Regione Veneto, affidare le scuole dell’infanzia statali a chiese e cooperative

Il consigliere regionale Remo Sernagiotto (PDL) porterà al Ministro Gelmini la proposta di affidare le scuole dell’infanzia (“scuole materne” nella vecchia dicitura) a parrocchie, cooperative e IPAB. La motivazione sarebbe puramente economica: secondo Sernagiotto le scuole paritarie private costano meno, ma non specifica a chi. Anche don Edmondo Lanciarotta, coordinatore del Comitato per la parità scolastica, si dice contrario e richiama il principio di pluralità. La sua controproposta è invece di ridistribuire alle paritarie parte del risparmio che queste garantiscono allo stato.
Ugo Lessio, presidente della Federazione Italiana Scuola Materna, fa notare che i contratti nazionali di insegnanti e personale non si possono toccare.

Flavio Pietrobelli

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71 commenti

Roberto

Onestamente non lo trovo scandaloso. Sono sempre stato a favore delle privatizzazioni e della pluralità dei servizi. Se come genitore posso scegliere tra un asilo laico ed uno cattolico entrambi privati, e se queste due strutture sono gestite in modo opportuno non vedo dove sia il problema.

alessandro

il privato però se lo dovrebbero pagare i privati e la cosa non dovrebbe gravare sulle tasche pubbliche.

Roberto

Non necessariamente, secondo me e` accettabile che il pubblico dia in outsourcing certi servizi. Anche la fiat non produce tutti i componenti ma si affida a fornitori esterni. Allo stesso modo lo stato può fissare degli standard qualitativi sul servizio e dare la concessione ad una società privata. Come dice sotto fab servono anche controlli stretti sulla qualità del lavoro, ma questo vale in tutti i casi anche per aziende private che non erogano servizi al pubblico.

Secondo me poi avere asili laici e confessionali messi sullo stesso piano farebbe alla fine percepire un senso di reciprocità, ovvero entrambi sono due alternative valide e dignitose per un bambino.

vico

il punto è che gli asili “confessionali” hanno una serie di vantaggi che rendono impossibile che si realizzi un “libero mercato” : non pagano gli affitti, visto che hanno proprietà immobiliari, non pagano il personale (lo paghiamo noi con l’8 x 1000) … in realtà, ci sarebbero molti asili “confessionali” e pochi laici… (e alla voce “confessionali” vorrei vedere cosa dice il consigliere veneto di fronte all’apertura di asili islamici….)

Gianluca

@ Roberto

“Se come genitore posso scegliere tra un asilo laico ed uno cattolico entrambi privati, e se queste due strutture sono gestite in modo opportuno non vedo dove sia il problema.”

Il problema è che se un asilo cattolico e uno laico ricevono entrambi finanziamenti dallo stato non gli si dovrebbe consentire di fare discriminazioni. Invece oggi gli asili cattolici ricevono fondi pubblici e ad esempio non accettano i bambini non battezzati o gli insegnanti divorziati.

Roberto

@ gianluca

Io invece vedo questa cosa come un’ottimo cavallo di troia. Fa percepire in pratica l’educazione cattolica di un asilo solo come una delle tante opzioni, come ad un tavola calda dove hai una scelta di primi tutti allo stesso prezzo. L’utopia sarebbe che questa strutturazione degli asili annulli la differenze con i veri asili privati attuali (quelli dai costi stratosferici).

Poi chiaramente tutto si basa sul fatto che ci sia un pluralità di offerte diverse. Cosa che come diceva correttamente un altro commenti, e` realistica solo in grandi città come verona appunto.

Gargiulo

@ Roberto

il problema è che sei in Italia, un paese non dal tutto normale. Pensa che in teoria neanche l’UAAR avrebbe senzo in uno Stato normale.

“e se queste due strutture sono gestite in modo opportuno”

E’ proprio questo il problema. Quale garanzia hai in italia di una gestione bilanciata?. Abbiamo già l’ora di religione gestita dalla Chiesa nelle scuole pubblie, ti sembra questo normale?

Roberto

Se si fa una porcata come con l’ora di religione allora non c’e` speranza 🙂

Marjo

Il problema sta nella preparazione ad una educazione cattolica e non laica. – Sarebbe meglio invece, recuperarae denaro da quello che vien dato alle scuole cattoliche, dandolo
alla scuola pubblica, anche migliorandola.

spapicchio

“don Edmondo Lanciarotta, coordinatore del Comitato per la parità scolastica, si dice contrario e richiama il principio di pluralità”

ma la chiesa cattolica CCAR, ovvero i cattolici, i clericali, non sono favorevoli al principio di pluralità, anzi sono di un conservatorismo estremo e vogliono mantenere tutto il finanziamento pubblico e tutti i privilegi solo per sé, aumentando il debito pubblico degli italiani, utilizzandoli o tenedoseli come gli pare e piace.

