Il Circolo UAAR di Bologna risponde alle affermazioni del sindaco Merola e della Curia sulle esenzioni fiscali e i privilegi economici della Chiesa Cattolica
In risposta all’indagine dell’Ue sui privilegi fiscali della Chiesa cattolica in Italia, l’attuale Governo aveva previsto di eliminare dal 2014 parte delle esenzioni fiscali concesse.
«È curioso che la Curia neghi l’evidenza: per alberghi, cliniche, scuole, cinema, librerie la Chiesa Cattolica non versa l’ICI e non versa la metà dell’IRES, a danno delle finanze pubbliche e gli imprenditori privi di questi favoritismi».
Roberto Grendene, portavoce del Circolo bolognese dell’UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti), risponde così alle dichiarazioni di don Silvagni. «La Curia è veritiera quando dice di pagare le tasse previste: il problema è che per essa la politica clericale ha riservato, per legge, delle esenzioni. E giustificarsi dicendo che tali esenzioni valgono per tutti i soggetti senza scopo di lucro aggiunge beffe al danno erariale: quante associazioni possiedono reti di cliniche private, scuole, alberghi, cinema?».
La Provincia di Bologna elenca in una pagina apposita del suo sito le “case per ferie e ospitalità religiosa”.
«Ci chiediamo se le 24 strutture alberghiere bolognesi di proprietà di enti cattolici paghino l’ICI e l’IRES per intero».
Il circolo UAAR di Bologna risponde anche al sindaco Merola, che era stato bacchettato dalla Curia per aver osato parlare delle esenzioni concesse agli enti ecclesiastici per gli immobili non adibiti ad attività di culto.
«Apprezziamo le parole del sindaco Merola sulla revisione delle esenzioni per gli immobili non adibiti esclusivamente al culto.
Preferiremmo però che il sindaco agisse dove ha margini di manovra: attendiamo ancora la sua risposta alla petizione UAAR per azzerare gli oneri di urbanizzazione secondaria elargiti alla Curia.
Ricordiamo al sindaco che basterebbe un semplice voto in Consiglio comunale per interrompere l’esborso di circa mezzo milione di euro annui dalle casse comunali a favore dell’Arcidiocesi, il più grande immobiliarista sul mercato. In attesa di “manna laica” dal Parlamento, c’è bisogno che il sindaco si dia da fare concretamente per il nostro Comune».
” … E giustificarsi dicendo che tali esenzioni valgono per tutti i soggetti senza scopo di lucro aggiunge beffe al danno erariale: quante associazioni possiedono reti di cliniche private, scuole, alberghi, cinema?»…
non capisco:
le esenzioni valgono per i soggetti senza scopo di lucro
purché NON gestiscano attività senza scopo di lucro?
Quel che non vuoi capire,è che se ti dichiari un ente che non ha scopi commerciali non puoi ,per come la vedo io, entrare nel mercato e ricevere privilegi che altri nel mercato non hanno perchè dichiarano apertamente di essere enti o associazioni etc. a scopo commerciale.
sì, ma non si vive d’aria.
quindi capita che magari ti lascino in eredità un appartamento la cui rendita debba poi servire per le spese della parrocchia.
oppure, se un sacerdote guida una comunità di ricupero in cui si lavora, potrà poi possibile venderne i prodotti?
o se, nei passati anni, la pastorale del lavoro pensava anche alle ferie per gli operai (o solo i ricchi possono?) e organizzava case per ferie a basso costo, doveva poi alloggiare la gente gratis?
ecc
sì, ma non si vive d’aria.
quindi capita che magari ti lascino in eredità un appartamento la cui rendita debba poi servire per le spese della parrocchia.
oppure, se un sacerdote guida una comunità di ricupero in cui si lavora, potrà poi possibile venderne i prodotti?
o se, nei passati anni, la pastorale del lavoro pensava anche alle ferie per gli operai (o solo i ricchi possono?) e organizzava case per ferie a basso costo, doveva poi alloggiare la gente gratis?
ecc
poi sono d’accordo che non possedere niente fa più testimonianza
e soprattutto è molto più comodo, perché si evitano un mucchio di grane
il parroco: anche i comuni mortali non campano d’aria però le tasse le pagano.
