Il numero in edicola del settimanale L’Espresso dedica la copertina all’inchiesta sulla “santa evasione”. Il lancio editoriale parla di pubblicazione della “mappa di un tesoro che conta un quinto degli immobili italiani. E per legge sfugge alla manovra”.
Il partito radicale ha, da parte sua, organizzato una conferenza sulle iniziative, parlamentari e non, avviate “per eliminare i privilegi fiscali degli enti ecclesiastici”. Il video sul sito di Radio Radicale.
La redazione
Giuseppe Baretti e Berthold Brecht fecero dire a qualucuno “e pur si move”.
Forse fu solo leggenda ma, la cosa ebbe un seguito.
Vuoi vedere che gli occhi appena socchiusi iniziano ad aprirsi!
Chissà come stanno tremando i gonnelloni all’idea di dover cominciare a guadagnarsi onestamente il pane. Hanno capito che la pacchia sta per finire?
Se,se. Aspetta e spera.
È più facile che un cammello faccia quella cazzata scritta nella bibbia piuttosto che una casta (i politici) tocchi un’altra casta (il pretume).
Cane non morde cane.
In parte Odino hai perfettamente ragione…In altra parte, dovresti e dovremmo tutti cominciare a considerare che la prima “casta” (i politici), lavora per noi, e non il contrario. Siamo noi ad eleggerli e loro a dover lavorare in modo concreto e produttivo per noi. Eliminato questo vizio di elevare a chissà quale importanza la figura del politico nell’immaginario collettivo o nell’opinione pubblica, teoricamente dovremmo riuscire ad eliminare anche il privilegi dell’altra “casta” (clero). Perche’ se un politico non venisse piu’ eletto perche’ ha suscitato l’indignazione pubblica per aver elargito arbitrariamente privilegi al clero, a quel punto nessun altro suo collega si permetterebbe di ripetere lo stesso errore. Tocca ai cittadini cambiare le cose…Dobbiamo essere uniti e fermare questo scandalo! 😉
Una gomena, in origine la frase diceba che e’ piu’ facile che una gomena (grossa fune) passi per la cruna di un ago ………. Poi come quasi TUTTA la bibbia pezzetto per pezzetto, frase per frase ci sono stati errori ridicoli ed innocenti come questo o “INTERPRETAZIONI” alla luce della teologia piu’ aggiornata del momento, insomma riscritture continue!
Si legga dal CORRIERE della SERA 26/08/2011, pag. 35, l’articolo di Francesco Battistini dal titolo “Duecento anni per riscrivere la Bibbia”,
GERUSALEMME — E Mosè disse: l’Altissimo disperse il genere umano «secondo il numero dei figli di Dio». Disse proprio così, nel Deuteronomio. Il numero dei figli di Dio. Ovvero tante divinità, non una sola. Un elemento di politeismo.
Questo sembrano raccontarci oggi i Rotoli del Mar Morto, i più antichi manoscritti della Bibbia. Ma questo non ci tramandarono i masoreti, gli scribi che verso la fine del primo Millennio rilessero, ridiscussero, corressero il Vecchio Testamento. Si capisce: il politeismo era un concetto incompatibile, inaccettabile, insostenibile nel canto di Mosè. E allora, zac: invece d’interpretare, di dare una lettura teologica a quel passaggio, meglio tagliare, sbianchettare con un po’ di monoteismo. E ricopiare in un altro modo: «Secondo il numero dei figli d’Israele», settanta come le nazioni del mondo, diventò la versione giunta fino a noi.
Un ritocchino: «Come ne sono stati fatti parecchi — dice il biblista Rafael Zer della Hebrew University di Gerusalemme —. Per i credenti, la fonte della Bibbia è la profezia. E la sua sacralità rimane intatta. Ma noi studiosi non possiamo ignorare una cosa: che quelle parole sono state affidate agli esseri umani, sia pure su iniziativa e con l’accordo di Dio. E di passaggio in passaggio, gli errori ci sono stati e si sono moltiplicati…».
Una parola, la Parola. Sulla Bibbia si giura e si prega, nella Bibbia si spera e si crede. Ma quale Bibbia? Il Pentateuco Samaritano, la versione dei Settanta, la Vulgata, la Bibbia di Re Giacomo? Su uno dei più alti colli gerosolimitani, in una delle più grandi biblioteche del mondo, nella Hebrew University che fondarono Einstein e Freud, nel silenzio degli ulivi e al riparo da ogni curiosità — se chiedete al bidello dove si riuniscono, allarga le braccia e non sa dirvelo —, c’è un team di biblisti che da 53 anni ha l’ambizione di pubblicare l’ultima, definitiva, incontestabile stesura del Vecchio Testamento. «The Bible Project», l’Accademia della Bibbia. Decine d’esegeti, in gran parte ebrei, ma in consultazione costante coi colleghi delle università pontificie e di Friburgo. Riunioni mensili. Bollettini interni e totalmente riservati. La raccomandazione di non parlarne troppo in giro. Secondo un progetto tanto ambizioso quanto lento: in mezzo secolo sono usciti solo tre libri sui 24 della Bibbia ebraica (39 per i cristiani, che li contano in modo diverso), un quarto e un quinto sono imminenti. L’ultimo componente dell’originario comitato scientifico è morto poco tempo fa a 90 anni. E l’intera opera, si prevede, non finirà prima di due secoli: intorno al 2200, o giù di lì.
