa ancora se il kit verrà posto sotto sequestro.
Stefano Marullo
chissà se la signora si sente con la coscienza a posto…
la Hydorn in tv è apparsa molto tranquilla e in perfetta buona fede. Ad un deputato che aveva usato parole come “il kit è come un distributore di pistole messo davanti ad una clinica per depressi” ha risposto che allora “si dovrebbe vietare la costruzione di palazzi più alti più di due piani”
i palazzi più alti di due piani non hanno lo scopo di agevolare il suicidio, quel kit invece sì
Che paternalismo. Spero proprio che la signora si senta con la coscienza a posto, non ha niente da biasimarsi. L’unica differenza tra il suo kit e una lametta è soltanto sincero cinismo.
Il buon suicidio (eutanasia) è un DIRITTO.
La vita è mia e ne faccio ciò che voglio.
Punto.
Non lasciarti scappare l’occasione! Fai valere i tuoi diritti al più’ presto!
@ Mimmo.
Questioni di lana caprina.
Allora dovrebbero vietare le buste di plastica, i tubicini di PVC e la vendita di bombole di elio con relative valvole.
Cioè, i componenti singoli del kit.
una cosa è vendere i singoli componenti e un’altra cosa è venderli insieme (magari allegando un libretto di istruzioni che spiega come suicidarsi)
aggiungerei che, seguendo il tuo ragionamento, dal momento che è proibito vendere bombe molotov, bisognerebbe proibire anche la vendita di bottiglie di vetro, benzina e nastro adesivo.
E’ colpa della pistola se qualcuno la usa per uccidere / uccidersi?
Per carità, un controllo più accurato sugli acquirenti non avrebbe fatto male in questo caso. Ma sarebbe cambiato qualcosa se il ragazzo avesse usato una corda, tubo di scappamento, lametta o grattacelo i 30 piani?
In realtà sì: noi non avremmo avuto la notizia.
senza il kit l’uomo si sarebbe suicidato ugualmente? è possibile, ma non scontato. Sicuramente non è colpa della pistola se qualcuno la usa per uccidere, però se tu vendi un’arma ad una persona depressa e questa persona uccide qualcuno (o se stesso), io fatico a non ritenerti responsabile
E se io gli avessi venduto una lametta?
O un sacchetto di plastica?
O una corda?
O del veleno per topi.
La cassiera al supermercato dovrebbe farti una visita psichiatrica per l’acquisto di ogni prodotto non alimentare?
@histor: ma no… basta il certificato medico che dichiara che l’individuo è in grado di gestire quei prodotti. No? ^__^
tanto per sapere…
i familiari di un depresso ad alto rischio suicidario, dov’erano mentre questo comprava il kit, lo conservava e lo usava?
una lametta, un sacchetto di plastica, una corda…. sono tutti oggetti che di norma non vengono usati per suicidarsi mentre quel kit aveva proprio quello scopo. mi sembra che ci sia una differenza sostanziale. inoltre, non dò affatto per scontato che in assenza del kit, quella persona si sarebbe uccisa ugualmente. io credo che sia un’affermazione un po’ azzardata
E’ azzardata, ma fa il paio con la possibilità di tentativi di suicidio catastrofici con conseguenze dannose anche per altri.
Se ci si aprisse all’idea, anziché negarla perché tabù, si potrebbe pensare a qualche tipo di regolamentazione volta soprattutto all’analisi del “candidato”, soprattutto nel suo interesse.
Ma c’è bisogno di una società di persone piuttosto mature e mentalità che la filosofia di matrice cattolica non è in grado attualmente di produrre.
sì ok bradipo, bisognerebbe regolamentare il suicidio assistito, ma resta il fatto che è difficile non ritenere la venditrice responsabile della morte del giovane
Non è nemmeno facile puntare il dito contro un singolo… il fatto è che in casi di suicidio, per estendere la responsabilità dell’atto oltre l’individuo che lo mette in atto bisognerebbe aver chiari tutti i meccanismi che hanno portato al gesto in questione. Una sorta di media pesata di ogni singolo contatto, evento, dei suoi intrecci e del particolare modo con cui questi reagiscono con la particolare personalità del singolo in oggetto… lavoro da onniscienti verrebbe da dire, o più semplicemente di una società molto più avanti della nostra nell’ autocomprensione dei meccanismi che la regolano.
suvvia bradipo, magari la signora non è l’unica responsabile ma la sua responsabilità è palese e la legge dovrebbe punirla.
beh per punirla però dovrebbero rendere prima illegale la vendita di articoli “per il suicidio” (e qui sarebbero uccelli per diabetici perchè credo che tantissimi familiari di suicidi finirebbero con l’intentare e magari anche vincere un sacco di cause… del resto in america sono state vinte cause contro le aziende del tabacco…).
se è legale venderli, credo che la signora sia “intoccabile”.
Io intendevo sottolineare che la punizione di una 91enne è proprio l’ultima delle questioni che mi pongo.
E’ un settore che andrebbe regolamentato.
Il fatto che sia “la persona a decidere” non può essere una giustificazione alla vendita libera e indiscriminata di un kit del genere.
Non credo alla neutralità delle tecnologie, è un argomento facile ma probabilmente fallace. Basta vedere le statistiche sui delitti dove la vendita di armi è liberalizzata: poter accedere facilmente alle armi peggiora la sicurezza della gente. L’introduzione di oggetti apparentemente innocui ha cambiato la società il denaro, l’orologio, ecc.