La CCAR non è un interlocutore affidabile né leale, vedasi cosa succede con l’8permille e per le attività commerciali, senza parlare dei fondi neri eccetera:

http://www.radicali.it/comunicati/20110903/manovra-staderini-grave-errore-coprire-privilegi-vaticano-evasione-legalizzata-p

fab

Certo che costano meno, pagano il personale con due dita negli occhi.

ErnestoBabbo

io invece sono sempre contrario alla privatizzazione selvaggia. L’Italia che tanti vituperano offre servizi decenti a prezzi accessibili, qui (almeno credo) nessuno muore perchè non ha i soldi per pagare l’ospedale. Io credo che uno stato serva a garantire ai cittadini l’accesso alle cose fondamentali della vita, al cibo, all’acqua, all’istruzione, alla sicurezza eccetera. Privatizzare (ricordate l’acqua) presuppone accettare che ci sia chi lucra sulla somministrazione di un servizio. Lo stato ha il dovere di garantire un servizio alla migliore delle condizioni. Altrimenti, a che cosa serve lo stato?

SilviaBO

Sono d’accordo.
E il fatto che qualcuno guadagni sui consumi implica che non venga incentivato chi consuma meno (come invece sarebbe bene per acqua, gas, elettricità…), bansì si favorisca chi consuma di più.
Per la vendita di beni pubblici c’è poi il rischio che vengano venduti a prezzi inferiori al loro valore, per arricchire i privati danarosi che possono permettersi di comprarli per poi rivenderli poco dopo a prezzo maggiorato.

Roberto

Una considerazione. Un’attivita` puo` essere privatizzata anche dando la sua gestione ad un no-profit. Quest’ultima sarebbe ancora un’entita` privata, ma i suoi utili devono essere forzatamente investiti nuovamente nell’attivita` stessa. Ovviamente i suoi dipendenti sarebbero pagati in base all’efficienza della societa` stessa. Alla fine io stato di do` ad esempio 100 per ogni bambino e tu con questi 100 devi garantire una certa qualita` (pasti, strutture, etc).

daigoro

come hanno dimostrato le privatizzazioni di autostrade rifiutii gas/acqua/elettricità c’è solo una cosa peggiore del monopolio pubblico, ed è il monopolio privato.

per me è imperativo mantenere lo stato in condizione di poter assicurare l’istruzione a tutti i cittadini senza cadere nei ricatti di qualunque società privata.

Near

Considerazione da profano, ma… penso che se le scuole materne fossero tutte pubbliche lo stato avrebbe solo da guadagnarci, potendo stabilire delle rette che coprano le spese di gestione e garantiscano anche un minimo di bilancio positivo, che senz’altro sarà inferiore all’utile di un privato che non penso si accontenti anche solo di avere un bilancio positivo di 5.000 Euro al mese, considerando anche che le entrate dello stato si hanno su svariati fronti.
Detto questo, piena libertà a ciascuno di istituire le scuole che vuole senza per questo pretendere che poi sia lo stato a mantenerle a vita; in quest’ultimo caso vedo solo un bilancio pubblico in negativo e non capisco proprio di cosa Sernagiotto stia parlando. A parer mio è l’ennesima mossa politica della destra clericale.

serlvrer

Se è per questo è noto anche a tutti come le scuole private in Italia siano dei notori diplomatici per ciucci che fino all’altro ieri uscivano con 5 dalla scuola stata che non è già di per sé eccellente (pensa quindi alla privata nel caso italiano!).
Inoltre il rapporto guadagni benefici non si fa con il semplice costo medio per studente, ma bisogna capire come si crea tale costa e soprattutto dove ci sono le efficienze.

Francesco

Teologo se le spese per l’istruzione pubblica fossero gestite meglio dallo Stato il discorso portato avanti da te non funzionerebbe piu’.

ErnestoBabbo

Teologo,

mi spiace darti torto, credimi, non lo faccio per principio, ma purtroppo è facile “drogare” i bilanci dimenticando le rimesse indirette (partecipazione alle spese anche di trasporto, rimborsi comunali, accesso ai servizi in convenzione ecc) che non vengono tipicamente conteggiate nei bilanci. Uno dei miei migliori amici è dirigente amministrativo di un capoluogo di provincia e i numeri parlano chiaro. Non ce l’ho in particolare con le scuole cattoliche ma il fatto è che deviare risorse per finanziare i privati (ad oggi, scuole per asinelli, non dire di no) significa privare di fondi la scuola pubblica che (se non ci credi fatti un giro negli states) è una vera eccellenza (almeno per i cicli dell’obbligo) ed è aperta a tutti, non solo ai figli dei ricchi, con pari dignità e senza distinzione di razza, ceto ecc. Se privatizziamo scuole e ospedali e magari difesa risparmiamo vagonate di soldi ma non credo che cambiamo in meglio.