«È un lavoro enorme», spiega don Matteo Crimella, studioso milanese dell’Ecole Biblique vicina alla Porta di Damasco, che conosce il progetto: «Si riparte dal Codice di Aleppo, il più antico manoscritto masoretico, per offrire un testo critico con tutte le varianti possibili. La novità è che si tiene conto dei manoscritti di Qumran, facendo un salto di mille anni rispetto al Codice di Leningrado che è sempre stato la base di tutti gli studi. E si censisce, si compara il materiale disponibile in ogni parte del mondo». L’evoluzione della Parola attraverso i millenni.
Compulsando manoscritti ebraici, notazioni certosine, traduzioni greche, siriache, latine, copte, etiopi, papiri egiziani, edizioni veneziane cinquecentesche, testi pisani, amanuensi samaritani, rotoli in aramaico, perfino citazioni del Corano…
Picconando le certezze degli ultraortodossi che credono in una sola Parola divina, inalterata e inalterabile. Ogni pagina ha una riga di testo e una serie d’apparati: la traduzione alessandrina più antica, le lezioni basate sui testi del Mar Morto, le citazioni rabbiniche e del Talmud, le differenze di vocalizzazione, il commento. Facendo risaltare evoluzioni, correzioni, censure. Alcune volute, altre casuali. «Si sa che ogni testo biblico tramandato a mano o sotto dettatura non è mai uguale — spiega il professor Alexander Rofe, israeliano nato a Pisa, per quarant’anni docente della Hebrew University —. I testi del 400 a.C. erano come un imbuto rovesciato: per una parola che entrava, ne uscivano molte di più. Ma due secoli e mezzo dopo, accadde l’inverso. L’imbuto si rovesciò nell’altro verso. E nel Tempio qualcuno disse: ecco, questo è il testo ufficiale. Da lì, tutti i libri vennero corretti. E se un libro era molto divergente, non potendolo distruggere, lo si seppelliva. Fu in questo modo che si cominciò a riflettere sulla Sacra Scrittura, ma senza preservarla».
Una palingenesi di secoli. Così diventò la Bibbia. Dove a correzione s’aggiungeva correzione. Dove qualche setta ci metteva del suo. Dove i tardo-bizantini segnalarono le precisazioni ortografiche. Tanto che, verità ormai consolidata, il Vecchio Testamento che leggiamo oggi non è quello che leggevano in origine.
Nel Libro dei Proverbi, per esempio, quando una versione dice che il giusto è «saldo nella sua integrità», un’altra parla della «sua morte», introducendo un concetto d’aldilà caro ai Farisei: i due termini, molto simili, sono egualmente illustrati da «The Bible Project» con tutte le possibili interpretazioni. Altri casi? Il Libro di Geremia, hanno concluso i biblisti della Hebrew University recuperando frammenti qua e là, è più lungo d’almeno un settimo rispetto alla versione generalmente accolta. Con differenze non notevolissime, ma comunque differenze: alcuni versi, che riguardano una profezia sulla presa babilonese del Tempio, più che una profezia sembrano un’aggiunta successiva, a fatti compiuti.
L’Accademia della Bibbia di Gerusalemme non è sola. Progetti paralleli, e altrettanto autorevoli, procedono in Germania e a Oxford. Ma nessuno sembra avere la stessa pretesa di completezza e di monumentalità. «Di sicuro, siamo di fronte alla più estesa edizione critica del Vecchio Testamento mai tentata nella storia», certifica il professor David Marcus, del Seminario teologico ebraico di New York, sostenitore del progetto. Nel 1958, quando Michael Segal riunì per la prima volta il comitato di studi sulla collina della città sacra alle tre religioni, annunciò che «quello che stiamo facendo dev’essere nell’interesse di chiunque abbia interesse alla Bibbia». Nemmeno lui profetizzò tanta difficoltà e lentezza, anche se poteva immaginarlo: niente sarebbe stato facile, per recuperare gli antichi documenti. Mentre parlava, da Aleppo arrivò in Israele il famoso Codice su cui cominciare gli studi. Per miracolo, era stato salvato dall’incendio d’una sinagoga siriana. E di contrabbando, nascosto dentro un elettrodomestico e sotto uno strato di latticini, a riportarlo nel mondo dei biblisti era stato un messaggero che nessun Malachia o Isaia avrebbe mai profetizzato: un commerciante di formaggi.
Fusse ca’ fusse la vorta bbona !!!
