La morte del dottor Kevorkian

I giornali hanno dato la notizia della morte del dottor Kevorkian e hanno ricordato le vicissitudini della lotta sostenuta da lui non solo per difendere il diritto dei malati ad ottenere l’assistenza medica nel suicidio, ma anche per attuare tale assistenza, sfidando prima più volte le leggi e subendo infine la condanna al carcere.
Il giornale The New York Times pubblica un lungo articolo che, oltre a illustrare la vita e l’opera del Kevorkian, mette in luce alcuni aspetti della sua complessa personalità. Nato nel Michigan 83 anni or sono da genitori profughi dall’Armenia, descritto dai suoi amici come uno studente ben dotato e di vasti interessi, si laureò in medicina dopo essersi iscritto a ingegneria. Scrisse quattro libri. Aveva un carattere caparbio e aggressivo, capace d’attirare ammirazione o condanna, mentre la sua campagna per il suicidio assistito aiutava la crescita dei ricoveri e delle cure per i malati terminali e diffondeva fra i medici la coscienza delle sofferenze dei malati e la disposizione all’uso di cure palliative. Allegro, spiritoso e piacevole nei rapporti personali, sul lavoro e in situazioni di contrasto poteva essere madestro, severo, concentrato, irritabile e imprevedibile; infine, era inflessibilmente attaccato ai suoi principi. Condusse una vita solitaria, ai limiti dell’indigenza e nel ’76, stufo della medicina, si diede per una dozzina d’anni all’arte, pur mantenendosi con qualche incarico saltuario in due ospedali.
Ancora studente all’università aveva proposto di offrire ai condannati a morte la possibilità d’essere uccisi sotto anestesia se avessero lasciato i loro organi alla sperimentazione medica. Nell’’84 riprese la sua idea ed ebbe l’occasione di illustrarla all’assemblea legislativa della California. L’attenzione che gli prestarono i deputati lo indusse a partecipare alle discussioni sulla morte assistita, che stavano riprendendo vigore negli Stati Uniti. Nell’’87 andò nei Paesi Bassi per documentarsi sulle tecniche di suicidio assistito permesse colà.
Tornato nel Michigan, cominciò così a far propaganda per una nuova branca della medicina, che chiamò “bioetica e obiatria”, che avrebbe offerto a malati e famiglie una “consulenza per la morte”, chiarendo che non avrebbe fatto pagare la sua assistenza e avrebbe anzi sostenuto lui stesso tutte le spese.
Dal 1990 furono 130 i pazienti assistiti dal dottor Kevorkian e numerosi i processi che questi subì, esibendo atteggiamenti di aperta sfida verso le leggi, i giudici e la polizia, nella ricerca della massima pubblicità possibile. Fu spesso arrestato e sempre assolto, fino a quando nel 1999, avendo praticato lui stesso l’iniezione letale al paziente che non era in grado di far da sé, fu condannato per omicidio e rilasciato solo nel 2007, dietro promessa di non praticare più assistenza al suicidio.

Ermanno Morgari

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36 commenti

Pietro

Non ho letto tantissimo sul dottore ma, da quel poco che so, massima stima.

kundalini444

Mi rallegro che sia morto di morte naturale! Come alcuni abortisti, medici come questo a volte sono soggetti di attentati da parte di fanatici fondamentalisti

Kaworu

è stato una persona coraggiosa e umana, per quel che posso sapere da quel che ha fatto.

Sai

LOL ale! Ma commenti senza leggere, o leggi e non capisci?
Sai cosa significa INFANTIcida?

Kaworu

vabbè studia per diventare diacono, mica per entrare all’accademia della crusca…

Batrakos

Non potrebbe essere che la storia dell’ordinazione a diacono (peraltro sono ignorante sulle gerarchie dei preti, non so nemmeno bene cosa sia un diacono) se la sia inventata per prenderci in giro? Tanto, chi lo conosce…

Kaworu

beh più che per prendere in giro noi, si tratterebbe di una presa in giro ai diaconi 😉

voglio dire, chi sarebbe contento e fiero di avere tra le proprie fila un simile individuo?