Sì, ma non capisco perchè se il mio datore di lavoro mi dà un premio ci pago le tasse, se i parrocchiani fanno le offerte non dichiara nulla nessuno e nessuno ci paga le tasse. Eppure ci sono le esenzioni previste per legge. E se un sacerdote crea una casa vacanze fa benissimo, la fa come onlus, ci paga tutte le tasse previste per quelle società che non si dichiarano luogo di culto e si va avanti benissimo, magari riconoscendo di non essere i soli in grado di fare del bene. Se poi guadagna poco , paga poco, non ci piove, come tutti. E se dirige una comunità produttiva, fa bene a vederne i frutti, dopo averci pagato le tasse, come fanno tutti gli altri. Basta quella cristiana umiltà di non credersi meglio degli altri o in diritto di maggiori privilegi.
io penso che le tasse le paghino.
questa parrocchia dove sono appena arrivato, ha due appartamenti e ci paga ici e l’irpef o (l’ires? non lo so, il commercialista manda un modulo da pagare e lo paghiamo).
E c’è anche un asilo, che fa la sua dichiarazione dei redditi (c’è un altro commercialista) (e che se fosse in attivo pagherebbe anche lui.)
D’accordo sul non credersi migliori degli altri (anzi d’accordissimo), ma se lo Stato vuole aiutare che fa “volontariato” (penso perché ne riceve un beneficio, risparmiando per il momento certi servizi), non mi pare una cosa illogica.
Anche perché il “volontario” o deve poi andare a cercare (elemosinare) altri fondi, o ridurre i servizi che in fondo lo Stato non gli ha chiesto di fare
«Ci chiediamo se le 24 strutture alberghiere bolognesi di proprietà di enti cattolici paghino l’ICI e l’IRES per intero».
non ho capito se è una domanda o una affermazione.
Ovviamente è una domanda, cosa ti fa pensare il contrario? <- anche questa è una domanda.
domanda ironica?
che sia una domanda o che sia una domanda con accenti affermativi il senso non cambia…
invece di fare l’estetista della forma,entra nel merito e dì cosa non ti stà bene…
domanda retorica
me lo auguro.
è retorica anche quando l’autore dice: “E giustificarsi dicendo che tali esenzioni valgono per tutti i soggetti senza scopo di lucro aggiunge beffe al danno erariale: quante associazioni possiedono reti di cliniche private, scuole, alberghi, cinema?».
ritengo anche io che siano domande retoriche, ma qualche dubbio mi rimane: fare un articolo farcito da un elenco di domande e non fatti sarebbe particolarmente curioso.
In ogni caso se si hanno notizie certe di illeciti rispetto alla legge sull’esenzione dell’ICI si deve presentare denuncia; ma se poi l’autore sostiene che «La Curia è veritiera quando dice di pagare le tasse previste”…non si capisce cosa si voglia sostenere.
@ teologo
si vuole sostenere che la Curia aggiunge beffe al danno erariale giò in atto per colpa di leggi clericali che le concedono favori: e’ spiegato
Se le strutture citate rendono pubblici i loro bilanci (basterebbero le ricevute di versamento di ICI e IRES) invece che domande si potrebbero fare affermazioni.
Dall’alto della tua posizione di teologo potresti sollecitarli a fare questo outing.
Ti potrebbe piacere: è un po’ come curiosare in uno spogliatoio…
esatto
e a ben vedere dovrebbe essere un obbligo di legge avere bilanci pubblici nel caso si ricevano contributi o esenzioni
cio’ accade per l’associazionismo, ma non per parrocchie e vari enti ecclesiastici
Continuate a fare i furbetti…
tanto perchè sono sul sito:
«È curioso che la Curia neghi l’evidenza: per alberghi, cliniche, scuole, cinema, librerie la Chiesa Cattolica non versa l’ICI e non versa la metà dell’IRES, a danno delle finanze pubbliche e gli imprenditori privi di questi favoritismi».
okkio che scuola, ospedali, immobili di società sportive (calcio), cinema affiliati a centri culturali non pagano L’ICI, non solo quelle cattoliche. Mi sembra che “furbetti” siano quelli che mettono in giro certe notizie. Che gli alberghi di proprietà della Chiesa adibiti ad attività commerciale non paghino l’ICI non mi risulta invece.