@Kaworu “i familiari di un depresso ad alto rischio suicidario, dov’erano mentre questo comprava il kit, lo conservava e lo usava?”
Questo, secondo me, è l’esatto motivo per cui è ridicolo abbiano fatto causa alla signora… non puoi fregartene di tuo figlio gravemente depresso e pretendere che, se si ammazza, sia “colpa” degli altri.
È colpa della nebbia che gli automobilisti fanno gli incidenti.
In effetti in uno stato come l’Oregon dove esiste una legge per il suicidio assistito, non ha senso uno spazio per attività commerciali di quel tipo, fermo restando che dovunque un simile commercio è deplorevole.
Quando un persona, nel suo dramma umano, decide di farla finita è giusto che sia “assistita” da strutture pubbliche: in caso di malati terminali con l’eutanasia ed in caso di giovani depressi come Nick Klonoski con assistenza psicologica prima di tutto.
Concordo completamente. In uno stato dove esiste la possibilità di metter fine alla propria vita, non deve essere concesso ai privati di intraprendere simili imprese, senza controllo e senza sapere in che mani vanno a finire quei materiali.
Forse non ho letto bene l’articolo, ma mi sembra di capire che il kit sia (o fosse?) acquistabile anche fuori dall’Oregon…
In fondo, la signora è della California.
@ mimmo
perché? se una persona decide di uccidersi, trova il modo. mi sembra un’iniziativa coraggiosa, offrire un modo per farlo senza soffrire. o ritieni che chi decide quando terminare la propria vita debba espiare con un dolore supplementare?
Tra l’altro, qui in italia, c’è un sito in cui si parla dei vari modi di suicidio, probabilità di riuscita, tecniche, tempo e stima del dolore. (ci sono capitato un periodo di depressione… Diciamo che su di me ha avuto l’effetto di “farmi passare la voglia”)
ritengo semplicemente che il suicidio assistito debba avvenire in apposite strutture in modo tale da evitare quello che è successo a quella persona depressa
su questo siamo d’accordo, però se una persona depressa e a rischio suicidio non è seguita adeguatamente, il rischio che si suicidi con o senza il kit si alza esponenzialmente.
bè, i genitori di questo giovane hanno sicuramente sbagliato ma continuo a pensare che forse, se quel kit non fosse disponibile così facilmente, quella persona sarebbe ancora viva. per evitare inutili sofferenze alle persone gravemente ammalate bisogna creare strutture idonee invece di vendere liberamente kit per il suicidio.
non ne sono così convinta ma comunque andrebbero considerate molte altre variabili…
però qui credo che ci sia più da fare un discorso sulle patologie psichiatriche che sulle responsabilità della signora (con questo non sto dicendo che vendere kit sia una cosa sensata, personalmente sono appunto dell’idea che si abbia tutto il diritto di avere a disposizione medici competenti, una struttura adeguata e soprattutto che vada riservato a persone che effettivamente sono terminali)
nessuno di noi ha gli strumenti, credo, per parlare del singolo caso di questo triste ragazzo. il discorso è più generale. ti chiedo la cortesia di una risposta puntuale: secondo te se la signora avesse venduto sacchetto, gas ecc. senza chiamarlo kit per il suicidio, sarebbe stata meno responsabile?
se non è palese che quegli oggetti verranno utilizzati per suicidarsi, allora il venditore non ha alcuna responsabilità.
questo è un giro di parole, non una vera risposta.
mi hai fatto una domanda alla quale non si può rispondere con un semplice sì o no. in linea di principio non è responsabile. La responsabilità sorge soltanto nel caso (piuttosto raro) in cui sia palese che questi oggetti verranno utilizzati per un suicidio.
no, ti ho fatto una domanda alla quale non si può rispondere. infatti non mi hai risposto.
io ho risposto con precisione alla tua domanda. poi non capisco dove vuoi arrivare. vorresti farmi credere che vendere il kit del suicidio e vendere i singoli componenti sia la stessa cosa? sarebbe come affermare che non c’è differenza tra vendere una bottiglia di vetro, della benzina e del nastro adesivo e vendere una bomba molotov…..
Non sono un fan delle privatizzazioni in generale, meno che mai su scelte come questa (mentre gli americani sono amanti del privato a tutti i livelli).
Molto meglio potenziare una legge che già c’è (anche se non ne conosco bene i termini) e farsi assistere alla morte dove c’è malattia terminale.
Dove malattia non c’è ma c’è solo nausea di vivere la questione è assai complessa: come minimo per chi è in queste condizioni ci vuole una diagnosi di sanità mentale (se si tratta di fasi depressive esistono farmaci e terapie); dunque anche in questo caso la ‘privatizzazione’ è molto pericolosa.
Alcuni di fronte alla morte, per reagire ad essa, si impegnano a vivere ancora di più, a difondere la cultura della vita (biofilia alla Fromm)…altri scelgono la strada contraria (necrfofilia). Questa è una delle differenze tra cultura critiana e quella atea, ma a mio avviso è quella fondamentale, che viene prima della presa di posizione nei confronti dell’esistenza di una Assoluto trascedente, personale o meno.
più che una differenza, mi sembra un tuo pregiudizio. vabbè, in linea con tutti gli altri pregiudizi che hai.
