Giovanni Barella*
A partire dalla nascita di un bisogno di feticismo i simboli religiosi hanno sempre fatto bella mostra di sé, accettati senza remore in popolazioni o società ove lo spirito acritico della stragrande maggioranza delle persone era sottomesso all’idea di magici poteri. Coloro che cercavano di esternare un senso critico in merito venivano semplicemente emarginati, magari dopo essere stati “messi alla gogna” se non, più spicciamente, eliminati fisicamente!
Così è stato anche per la forma di fede maggiormente radicata nel nostro continente e cioè il cristianesimo: solo dopo l’avvento del pensiero illuministico, nato anche dalla scissione riformatrice religiosa, v’è stata un’apparente apertura verso una corrente di pensiero scevra di principi dogmatici. In verità le pressioni che deve subire chi esterna scetticismo o avversione verso questa corrente fideistica sono forti anche ai giorni nostri.
Sicuramente ne sa qualcosa la Signora Lautsi Albertin, in Italia, ma, per esempio, anche chi vi scrive in Svizzera.
La Confederazione Elvetica è, praticamente, un’isola circondata dai Paesi dell’UE. Non ne fa parte, ma deve necessariamente collaborare con chi le sta attorno sia e soprattutto per questioni economiche (trattato Schengen, accordi bilaterali), sia anche per argomenti ideologici.
Ed in quest’ultimo caso entra la problematica dell’esposizione o meno del crocifisso.
Sul territorio elvetico la faccenda si presumeva risolta nel 1990, grazie alla sentenza della massima istanza giudiziale svizzera, il Tribunale federale, che aveva stabilito: “L’esposizione del crocifisso nelle aule delle scuole elementari non adempie alle esigenze di neutralità previste dall’art. 27 cpv 3 della Costituzione”. Quindi l’illegalità dell’esposizione del simbolo cristiano negli spazi pubblici scolastici, più precisamente nelle aule dell’Istituto comunale di Cadro. Sentenza che avrebbe potuto essere impugnata sull’intero territorio nazionale, da persone o domiciliate nei singoli Comuni oppure semplicemente perché dipendenti, stipendiati dall’Ente locale (come il mio caso che illustrerò più avanti). Considerato che in Svizzera la percentuale di coloro che non si riconoscono in alcuna religione si attesta ora a circa un quarto della popolazione, perché non v’è stata una massiccia richiesta di rimozione del “simbolo di tortura” dagli spazi pubblici (scuole statali e comunali, tribunali, sale governative, ospedali, …)?
Basterebbe chiedere, ma … se per appenderlo è sufficiente il gesto, per toglierlo la strada è ben più irta di ostilità!
La sa lunga Valentin Abgottson, presidente della sezione vallesana dell’Associazione Svizzera dei Liberi Pensatori, che aveva rimosso il crocifisso dall’aula in cui insegna (Stalden, Canton Vallese) più di un anno fa, senza che ci fosse alcuna reazione da parte della direzione che pure ne era a conoscenza. La quale non si è però fatta attendere quando sia le autorità cantonali, sia quelle comunali hanno confrontato la sentenza del Tribunale federale del 1990 e la legge cantonale sull’istruzione pubblica di quel Cantone (“Art. 3 Compito generale della scuola: la scuola vallesana sostiene le famiglie nell’educazione ed istruzione dei giovani. A tale scopo, collabora con le chiese ufficialmente riconosciute. Essa si impegna a sviluppare il senso morale e le facoltà intellettuali e fisiche dell’alunno, che prepara al suo essere persona umana e cristiana.”).
Ora, gerarchicamente parlando, una legge cantonale è subalterna ad una federale, ma tant’è! Al docente è stato ordinato di riappendere il simbolo, lui si è rifiutato e perciò è stato licenziato!
Nel frattempo nelle scuole di Cadro, dove insegna il sottoscritto, nel gennaio 2010 è riapparso il crocifisso, stavolta avvitato sui muri del corridoio dell’edificio: grave decisione municipale, a seguito di una pressante richiesta del locale consiglio parrocchiale (con la motivazione che la sentenza del 1990 ha deliberato espressamente solo sulle aule!), perché contravviene alla neutralità religiosa di un ente pubblico.