@ teologo
ma dove sono tutte queste associazioni che possiedono reti di cliniche, strutture ricettive, impianti sportivi?
nel mondo dell’associazionismo la proprietà di edifici e impianti sportivi in genere e’ del comune, che li affida alle associazioni con convenzione, e li puo’ sbattere fuori alla scadenza della convenzione
io sono presidente di un centro socio culturale retto da volontari che fa attività per bambini, adutli e anziani
http://www.casalecchionet.it/cscmeridiana/
abbiamo una convenzione col comune, di turata triennale, che ci consente l’uso di un edificio e di un campo da calcio, che manuteniamo a nostre spese.
ovviamente non paghiamo l’ICI, perche’ non siamo proprietari
e abbiamo obblighi statutari precisi, e abbiamo l’obbligo di presentare il bilancio al Comune
Ottima iniziativa da parte dell’UAAR di Bologna.
Naturalmente un plauso alla vostra iniziativa. Vi chiedo cortesemente ragguagli sull’ iter da seguire per la richiesta di azzerare gli oneri di urbanizzazione secondari.
Richiesta che ritengo doverosa . Tutti i cittadini che credono nel valore della laicità dello stato, dovrebbero attivarsi contro i privilegi della chiesa.
enrico
L’idea di pubblicare on line l’elenco delle attivita’ e degli immobili che non pagano ICI e’ splendida.
(Purtroppo il linkche dovrebbe portare all’elenco della provincia di Bologna non funziona)
http://www.provincia.bologna.it/turismo/Engine/RAServePG.php/P/42321TUR1307
veramente mi pare che sia un elenco di strutture che danno ospitalità
con tanto di tariffario e prezzi però…
io se ti ospito a cena non ti faccio pagare il conto quando hai finito di mangiare…
@cerberus
anche i musei e le pinocoteche non mi risulta paghino l’ICI e ti fanno pagare il biglietto d’ingresso, ma nessuno si strappa le vesti per questo.
@ teologo : paragone che non calza…ritenta sarai più fortunato
@ Teologo
permettimi, le leggi le fa lo stato e se i musei sono pubblici, non ha senso che paghino l’ICI a se stessi… potrebbe averne in ambito di federalismo fiscale, ma ancora non mi pare che ci siamo.
anche un affittacamere dà ospitalità, ed anche un albergo di lusso
ma deve pagare ICI, e IRES al 100%
chiamare tariffe da 5-7000 euro annui per una camera “ospitalità” e’ di nuovo una beffa oltre al danno
sì, ma non si vive d’aria.
quindi capita che magari ti lascino in eredità un appartamento la cui rendita debba poi servire per le spese della parrocchia.
oppure, se un sacerdote guida una comunità di ricupero in cui si lavora, potrà poi possibile venderne i prodotti?
o se, nei passati anni, la pastorale del lavoro pensava anche alle ferie per gli operai (o solo i ricchi possono?) e organizzava case per ferie a basso costo, doveva poi alloggiare la gente gratis?
ecc
poi sono d’accordo che non possedere niente fa più testimonianza
e soprattutto è molto più comodo, perché si evitano un mucchio di grane
ehm, io ho provato a cancellare i post …
parroco: “non si vive d’aria”
anche i non-parroci non vivono d’aria, quindi perche’ privilegiare i parroci nella distribuzione dell'”aria”?
parroco: “poi sono d’accordo che non possedere niente fa più testimonianza”
questa e’ la classica beffa che si aggiunge al danno
basterebbe che fosse le Curia, e non il Comune o lo Stato, a svendere il proprio immenso patrimonio immobiliare per fare le proprie attività (commerciali o meno)
Perche’ la Curia di Bologna che possiede centinaia di appartamenti, cinema, cliniche private, immobili dati in affitto a banche e profumerie, dovrebbe ricevere mezzo milione di euro l’anno dal Comune per il proprio patrimonio immobiliare? E’ questo che succede, non svicolare.
