La promessa incompiuta

Stefano Marullo*

Stefano Marullo

O di quella volta in cui Gesù si sbagliò. Parlo naturalmente del Gesù tramandatoci dai vangeli. Del Gesù ‘storico’ sappiamo davvero poco o nulla. Le fonti sono scarse, tarde e parzialissime. Ma andiamo per ordine. La morte di Gesù in croce, come uno schiavo qualunque, dovette rappresentare per i suoi seguaci uno scandalo indicibile. Il processo che porterà la croce da simbolo della disfatta ad emblema di vittoria assomiglia molto ad una sorta di trasfigurazione, di negazione mista a sublimazione, tipica di chi non riesce ad accettare il peso di un evento funesto.
C’è un altro scandalo – parola ricorrente nel Nuovo Testamento che etimologicamente ha a che fare con inciampo, caduta – non meno insidioso di quello della croce, altrettanto problematico e puntualmente rimosso. Riguarda la seconda venuta di Gesù, alla fine dei tempi, la cosiddetta Parusìa. In realtà le attese messianiche dell’Antico Testamento parlano di un’unica ‘venuta’ gloriosa del Messia e diversi autori cristiani antichi parlano di ‘parusìa’ anche con riferimento all’Incarnazione. L’elaborazione di una ‘prima’ venuta, con l’Incarnazione, e di una ‘seconda’ venuta,  è stata ritenuta necessaria per evitare confusione, cosicché il termine ‘parusìa’ finì per indicare una manifestazione metastorica coincidente con la ‘fine dei tempi’, per quanto nel Nuovo Testamento c’è l’eco di un evidente fraintendimento dei discepoli circa una storia della salvezza in “due tempi”, annunciata con l’apparizione del Cristo e da lui portata a compimento nel giudizio finale. Così, al Risorto viene chiesto: “Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?” (At 1,6).
Finanche la questione della risurrezione, in “due tempi”, ha rappresentato un problema non indifferente per quella teologia classica ancora blindata contro ogni demitizzazione, come ha rilevato efficacemente Andrés Torries Queiruga, laddove il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe “avrebbe aspettato centinaia di migliaia di anni per cominciare a risuscitare negli anni Trenta della nostra era, e solo Gesù Cristo – e Maria -, mentre gli altri dovranno aspettare fino alla fine dei tempi” – e per complicare le cose, dove lo mettiamo il buon ladrone dell’”oggi sarai in Paradiso con me”? -.
Ma torniamo da dove siamo partiti. Gesù è fermamente convinto che il giudizio di Dio sia imminente: “In verità vi dico: alcuni tra i presenti non gusteranno la morte prima di aver visto il Figlio dell’uomo venire con il suo regno” (Mt 16,28). E davanti al sinedrio: “Ormai vedrete il Figlio dell’uomo sedere alla destra della Potenza e venire sulle nubi del cielo” (Mt 26,64). La conclusione del quarto vangelo fa ritenere che il suo autore sarà ancora vivo quando Cristo ritornerà (Gv 21,20-23). Così anche Paolo dice ai Tessalonicesi “noi, i viventi, noi che saremo ancora qui per la venuta del Signore” saremo uniti “a coloro che si sono addormentati” (1 Ts 4,15). Così le lettere Cattoliche fino all’Apocalisse. Ed invece? Niente. Qualcosa non torna. E anche nel NT la delusione è manifesta: “Dov’é la promessa della sua venuta? Dal giorno in cui i nostri padri chiusero gli occhi tutto rimane come al principio della creazione” (2 Pt 3,4). Alla fine anche Paolo non può che arrendersi all’evidenza dando però un duplice significato al “ritardo” di Dio. Nel primo abbozza una soluzione di tipo mistico dove l’opera redentiva appare praticamente “compiuta”, così che Dio “ci ha risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, nel Cristo Gesù” (Ef 2,6) e ai Colossesi “siete risuscitati con il Cristo” (Col 3,1). Nel secondo dà invece una lettura più teologica proiettata nella fede e in quello che viene chiamato, in uno dei passi più oscuri del NT, il “mistero dell’iniquità”: qualcosa, o forse “qualcuno” ne trattiene il suo completo disvelamento. Eccolo: “Il mistero dell’iniquità è già in atto ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene. Solo allora sarà rivelato l’empio e il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo annienterà all’apparire della sua venuta, l’iniquo, la cui venuta avverrà nella potenza di satana, con ogni specie di portenti, di segni e prodigi menzogneri” (2 Ts 2,7-9). Molti esegeti hanno visto in questo “tempo supplementare” una prova dell’amore di Dio: egli “usa pazienza verso di voi, non volendo che alcuno perisca, ma tutti abbiano modo di convertirsi” (2 Pt 3,9). Ma l’attesa può essere snervante e la delusione della prima generazione cristiana si è trasferita nelle generazioni dei credenti futuri. E mentre ad ogni sacco di Roma e ad ogni profezia millenarista si è gridato al “tempo compiuto”, i poveri sono rimasti lì ancora poveri più che mai, gli afflitti inconsolati, , i miti scacciati dalla terra che dovevano ereditare, e Dio non ha reso ai suoi fedeli “pronta giustizia” come raccontava Gesù nella parabola della vedova importuna e il giudice iniquo. Ha scritto il teologo Schillebeeckx: “E’ vero che si può continuare per un tempo ragionevole ad aspettare un treno che non arriva. Ma chi, in un’epoca moderna, ha aspettato non solo per ore, ma per giorni e settimane – per noi secoli – l’arrivo di un treno chiaramente previsto, di fronte al mancato arrivo non può psicologicamente persistere in questa attesa del treno, o renderla credibile. Costui arriva presto alla conclusione che su questo binario il treno non passa più”. E il teologo Sergio Quinzio: “Se Dio è coinvolto, come è scritto, nella guerra, allora la sua vittoria o la sua sconfitta, il suo salire sul trono del suo regno o il suo non salirci mai più, in definitiva anche l’esserci o il non esserci di Dio, tutto ha senso o non ha senso solo nell’esito della lotta. Dio è la salvezza di Dio, non c’è nessun Dio separato dalla sua e nostra salvezza”.