Focaral

Sì, privatizzando si tagliano le spese, ma poi a scuola ci può andare solo chi ha i soldi per pagare la retta.
E’ il liberismo: poche tasse, pochissimi servizi, che il cittadino dovrà pagare di tasca propria a terzi che li erogano per trarre un profitto.
Chi poi non può permetterselo… Beh, si arrangi.

Francesco S.

La scuola privata dovrebbe costare di meno allo Stato nel senso che non gli dovrebbe costare nulla perchè se la pagano gli utenti, ma per qualche strana ragione in Italia si danno finanziamenti anche ai privati andando contro la stessa costituzione che all’ art. 33 afferma proprio “SENZA ONERI PER LO STATO”, che imprenditore sei se per funzionare hai bisogno di soldi pubblici?

Poi secondo me, la scuola e anche quella per l’infanza dovrebbe essere pubblica e statale in quanto è lo stato che garantisce i diritti (l’istruzione), anche ai “MERITEVOLI SE PUR PRIVI DI MEZZI”.

Supponiamo che una famiglia in cui entrambi i genitori lavorano ha bisogno dell’asilo nido ma non ha i mezzi per pagare la retta alla privata come fa? Si attacca? Prega la divina Provvidenza?

Near

L’articolo da te linkato è molto astruso e concettuoso.
Parla di fondi da erogare alle scuole private per diminuire le rette che le famiglie pagano, ma non si capisce perchè ciò non possa essere fatto anche per le scuole pubbliche. Non tiene inoltre conto della qualità della scuola privata nei confronti di quella pubblica e il mito della scuola privata di qualità è ormai stato smentito da tempo.
http://www.questotrentino.it/qt/?aid=10824
http://giovannitaurasi.wordpress.com/2010/12/18/%C2%ABefficienza-e-qualita%C2%BB-la-scuola-statale-batte-quella-privata-di-lorenzo-salvia/

spapicchio

La scuola cattolica paritaria e privata non fa parte dello stato italiano a tutti gli effetti, essendo gestita dalla CEI che afferisce e si relaziona allo staterello del Vaticano – VAT; si potrebbe definirla una scuola extraterritoriale, dove ne possono succedere di cotte e di crude, diciamo.

Giordano

“Se come genitore posso scegliere…” è questo il punto. Questa scelta sarà (forse) possibile nelle grandi città, ma non ovunque.

Dove abito io (un piccolo comune di 5000 abitanti in provincia di Padova) la situazione è già come nel caso in oggetto: 1 scuola materna con asilo nido (non avrebbe senso farne 2, visti i numeri) costruita dal comune ma data in gestione alla parrocchia.
Di fatto il comune si sgravia delle spese di gestione (ma non di manutenzione dell’edificio!) e rinuncia anche alle quote dei paganti.
Potrebbe non sembrare così male dal punto di visto economico (ipotesi da verificare) se non fosse che la gestione parrocchiale comporta obbligatoriamente: preghierina mattina, preghierina prima di pranzo, recitina di Natale, favolette di Gesù…

Ora: perchè lo stato mi costringe a portare mio figlio in questa scuola (essendo l’unica)? e i figli di immigrati mussulmani, sempre più numerosi, per i quali la scuola si riserva il diritto di decidere sull’ammissione? Perchè sono costretto a portare mio figlio da insegnanti che “inculcano valori diversi da quelli della famiglia” (per dirla con le parole di qualcun’altro)?
è scandaloso: lavaggio del cervello autorizzato alla luce del sole! Senza parlare dei metodi di assunzione (ovviamente non per concorso, ci mancherebbe).

é l’ennesima abdicazione del proprio ruolo: si lascia un buco che qualcun’altro si affretta a riempire.
la scuola privata (senza oneri per lo stato…) deve essere in eventuale integrazione di quella pubblica, non in SOSTITUZIONE.

Near

“Di fatto il comune si sgravia delle spese di gestione (ma non di manutenzione dell’edificio!) e rinuncia anche alle quote dei paganti.”

Infatti… spese per la manutenzione, zero introiti dalle quote. Il risultato definitivo mi pare sotto lo zero.
Ammettiamo che le spese di manutenzione siano a carico della parrocchia e in questo caso non ci sarebbero contributi pubblici. In questo caso le perdite si annullano ma l’utile per lo stato è pari a zero. Mi piacerebbe capire che calcoli fa Sernagiotto.

Giordano

Credo si basi sul presupposto che, anche se la scuola fosse comunale, non potrebbe aumentare le tariffe fino a coprire anche la manutenzione (diventerebbe troppo cara) e quindi quelle spese le avrebbe comunque. In pratica con i soldi dell’iscrizione si copre solo la gestione ordinaria (cibo per i bimbi, stipendi agli insegnanti, etc.).