Cioè, i cattolici esibiscono carcasse dei loro idoli, invitano al martirio, non fanno che parlare del paradiso che è la morte e sono gli atei i necrofili?
Parlo da ateo, quindi a titolo personale: la vita non è un valore. Una vita dignitosa invece sì. Non siamo bestie, irresponsabili.
Ecco esempi di ateismo con cui Ravasi non vuole confrontarsi.
@Enrico
Ecco esempi di cristianesimo alla Ravasi, con cui IO non vorrei confrontarmi.
Enrico, ti riferisci a me? 😀
Si.
Grazie, mi sento quasi in imbarazzo! 🙂
Se si crede nell’immortalità, non serve reagire alla morte.
Controfattuale: se serve reagire alla morte, non si crede nell’immortalità.
Inoltre, a proposito di necrofilia, il culto dei morti non è propriamente una specialità atea.
Eddai Teologo, che non sei mica uno s t u p i d o (almeno a mio modesto parere), e questi luoghi comuni che spari secondo me sono volute provocazioni che però non fanno molto onore al tuo ‘intelletto agente’ (già che sei teologo uso questo termine aristotelico).
Sull’uso del termine necrofilia: io se appartenessi ad una religione che venera pezzi di cadaveri (reliquie) mi guarderei bene dall’applicarlo ad altri…
Rimane il fatto che la scelta deve essere assolutamente personale e che non ci debbano essere contrasti e contrapposizioni ad essa. Come Batrakos anch’io credo che poi si debba fare un distinguo su quei casi dovuti a un disagio mentale o sociale: se una persona prende questa decisione perche’ sta attraversando un brutto periodo, prima di tutto bisognerebbe cercare di aiutarla, ma se la decisione e’ presa da un individuo adulto in pieno possesso delle sue facolta’ e indipendentemente dalle eventuali pressioni esterne, allora e’ giusto dargli un modo dignitoso per andarsene…
Ovviamente non e’ possibile operare queste distinzioni se non nell’ambito di adeguate strutture, inoltre credo che al momento sia difficile dare diagnosi psichiatriche in questo senso: manca, da quello che so, la capacita’ di individuare biologicamente la malattia mentale; nonostante si stiano facendo dei passi avanti in questo senso, molti psichiatri continuano a considerare la malattia mentale causata da situazioni ambientali, cosa che non spiegherebbe perche’ si e’ riusciti a creare da cellule staminali un cervello schizofrenico… ma questo e’ un altro discorso…
certo, una religione che sceglie come simbolo un uomo agonizzante appeso a una croce deve avere un forte senso della vita…
e assolutamente zero necrofilia soprattutto.
mica è necrofilia adorare corpi morti o anche pezzi di corpi morti…
No è portare rispetto, tu non vai mai al cimitero? oppure le commemorazioni dei caduti come le definisci?
i miei “cari estinti” stanno nella mia testa, non ho bisogno della tomba per ricordarli.
se poi tu hai bisogno dei simulacri è un problema tuo.
ma questo è ancora diverso dai cattolici che adorano le ossa dei morti.
Guarda che parlava di santi, reliquie e crocifissi, non di persone care…
Penso che allora tu li rispetti seguoendo sempre i loro insegnamenti oppure come…
Andare al cimitero o venerare una reliquia è un atto di umiltà, cosi come il Cristo morto in croce dà scandalo anche venerare una reliquia è fonte di scandalo per voi.
beh se tu senti il bisogno di venerare delle ossa, fallo.
per te dovrebbe essere idolatria.
quell’ignorante di teologo non sa nemmeno cosa significhi “necrofilia”…
No, non è idolatria ti ricordo che onorare i morti è una delle cose che distingue gli animali dall’uomo.
anche gli elefanti “onorano” i loro morti.
in ogni caso seppellirli e ricordarli è un conto.
pregarli per il miracolo mi sembra leggerissimamente diverso (peggio ancora pregare il prepuzio di gesù o il cuore di san frattamo o qualcosa del genere)
@ Enrico.
Dillo a chi ha riesumato un cadavere mezzo mummificato, l’ha rivestito di silicone e l’ha esposto all’idolatria necrofila dei cattolici in una cripta d’oro zecchino!
Per piacere!!!
Si per non più di un giorno.
*Southsun
Non capisco questa reazione.
bof, anche molti umani se ne ricordano se va bene un giorno all’anno.
cos’è che non capisci, riesumare un cadavere per ricoprirlo d’oro?
in effetti nemmeno io capisco, lo trovo disgustoso e perverso.
Ehi, ma ragazzi…
Teologo ha detto che c’è una corrente necrofila e una biofila. Ma non ha minca detto quale delle due è atea e quale cattolica.
Del resto è evidente chi è veramente a favore della vita e chi della morte. Basta guardare come si comportano e cosa dicono i cattolici e gli atei.
E’ evidente che il vero culto della vita lo fanno, e da sempre, chi non crede in un al di là.
Forza che abbiamo trovato il regalo di natale per il teologo.
teologo spara un’altra chicca priva di senso: ateo = necrofilo.
Ma almeno sai cosa vuol dire?
Teologo ha appena dimostrato come taluni individui possano giocare con l’etimologia delle parole per dargli tutt’altro significato solo per dimostrare la propria tesi precostituita…
considerando che per un ateo la morte è morte sul serio credo che un ateo ci pensi molto bene prima di farlo!