Logicamente ho impugnato la decisione (sviluppando le mie motivazioni sulla base del principio della neutralità confessionale di un organo pubblico e della sentenza già citata, laddove dice “… va innanzitutto precisato che gli spazi di uso comune di un Istituto scolastico … quali ad esempio l’atrio, i corridoi, il refettorio, la biblioteca o la palestra, sono a tutti gli effetti parte integrante dell’intero edificio scolastico nel quale tutti gli allievi, indistintamente, seguono il loro percorso formativo.”) inoltrando ricorso all’istanza superiore, cioè al Consiglio di Stato del Canton Ticino.
La risposta, negativa, mi è giunta solo ben sedici mesi dopo, nel giugno 2011, in quanto, per i motivi di conformismo, accennati prima, il Governo cantonale ha atteso la recente sentenza della Grande Camera della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) di Strasburgo (marzo 2011) stabilente la liceità espositiva dei simboli religiosi nelle aule scolastiche.
E qui mi permetto una digressione: la scelta di Strasburgo è stata determinata dallo spauracchio di una plateale esautorazione della massima Istituzione giudiziaria continentale posta di fronte all’incapacità di rendere esecutive le proprie sentenze (va ricordato, per esempio, l’antecedente pungolante dichiarazione del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, il quale aveva detto a chiare lettere che “in nessun caso i crocifissi sarebbero stati tolti dalle pareti scolastiche”.).
Se la Grande Camera avesse confermato la validità della precedente decisione presa dalla Piccola Camera (novembre 2009) avrebbe posto le Autorità italiane nella necessità di rifiutare il principio del primato del diritto e denunciare la “Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti umani e delle libertà fondamentali”, rendendo persino ipotizzabile la fine della CEDU e la sua sostituzione con altra istituzione giudiziaria espressa dalla sola UE.
Insomma la decisione presa non ha fatto altro che rispettare la forma con buona pace di tutti, o quasi. Tutto sommato, si saranno detto i giudici, Strasburgo val bene una messa!
Una sentenza che, sebbene prioritariamente riferita alla realtà italiana, in pratica ha dato un appiglio di manovra non solo a tutti i Governi delle Nazioni facenti parte dell’Unione Europea, almeno sul piano di decisioni meramente politiche, ma anche a Paesi terzi.
La sconfessione della “sentenza Lautsi del 2009” mi ha fatto pensare che le Autorità politiche svizzere si sarebbero uniformate a questa decisione europea sia per accondiscendere alle continue richieste, o meglio, ai continui richiami di presunti diritti acquisiti da parte delle organizzazioni confessionali presenti sul nostro territorio, sia per dare un segnale d’appartenenza alla medesima identità socio-culturale ai Paesi che ci circondano e con i quali dobbiamo intrattenere relazioni di diverso tipo.
Senonchè il giudice svizzero membro della Grande Camera, Giorgio Malinverni, cattolico e non contrario alla religione, ha dichiarato il proprio dissenso sulla decisione presa affermando che “il crocifisso viola la neutralità dello Stato. La maggioranza non può imporre il proprio punto di vista a tutti, la minoranza deve essere protetta e tutelata. Una scuola pubblica ed obbligatoria deve essere confessionalmente neutra. Questa la tesi sottoscritta dal Tribunale Federale nel 1990 a seguito del caso di Cadro ed è quanto impone anche la legge francese. La soluzione che io condivido.”
A questo punto avevo sperato in una decisione del Governo ticinese maggiormente rispettosa di coerenti e lineari considerazioni di diritto.
L’ufficio giuridico del Consiglio di Stato aveva infatti accettato, in prima istanza, il mio ricorso, ma il presidente uscente del massimo organo esecutivo cantonale, un popolare democratico che, da noi, è il braccio politico della Chiesa, gli ha invece ordinato di modificarla affinché fosse respinta.
Di nuovo il condizionamento dell’opinione pubblica da parte delle organizzazioni confessionali cattoliche non è mancato, con i politici molto attenti alla sensibilità degli elettori. Così, adottata con una maggioranza di tre (due leghisti e un popolare democratico) a due (una liberale ed un socialista), è stata autorizzata l’esposizione del crocifisso presso le scuole comunali di Cadro. Giochi di natura politica sono stati anteposti alla difesa dei principi dello Stato laico e, in particolare, della separazione tra lo Stato e la Chiesa, principi secondo i quali l’Ente pubblico è chiamato a mantenere una posizione di assoluta neutralità in materia religiosa e non deve quindi identificarsi con una o l’altra fede.