Merola, datti da fare, conunque, complimenti per l’interesse mostrato !
Poi vedremo se le persone ospitate potranno avere lo stesso servizio con gli stessi prezzi.
beh senza tasse siamo tutti capaci a dare lo stesso servizio a prezzi inferiori…chiamasi concorrenza sleale.
oltretutto i luoghi “d’ospitalità” non devono rispondere a tutti i criteri di sicurezza e igiene a cui sono obbligati ad attenersi gli altri…e questo non me lo invento io ma lo dice il rappresentante di federalberghi
Esatto Alessandro!…Concorrenza sleale! 😉
E’ anche questo il motivo per il quale l’Europa, sta attenzionando tutti questi conventi che ospitano con il tariffario nella hall. 😉
Aiuti di Stato toutcourt.
ammetti senza vergogna che pagando le tasse scomparirebbero i vantaggi concorrenziali che hanno
@il parroco di Funo
CARO “PARROCO”,
VORREI CHIEDERTI : COSA FAI DURANTE IL GIORNO, VISTO CHE SONO COSTRETTO A VEDERTI POSTARE AD OGNI “ULTIMISSIMA” E DEVO SORBIRMI IL DIVAGARE ALLE TUE CRETINAGGINI, CHE OCCUPANO SPAZIO A POSSIBILI ARGOMENTAZIONI E DISCUSSIONI PIU’ “MATURE” ?????
NON HAI ALTRO DA FARE ????…TI PAGANO (PAGHIAMO ? ) PER ROMPERE SENZA ARRIVARE A NULLA ????….finisco…. mi hai dato così tanta noia che quasi quasi evito il NOSTRO SITO per (ripeto) le tue cretinaggini….saluti e vai a lavorare !!.
@ Parroco
@ Teologo
Una domanda seria.
I vostri post su questo sito vanno tutti a buon fine o ne salta qualcuno ?
Grazie.
ciao.
qualche mese fa (5 mesi fa direi) non mi venivano immediatamente pubblicati, se non dopo ore (anche il giorno dopo). In alcuni casi non mi sono stati pubblicati affatto. Poi le cose sono diventate più elastiche ora mi sono pubblicati subito (tranne in qualche rarissima occasione).
capitava anche a me, che sono un dirigente uaar
e’ il meccanismo della moderazione automatica (ma abbiamo lavorato per migliorare 🙂 )
eh eh, volevo commentare ma al momento il commento e’ bloccato!
come già detto a teologo, anche a me che sono dirigente uaar salta qualche post ogni tanto (va in attesa di moderazione)
Scusate l’OT e grazie delle risposte, lo dico perchè sono andato su un sito cristiano organizzato come il nostro e avevo un nick non proprio piacevole tipo “porcòzzio”, ma era per ridere e vedere se si andava oltre le apparenze. Nonostante la mia indiscussa gentilezza sono stato selettivamente censurato per far avere l’ultima parola a chi sparava la solita sciocchezza tipo “pentiti, Dio ti vede” e poi bannato del tutto tanto per mostrare che un po’ di libertà di parola c’è per chi ci crede e invece, mi spiace per loro, sono vittime di una assurda manipolazione.
Un serio grazie all’UAAR che permette anche ai credenti di esprimersi liberamente in questo spazio. Evidentemente trovano tra di noi una libertà da loro impensabile.
@ Stopar: se leggessi più attentamente le parole del Parroco, ci troveresti equilibrio e ragionevolezza. poi neppure io posso condividere la sua fede egli interessi che difende, ma che c’entra: io non condivido neppure l’Islam e una mia cara amica prega Allah. frequento addirittura i Testimoni di Geova: mica hanno la lebbra. (in realtà, spero sempre di convertirli!!!).