“necrofilia” significa avere rapporti sessuali con cadaveri o raggiungere l’orgasmo tramite cadaveri.
sarebbe buona cosa conoscere le parole che si usano a caso…
Ma che bella notizia edificante!
Comunque potremmo anche inventare una nuova professione “Il suicidatore”.
Perché perdre tempo in difficoltose operazioni, si paga uno/a perché ti spari in testa ed il gioco è fatto.
arrivi tardi… si chiama “boia”, e in alcuni stati cattolicissimi USA lavora parecchio.
anche in vaticano ce n’era uno, il famoso Mastro Titta.
perchè la vita è importante.
bè…. quello non è su base volontaria!
Ah, se ti costringono a morire è ok, mentre se decidi tu di finire la tua vita, allora va protetta ad ogni costo?
Wow, che coerenza impeccabile :o!
A costo di ripetermi… l’ennesimo esempio di sadismo della religione sel falso amore
è giusto dire che un depresso che si suicida ha compiuto una scelta libera?
con questo non voglio assolutamente colpevolizzare la commerciante. è solo un discorso parallelo.
no secondo me non è giusto, e un depresso dovrebbe essere adeguatamente aiutato…
proprio per questo mi domando dove fosse la famiglia di questo ragazzo PRIMA che compisse il gesto, se sapevano (come del resto dicono) che era depresso e ad alto rischio suicidario.
(chiaramente non è che anche con le adeguate misure il rischio si riduca a zero, però insomma…)
Depressione è un po’ vago… ci sono quelle curabili e quelle no. Lo spettro è ampio, e gli studi in merito sono ancora piuttosto giovani e lo conferma anche la terminologia ancora in evoluzione/definizione. Anche tirare sempre in ballo il luogo comune “qualcuno poteva far qualcosa e non l’ha fatto” rischia solo di colpevolizzare inutilmente chi ha fatto tutto il possibile. A volte semplicemente ci si deve arrendere di fronte al fatto che nella testa di chiunque esiste un limite oltre il quale nessun esterno è ammesso, per cui o lo si rinchiude o si lascia accesso a eventuali “uscite d’emergenza”.
come ho detto, “fare qualcosa” non è che azzeri il rischio, ma se sai che una persona è a forte rischio suicidario ci sono molte misure da mettere in atto.
che io sappia, anche il TSO eventualmente.
spero ovviamente che abbiano fatto il possibile, se è successo comunque non è colpa loro.
Sì, mi son lasciato trasportare e son finito sul generico ^^
se ci leggesse Rolling Stone vorrei chiedergli, lui che è in Svizzera, come sta andando lì con le cliniche per il suicidio assistito. Faccio ammenda di avere parlato qualche volta in maniera non esaltante dellla Svizzera. Poi, insomma, persino presso la Santa Sede ci sono alti prelati in combutta con i finanzieri :)))) (ma lì i “fini” sono altissimi)
Completamente in disaccordo col il teologo cattolico. Voi cattolici con i politici vostri lacchè fate di tutto per fare una pessima legge sul fine vita. MI DA IL VOLTA STOMACO QUESTA LEGGE se venisse approvata. Occorre una SERIA legge sell’eutanasia. Perchè il cattolico è liberissimo di prolungare la sua vita finchè il suo dio lo vuole, MA ASSOLUTAMENTE NON PUO’ IMPORRE LA SUA SCELTA A CHI LA PENSA DIVERSAMENTE. E’ così difficile da capire teologo cattolico?
Se esistessero dei centri per il suicidio assistito senza sofferenza, come in svizzera, chi vuole farla finita potrebbe trovare aiuto a capire ciò che vuole davvero: morire, pensarci ancora un po’, non morire. Infatti la maggior parte rimanda o soprassiede, ma ha bisogno di sapere di avere una via di uscita.
Quante vite si potrebbero salvare che invece la fanno finita dolorosamente e alla svelta, in preda all’ansia che venga meno il coraggio?
Sono proprio i fatti che dimostrano che alla ccar non frega niente di salvare vite ma solo che la gente soffra. E quando i cattolici lo capiranno, sarà sempre troppo tardi.
@ mimmo
Perdonami, ma il tuo ragionamento contiene una fortissima contraddizione logica.
Da una parte stigmatizzi (correttamente) chi dice che senza il kit il ragazzo si sarebbe suicidato ugualmente, ovviamente in altro modo. Dall’altra sei convinto (incorrettamente) che senza il kit il ragazzo NON si sarebbe suicidato.
Mi preme solamente convincerti della infondatezza della tua seconda affermazione, in quanto tale infondatezza si basa sulla medesima impossibilità di conferma di un’ipotesi condizionale, che invece avalla la correttezza della prima affermazione.
Con lo stesso ragionamento incorretto si potrebbe arrivare a dire che il postino che ha recapitato il pacco sarebbe corresponsabile, in quanto se non avesse recapitato il pacco, Nick non si sarebbe suicidato, e così via in una specie di regresso all’infinito.
Il problema con la legge è che non deve giudicare la causa tecnica di un evento, in quanto non esiste mai una causa singola. In un incidente, i colpevoli non sono tanto coloro che hanno “provocato” l’incidente (questo risulta scientificamente impossibile da provare per via delle concause dette prima), ma piuttosto coloro che non hanno seguito correttamente le norme di sicurezza.
io non ho mai affermato che senza il kit il ragazzo non si sarebbe suicidato. Ho detto che FORSE non si sarebbe suicidato. sono due cose diverse.