La battaglia, se così posso definirla, non è però finita in quanto ho prontamente inoltrato un ulteriore ricorso al Tribunale cantonale amministrativo, che è l’istanza gerarchicamente superiore.
Son ora fiducioso in un giudizio conforme con i principi iscritti nella Costituzione federale che sono, per loro natura, inalienabili, inderogabili, imprescrittibili.
* segretario Associazione Svizzera Liberi Pensatori – sezione Ticino
Il problema non è quello di negare una fede, ma di accettarle tutte.
A me piacerebbe che in un aula scolastica, accanto al crocefisso, ci fossero tutte le immagini religiose dei frequentatori. Per esempio, un cinese potrebbe desiderare sia i simboli del confucianesimo che del taoismo. La libertà stà nell’accettare, non nel negare.
Buongiorno Dario.
Per principio concordo con te, ma c’è una variabile da considerare: ci sarebbe spazio per poter affiggere tutti i simboli richiamanti ad un’entità superiore (considerato che, quasi giornalmente ne sorgono di nuove?) Il pericolo soprattutto per i credenti nelle, definiamole, maggiori fedi, ma la speranza per coloro che non si rifanno ad entità trascendenti, sarebbe quella di scoprire che … l’uomo ha proprio una bella fantasia¨.
Il libero pensatore ha proprio la qualità di saper accettare l’altro, ma non necessariamente condividerlo.
Cari saluti laici.
Buongiorno Dario e Giovanni,
la scuola in realtà dovrebbe essere n luogo neutro dove si insegna la conoscenza, lo spazio per l’immaginario, incluse le credenze religiose, dovrebbe essere un’altro.
Concordo con Francerco L.: le “immagini sacre” di ogni fede c’entrano con la pubblica istruzione come le caccole a merenda.
Sono d’accordo, ma la stesssa cosa deve succedere in Arabia in India in Cina in Sudan e cosi via.
Quindi dovremmo diventare come Arabia, India, Cina, Sudan…
Quand’è che voi leghisti (lo sei anche se ti illudi di non esserlo) la pianterete con ‘sta scemenza della reciprocità? Quand’è che userete la testa per qualcosa di diverso dall’appenderci le orecchie? E offenditi, ti fa soltanto bene leggere un po’ di verità!
Come se fra l’altro fossero i cittadini di quegli stati a imporre leggi insensate, invece che a subirle. Ma come fai a non renderti conto?
noi siamo italiani, quindi abbiamo il potere di influire solo sulle leggi italiane. quando avremo il potere di influire anche su quelle indiane, cinesi, ecc. saremo in prima linea per pretendere la laicità anche da loro.
Intanto e’ da puntualizzare che, Voi, influenze sulle leggi Italiane = 0 (ZZEEEERO)
Kleiber, per fare il tifo c’è lo stadio. Qui si tenta di argomentare. Se non ti sta bene, primo cerca di cambiare, così puoi migliorare un po’; secondo, se proprio non riesci ad avvicinarti alla normalità, vai a urlare assurdità nei luoghi consoni, cioè gli unici luoghi fisici che conosci.
Se la libertà sta nell’accettare. il Crocifisso ne è la massima espressione. in quanto esso rappresenta l’accettazione totale dell’uomo, non escluso il peccato, in virtù di Colui (Gesù Cristo che è Dio incarnato) che questo peccato lo ha preso su di sè tutto intero per distruggerlo, e donarci così la vita eterna. Il Crocifisso è “il simbolo” religioso per eccellenza. Vorrei fare presente a Barella che il feticismo religioso è scomparso dove è arrivato il Cristianesimo, spesso proprio al prezzo del sangue di molti martiri cristiani perseguitati ferocemente dal paganesimo feticista. Quanto all’illuminismo, esso è il feticismo per eccellenza. I suoi feticci? L’utopia dell’emancipazione dell’uomo con le sue sole forze, la pretesa di redimere l’uomo dal suo male con il solo benessere e con l’innalzamento del livello culturale (Rousseau). Le ideologie atee del ‘900, figlie dell’illuminismo, hanno, caro Barella, fatto almeno 150 milioni di morti. Dico almeno. Allo stesso tempo, i Cristiani, oggi come non mai, sono i più perseguitati a tutti i livelli ed in tutte le latitudini. C’è poco da fare: i totalitarismi, sia ideologici, che politici, avversano il Cristianesimo da sempre. Sì è mai chiesto perchè, caro Barella ? Con Amicizia!!!
