L’ha stabilito la Commissione tributaria provinciale di Lecco e ne dà notizia Il Sole 24 Ore: un immobile adibito a moschea non deve essere gravato dall’ICI, anche se è posseduto da un’associazione e anche se non è classificato nella categoria ‘E7’. Ciò perché “è un diritto costituzionalmente garantito esercitare in privato l’attività di culto”. Il Comune di Lecco aveva invece negato l’autorizzazione, sostenendo che la destinazione d’uso dell’immobile (‘D1’, ‘opifici’) era incompatibile con l’esenzione, e che nell’immobile si svolgevano anche attività diverse dal culto.
Raffaele Carcano
adesso qualcuno scoprirà che i comuni non si pagano l’ici sulle proprie scuole
caro parroco questi non hanno scoperto, ma hanno stabilito che è ben diverso.
Caro Parroco,
le scuole sono aperte, senza distinzione a tutti i cittadini, e i comuni rappresentano tutti gli abitanti, per cui e’ giusto che non paghino l’ICI. Le moschee e le chiese NO: ad esempio non reppresentano ne’ interessano me, ne’ altri cittadini che sono atei. E quindi io credo che debbano pagare l’ICI, cosi’ come la pagano una serie di istituzioni dove io scelgo di passare il mio tempo libero (yoga, danza, tesnnis o quanto altro), laddove i cattolici scelgono di passare il loro tempo libero all’oratorio a giocare a calcio o in chiesa a pregare. Se pero’ le chiese sono esenti, a questo punto e’ OVVIO che anche le moschee debbano essere esenti.
Silvia Onesti.
Io sapevo che i luoghi finalizzati ad attività ricreative e sportive non sono soggette ad Ici, a meno che chi va lì non debba pagare (così come sapevo che non è necessario interessare ‘tutti’ i cittadini per essere attività pubblica).
Una scuola calcio non paga l’Ici se non chiede soldi a chi la frequenta.
Ergo, se l’oratorio offre attività ricreative senza chiedere soldi per il servizio offerto non dovrebbe essere soggetto ad Ici, così come non dovrebbe esserlo, ad esempio, il circolo di bocce gratuito per anziani che è comunque servizio che non riguarda l’intera collettività.
Lo stesso vale per il culto, visto che appartiene sempre in certo modo alla sfera ricreativa, che appunto non paga l’Ici.
Se sono mal informato correggimi.
(P.S. a scanso di equivoci sono anticlericale, ma amo la precisione e se sbaglio felice di essere corretto)
@batrakos
complimenti per l’onestà intellettuale.
Dipende che tipo di società sono.
Se sono s.r.l dovrebbero pagare l’ICI.
Quanto sarebbe bello poterti fare lo stesso tipo di complimento almeno una volta teologo.
Batrakos, in tutti gli oratori di cui ho notizia paghi e anche salatino per partecipare alle iniziative e/o parcheggiarci i figli.
Magari scopriamo che neanche gli ospedali pagano l’ICI.
Third Eye.
Non ho gran familiarità con l’oratorio: se è così, va pagata l’Ici a meno che la cosa non sia in nero, allora si configura una cosa anche più grave.
Per esempio, la scuola materna parrocchiale “Don Pasti” di Funo paga l’Ici? I finanziamenti dal comune li prende, 7500 euro all’anno per sezione di materna, e 650 per bambino al nido. Il personale sono delle suore, direi dalle Filippine a giudicare dall’aspetto: ricevono uno stipendio? I genitori pagano una retta? Non c’è nessun privato che possa stabilire una comune scuola non godendo dei privilegi della chiesa cattolica, è un monopolio, e come tutti i monopoli, un’ingiustizia.
noto che il ciarliero quanto viscido parroco di funo non risponde alle precise domande di sandra.
chissà perchè 😀
le scuole sono statali, per le quali pago le tasse volentieri e nelle quali si insegnano cose oggettive (all’infuori dell’ora di religione, per fortuna facoltativa)
le chiese sono del vaticano, stato estero, e si raccontano favole mitologiche senza riscontro facendo magie che non si avverano mai, vedi transustanziazione, e poi si chiedono i soldi del biglietto che comunque se non dai, ti prelevano direttamente dallo stipendio
ridateci quei soldi pagando l’ICI !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
panzoni !!!!!