Benissimo, però allora alla signora che vende il kit non dovremmo contestare alcuna responsabilità.
Una mia zia alla lontana si suicidò con il gas, in casa. Forse, senza il gas, non si sarebbe suicidata. O forse sì, tra l’altro. Vogliamo citare in giudizio l’ENI?
l’esempio del gas non è calzante, dal momento che il gas di norma non viene utilizzato per suicidarsi (a differenza del kit)
Emotivamente, ti dò ragione.
Legalmente, non ci trovo alcuna differenza.
Nessun reato può essere considerato tale nelle sole intenzioni. Questa dovrebbe, se non sbaglio, essere la base del Diritto Romano (che, tra l’altro, non vale al 100% negli USA).
Se un certo oggetto x, venduto dalla persona A, viene utilizzato per perpetrare un reato dalla persona B, allora solo B e non A risulta punibile. L’intenzione di A poteva essere qualunque, ma la pura vendita di quell’oggetto non deve essere considerata un reato. A meno che l’oggetto x non sia esplicitamente elencato negli oggetti la cui vendita sia illegale.
E poi, bisogna anche considerare se l’atto perpetrato da B (il suicidio) sia effettivamente illegale. Non mi risulta.
@ mimmo
nessuno di noi ha gli strumenti, credo, per parlare del singolo caso di questo triste ragazzo. il discorso è più generale. ti chiedo la cortesia di una risposta puntuale: secondo te se la signora avesse venduto sacchetto, gas ecc. senza chiamarlo kit per il suicidio, sarebbe stata meno responsabile?
“l’esempio del gas non è calzante, dal momento che il gas di norma non viene utilizzato per suicidarsi (a differenza del kit)”
Neanche l’elio viene di solito usato per suicidarsi. Serve, fra le altre cose, a gonfiare i palloncini che si vendono nei Luna Park in modo che galleggino sull’aria.
non capisco dove vuoi arrivare, fri.
per giorgio
è anche possibile che la vendita dell’oggetto x sia legale soltanto in alcuni casi (per esempio dopo aver verificato la capacità di intendere e volere dell’acquirente)
mimmo risponde:
lunedì 30 maggio 2011 alle 10:05
senza il kit l’uomo si sarebbe suicidato ugualmente? è possibile, ma non scontato. Sicuramente non è colpa della pistola se qualcuno la usa per uccidere, però se tu vendi un’arma ad una persona depressa e questa persona uccide qualcuno (o se stesso), io fatico a non ritenerti responsabile
Dico che l’elio non e’ tecnicamente un arma, come le lamette, i sacchetti di plastica e le corde gia’ citate, quindi non puoi ritenere responsabile di suicidio chi lo ha venduto.
vendere il kit e vendere i singoli componenti sono due cose molto diverse, così come c’è differenza tra vendere una bottiglia di vetro, della benzina e del nastro adesivo e vendere una bomba molotov. ecco perchè la signora è responsabile.
Il suicidio assistito dovrebbe essere un diritto di tutti gli aspiranti a morire (depressi compresi), o solo dei malati terminali?
imho solo di chi si trova realmente in una situazione senza via d’uscita.
come appunto un malato terminale o qualcuno nelle condizioni di welby o di ramon sampedro.
dire “un depresso” è generico, la depressione non è un male incurabile (non sempre, ci sono casi molto refrattari però non esistono solo quelli).
tra l’altro mi sa che la depressione mal si concilia con la lucidità richiesta a chi “fa richiesta” di eutanasia.
“Depressi” significa un milione di cose, alcune delle quali possono rendere assolutamente intollerabile quel poco o tanto che resta da vivere. La gente deve sapere in ogni momento, che “alla peggio” troverà persone PREPARATE AD ASCOLTARE in grado di aiutarti a cercare una soluzione, dentro o fuori di te, se esiste. E se non esiste, di esserti accanto comunque.
Nel modo migliore PER TE, non per qualche libro.
babbè, maddài … è un ottimo modo per eliminare i problemi.
come? è una persona, non un problema?
ma insomma, non stiamo a cavillare, per favore!
Ma parroco… perché mi servi sul piatto d’argento le battute più acide della giornata? Lo sai che oggi mi annoio…
Appunto perché è una persona non posso ergermi sul trono per giudicare la sofferenza mentale altrui.
Magari quello che per me è l’illuminante soluzione a tutti i mali, per qualcun altro è una insoddisfacente banalità.
O i parroci non si considerano persone?
Per parroco di Funo
Sai quante persone ci sono in giro che hanno dei problemi di cui gli altri se ne fregano? Vai a fare il tuo dovere di cristiano invece di stare qui a rompere i cogl…. tu e tutti quelli che vengono a fare i moralisti da queste parti.
Probabilmente ritiene di fare il suo dovere di pastore d’anime stando qui.
* Parroco se sbaglio prego di essere smentito.
Fa male dal vostro punto di vista ci sono persone che hanno piu’ bisogno di noi.
qui non ci sono pecore.
Per Kaworu
Per i cattolici siamo dei peccatori ma cosa e’ piu’ utile redimerci stanno seduti comodi davanti ad un computer o aiutare i bisognosi che magari sono abbandonati nelle strade, al parroco ed ad Enrico piace la vita comoda.
mi piacerebbe vederli sfilare contro la porcata appena escogitata dal pdl per togliere gli insegnanti di sostegno ai disabili (perchè privatizzandoli, potranno permetterseli solo i ricchi. per la serie “noi siamo per la vita. di me r d a, ma per voi”).