La chiesa delimita il territorio con i crocifissi come i cani con l’urina.
Poi occorre sempre che qualcuno faccia PULIZIA.
Caro Giovanni, ti auguro sentitamente che i tribunali svizzeri relativi, accolgano le tue ragioni e richieste, unitamente a quelle di tanti non-credenti che malsopportano l’imposizione di simboli religiosi, nelle scuole e negli edifici pubblici in generale.
Che i crocefissi, vengano appesi nelle aule italiane, lo trovo estremamente grave ed indegno per uno Stato laico. Ma che tutto cio’ accada nella neutralissima Svizzera, lo trovo oltremodo ben piu’ grave. Soprattutto se si considera la sentenza del 1990 del giudice (Cattolico peraltro!) Giorgio Malinverni, che in modo ineccepibile e senza la minima possibilità di appigli, in sole 6 righe ha motivano l’inadeguatezza di un simbolo religioso in un luogo pubblico.
Da incorniciare pertanto le sue parole, che vorrei riportare ancora (e ancora, e ancora, e ancora!!):
“il crocifisso viola la neutralità dello Stato. La maggioranza non può imporre il proprio punto di vista a tutti, la minoranza deve essere protetta e tutelata. Una scuola pubblica ed obbligatoria deve essere confessionalmente neutra. Questa la tesi sottoscritta dal Tribunale Federale nel 1990 a seguito del caso di Cadro ed è quanto impone anche la legge francese. La soluzione che io condivido.”
Tienici aggiornati sugli eventuali sviluppi. Con grande solidarietà, auguro a te ed alla Svizzera, di potervi liberare presto, non solo dagli oggetti inutili, ma anche dai politici genuflessi. 😉
Buongiorno Paul.
Grazie del sostegno. Un’unica precisazione (forse, per evitare di essere troppo prolisso, non sono stato chiaro nell’articolo): il giudice svizzero Malinverni è membro della Grande Camere della CEDU e non ha nulla a che fare con la sentenza del 1990. A Strasburgo lui e la giudice bulgara sono stati gli unici due che avrebbero respinto il ricorso del Governo italiano e, quindi, dato ragione a Lautsi Albertin.
Laici saluti cordiali.
Giovanni
Ops! 😉
Devo aver letto con troppa fretta l’articolo.
Concordo pienamente con il tuo pensiero e mi associo nell’augurio che l’opera di Giovanni sia coronata da successo.
Mi ha fatto molto piacere scoprire che il giudice Malinverni, nonostante fosse cattolico, abbia sostenuto la legittima richiesta del signor Barella. Infatti questo dimostra l’esistenza di credenti che capiscono realmente le esigenze di tutti i cittadini e sanno rispettarle (in questo caso, anche difenderle).
Mi auguro che la percentuale di credenti con queste caratteristiche aumenti in tutte le religioni.
Il Crocifisso è anche un potente simbolo culturale.
la minoranza non può imporre o vietare un simbolo alla maggioranza….
Per assurdo….togliamo le croci dalle bandiere nazionali…?
….che dite?
Buongiorno Kauor.
Hai ragione: il crocifisso è un potente simbolo culturale. Potente per aver cercato, nell’ultimo billennio, di annientare, anche nel sangue, tutta la sapienza antecedente. Simbolo di una cultura costruita sulle spalle delle antecedenti per puro spirito di potere.
Comunque la minoranza, come dici tu (ma sei proprio certo che, in realtà sia così?), non vuole imporre nulla, ma desidera poter esprimersi e girare per il mondo senza “dover strisciare contro i muri”! In duemila anni i credenti e praticanti nella religione cristiana hanno avuto modo di ostentare il loro simbolo di morte ovunque: nessuno vuole necessariamente togliere quelli che già ci sono, ma è assolutamente sintomo di arroganza volerne piazzare di nuovi su territorio di tutti!
Le bandiere nazionali? Beh! In alcuni casi, se proprio si volesse, le croci bisognerebbe eliminarle in quanto apposte, a futura memoria, solo dopo l’esito positivo di una missione cristiana di “conversione forzata”.
Buona giornata.