Et voilà! Les jeux sont faits …. rien ne và plus !!!
Avete urlato alla CCAR e ai suoi privilegi,
ed eccovi serviti: con una mano tolglie e con l’ altre rimette….si ma a opifici (cat. catastale D/1 !!!!) usati come moschee . Si inizi la conta dei D/1 esonerati !!! 🙁
veramente è il contrario…
per favorire l’esenzione degli edifici della CCAR sono stati introdotte falle legislative di cui anche altri se ne approfittano.
Qui si continua a urlare di chiudere quei colabrodi e farla pagare a tutti.
Sono i soliti casini che hanno fatto per favorire la chiesa. Non sanno ancora che lo stato è laico e che le religioni devono pagare essendo un business….ma poichè i politici nostrano hanno paura dell’inferno…. sono usi “farsi amici “
Ma infatti la questione è: perché gli edifici di culto, tutti gli edifici di culto, dovrebbero essere esenti da ICI?
Io farei pagare una tassa apposita per adibirli a luoghi di culto di qualunque genere.
diciamo che lo stato aiuta chi fa la carità.
o che ci contribuisce in questo modo.
cioè: se mi lascia qualche soldo, lo userò per i miei “fini istituzionali”, no?
“vi” contribuisce
anche il mio vicino di casa fa beneficenza ( con i soldi suoi però non con quelli di terzi come fa la chiesa) , però l’ICI la paga….
@parroco
Io so che per esempio la CARITAS di Roma, si becca svariati milioni di euro dal Comune, per l’assistenza ai poveri e quant’altro. Non un euro dei fedeli viene smistato alla Caritas quindi, che va’ avanti coi soldi che si becca, stipulando veri e prori contratti col comune.
Quale sarebbe la Carità che fa’ una Chiesa!?…Ed una Moschea!?!?
Incorretto.
Aiuti chi fa la carità se scrivi “attività assistenziale” nella legge. Se aggiungi “attività di religione e di culto” aiuti di meno chi fa la carità.
La chiesa di carita’ ne fa pochina pochina (il 20% dell’8xmille, contro i valdesi che usano l’intero ammontare…).
Parroco nel caso della chiesa lo stato aiuta chi specula sulla carita’ cerca di essere piu’ preciso nei tuoi commenti.
A Bee:
perché gli edifici di culto non svolgono attività commerciale e non hanno attività di lucro e quindi tutti gli immbobili di questo tipo NON pagano l?ICI.
Ok, ignoranza mia.
nemmeno casa mia ha fine di lucro o uno scopo commerciale….come la mettiamo?
Alessandro.
Evidentemente tu e il tuo vicino siete proprietari di più di una casa.
(Mi pare, ma posso sbagliare, che l’Ici sulla prima casa non sia stata ancora reintrodotta)
@ Batrakos: ovviamente erano esempi per far capire che non c’è nessun motivo logico per il quale la chiesa non debba pagare l’ICI anche per i luoghi di culto ( oltretutto la reintrodurranno a breve)
E’ da vedere se sia giusto pagarla sui luoghi di culto, visto che sono di interesse pubblico (che vuol dire non privato del singolo o della famiglia, ma fdi larghi gruppi di cittadini; non è necessario che sia interesse di chiunque).
Se, questo è il punto, la pagano i luoghi di culto, allora devono pagarla anche associazioni culturali, ricreative e sportive col risultato che queste tenderanno a scomparire ed esisteranno solo circoli per ricchi.
Se si considera il culto in modo diverso da un’attività ricreativa, culturale e sportiva -dunque si tassa solo esso- si crea una discriminante giuridica.