Vederli sfilare per queste cose? No preferiscono radunarsi in branco e assaltare le manifestazioni contro l’omofobia o prendere a calcio ambulanze che disturbano i loro riti tribali.
“Calcio” Scusa volevo dire a calci, anche se magari preferiscono anche quello.
Cosa ne sapete della nostra vita? Io passo il giorno solo a rispondere a voi.
guarda che in italiano quello che hai scritto assume un significato diverso da quello che probabilmente volevi lasciar intendere tu…
a meno che tu non volessi far intendere che passi la giornata solo qui sul forum a rispondere (nel caso complimenti per i tempi di reazione).
intendevo non solo qui.
allora ci voleva un “non” da qualche parte…
oh fly…
E non perdere neanche questo tempo,
dedicalo a fare cio’ che fai.
Mi riferivo ad Enrico.
Tra l’altro una persona con un problema è un problema, e l’umiltà di ammettere di non avere soluzioni standard applicabili a tutti, permettendo di lasciare il ristorante che non serve il miglior pasto possibile a tutti, è un modo di dare dignità alla persona.
Lo “Zitto e mangia sofferenza” che la CCAR propone non mi sembra allo stesso livello, è solo superbia.
Molto meglio una legge che consenta l’accesso controllato a pratiche di eutanasia
(tipo la legge olandese, non ho idea di come sia la legge dell’Oregon cui si accenna).
Questi “kit per il suicidio” mi sembrano la reazione a una legislatura che vieta
l’eutanasia.
Se il diritto all’eutanasia assistita in un ospedale esiste, imho si fa benissimo
a mettere fuorilegge questo prodotto.
Ognuno deve poter scegliere in modo indipendente e autonomo sulla propria esistenza o fine della propria esistenza. Di certo scegliere di mettere fine alla propria vita non è una decisione facile.
Chi è religioso segua pure i propri principi senza cercare di imporre la propria visione delle cose anche ai laici. Cattolici, seguite pure le indicazioni di nazinger ma non seccateci coi vostri isterismi.
Tra l’altro negli USA possedere armi da fuoco, pericolose per gli altri oltre che per se stessi, è un diritto costituzionalmente garantito.
Vendere liberamente qualcosa del genere è uno schifo totale, degno parto di una società putrida basata unicamente sul soldo, dove i sentimenti e le sensazioni fisiche sono talmente sedate dal dio denaro (ce l’hanno pure scritto sulla banconota) da portare la gente a non distinguere più la persona dalla macchina. I campi di concentramento non sono lontani, la mentalità è quella.
Praticare l’eutanasia di nascosto a chi può permetterselo (come papa Woytjla) invece lo trovi più degno? Quanto ai campi di concentramento, bisognerebbe non tirarli in ballo con tanta superficialità. Gli ultimi due papi lo hanno fatto parlando dell’aborto (e io mi vergogno per loro)
Guarda, Stefano, che questa storia del kit è proprio da film dell’orrore. Una cosa è la pietà verso i sofferenti che scelgono di morire in modo dignitoso, un’altra cosa è vendere la morte a chi invece ha bisogno di aiuto psicologico.
Si scrive Wojtyla, mi scuso del refuso
Quando per un ammalato in fase terminale non esiste piu nessun rimedio efficace , e che il suo caso non puo’ che aggravarsi irreversibilmente, a questo punto solo lui è in grado di valutare se vivere in quel modo ha ancora un senso, e di conseguenza decidere !
Dobbiamo pero’ evitare di amalgamare « fase terminale irreversibile » con « depressione o traumi psicologici », poiché questi casi sono raramente irreversibili ; delle terapie e cure appropriate esistono attualmente e danno risultati (anche se non sempre) soddisfacenti.
Comunque sia quando lo stato di sofferenza insopportabile di una persona non puo’ che perdurare o aggravarsi, sta a lei di decidere cosa fare e a nessun altro che lei. Mi sembra imperativo che si accetti col diritto di vivere anche il diritto di morire dignitosamente ; ritengo che rifiutare quest’ultimo a chi lo chiede non é altro che una deliberata manifestazione di sadismo !
Usateli
e poi hai il coraggio di rompere le balle quando ti dico che tu sei uno che ama gli omicidi e augura la morte al prossimo?
face like ass proprio eh…
@ale troll
Come hanno fatto ai loro tempi i tuoi neuroni?
@ Ale.
Tu invece usa un polmone d’acciaio per ossigenare il tuo cervello.
E’ in asfissia.
Aggiornamento della notizia.
L’FBI ha scoperto che un kit per il suicidio e’ stato acquistato dall’allora cardinale Joseph Ratzinger qualche giorno prima che morisse papa Wojtyla.
Scusate ma il mio diritto di suicidarmi con l’iprite viene leso dalla sua impossibilità di comprarla chiedo che bombole di iprite siano disponibili al supermercato e che nei comuni senza supermercato vi sia un servizio comunale gratuito.
prova ad andare alla bayer, magari hanno ancora qualche bombolotto.
pardon, non so perchè ho letto iprite ma ho collegato zyklon b XD sarà per il personaggio e le sue idee… XD
comunque vedo che lo spirito masochistico si esplicita anche nell’eventuale (provocatorio) metodo di suicidio
Per Kaworu
I cattolici parassiti fino alla fine, pure i quattro soldi per suicidarsi devono scroccare, poi spendono migliaia di euro per il funerale.