@kauor
quindi, poichè la maggioranza vota PDL (almeno secondo le ultime votazioni), sarebbe quindi logico per il tuo ragionamento pretendere l’affissione del simbolo del PDL e gli altri devono stare zitti. o in alternativa, a seconda di chi sia la maggioranza votata al momento, il simbolo della lega, del PD, di rifondazione comunista, la svastica nazista……?
o, anche rimanendo sul piano religioso, dobbiamo dedurre dal tuo ragionamento che una volta che gli atei sono la maggioranza (e già lo sono: meno di un battezzato su dieci và regolarmente a messa e può quindi dirsi realmente cattolico) accetteresti senza battere ciglio che si tolgano tutti i crocifissi e al loro posto si appendano a prescindere i simboli UAAR? ho come l’impressione di no, e che quindi il tuo discorso sia prettamente ipocrita……
infine, potresti per favore DIMOSTRARE che la maggioranza in italia è cattolica? perchè sai, i battesimi non possono essere considerati indicativi (verrebbero contati come cattolici non solo i bambini a cui è stato IMPOSTO il battesimo e che in realtà non hanno ancora nessuna fede, ma pure tutti coloro che crescendo si sono scelti una fede no0n cattolica o sono atei, come il sottoscritto. e non sono pochi), e nemmeno le percentuali dell’8×1000 lo sono (molte confessioni non sono rappresentate, e moltissimi credenti non cattolici, non conoscendo il funzionamento del sistema, danno tale tassa alla chiesa o allo stato convinti che sia il modo migliore per farli arrivare in beneficienza, senza sapere che la chiesa cattolica (a differenza delle altre, come quella valdese, che in beneficienza dà il 100%) ne dà in beneficienza solo il 20% e il resto se lo intasca)…….
perchè sai, mettere i simbili di chi si autodefinisce la maggiranza senza nemmeno naccertarsi che sia DAVVERO la maggioranza mi sembra parecchio stupido ed ipocrita….
@Kuor
Ricordati di queste parole quando ci saranno le solite persecuzioni ai danni dei cristiani nel Vicino Oriente o da qualsiasi altra parte del Mondo… 🙄
Ma dite, a che cosa vi serve un “simbolo passivo”?
Se, come dice la sentenza di Strasburgo, è ininfluente, perchè ci tenete tanto?
Tutto questo baillamme per un simbolo definito praticamente INUTILE.
Contenti voi…
Una bandiera è un simbolo prodotto dagli uomini, non ha niente di soprannaturale; ha avuto un inizio e può avere anche una fine.
Se i cittadini non si sentono rappresentati possono anche decidere democraticamente di cambiare bandiera, cambiare inno nazionale, cambiare capitale eccetera.
Anche le croci che adornano le cime dei nostri monti fanno proprio schifo e rovinano il paesaggio: inoltre stimolano le bestemmie iodelizzate che disturbano il silenzio dei boschi
Caro Sig. Barella, voglio essere ottimista quanto lei ma da italiano ho imparato, almeno nel mio paese, che persino i supremi principi costituzionali, per loro natura formalmente inderogabili, come la laicità dello Stato, mediante giochi di interpretazione giuridica e politica possono essere di fatto aggirati e dunque violati. Condivido il suo articolo e le faccio il mio più sincero in bocca al lupo in questa battaglia di civiltà prima ancora che di laicità, mi permetto solo di suggerire di non confidare esclusivamente nell’assunto formale dell’inderogabilità assoluta dei principi fondamentali di uno Stato di diritto, sebbene questa sia la verità e comunque il nostro appiglio di partenza nella formulazione dei nostri ricorsi. Purtroppo la sentenza di Strasburgo del 18 marzo 2011 ci ha deluso tutti, quella poteva essere l’occasione definitiva e invece no, la Grande Camera, con l’espediente del “margine di apprezzamento” col quale la stessa Corte accetta alcune tradizioni di uno Stato vincolato alla CEDU, ha confermato e a sua volta legittimato l’imposizione del crocifisso nelle scuole pubbliche perchè non costituirebbe azione di proselitismo, evocando invece una tradizione diffusa in quel paese che sempre a parere della Corte non offenderebbe le minoranze religiose e culturali. In questo caso è stato aggirato il diritto alla libertà di religione e di coscienza (un principio fondamentale e inderogabile per i paesi CEDU), argomento distinto ma comunque complementare a quello della laicità dello Stato (invece di competenza esclusiva dei singoli Stati), sul quale a mio parere, tutti noi come cittadini e le organizzazioni filosofiche non confessionali in testa, dobbiamo insistere nella formulazione dei nostri ricorsi giuridici, senza dimenticare però una parallela battaglia culturale (oltre che giuridica) a favore della laicità, coinvolgendo quanto più possibile la società civile, i media e i partiti politici, sopratuttto le sezioni giovanili. Dal punto di vista giuridico comunque io in Italia proverei nuovamente a ricorrere alla giustizia amministrativa (i giudici del Consiglio di Stato del 2006 saranno pure cambiati o comunque verranno sostituiti), un’eventuale vittoria italiana avrebbe sicuramente un eco nella vicina Svizzera come in Europa. Ancora in bocca al lupo e insista per quello che può con la giustizia svizzera!