@ Parroco: certo, anche voi dovete vivere, ma preferirei la Chiesa sistemasse i conti con l’Italia e si sa mai che spunta un sussidio per noi poveri disoccupati… vorremmo vivere anche noi
Gli basterebbe una sana sanissima pubblicazione dei bilanci, magari on line! 😉
Lo sanno bene, e se ne guardano altrettanto bene dal farlo.
@Paul Manoni
pensa che la CEI ha fatto sparire la sua pagina da televideorai (era la 418) dove era pubblicato il rendiconto dell’ 8 x mille. Troppo facilmente e pericolosamente accessibile ai teledipendenti italiani.
ma la vogliamo finire di prendere per i fondelli i cittadini italiani? la chiesa cattolica è credibile come “ente senza fine di lucro” esattamente come Erode potrebbe passare per benefattore dell’infanzia, e Hannibal the cannibal come vegetariano. Caro parroco tu ci mangi con questo senza fini di lucro, come per quella voce nell’8 x 1000 , per il sostentamento del clero…
No, non è curioso. Lo fanno da secoli, ormai lo considerano un privilegio acquisito.
peggio, lo considerano diritto acquisito
considerare diritto un privilegio protratto nel tempo e’ uno sport diffuso nel nostro paese, e le gerarchie ecclesiastiche detengono il record
(anche nella categoria del “chiagni e fotti” sono campioni indiscussi)
Purtroppo hai ragione. Lo considerano un diritto ma sbagliano perché in teoria tutti i cittadini hanno (dovrebbero avere) gli stessi diritti.
Se la chiesa non paga l’ ici, e condiziona la politica la colpa è dei politici genoflessi sia di destra come di sinistra , noi dell’uaar non dovrrmmo andare più a votare fino a quando la politica non si accorgerà degli atei che sono numerosissimi, talmente tanti che ancho noi potremmo condizionare la politica solamente che siamo divisi politicamente e questo ci rende deboli.
la scelta dell’astensione è rispettabile e capisco le motivazioni
personalmente non le ho mai trovate sufficiente: chi ci governa continuerebbe a farlo fregandosene altamente se la partecipazione al voto scendesse al 40%
al piu’ potrebbe esserci qualcuno che comincia a chiedersi come allettare il 60% che si astiene: ma questo potrebbe avvenire anche con le attuali percentiali di astenuti e indecisi, invece…
Se la chiesa non paga l’ ici, e condiziona la politica la colpa è dei politici genoflessi sia di destra come di sinistra , noi dell’uaar non dovrrmmo andare più a votare fino a quando la politica non si accorgerà degli atei che sono numerosissimi, talmente tanti che ancho noi potremmo condizionare la politica solamente che siamo divisi politicamente e questo ci rende deboli.
Io piu’ che non andare a votare, non pagherei alcune imposte come forma di disobbedienza civile. Per esempio il canone Rai, o il bollo auto…Se alcuni soggetti possono essere esenti dal pagamento delle imposte, perche’ non noi!? 😉
Nel libro “La Questua” si evidenzia il fatto che gran parte degli immobili di proprietà della chiesa eretti sul suolo italiano non sono registrati al catasto. Non ci si arriverà mai, ma il primo passo sarebbe censire gli immobili. Il comune dovrebbe incrociare i dati disponibili con googlearth e vedere che cosa salta fuori: euro per ospedali, scuole e servizi per i cittadini
Volete far pagare pegno al Padrone di Casa. Siamo tutti ospiti del mondo Creato dal Padrone di Casa. Vergognatevi!!!
Questa è una cretinata anche per un cattolico: perfino se esistesse il tuo padrone di casa, non è a lui che si chiede l’affitto.
E comunque non siamo affatto ospiti di questa casa, dato che paghiamo il soggiorno con ogni genere di sofferenza.
Vergognati tu per avere un cervello di gallina come quello che ti ha dato il tuo dio.