Guarda che io voglio l’iprite e non puoi limitare la mia libertà di scelta.
Ottenere il prinicipio attivo dello zyklon B non è per mè difficile sono un chimico.Alla ayern ho fatto una serie di colloqui poi non mi hanno peso.
beh allora se sei un chimico provvedi da te.
in ogni caso come sempre dimostri:
1) incapacità di capire di cosa si sta parlando
2) incapacità di cogliere il nocciolo della questione
3) di esser puerile
Certo Enrico e se vuoi suicidarti ingozzandoti con del caviale e del volga e champagne te li devono comprare, tu come molti credenti confondi la liberta’ di scelta col fare i porci comodi tuoi.
tra l’altro gli sfugge che l’eutanasia dovrebbe essere proprio qualcosa di dignitoso ed indolore.
l’iprite direi che tutto provoca tranne che una morte dignitosa ed indolore.
il che va a riprova della stupidità di certa gente…
Questo cambia le cose organizziamo una bella colletta per comprare l’iprite ad Enrico.
😀
E se uno vuole soffrire? Perchè l’aborto deve essere gratuito e il suicidio no?
e se l’arcivescovo di costantinopoli si disarcivescovocostantinopolizzasse, ti disarcivescovocostantinopolizzeresti anche tu?
Enrico e’ gratuito, ma tu sei come una donne che predente di abortire in una clinica di lusso alle Hawaii.
non esattamente.
è come una donna che pretende di abortire per mezzo di due nerboruti uomini disposti a prenderla a calci nella pancia per 2 – 3 ore.
il che dimostra che questo individuo è o un masochista o un cretino.
anche se una cosa non esclude l’altra…
Secondo mè il metodo migliore per il suicidio è l’iprite per una lunga serie di motivi: fà soffrire quindi avvicina a Dio, inoltre consente di apprezzare le scoperte della scienza. Essendo noto che dire secondo mè è il fondamento della laicità chi si comporta come voi è contro la laicità
può essere che per un masochista come te sia il metodo migliore per il suicidio. non dico di no, anzi potresti aggiungerci che so, il taglio delle balle o qualcosa di altrettanto edificante.
non lo è per una persona malata terminale o che si trova nella stessa situazione di ramon sampedro che vuol chiudere la partita conservando un minimo di dignità e soffrendo il meno possibile.
ma capisco che per te queste siano parole vuote
@ Enrico.
L’iprite è classificata come ARMA CHIMICA, ed è vietato detenerla e venderla a chiunque non autorizzato.
L’elio, invece, di solito serve per gonfiare palloncini.
Come al solito, fai paragoni campati in aria fritta rifritta e soffritta.
fosse solo quello..
non ha capito che “eutanasia” dovrebbe essere una morte dignitosa e con meno sofferenza possibile.
perchè delle due l’una:
– o non sa cosa faccia l’iprite (e per un ingegnere chimico o quel che è, è una lacuna piuttosto grave)
– o non sa cosa sia l’eutanasia (perchè se ti devi ammazzare con l’iprite tanto vale farti mangiare da un cancro)
E allora vuoi negare il diritto al suicidio doloroso. Sò cosa è un arma chimica ma può una convenzione internazionale negarmi il mio diritto? Perchè si alla pillola del giorno dopo e nò all’iprite per un suicidio soloroso?
mi domando che cosa ti manchi:
– il senso della realtà?
– il senso della decenza?
(sul senso dell’umorismo nemmeno mi pronuncio)
– un minimo di intelligenza (ma proprio il minimo sindacale) per capire che si tratta tipo di tre cose completamente diverse?
– l’onestà per ammetterlo?
cosa?
Senso della realtà l’ho la decenza manca a voi quando parlate dei sofferenti sugli altri quesiti la mia vita dimostra già tutto.
evidentemente quindi vivi in un universo parallelo dove le parole assumono arbitrariamente il significato che decidi tu di giorno in giorno.
altrimenti non diresti simili idiozie parlando di EUTANASIA (se significa “buona morte” forse forse vorrà dire “tortura”? no, magari no…)
Per Enrico
Perche’ devi avere l’iprite e gratis ma datti fuoco e vedi che e’ un sistema doloroso ed efficace.
Si ma se muoio bruciato non tutte le parti del mio corpo verrano benedette dal prete.
tanto il cervello già non è presente, per cui…
Una mia amica depressa ed in cura da anni, dopo qualche anno che l’avevano data per guarita, si suicidò. Credo che avesse fatto ricorso a tutti i medici e farmaci esistenti,a tutta la solidarietà e l’affetto degli amici e parenti, ma alla fine trovò scampo al dolore con la morte.La cosa mi addolorò moltissimo, ma non me la sento di fare il maestro di morale a chi soffre tanto fortemente da uccidersi, forse in certi casi non è colpa di nessuno, vi è qualcosa di oscuro nell’esistenza, che ci sfugge, non è detto che si possa sempre spiegare e controllare tutto, eppoi dopotutto la vita è nostra
Sono perfettamente d’accordo con te, Durruti, avendo vissuto un’esperienza abbastanza simile alla tua.
Hai scritto poco, ma l’hai scritto molto bene.