Al di la delle battute, pare che finalmente tanti occhi comincino ad aprirsi !
Su Facebook, inoltre c’è un’iniziativa volta a chiedere alla commissione governativa competente, come mai non è mai stato effettuato l’adeguamento dell’ aliquota dell’ 8 x 1000, portandola al 6 o ancora meno quando l’ aumento del gettito fiscale, avesse comportato un automatico incremento della somma derivante, come previsto dalla legge 222/1985.
Cosa che è avvenuta praticamente tutti gli anni ma nessuno si è mai preoccupato di metterci le mani.
A questo scopo, per esercitare pressione, occorre mandare una mail a:
confessioni.religiose@palazzochigi.it
chiedendo conto dei motivi per questo mancato adeguamento.
PS
chiedre l’ applicazione di una legge sarà considerato un “attacco” alla chiesa ? 🙂
no certo
ma tanto rimanderanno finchè pdc sarà formigoni e cambierà la legge…
poi ti diranno “è la legge ciccio!”
si infatti, oltre che modificare la ripartizione truffaldina dell’otto x mille. Tra l’altro e’ da notare come sia potente l’impatto di internet, prima indagini del genere sarebbero state messe sotto silenzio.
un clic seppellirà la chiesa
c’è il pericolo che faccia lucro della propria morte
Concordo con Alfonso…Facebook sta diventando il nemico n°1 della CCAR! 😀
Vado oltre,….ma uno stato democratico, alla luce poi delle conoscenze scientifiche attuali, di per sè non dovrebbe escludere le religioni? E’ naturalmente una domanda retorica la mia,… però, quanto ci manca ancora per una democrazia che possa vantarsi di essere tale?
Apperò! Vado subito a comprare l’Espresso… chissà che non stia davvero cominciando a muoversi qualcosa…
Vado anch’io a comprare l’Espresso, poi magari ne diffondo la “notizia” urb i et orbi! 😀
Ok, comprato, letto e diffuso la notizia urbi et orbi! 😀
Quando c’e’ fame non ci sono superstizioni che tengano.
Fame e informazione.
O almeno solo informazione.
In italia la fame ha portato solo al rafforzamento delle classi abbienti.
Quando parlo di fame parlo proprio di fame, nel senso che non c’e’ da mangiare per sopravvivere, poi voglio vedere se i fedeli resteranno cosi’ fedeli alla chiesa sapendo che il clero mangia e loro no.
Li andranno a trovare nelle chiesa ma non certo per pregare.
l’unico modo per idare una speranza a questo paese è una bella rivolta popolare che cacci via questa classe imbelle, corrotta e clericale !!
quoto e straquoto!!
Bambini,alle prime lezioni di storia, ci insegnavano in Francia che la Revoluzione di 1789 aveva come scoppo la cacciata via degli nobili e del clero che non pagavano le tasse nel nostro paese in piena crisi economica ….
Chissa perchè quella della rivoluzione francese è una storia che amo tanto…..
avevano piu’ coraggio allora…
Mancava anche il pane, bene di prima necessita . Fai mancare agli italiani gli spaghetti e il calcio e la Revoluzione diventa un fatto irreversibile : Pane e Giocchi … i francesi dell’epoca non avevano ne l’uno ne l’altro….
@Gèrard
Qui il calcio mancherà per davvero, visto che i giocatori (strapagatissimi e viziatissimi) vogliono far saltare la prima giornata di campionato, chissà poi per quali motivazioni. Il pane (ou les spaghetti!), stando alle cifre della crisi economica, al numero di giovani disoccupati (1/3!!), all’andamento delle borse, e ad un sacco di altre cose deplorevoli, sembra che stia finendo per molti. Vuoi vedere che va a finire che qualcuno si inkazza davvero, e si va’ a riprendere le “brioches” di Maria Antonietta con la forza!? 😉
Anche un animale mite come la gazzella, messa alle stretta con le spalle al muro, puo’ sfoggiare il coraggio e la rabbia di un leone!
Au revoir mon ami! 😉
Parroco di Funo: la chiesa paga già.
Daniele: la chiesa non deve pagare perché non fa profitti.
Alecattoloco: gnubu. stronzzziAtei@ dovete pagar� voi
Federica-Adele: per favore qualcuno mi trombi!
Tutti gli altri, evidentemente, sono degli idioti.
😆
…
Il partito radicale ha, da parte sua, organizzato una conferenza sulle iniziative, parlamentari e non, avviate “per eliminare i privilegi fiscali degli enti ecclesiastici”
…
Da che pulpito !?!?!
————————————————————————
Bisogna leggere per intero l’articolo di Danilo Quinto su La BussolaQuotidiana del 27 luglio 2011 per avere un’idea dei soldi che circolano in casa radicale. Basti pensare che nel 1999 un mecenate, appartenente alla famiglia proprietaria della catena di supermercati «A&O», comprò per 25 miliardi il 25% delle azioni di Radio Radicale. Che era dunque, già allora, valutata cento miliardi. Ma non voglio sciuparvi il piacere di leggere il dettagliatissimo articolo che rivela da quante (quante!) fonti arrivi il denaro alla vera e propria holding radicale, compresi i suoi «Nessuno tocchi Caino» e «Non c’è pace senza giustizia».