Dovresti fargli causa.
di Massimo Introvigne
25-08-2011
Ora scende in campo anche Pier Luigi Bersani, il quale dà l’impressione di leggere solo la Repubblica e chiede anche lui che la Chiesa paghi l’ICI per le sue attività “commerciali”. Il fatto è che sulle attività davvero commerciali l’ICI la Chiesa la paga già. Se invece si vogliono far passare per commerciali le attività delle case di esercizi spirituali o delle colonie per handicappati, si usano le parole a sproposito per un semplice esercizio di anticlericalismo demagogico.
Bersani dovrebbe ripassare un po’ di storia. La Bussola Quotidiana l’ha già presentata, ma – come si dice – repetita iuvant. L’ICI è stata introdotta nel 1992, esentando dal suo pagamento gli enti non commerciali. Fino al 2004 questa esenzione – di cui non beneficiava solo la Chiesa Cattolica, ma tutto il vasto mondo no profit, compreso quello che faceva capo al partito di Bersani – ha sollevato un contenzioso relativamente modesto. Infatti, che cosa sia un ente non commerciale è chiaro: è un ente che non distribuisce utili, dunque su cui nessuno “guadagna” e che in caso di scioglimento destina il suo eventuale attivo residuo a fini di pubblica utilità.
Nel 2004 una sentenza della Cassazione – relativa a un immobile di proprietà di un istituto religioso utilizzato come casa di cura e pensionato per studentesse – ha affermato che per beneficiare dell’esenzione sono necessari tre requisiti. Primo: l’immobile è utilizzato da un ente non commerciale. Secondo: l’immobile è totalmente destinato ad attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative o sportive. Terzo: queste attività non devono essere svolte «in forma di attività commerciale».
I primi due requisiti ripetono semplicemente quanto afferma l’articolo 7 del decreto legislativo n. 504 del 1992. Il terzo rappresenta uno dei tanti esempi italiani di attivismo giudiziario e di fatto apre un contenzioso infinito: come si fa a svolgere un’attività assistenziale, didattica o così via in forma non commerciale? Significa non far pagare gli utenti? O farli pagare un prezzo che copre i soli costi, o comunque inferiore a quello di mercato? Alcuni giudici cominciarono a sostenere che qualunque forma di richiesta di un corrispettivo per un corso, un soggiorno, un’assistenza sanitaria – anche se domandata da un ente senza fini di lucro – trasformava l’attività in una «svolta in forma commerciale» e faceva venire meno l’esenzione dall’ICI.
Era evidente che questa interpretazione sovvertiva l’intento del legislatore di esentare dall’ICI gli immobili utilizzati per attività non lucrative e al servizio del bene comune, da chiunque svolte e non solo dalla Chiesa. Pertanto nel 2005 l’articolo 7, comma 2-bis del D.L. 203/2005 tornava alla situazione anteriore alla sentenza della Cassazione e stabiliva che dei tre requisiti di quella sentenza solo i primi due rilevavano per l’esenzione dall’ICI. A quel punto, però, gli anticlericali avevano già messo nel mirino la Chiesa Cattolica, presunta principale beneficiaria della norma che fu impugnata persino di fronte alla Commissione Europea, in quanto avrebbe determinato una distorsione della concorrenza a favore degli enti religiosi rispetto ad altri che offrissero analoghi servizi. Tra parentesi, la Commissione Europea ha archiviato due volte le procedure contro l’Italia sul punto ma è ripartita nel 2010, su sollecitazione dei soliti noti.
Nel 2006, anche per rispondere ai rilievi europei, fu emanata una seconda legge interpretativa, il D.L. 223/2006, la quale precisò che l’esenzione ICI si applica agli enti commerciali che svolgono una o più delle otto attività esenti secondo la legge del 1992 – assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative o sportive – «in modo non esclusivamente commerciale». Consapevole della difficoltà d’interpretare quest’ultima espressione il governo istituì presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze una commissione mista di rappresentanti del Ministero, dell’Associazione Nazionale dei Comuni d’Italia, della Conferenza Episcopale Italiana e dell’Agenzia per le Onlus incaricata di precisare i criteri in base ai quali un’attività può essere esercitata «in modo non esclusivamente commerciale».