Ripeto che lo scandalo a mio parere in questo caso sta nella mancata alternativa…

Gargiulo

Completamente d’accordo. Ipocrisia al massimo livello, si tratta di una questione premeditata a tavolino: la distruzione del pubblico per l’inserimento dell’unico privato fortemente interessato nel settore.
L’unico buco che lo Stato dovrebbe semmai ingrandire è la Breccia di Porta Pia.

sin.night.

Vivo in provincia di Treviso e sono pienamente d’accordo con quanto scritto da Giordano!

Nella “mia parrocchia” (mia solo nel senso “del posto in cui vivo”, meno ho a che fare con quel che ruota attorno alla religione e meglio sto) c’è l’asilo di proprietà della parrocchia… asilo che “tira a campare” visto che reperire i fondi è un’impresa (le rette sono, in un certo senso, “calmierate”; i finanziamenti pubblici sono scarsi e – salvo trasferimenti dalla curia che suppongo e spero ci siano – il rimanente va coperto con raccolte fondi, come vendita di fiori dopo messa, e – credo – con una grossa fetta del ricavato della sagra paesana). La qualità del servizio, per quanto tutti diano il meglio di sé, inevitabilmente risente di questa situazione… uno dei miei ricordi d’infanzia (parlo di una ventina d’anni fa) è che a tutti i bambini era stato chiesto di portare un gioco usato per l’asilo. Non so se simili richieste capitino ancora, ma so per certo che la situazione generale non è cambiata. Se questo è far risparmiare lo Stato…:roll:

Poi c’è da dire che in Veneto gli asili sono in larga parte privati (quasi ogni parrocchia ha il proprio asilo) mentre quelli comunali sono pochi ed assolutamente insufficienti per coprire la richiesta, per cui gli asili parrocchiali sono una scelta obbligata. Francamente non credo che lo Stato (inteso come pubblica istituzione) abbia ancora molto da risparmiare privatizzando quei pochi asili pubblici che ha qui in Veneto, a maggior ragione se rimane l’onere della manutenzione delle strutture.

Infine c’è da osservare che la scuola materna è un servizio di cui non si può fare a meno e di cui lo Stato (stavolta inteso come collettività) deve farsi carico; se non lo paghiamo attraverso le tasse, lo paghiamo in altro modo (rette, donazioni, ecc), ma alla fine i soldi escono sempre e comunque dalle tasche. Se questo è risparmiare…

Congo

Il privato ha solo un obiettivo: il guadagno.

Dare certi servizi al privato vuol dire semplicemente aumentare i costi, questo perché laddove non è possibile garantire la concorrenza, come per esempio (di fatto) per le scuole (è infatti improponibile pensare alla creazione di tante scuole in concorrenza tra loro, che vorrebbero dire tante strutture diverse, tanti insegnanti in esubero e non ottimizzati), si ha il monopolio e “privato” e “monopolio” sono due cose che non possono andare insieme.

gibbon

Scuole private strutture alberghiere per pellegrini e cliniche di proprietà della Chiesa non pagheranno più l’Ici.” Secondo l’articolo 6 del decreto Infrastrutture, che porta la firma del ministro Pietro Lunardi,
Fonte: Repubblica,6 ottobre 2005.
Se le cose stanno ancora cosi’ , si tratta di CONCORRENZA SLEALE.
I privati potrebbero pure venire, ma in una situazione legislativa come quella italiana (ripeto: se la normativa e’ ancora quella del 2005) non possono farlo perche’ sarebbe come partecipare ai 100 metri piani con 30 chili sulle spalle.
Trovo scandaloso l’uso del termine “privato” quando si dovrebbe dire “cattolico apostolico romano”, essendo la Ditta monopolista de iure

gibbon

oops, volevo evidenziare solo “scuole private”, e’ venuto fuori tutto in grassetto, scusate

Francesco

Ma allora perche’ si sta lamentando?
Perche’ si e’ gia’ sollevato dalla massa dei pecoroni.

Walter

Ce lo dovrebbe dire il ministero del tesoro se la chiesa paga, non gente sconosciuta che publica cose a casa, ne tanto meno i diretti interessati (che addirittura hanno le visioni e parlano co madonne, spiritelli e folletti)!! A Roma se dice “Oste, è bono er vino?”

Near

Come se non bastasse caro teologo:
La “legge sugli oratori” (L. 203/2003) è presentata alla Camera dei deputati nel 2001 da Luca Volonté, Rocco Buttiglione ed altri parlamentari dell’Udc; passa il 19 giugno 2003, e grazie all’intervento del Presidente del Senato Marcello Pera, che ne consente l’esame in Commissione Affari Costituzionali del Senato in sede deliberante, ovvero senza passaggio in aula, è approvata nell’agosto dello stesso anno.

La legge, definita da uno dei promotori, il senatore Maurizio Eufemi, come “punto qualificante del programma dell’Udc” riceve un consenso da parte di tutte le forze politiche parlamentari, ad esclusione di Comunisti italiani e Rifondazione Comunista.