* Laureato in Storia, ha compiuto studi di teologia e filosofia. Redattore della rivista “Non Credo”, è socio attivo del Circolo UAAR di Padova.

NB: le opinioni espresse in questa sezione non riflettono necessariamente le posizioni dell’associazione.
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34 commenti

Sergio

Che noia! A chi interessano più queste cose? L’unica cosa sensata che ho letto in questo articolo sono le parole del teologo Schillebeex (invece il buon Quinzio straparla anche lui).
Da duemila anni stiamo a commentare quei «fatti», si sono riempite intere biblioteche: basta, non ne possiamo più.
Il buon Ratzinger ci ammonisce che Gesù è davvero risorto, la resurrezione è un evento storico “indubitabile” (ma ci vuole la fede per crederlo, e senza la grazia non ce la fai da solo a credere – uffà, basta). Duemila anni di chiacchiere sul nulla. Basta.
Ma com’è possibile che nel ventunesimo secolo si creda ancora a queste cose, si perda ancora tempo con queste scempiaggini! Basta. Non ne possiamo più di teologia e chiacchiere.

Roberto Grendene

già
e pensa che dai 3 anni di età, nelle scuole italiane, per due ore la settimana, insegnanti scelti dal vescovo e pagati dallo stato impartiscono la religione cattolica “in conformità della dottrina della Chiesa”

alba

vero e quoto, nn ce la si fà più, poi ora dovremo anche sopportare la nuova religione alle porte: l’islam….

Federico Tonizzo

Concordo perfettamente con Stefano Marullo.
In effetti, ai primi “cristiani” probabilmente occorse non poca fatica per accettare l’idea di trasformare un’attesa “cronologica a brevissima scadenza” in quell’attesa “teleologica a scadenza indefinita” che viene anche al giorno d’oggi propinata.
La conseguenza più grave di questa trasformazione dell'(INUTILE) attesa di qualcosa che non arriverà mai è stata, per ora, che in quasi due millenni di potere della chiesa di Roma (e non solo di Roma) migliaia di persone furono uccise nelle persecuzioni degli “infedeli”, sia nelle “crociate”, sia nei roghi di “streghe” ed eretici, sia nel tacito appoggio allo stermino dei nativi americani (e non solo) sia nell’appoggio della chiesa ai regimi più sanguinari del secolo scorso (e non solo: v. anche l’appoggio ad Isabella di Castiglia, per fare un solo esempio).
E che dire degli Ebrei e degli Islamici, anch’essi ancora in attesa e inclini all’ostilità verso gli “infedeli”?
Mi viene in mente la canzone tragica di Claudio Lolli “Aspettando Godot” (chi non la conoscesse, può trovarla su YT).