Ci sono certamente casi dubbi, ma alcuni principi sono chiari. La grande bugia, che il quotidiano la Repubblica – incautamente seguito da altri – diffonde da anni è che la Chiesa non paga l’ICI sulle sue librerie, alberghi, ristoranti o alloggi dati in affitto a terzi per incassare il canone. Queste sono evidentemente attività esercitate in modo «esclusivamente commerciale», e i relativi immobili pagano l’ICI.
Ma – ha scritto ripetutamente la Repubblica – basta la presenza di una cappellina per trasformare un albergo a cinque stelle in una «casa religiosa» che non paga l’ICI. A parte che gli esempi addotti da la Repubblica, che continua a citarli senza correggersi e chiedere scusa, sono spesso fasulli – per esempio, la foresteria dell’abbazia di Chiaravalle non è un «cinque stelle» e chi si ferma a pernottarvi per un ritiro non paga trecento euro, come ha scritto il quotidiano laicista, ma trenta – è vero precisamente il contrario. Se si tratta di un albergo che opera secondo i normali canoni commerciali, paga l’ICI anche se è di proprietà della Chiesa e se ha una cappellina. Anzi, paga l’ICI anche sui metri quadrati della cappellina, che diversamente sarebbero esentati trattandosi di edificio di culto.
Ma se gli alberghi di proprietà della Chiesa pagano l’ICI, che cos’è l’attività «ricettiva» che è elencata dalla famosa norma del 1992 come una delle otto che dà diritto all’esenzione? La questione non è misteriosa, ed è precisata sia da norme nazionali sia regionali. Gli alberghi non sono le sole strutture «ricettive». Un ospedale, un convalescenziario, un rifugio per ragazze madri svolgono attività «ricettiva», nel senso che «ricevono» persone e le tengono a dormire per la notte, ma non sono alberghi. Una normativa molto minuta si sforza di precisare i casi limite: colonie per ragazzi disagiati, case per ferie per anziani, case di accoglienza situate vicino agli ospedali per parenti dei malati, pensionati per studenti universitari fuori sede, case religiose che accolgono temporaneamente fedeli per ritiri, esercizi spirituali o attività culturali. Tutti questi non sono alberghi. Esistono zone grigie o abusi? Certamente, e a questo serve la commissione e, dove necessario, servono gli accertamenti dei comuni quando sospettano che qualcuno «faccia il furbo» e travesta da colonia per ragazzi poveri o disabili un albergo, e cui non mancano gli strumenti amministrativi per intervenire.
Ma il diritto insegna che l’abuso non toglie l’uso. Se un’associazione religiosa al solo scopo di non pagare l’ICI presenta come casa per ritiri spirituali una pensione per le vacanze, è giusto che sia colpita. Ma questo non significa che non esistano vere case per ritiri spirituali, e veri immobili che offrono ai più poveri servizi che nessun altro è disposto a prestare. Si vogliono far chiudere tante case per anziani, per ragazze madri, per tossicodipendenti sulla via del recupero gestite da enti religiosi vessandoli con tasse sul valore degli immobili che probabilmente non potranno pagare? Bersani lo dica chiaramente ai suoi elettori, ma spieghi loroanche che per farsi carico di questi bisogni lo Stato – che notoriamente in queste aree è meno efficiente della Chiesa – dovrà poi spendere di più di quanto avrà recuperato sotto forma di ICI.
Si dimenticano, poi, due altri punti. L’ICI non è l’unica tassa. Anche se l’edificio non paga l’ICI, se in questo si svolgono attività commerciali restano in vigore gli obblighi di fatturazione e si pagano regolarmente tutte le altre tasse. E le famose otto esenzioni non riguardano solo la Chiesa. Anzi, il contenzioso che va a colpire un falso no profit che maschera attività davvero commerciali riguarda molto più spesso enti non religiosi ma politici, sportivi e più o meno sedicenti culturali. Compresi alcuni vicini all’area politica dell’onorevole Bersani.