Noateo gli edifici di culto come la chiesa non svolgono attivita’ di lucro?
Funerali, matrimoni, battesimi, cresime, comunioni ed altro sono gratis vero?
Chi sa da dove nasce il detto senza soldi non si canta messa.
Vi piace favorire a tutti i costi le altre religioni, vero? Prendetevela in quel posto adesso! Un saluto a tutti gli uaarini che son tanto sciocchi ma carini.
Ah..e quando saranno più numerosi i musulmani qui, vedrete come vi prenderanno a calci in c… a voi dell’UAAR, altro che i bei dialoghi, risi e lazzi con i cattolici.
No, a noi piace l’equidistanza dalle religioni.
Se i luoghi di culto cattolici sono esenti da Ici, così vale per legge anche per quelli musulmani.
Poi il problema del difficile rapporto con l’islam oltranzista si pone certamente: ma non è favorendo la CCAR che si vince, anzi si radicalizza l’islam, che non avrebbe nemmeno torto a protestare quando noi neghiamo le pretese illegali loro in nome della laicità, visto che togliendo l’Ici a voi e lasciandolo a loro avremmo favorito un’altra religione.
Ah…le cose si possono dire anche in maniera civile, non te lo hanno insegnato a casa da piccola?
Adele invece a te ti piace vincere facile vero, vorresti magari che i tuoi “nemici” si sbranano fra di loro. Se non sei ancora riuscita a caprie anche dopo la spiegazione di Batrakos te lo ripeto a noi tutte le religioni ci fanno pietà nello stesso modo, personalmente l’islam mi fa schifo piu delle altre.
Adele, capito na mazza come solito, vero?
Se la religione cattolica deve avere dei privilegi speciali perché la maggioranza della popolazione è cattolica, cosa accadrà quando la maggioranza sarà mussulmana?
Gli uaarini (come ci chiami erroneamente tu) vogliono che lo stato sia laico proprio per evitare che altre religioni (anche sanguinarie come l’islam più estremista) abbiano gli stessi diritti della (poco meno pacata) chiesa cattolica apostolica di roma.
Altrimenti, ci troveremo con insegnanti di religione islamica a scuola, pagare l’8×1000 all’islam, ingerenza dell’islam nelle leggi politiche (se la chiesa cattolica può portare avanti leggi illiberali, perché non può farlo anche l’islam), etc etc etc.
Non è concedendo privilegi che si ottiene equità.
tu sei la fidanzata di ale, vero?
Sarà un “diritto costituzionalmente garantito” anche dormire e mangiare, no? Eppure a casa mia, nonostante ci siano una cucina e una camera da letto, devo pagare l’ICI.
giusto.
A casa mia devo già pagare l’ici.
Perché devo pagarla anche nella mia chiesa?
a dovrò pagarla anche per la mia scuola?
o se vengo ricoverato in ospedale?
o se vado al museo?
Se è prima casa non la paghi veremente
la “tua” chiesa non è tua
la “tua” scuola non è tua
cavolo c’entrano l’ospedale e il museo ?????
A furia di esenzioni si finisce per avere una visione distorta della realtà
oh parroco, uno come te deve anche insegnare?. Sei un criminale della società civile
E se invece fosse uno dei moltissimi immobili di proprietà della chiesa,come ad esempio diversi alberghi,perchè non dovrebbe pagare l’ici?p
infatti la paga
gargiulo
la chiesa non è mia.
appunto. perché devo pagare l’ici?
la scuola, se ci studio, è mia,
(non penserai che per vivere basti mangiare e dormire)
perché non devo pagare l’ici?
idem per i museo.
se vengo ricoverato in ospedale
e mi salvano la ghirba,
perché non dovrei pagare l’ici
(in proporzione del tempo e dello spazio occupati?)
scuole e ospedali pubblici sono di tutti quindi non avrebbe senso autopagarsi non credi?
le chiese invece sono di proprietà del vaticano/CEI/chiesa ( come preferisci tanto la sostanza non cambia) , non sono dello stato quindi anche loro dovrebbero pagare l’ICI.