Stefano

@ Federico Tonizzo

“Mi viene in mente la canzone tragica di Claudio Lolli “Aspettando Godot”

Federico il problema è che per loro “aspettando godo”

Batrakos

Tonizzo.

Claudio Lolli, album ‘Disoccupate le strade dai sogni’, canzone titolo ‘Autobiografia industriale’.

In questa canzone Lolli ci ritorna su 😉

‘Io a quel tempo/ stavo ancora aspettando Godot/ cioè aspettavo la morte/ per poter dire rinascerò/ fatto diverso/ collegato d’amore alle masse/ più cultura più lotta di classe/ ma Godot non è mai arrivato/ si fa le cose sue/ ed è meglio così, certo/ per tutti e due.’

Non so se la conosci questa, in cui torna su ‘aspettando Godot’ -che è poi una ripresa da Becket, mi pare- ma se sei, come me, un estimatore di Lolli mi permetto di consigliartela, così come peraltro l’intero album.

Federico Tonizzo

@ Batrakos
Molte grazie: quella che hai segnalato non la conoscevo, la cercherò 🙂

Batrakos

Non sono un grande conoscitore del proto-cristianesimo, anche tenendo conto del fatto che, in ambito esclusivamente laico, ci sono teorie diversissime tra loro.
Però credo, stando a quel che si percepisce indirettamente nel Nt, che Marullo, il quale peraltro ne sa a bizzeffe più di me su questi temi, abbia ragione: le prime comunità cristiane probabilmente aspettavano da un momento la Parusia di Gesù a regnare finalmente sul mondo, di cui lu accenna nei vangeli e che ritorna in tutti i successivi testi del canone.
Anzi, stando a Paolo, molti -a convinzione loro- non sarebbero nemmeno morti quando ciò sarebbe avvenuto.
Però, mi pare che la seconda lettera di Pietro (pseudoepigrafica) sottolinei indirettamente il fatto che i cristiani stessero cominciando a dubitare sul ritorno quando dice che la Parusia avverrà di certo anche se non si sa quando, visto che per Dio mille anni sono un attimo, o qualcosa del genere…non ricordo i dettagli e vado a memoria.

Batrakos

P.S.

Già Bertrand Russell mi pare sottolineò -nel passo in cui sostiene che Gesù non era l’uomo più saggio- il fatto che Gesù, tra le cose su cui ebbe torto, fu proprio nella sua convinzione della Parusia imminente, che diversi passi dei vangeli mettono in bocca a lui direttamente.
Per cui, se i vangeli sono da prendere per storicamente veri come dice Ratzinger e la Chiesa in genere, lì Gesù si sarebbe sbagliato alla grande.

(Sempre esulando dal discorso sul Gesù storico…)

Federico Tonizzo

Beh, certo, non per niente il cosiddetto “cristianesimo” ha avuto innumerevoli eresie, scissioni, protestantesimi ecc.: proprio perchè la Bibbia intera dice cose spesso fumose e cose spesso contraddicenti altre.

Batrakos

Sì, Federico, la Bibbia davvero si presta a tante interpretazioni, essendo spesso vaga e dicendo cose anche diverse nelle varie epoche storiche dei diversi libri.

Ma qua -stando al solo NT- mi stava a cuore un altro problema: non ricordo lettere e datazioni, nè ho voglia di cercarle, anche perchè sulle datazioni ci sono pure lì diverse interpretazioni.
Comunque, quel che mi interessava è questo: bisogna vedere a quando gli storici più autorevoli datano le lettere paoline -e non solo anche in una lettera di Gv se ne parla mi par di ricordare, insomma tutte le lettere- che insistono sull’imminenza della Parusia e sul fatto in cui Paolo afferma che molti di loro sarebbero vivi (‘noi i superstiti, i vivi’ mi pare che esplicitamente dica da qualche parte) e quando datano 2Pt in cui si comincia a pensare che i tempi non siano così vicini: se quest’ultima è posteriore vuol dire che molti cristiani, vedendo che con gli anni non accadeva, iniziavano a dubitare.
L’Ap la lascio perdere: nella sua conclusione mi pare che dica che i tempi sono vicini…ma tutto il libro è così visionario che dare a quel che dice una linearità storica a me pare difficile.
Ma qua ci vorrebbe proprio Stefano Marullo -io più di questo non so, e sono piuttosto arrugginito in materia e andando a memoria potrei dire cose imprecise- a dirci meglio…