Sledge
“appartenente alla famiglia proprietaria della catena di supermercati «A&O», comprò per 25 miliardi il 25% delle azioni di Radio Radicale.”
mi sfuge qulacosa oppure stai parlando di soldi di privati??? perche hai mai sentito qualcuno che vuole sequestrare/tassare l’oblo di san pietro, dei profitti da louredes, megiugoria, e vari santuari?? ma IOR, radio maria, padre pio S.p.A qualcuno lo ha mai nominato??
quindi? qual’è il problema?
Guardare la propria trave è troppo difficile eh?
Guardare la pagliuzza altrui è invece sempre più facile…
il tuo commento è opportuno almeno tanto quanto chiedere un etto di prosciutto entrando in una gioielleria…
a parte il fatto che parli di soldi privati quindi già l’hai fatta fuori dal vaso ; non mi sembra che il partito radicale predichi la povertà e al tempo stesso i suoi rappresentanti vadano in giro con ermellini e scarpe prada.
“iiiiiiiiiiiiihhhhhh”
dall’opera “Il gatto che si arrampicava sullo specchio”
😉
E ti risulta che radio radicale goda dei privilegi della santa evasione?
Se sì, posta i link.
Se no vatti a nascondere.
Questo cretino ha fatto il solito intervento alcuni giorni fa, evidentemente è a corto di argomenti.
è sempre così con questi; quando qualcuno li coglie con le mani nel sacco, non trovano niente di meglio da fare che dire: “così fan tutti” (che poi non è vero). Radio Radicale non gode di simili privilegi. Vatti a fare un confronto con radio maria e prova a guardarti allo specchio se ci riesci: l’unica radio che si prende in ogni angolo di italia, persino in africa, incurante dei limiti di legge sulle radiazioni elettromagnetiche, note come causa di tassi maggiorati di infezioni tumorali nelle zone limitrofe alle sue trasmittenti.
I radicali, come al solito, predicano bene e razzolano male: comincino loro a dare il buon esempio rinunciando al pingue finanziamento di Radio Radicale a spese dei contribuenti (i quali per la massima parte neanche condividono le loro opinioni o non ne sono affatto interessati))
tu invece predichi la menzogna e razzoli nella disinformazione
(fonte: wikipedia)
Come si finanzia Radio Radicale
Radio Radicale riceve ogni anno un finanziamento pubblico di 8,33 milioni di euro per la convenzione con lo Stato per la trasmissione delle sedute del Parlamento, e 4 milioni 431 000 euro dai fondi per l’editoria in quanto organo della Lista Marco Pannella. Nell’agosto 2008 Radio Radicale è stata l’unica emittente esclusa dal ridimensionamento dei fondi pubblici per l’editoria in quanto impresa radiofonica privata che ha svolto attività di interesse generale ai sensi della legge 7 agosto 1990, n. 230.
La legge che riconosce le “imprese radiofoniche private che abbiano svolto attività di informazione di interesse generale” venne approvata nel 1990 per riconoscere le emittenti radiofoniche che avessero nei tre anni precedenti «trasmesso quotidianamente propri programmi informativi su avvenimenti politici, religiosi, economici, sociali, sindacali o letterari per non meno di nove ore comprese tra le ore sette e le ore venti» e avessero «esteso il numero di impianti al 50 per cento delle province e all’85 per cento delle regioni». Nello stesso anno – proprio a partire dall’esperienza di RR – è approvata la cosiddetta “Legge Mammì”, che attribuisce alla RAI il compito di trasmettere le sedute parlamentari.
Radio Radicale è l’unico soggetto tra quelli che ottengono i finanziamenti pubblici ad avere una rete nazionale e spende oltre 3,7 milioni di euro l’anno solo per la gestione tecnica della rete, ed è anche l’unica a destinare la quasi totalità del palinsesto per mandare in onda programmi di servizio pubblico.
Nel 2007 Radio Radicale ha sostenuto costi per 2,986 milioni di euro per la produzione di programmi audio-video relativi a eventi politici di tutti i partiti, delle associazioni, delle diverse istituzioni. Queste produzioni sono state per quanto possibile trasmesse per radio, e comunque tutte archiviate e pubblicate in internet in forma integrale.
Nella gran parte dei casi, la registrazione di Radio Radicale continua ad essere l’unica effettuata. Quando quindi si parla dell’archivio di Radio Radicale, ormai riconosciuto da tutti un patrimonio unico, non bisogna mai dimenticare che, la mancata continuità nell’attività di produzione attuale, avrebbe come conseguenza la perdita irrecuperabile della documentazione puntuale di moltissimi degli eventi in questione.