Batrakos

Ma infatti fa fare una tale figuraccia ai cattolici che o è davvero limitato e con problemi e non se ne accorge, o è un burlone..mah…

FSMosconi

A quanto pare ale troll si confonde tra le sue stesse idiozie, altro che perdersi in un bicchier d’acqua: questo è pedersi in una goccia…

Batrakos

Un coraggioso che purtroppo ci lascia: il tempo non fa discriminazioni con nessuno…
Speriamo che non abbia sofferto: nessuno a parer mio merita di morire tra le sofferenze, lui ancor meno visto quello per cui lottava.

a-ateo

Kevorkian, il dottor Morte, “che ha 79 anni, e si è impegnato a non assistere più i suicidi”, non ha, quindi, potuto assistere al suo suicidio assistito

Kaworu

fortunatamente per lui è stata una cosa relativamente rapida, quindi non ne ha avuto bisogno.

anche se… chissà 😉

nightshade90

a-ateo

ma il dottor Morte non era l’appellativo del medico nazista macellaio dei lager, fatto fuggire dalla chiesa regalandogli il passaporto vaticano in modo da garantirgli la fuga in argentina quando finì la 2° guerra mondiale?

temo che quindi Kevorkian non possa fegiarsi dell’appellativo, visto che appartiene già ad uno dei vostri….

aateo

Memgele:
“Il falso documento di identità che gli permise di emigrare gli fu rilasciato dal Comune di Termeno (Tramin in Alto Adige), comune noto per avere rilasciato diversi falsi documenti di identità a vari criminali nazisti (tra i quali Adolf Eichmann)”.
@nighitshade,
questo trovo su wikipedia italiana.
Mentre su Wikipedia inglese trovo:
“È sopravvissuto alla guerra, e dopo un periodo di vita in incognito in Germania, si rifugiò in Sud America , dove ha eluso la cattura per il resto della sua vita, nonostante sia braccato come un criminale di guerra nazista.”
Quello che riporti sembra preso da wikipedia ATEA….
Il fatto che Hitler si sia fatto fotografare con una suora o con un vescovo….dimostri che Hitler sia un cattolico….mi pare robetta da atei menteCATTI….

Francesco

Ti sbagli noi appreziamo le persone serie non i ciarlatani e non li santifichiamo.

Kaworu

nessuna santificazione.

ovviamente c’è una differenza tra persone che lottano per far si che persone destinate a sofferenza e morte certa soffrano il meno possibile

e persone che invece creano ad hoc sofferenza (vedi notizia sui medici cattolici tedeschi).

come dire…

dai frutti li riconoscerete.

a-ateo

Memgele:
“Il falso documento di identità che gli permise di emigrare gli fu rilasciato dal Comune di Termeno (Tramin in Alto Adige), comune noto per avere rilasciato diversi falsi documenti di identità a vari criminali nazisti (tra i quali Adolf Eichmann)”.
@nighitshade,
questo trovo su wikipedia italiana.
Mentre su Wikipedia inglese trovo:
“È sopravvissuto alla guerra, e dopo un periodo di vita in incognito in Germania, si rifugiò in Sud America , dove ha eluso la cattura per il resto della sua vita, nonostante sia braccato come un criminale di guerra nazista.”
Quello che riporti sembra preso da wikipedia ATEA….
Il fatto che Hitler si sia fatto fotografare con una suora o con un vescovo….dimostri che Hitler sia un cattolico….mi pare robetta da atei menteCATTI….

Maurizio

E risaputo che la fabbrica di santi è solo una e si è assicurata tutti i copyright.

marcello

Uno studio condotto su 69 dei pazienti “assistiti” da Kevorkian, pubblicato nel 2000 sul New England Journal of Medicine, sosteneva che si trattava di malati terminali in 17 casi, grosso modo un quarto. Tanto per fare un confronto, le donne erano 49. Questo è uno dei problemi con le “soluzioni” fatte in casa, si chiamino Di Bella o Kevorkian: nessuno può dire se le decisioni sono condizionate dallo stato del paziente o dalle preferenze del medico, né se lo stato del paziente sarebbe cambiato per il meglio se il medico avesse preso una decisione diversa. Eutanasia e suicidio assistito sono questioni troppo serie per lasciarle in mano a gente con una sola idea fissa, che capisce l’importanza della pubblicità e quanto ci sia da guadagnare ad apparire perseguitati. Non so quanti tra i fan di Kevorkian, anche qui, abbiano un’idea dei criteri adottati dal medico nei casi da lui “trattati”, eppure molti ne difendono le azioni. Io questi criteri non li conosco, però i fatti… 17 malati terminali e 49 donne.