Dabibo

Se volessi saperne di più di cristianesimo e amenità simili andrei a cercarmelo altrove, p.es. su un sito cattolico. Sul sito dell’Uaar mi aspetto di trovare altro.

stefano marullo

Solo se ritieni che il “cristianesimo” (che non è solo una religione) appartenga ai cattolici più di quanto l’ateismo non “appartenga” all’UAAR. Ma la tua visione mi sembra un po’ miope. Le riviste cattoliche come Civiltà cattolica, le riviste teologiche come Concilium, i dizionari di teologia, il Concilio Vaticano II, i papi si occupano di ateismo e nessuno gli manda a dire “se volessimo sapere di più di atei e agnostici cercheremmo altrove”. La teologia non è solo teologia dogmatica (quella che disquisisce sulle verità della fede) ma è utile alla comprensione della ecclesiologia e della pastorale della/delle chiese che si definiscono cristiane, con cui, che ti piaccia o no, bisogna fare i conti come non credenti e soprattutto come laici. Ma è solo una mia opinione, naturalmente

Dabibo

Ma io non vado a cercare quello che loro scrivono (liberissimi naturalmente loro di farlo) perché non mi interessa proprio, a maggior ragione non mi interessa leggere di tali argomenti nel sito di un’associazione atea. Andare ancora a discutere di leggende di 2000 e passa anni fa? Preferisco impegnarmi sul fronte della difesa della laicità. Io sarò miope ma tu forse vedi attraverso occhiali deformati dagli studi teologici che dici di aver fatto. Naturalmente ritengo che sia giusto che ci sia anche all’interno dell’Uaar, qualcuno che per studi, per interessi, voglia dedicare tempo e risorse a disquisire e a dibattere del sesso degli angeli, ma preferirei che queste competenze venissero spese se e quando ciò servisse a tener testa ai nostri avversari più che vederti continuare a proporre articoli di natura teologica sul sito. Ma è solo una mia opinione, naturalmente.

bruno gualerzi

Ma perchè tanti teologi in buona fede (immagino che ce ne siano) non si rendono conto che tutti questi problemi sempre più e sempre più palesemente sono problemi che la teologia costruisce su se stessa per continuare a sopravvivere come teologia? Problemi che, invece di essere risolti una volta per tutte denunciando quello che realmente sono, cioè pseudo problemi, ne psroliferano altri destinati alla stessa fine, come l’articolo di Masullo illustra?
Ah già, dovrebbero trovarsi un’altra occupazione che in genere non è sempre disponilbile ad esere manipolata a piacere come la teologia…

Paul Manoni

A Gesu’ “figlio di dio” non credettero gli ebrei del suo tempo, che lo torturarono e lo appesero alla croce, ed ora dovremmo crederci noi!?…Ma fatemi il piacere! 😉

Diocleziano

Figurati! La venuta di un messia l’hanno inventata gli ebrei: un giorno arriva uno che dice
di essere il messia… e ti pare che gli ebrei si facciano infinocchiare dalle balle che hanno inventato loro stessi? 😉

stefano marullo

Qualche replica

@ Sergio
Quinzio non straparla, ma mette il dito sulla piaga: non è in discussione la esistenza o meno di Dio (che a “monte” chiuderebbe la discussione, la fede o la miscredenza fanno la differenza) ma il problema del fallimento o meno dei suoi piani. Il problema dell’eclisse di Dio, che ha abbandonato l’uomo al suo destino o che ha rinunciato alla sua onnipotenza è una questione molto sentita in ambito ebraico ma anche in quello filosofico (Buber, Jonas)

@Federico Tonizzo
Hai proprio ragione. La nascita della Chiesa, segno visibile dell’invisibile, trova una sua “giustificazione” storica proprio nel ritardo della Parusìa. Gesù non ha fondato alcuna chiesa e forse all’inizio nessuno sentì il bisogno di scrivere dei vangeli, non tanto, come spesso si adduce, perchè bastavano i testimoni diretti (gli apostoli) ma perché l’imminenza del Giudizio rendeva supefluo il pensiero di lasciare ai posteri scritti che nessuno avrebbe letto. Anche l’indiffirenza di Paolo verso problematiche come la “schiavitù” o verso la ricchezza si spiega con l’imminenza del Regno lì da venire