Talvolta non c’è niente da fare e spesso esagerare nel dire che ‘non si è fatto abbastanza’ serve solo a suscitare sensi di colpa in chi ha fatto quanto era umanamente possibile e di più (nel mio caso non ero tra questi, per dovere di onestà), cosa che hanno scritto anche altri sopra.
mi dispiace, posso ben capire certe situazioni e quanto sia difficile trattare persone affette da depressione maggiore.
spesso poi capita che si sbagli la diagnosi (tipo col bipolare, ciclotimico e via dicendo)…
e anche quando si fa tutto “giusto”, comunque qualcosa può andare storto.
Se il ragazzo voleva farla finita, ci sarebbe riuscito anche in altri modi e senza scomodare una vecchietta di 91 anni. Trovo che il suo suicidio, sia come notizia, completamente scollegato dalla vendita del kit da parte dell’anziana donna. Penso che i genitori, si sentano in colpa per non essere riusciti ad aiutare adeguatamnte il ragazzo, ed ora, si mettono a dare la colpa alla Sig.ra. Inopportuno insomma.
L’istigazione al suicidio, funziona in maniera completamente diversa.
“In un anno la Hydorn è riuscita a vendere almeno 1600 kit… Ma l’ultimo acquirente (…) stava semplicemente attraversando un periodo di grave depressione.”
OK.
Ma quanti, negli USA, fumano e mangiano troppo (magari proprio perchè sono depressi), e ne MUOIONO ogni anno? Ecco quanti:
MORTI PER TABACCO: 440.000 (lo 0,63% dei consumatori)!
MORTI A CAUSA DI UNA CATTIVA ALIMENTAZIONE: 400.000!
Queste cifre sono tratte da “TABELLA DELLE PRINCIPALI CAUSE DI MORTE NEGLI USA NELL’ANNO 2009”, in: http://www.anarchaos.org/forum/index.php?PHPSESSID=jbj8ude2uelkqsrcmavpi07rkn3eafbg&topic=1384.msg3258#msg3258 ; nella lista ci sono anche le altre principali cause di morte, che invito tutti a leggere.
Ripilogando:
1.600 si sono probabilmente suicidati “in un anno” col kit della Hydorn;
440.000 sono morti certamente per tabagismo nel 2009;
400.000 sono morti certamente per cattiva alimentazione nel 2009.
Non c’è paragone…
Esatto!
E, invece che dare la caccia ai venditori di veleni (McDonald’s) e droghe (Philip Morris), danno la caccia a una vecchietta di 91 anni.
Vogliono vincere facile.
Continuo a rimanere perplesso.
Non sono un fo rcai olo e di vedere alla gogna la signora proprio avrei dispiacere.
Epperò, stavo pensando, che se si deve vendere un kit per suicidio ad un malato terminale sarebbe stato quantomeno prudente richiedere la sua cartella clinica ed accertarsi della veridicità della situazione, proprio per rischi come questo.
Dunque, più che avercela con la signora (peraltro 91 anni sono un’età in cui si ha bisogno di un po’ di assistenza, quindi suppongo avesse uno staff che doveva vigilare, anche se non ho nemmeno capito se l’attività fosse legale, non mi pare) io continuo a ribadire quanto detto ieri alle 10,30: sono cose troppo delicate per essere lasciate totalmente al privato: ci vuole una ferrea regolamentazione in merito e un servizio pubblico (che già lì c’è anche se non so bene come funzioni) credo che sia la struttura migliore, o quantomeno ci vorrebbe un ambulatorio medico professionista.
però, siamo sicuri che il diritto al suicidio debba esser soggetto a burocrazia? nb, se si parla di un iter pubblico è ovviamente necessario, ma qui si sta parlando di un semplice strumento, di per sé non letale… e non mi sembra il caso di parlare di istigazione: non basta il nome del kit a fare il suicidio, no? se lo regalassero a me ci gonfierei i palloncini…
Io credo di sì, che debba essere soggetto a burocrazia, almeno per verificare se il paziente non soffre di patologie in qualche modo affrontabili e risolvibili.
Sul discorso del kit, io penso che in commercio conti molto l’uso con cui si mette in vendita un prodotto.
Per assurdo le ditte produttrici di tabacco potrebbero usare l’argomento dicendo che nessuno vieta di usare le sigarette a livello ornamentale, il rivenditore di armi che pensava che il cliente col fucile volesse farci un’opera d’arte postmoderna o un barista che vende una bottiglia ad uno visibilmente già ubriaco (cosa illecita) che pensava che voleva usare l’alcool per lavarsi.
Non sono un esperto in merito, ma credo che l’intenzione conti sennò ci sarebbero assurdi del genere.
Altro punto molto importante secondo me, dal punto di vista burocratico, è la necessità di impedire che qualsiasi lucro possa girarci attorno, quindi immagino qualcosa tipo solo personale volontario, nessuna possibilità “di carriera” e simili.
Altrimenti il passo per finire ad allevare boia, sicari, propaganda mortuaria e invogliatori al suicidio sarebbe breve e finirebbe a dar ragione a chi vuol tenere l’argomento tabù.
ok, su questo sono d’accordo, però non sono così sicura di dove vada messo il limite alla libertà personale. mi sembra un tema troppo delicato per avere certezze… a meno che non siano religiose, per chi le ha, ma questo è un’altro problema 😉
E accattavill ! Sono sicuro che se fate un ordine di gruppo spuntate un prezzo di favore