Alcuni esponenti politici e non, come il senatore Alessio Butti del Pdl [7] considerano la convenzione dello Stato con Radio Radicale per la trasmissione delle sedute del parlamento come uno spreco di denaro a causa dell’analogo servizio già assicurato dalla Rai con la rete Gr Parlamento.
Tuttavia, quando il governo Prodi nel 1997 aveva rifiutato di rinnovare la convenzione con Radio Radicale per la trasmissione del parlamento e la Rai si accingeva a creare la propria rete radiofonica con 7 anni di ritardo dalla legge che la istituiva, personalità del calibro di Norberto Bobbio, Carlo Bo, insieme a tutti i senatori a vita, otto presidenti emeriti della Corte Costituzionale, chiesero al governo di considerare decaduta la disposizione della legge Mammì che imponeva la realizzazione della rete radiofonica Rai per il Parlamento, di prorogare per altri 3 anni la convenzione con Radio Radicale, e di affidare la convenzione in occasione del rinnovo successivo tramite una gara.
Un accurato dossier realizzato dai radicali con le dichiarazioni rilasciate in sedi istituzionali dagli stessi vertici Rai, dimostrava come i costi necessari per la realizzazione di Gr Parlamento fossero notevolmente maggiori di quelli necessari per la convenzione con Radio Radicale.
Dopo un serrato confronto politico, accompagnato da manifestazioni e forti iniziative nonviolente condotte dai radicali, viene approvata la legge 11 luglio 1998, n. 224 “Trasmissione radiofonica dei lavori parlamentari e agevolazioni per l’editoria”. Mentre la legge confermava “lo strumento della convenzione da stipulare a seguito di gara” e nelle more rinnovava la convenzione con Radio Radicale per un ulteriore triennio, veniva mantenuto l’obbligo per la Rai di trasmettere le sedute parlamentari tramite Gr Parlamento, impedendole però di ampliare la rete radiofonica fino all’entrata in vigore della legge di riforma generale del sistema delle comunicazioni.
Nel 2001, 2004 e 2006 la convenzione con Radio Radicale è stata rinnovata ogni volta all’interno delle disposizioni della legge finanziaria. La convenzione prevede l’impegno da parte della concessionaria a trasmettere, nell’orario tra le ore 8.00 e le ore 21.00, almeno il 60% del numero annuo complessivo di ore dedicate dalle Camere alle sedute d’aula. Tali trasmissioni non possono essere interrotte, precedute e seguite, per un tempo di trenta minuti dal loro inizio e dalla loro fine, da annunci pubblicitari o politici.
Il Parlamento risulta inadempiente rispetto alla legge approvata nel 1998, e non è più stato rispettato il principio, introdotto grazie all’azione radicale, dell’assegnazione del servizio pubblico in ambito radiotelevisivo attraverso una gara. La stessa Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato è intervenuta in questo dibattito con la segnalazione a Governo e Parlamento del 9 marzo 1998 riguardo al disegno di legge su Radio Parlamento:
«Nel corso della sua attività istituzionale, l’Autorità ha più volte sottolineato come un servizio pubblico o una parte di esso possano essere efficacemente svolti da soggetti diversi dal concessionario pubblico, garantendo comunque il pieno raggiungimento degli obiettivi di interesse generale. In particolare, è stato più volte evidenziato come da un lato l’universalità del servizio non implichi l’esclusiva a favore del soggetto pubblico, e dall’altro come la procedura della gara sia la più adatta a riprodurre i positivi effetti della concorrenza laddove, per vari motivi, non sia possibile prevedere l’accesso di più di un solo operatore.
L’Autorità perciò rileva con soddisfazione come tale principio sia stato recepito nel disegno di legge AS 3053 per la porzione di servizio pubblico radiofonico costituita dalla trasmissione dei lavori parlamentari.
Il disegno di legge sospende inoltre, fino al 31 dicembre 1998, l’efficacia dell’art. 14 del contratto di servizio tra la Rai e il Ministero delle Comunicazioni, che prevede l’avvio della rete parlamentare da parte della stessa Rai. L’Autorità ritiene che debba essere non sospeso ma abrogato quest’obbligo della Rai, perché nel caso la Rai risultasse vincitrice della gara, sarà la successiva convenzione con lo Stato a disporre i relativi obblighi, e nel caso di vittoria da parte di un’altra emittente si avrebbe un’inutile duplicazione del servizio finanziata dal canone di abbonamento».
I Radicali sono l’unico partito davvero laico nel devastato panorama politico vaticaliota. Se non fosse che dissento categoricamente con loro su una questione per me fondamentale – l’antispecismo – (che loro ignorano in maniera vergognosa) sarei iscritto al partito da decenni e li voterei sistematicamente.
Sine sole sileo:
I Radicali non hanno mai rubato né truffato nè scroccato soldi allo Stato.
Prima di parlare dei Radicali lavati la bocca e poi…….taci. Cretino!