@Batrakos
Sì, si deve “esulare” dal Gesù storico (su cui cose suggestive ha scritto Donnini) ma questo “sorvolo” non è indolore. Alla fine tutti sono costretti a postularne l’esistenza per capire quello che è successo dopo. Un po’ come si fa nel Vecchio Testamento con Mosé. Figura più leggendaria che storica, non trova alcuna conferma in fonti extrabibliche (una famosa stele egiziana cita a malapena la schiavitù del popolo di Israele presso gli Egiziani) ma “necessaria” per tutta la storia della salvezza.
Sulla datazione della Seconda Lettera di Pietro non posso che essere vago (anche perché se non lo fossi rischierei di passare per uno storico autorevole 🙂 ). La “forbice” sulla sua composizione va dal 90 al 120 d.C. Un indizio interessante è la sua dipendenza dalla lettera di Giuda la cui datazione è fissata tra gli anni 80 e 90. Altro indizio a favore del post quem (90) è che la lettera di Giuda fa riferimento a vicende appena accennate nell’AT (la rivolta dei figli di Kore, l’arcangelo Michele) e che sono di derivazione apocrifa (libro dei Vigilanti, Assunzione di Mosé), libri dichiarati tali e condannati dal concilio di Jamnia solo dopo il 90 d.C., o da fonti giudaiche extrabibliche (le storie di Caino e Balaam). 2 Pt sente molto anche l’influenza della letteratura pagana; è interessante il motivo letterario della fine del mondo come una conflagrazione di fuoco (2 Pt 3,7.12) presente in un inno dei rotoli ritrovati a Qumran (1 QH 3,29-35).
Non c’è alcun dubbio che la 2 Pt sia stata scritta da qualcuno che si rifaceva alla tradizione “petrina” e la citazione di fatti della vita di Gesù di cui Pietro è stato testimone, vuole solo dare autorità allo scritto. D’altronde lo stesso autore nella lettera dice esplicitamente “i vostri apostoli” come se lui non ne facesse parte. Sulla sua canonicità si è scritto molto. Il fatto che non venga citata nel Codice Muratoriano (metà del II secolo), e che sembra rifiutata da Origene, Eusebio e Girolamo non depone a suo favore.
Di certo è stata scritta in funzione anti-gnostica contro coloro che negavano la parusìà (esplicitamente citati in 2 Pt 3,4)

@ Bruno Gualerzi
Grazie per avermi, per un refuso, chiamato Masullo, ma non ho la levatura di quel filosofo. 🙂
Devo, una volta tanto, dissentire con te. Non esiste solo una teologia “accademica”, oziosa, che discute dei massimi sistemi. Le teologie del terzo mondo (dalla teologia della liberazione alla teologia del pluralismo religioso alla teologia “queer”) sono esempi di teologie politiche che prendono sul serio l’ortoprassi anziché l’ortodossia. Ecco perché Roma (leggi Vaticano) li vede come fumo negli occhi. Perché sono impermeabili al paradigma del potere, ma posso garantire, con tutti i loro limiti, che hanno una grande carica “riformatrice” e “umanistica”.

bruno gualerzi

Hai ragione… ma non essendo in possesso degli elementi necessari per tenere in piedi un discorso troppo analitico, faccio di necessità virtù e punto subito ai ‘massimi sistemi’, o comunque mi sforzo di individuare i problemi nella loro essenza. Così – anche se conosco più o meno la teologia della liberazione, se ho una vaga idea di cosa sia la teologia negativa, se negli anni settanta sono stato amico di acuni, come si chiamavano allora, preti operai, se ho vissuto indirettamente l’esperienza dell’Isolotto di Firenze – non sono mai riuscito a togliermi dalla testa che la teologia NELLA SUA ESSENZA (eccola lì!), essendo una ‘scienza di Dio e delle cose divine’ (definizione da dizionario filosofico), sia una scienza del nulla. Il nulla minuscolo, per intenderci.

PS. Naturalmente non sapevo che esistesse un Masullo filosofo… ma si vede che inconsciamente non volevo associarti al Marullo personaggio del Rigoletto. (^_^)

PS.