Non sono soggette ad Ici le proprietà appartenenti ad uno Stato estero (ma non credo che le chiese siano tutte di proprietà vaticana).
Mi sa che qua stiamo facendo un po’ di confusione: a quel che ho appreso frequentando questo sito -prima non lo sapevo- non è che la Chiesa non paghi l’Ici sui luoghi di culto, che è legale e per me relativamente legittimo se non pagano l’Ici nemmeno le attività ricreative (vedi commento sopra); il problema, a quel che ho appreso da voi, è che non la paga su attività commerciali mascherandole da luoghi di culto.
Se una scuola pubblica o un museo statale pagano l’ici alla fine per lo Stato è solo una partita di giro,
Parroco tu non paghi ma restituisci in parte quello che la chiesa ruba agli Italiani.
Il problema è un altro, ora ogni proprietario di casa che la ha affittata a degli islamici cercherà di far passare tale appartamento per luogo di culto per non pagare l’ici.
Quotissimo.
Scusate ma io non ci vedo nulla di strano a rigor di legge, visto che i luoghi culto -e non solo- sono esenti da Ici in quanto considerati luoghi che soddisfano esigenze pubbliche e non di un singolo.
Il problema è quando un luogo che non dovrebbe generare profitto è invece usato a quel fine…
Se poi la legge sia giusta o meno non lo so (penserei di sì, visto che sono esenti anche locali adibiti ad attività culturali, ricreative e e sportive), ma per legge la moschea ha diritto, se non approfitta per svolgere attività commerciali, di non pagare l’Ici.
tutti i ristoranti (se servono pasta) e gli stripclub sono luoghi di culto per i pastafariani
Perchè devono pagare l’ICI?
Ottengono un profito dalla pasta che servono? Credo di sì.
Se l’imam si fa pagare per la predica allora il paragone regge 😉 .
Ma io offro in donazione dei soldi per il cibo spirituale che mi viene servito. Non la pago mica!
Propongo che tutte le attività di culto siano effettuate all’aperto immersi nel sole, vento e pioggia che il “signore” ci riserva.
La cosa non dovrebbe destare sorpresa poichè non credo che esistano in Italia edifici di culto – parlo di culti ammessi – che siano imponibili ICI.
In second’ordine possiamo constatare come i privilegi del vatikano risultino – ovviamente in termini di briciole – una sorta di ombrello protettivo per le confessioni di minoranza.
Del resto pure l’Uaar chiede l’otto per mille che esiste grazie a vatikania.
Forse la tattica del “corto circuito” (più sono i beneficiari prima vanno in tilt le leggi concedenti privilegi ecclesiastici) non è proprio producente. Forse le campagne abrogative darebbero maggior effetto. Ma il punto è: avrebbero queste campagne una qualche possibilità di successo nell’ambito dell’attuale ordinamento sociale la cui oligarchia utilizza le confessioni (oltre che per l’aspetto economico) come valvola di sfogo emotivo e di contenimento della lotta sociale antistemica?
L’automatismo è chiaro: se la chiesa non paga l’ici, non la possono pagare neppure le moschee. Se la pagassero invece tutto, il problema non si porrebbe.
Cio’ che ha stabilito la commissione tributaria di Lecco, non fa’ una piega.
Se sono esenti dal pagamento dell’ICI le Chiese in quanto luoghi di culto, perche’ le moschee dovrebbero invece pagare?
Immagino quanto saranno contenti i leghisti di quelle parti…! 😉
La verità è un altra: si stanno aprendo le porte a un mondo che molti politici corteggiano (presumo per far accumulo di voti)…..e i costi li tutto questo li paga il cittadino che verrà torchiato per compensare il mancato introito erariale.
Volete un esempio: andate a dare un occhiata alla Legge n. 106 del 12 luglio 2011 che stabilisce che il fabbricato abbia i requisiti per connotarsi quale rurale ai fini fiscali, ma sia iscritto in Catasto in una categoria catastale diversa da A/6 e D/10, NON POTRA’ AVERE RICONOSCIUTO TALE QUALIFICA per cui vi sarà un recupero fiscale retroattivo.