Costruita sul modello di alcune leggi regionali di giunte di centro-destra (Lazio, Lombardia, Abruzzo, Piemonte e Calabria), sancisce il riconoscimento e l’incentivazione da parte dello Stato della funzione educativa e sociale svolta nelle comunità locali grazie alle attività di oratorio o similari, dalle parrocchie e dagli enti ecclesiastici delle Chiese (non solo quella Cattolica) con le quali lo Stato ha stipulato intese. Tale riconoscimento rende possibile la concessione in comodato d’uso alle Chiese dei beni mobili ed immobili di proprietà dello Stato, delle regioni e degli enti locali.

Il mancato introito da parte dei comuni derivante dall’esenzione dall’ICI sui locali degli oratori, sancito dalla stessa legge 203 e calcolato in 2,5 milioni di euro annui, viene coperto interamente dallo Stato.

da wikipedia

gibbon

@teologo
Come al solito gli unici interpreti autorizzati (anche qui il monopolio…) della “Parola” , la gente la gabbano con le parole.
Per quanto riguarda le scuole le parole sono “non abbiano esclusivamente natura commerciale”, ex lege 2006, che “rivede” quella del 2005 da me citata
Ora si da il caso che a Torino, per esempio, esiste l’istituto salesiano Valsalice -liceo classico, scientifico e scuola media-
http://www.chartaland.it/foto/cartoline_localistica_2/101_1724.JPG
Al suo interno si trova anche una chiesa, particolarmente cara ai devoti di don Bosco in quanto le spoglie del santo hanno li’ riposato, fino ad ulteriore trasferimento a Roma. Ogni domenica quelle otto-dieci presenze alla s.messa le totalizza.
Si tratta di un immobile destinato ad attivita’ esclusivamente commerciali? No. Deve pagare l’ICI? Assolutamente no, ex lege
Per gli “ostelli” di vario tipo (soprattutto ex conventi e monasteri) le parole sono: “ricettività turistico-sociale”. I pellegrinaggi (affare fiorentissimo, esiste pure l’Opera Romana Pellegrinaggri-ORP) entreranno sicuramente nella categoria prevista dal “legisl-attore”, per cui tutti gli immobili destinati a quest’uso…

Near

Mah, sarà ma penso che se i soldi ora destinati alle private fossero impiegati per le statali si potrebbero abbassare i costi delle rette.
Poi c’è una cosa che mi pare strana. Ammettiamo che le statali si “accontentino” anche di far pagare una retta di 2800 Euro l’anno per alunno, cioè la quota che fanno pagare le private autonome di cui si parla nel link dell’articolo. Ora nelle statali ci vanno circa 45.000 bambini, che moltiplicato per 2800 Euro risulta 126 milioni di Euro l’anno di introiti, non mi sembrano pochi per coprire le spese.

Soqquadro

Considera che 2800 euro l’anno, anche a volerli spalmare sui 12 mesi (benchè le materne siano chiuse in agosto), sono 233,33 euro al mese. Contro i 54 euro al mese circa delle materne comunali (conteggiando il reddito di due genitori a stipendio medio). E se hai due figli?

Batrakos

Ma perchè il diritto all’istruzione deve essere demandato alle logiche del mercato, visto che ciò che è privato ad esse è sottoposto?
A me viene da pensare che le esigenze del profitto diventeranno per forza prioritarie o comunque incideranno su costi e didattica.
Non so se col privato lo Stato risparmierebbe, ma non è che lo Stato debba risparmiare su tutto, anzi spendere di più in alcuni settori è un investimento sui lunghi termini, anche se la logica dell’emergenza a cui ci hanno abituato spesso fa sì che ce ne dimentichiamo.
A botta calda e senza rifletterci troppo: costi incredibili della politica, privilegi della Chiesa, politica seria contro l’evasione fiscale (fornendo però servizi adeguati e contemporaneamente estendendo i controlli sui patrimoni privati), abnormi spese militari…non è che manchino i settori dove si può risparmiare.

spapicchio

Perché non far amministrare l’Italia direttamente alla gerarchia cattolica del Vaticano?

Scuola pubblica, materne, istituzioni più importanti, passano tutte allo stato del Vaticano, politici a 20mila euro la mese con pensione d’oro non serve neanche che svolgano l’attività parlamentare… stato confessionale e teocratico, come l’Iran. Bello no?