Buona giornata.
Ringraziando Giovanni Barella per quanto sta facendo, ritengo utile richiamare nel dibattito alcune considerazioni che ho trovato interessanti, sviluppate qui:
http://www.diritticomparati.it/2011/07/il-crocifisso-come-simbolo-passivo-nella-lautsi-ii-riflessioni-sulle-tecniche-argomentative-dei-giud.html
NIGHTSHADE90 Se tutti i partiti si dichiarano cattolici è perchè la reliogione cattolica ha ancora un enorme potere di suggestione sulle masse, al puto da convincere anche chi non è credente, per convenzione sociale ,ad imporre ai propri figli cresima comunione ora di religione etc.
se tutti i politici e politici (e non è vero) si dichiarano cattolici è perchè la CHIESA cattolica intesa come VATICANO ha una grande influenza politica, e non di tipo molto “lecito e democratico”, come dimostrano le case di propaganda fide a roma da cui vengono sbattuti fuori i precednti proprietari e vengono quasi regalate ai politici compiacenti.
se la chiesa avesse davvero tutto questo potere sulle masse, come è possibile che i referndum su divorzio ed aborto le si siano ritorti contro?
tolto alla chiesa il potere economico e il suo stato, non avrebbe alcun modo per corrompere i plitici e tornerebbe ad avere l’influenza politica dei testimoni di geova…..
Grazie Giovanni Barella, per la tua testimonianza e auguri affinché la cosa si risolva per il meglio (della laicità).
Riguardo a:
“Una sentenza che, sebbene prioritariamente riferita alla realtà italiana, in pratica ha dato un appiglio di manovra non solo a tutti i Governi delle Nazioni facenti parte dell’Unione Europea, almeno sul piano di decisioni meramente politiche, ma anche a Paesi terzi.”
Potrebbe sembrare un passo indietro, ma invece secondo me così i nodi sono venuti al pettine e se non oggi, domani si risolveranno.
E’ sbagliato chiedere di togliere il crocifisso bisogna punire chi lo appende.
grazie a Giovanni per il suo impegno a rendere il suo paese piu’ laico e piu’ civile
ho solo dei dubbi su questo passo “…con i politici molto attenti alla sensibilità degli elettori”
non penso siano attenti alla sensibilità degli elettori, che sta cambiando con l’avanzata del secolarismo (magari sperano nell’indifferenza degli elettori)
penso che siano molto attenti alla “sensibilità” (agli ordini, agli accordi, agli inciuci, ecc.) con le gerarchie ecclesiastiche
Uno degli aspetti peggiori dei fatti raccontati da Giovanni Barella è proprio quanto dice nella sua digressione:
“la scelta di Strasburgo è stata determinata dallo spauracchio di una plateale esautorazione della massima Istituzione giudiziaria continentale posta di fronte all’incapacità di rendere esecutive le proprie sentenze (va ricordato, per esempio, l’antecedente pungolante dichiarazione del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, il quale aveva detto a chiare lettere che “in nessun caso i crocifissi sarebbero stati tolti dalle pareti scolastiche”.).”
Una “Grande Camera della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) di Strasburgo” che per non mostrare la propria incapacità di rendere esecutive le proprie sentenze si fa calpestare dalla Lega Nord, un partito populista e discriminatore, complice del Vaticano, complice di Berlusconi, un partito che predica il buon governo e poi vuole spostare alcuni ministeri al Nord con spese oscene, ecc. ecc. ecc., è una “Grande Camera della Corte Europea di Meretricio Istituzionale”, non “dei Diritti dell’Uomo”.
Ottimo articolo.
Grazie a Giovanni e piena solidarietà. Avanti così.
Con immensa stima.