Cosa c’è di strano ?
Andate in catasto e chiedete cos’è un A/6 e se è ritenuto attuale !!!
Andate in catasto e chiedete quanti piccoli edifici rurali siano in cat. D/10 e se questo ne comprometta la ruralità?
Meglio darlo alle moscheeche all’uaar e affini.
a parte il fatto che hai con la lettura le stesse difficoltà che hai con la scrittura… suggerirei di investire di più nell’istruzione elementare.
forse ci sarebbero in giro meno somari come te.
“nell’immobile si svolgevano anche attività diverse dal culto”
allora di cosa stiamo parlando?
la destinazione non era “culto”, si svolgevano anche altre attività diverse dal culto, beh allora un po’ di tasse come tutti gli altri non sarebbe il caso di farle pagare?
L’ici dei luoghi di culto la farei pagare agli atei.
E il biglietto dell’aereo lo faresti pagare a chi rimane a casa? O__o
è in manicomio rinchiudiamo i sani di mente invece i invasati come te li lasciamo a pascolare tranquillamente. Ti piacerebbe Ale vero 🙂
beh almeno potrebbe andare in giro 😆
Ma allora l’ICI non la paga più nessuno! QUALUNQUE edificio può essere considerato adibito a culto, basta inventarsi un culto uguale all’attività svolta dentro quell’edificio 😉
se la ratio è che le attività di culto non vanno tassate, e se in Italia vige la libertà di culto, allora qualunque attività può diventare un culto e quindi, ai fini fiscali, non venire tassata.
Osservazione “corretta” !
Ne allego un’altra: in Italia -per nostra fortuna- è garantita la libertà di religione. Bene: la MIA religione mi vieta di pagare le tasse…… .
A parte le facezie, “tutte le religioni sono consentite e lecite, A CONDIZIONE CHE NON CONTRASTINO CON L’ORDINAMENTO GIURIDICO” inoltre, i rapporti tra Stato e “religioni” (ovvero “chiese” in senso lato) devono essere regolati da apposite Intese. Guarda caso, non esiste tra Stato Italiano e “islam” alcun tipo di intesa. Ecco perchè le “moschee” sono tutt’ora illegali in Italia. Gli edifici di “culto” [genericamente intesi] devono essere considerati tali per l’appunto previa Intesa tra Stato e “culto”. Da tale “Intesa” deriverebbe, tra l’altro, il trattamento fiscale.
Quindi a rigor di norma la esenzione ICI per le “moschee” o edifici cosiddetti tali -cioè dichiarati dai loro frequentatori “luoghi di culto” (soltanto di “culto”? Ma ne siamo certi?)- non è sostenibile. Ci troviamo dinnanzi a un altro indebito, illegittimo favore ingiustificatamente concesso agli islamici.
Un altro passo avanti lungo la pericolosissima strada della “islamizzazione”.
Kundalini, credo che quanto tu paventi non potrebbe darsi, perchè la tua sarebbe un’associazione religiosa, e non una confessione religiosa la quale prevede una comunità religiosa già universalmente costituita: è facile da trovare online.
Lo Stato pone una differenza tra le due, giusta o sbagliata non so.
Potresti però presentare il tutto come associazione culturale.
La sostanza dell’Ici in questo senso è disgiungere lo scopo di lucro da finalità di altro tipo (culturali, sportive, ricreative, religiose), per lo stesso principio per cui non si paga l’Ici sulla prima casa, che garantisce il diritto al tetto del soggetto, mentre più altre case hai più è facile che le affitti e trai profitto.
Reintroducessero l’Ici sulla prima casa, allora si darebbe il problema, secondo me, di farlo versare anche ad enti del tipo esente.