Beatrice

Un’esecuzione di bilancio pubblico può essere “diretta” cioè fatta direttamente dalla struttura pubblica oppure “indiretta” cioè eseguita da una struttura esterna ma con soldi del bilancio pubblico.
Fin qui non ci sono problemi.
Quando è che arrivano i problemi ?
a) attribuzione dei contratti: a seconda degli importi coperti si dovrebbe ricorrere a procedure trasparenti e non discriminatori e con pubblicazione di bandi di gara per tempo sulle gazzette ufficiali delle autorità contraenti (comuni, provincie, regioni, stato, parlamento, ecc. ecc.)
b) le organizzazioni che vincono le gare devono essere obbligate ad accettare le ispezioni della stessa corte dei conti che è competente per la gestioni dei fondi, come se ci fosse stata un’esecuzione “diretta” del bilancio pubblico, e devono essere informate fino a che data devono conservare le scritture contabile in attesa di una ispezione della corte dei conti
c) le organizzazioni che vincono le gare insieme al contratto di servizio devono ricevere le regole per i bandi di gara che verranno eseguiti nell’ambito dei loro contratti, cioè non possono fare i cavoli che vogliono ma devono a loro volta organizzare dei bandi di gara con regole di traparenza e non discriminazione paragonabili a quelle dell’autorità contraente che gli ha passato il contratto orginale, tanto per non permettere aggiramenti delle regole di non discriminazione dei bilanci pubblici mediante un passaggio in più
d) l’autorità contraente deve vegliare sull’esecuzione dei servizi e deve conservare il diritto di riprendere i soldi se durante l’esecuzione del contratto scoprisse delle irregolarità

Adesso vi faccio una domanda: secondo voi in Italia, sia che l’amministrazione pubblica sia dal PDL o del PD, queste condizioni verrebbero rispettate più o meno, oppure ci sarebbero delle eccezioni o delle omissioni tanto per favorire gli amici e fargli fare il cavolo che vogliono ?

spapicchio

I conservatori clericali, specialmente cattolici, sono evidentemente antidemocratici, anticristiani e contro lo stato di diritto ateo e laico; la strage cattolica di Utoya è molto eloquente, anche nelle sue motivazioni ideologiche.

il principio di pluralità non c’è se i cattolici vogliono fare i dittatori eliminando ogni interlocutore anche di altre religioni, come per esempio quella cristiana evangelica, alla quale appartenevano molti dei ragazzini uccisi dal killer cattolico in Norvegia.

Italiani e veneti: sveglia, è ora di lottare per la democrazia e per lo Stato di Diritto Costituzionale, prima che sia troppo tardi.

“una struttura esterna ma con soldi del bilancio pubblico” chissà quale, ma visti i livelli di maficizzazione in Italia, qualsiasi impresa organizzata difficilmente sarà indipendente dalla partitocrazia cattolica.

paniscus

“la strage cattolica di Utoya è molto eloquente, anche nelle sue motivazioni ideologiche.”

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Cattolica? Che c’entre il cattolicesimo?

Lisa

spapicchio

Il cattolicesimo centra perché gli ideali dello stesso cattolicesimo hanno ispirato il killer cattolico che ha eseguito la strage cattolica di ragazzini norvegesi di cultura Evangelica Protestante e Laburista.

Giulio

L’Italia è uno stato laico, non dovrebbe nemmeno essere permesso ai genitori di mandare i propri figli, minorenni (e che dunque non hanno possibilità legale di scelta), in scuole confessionali. La scuola dovrebbe essere solo e soltanto pubblica, aconfessionale!
Secondo me, addirittura il catechismo ai bambini dovrebbe essere vietato. Alla maggiore età (o giù di lì), uno sceglierà autonomamente cosa essere nella vita, senza essere condizionato da famiglia e/o scuola confessionale quando era ancora un bimbo, quando cioè non era ancora in grado di prendere questa decisione. Perché si ritiene (e ci si comporta di conseguenza) che la filosofia possa essere insegnata solo dalla terza superiore, mentre la teologia no?
Il caso poi, raccontato da Giordano, che in un paese vi sia una unica scuola confessionale che obbliga fin dall’infanzia alla pratica religiosa, tra l’altro esclusivamente cattolica, è inammissibile.

Roberto

Su questo mi permetto di dissentire. Sia io che lei probabilmente non manderemmo di nostra iniziativa un/a figlio/a al catechismo o ad una scuola cattolica/evangelista/etc.

Resta il fatto che in quanto genitori siamo responsabili per l’educazione dei figli. Siamo quindi liberi di indirizzare i figli secondo la nostra coscienza e secondo la nostra esperienza. Noti che ho scritto indirizzare, quindi per favore non facciamo esempi di violenza e costrizioni.

E` lo stato che deve seguire un principio di reciprocità dando a tutte le parte eguali opportunità e diritto di scelta o astenendosi da comportamenti arbitrari. A mio parere fino a quando l’opzione neutrale ovvero quella laica e` disponibile si può lasciare alle capacita` del mercato la possibilità di fornire servizi alternativi.