Batrakos

Stefano,
grazie della risposta…a proposito, ricordo che parlammo già di Enoch -e della ripresa del Libro dei Vigilanti in Pietro- in altro post (la Lettera di Giuda dice ‘come profetizzò Enoch, settimo dopo Adamo’ in linea mi pare con Genesi).
Alcuni trovano anche nel Vangelo secondo Matteo numerosi riferimenti ad Enoch, ma non mi chiedere quali, perchè a quest’ora di cercare i riferimenti non mi va!
Grazie ancora.

stefano marullo

Caro Bruno, ecco un profilo di Masullo tratto dall’enciclopedia multimediale di Scienze Filosofiche.

VITA
Aldo Masullo è nato ad Avellino il 12 aprile del 1923. Laureatosi in filosofia e in giurisprudenza, discepolo di Antonio Aliotta e Cleto Carbonara, libero docente di Filosofia teoretica dal 1955, professore ordinario dal 1967, attualmente insegna Filosofia morale nell’ Università di Napoli. Ha trascorso vari periodi di ricerca e di insegnamento in Germania. Dal 1984 al 1990 è stato direttore del Dipartimento di Filosofia dell’ Università di Napoli. E’ socio dell’Accademia Pontaniana, della Società Nazionale di Scienze Lettere ed Arti di Napoli e dell’ Accademia Pugliese delle Scienze. E’ insignito della medaglia d’oro del Ministero per la Pubblica Istruzione. Candidato indipendente nelle liste del PCI, dal 1972 al 1976 è stato Deputato al Parlamento e, dal 1976 al 1979, Senatore della Repubblica e Parlamentare europeo.

OPERE
La problematica del continuo nel pensiero di Zenone di Elea e di Aristotele, Napoli, 1955; Intuizione e discorso, Napoli, 1955; Struttura, soggetto e prassi, Napoli, 1966; La storia e la morte, Napoli, 1964; La comunità come fondamento. Fichte, Husserl, Sartre, Napoli, 1965; Il senso del fondamento, Napoli, 1967; Antimetafisica del fondamento, Napoli, 1971; La metafisica, Milano, 1980; Fichte: l’intersoggettività e l’originario, Napoli, 1986; Filosofie del soggetto e diritto del senso, Genova, 1990.

PENSIERO
A parte il contributo innovativo che ha dato nell’interpretazione di Fichte, Hegel ed Husserl, nel suo itinerario filosofico, Masullo non ha mai cessato di esprimere un’unità problematica profonda, sviluppando una lucida critica nei confronti delle pretese fondative della filosofia. Ha dedicato la sua attenzione alla trasformazione della gnoseologia tradizionale nella epistemologia metodologica del ‘900. Ha delineato, attraverso un’indagine storica e teorica, una comprensione dialettica dell’intersoggettività come fondamento non metafisico del mondo umano e dell’interrogare filosofico. Attualmente è impegnato nella ricostruzione dell’aggrovigliata elaborazione occidentale della nozione di tempo e nell’elaborazione di un’ etica laica per la salvezza.

bruno gualerzi

Caro Marullo, comunicandoti che non sapevo esistesse un Masullo filosofo non intendevo nè vantarmi della mia lacuna (di questa come di chissà quante altre) nè, per converso, chiedere informazioni che avrei potuto trovare direttamente. Per cui sono un pò imbarazzato, soprattutto per il fatto che mi accrediti di conoscenze di temi e problemi filosofici, storici e attuali, di cui, nella migliore delle ipotesi, ho solo un’infarinatura. Non me ne vanto certo, ma non voglio nemmeno carpire la buona fede di chi, su certe questioni, a certi livelli, mi considera un interlocutore plausibile. D’altra parte, come ti accennavo, non per questo rinuncio a trattare e confrontarmi su temi filosfici, soprattutto di natura esistenziale, ma basandomi… naturalmente anche su un minimo di conoscenza della storia dell filosofia altrimenti non avrei potuto ‘insegnarla’ (^_^)… ma soprattutto sulla scelta di alcuni di questi temi che sento più congeniali (da un pò di tempo – e per la centralità che vi ho individuato ormai credo definitivamente – il tema dell’ateismo) affrontati poi sulla scorta di esperienze culturali ed esistenziali come tal non trasferibili.
Grazie per la bella accoglienza riservata alla mia cortesia, dirai tu (o era ironica?), ma, come dicevo, non voglio carpire la buona fede di nessuno, soprattutto di chi sta offrendo tanti validi spunti sui quali confrontarci… lasciamelo dire… in modo non accademico. Come piace tnto a me (^_^).