Non mi pare che sia un diretto e forte favore all’islam nè che ci sia situazione di illegalità, perchè, in questo senso, il riconoscimento e l’intesa non ne pregiudicano lo status di confessione religiosa anzichè associazione.
era il mancato (omissis) riconoscimento e la mancata (omissis) intesa.
Vorrei dire una cosa sola: ad ogni esenzione (o, peggio, sovvenzione) corrisponde simmetricamente un aggravio per i non esenti. E la cosa non riguarda solo la casa o i luoghi di culto, ben inteso.
Anni fa Piero Angela citava spesso un economista che diceva:
“Ogni volta che c’è qualcuno che percepisce un reddito che non produce, c’è qualcun altro che produce un reddito che non percepisce.”.
E’ ora di iniziare un’equa distribuzione! Anzi, si è già molto in ritardo!
Piero Angela for president!
Io ragazzi contesto le vostre affermazioni, non per filoislamismo -ormai ci conosciamo ma eviterei alla radice polemiche con utenti sconosciuti- ma perchè mi preoccupa l’idea che se si paga l’Ici su un luogo di culto (non di profitto adibito a culto, cosa diversa) è conseguente che la devono pagare anche i locali devoluti all’associazionismo culturale, sportivo, ricreativo perchè, da un punto di vista laico ed imparziale, culto e queste altre sono attività analoghe (riguardano solo determinati gruppi sociali, di loro non costituiscono profitto, evitano il proliferare di strutture ad alto costo per l’utente).
Chiaro che nel caso degli oratori, spesso la frequentazione per giocare a pallone è subordinata all’ adesione almeno minima alla parrocchia e alle sue attività catechismo compreso, fino all’estremo di cacciare un ragazzo sbattezzato: se si offre un servizio non a pagamento, stando alla costituzione non si possono escludere categorie non gradite, almeno secondo me.
Per il luogo puramente di culto, come detto il discorso è diverso.
Benjamin
Teoricamente non è vero che per forza ad ogni esenzione debba corrispondere un aggravio: si potrebbero decurtare altre spese, ad esempio quelle militari o le sovvenzioni alla Chiesa o a tanti altri enti, oppure diminuire i costi della politica. Ovvio che si parla solo di teoria economica, in Italia è diverso.
Federico.
Mi sfugge una cosa: che reddito riceverebbe la comunità musulmana locale col fatto di andare in moschea; e viceversa che profitto trarrebbe la moschea dalla frequentazione dei credenti?
Devo dire che questo passaggio mi sfugge.
@ Batrakos:
Rispondo alle tue domande. Non mi riferivo minimamente a “redditi” derivanti dall’andare in moschea; il significato della mia affermazione si limita a questo: se un immobile non paga l’ICI, per bilanciare la cosa dovranno aumentare le tasse per tutti. Cioè confermavo quanto dice Benjamin (ex #Aldo#).
Devo volare al lavoro, Federico.
Teoricamente non deve essere per forza così: rispondendo a Benjamin ho cercato di spiegarlo (si potrebbero alzare le tasse in settori particolarmente esosi).
Questo, ripeto, parlando di tutti i luoghi esenti dall’Ici non solo di quelli di culto perchè poi il problema diviene comune.
Ci sentiamo appena posso, ciao.
Le cerimonie si pagano, extra: matrimoni, battesimi, funerali. Alla fine della messe le offerte vengono raccolte. La busta arriva a casa. Quindi non c’è solo il “culto”, che in teoria sarebbe gratis (mica era un dono, la fede?). Allora se il prete fornisce un servizio a pagamento, perché non deve pagare le tasse sulla sua attività?
L’alibi della religione è una presa per il culto.
Sandra,
è cosa molto grave e squallida, ma credo che sia un abuso del prete che fa passare il tutto come un’ ‘offerta volontaria’, perchè ad esempio per le messe normali non credo si paghi.
Credo che se uno si impunta il prete sia costretto a far la cerimonia ugualmente, visto che non esiste, penso, una fattura per la prestazione o cose simili, perchè, appunto, è una cosa in nero (il prete la paga la dovrebbe prendere tramite l’8×1000).