Giulio

Non sono d’accordo. Non si dovrebbero “indirizzare” dei fanciulli non ancora in grado di capire di essere stati indirizzati.

spapicchio

@ Giulio

Guarda però che tutto l’ambiente nel quale viene messo a vivere un neonato è già indirizzato, fino in tutti o tanti particolari… perciò bisogna andarci piano con le esclusioni o le separazioni, perché la cultura del genitore o la classe sociale della famiglia di appartenenza sono molto presenti e influenti sulla educazione dei figli, la quale può sempre essere incrementata, a condizione che lo stato sia libero e democratico, altrimenti si cade nel totalitarismo e nella dittatura, che possono essere anche teocratiche (le peggiori) come stiamo rischiando noi ora in Italia.

Giulio

C’è grado e grado di “indirizzamento”, secondo me. E un conto è indirizzare, per esempio, verso qualcosa di dimostrato: “Lo sapete, bambini, che i nostri lontanissimi nonni erano delle scimmie?”; un conto verso qualcosa di ampiamente smentito: “Lo sapete, bambini, che noi discendiamo da Adamo ed Eva?”. Nel mio asilo, per esempio, ci facevano colorare col pongo le immagini di Gesù. L’insegnamento della religione a sette anni mi aveva portato ad attaccare in casa dei cartelloni con scritto “Dio ti guarda, Dio ti vede, Dio ti ascolta” con tanto di occhio disegnato sopra. Questo non dovrebbe essere permesso, secondo me. Tutto ciò che riguarda argomenti al di fuori della portata della mente di un fanciullo dovrebbe essergli NON insegnato a scuola. Perché con la filosofia è così, insegnandola solo dopo la terza superiore, mentre con la religione no, mentre viene insegnata addirittura a dei bambini di quattro anni?

spapicchio

@ Giulio

sono d’accordo con te, ho notato anche io delle gravissime forme di plagio cattolico verso i minori, per non considerare la pedofilia cattolica, cose che danno la chiara indicazione che da parte della chiesa cattolica CCAR sono stati superati tutti i limiti di decenza e tolleranza (la pedofilia è un grave reato).

Per non aver parlato dei finanziamenti pubblici, dei fondi neri al Vaticano, dello scempio e dello spreco di denaro pubblico dell’8permille che rischia di mandare l’Italia in bancarotta e di farci cadere nel baratro del default delle nosre finanze: bisogna chiudere al più presto i rubinetti alla CCAR se vogliamo salvarci, altrimenti addio Italia .

http://www.radicali.it/comunicati/20110827/manovra-staderini-si-inventano-un-attacco-contro-chiesa-meglio-occultare-privile

mirko

L’importante è che lo stato controlli qualità e direttive educative di questi istituti. Dalle mie parti mia figlia l’ho mandata alla materna privata cattolica che ha una convenzione coni l comune da 30 e passa anni. Lavorano bene hanno un rispetto delle alterità e ospitano anche bambini non cattolici, mussulmani ecc.
Tutto sta nel saper avere il buon senso di rispettarsi reciprocamente.

Tra l’altro ho amiche laiche che vi lavorano con soddisfazione.

Se non fosse per certe uscite infelici del nostro vescovo di Bologna il lavoro delle nostre suorine locali sarebbe stato inceccepibile e felice.

Aimè sono le gerarchie ecclesiastiche le vere nemiche di un sano rapporto fra stato e chiesa!!!

schiaudano

@teologo
spiegami meglio:
io posso iscrivere mio figlio a una scuola cattolica senza costi aggiuntivi oltre a quelli che normalmente si pagano per una scuola statale e posso anche esentarlo dal frequentare l’ora di religione?

juan valdez

Scusate se intervengo ma essendo un docente di secondaria di primo grado (leggesi scuola media) devo precisare alcuni punti.
Nel post si parla di scuola materna e la suddetta scuola non ha niente a che vedere con gli asili nido. Gli asili nido sono delle strutture che svolgono un servizio rivolto in massima parte alle esigenze dei genitori, come ad esempio l’accoglienza e la sorveglianza dei bambini in situazioni nelle quali possono ritrovarsi due genitori che lavorano e che sono obbligati a lasciare i bimbi in un luogo in cui siano vigilati e assistiti.
Nel settore degli asili nido è bene precisare che il dinamismo degli operatori confessionali, supera per voracità quello degli operatori privati, basta dare un’occhiata alle rette che pagano i genitori.
La scuola dell’infanzia che invece si rivolge a discenti dai tre anni in su pur non essendo obbligatoria ha delle finalità didattico-educative ben precise. Per farla breve si deve cercare di sviluppare l’autonomia e l’autostima dei bambini tramite attività in massima parte ludico-operative, senza peraltro dimenticare l’educazione alla solidarietà che si attua inserendo nelle classi dellla materna alunni portatori di handicapp. Tutto questo in proiezione del succesivo inserimento, che deve essere il meno traumatico possibile, dei bambini nel mondo della scuola dell’obbligo, perchè a prescindere da chi gestisce la scuola materna, alla fine sono i bambini il soggetto e non l’oggetto delle attività che in quel tipo di scuola si svolgono.
Si capisce che in questo periodo della vita del soggetto è facile procedere alla semina di forme di condizionamento tutt’altro che leggere, tutt’altro che innocue. Basti ricordare che i nazisti instillavano l’odio nei riguardi degli ebrei a partire proprio dall’asilo e proseguendo negli altri ordini di scuole.
Nella proposta di Sernagiotto io ravviso diversi pericoli, tra i quali principalmente 2:
1) Privare lo stato del suo diritto a provvedere all’educazione dei propri cittadini su basi laiche e democratiche rispettose delle diversità insite in gruppi o singoli soggetti.
2) Affidare a soggetti che agiscono a scopo di lucro un compito che lo stato si è assunto dal lontano 1968 quando le scuole materne passarono sotto il controllo dello stato sgravando i comuni da un peso economico non indifferente.
Riguardo alle scuole private che non costano nulla allo stato italiano, dati ISTAT ripresi dalla CGIL dimostrano che in 10 anni queste scuole sono costate al contribuente o direttamente o indirettamente quasi 500 milioni di euro, mentre i trasferimenti alle scuole statali sono diminuite in modo costante.
Scusatemi per la lunghezza e ciao a tutti.