Sergio

@ Stefano Marullo

Ho riletto le parole di Quinzio per vedere se avevo dato un giudizio frettoloso e magari ingiusto. Ebbene, di nuovo non ci ho capito quasi nulla. E per Quinzio avevo una certa simpatia, ho letto anche vari suoi libri, uno con un titolo sorprendente (“Perché Cristo ha fallito” o qualcosa del genere). Insomma, uno di quei cristiani rompiscatole che mi vanno benissimo, ma solo fino a un certo punto (perché rompono le scatole al potere, ma alla fine le rompono di nuovo anche a noi, come per esempio Küng). Su Küng e simili Gualerzi ha detto giorni fa una cosa giustissima: sembrano non accorgersi che seguendo i loro suggerimenti la Chiesa scomparirebbe ancora prima. Ratzinger invece punta sull’arroccamento, con l’appoggio del potere civile e alleandosi persino all’islam (la Chiesa potrà così ancora sopravvivere per qualche tempo o prolungare l’agonia – perché questo è pacifico: la Chiesa e il cristianesimo sono morenti, se non già morti e putrefatti, anche se fa finta di essere ancora viva – come quell’eroe dell’Orlando furioso che continuava a combattere pur essendo già morto, perché non se n’era ancora accorto).

Devo però ammettere che tutti i discorsi intorno al cristianesimo mi annoiano ormai terribilmente. Cosa ha detto o non detto Gesù, cosa ha detto o non detto Paolo, come intendevano questo e quest’altro, se il ritorno di Cristo era atteso a breve o meno: per favore, basta. Basta coi falsi problemi della teologia, con le questioni assurde.
Trovo i tuoi articoli troppo dotti. Leggo che hai studiato anche teologia: capisco che per te certe questioni sembrano interessanti, rilevanti, importanti. Per me non lo sono (più). Ma anche per i cristiani contano poco: non è un caso che il papa parli ormai solo di sesso (rapporti pre ed extramatrimoniali, matrimonio, castità, Aids, omosessualità – non devo spiegare certo perché). O diciamolo: del mistero della trinità non gliene frega niente a nessuno, nemmeno ai preti e ai seminaristi, mentre la sessualità concerne tutti ed è una delle cose più importanti e anche belle della vita. Galileo mica negò ai suoi tempi la trinità. L’avrebbero fatto a fettine, rosolato a fuoco lento. All’epoca nemmeno Galileo poteva concepire di negare la trinità. Ma sono passati quasi quattro secoli e la trinità non esiste più (anche se alcuni fanno ancora finta di credervi).

giuseppe

Laureato in Storia, ha compiuto studi di teologia e filosofia. Redattore della rivista “Non Credo”, è socio attivo del Circolo UAAR di Padova.

Sarebbe interessante capire cosa si intende per ” ha compiuto studi di teologia”. Se si tratta di studi da autodidatta non significa che é competente in materia.

Diocleziano

giuseppe,
Oddio, non è che la teologia abbia più dignità della Patafisica…

ateo

D’accordo con Stefano Marullo, egli ha colto in pieno l’essenza del messaggio cristiano, mettendone in luce l’essenziale inconsistenza, avete notato che i preti parlano sempre meno circa la venuta finale dell’ebreo Gesù? anch’essi si sono accorti della mancata profezia, in passato hanno inventato la ridicolaggine del “ritardo della parusia”!! oggi alcuni di essi preferiscono darsi all’impegno sociale, facendo credere che, così facendo, si ispirano al vangelo, ma non dicono che nel vangelo non vi è alcun programma politico o sociale, quelli erano solo in trepida vana attesa della fine dei tempi, i preti dovrebbero invece dire che il loro impegno sociale deriva dalle conquiste democratiche ad iniziare dalla rivoluzione francese.

Federico Tonizzo

“i preti dovrebbero invece dire che il loro impegno sociale deriva dalle conquiste democratiche ad iniziare dalla rivoluzione francese.”