“4 milioni 431 000 euro dai fondi per l’editoria”
E’ all’incirca la cifra che ha appena ricevuto la curia della mia città dalla Regione, per la ristrutturazione di un complesso di edifici di loro proprietà, dove costruiranno 37 appartamenti che utilizzeranno a tempo indeterminato.
Fonte: http://www.viveresenigallia.it/index.php?page=articolo&articolo_id=310682
vogliono stare sempre loro a cavallo dell’asino vero?
sono 2000 anni che la chiesa succhia come delle sanguisughe ma a dare l’esempio devono essere sempre gli altri…
tanto poi se anche glielo si da un esempio (tipo io che pagherè 1000 euro di tasse in più l’anno prossimo) loro fanno finta di essere in meditazione e di non accorgervi di niente!
@ artemio io sono daccordo con te artemio, ma dammi il nome di un partito che si occupi di antispecismo
E poi i radicali possederebbero il 20% del patrimonio immobiliare italiano e il 25% di quello romano, vero?
Fare le debite proporzioni non conviene,vero?
Solo la politica del fango sapete fare.
@ enrico: i verdi (poco, soprattutto a parole e comunque non più in parlamento). Ecco perché da anni non voto.
Sine sole sileo.
…Nel senso che se non prendi un colpo di sole certe cazza†e non riesci a dirle?
Ottima traduzione!
per onestà intellettuale bisogna dire che anche il gruppo l’espresso-repubblica, assieme a numerosi altri – la maggioranza di area cattolica – gode dei contributi statali all’editoria per cui predica bene ma poi razzola male – la solita storia all’italiana – come già detto l’italia è uno stato da rifondare completamente – giornali, partiti, istituzioni e società civile devono essere completamente rifondati altrimenti sarà la catastrofe !!!!
non dimentichiamo gli ordini professionali che sono l’antitesi del libero mercato…
andrebbero aboliti immediatamente anche perchè sono una delle tante creature del fascismo !!!!
Su l’ Espresso in edicola oltre all’ inchiesta sull’ elusione fiscale attuata costantemente dalla chiesa,
c’ è anche un bell’ articolo di Bruno Manfellotto che mette in luce l’ unica cosa assolutamente certa in tutta questa vicenda.
Ed è che in materia di tasse pagate o non pagate dalla chiesa sui suoi beni “al sole” nessuno è in grado di dire una parola definitiva in quanto, in modo molto sospetto, tutto il discorso è ammantato di mistero.
In questo modo sia i sostenitori sia gli avversari, quando si lanciano in accuse e difese finiscono per parlare di quello che non si sa.
A questo punto, però, è altrettanto certo che nel “mare magum” dell’ incognito, la chiesa si può muovere come vuole e non pare che si muova avendo per obiettivo il bene comune, ma solo il suo “particulare”.
Vedi la concione di Bagnasco sugli evasori fiscali seguita a ruota dalla difesa senza aperture dei privilegi ecclesiastici acquisiti.
Sì. La chiesa è una mafia.
Il mistero della Trinità: Stato – Chiesa – ommertà
Se qualcosa si muove per intaccare l’immane iceberg del patrimonio ecclesiastico esente da imposte, è solo merito di internet.
Senza un evento come quello che abbiamo visto su facebook, possibile solo in internet, a nessun livello ci sarebbe stata la sensibilizzazione sull’argomento che vediamo.
Non mi stupisce che “L’Espresso” (stesso gruppo editoriale de “La Repubblica”), “L’Unità”, “Il Fatto Quotidiano”, ma anche testate meno schierate (come “Il Corriere della Sera” e “La Stampa”) o, addirittura, testate di tutt’altro colore politico (come “Libero”) facciano titoli del genere: è risaputo, infatti, che la stragrande maggioranza delle testate giornalistiche italiane sono piene di anticlericali militanti…
Il punto è che, da C. Maltese (“La Repubblica” e “L’Espresso”) a F. Facci (“Libero”), passando per i vari M. Gramellini (“La Stampa”), B. Servergnini e A. Cazzullo (“Il Corriere della Sera”), nessuno, ripeto: nessuno, ha saputo fornire le prove concrete, cioè i dati alla mano, a giustificazione delle affermazioni fatte. Questo perché? Semplice: perché le prove non ci sono!
Solo U. Folena, su “Avvenire”, ha citato i dati: dati che, infatti, smentiscono le tesi campate in aria formulate dai vari giornalisti laicisti.
E’ esattamente l’opposto di quello che dici tu.
Bagnasco è il CEO della CEI. Non spetterebbe a lui rispondere alle accuse? Nel mondo normale alle critiche di ordine finanziario risponde il CEO. Ha paura che le sue parole siano poi smentite dai fatti e di fare la figura del bugiardo? Perché sulla verginità di Maria si può parlare senza tema di smentita, ma quando si parla di soldi….. slippery slope!