Southsun

La questione è semplice.

La Chiesa vuole tornare in pieno possesso dell’ISTRUZIONE SCOLASTICA, in regime di quasi monopolio, finanziata con i soldi di tutti, in modo da poter insegnare quello che le comoda nei termini che le comodano e SOLO se le comoda.

Vuole sostituirsi allo Stato in tutto e per tutto – con la scusa che “costa meno” – per richiudere la Breccia del 1870 e tornare sullo scranno secolare.

E lo sta facendo con i soldi di tutti, non con quelli dei fedeli.

Sta semplicemente realizzando il romanzo di Orwell.

Maurizio_ds

Ormai tra pdelle e pdmenoelle fanno a gara a chi si dimostra più clericale. Le scuole private paritarie costano meno della scuola pubblica? E da quando?

Roberto Grendene

la Chiesa e’ il piu’ grande immobiliarista sul mercato, le sue scuole private se le puo’ finanziare vendendo piccole parti del suo patrimonio di appartamenti, negozi, cinema, teatri, ecc. ecc.

Southsun

Certo, e poi come fa a riprendersi il territorio (con gli immobili sopra) che le è stato tolto nel 1870?

Quando un intero Paese le sarà stato venduto e svenduto, potrà ben dire di aver ricostituito lo Stato Pontificio.

La strategia è chiara, nel lungo e lunghissimo periodo. Si stanno (ri)comprando il territorio, e con i soldi di tutti.

Paul Manoni

Se un’impresa paga le tasse, ed una religione no, prima o poi, la chiesa si comprerà l’azienda (Cit.). 😯

luigi

Quoto Roberto Grendene. Le scuole paritarie cattoliche ricevono immensi finanziamenti pubblici,la scuola pubbica è allo SFASCIO completo.In questo modo si favoriscono le persone ricche anche se non meritevoli e si sfavoriscono le persone povere anche se meritevoli. Mi riferisco al commento di Roberto Grendene delle ore 17.23

Federico Tonizzo

Remo Sernagiotto è uno dei tanti TRADITORI DEL POPOLO ITALIANO! 👿

Francesco

A quando la proposta di affidare la sicurezza pubblica alla criminalita’ organizzata?

Federico Tonizzo

Un po’ lo è già, viste le leggi “salvaBerlusconi” varie…
Inoltre: ricordi che lo scorso governo Berlusconi ha depenalizzato il reato di “falso in bilancio”, e che poi il governo Prodi successivo NON ha eliminato quella legge salva-criminali?

Francesco

Io mi riferivo alle forze dell’ordine, cosi’ e’ ancora peggio vogliono affidare alla criminalita’ organizzata la gestione della giustizia in generale.

Losna

Ma di cosa stiamo parlando? Privatizzazioni? Ma da quando le privatizzazioni in Italia sono state fatte per avere efficienza? MAI. Sono sempre state fatte per l’interesse personale del potente di turno e chi ci ha rimesso? il cittadino e chi lavorava in quel settore pubblico. Il privato ha interesse al proprio guadagno e non al benessere della nazione; è accertato!
Leggetevi il discorso profetico di Piero Calamandrei sulla scuola pubblica ( http://www.retescuole.net/contenuto?id=20040402172721) e vi renderete conto di come siamo messi.
A proposito: se voglio andare da Milano a Roma in autostrada mi dite la scelta tra gestori privati che posso fare?

Federico Tonizzo

Anche io sono completamente contrario alle privatizzazioni: consistono nella svendita dello stato a personaggi “privati” di ogni scrupolo, finchè non ci sarà più niente da privatizzare e lo stato non ci sarà più.

Fedele Razio

Sarebbe ora. Basta con la scuola gestita dallo Stato a tutti i costi, anche se ormai è noto che costa meno fatta dai privati.

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