Concordo.
Ma costoro non lo ammetteranno mai…

Florenskij

@ Ateo-Tonizzo. Manzoni in gioventù era stato un fierissimo anticlericale, anche se non un ateo, quindi il suo giudizio dovrebbe valere qualche cosa. Nei “Promessi Sposi” documenta le capacità filantropico-organizzative del cardinale Federigo Borromeo in occasione della carestia e della pestilenza; più in là testimonia l’intervento dei cappuccini, capitanati da padre Felice Casati e da padre Michele Pozzobonelli, senza i quali, a detta dei contemporanei, la situazione del Lazzaretto sarebbe stata ingovernabile fino9 alla disperazione. Il 1630 è posteriore alla Rivoluzione Francese?
Idem con altri esempi, come nel caso dei Fatebenefratelli, fondati da san Camillo De lellis, XVI secolo.
Ho letto anche in un testo di un autorevolissimo storico di Roma antica ( lapsus sul nome: credo sia Andrea Giardina, uso alle edizioni Laterza) che uno dei motivi della “presa” dei Cristiani sulla società era costituito dalla loro capacità di intervento filantropico. Aggiungo: al punto che Giuliano ( l’Apostata ) invitò i Pagani a imitare le loro opere assistenziali. Dopo la Rivoluzione Francese?

Quello che molti di voi non ammetteranno mai che difficilmente un ideale puramente terreno come quello ateo-umanistico può mobilitare verso il volontariato “duro” e “ingrato” come quello trascendente. Chi te lo fare? AMOR DEI URGET NOS.

PS C’è poi anche la teoria, ovviamente tutta da esaminare, della “FARFALLA LAICA DA BOZZOLO CATTOLICO”. per dirne una, il dott. Strada e signora da adolescenti erano militanti di GS, futura CL.

Francesco

Florenskij e’ inutile che insisti sulle capacita’ organizzative della chiesa in campo filantropico anche i comunisti e i nazisti lo erano pur di perseguire i loro fini, la chiesa tra i tanti pretesti che ha per giustificare la sua esistenza utilizza proprio la filantropia anche i criminali con i soldi degli altri a volte fanno beneficienza.

Francesco

Quando ci sono discussioni serie e non fumose il protero e il flo si danno alla latitanza, lo sanno che qui le pigliano e di brutto. 😆

enrico

Marullo presenta una tesi, ma estrapola frasi dal contesto e non presenta il resto…del testo

“noi, i viventi, noi che saremo ancora qui per la venuta del Signore” saremo uniti “a coloro che si sono addormentati” (1 Ts 4,15)

Ma 1 Tessalonicesi prosegue e si legge

“Riguardo poi ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; infatti voi ben sapete che come un ladro di notte, così verrà il giorno del Signore”

Dunque non vi è una indicazione temporale di quando sarebbe avvenuta la seconda venuta di Cristo.
Infatti il concetto estrapolato dalla prima lettera ai Tessalonicesi era preceduto da

“Non vogliamo poi lasciarvi nell’ignoranza, fratelli, circa quelli che sono morti, perché non continuiate ad affliggervi come gli altri che non hanno speranza”

Dunque l’Apostolo si sta rivolgendo alla comunità di Tessalonica per rispondere precisamente alla domanda di cosa avverrà per coloro che sono morti e non dà una definizione temporale sulla seconda venuta.

Riguardo alle frasi estrapolate dal Vangelo di Matteo, Marullo sembra non presentare il fatto che il regno di Dio viene con la ressurrezione di Cristo dalla morte e la costituzione della Chiesa, la sposa mistica di Cristo. Dovrebbe mettere in relazione quanto cita con quanto si legge nelle Scritture in 1 Cronache 17 e 2 Samuele 7

“Il Signore ha intenzione di costruire a te una casa. Quando i tuoi giorni saranno finiti e te ne andrai con i tuoi padri, susciterò un discendente dopo di te, uno dei tuoi figli, e gli renderò saldo il regno. Costui mi costruirà una casa e io gli assicurerò il trono per sempre”

Inoltre Marullo scrive
“La conclusione del quarto vangelo fa ritenere che il suo autore sarà ancora vivo quando Cristo ritornerà (Gv 21,20-23)”
Questa potrebbe essere una lettura, ma non appare certamente la più probabile in quanto si legge precisamente

“Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: “Se voglio che rimanga finché io venga, che importa a te?”

Dunque non si esclude affatto la morte di tale discepolo, anzi.
Appare quindi che la definizione di tale persona..”il discepolo che egli amava” indichi possibilmente l’evangelista Giovanni ma indichi anche il “discepolo fedele” di ogni tempo.

Francesco

enrico chi ti dice che non puoi continuare ad aspettare, aspetta aspetta.
Certo credi in un messia molto contraddittorio (visto che afferma sullo stesso argomento cose differenti) sempre se e’ stato lui a dirle e sempre che sia mai esistito.

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