In effetti la policy della Chiesa è sempre quella di lasciar fare il lavoro sporco agli altri: lasciar fare, lasciar credere (vedi padri pii e lourdes e sindone), persino lasciar uccidere (il braccio secolare). E adesso Bagnasco lascia che sia Folena a smentire le tesi dei giornalisti laici. E lui, non è capace? No, non gli conviene. Più comodo lasciar scrivere gli altri e poi dissociarsi, ah ma non lo sapevo, non glie’ho mica detto io, noi non possiamo controllare tutti quelli che parlano della chiesa, io non c’ero e se c’ero dormivo.
“Dallo scudo fiscale fondi per 130 milioni nel 2010 per il sostegno alle scuole paritarie.” Sole24ore, 4 gennaio 2010
Bagnasco: “Le cifre dell’evasione fiscale sono impressionanti. Come credenti e comunità cristiana dobbiamo rimanere al richiamo etico”. 19 agosto 2011
Richiamo etico? Questo fa l’etico dopo aver incassato la mazzetta. L’accorto Bagnasco non era intervenuto ai tempi dello scudo fiscale. Ci faccio un’offerta che lui non può rifiutare….
Bagnasco il CEO della CEI
Sandra, questa è bellissima: ma, onestamente, è farina del tuo sacco? 🙂
Beh, sì… mi è venuta in mente leggendo di Tim Cook, nuovo CEO dell’Apple, che tra l’altro è un gay dichiarato. Mi sa che qualcuno dirà che la Apple verrà colpita da un meterorite…
Propongo a UAAR CC di istituire una specie di Poll per votare ed eleggere l’autore della battuta piu’ elegante e arguta di questo blog.
Ecco la risposta da un certo Lucio alla mia critica relativa agli abusi del Vaticano ! che potete leggere su internet OGGI It. “La Chiesa e l’ICI/3”; se ve la sentite potete anche rispondere, nell’interesse di tutti gli uaarini e ben altri.
Anticipatamente ringrazio
lucio scritto il: 26.8.2011 alle 12:39
Sig,Prendesini,innanzitutto dovrebbe fare una distinzione tra Vaticano e Chiesa italiana,perche’ sappiamo che la competenza dello stato italiano rigurda solo la seconda,essendo il primo un algtro stato su cui non puo’ interferire l’ordinamento tributario italiano.Sarebbe come se lo stato Italiano pretendesse le tasse dallo stato di San Marino. Anche gli intoiti dell’8xmille non vanno al Vaticano ma alla Chiesa italiana. Il Vaticano é il centro della Chiesa universale .
Dai suoi interventi si deduce che Lei é un anticlericale peino di pregiudizi nei confronti della Chiesa. LO sa’ che gli enti ecclesiastici no profit sono solo il 4% del totale degli esentati? Tutti gli altri sono di ispirazione laica e di sinistra e svolgono pure attivita’ commerciali. Quanti immobili di fondazioni,sedi di partito,sindacati.Arci,Case del popolo,circoli ricreat ivi non pagano tasse. E le coop rosse non hannoa agevolazioni? La maggiioranza degli italiani riconosced alla Chiesa una funzione so ciale notevole e non impone nulla a nessuno. Esprime i suoi punti di vista sui temi etici,ma poi le leggi le fa il parlamento italiano e non il Vaticano. La Chiesa ityaliuana é ujna grande ricchezza per l’Ialia,pensi ai 10 milioni di pellegrini e turisti che ogni anno vengono a Roma per vedere il Papa e per visitare in ogni angolo d’Italia pregevoli opere d’arte create dai cattolici durante i secoli.Lo stato italiano rivece dalla CHiesa molto piu’ di quello che le concede.
Anche Toto Riina quando lo hanno processato diceva di essere un povero campagnolo.
Digli di leggersi “La questua” di Curzio Maltese, “Vaticano SpA” di Nuzzi, o di comprarsi L’espresso di questa settimana se vuole documentarsi seriamente.
Un dato: Odifreddi parla di 9miliardi di euro/anno come cifra (sottostinmata) del privilegio economico di Vaticano+CEI in Italia.
Naturalmente il turismo religioso e’ il benvenuto: a patto che alberghi/ristoranti/compagnie di viaggio/etc. che costoro frequentano paghino le tasse regolarmente!
No, piu’ che altro, digli che la CEI, e’ l’unica conferenza episcopale al mondo (!) eletta direttamente dal Pontefice…Schindere la CEI dal Vaticano, e’ prostituzione mentale pura al 100%. 😉
Mi chiedo una cosa: come mai se L’Espresso è a conoscenza di tanta “Santa Evasione” oltre a farci la copertina non va anche dalla Guardia di Finanza?
Forse che la stampa anticlericale non ha fiducia nelle istituzioni?