ah beh massimo introvigne…che credibilità 🙂
Che palle sti wall of text copiaincollati! Ma non possiamo commentare l’articolo senza bisogno di leggere un altro articolo che magari a sua volta avrà un forum dove ci sono i rileativi commenti? ç_ç E’ anche un articolo, se vogliamo, off topic, poichè introvigne critica la politca un po balbettante di Bersani e del PD. E’ chiaro che ci sono delle norme che permettono alla ccar di essere esenti dal pagamento di determinate imposte. Il problema reale è che lo stato deve tornare a fare lo Stato e fare controlli per acertarsi che queste norme siano rispettate. Non ci si può fidare ciecamente di quello che ci dice la ccar o chiunque sia. Poi le leggi non sono intoccabile, si possono anche riadattare alle necessità economiche del paese! Poi, adesso, basta fare gli ipocriti, non ci dimentichiamo lo squallore immorale della tomba in oro di padre pio!! Ma possibile che queste entità extradimensionali e tutti questi cadaveri mummificati abbiano bisogno di soldi e oro a palate?
@ Walter
E bene che venga detta anche la verità signor Walter.
@ Enrico
sarebbe meglio se la “verità” nascesse da un consenso invece di sbattere una opinione in faccia agli altri etichettandola come “verità”.
Per quel che mi riguarda, la mia opinione è che anche gli usi non esclusivamente commerciali debbano essere assoggettati alla piena imposizione, perchè il diritto insegna anche che una norma può essere espressione di legalità e non essere legittima e mi pare proprio questo il caso.
@ enrico.
La verità, quale? Quella di Introvigne? Stai fresco.
Dai un’occhiata a QUESTA di verità, invece:
“(…) qui a San Giovanni Valdarno (AR) il conservatorio delle agostiniane è nella principale piazza cavour, ha al proprio interno una scuola (dall’asilo alle medie) privata, e a caro prezzo. a pieno terra ci sono attività commerciali, date in affitto (sempre a caro prezzo siamo nella piazza centrale). si tratta di migliaia di metri quadrati. viene pagata l’ici? la risposta è NO”.
Si parla di tutto questo edificio, comprendente il retro ed una parte sulla sinistra (con ampio giardino):
http://maps.google.it/maps?hl=it&cp=26&gs_id=3k&xhr=t&=piazza+cavour+san+giovanni+valdarno&gs_sm=&gs_upl=&bav=on.2,or.r_gc.r_pw.&biw=1016&bih=597&um=1&ie=UTF-8&sa=N&tab=wl
(commento di Leo h 16:45 dall’altra discussione sul tema)
@enrico
Copia incolla il link la prossima volta. Chi e’ interessato alla tua fuffa, lo apre e lo legge. 😉
@ Southsun
Si rilegga la legge.
Cosa dice riguardo alle attività commerciali di una no profit.
Nel vero volontariato non solo non si guadagna ma si ci rimette tempo e denaro questo e’ l’unico tipo di volontariato che necessita di esenzioni.
Se il prete fa carità, asistenza, opere con valore sociale, ecc., agisce nell’ambito del profano, magari perché non sa nemmeno cosa voglia dire impegnarsi in una ricerca interiore. Amen.
trovo la dialettica laica e atea, condizionata dalla cultura corrente che è quella cattolica. Inoltre manca sempre un accenno ai pericoli, reali e concreti, che la chiesa cattolica sia ben infiltrata anche tra gli esponenti della uaar. Se non lo avessero fatto, avrebbero tradito una delle loro strategie basilari di lotta: indebolire e sputtanare in ogni modo gli avversari.
secondo la tua logica tu saresti un agente cattolico infiltrato che cerca di indebolire e sputtanare l’uaar
Tutto può essere, ma la paranoia può portare a credere che il mio vicino di casa mi stia spiando o che lo stia facendo un essere soprannaturale… meglio lasciare questi discorsi ai romanzi di spionaggio e cospirazione
http://bologna.repubblica.it/cronaca/2011/08/25/news/l_ici_e_la_chiesa_interviene_merola_giusto_rivedere_le_esenzioni-20840367/