Trovo bellissimo quanto dichiara al NY Times uno degli estimatori di Kevorkian: “ci ha costretto a prestare attenzione … al fatto che oggi un gran numero di persone che sono vive preferirebbero esser morte, che hanno vite non degne di essere vissute.” Qualcuno si ricorda Ausmerzen, di Marco Paolini?

Kaworu

non per criticare, ma oltre ai 17 sicuramente terminali ci sono anche 26 persone con disturbi neurologici (immagino alzheimer, e mi sembra più che comprensibile la loro s.celta), 20 con cancro (che anche se non è a uno stadio terminale, per alcuni tipi non ci sono molti dubbi sull’epilogo), 20 per un non meglio specificato dolore (ma considerando che c’è gente con nevralgia del trigemino o cefalea a grappolo che si suicida per il troppo dolore…).

diciamo che quelli dubbi restano quelli col generico declino di salute e quelli depressi.

marcello

(per chiarezza verso chi ci legge, le categorie non sono esclusive, nel senso che donne depresse con cancro allo stadio terminale e alzheimer sarebbero contate in cinque categorie)

La questione non è se queste persone avessero buoni motivi per farla finita, ma se lo screening effettuato dal medico riveli o no un pregiudizio. I dati mi sembrano un po’ pochi per trarre conclusioni, ma a me danno l’idea che oltre alle condizioni cliniche ci siano condizioni di contorno (una posizione sociale di debolezza) che hanno inciso sulla decisione medica.

Tu dici che c’è gente che si suicida per la nevralgia del trigemino, ma se andassi da un medico per una nevralgia e quello mi proponesse l’eutanasia lo denuncerei senza esitazioni. Sarebbe evidente che il medico ha fatto prevalere i suoi pregiudizi su un giudizio il più possibile obiettivo di ciò che è meglio per me.

Kaworu

no ovvio, avevo tirato in ballo quell’esempio per dire che certi disturbi danno dolori così atroci che nonostante i farmaci è davvero difficile sopportare.

non sto difendendo kevorkian a priori, ma l’eutanasia andrebbe davvero regolamentata e permessa dopo uno screening attento.

lui la sua battaglia l’ha combattuta mi pare sia legalmente che non, a me piacerebbe che si evitassero appunto “errori” dati da faciloneria, idee personali e via dicendo.

Paul Manoni

Al Pacino ha interpretato il Dott. Kevorkian in un film dal titolo “You don’t know Jack”.
In italiano credo l’abbiano tradotto con il titolo “il dottor morte”…tanto per parlare delle solite traduzioni del cavolo dei titoli originali. Figuratevi se non dovevano tradurre il titolo di un film sull’Eutanasia, in modo da farlo apparire la solita “miseriamortedistruzione” (cit.).
Qui siamo in Italia. Ed in Italia, parlare di Eutanasia, e’ un tabu’ che in pochi hanno il coraggio di infrangere.
Importante il contributo che il Dott. Kevorkian ha dato, affinche’ si imponesse una riflessione sul suicidio assistito.

Federico Tonizzo

Ammiro le idee del dott. Kevorkian.
Personalmente, avendo diverse volte visto morire persone in condizioni di sofferenza (sofferenza loro, e indirettamente di parenti e amici) o al massimo trattate negli ultimi periodi con antidolorifici, sono favorevole all’eutanasia (eventualmente richiedibile nel “testamento biologico”) con un’overdose di eroina (specifico che non l’ho mai provata): un “flash”, il sollievo da tutti i dolori, l’entrata cerebrale nel paradiso terrestre, un attimo di gioia inimmaginabile, e poi l’oblio. Cosa di meglio?

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