….ti sei forse dimenticato di leggere la parte “per legge sfugge alla manovra” (cioè sono tutte attività commerciali che, tramite il cavillo dell’ICI, non pagano la tassa su tali attività, a differenza dei comuni mortali)?
quello di cui è a conoscenza repubblica lo sà anche la guardia di finanza, ma ha le mani legate perchè per la chiesa hanno fatto la leggina “ad hoc” che le consente di non pagare le tasse su tali ettività anche se apertamente commerciali.
l’espresso, non repubblica, lapsus…..
Forse è per lo stesso motivo per cui le ‘istituzioni’ si muovono solo dopo che certi fatti
scandalosi sono stati denunciati da Striscia o dalle Iene.
Se solo fossero stati risolti tutti i casi trattati dalla Gabanelli, l’Italia avrebbe i conti in ordine
e l’80% dei politici e degli amministratori pubblici in galera.
non ho capito un emerito picchio! l’unica cosa certa è che il vaticano-chiesa cattolica, -un tutt’uno- si mangia un sacco di soldi delle ns tasse con l’unica scusante che gli viene concesso con il beneplacito di questi politici di m…a
riassunto: la legge dell’ICI è strutturata in modo che, se c’è anche una cappelletta fatta in un angolo all’interno dell’edificio della chiesa il cui scopo è evidentemente commerciale, allora lo scopo dell’edificio “non è puramente commerciale” e allora non paga le tesse ICI. così la chiesa evita di pagare tale tassa sui vari monasteri trasformati in alberghi, alberghi con la madonnina nell’angolo, ecc.
E i riccastri, riuniti in cenacolo, così pregarono: “Santa Evasione, ora pro nobis”.
L’Espresso scrive solo panzane,nonmi sorprende che sia letto da gente come voi!
Prova a citare con argomenti e documenti quelle che per te sono panzane altrimenti torna a leggere Topolino.
l’inchiesta di Stefano Livadiotti SPECIALE CHIESA SPA- La Santa Evasione su L’Espresso è leggibile qui http://is.gd/JB6dP8
Ottimo link…!
Ringrazio! 😉
Le SPA e l’ evasione colpiscono tutti, e chiunque ne sia colpevole o connivente deve essere punito: MA TUTTI, NON SEMPRE I SOLITI !!!
Capito la morale del mio post !!!
I soliti tipo quelli dei 130 milioni per le scuole paritarie dai fondi dello scudo fiscale? Non ricordo che in occasione dello scudo Bagnasco abbia rivelato che l’evasione è una brutta cosa, né ha in qualche modo fatto sapere che lui i soldi sporchi non li voleva.
Avvenire esprimeva una certa preoccupazione:
“Anche per il fatto che «non sono ancora stati stanziati i 130 milioni promessi con lo scudo fiscale», fanno sapere le associazioni della scuola paritaria. E proprio questo è il primo dei due elementi che destano maggiore preoccupazione.” giugno 2010
Ma poi in ottobre i 130 milioni arrivarono dove i soliti speravano arrivassero, e chi ringraziarono? I cittadini gabbati per l’ennesima volta?
“Lo scorso 7 ottobre 2010 la Conferenza Stato-Regioni, dopo una lunga ed estenuante attesa, ha dato il via libera all’erogazione dei 130 milioni di euro tagliati alle scuole paritarie sul contributo 2009/2010 e successivamente recuperati attraverso lo scudo fiscale.
…E tutto l’umanamente possibile è stato fatto, ma pareva non bastare per superare le resistenze e gli ostacoli che tenevano bloccati i fondi. Così, anche questa volta, chi si dedica con passione e sacrificio all’educazione/ istruzione delle giovani generazioni è riuscito a superare solo al fotofinish l’ennesima prova di resistenza allo stress psicologico e alle croniche ristrettezze economiche.
Tutto è bene quel che finisce bene, è vero, e davvero dobbiamo ringraziare l’aiuto dall’Alto.” Il sussidiario, ottobre 2010
“Santa EVASIONE [il patrimonio della Chiesa] PER LEGGE sfugge alla manovra”.
Non vi sembra un po’ contraddittorio (egratuitamente offensivo) definire “evasione” il fruire di benefici concessi dalla legge?
E quel “quinto degli immobili italiani” non comprende forse anche le chiese? Mi spiegate come si fa a determinare la rendita catastale d’ una chiesa? E non comprende forse, anche un sacco d’immobili vincolati che hanno diritto (a chiunque appartengano, Berlusconi compreso) a pagare l’ICI sulla minor tariffa d’estimo della relativa zona censuaria?
E poi fare d’ogn erva un fascio nuoce alla causa stessa che si vorrebbe difendere. Quel che e’ da fare e’ scoprire, come ha detto un Vescovo, chi, anche nell’ambito ecclesiale fa il furbo (cioe’ fa finta di avere diritto a determinate esenzioni che invece non gli spettano) e sanzionarlo.
Saluti.
un bell’articolo di Federico Tulli sul settimanale Left ora in edicola
I mercanti nel tempio
http://federicotulli.wordpress.com/2011/08/26/i-mercanti-nel-tempio/