Se invece è un regolare pagamento con ricevuta, come dicevo sopra a Third Eye, scatterebbe l’Ici come giusto.
A v ia Flaminia 311 a Roma c’è un bellissimo cemtro sportivo completamente finanziato dalla provincia e gestiti da preti. Pagheranno le tasse questi preti? Credo di no. E le rette credo siano altissime visto il luogo lussuosissimo. Tutti soldi incassati esentasse.
Mi piacerebbe che qualcuno mi spiegasse cosa si intende qui con ” Oratorio ”
Sapevo che Oratorio = oratoire in francese, angolo adibito alla preghiera ossia piccolissima capella ma il mio dizionario non dice niente di più…
Oh, che strano…. è vero, in Francia non ci sono…. eh, che bel paese.
Allora, c’è wiki se vuoi, oppure puoi googlare “oratorio immagini” e becchi quelle dove ci sono i ragazzini, così ti fai un’idea. E’ di solito una specie di cortile (in città per lo meno), dove i ragazzini del quartiere si trovano a giocare dopo scuola o il fine settimana. Ci si fa catechismo, spesso c’è un barettino, qualche volta una sala cinematografica, dipende da quanto grande è.
In altre parole tute le attivita che sarebbero a carico dello stato, per le quali io do l’8×1000 allo stato, e che lo stato scarica sulle parrocchie le quali fanno discriminazione all’ingresso, al punto che io, in quanto ateo, non posso usufruire di un servizio (campo sportivo, cineteatro comunale) per il quale pago le tasse.
Ciao,
scusate ma se io avessi un ristorante, potrei sostenere che le persone che lì vi pranzano sono seguaci del Pastafarianesimo e pertanto potrei chiedere l’esenzione fiscale?
Devi dare gratuitamente i piatti di pasta, però. Naturalmente puoi chiedere una libera offerta di almeno 10€ a piatto (come fanno molte parrocchie).
Adesso capisco si intende e cioè in francese ” Patronage ”
E qualcosa che esisteva nel passato in alcune parocchie ( poche ) C’era il giovedi pomeriggio e la domenica pomeriggio .
E caduto in desuetudine oppure c’è stato la mancanza di preti, di soldi, di interesse o piuttosto tutto assieme .
Le suore sono sparite da diecine di anni etc etc
Tanto la citta dove sono nato è sempre sede vescovile : 6 600 Km2 il vescovado (una volta e mezzo la provincia di Grosseto ) e meno di 40 preti .
In Francia non abbiamo dunque questi ” oratori ” ma neanche le ARCI, ACLI etc dunque la facenda delle tassazioni è più semplice .
Third Eye.
Stavo ulteriormente riflettendo sul tuo discorso, rivolto a me sopra, per cui negli oratori molte attività si pagano.
Innanzitutto va chiarito che anche associazioni no profit possono chiedere soldi (tante associazioni culturali, ad esempio, chiedono la tessera che è una spesa per l’utente, magari bassa ed una volta al’anno, ma sempre spesa è); soldi che servono a pagare le spese (magari ci sono anche dipendenti stipendiati) e a reinvestire il guadagno in ulteriori attività dell’associazione stessa; la differenza con un’attività a fini di lucro è che in quest’ultima il guadagno, o almeno una sua parte, va nelle tasche dell’imprenditore.
A questo punto i soldi richiesti dall’oratorio dovrebbero essere usati come nel caso di un’associazione no profit, e per saperlo basterebbe consultare il bilancio dell’oratorio (o della parrocchia in voce oratorio).
Ma non so se le parrocchie e gli oratori rendano pubblico il bilancio, e questo credo sia il vero nocciolo del tuo discorso (sinceramente, come ripeto, non so come funzionino chiese ed oratori…sono ambienti che ho frequentato pochissimo anche da piccolo, figuriamoci ora).
Se è pubblico si può verificare, se non è pubblico, la cosa si fa più grave.